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Autore: _L_Black_    30/03/2021    1 recensioni
James e Lily Potter sono morti, lasciando dietro di loro la disperazione e la gioia per una guerra finita.
Ma quella notte, anche un'altra famiglia fu spezzata dai seguaci del Signore Oscuro.
Sirius Black è ad Azkaban e sua moglie brutalmente uccisa dai mangiamorte, lasciando la loro unica figlia in mano agli ultimi parenti rimasti.
Orion e Walburga Black.
Alyssa Black crescerà con gli ideali della purezza, con una voce dentro di lei che urla "libertà" e la voglia di scoprire cosa sia davvero successo quella notte.
La guerra l'aspetta e Alyssa è pronta a combatterla per i suoi ideali.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Orion Black, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 40
 
Gli ultimi giorni di luglio il caldo aveva costretto Kreacher ad aprire tutte le finestre della casa per provare ad arieggiare, con grande disapprovazione di Molly Weasley che di contro, preferiva morire di caldo ma senza far scoprire dove si trovasse la sua famiglia. Ne era scaturita una litigata di quelle che aveva fatto cadere giù dal letto tutti i presenti in casa e Alyssa, innervosita dal tanto casino, aveva provato ad insonorizzare le proprie orecchie con il cuscino.
Non riuscendoci.
Adorava avere gli amici in casa, ma non poteva negare quanto le mancasse la quiete del numero dodici di Grimmauld Place.
Avendo ormai perso il sonno anche a causa del caldo, si costrinse ad alzarsi e a vestirsi per un altro giorno chiusa in casa. Certo, lei aveva molte più libertà di quante non ne avessero gli altri, essendo una purosangue che aveva sempre frequentato la cerchia di persone giusta, ma ciò non toglieva il fatto che suo padre non si sentiva sicuro di saperla in giro.
Soprattutto in giro con Theodore.
Inutile provare anche solo a farglielo conoscere, per Sirius Black, Theodore Nott era bollato come feccia figlio di feccia.
 
Si vestì svogliatamente e si legò i capelli in una coda, da quando era arrivato il caldo torrido non sapeva neanche più cosa significasse, avere la chioma sciolta e rimpianse amaramente la neve dell’inverno. Scese al piano terra ed entrò in cucina, dove Molly stava ancora litigando con Kreacher e diede a quest’ultimo l’ordine di smetterla. L’elfo borbottò andandosene a preparare la stanza delle riunioni mentre Molly, le offrì un bicchiere di succo di zucca.
 
-Vi stiamo creando problemi, vero?- chiese Molly, visibilmente imbarazzata dalla situazione.
 
-Assolutamente no- rispose Alyssa sorridendole gentile. -Solo che Kreacher è fatto così. Si è sempre occupato lui della casa e ora si sente bistrattato da te ma tranquilla, gli passerà-
 
Molly annuì scettica e si versò anche lei un bicchiere di succo. Alyssa alzò gli occhi sull’orologio e inorridì, constatando a malincuore che fossero solo le sette del mattino. Rimasero in silenzio, col solo rumore del pendolo che ricordava loro di essere sveglie troppo presto.
 
-Oggi Remus e Mary rimettono in funzione l’armadio svanitore?- chiese Alyssa, tanto per fare conversazione.
 
Molly alzò lo sguardo su di lei sorpresa. -Hai origliato le conversazioni dell’Ordine?-
 
-No- rispose lei con calma, mentre sorseggiava il suo succo. -Quell’armadio era in cantina da che ne ho memoria e vedendoli insieme lì sotto a lavorarci, ho dato per scontato che volessero riusarlo-
 
-Oh…beh sì, purtroppo non è più sicuro utilizzare l’ingresso principale- disse Molly, non aspettandosi una risposta del genere. -Sei…sei molto sveglia-
 
Alyssa fece spallucce e si alzò per prendere le brioche di zucca dalla credenza. Molly la guardò in silenzio, ricordando tutti i pomeriggi a bere il tè con Dahlìa alla Tana e scosse il capo per togliersi l’espressione nostalgica, che negli ultimi tempi pretendeva di comparire sul suo volto. La ragazza tornò al tavolo e le offrì una brioche, che lei accettò volentieri.
 
-Ma Remus e Mary hanno avuto una storia?- chiese Alyssa, con tono curioso.
 
