Salve
a tutti... eccomi di ritorno dopo un lungo letargo... lo so, adesso
vorreste tutti ammazzarmi e poi vendere la mia pelle all'asta (nn vi
consiglio di farlo, ci ricavereste ben poco ^^) però,
cercate di perdonarmi... ho un'altra storia in corso (nn contando che
mi sto spremendo anche x gli extra) e l'ispirazione spesso mi abbandona
(kissà poi, dove andrà ^^) però, qst
capitolo è molto caruccio, spero vi possa intenerire cm ha
fatto cn me... e vi prometto, se qst possa bastare a farsi perdonare x
il mostruoso ritardo, che i prossimi capitoli a venire saranno
particolarmente felici... ^^ bene, un bacio e un grazie immenso a
tutti... ciaooooo
p.s. Scusate ma non riesco proprio a rispondere alle recensioni. Sono di fretta... ringrazio di vero cuore le 12 meravigliose persone che hanno recensito... è merito vostro se continuo a trovare la forza x aggiornare... grazie... se potete, perdonatemi un bacione tutto x voi ^^
p.s. Scusate ma non riesco proprio a rispondere alle recensioni. Sono di fretta... ringrazio di vero cuore le 12 meravigliose persone che hanno recensito... è merito vostro se continuo a trovare la forza x aggiornare... grazie... se potete, perdonatemi un bacione tutto x voi ^^
Capitolo 16
Bacio al gusto pesca
Le onde del mare si
infrangevano
indisturbate sul bagnasciuga, emettendo, ritmicamente, un rumore a
dir poco rilassante e piacevole. Il faro lontano del molo, illuminava
a tratti una porzione di mare, mentre le luci del ristorante ancorato
sulla spiaggia, bastavano ad illuminare una parte di questa distesa
sabbiosa.
Era un'atmosfera
pienamente
suggestiva, e il tutto era completato dalla piacevole compagnia.
“Ecco a lei,
signorina, limone
e pesca!” e mi passò la coppetta del gelato, che
io afferrai
con un sorriso
“Grazie
mille!” esclamai,
proprio mentre lui prendeva posto sulla sdraio accanto a me. Portai
un po' di gelato in bocca, assaporandolo, e nel frattempo lanciai
un'occhiata a Mirko, stranamente silenzioso. Guardava la distesa di
mare davanti a noi, e ogni tanto portava il cucchiaino di gelato alla
bocca.
.... Io mi
sono innamorato di
te...
Avvampai all'istante,
al solo
ricordo di quelle parole. Lui, Mirko, l'irresistibile dee-jay dagli
occhi azzurri, si era innamorato di me, insulsa liceale, dal
carattere particolarmente sbarazzino... che accoppiata
vincente!...
Più lo
guardavo e più
mi rendevo conto di quanto fossi stata fortunata a conoscerlo, ma
soprattutto quanto fossi imbarazzata al suo fianco. Non mi era mai
capitato prima. Dopo le sue splendide parole, non ero stata capace di
dire nulla, mi ero limitata a sorridere e ad ingannare il tempo e il
disagio con una lunga sorsata d'acqua.
.... Io mi
sono innamorato di
te...
Portai altre due
cucchiaiate
voraci alla bocca
“Però...
vedo che la
cena non ti ha soddisfatta particolarmente!”
esclamò Mirko,
tra il divertito ed il sorpreso. Avvampai di nuovo, ringraziando la
semi oscurità della sera. Mi bloccai a fissarlo, con il
cucchiaino ancora in bocca. Mandai giù un altro po' di
gelato.
“Ma no,
è che... questa
pesca è la più buona che io abbia mai
assaggiato!”
feci io, sperando di recuperare, almeno in parte, la situazione.
“E allora
devo necessariamente
provarla!” esclamò sorridente,
dopodiché inserì
il suo cucchiaino nella mia coppetta e, dopo aver preso una manciata
del gusto pesca, lo mise in bocca. Io lo guardai, completamente
imbarazzata, senza contare che, dopo quel suo gesto, in me era nato
l'ardente desiderio di baciarlo, così da assaporare quelle
splendide labbra morbide, al gusto pesca.
