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Autore: Foxford_Welles    28/03/2021    0 recensioni
Quando Harry Potter giunge per la prima volta a Hogwarts, Galen sta per iniziare il suo secondo anno.
A prima vista sembrerebbe un ragazzo normale, ma sia lui che i suoi amici devono affrontare le conseguenze di un incidente misterioso avvenuto l'anno prima e di cui Galen è ritenuto da molti il responsabile.
Serpeverde, la casa dei quattro protagonisti, non è un luogo sicuro per loro, e presto emergeranno nuovi e inquietanti indizi che legheranno la loro storia a quella del ragazzo che è sopravvissuto.
Genere: Fantasy, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 4
Attività extrascolastica facoltativa




All'esterno, il terreno era viscido e fangoso dalla notte prima, ma il passaggio delle scarpe sull'erba bagnata produceva un piacevole fruscio.

Appena mise il naso fuori dal portale che dava sul parco, Galen si accorse che nonostante il sole splendesse intensamente, la pioggia aveva lasciato l'aria fresca e profumata.

Guardando giù per il sentiero, vide un punto lontano a forma di Ozzy che scendeva a grandi passi, dondolando pericolosamente.

Lo stadio di Quidditch era meraviglioso, soprattutto se lo si osservava dal castello.

Siccome la stagione sarebbe dovuta iniziare di lì a qualche settimana, la struttura non era ancora festosa e colorata come Galen l'aveva vista altre volte: gli alti pilastri e le tribune di legno si ergevano come scheletri spolpati, senza le decorazioni e bandiere variopinte, ma nonostante ciò, mantenevano un aspetto suggestivo.

Avanzando ancora, divenne visibile un folto capannello di persone radunate di fianco allo stadio.

Furono sommersi da un vociare intenso e frenetico. Studenti di tutte le case e di varie età chiacchieravano rumorosamente. Accanto, in un piccolo spiazzo, erano state tracciate delle linee geometriche, che ad un primo sguardo sembravano formare dei rettangoli non più lunghi di un metro e mezzo, affiancati. Assomigliavano a delle piccole corsie.

Ad essere onesti, Galen non aveva già da prima la minima idea del perché fossero lì, e adesso si sentiva ancora più confuso.

La cosa più curiosa, non erano però le linee sul terreno, ma una struttura posta subito dietro e che percorreva per lunghezza tutto il tracciato. La forma e la grandezza suggerivano qualcosa di simile a un armadio, ma dall'estensione esagerata. Era completamente coperto da un telo scarlatto che ne nascondeva la vera identità.

«Vi confesso che per ora non ci sto capendo molto...»

Ozzy li aveva visti arrivare, e grattandosi la testa con le dita tozze, fissava perplesso quello che avevano davanti.

«Figurati noi...» rispose Allegra, che ansimava ancora un po' per la rapida discesa.

«Ma non c'è nessun professore?» Galen si girò intorno, in cerca di qualcuno che potesse spiegare la situazione. Notò come molti altri studenti nei loro pressi sembrassero abbastanza spaesati, ma non vide l'ombra di alcun docente.

«Ahhh! Stai a vedere che si tratta di specie di selezione speciale per il Quidditch e quella rincitrullita di Madama Bumb è in ritardo!» disse Ozzy, probabilmente stufo di pensare a ipotesi più complicate.

«Ma scusa, i provini sono la prossima settimana. E poi le case non scelgono separatamente i nuovi giocatori?» non potè non notare Allegra.

«In teoria sì, ma...» Ozzy cercò un modo per non doversi rimangiare quello che aveva detto.

«Di sicuro è una specie di esibizione per mettere in mostra i più bravi della scuola! Chiaramente non avrei alcun problema a stracciare tutti questi babbei, ma finché non si fa vedere nessuno...» concluse ridacchiando e guardandosi in giro, come se così avesse chiuso la discussione.

Nel mentre, Galen aveva iniziato a studiare le persone intorno, più per passatempo che per una vera ricerca di informazioni. Vedeva facce di ogni tipo, persone che ricordava di aver già visto e altri, soprattutto i più grandi, completamente sconosciuti.