Molly scoppiò a ridere di gusto a quella domanda e Alyssa comprese di aver sbagliato, tuttavia sorrise divertita nel vedere Molly spensierata almeno per un attimo. Da quando la Tana era stata messa sotto sorveglianza e Percy se n’era andato, non la vedeva ridere spesso. Sorridere sì ma ridere, mai.
 
-Ma allora perché Mary non vuole stare qui?- chiese Alyssa, imperterrita. -Alle volte penso di starle antipatica-
 
Molly le sorrise comprensiva, tra Dahlìa e Mary non era mai corso buon sangue, ma non era lei a doverlo spiegare alla ragazza.
 
-Sono certa che non le sei antipatica- le disse Molly, sorridendole.
 
Alyssa le sorrise e l’aiutò a rimettere in ordine le stoviglie utilizzate da loro, poi preferì tornare in camera sua. Sarebbe tornata giù quando tutti si fossero svegliati. Entrò nella stanza e andò al giradischi, dove c’era ancora il live dei Boys from Scotland, lo tolse e mise un disco di Brian Hunnam*. In breve tempo Pride (in the name of love) riempì la stanza e si mise a ballare, mentre rimetteva in ordine tutti i vari dischi che aveva. Da quando era tornata a casa si era tenuta in contatto con Terrence e i due, si scambiavano i dischi che pensavano potesse piacere all’altro. Nonostante le prime rimostranze, si era trovata ad adorare Brian Hunnam sorvolando sul fatto che avesse abbandonato i Boys from Scotland e lei, era riuscita a fargli piacere Sheila Laup*.
 
-Brian Hunnam ha sbagliato a lasciare i mitici Boys- esclamò Sirius, poggiato allo stipite della porta e intento a guardare sua figlia.
 
-Bussare no eh?- chiese lei retorica. -Si ha sbagliato, però devi ammettere che John Prey lo oscurava-
 
Sirius sorrise e annuì, si avvicinò a lei e prese qualche disco per osservarlo meglio, orgoglioso di avere una figlia con ottimi gusti musicali. L’occhio cadde sulla scritta posta poco sotto il nome del gruppo e corrugò la fronte, confuso.
“Proprietà di T.H.”.
 
-Chi è T. H.?- chiese Sirius, alzando gli occhi sulla figlia.
 
-Cosa?- chiese Alyssa, lasciando per un attimo i dischi che stava rimettendo in ordine. Guardò prima suo padre, poi l’oggetto che aveva tra le mani e capì. -Ah! Si me lo ha prestato Terrence. Te lo ricordi no? Il ragazzo che ha fatto da vice capitano alla partita-
 
-Sì- rispose Sirius laconico, improvvisamente si fece scuro in volto. -Bel tiro. Inaspettato-
 
Alyssa lo guardò confusa e riprese il disco dalle mani del padre, per paura che potesse romperlo dato come lo stringeva tra le dita. Lo poggiò sul letto con l’intento di rinviarlo al suo reale proprietario e tornò a fare ciò che stava facendo.
 
-Si, io gli ho passato uno di Sheila Laup- disse Alyssa, con la speranza di far tornare il discorso alla musica.
 
-Come mai non parli di musica con quel tipo lì? Feccia figlio di feccia?- chiese Sirius, scandendo ben bene il nomignolo che gli aveva affibbiato.
 
-Perché a Theo piacciono di più i Tritons, a me non fa impazzire quel genere- rispose lei, rimarcando sul nome del ragazzo. -E la mamma? Che gusti musicali aveva?- chiese, guardandolo curiosa.
 
Sirius sorrise di riflesso, perché ogni volta che qualcuno nominava Dahlìa non poteva fare altro. Si sedette sul letto ancora sfatto e le fece segno di accomodarsi accanto a lui.
 
-Adorava i Boys from Scotland- disse sorridendo. -Pensa che siamo andati ad un concerto insieme. Lei era stata appena lasciata dal suo ragazzo ed io, mi sono proposto di accompagnarla- Alyssa sorrise ma Sirius non se ne accorse, troppo occupato a rivangare i ricordi del passato. -Ci divertimmo da matti e cantammo tutte le canzoni fino a non avere più voce- sospirò e prese dalla tasca la mezza figurina consunta. -Condividemmo una cioccorana e lei insistette per dividere a metà la figurina, come ricordo di quella serata- osservò quel pezzo di carta che ormai aveva quasi vent’anni e sorrise. -Quello fu il momento, in cui capii che Dahlìa Moldian non mi era del tutto indifferente-
 
Sirius alzò finalmente lo sguardo verso sua figlia e sorrise, notando la sua espressione incuriosita. Aveva voglia di conoscere ogni piccolo particolare di sua madre e lui le avrebbe raccontato tutto. Sirius Black non era mai stato un tipo romantico, Mary lo aveva accettato ma quando ebbe la consapevolezza di provare qualcosa per Dahlìa, si rese conto che le avrebbe regalato anche la luna se solo lei gliel’avesse chiesta.
 
