Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: _SbuffodiNuvola_    29/03/2021    2 recensioni
“Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli...
-Salve! Questa è la segreteria telefonica di Shinichi Kudo. Ora non posso risp...
Ran spense la chiamata, lasciò il cellulare sul pavimento e appoggiò la fronte sulle ginocchia strette al petto. Una lacrima calda cadde sulla sua maglietta, lasciando una piccola macchia rotonda sulla stoffa gialla.”
Dopo cinque anni di relazione, Shinichi scompare nel nulla come dopo la sera al Tropical Land e senza dare una spiegazione concreta a Ran.
Quando ritorna in Giappone, quattro anni dopo, il detective scopre che Ran ha avuto una figlia, ma non sa che quella bambina è anche sua...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Shinichi si mosse d’istinto: si alzò dalla sedia e corse a controllare le condizioni dell’uomo a terra. Non respirava, così gli mise due dita sul collo. Poi avvertì un odore di mandorle amare e capì.

-Avvelenamento da cianuro. -appurò. Poi, guardando le persone attorno a lui, aggiunse: -Purtroppo non c’è più niente da fare. 

Tutta la gente presente si mise a mormorare parole incomprensibili, anche se Shinichi le poteva immaginare tranquillamente. Succedeva ogni volta che si ritrovava a risolvere un caso davanti a tante persone.

-Chiamate la polizia. -ordinò il detective ai camerieri. Poi alzò la voce per farsi sentire da tutti: -E che nessuno tocchi nulla, potrebbe esserci del veleno su qualsiasi cosa presente in questa sala. 

Si guardò attorno in cerca di dettagli. La tazza di caffè che la vittima stava bevendo era rovesciata sul tavolo e la macchia scura si stava allargando lentamente sulla tovaglia bianca. Le bacchette usate fino a poco prima giacevano a terra, poco lontane dalle mani dell’uomo. La sedia era rovesciata sul pavimento.

-E tu chi saresti? -domandò una voce. Shinichi si rialzò in piedi e tolse gli occhiali da sole: -Mi chiamo Shinichi Kudo e sono un detective privato.

I mormorii divennero esclamazioni di sorpresa, ma ormai il detective ci era abituato, considerando che andava così tutte le volte.

-Siamo alle solite, eh? -fece Ran, che si trovava ancora al loro tavolo poco distante. Il detective la guardò e le sorrise a mo’ di scuse.

 

 

La polizia di Osaka arrivò dopo pochi minuti e Shinichi spiegò i dettagli che aveva già scoperto all’ispettore Otaki. I sospettati erano principalmente tre: la moglie della vittima, Saeko Nakamoto, e i due colleghi, il signor Yoshikawa e il signor Miya, che avevano accompagnato il povero malcapitato in viaggio di lavoro.

-Informazioni sulla vittima, agente? -chiese l’ispettore a un poliziotto.

-Si chiamava Hisashi Nakamoto e aveva 55 anni. Come ci hanno spiegato i signori, erano tutti in viaggio di lavoro. -rispose il giovane.

-Causa della morte?

-Avvelenamento da cianuro, sembra. Stiamo facendo analizzare le bacchette e tutto ciò che era sul tavolo.

Shinichi ascoltò l’essenziale, mentre la sua mente razionale cercava e immagazzinava dettagli ed elaborava una possibile soluzione al caso. 

Dove poteva trovarsi il veleno? Come ci era venuta a contatto la vittima? Come lo aveva ingerito?

In base alle prime indagini, il cianuro era presente solo sulle bacchette e sulla tazza che si trovavano a portata di mano del signor Nakamoto. Ma non si trattava di un suicidio. Era un omicidio premeditato, su questo non c’erano dubbi.

La dinamica, se le prime analisi erano corrette, era semplice: Hisashi Nakamoto aveva ingerito il veleno perché aveva mangiato un biscotto con le mani, sporche di cianuro a causa del contatto con le bacchette. Ma perché la vittima aveva proprio quel paio di bacchette? Le aveva prese a caso al buffet... forse l’assassino le aveva sostituite con quelle avvelenate mentre nessuno guardava. Allora bisognava solo trovare le bacchette inutilizzate. Dove poteva averle buttate l’assassino?

-Vi siete alzati tutti? E per andare dove? -domandò l’ispettore Otaki in quel momento.

-Io avevo dimenticato il cellulare in camera e sono salita a prenderlo. -spiegò la signora Nakamoto.

-Noi siamo andati entrambi alla toilette. -rispose il signor Miya indicando sé stesso e il collega.

-E siete andati nello stesso momento lasciando la vittima da sola? -chiese Shinichi.

-Sì, mentre la signora era via ci siamo alzati anche noi. -disse il signor Yoshikawa.