Ebbe un tuffo al cuore quando vide altri Serpeverde nella folla, ricordandosi istantaneamente di Varan.

Non sapeva se quegli studenti fossero stati nella sala comune la notte prima. O meglio, era piuttosto probabile che fosse così, ma sentiva di non riuscire a richiamare alla mente neanche un singolo volto di coloro che li avevano accerchiati in quella situazione inquietante, come se avessero tutti indossato delle maschere.

Per lo meno, di Varan non sembrava esserci traccia, e Galen tirò un sospiro di sollievo.

In quel momento, scorse casualmente un paio di studenti che attirarono la sua attenzione.

Erano due Grifondoro: uno era alto, dall'aria vagamente annoiata e dal portamento sicuro. Aveva i capelli castani che svolazzavano leggermente alla brezza e lo sguardo che percorreva la folla in lungo e in largo.

L'altro, con cui ogni tanto scambiava qualche battuta, era un ragazzo più basso, dalla pelle chiara e fattezze orientali. Aveva un caschetto di capelli neri che venivano scompigliati dal vento ancora più di quelli del compagno.

Galen non li conosceva di persona, ma era sicuro di averli già visti, perché con molta probabilità erano del suo stesso anno.

I due si erano distanziati dalla massa, e andavano analizzando tutti gli altri in maniera minuziosa, scambiandosi ogni tanto dei commenti. A volte il ragazzo alto ridacchiava sentendo ciò che diceva l'amico.

Era possibile che anche loro stessero cercando un professore come tanti, ma non sembravano affatto smarriti, anzi, pareva quasi che si aspettassero cosa sarebbe successo di lì a poco.

Vedendoli concentrati da un'altra parte, Galen continuò a fissarli da lontano, finché il ragazzo alto, dopo l'ennesimo bisbiglio del compagno, si girò improvvisamente verso di lui, obbligandolo a distogliere lo sguardo. Galen ebbe solo una frazione di secondo per captare un'occhiata a dir poco glaciale nella sua direzione.

«Sentite, io mi sono già stufata di stare qui. Credo che vi aspetterò nella Sala Grande per andare a lezione» disse Allegra, esaurita la pazienza e l'esiguo interesse.

«Ma mi raccomando eh, poi raccontatemi tutte le cose meravigliose che avete fatto!» concluse ironicamente sfoggiando un sorriso beffardo.

Voltandosi per tornare indietro però, si ricordò della salita fino al castello, e il sorriso svanì in un lampo.

I tre rimasti la guardarono laconici, mentre saliva goffamente nel tentativo di non sporcarsi le scarpe di fango, tra sbuffi e imprecazioni varie.

Fu proprio quando Allegra sparì alla vista, e Galen stesso iniziò a chiedersi se non fosse il caso di fare lo stesso, che una voce squillante spezzò l'attesa: «Buongiorno a tutti, e grazie per essere venuti».

La McGranitt era apparsa accanto allo strano tracciato e osservava tutti col suo solito sguardo limpido e autoritario.

«Oggi siete stati convocati qui per assistere alla presentazione di un'attività introdotta quest'anno per volontà del preside in persona. Vi chiedo quindi di fare silenzio e prestarmi attenzione».

La professoressa estrasse la bacchetta, e puntandola verso la misteriosa struttura, con un gesto fece cadere il pesante tendaggio, rivelando una lunga rastrelliera piena di spade scintillanti.

A quella rivelazione, un lungo "Oooohh" si alzò forte e chiaro da ogni dove, e Ozzy si esibì in un elegante quanto discreto: «Caccole di troll! Quelle non sono scope!»

«La Scherma» proseguì la McGranitt, senza far caso alle reazioni degli studenti «è una nobile arte in uso da millenni presso i Babbani quanto presso i Maghi. Come saprete, durante il Medioevo era infatti comune che chi possedesse la magia sapesse duellare sia con la bacchetta che con la spada, ed è proprio qui ad Hogwarts che possiamo trovare un fulgido esempio di ciò in Godric Grifondoro, abilissimo spadaccino».

Molti studenti di Grifondoro si scambiarono commenti galvanizzati, ma a Galen non parve di scorgere i due ragazzi di prima tra di loro.