“Hai
ragione... è
davvero buonissima!” esclamò sorridendomi. Gli
occhi, alla
semplice luce della luna, sembravano due palle di cristallo
trasparenti. Ci sarei annegata dentro volentieri. Il suono della sua
risata mi fece riprendere.
“Se avessi
saputo che il mio
discorso ti avrebbe destabilizzata in questo modo, sarei rimasto
zitto!” esclamò posando la coppetta ormai vuota
sul tavolino
dell'ombrellone chiuso.
“No, non
è questo...
sono ancora leggermente sorpresa, tutto qui!” ammisi a testa
bassa
“Cosa
c'è... non ti
fidi?” mi chiese allora
“Ma
no...” tentai di dire
“E allora,
cosa?” domandò
“É
che...”
“Non provi
le stesse cose ce
provo io!” concluse con un sospiro
“Dannato
Mirko, vuoi chiudere
quella boccaccia!” sbottai infastidita. Ma dopo poco, me ne
pentii
e mi coprii la bocca con un mano. Santo cielo, avevo pensato ad alta
voce!
“Si
è sentito?” chiesi
ingenuamente. Lui scoppiò a ridere
“Qualcosa
sì!” esclamò
divertito. Io, per compensare l'imbarazzo, sorrisi,
dopodiché
poggiai anche la mia coppetta, ormai vuota, sul tavolino.
“Non mi hai
preso in giro,
vero?” chiesi in un sussurro. Quello era il primo timore che
mi
aveva invaso, dopo aver decifrato la sua frase al ristorante. Avevo
un'enorme paura che si stesse prendendo gioco di me, considerando che
proprio lui, qualche giorno prima, mi aveva confessato di non volersi
impegnare con nessuna perché era contrario all'amore e a
tutto
ciò che questo comportava. Però... era stato lui
a
dirmi di provare qualcosa per me.
Aspetto che accetti di
diventare
il mio mondo, tutto quello per cui, in questa vita, non ho ancora
lottato, mi aveva detto. E al solo sentirle quelle parole mi si era
accesso qualcosa dentro, qualcosa di inspiegabile ed incontrollato,
ma allo stesso tempo piacevole.
“Chiara...”
mi chiamò,
portando una mano sotto al mio mento per potermi guardare negli occhi
“Io non ti prenderei mai in giro su una cosa del genere. Se
te lo
dico è perché è davvero quello che
provo. E
sarei disposto perfino a prendermi il mio bel no, pur di sapere di
essere stato sincero con te!” e mi sorrise.
“Quindi...
tu sei convinto che
io ti dica no?” gli chiesi curiosa. Lui fece un mezzo
sorriso,
evidentemente non era affatto sicuro di quello che, quella sera, gli
avrebbe riservato
“Diciamo
solo che la
percentuale del no è più alta rispetto a quella
del
sì!” rispose sincero.
“E se invece
io ti dicessi...
sì?” gli chiesi allora. Lui sospirò
“Beh in quel
caso, non ti
nascondo che mi renderesti felice!” ammise... Bene,
adesso
bisogna farsi un rapido esame di coscienza, per capire se la sua
presenza è oppure non è essenziale per me...
“Vedi...
io.. devo confessarti
una cosa!” esclamai liberandomi della sua presa
“Ti
ascolto!” disse
“Il mio
primo ragazzo... quello
che mi ha illusa e fatta stare male, mi ha lasciato un vuoto dentro,
incolmabile. Non mi fidavo di nessuno, benché meno dei
ragazzi. Li trovavo tutti superficiali, facilmente corrompibili, ma
soprattutto per niente affidabili. Io mi ero innamorata di quel
ragazzo e non avevo avuto in cambio altro che dolore. Così,
mi
ero ripromessa che, per nulla al mondo, ci sarei ricascata. Ma
purtroppo, c'è stato qualcosa, anzi qualcuno, che mi ha
scombinato tutti i piani.”