-E ci sono testimoni che ci possano dire cos’ha fatto la vittima in quel lasso di tempo? -fece il detective dell’Est rivolto agli altri ospiti dell’hotel. Nessuno rispose con certezza, non ci avevano fatto caso.

-Io ho visto quel signore che andava a prendere qualcosa da mangiare. -disse una vocina timida. Shinichi si voltò e fu sorpreso di vedere Aika fare un passo avanti. 

-Sicura Aika? -le domandò abbassandosi al suo capo. La piccola annuì: -Mentre tu e la mamma parlavate, ho visto che si alzava e parlava con la cameriera gentile. -indicò la signorina. -E poi è tornato al suo posto con la tazza.

Shinichi guardò Ran, proprio accanto alla bambina: -Tu hai visto qualcosa?

-Ho solo visto che si alzava, ma stavo parlando con te e non ci ho fatto tanto caso. -rispose la karateka.

Il detective riportò la sua attenzione su Aika: -Aika, ti ricordi cosa ha fatto di preciso quel signore? 

-Sì. -e la bambina iniziò a raccontare, facendo venire uno spunto a Shinichi per risolvere il caso.

-Grazie, Aika. Sei stata bravissima. -le disse.

-Hai capito tutto, vero? -chiese Ran quando lo vide rialzarsi da terra con un sorriso sulle labbra.

-Ne dubitavi? -fece lui. Si rivolse al resto dei presenti: -Il caso è risolto, signori. Ho scoperto chi ha ucciso il signor Nakamoto e il trucco che ha usato.

 

***

 

-Allora è proprio vero che porti sfortuna ovunque vai! 

Heiji si guadagnò un’occhiataccia da parte di Shinichi, anche se con gli occhiali da sole i suoi occhi non si vedevano benissimo.

-È stato semplice però. -commentò il detective dell’Est. -Soprattutto dopo che Aika mi ha detto quello che aveva visto.

Heiji guardò la bambina, poco lontana da loro con Kazuha e Ran: -Aika è perspicace. Spesso sembra più intelligente della sua età.

-Davvero? -chiese Shinichi, stupito. L’altro annuì, poi si guardò attorno e si avvicinò per sussurrare: -Piuttosto, tu e Ran avete parlato?

-Sì. Le ho detto tutto. -rispose l’amico con lo stesso tono.

-E come l’ha presa? -fece con preoccupazione.

Shinichi guardò Ran, che rideva per qualcosa che aveva detto Kazuha. 

-Mi ha dato un’altra possibilità. -rispose sorridendo. -E non ho intenzione di sprecarla.

Non se ne rese nemmeno conto, ma rimase a guardare la karateka per qualche secondo. Heiji fu costretto a schioccargli le dita davanti agli occhi per riportarlo coi piedi per terra.

-Kudo. -lo chiamò, serio. -Vedi di non fare cazzate.

Shinichi lo guardò per un attimo, sorpreso. Non lo aveva mai visto con quello sguardo. Heiji gli aveva parlato in quel modo una o due volte, entrambe quando era ancora intrappolato nel corpo di un bambino di sei anni. Il detective dell’Ovest lo aveva aiutato molto, indagando quando lui non ne aveva la possibilità e spesso travestendosi per non far scoprire il suo rimpicciolimento... ma anche mediante consigli che gli avevano aperto gli occhi. 

In quel momento lo stava facendo ragionare. Era stata colpa della sua disattenzione se era stato rimpicciolito e tutta quella storia aveva avuto inizio.

-Non ti preoccupare. Sono cambiato. -lo rassicurò con un leggero sorriso. 

Heiji annuì una volta, mentre l’altoparlante annunciava l’arrivo dello Shinkansen che da Osaka avrebbe riportato Shinichi, Ran e Aika a Tokyo. 

-Allora ci vediamo. Buon viaggio di nozze, Hattori. -fece Shinichi dando una pacca sulla spalla all’amico, che sorrise. -E ricordati di portarmi un souvenir. 

Prima che l’altro potesse ribattere, il detective dell’Est si avvicinò a Kazuha per salutarla. 

-Congratulazioni ancora. -le disse abbracciandola. -E fai attenzione che quel tonno non finisca coinvolto in casi da risolvere.

Kazuha rise: -Stai tranquillo. Ci penso io!

-Ha parlato il menagramo... -commentò Ran.

-Ehi! -protestò il detective dell’Est. Heiji ridacchiò.

Infine, dopo aver guardato male il detective dell’Ovest per la seconda volta in meno di cinque minuti, Shinichi salì a bordo del treno, mettendosi subito a cercare il suo posto. 

 

***

 

-Avete solo parlato? Mi prendi in giro?! -esclamò Sonoko.