«Col trascorrere dei secoli, la Scherma cominciò a evolversi, passando da semplice metodo di difesa a vero e proprio legame tra il nostro mondo e quello babbano, oltre che disciplina sportiva».

La McGranitt fece una lunga pausa, fissando con attenzione tutti gli studenti che aveva di fronte.

«Ci fu un mago che più di tutti si addoperò per rendere quest'arte, nella sua forma agonistica, un mezzo di comprensione e di avvicinamento reciproco tra Maghi e Babbani. Forse l'avrete già sentito, il suo nome era Merlino».

Un ulteriore verso di sorpresa percorse tutto il gruppo. Moltissimi ragazzi, forse rapiti dalle parole della professoressa, sembravano pronti per una vera battaglia.

«Per motivi di sicurezza, è stato deciso di escludere da questa attività gli studenti più giovani, ma in ogni caso non c'è da temere: ogni lama è stata accuratamente incantata per non poter toccare nient'altro che il metallo di un'altra spada. Anche se doveste sbagliarvi, qualunque colpo si fermerebbe a pochi centimetri dal corpo, lasciandovi incolumi. Ciò nonostante, vi avviso fin da subito che chiunque di voi dovesse abusare di questa protezione, pensando di poter essere imprudente, verrà severamente punito, e non intendo ripeterlo».

Se già normalmente la professoressa riusciva ad incutere soggezione, in quell'ultima frase aveva concentrato tutta la sua capacità intimidatoria, solo per un istante.

A causa del discorso della McGranitt, non tutti si erano accorti che nel frattempo, non lontano da dove parlava la professoressa, era arrivato Argus Gazza, il custode di Hogwarts.

Gazza era un uomo strano: aveva un viso rugoso e butterato, con stampata sopra un'espressione arcigna. I capelli, che formavano un'evidente chierica, gli scendevano sulle spalle, flosci come carta bagnata.

Era noto a tutti che Gazza avesse un tremendo rapporto con praticamente ogni studente. Era solito gridare minacce indiscriminatamente e tendeva a sospettare che chiunque tramasse di infrangere le regole.

Ai piedi del custode c'era un grosso baule serrato da un solido lucchetto di ferro, che lui stesso aveva trascinato lì a fatica, lasciando numerose strisciate sul terreno fangoso.

Galen non seppe se stupirsi più di non averlo notato mentre portava quell'affare o del fatto che non avesse usato la magia per facilitarsi il compito.

Gazza aveva una gatta, Mrs Purr, la quale doveva averlo seguito durante tutta la procedura, e ora gli stava accanto come un tetro guardiano. Quella era veramente un diavolo di gatto: secca, grigia e con gli occhi strabuzzati; sempre pronta a mettere nei guai chiunque la incontrasse. Quando Galen la vedeva in giro, finiva spesso per rivalutare il carattere di Sigi.

«Il corso di Scherma di quest'anno prevede una serie di lezioni per fornirvi quantomeno le basi di questo sport, ma la cosa più importante è che successivamente i partecipanti si sfideranno in un torneo interno della scuola, con in palio un premio finale in punti per la casa del vincitore».

Fu come se la McGranitt avesse scosso con forza un nido di vespe: l'idea di un torneo eccitava la maggior parte dei ragazzi, anche perché chi avrebbe vinto, lo avrebbe fatto anche per la propria casa.

«Se vinco il torneo la farò vedere a Baston! Mi ha sempre detto che sono troppo incapace per il Quidditch» disse un Grifondoro con le orecchie a sventola vicino a Galen.

Come ultima istruzione, la professoressa disse che, prima di iniziare, ognuno avrebbe dovuto depositare la propria bacchetta nel baule del custode fino alla fine della lezione, e che ciò sarebbe stato obbligatorio prima di ogni incontro.

Fu una richiesta insolita che prese molti alla provvista.

Per nessun mago, neanche il più giovane, è cosa da poco separarsi dalla propria bacchetta, soprattutto per lasciarla in custodia a uno come Gazza.

«Anche se le armi sono sicure, intendo evitare che qualsiasi tensione durante queste esercitazioni si trasformi in un ben più pericoloso scontro magico. Perciò, chi non vuole lasciare la propria bacchetta può tornare al castello».