-Un giorno se vuoi posso fartela vedere- si ritrovò a dire, senza rifletterci. -Sai…dal pensatoio- bofonchiò imbarazzato.
 
-Si, mi piacerebbe- rispose Alyssa, sorridendo.
 
Sirius sorrise apertamente e decise di continuare a raccontarle della volta in cui Dahlìa, lo aveva convinto che aprire un negozio di dolciumi fosse la scelta migliore per loro.
E Sirius non glielo disse mai ma per lui, bastava averla accanto e sarebbe andato bene anche un vicolo sudicio di Notturn Alley.
 
 
Remus osservava il ghiaccio sciogliersi nel bicchiere colmo di succo di lamponi, di sottofondo il chiacchiericcio dei membri dell’Ordine gli stava dando un leggero fastidio. Si era ormai fatta ora di pranzo ma se tutti avessero assaggiato i manicaretti di Molly, lui e Mary sarebbero dovuti uscire non appena ce ne fosse stata la possibilità. Stavano aspettando infatti, che Piton terminasse la pozione restringente da utilizzare una volta arrivati a Black Manor. La casa nel Kent era stata data in eredità a Narcissa Malfoy da parte di Walburga Black e, non appena avevano saputo che il gemello dell’armadio svanitore era proprio in quella casa, Remus e Mary avevano odiato con tutte le loro forze la famiglia Black.
Di contro Orion, Sirius e Alyssa non sembravano turbati anzi, erano ben contenti di non avere più le chiavi di quella casa.
 
-Mi raccomando- iniziò Sirius, sedendosi accanto a lui. -La casa è piena di mollicci-
 
-Ero professore di Difesa Contro le Arti Oscure, lo ricordi?- rispose Remus, prima di prendere un sorso di succo reso annacquato dal ghiaccio sciolto.
 
-Si che lo ricordo- rispose Sirius, sbuffando. -Ma non si sa mai che dobbiamo venirti a riprendere, perché ti sei rintanato in un angolino a piangere- disse ghignando.
 
-È successo al primo anno a Hogwarts e avevo undici anni!- ribatté Remus, esasperato.
 
Sirius rise davanti all’espressione dell’amico e si versò un po’ di succo mentre Remus, impaziente di andare via, spostò lo sguardo sul camino spento, dove Ninfadora Tonks lo stava guardando.
Aveva sempre quel ghigno divertito, come se lui fosse la cosa più divertente in quella stanza ma Remus, sapeva di non avere nulla di comico addosso. Si ricordò del giorno del matrimonio di Eliot e Fresia e si sentì un idiota, per averla quasi baciata. Il vino elfico scelto dagli sposi gli era andato subito alla testa e una volta tornati al numero dodici di Grimmauld Place, si era ritrovato a pochi centimetri da quelle labbra così carnose da avergli fatto venire voglia di morderle.
Morderle.
Fu proprio questo il pensiero che lo fece tornare in sé e gli aveva dato la forza di allontanarsi da lei, a discapito della sua testa impegnata a volteggiare.
 
-Mi hai sentito, Remus?- chiese Mary, distogliendolo dai suoi ricordi.
 
Remus sobbalzò colpevole e Sirius ridacchiò, vedendolo così perso in chissà quale viaggio mentale. Si mise più comodo sulla sedia e si schiarì la voce, guardando la sua vecchia amica negli occhi.
 
-Io…scusa, non ti ho ascoltata- bofonchiò imbarazzato.
 
-Piton mi ha appena dato la fiala- disse Mary, sventolandogli la boccetta davanti agli occhi. -Orion e Sirius ci spiegano come muoverci lì dentro e possiamo andare…sicuro di star bene?-
 
-Benissimo- mormorò, mentre le guance si coloravano di un leggero rossore.
 