“Che
guastafeste, eh?” mi
fece lui sorridendo. Io ricambiai il gesto e continuai
“Non ti
nascondo che qualche
giorno fa, quando... quando sono scappata da casa tua senza dirti
nulla... un po' ci sono stata male...”
“A chi lo
dici...” sussurrò
lui accennando un sorriso, ma non ci badai
“Però
era necessario. O
almeno, ho cercato di convincermi che fosse così. Io avevo
paura, Mirko, una paura incontrollata delle conseguenze che, rimanere
a casa tua avrebbero portato. Mi sono subito resa conto che la
differenza, che c'era tra il nostro primo incontro ed il secondo, era
abissale. Noi, eravamo diversi. Io lo ero, a prescindere. E questo
non andava bene. Mi convinsi con tutta me stessa, che io e te non
potevamo stare assieme perché non avremmo avuto un futuro e
soprattutto perché uno dei due si sarebbe fatto male, ed era
logico che quella fossi io, come era già successo una volta.
Quindi, ho preferito allontanarti, prima di imboccare una strada a
senso unico, tra l'altro senza uscita!” dire quelle cose mi
costava
parecchio, ma ormai tanto valeva essere sinceri
“Forse,
l'unica cosa di cui non
mi ero veramente resa conto era che ormai il guaio era fatto e che
io, per quanto cercassi in tutti i modi di negarlo, mi ci ero
affezionata davvero a te, più di quanto potesse essere
consentito. Quindi, quello che adesso voglio dirti
è...”
feci una pausa, incrociando i suoi occhi tranquilli
“Io mi fido
di te, Mirko, e ti
credo quando mi dici di essere innamorato. E tutto questo per una
semplice ragione...”
“Quale?”
mi chiese curioso
“La stessa
per la quale io
quella mattina me ne sono andata senza dirti niente. Perché
ora come ora non... riesco più a fare a meno di
te!” ammisi
infine. Mi girai verso di lui, ed incrociai il suo sorriso,
ampiamente soddisfatto.
“Io
sarò anche riuscita
a farti innamorare di me, ma tu... no, tu hai fatto molto di
più...”
affermai, prendendo la sua mano “Dopo tanto tempo, riesco a
fidarmi
di qualcuno, riesco a fidarmi di te... e ti devo ringraziare per
questo!” lui scosse la testa, per sminuire la cosa ma io
confermai
“Davvero,
Mirko... grazie!” e
gli sorrisi. Nello stesso modo in cui lui sorrise a me. Mi
portò
una mano sulla guancia e me la accarezzò con un gesto lento
“Possiamo
dire di essere
guariti!” esclamò divertito. Io scoppiai a ridere
“Eh
già... ci avevano
dati tutti per spacciati, eppure... insieme ce l'abbiamo
fatta!”
aggiunsi io... Insieme, insieme, insieme...
Dopo un ultimo
sorriso,
finalmente, il suo viso si avvicinò pian piano al mio,
mentre
io rimanevo ferma, con gli occhi chiusi, in attesa del contatto che
da tutta la sera bramavo. E pochi istanti dopo, tutto si
realizzò.
Non seppi dire con certezza, se era stato il gelato al gusto pesca a
rendere quelle labbra così invitanti, oppure erano state le
parole che fino a qualche istante prima ci eravamo detti, fatto
stava, che trovai non poca difficoltà a separarmene. Forse
fu
il semplice fatto di dover necessariamente respirare... che
cosa
inutile, poi, respirare, quando si ha a disposizione un ragazzo del
genere...
“Posso
chiederti una cosa?”
mi fece dopo poco, mentre, sistemati meglio sulla sdraio, io mi ero
appoggiata al suo petto, e lui mi stringeva da dietro.
“Certo!”
risposi
tranquillamente
“Che scusa
hai inventato a
casa, per giustificare la tua assenza questa sera?” mi
domandò
leggermente divertito
“Mmm... ho
detto che la mia
amica, quella che ha il bar, aveva bisogno di una mano e che sarei
andata ad aiutarla!” risposi. In effetti quella scusa era
stata
davvero bella grossa, soprattutto perché non era mai
successo
che, Alessia mi chiedesse di aiutarla, visto che c'era Jessica, la
sua vice, ad occuparsi di tutto. Peraltro... con tutta quella storia
mi ero totalmente dimenticata di avvisarla. Quindi sperai
ardentemente che i miei, anzi, che mio fratello, non la chiamasse per
chiedere conferma.
