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Autore: NateBabbane    30/03/2021    0 recensioni
La Seconda Guerra Magica è ufficialmente iniziata. In tutta Europa i maghi e le creature oscure sono in fermento. Il ministero inglese non è all'altezza della situazione.
Laura non riesce a darsi pace per la sparizione di un suo caro amico avvenuta in Bulgaria.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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C A P I T O L O 3

 

 
 
NUOVI ARRIVI

 
La mattina seguente il sole era sorto assieme a un’arietta umida e fredda.
Anton e suo padre si erano appena svegliati e si stavano dando da fare per smontare la tenda che li aveva accolti per quella notte.
Il ragazzo sentiva i muscoli intorpiditi dal sonno e dalla morsa del fresco mattino. Un brivido gli vibrò lungo la schiena, quando una goccia di rugiada decise di scivolargli sul collo e lungo il solco delle scapole.
 
« Papà dove aspettiamo gli inglesi?» chiese stirando la schiena e le spalle.
Prese la borraccia che teneva assicurata a una cintura sul fianco e sorseggiò il suo contenuto.
Il padre finì di sollevare i teli della tenda e di piegarli, poi ripose la bacchetta in tasca e si voltò per rispondere:
« Credo che arrivino con una Passaporta. Dovrebbe essere nei dintorni. Spostiamoci e cerchiamo».
Con la solita aria allegra, quell’omone buono si avviò facendosi strada con un bastone nodoso raccolto a terra.
Anton gli tenne dietro e iniziò a setacciare tutta la zona circostante.
Non ci volle loro molto per trovare chi stavano cercando: facendo un discreto baccano gioviale, un gruppetto di non meno di dieci persone si stava avvicinando, scendendo goffamente una scarpata.
Un muscolo si contrasse sulla fronte di Anton, mentre osservava gli inglesi ridacchiare e scivolare maldestramente.
Suo padre, invece, sorrideva tranquillo, appoggiandosi al bastone.
« Ah, eccoli lì!» disse uno degli inglesi indicando i due bulgari.
Il padre di Anton alzò una mano in segno di saluto. Anton evitò di farlo.
Quando tutti gli inglesi furono scesi nella piccola radura e si furono avvicinati ai loro colleghi, quello che era il capo della squadra si rivolse al più anziano dei due:
« Buongiorno! Parla inglese, vero? Lei è il signor Rakovskij, giusto? Ci hanno informati che il vostro Ministero non era in grado di radunare squadre per questo genere di lavoro, a quel che ho inteso la vostra occupazione ha a che fare con gli animali …?»
il padre di Anton rispose, tranquillo, con un inglese piuttosto corretto anche se marcato dal forte accento bulgaro:
« Buongiorno, cari amici. Si, sono io il signor Rakovskij e lui è mio figlio. Come lei ha ben capito, in Bulgaria non abbiamo squadre estremamente competenti come voi inglesi. Però il Ministro ha noi mandato per questo lavoro, in quanto io e mio figlio ci occupiamo di bestie di taglia grande. Siamo addomesticatori o, volendo, anche abili cacciatori».
« Splendido. Ehm … che carino» rispose il capo degli inglesi, con un sorriso imbarazzato. « Nella nostra squadra abbiamo qualcuno che fa qualcosa d simile al vostro lavoro. Eccola lì. Vi presento Johanna Blusvich. Di solito lavora con i draghi, ma sa occuparsi di tutte quelle grosse bestiacce, se vuole».
Sentendosi chiamata in causa, una donna sulla trentina dal fisico forte, i capelli biondo cenere legati in una treccia, che lasciavano intravedere una rasatura piena di tatuaggi tribali, si fece avanti.