Mary arricciò le labbra e corrugò la fronte, segno che non credeva a quella parola tanto semplice da pronunciare quanto difficile da sentire. Tuttavia non disse nulla e Remus sapeva bene, che ne avrebbe parlato una volta fuori dal numero dodici di Grimmauld Place. Mary era sempre stata una donna discreta e Remus, aveva sempre apprezzato questa sua peculiarità.
 
-Allora, una volta lì non dovrete avere grossi problemi- esclamò Orion, prendendo posto proprio davanti a lui. -Se non ci siamo riusciti noi a togliere tutti quei mollicci, non penso ci sia riuscito Lucius-
 
-Dovete però stare molto attenti a non farvi vedere- disse Sirius, con tono serio. -I vicini sono i Montague e Charlotte Montague, da che ricordo, è una pettegola ai livelli di Marija Goldstein a Hogwarts-
 
-Ah sì la ricordo. Fu lei a dire a tutti di Clarence e Emmeline- esclamò Remus, ricordando la ragazza dai capelli biondi e gli occhi vispi, che li osservava da lontano. Più volte aveva avuto paura che questa scoprisse il suo segreto.
 
-C’è però un passaggio che potete utilizzare- disse Orion, sotto lo sguardo confuso di Sirius. -Lo abbiamo scoperto quando Alyssa aveva cinque anni- gli spiegò con tono spicciolo. -Collega la casa ad una rimessa che da direttamente sul lago, Phineas mi ha spiegato che Alphard I lo fece costruire durante la guerra tra maghi d’Inghilterra e maghi di Francia. Usate quello per entrare e uscire. Come ha detto Sirius, state attenti a non farvi vedere. L’armadio si trova in soffitta-
 
~
 
Il maniero dei Black nel Kent era a qualche chilometro dalla cittadina di Birghington on Sea, immersa nella quiete più assoluta della campagna rurale. Quelle schiere di case Purosangue erano state costruite agli inizi del seicento, quando i maghi dell’élite magica avevano optato per delle vacanze più tranquille e lontano dalla comunità cosiddetta sporca. La casa dei Black era forse una delle più belle ma sicuramente la più abbandonata, segno che i Malfoy non avevano ancora ovviato al grande problema di Mollicci che affliggeva la struttura. Mary e Remus si avviarono di soppiatto verso il lago posto a pochi metri dal maniero, stando bene attenti a non farsi notare dai Montague, che a differenza dei Black, sfruttavano molto di più la loro residenza estiva.
 
-I mollicci creano così tanti problemi?- chiese Mary, guardando la struttura abbandonata mentre Remus cercava la rimessa di cui parlava Orion.
 
-Da come mi ha spiegato Orion la casa è tutta infestata. Se ne trovi uno non ti dà problemi ma tu devi immaginare che se ne hai di fronte un intero gruppo, la tua paura sarà replicata per quanti mollicci ci siano- le spiegò Remus, arrivando finalmente davanti la vecchia e malconcia rimessa.
 
-Ma che bravo il mio professore- lo schernì Mary, divertita. -Scommetto che a Hogwarts hai fatto breccia nel cuore di qualche giovane fanciulla vero?-
 
-Effettivamente qualche ragazzina mi ha scritto lettere d’amore- confermò Remus, sghignazzando. -Ho avuto paura di ritrovarmi l’Amortentia nel mio succo mattutino-
 
Mary rise e Remus aprì la porta, facendole segno di entrare velocemente. Piton gli aveva preparato una pozione con la durata di un’ora e non voleva sprecarla subito, preferiva tenerla per scappare dopo in caso di bisogno. Mary entrò e Remus seguì le indicazioni di Orion, spostò il gruppo di vecchie scope e puntò la bacchetta contro il pavimento logoro, facendo comparire l’entrata del famoso passaggio.
 
Il passaggio non era altro che uno stretto corridoio buio, illuminato dal solo bagliore che le loro bacchette emanavano. Era un luogo perfetto per i mollicci e Remus s’immaginò una piccola Alyssa finire lì dentro angusto con una di quelle creature.
 
-Comunque- esclamò Mary, continuando a camminare. -Non ci sarebbe nulla di male-
 
-Come?- chiese Remus, seguendola nel corridoio.
 
-Non ci sarebbe nulla di male ad innamorarti di nuovo- rispose Mary, con tono materno.
 
La donna non poté vederlo ma Remus, abbassò lo sguardo colpevole.
 