Mentre ragionava sul da farsi, Galen fu sollevato nel vedere un piccolo manipolo di Serpeverde andarsene via con aria indignata, e dopo qualche titubanza, andò a consegnare la sua bacchetta.

Nel momento in cui se ne staccò, avvertì come un pizzico sulle dita e rimase qualche istante a fissarla: magari faceva un errore a separarsene così alla leggera. Si sentì immediatamente nudo, inerme, in pericolo, e fu tentato di riprendersela.

«Ragazzino, muoviti che così ci fai fare notte!» ruggì spazientito Gazza, così da convincere Galen ad allontanarsi, lasciando lì quell'oggetto così prezioso.

Quando tutte le bacchette furono raccolte, Gazza le chiuse nel baule facendo scattare rumorosamente il lucchetto.

«Bene, ora disponetevi a coppie! Gli uni di fronte agli altri e con entrambi i piedi all'interno di un riquadro. Signor Thompson, si metta lì prego...»

Mentre la McGranitt amministrava la folla, tutti si spostarono frenetici nel tentativo di trovare uno spazio e poter far coppia con qualche amico.

Cercando di rimanere attaccato agli altri, Galen si piazzò in un riquadro, trovandosi quasi casualmente di fronte a Rilo, che se n'era andato un po' in giro con aria sperduta.

Galen intravide anche Ozzy alcuni metri più in là. Era capitato con un ragazzo mingherlino di Tassorosso che non sembrava per niente entusiasta di avere davanti un bestione del genere.

Quando tutti ebbero trovato una collocazione, la McGranitt riprese il discorso: «Esistono molteplici tecniche che uno spadaccino deve padroneggiare per divenire abile. Per la lezione dimostrativa di oggi, partiremo da un elemento fondamentale: la posizione».

Dando un leggerissimo colpo con la bacchetta, trasfigurò dei pezzi di legno grezzo in due manichini, i quali si mossero mostrando tutti gli accorgimenti che la professoressa andava elencando.

Molti studenti apparvero delusi da quella spiegazione, poiché senza dubbio speravano che la McGranitt impugnasse una lama e duellasse in prima persona, magari mostrando in fine lo sventramento di manichino. Di fatto però, nessuno seppe mai se sarebbe stata una scena esilarante o terribilmente spaventosa.

Mentre i combattenti di legno si muovevano, Galen prese mentalmente nota delle indicazioni: «Piede avanti... guardia all'altezza del petto... mano al fianco...»

Poco dopo, era stato spiegato sommariamente a ciascuno come impostare la posizione e come sferrare e parare un fendente, ma al momento della messa in pratica, la semplicità di quei primi precetti si scontrò con la poca collaborazione di Rilo, che ne aveva tratto un'interpretazione totalmente arbitraria. Dopo un po' Galen rinunciò a spiegargli che non doveva divaricare così tanto le gambe, e lo lasciò fare di testa sua.

Non fu comunque un esercizio facile, e nell'arco di circa una decina di minuti assisterono a numerose scene di goffaggine e cadute, finché a un tratto, la professoressa McGranitt intervenne per scambiare le coppie.

Rilo si allontanò e Galen lo perse di vista alcuni blocchi più avanti, poi vide Ozzy, rimasto nella sua posizione, venir raggiunto dalla professoressa seguita dal ragazzo alto di Grifondoro.

«Bene signor Partridge, lei si metta qui».

Galen non fece in tempo ad osservare meglio la scena, che sentì di nuovo la voce della McGranitt di fronte a lui: «Qui, signor Campbell».

Con suo estremo rammarico, Galen si trovò faccia a faccia con un altro Serpeverde, un ragazzo moro e allampanato. Non lo conosceva, ma era sicuramente di qualche anno più grande.

Galen era teso, ma credette di riuscire a non far trasparire le proprie sensazioni. Lo innervosiva terribilmente l'idea di non sapere chi avesse davanti, unita al fatto che invece costui sicuramente lo conoscesse e sapesse della vicenda con Varan.