-Sonoko, ci guarda tutto il locale, abbassa la voce! -le sibilò Ran guardandosi attorno. Si trovavano nel Caffè Poirot, sotto l’ex agenzia investigativa di Kogoro. Sonoko non era potuta andare al matrimonio di Heiji e Kazuha perché aveva accompagnato Makoto all’estero per una gara, così aveva chiesto a Ran di raccontarle come fosse andata. Inutile dire che appena aveva nominato Shinichi la sua migliore amica era esplosa.

Sonoko sospirò, ma le obbedì: -Hai rivisto l’uomo con cui sei stata per cinque anni dopo un’eternità e avete solo parlato

Ran abbassò lo sguardo sulla cioccolata che aveva davanti e annuì: -Però non abbiamo parlato di cose poco importanti. Mi ha dato delle spiegazioni sul perché è scomparso così all’improvviso quando eravamo al liceo e quattro anni fa. 

Sonoko alzò le sopracciglia, sorpresa.

-E poi? Tu che hai fatto?

La karateka deglutì: -Ho deciso di dargli un’altra possibilità. -ammise. L’altra si passò una mano sul viso, esasperata.

-Perché? Non ti ha già fatta soffrire abbastanza? 

Quella domanda la sbalordì. La sua migliore amica di una vita, che l’aveva sempre incoraggiata a dichiararsi a Shinichi, a baciarlo e a stare con lui, le stava dicendo che aveva fatto male a concedergli un’altra occasione?

-Perché gli nascondo anche io un segreto, Sonoko. -rispose Ran in un sussurro. -Lui ha avuto delle buone ragioni per sparire in quel modo, ma ho promesso di non raccontarle a nessuno... scusa. Se potessi dirtele, sono sicura che capiresti.

Sonoko rimase in silenzio e bevve un sorso del suo cappuccino, poi, dopo aver riappoggiato la tazza sul piattino, guardò Ran, preoccupata.

-Quindi non gli hai detto niente, eh?

-No... -la karateka si morse il labbro. -Devo trovare il momento adatto.

-E lui non ti ha chiesto nulla di Aika? Nessuna spiegazione? Nessuna domanda sul padre?

L’altra fece no con la testa, poi le disse che Heiji le aveva raccontato di aver parlato con Shinichi il giorno prima delle nozze e che quest’ultimo gli aveva chiesto se sapesse niente di Aika. Le aveva detto di aver spiegato solo in parte la verità.

-Capisco. -disse Sonoko alla fine. -Com’è con Aika?

Ran sorrise: -Non l’ho mai visto comportarsi così. Credo che gli piacciano i bambini, ma non me l’ha mai detto quando stavamo insieme. E al liceo... 

Si bloccò. Al liceo Shinichi era tornato bambino. Forse in quel periodo si era affezionato ai bambini che lo seguivano ovunque e rivedeva loro in Aika? Poteva essere una spiegazione per il comportamento così dolce che assumeva con sua figlia. 

-Al liceo? -domandò Sonoko dubbiosa per l’improvvisa pausa dell’amica.

-No, scusa. Volevo dire all’università. -rispose Ran ridacchiando nervosamente. -All’università o anche dopo, non l’ho mai visto avere a che fare con dei bambini. Solo tenere in braccio Mamoru.

-Pensi che lo abbia cambiato il figlio dell’ispettore Takagi? -fece l’ereditiera, sbalordita.

-Chi può dirlo... 

Successivamente Azusa portò loro il conto e lasciarono cadere l’argomento.

Quando uscirono dal locale e aprirono gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia che scendeva da ore sulle strade di Tokyo, Sonoko propose di camminare un po’ insieme.

-Pensi che abbia fatto bene a non dirgli ancora niente di Aika? -chiese Ran mentre si dirigevano al semaforo poco distante.

Sonoko rimase un attimo in silenzio, poi rispose: -Sì. Hai fatto la cosa giusta. D’altronde è successo tutto all’improvviso. È tornato in Giappone senza avvertire e tu hai avuto delle buone ragioni per non dire niente quattro anni fa e ora. Sono sicura che capirà.

Ran sorrise, sollevata.

-E poi ti perdonerà all’istante. È ancora cotto di te, tesoro! -aggiunse la sua amica, furba. La karateka scosse la testa, ma il sorriso non abbandonò il suo volto: Sonoko non sarebbe mai cambiata.

-Avete scelto dove andare in viaggio di nozze? -domandò poi.

L’altra sospirò sconsolata: -Makoto continua a dire che devo scegliere io, ma non voglio. Dovremmo farlo insieme!

La karateka rise. Makoto era un uomo veramente dolce e si adattava perfettamente a qualsiasi situazione. Per questo Sonoko si esasperava spesso.

-Prova a scrivere su dei bigliettini i posti dove vorresti andare, poi mettili in una scatola e fanne estrarre uno a Makoto. Così non avrai scelto tu, ma neanche lui. -suggerì.

-Oh dio! Hai ragione! Come farei senza di te? -fece Sonoko al settimo cielo.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: _SbuffodiNuvola_