~
 
L’interno del maniero emanava un’aura austera, i mobili antichi avevano tutti una patina di polvere e i vetri delle finestre, erano diventati opachi dall’ultima volta in cui erano stati puliti. Remus e Mary si guardarono con una smorfia di disgusto. Fino a quel momento non erano incappati in nessun molliccio, quindi furono piuttosto veloci a salire le scale che portavano ai piani superiori. Camminavano adagio, per paura di essere visti dalle finestre dove fuori il sole, stava iniziando man mano a tramontare.
 
-Non pensi che dovremmo utilizzare la pozione?- chiese Mary, seguendolo su per le scale.
 
-No, teniamola in caso di fuga improvvisa- rispose Remus, stando attento a non far scricchiolare i gradini sotto il suo passaggio.
 
Arrivarono al terzo piano della casa e allora iniziarono ad avere i primi problemi con i mollicci. Mary si destreggiò con bravura e Remus l’aiutò a farli andare via, il guaio arrivò quando voltò lo sguardo su un altro molliccio.
Questo, lasciò subito le sembianze di un serpente e prese quelle di una ragazza sui vent’anni. Riconobbe subito il colore castano dei capelli e non gli ci volle molto per viaggiare nei ricordi in cui le sue mani, s’immergevano in quella chioma che ricordava la seta. Gli occhi castani erano gli stessi in cui si era perso anni orsono e per un attimo, volle fiondarsi sulle labbra che aveva baciato tempo prima. La bocca della ragazza si piegò in una smorfia e Remus, inorridì. Fece un passo indietro mentre la ragazza, si avvicinava pericolosamente a lui.
 
-Marlene- sussurrò con timore.
 
Uccidimi, uccidimi adesso ma ti prego. Scusami.
 
-Riddikulus!-
 
La voce di Mary lo fece tornare alla realtà e il molliccio davanti a lui, divenne ben presto Silente che ballava la macarena. Rimasero in silenzio per il corridoio libero dalle creature e Remus chiuse un attimo gli occhi, scoprendo di averli umidi di lacrime.
 
-Non ci sarebbe niente di male- sussurrò l’uomo ad occhi chiusi. -Se non fossi un lupo mannaro-
 
 
Il San Mungo era sempre stato un luogo che lui non aveva molto frequentato, se aveva bisogno di cure preferiva andare da Madama Chips o ancora meglio, fare da solo. Il problema era sopraggiunto quando aveva deciso di portare i suoi studenti ai laboratori dell’ospedale, una gita innocua che lo aveva portato ad incontrare di nuovo una delle sue più grandi amiche.
Jocelyn Perks era una strega abile e tremendamente intelligente, il problema era che lui non voleva più circondarsi di amici. Voleva rimanere nella solitudine, che per anni lo aveva avvolto come una calda coperta d’inverno ma Jocelyn, non era del suo stesso avviso. Si era sempre chiesto come avesse fatto lei a perdonarlo, dopo tutto quello che aveva fatto per il Signore Oscuro. Jocelyn lo perdonava sempre e lui sapeva di non meritarselo, come non meritava alcuna pietà da Josirée.
 
Non appena aveva messo piede all’interno dell’ospedale, si era subito diretto alla receptionist per far avvisare Jocelyn del suo arrivo. Sperava di riuscire a vedere anche Josirée ma sapeva che era praticamente impossibile, se Jocelyn lo aveva sempre perdonato la ormai ex ragazza di Regulus non era dello stesso pensiero. Li aveva sempre invidiati, Regulus era un bacchettone e Josirée uno spirito libero.
Eppure si erano sempre completati a vicenda.
 
-È successo qualcosa?- sbottò Jocelyn a poca distanza da lui.
 
Severus si voltò, trovando l’amica con il suo immancabile camice verde e gli occhiali protettivi sopra il capo. Lo stava guardando con un cipiglio preoccupato e si ripromise di scriverle più spesso, se la sua presenza portava a questo comportamento.
 
-Deve esserci per forza un motivo?- le chiese con un tono vagamente divertito.
 
-Tu che mi vieni a trovare a lavoro? Sì, deve esserci per forza un motivo- rispose prontamente, guardandolo con espressione seria.
 
-Hai tempo per un tè con un vecchio amico?- le chiese sorridendo.
 
Jocelyn annuì prontamente e gli fece segno di seguirla, per salire al quinto piano.
I due ben presto si ritrovarono nella sala da tè dell’ospedale e presero posto, al tavolo più appartato della stanza. Quando la loro ordinazione arrivò e il cameriere tornò al bancone, Severus insonorizzò il tavolo con un incantesimo non-verbale e sorrise a Jocelyn.
 