Quando iniziarono, Galen si mise istintivamente sulla difensiva, aspettandosi un atteggiamento aggressivo. L'avversario invece sembrava concentrato su tutt'altro che lui. Per tutto il tempo fissò la spada, quasi la soppesandola con la mano, come se ne studiasse il peso o la forma, sembrando attento a ogni minimo urto del metallo.

Dopo qualche incertezza, Galen iniziò a ricambiare i deboli colpi ricevuti con poca convinzione. Si chiedeva se l'altro stesse pianificando qualcosa, ma intanto preferiva mantenere una parvenza di tranquillità.

Preso dai pensieri, mentre portava un fendente Galen mise un piede in fallo e scivolò. Per un attimo fu certo che l'altro l'avrebbe attaccato, che stesse aspettando solo una sua svista, ma questi non si mosse, lasciandolo tornare in posizione.

Sia in attacco che in difesa, lo studente di Serpeverde manteneva sempre un'aria distaccata, come se fosse attento e distratto allo stesso tempo. In realtà, questo rendeva Galen ancora più guardingo. Non sapeva perché, ma quel tipo lo inquietava parecchio.

Alla fine dell'esercitazione, gli alunni furono congedati, e quando Galen tornò a guardare di fronte a sé, il ragazzo era sparito senza aver mai detto una parola. Interdetto, ma quasi già in ritardo per la lezione successiva, si convinse in breve a recuperare la bacchetta e raggiungere il castello.

 

Il resto della settimana filò inaspettatamente liscio. Fortunatamente, i quattro erano ricorsi subito a qualche precauzione per sentirsi un po' più al sicuro da Varan.

Grazie all'aiuto di Allegra, avevano incantato la porta della stanza dei maschi, così che nessuno al di fuori di loro potesse accedervi. Purtroppo non avevano potuto fare altrettanto proprio per la camera di Allegra, divisa con altre ragazze alle quali non era saggio rivelare tali misure di sicurezza. Ciò nonostante, confidavano che l'incantesimo già presente per allontanare i maschi dal dormitorio femminile fosse sufficiente.

La ripresa delle lezioni fu faticosa, ma servì a distogliere subito Galen e gli altri da questo genere di preoccupazioni.

Il professor Rüf, fantasma e insegnante di Storia della Magia, ripartì con un infinito e dettagliato ripasso sulle invenzioni dei maghi medievali. Era risaputo che le sue lezioni fossero noiose, ma gli studenti del secondo anno furono costretti a ridefinire il loro concetto di noia, sentendogli spiegare addirittura cose già dette.

La professoressa Sprite di Erbologia, una donna paffuta e dal volto gioviale, li mise subito al lavoro nelle serre, con l'intento di preparare il terreno per le Radigorde, che sarebbero germogliate in autunno inoltrato.

Già il fatto di condividere questa lezione coi Tassorosso, molto più entusiasti e propensi al lavoro manuale di molti Serpeverde, non metteva in buona luce Galen e il suo gruppo, soprattutto quando Allegra si irritava per le macchie di terra sull'uniforme o Ozzy schiacciava accidentalmente un Vermicolo, ricoprendosi di un liquido denso e appiccicoso.

La lezione di Pozioni era certamente impegnativa, anche se era forse l'unica in cui venivano favoriti rispetto alle altre case dal professor Piton.

A dispetto di ciò, i Corvonero che seguivano con loro il corso erano in buona parte estremamente abili, e in quel contesto, le buffonate di Ozzy e la sbadataggine di Rilo non furono sempre tollerate.

Il momento che però richiedeva certamente più impegno era quello di Trasfigurazione, insegnata dalla McGranitt, che dopo aver coordinato la prima lezione di Scherma, portò in aula una competizione ancor più grande. Appena usciti per la prima volta dalla sua classe, gli allievi si ritrovarono già a dover padroneggiare una trasformazione da piccione ad aereo di carta e scrivere un resoconto dettagliato sul processo di pietrificazione per la volta successiva.

Nonostante la distrazione dello studio, nelle giornate di Galen continuò a persistere un vago e costante senso di tensione: anche quando non c'era Varan nei paraggi, si sentiva osservato.