Quando si ritrovò di fronte Anton, i suoi occhi azzurro pallido si accesero all’istante e, tenendoli ben sgranati, rimase impalata, incapace di spiccicare parola.
« Joan, hai sentito? Questi lavorano con le bestie di taglia grande» ridacchiò bonariamente il caposquadra inglese, incitando Joan con pacche su una spalla.
Il signor Rakovskij tese la mano, ampia e callosa, in direzione della cosiddetta collega, ma quella era immobile.
Anton, dal canto suo, aveva incrociato le braccia e assunto una posa rilassata.
Alzò un sopracciglio, e disse:
« Cosa c’è Johanna Blusvich? Ha tu paura di stringere una mano?»
Joan tremò leggermente e incenerì il giovane bulgaro con lo sguardo.
Allungò anche lei la mano e la strinse a quella del signor Rakovskij, con occhi pieni di rancore.
« Molto bene! Molto bene!» convenne il capo, senza accorgersi della saetta immaginaria che si combatteva fra gli sguardi di Anton e Joan: «Passiamo alle cose serie. Dunque, come sapete il nostro Ministero si è messo in contatto con il vostro per la questione di questo villaggio di montagna. È abitato da Babbani, giusto?»
« Si» fece il padre di Anton, allegro, continuando a fissare Joan, come se qualcosa gli fosse sfuggito: « Interamente Babbano, a quel che ne so. Il problema è che un piccolo gruppo di Giganti si sta spostando nelle vicinanze di questo agglomerato. Nostro compito è quello di attirarli in luogo più lontano ed evitare che ci sia collisione fra gli umani e i Giganti. A quel che ho capito vostro Ministero teme che il vecchio-nuovo Oscuro Signore abbia intenzione di intromettersi in questa faccenda, visto che pare sia in cerca di alleati potenti come i Giganti. Ho sbagliato qualcosa?»
L’inglese fece un sorriso forzato, e annuì: « Una sintesi impeccabile. Il Ministro Scrimegour, che vorrei informarla è stato il capo dell’ufficio Auror - sapete, no? Un corpo speciale di cacciatori di maghi oscuri; voi avete qualcosa di simile? – ci ha raccomandati di controllare la zona ed essere certi che nessuno si stia mettendo in contatto con quelle violente creature».
« Un compito molto difficile, dato che si tratta di Giganti di minimo sette metri» concluse con tono ammirato il padre di Anton.
Il figlio soffocò una risata gutturale, che Joan non mancò di notare, stringendo i pugni.
« Comunque. Siamo noi una squadra, adesso, no?» riprese Rakovskij, gioviale: «Dunque perché non ci incamminiamo? Il villaggio di Pllovka non è molto distante. Vi consiglio di non ricorrere alla Materializzazione o a qualunque tipo di magia finché siamo nei paraggi. Non vogliamo noi certo che bravo Ministro Scrimegour debba mandare anche squadra di Obliviatori per cancellare memoria a tutti gli abitanti Babbani – anche voi avete gli Obliviatori, si? – ».
Sghignazzando bonariamente, il signor Rakovskij e Anton aprirono la fila, camminando sul sentiero erboso.
La squadra inglese borbottava sonoramente, dietro di loro, così che nessuno sentì il bisbiglio che l’uomo bulgaro rivolse al figlio:
« Tu conosci quella donna, Anton?»
« Si» rispose quello, muovendo impercettibilmente le labbra.
« Oh. Bene. Vedo che siete grandi amici» ridacchiò suo padre con occhio intelligente.
Anton sentiva prudere la nuca dagli sguardi di Joan e avrebbe voluto solo voltarsi e mollarle un sonoro ceffone.
 