-È seria la questione se insonorizzi il tavolo- disse, guardandolo. -E smettila di sorridere, lo so che è solo di circostanza-
 
Tu sì che mi conosci, pensò sconsolato mentre faceva sciogliere lo zucchero nel suo tè. -Effettivamente c’è una questione di cui vorrei parlarti. Josirée è qui?-
 
Jocelyn scosse il capo in segno di diniego. -No, oggi si è presa un giorno libero. Sai… è il compleanno di…-
 
Le parole le morirono tra le labbra e Severus alzò il capo su di lei, con un cipiglio sorpreso. Non si era ricordato del compleanno del suo più caro amico e Jocelyn dovette accorgersene, perché fece un mezzo sorriso malinconico.
 
-Io non lo dimentico mai- esclamò la donna mentre rigirava il cucchiaino nell’infuso. -Josie me lo ricorda ogni anno. Non prende mai giorni di riposo ma casualmente, il trenta luglio decide di aver bisogno di staccare dal lavoro. Non te ne fare una colpa Severus, sei umano è normale-
 
Severus annuì, ma non concordò con lei. Regulus Black era stato per lui come un fratello e dimenticarsi il suo compleanno, era una cosa che non si sarebbe perdonato tanto facilmente.
 
-Di cosa dovevi parlarmi?- chiese Jocelyn, prima di portarsi la tazza alle labbra.
 
-Oh sì- Severus si ricompose all’istante e si schiarì la voce. -Ti ricordi di James Potter e dei suoi amichetti?-
 
-James Coglioncello Potter, si me lo ricordo perché?- chiese Jocelyn, assottigliando lo sguardo.
 
-Ebbene facevano parte di un’organizzazione fondata da Silente in persona- disse Severus con tono serio, reprimendo un ghigno al suono del nomignolo dato anni orsono. -E all’epoca della guerra, io davo informazioni a Silente e a questa organizzazione. Ora è tornata in auge e stiamo cercando nuovi membri-
 
Jocelyn lo guardò ammirata e Severus abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzato. Rimasero in silenzio per un tempo che all’uomo parve infinito, fu la donna a interrompere quegli attimi di quiete con un sospiro.
 
-Quindi, secondo Silente Tu-Sai-Chi è tornato-
 
Severus annuì. -Sì ed io la sera della morte di Diggory, ho parlato con Barty-
 
Jocelyn sgranò gli occhi sorpresa e si fece più vicina, ora decisamente più interessata alle parole del suo amico.
 
-Tu hai incontrato Barty?- chiese sorpresa.
 
-Sì, quella sera ha provato a rapire Alyssa Black, la nipote di Regulus- spiegò, con tono basso come se qualcuno potesse comunque sentirli. -Pare che il nostro Barty, abbia aiutato Grace Moldian a far tornare il Signore Oscuro-
 
-Grace Moldian? La migliore amica di Sirius L’altro Coglioncello Black? La sorella di Dahlìa Moldian? Stento a crederlo sinceramente- disse Jocelyn, arricciando le labbra. -Ricordo ancora la rissa che avvenne nella Sala d’Ingresso tra Grace e la McKinnon, solo perché quest’ultima aveva dato della puttana a Dahlìa-
 
-Hai ragione- convenne Severus, guardandola. -Ma il giorno dopo ho convocato Alyssa Black nel mio ufficio e mi ha confidato che l’anno scorso, era riuscita a parlare con Peter Minus e anche lui le ha nominato Grace-
 
-Ma per favore! Peter Il Grifone Fifone Minus è morto e lo sai- disse Jocelyn, sbuffando.
 
-Oh fidati è vivo e vegeto e c’è l’ha fatta sotto il naso in tutti questi anni. Fifone sì, ma intelligente a quanto pare- esclamò sprezzante. -Ah e Sirius Black è innocente, fu Minus a tradire i Potter-
 
-Beh effettivamente era difficile credere che Sirius potesse fare una cosa del genere a James- disse pensierosa. -Quindi deduco che Grace Moldian non sia scomparsa presumibilmente uccisa-
 
-Esattamente- confermò, portandosi finalmente la tazza alle labbra e scoprendo che il tè, si era ormai raffreddato. -Comunque credo anche io che sia tornato, ho visto come ne parlava Barty e non posso non crederci. Inoltre dall’inizio dell’anno scolastico il…Marchio Nero- pronunciò le ultime parole, abbassando la voce il più possibile. -È tornato a bruciare-
 
Il volto di Jocelyn impallidì a quelle parole e a Severus, tornò in mente il giorno in cui andò a chiederle scusa. Avvenne un mese dopo la morte dei Potter e a Diagon Alley nevicava. La donna, che all’epoca aveva poco più di vent’anni, aprì la porta e non disse nulla. Lo fece entrare e insieme si ubriacarono, in preda ai fumi dell’alcol le chiese scusa e lei fece come ogni volta.
Lo perdonò.
 