“E mi togli
una curiosità?”
mi fece accarezzandomi i capelli
“Mmm... sei
un po' troppo
curioso stasera per i miei gusti!” esclamai divertita. Lui
scoppiò
a ridere, e mi lasciò un bacio sul collo che mi fece venire
i
brividi.
“Comunque,
dimmi... ti
ascolto!” lo incoraggiai
“Ecco, mi
chiedevo... se avessi
intenzione di parlare alla tua famiglia di me... un giorno!”
spiegò. Deglutii a fatica... famiglia? Di lui?
Eh???...
“Chiara?”
mi chiamò
notando il mio silenzio “Ho detto qualcosa di
sbagliato?”
“No, no...
è che... non
vorrei che pensassero che per tutto questo tempo li abbiamo presi in
giro!” affermai
“In che
senso, scusa?” mi
domandò
“Ecco... se
domani io dicessi
loro che io e te...” mi bloccai, accorgendomi del fatto di
non
essere pienamente sicura se stessimo o meno insieme, così
decisi di modificare il corso della frase
“Che... si
insomma, se io
parlassi loro di noi due... potrebbero sentirsi presi in giro. Ti
ricordo che oggi tu sei venuto a casa mia... che conosci mio padre e
che soprattutto hai incontrato mio fratello... potrebbero capire che
ci conoscevamo da prima dell'incidente in ascensore!”
spiegai. Al
solo pensiero della faccia furiosa di mio fratello mi partì
un
altro brivido, che per fortuna sparì, grazie
all'intensificarsi dell'abbraccio di Mirko.
“Potresti
sempre dire che mi
hai visto per la prima volta, quel giorno in ascensore e che da quel
momento non hai potuto più fare a meno di me!” mi
disse
sorridendo. Io ridacchiai. In effetti proprio in quell'occasione mi
ero resa conto di quanto fosse importante e di quanto io avessi
bisogno di lui. Però... no, non potevo proprio dirlo ai
miei.
O almeno, non in quel momento.
“Mirko,
io...” cercai di
dire, ma lui mi anticipò
“Facciamo
così... se per
te va bene, rimandiamo le spiegazioni... vorrà dire che
quando
ti sentirai pronta, gliene parlerai!” mi disse posandomi un
bacio,
quella volta, sulla spalla
“E nel
frattempo?” chiesi
ansiosa. Avevo il timore che mi stesse dicendo che, per colpa di
quella mia insicurezza, non potevamo continuare a vederci.
“Nel
frattempo... penseremo a
noi... ci metteremo d'impegno per far sì che questa cosa
abbia
un futuro, nonostante il sottoscritto sia un'emerita testa di
cazzo!”
e se la rise da solo, contagiando anche me.
“Una testa
di cazzo di cui, io,
mi sono innamorata!” bisbigliai con il sorriso sulle labbra
“Cosa hai
detto?” mi chiese
curioso. Avvampai all'istante, ed alzai la testa al cielo stellato
“Ho visto
una stella cadente!”
mentii indicando la distesa sopra le nostre teste. Lo sentii
ridacchiare, dopodiché alzò la testa verso il
cielo e
chiese
“Hai
espresso il desiderio?”
“Ovvio....”
esclamai
“Mi
raccomando, appena si
avvera, avvertimi!” scherzò lui.
Mi liberai della sua
presa,
dopodiché mi girai, guardandolo finalmente negli occhi. Mi
sorridevano anche quelli. Due specchi chiari di assoluta bellezza.
Gli accarezzai la guancia, per poi affondare la mano tra i suoi
capelli. Com'erano morbidi. Cosa c'era di sbagliato in lui,
d'altronde? Possibile che, tutto ciò che faceva e diceva,
fosse così dannatamente perfetto ai miei occhi innamorati?