**
 
« Allora mi raccomando» riepilogò Eean Harrison, dando un buffetto sulla guancia di sua sorella: « Scrivi a noi. Scrivi a mamma. Comportati bene e stai attenta»
« Fra quanto partorisci, Eean? Sarai un'ottima mamma» Gli disse Sarah, scocciata.
Duncan rise forte, poi abbracciò la sorellina. Eean fece lo stesso.
« Sarah! Sbrigati! Sono già tutti pieni!»
Sam fece cenno all’amica di salire sull’Espresso di Hogwarts, pronto alla partenza sui binari del 9 ¾ .
Sullo stesso treno, in una carrozza vicina a quella del macchinista, c'erano Laura e Claire.
« Che tristezza non avere più i ragazzi. Quest’anno sarà una noia mortale a scuola …» borbottò Claire, distendendosi sul sedile e appoggiandosi sulle ginocchia la gabbia di Viktor.
« Laura, ma la tua Fenice che fine ha fatto?» chiese, poi.
« Fisicamente penso che sia appollaiata da qualche parte della Foresta Proibita … ma se la chiamo arriva subito. Ci ho provato a casa, una volta. I miei non ci credevano»
« Che ti hanno detto, quando l’hanno vista?» chiese Claire.
« Sono rimasti impietriti. Dopo, mia nonna mi ha fatto un lungo discorso su quanto io sia giovane e debba stare attenta alle storie sentimentali impegnative e complicate».
« Uhu! Allora è così seria fra te e Anton?» incalzò l’amica, con gli sbarazzini capelli biondo platino.
Laura divenne molto rossa:
« Beh … in pratica non è successo niente, però in teoria ci sentiamo più volte a settimana. E, ecco, ora ho tredici anni. Forse … forse potremo, ecco, vederci più spesso, fra non molto.».
« Oh, che dolce» la schernì Claire con una voce mielosa.
 
Qualche scompartimento più in là, Alice e Darcey avevano trovato posto insieme a un solitario Terry Steeval e alcune ragazze più piccole, che starnazzavano in maniera imbarazzante.
« E come mai Anthony non è con te?» chiese Alice, dopo averlo salutato con una certa emozione.
Darcey era stata al gioco, quando Alice l’aveva trascinata in quello scompartimento con la scusa che “erano tutti pieni”.
« È nella carrozza dei Prefetti. Ha detto che verrà qui quando avrà finito di pattugliare i corrid… oh ma insomma! Non potete fare un po’ più piano?!»
Terry a fatica riusciva a sentire cosa gli dicevano Alice e Darcey, tanto forte strillavano le ragazzine negli altri sedili.
Una di quelle si voltò a rispondere, a metà fra i risolini e la stizza per essere stata rimproverata: « No, non possiamo! Dobbiamo decidere chi rivolgerà per prima la parola a Harry Potter!». Lo scoppio di risatine che seguì fu nauseante.
« Ora gli sputo una Fattura Arriccialingua in bocca, poi voglio vedere chi ha il coraggio di parlare» mugugnò Darcey, stipata fra lo sciocco gruppetto e il finestrino.
Terry e Alice non riuscirono a trattenere le risate.
Si fermarono solo quando la porta dello scompartimento si aprì, rivelando un Darren dall’aria emozionata.
« Ah! Eccovi! Dovevo dirlo a qualcun altro!»
Disse col fiatone e un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
« Oh, ciao Darren» lo salutò Alice.
« Che ci devi dire?»
« C’è il nuovo professore a bordo del treno! E ha invitato alcuni studenti a pranzo con lui!».
Ibbie spuntò alle sue spalle, anche lei radiosa:
« Pare che sia un professore che è tornato dalla pensione!»
Tegamina rimbalzava sulla spalla, contenta.
Terry fu incuriosito e chiese informazioni in più, che però né Ibbie né Darren possedevano.
« Ah, e poi abbiamo visto il tipo che piace a Sarah che si baciava con un’altra ragazza» continuò Darren, euforico: « Indovinate un po': sta con Ginny Weasley. All'inizio credevo che fosse Sarah, con quei capelli rossi … e invece no, poverina»
« Questo è un pettegolezzo vecchio» disse Darcey, e fece un gesto con la mano come per scacciare una mosca.
« Sam ce l'ha detto secoli fa che Ginny Weasley sta con … come si chiama? Derrick? Damian?»
« Dean Thomas» la corresse Ibbie.
Lei e Darren alla fine riuscirono ad intrufolarsi dentro, accomodandosi sopra i bauli delle ragazzine ridoline – che disapprovavano la nuova compagnia , tanto che gli strilli divennero bisbigli taglienti – .
Verso sera, la familiare stazione di Hogsmeade annunciò la fine della corsa.
Erano a Hogwarts. Un altro anno stava per cominciare.
   
 
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