A lezione, per i corridoi, perfino nei bagni, percepiva su di sé gli sguardi affilati di chi incontrava. Si sentiva uno stupido ad aver sperato, anche solo per un singolo momento, che le persone avrebbero dimenticato l'incidente dell'anno prima. Gli accadeva invece sempre più di cogliere sospetto e freddezza ovunque andasse. Era come se la sua presenza causasse un silenzio assordante, che lo riportava ogni volta alla prima notte in sala comune.

Spesso si chiedeva se anche i suoi amici, che lo trattavano come al solito, avessero dei problemi a causa sua, e l'idea gli faceva salire un triste groppo in gola.

Capitò però talvolta che riuscisse a scordarsi per un po' della gente intorno, e potesse osservare quegli studenti che il primo giorno avevano per qualche motivo attirato la sua attenzione.

In un paio di circostanze rivide i due Grifondoro: li trovò sempre insieme nel cortile, e mentre di uno dei due continuava a ignorare il nome, seppe che l'altro si chiamava David, David Partridge.

Studiandolo, Galen notò che stava spesso a tenere banco con spigliatezza in mezzo a gruppi di suoi compagni di casa, ma che ogni tanto passava repentinamente da un sorriso smagliante a una cupa serietà. D'altra parte, l'amico, sebbene seguisse Partridge quasi come un'ombra, sembrava molto diverso da lui, più taciturno e riservato, nonché difficile da analizzare.

Fu decisamente più facile per Galen intravedere invece il ragazzo di Serpeverde con cui aveva duellato l'ultima volta: Campbell, di cui non scoprì il nome.

Lo vide spesso in sala comune, ma raramente al di fuori, intento a scribacchiare e consultare tomi giganteschi. Non interagiva quasi mai con nessuno, e l'unico contatto che Galen gli vide avere con Varan, fu una singola e lunga occhiataccia da parte di quest'ultimo. Quel Campbell doveva essere tutt'altro che popolare.

Per quanto riguarda proprio Varan, sebbene di volta in volta Galen e gli altri lo incontrassero insieme a un gruppetto di almeno quattro o cinque Serpeverde, questi si limitava sempre ad ignorarli con fare spezzante, il che era quanto di meglio ci si potesse aspettare.

 

Una sera, dopo un'estenuante lezione di Erbologia, protratta ben oltre l'orario per aiutare Hagrid, che aveva chiesto alla Sprite un po' di manodopera per estrarre le lumache carnivore dalle zucche dell'orto, Galen, Allegra e Rilo si erano accasciati a peso morto sui letti della camera dei ragazzi. Quel lavoraccio li aveva completamente sfiniti: se già normalmente chiunque si sarebbe stressato a lottare con quei mostri viscidi immersi nel buio, le pacche di ringraziamento da parte del guardiacaccia alla fine del lavoro avevano dato il colpo di grazia ai loro muscoli indolenziti. Infatti, mentre i tre passavano rapidamente attraverso la sala comune senza dare nell'occhio, com'era ormai prassi da un po', per la prima volta Rilo era rimasto a soffermarsi per un lungo istante su una morbida poltrona vicino ad alcuni alunni del terzo anno, venendo tirato via bruscamente prima che ci si tuffasse sopra.

Di fronte a loro se ne stava in panciolle Ozzy, il quale era stato esentato dalla lezione per essersi ferito a Trasfigurazione quella mattina: il suo porcospino, tramutato in puntaspilli, aveva improvvisamente iniziato a sparare aghi in ogni dove, colpendolo sul braccio e in testa.

Nonostante le fasciature, l'aria placida e serena con cui sedeva leggendo la Gazzetta del Profeta fece inviperire i compagni, sporchi e infreddoliti.

«Oh, siete tornati! Certo che ci avete messo un secolo, io qui stavo per appisolarmi».

Ozzy li accolse come se non vedesse la loro condizione.

«Non vengo lì a suonartele solo perché non riesco ad alzarmi...» rispose Allegra senza la solita cattiveria e con la faccia affondata in un cuscino.

«Oggi ti è andata davvero bene. Avessi saputo cosa ci aspettava, avrei trasfigurato un qualsiasi animale in un'incudine e me la sarei fatta cadere su un piede» fece Galen di risposta.