Eh
sì, perché era quella la verità... io
ero
innamorata di Mirko, benché avessi paura ad ammetterlo.
Avevo
preferito cambiare discorso, piuttosto che essere sincera con lui...
lui però... lo ha ammesso. Lui mi ha confessato
tutto. E
allora perché io non ci riesco? Cosa c'è che mi
blocca?...
Avvicinai le mie
labbra alle sue,
e mi persi di nuovo, travolta dalla passione, dal desiderio, dalla
voglia che avevo di lui. Perfino con un semplice bacio era capace di
farmi sentire così. Mi tirò a lui, portando una
mano
sulla schiena, e l'altra la poggiò sulla mia guancia,
accarezzandola piano con il pollice. Anche quel semplice gesto,
quelle piccole carezze erano per me il paradiso. Tutto in lui mi
faceva pensare al benessere totale. Ed io, continuavo a dirlo, ero
stata fortunata. Lui era innamorato di me. Solo e soltanto di me.
“Mirko...”
sussurrai ad un
millimetro dalla sua bocca. Gli sfiorai di nuovo le labbra con le mie
prima di parlare di nuovo “Mi sono innamorata anche io di
te!”...
ho detto davvero quello che penso di aver detto? Ah, ma allora
non
era così difficile? Bastava un piccolo incentivo per
cacciare
fuori la verità?...
Un sorriso gli si
aprì
sulla bocca, mentre continuava a stampare piccoli baci sulle mie
labbra
“Allora
avevo sentito bene,
prima...” sussurrò divertito. Sorrisi anch'io,
arrossendo di
nuovo, e cercai, dopo l'ennesimo bacio leggero, di mordergli un
labbro, con scarso risultato
“Dopo aver
aggredito in malo
modo il gelato, ora vorresti mangiare anche me?” mi
domandò
con un'espressione buffa sul volto. Scoppiai a ridere seguita da lui.
“Hai un buon
sapore...” feci
io, affondando il viso nell'incavo della sua spalla
“Non
è una scusa
plausibile, questa!” si lamentò divertito.
Dopodiché
mi strinse a sé più forte, mentre un venticello,
molto
più prepotente di prima, mi colse alla sprovvista, facendomi
tremare per il freddo.
“Forse
è meglio
andare... non vorrei che ti prendessi un accidente!” mi
disse.
cercando di scaldarmi la schiena. muovendo ritmicamente la sua mano
su e giù
“Si stava
così bene...”
bisbigliai
“Lo so... ma
è tardi...
e a quest'ora. perfino le pulizie al bar della tua amica sono giunte
al termine!” mi fece notare. Sbuffai, e controvoglia mi
raddrizzai,
perdendo così il contatto con il suo corpo
“Su, non
fare quella faccia. Ne
avremo di tempo a nostra disposizione per stare insieme!”
esclamò,
facendomi l'occhiolino. Si alzò dalla sdraio e mi porse la
mano. che strinsi volentieri. Dopo pochi passi, però, dato
che
il vento si alzava sempre di più e i miei brividi di freddo
aumentavano, lasciò la mia mano, e mi passò il
braccio
attorno alle spalle, stringendomi a sé e tamponando
così
i brividi. Arrivammo alla macchina, l'unica rimasta ormai nel
parcheggio del ristorante, e vi salimmo. Subito lui accese il
riscaldamento
“Grazie!”
mormorai, colta
dall'ennesimo brivido. Lui mi sorrise, e fece retromarcia per uscire
dalla piazzola. Ben presto ci ritrovammo sulla strada per tornare in
città.
Mi girai per lanciare
un ultimo
sguardo al mare che, indisturbato, ondeggiava sulla spiaggia. E
sorrisi. Senza dubbio quella era stata la serata più bella
della mia vita, anche se, senza saperlo, sentivo che, quelle a
venire, si sarebbero rivelate ancora più belle.
Perché
ormai io e Mirko eravamo insieme, e questo nessuno poteva rovinarlo.