«Avresti fatto una magia fin troppo complicata per una cosa così banale: sarebbe bastato un sasso! E poi la McGranitt ti avrebbe comunque conciato per le feste per aver sbagliato l'esercizio» commentò Rilo con la testa all'ingiù che penzolava dal letto.

«Grazie Rilo... non l'avrei fatto davvero...»

«Veramente maturo da parte vostra. Pensare che una semplice lezione di Erbologia sia peggio del mio incidente! Mi sembra quasi di sentire ancora il dolore degli aghi nella pelle!» non tardò a dire Ozzy. La sua sofferenza era tuttavia poco credibile, perché nel frattempo continuava pigramente a leggere il giornale. Galen notò che aveva una copertina stesa sulle gambe e che Clammy gli si era appollaiata in testa.

Allegra drizzò di scatto la testa dal cuscino.

«Sei proprio un bugiardo! Madama Chips ti ha mandato via dopo dieci minuti perché grazie alla tua pellaccia da rinoceronte non ti sei fatto niente! Ti sei guadagnato il riposo solo coi tuoi ridicoli piagnistei!»

«Cosa!? Come puoi dire una cosa simile!» Ozzy scagliò via la Gazzetta con rabbia.

«E poi tu come fai a sapere cosa mi ha detto Madama Chips in infermeria?»

«Me l'ha raccontato Penelope Light a pranzo. Anche lei era in infermeria, e ha visto tutto!»

«P...Penelope Light il Prefetto di Corvonero!? Che diavolo ci facevi con lei?»

«Non lo sai? La gente stringe amicizie, crea rapporti, non sono mica tutti come te! Ora non mi verrai a dire che il discorso dei Grifondoro vale anche per tutte le altre case!»

«Ti rendi conto che quella poteva mettermi nei guai? Perché la prendi così alla leggera!»

«Quindi lo ammetti che fosse tutta una recita! E poi se è per la tua stupidità, di occasioni per finire nei guai ne avrai ancora a migliaia!»

Mentre i due starnazzavano sfoderando un'energia che fino a pochi secondi prima era impensabile, Galen si accorse che il giornale lanciato da Ozzy era caduto proprio di fronte alla testa ciondoloni di Rilo, che lo stava leggendo in silenzio.

«Ttognirg alla anipar... Ultimissime sulla rapina alla Gringott» fece quasi sottovoce.

Galen ripeté a voce più alta: «Rapina alla Gringott... qualcuno ha rapinato la banca!»
Ozzy e Allegra si interruppero.

«Come, non lo sapevi? È successo lo scorso luglio, e da allora gli investigatori non ci hanno capito ancora niente. Però ne hanno parlato tutti!» disse lei guardandolo sorpresa.

«No... devo essermela persa. E tua sorella non ha saputo dirti nulla?»

«Poco più di quello che già si sa. Elspeth è solo una contabile, e i Goblin non le danno chissà quanta confidenza» Allegra fece spallucce. «È ancora un mistero. Anche perché chi mai si prenderebbe la briga di entrare in uno dei luoghi più controllati al mondo per poi non rubare niente...»

«La camera di sicurezza era stata svuotata il giorno stesso» scandì Galen, prendendo la pagina.

«Beh, che fortuna vero?» intervenne Ozzy, «Immaginate quanto possono essere usciti di testa quei maghi oscuri trovando la camera vuota! Dice che fossero maghi oscuri, vero?»

«Sì. È strano... chiunque abbia ritirato il contenuto della camera, lo ha fatto con un tempismo incredibile! Come se si aspettasse il furto...» Galen stringeva ancora il foglio tra le mani.

«Si sono inseguiti, come il gatto col topo!» proseguì Rilo, ancora con la testa in giù che dondolava a mo' di pendolo.

«Sarà... però quei Goblin raccontano pure un mare di balle. Magari questa è solo la versione per i giornalisti» concluse Ozzy, raccogliendo il resto della Gazzetta del Profeta dal pavimento.

«Passiamo a cose più importanti! Fammi vedere cos'hanno combinato i Bats nell'ultima partita».

   
 
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