-Mi stai chiedendo di entrare in questa organizzazione?- gli chiese, facendolo tornare al presente.
 
-Sì, avrei voluto chiederlo anche a Josie ma non so se…-
 
Jocelyn lo interruppe con un cenno della mano. -No, lei non deve entrare in questa storia. Sarebbe mossa dalla vendetta o peggio, si farebbe ammazzare solo per tornare con lui-
 
 
Il ragazzo chiuse la porta alle loro spalle, senza mai lasciare la mano della ragazza. Si voltò di nuovo verso di lei e sorrise di riflesso, trovandola con le guance rosse e i capelli, le ricadevano disordinati sulle spalle. Ripensò a pochi minuti prima, quando le sue dita erano immerse in quella cascata di capelli corvini e un brivido, gli corse lungo la schiena. Lei gli sorrise e si avvicinò per baciarlo. Le sue labbra sapevano di succo alla zucca e gli venne da sorridere di nuovo, perché con lei gli veniva spontaneo farlo. La fece poggiare al muro e continuò a saggiare quel sapore che ormai conosceva a memoria.
La sua ragazza.
Alle volte non riusciva ancora a credere che stessero insieme.
Lui Theodore Nott e lei Alyssa Black, erano una coppia a tutti gli effetti e delle volte doveva guardarla per ricordarselo.
La ragazza dovette staccarsi dalle sue labbra a malincuore e Theodore, poggiò la fronte su quella di lei, mentre riprendeva fiato dopo i baci.
 
-Devo tornare a casa- esclamò Alyssa con il fiato corto.
 
-Potresti rimanere altri cinque minuti- sussurrò Theodore, già pronto a tornare ad assaporare le sue labbra.
 
-Si certo, come poco fa- esclamò sarcastica.
 
Theodore sorrise malizioso e lei ridacchiò, spingendolo scherzosamente. Insieme scesero le scale che portavano all’ingresso di  casa Nott e il ragazzo, provò più volte a convincerla a rimanere ma senza risultati. Per qualche ragione a lui ignota, Orion pretendeva che la figlia mettesse piede in casa entro le sei del pomeriggio, inutile anche solo provare a convincerlo. Raggiunsero il salotto e Alyssa prese una manciata di metropolvere, per poi entrare nel camino.
 
-Numero dodici di Grimmauld Place- disse con sicurezza.
 
Alyssa sparì e Theodore sospirò, ricordando il pomeriggio appena passato.
 
~
 
Una volta arrivata a casa Black, Alyssa fu accolta dal caos più totale. In salotto c’era parte dell’Ordine della Fenice e l’armadio svanitore recuperato da Remus e Mary, era in pieno utilizzo. Quando uscì dal camino infatti, Mundungus Fletcher era appena sbucato fuori dal vecchio armadio e inorridì di riflesso quando lo vide. Era un uomo viscido e l’odore che emanava, le faceva salire la nausea.
 
-Alyssa cara- esclamò Molly, fiondandosi verso di lei con il suo solito sorriso rassicurante.
 
-È successo qualcosa?- chiese Alyssa, guardando i presenti.
 
Da quando Harry era stato aggredito dai Dissennatori, l’Ordine della Fenice era stato oberato di lavoro per far si che il ragazzo non avesse altri sgradevoli incontri. Dal canto suo, gli aveva scritto delle lettere ma non era stata in grado di raccontare troppe fandonie, il massimo che aveva potuto fare era rassicurarlo sulla sua sicurezza ma nulla più.
 
-No tesoro, è che questa sera arriverà Harry. Non è più al sicuro con quella famiglia babbana- disse, non riuscendo a reprimere l’irritazione nel pensare agli zii del ragazzo.
 
-Alyssa Black, ti avevo detto che dovevi tornare entro le sei!- esclamò a tono alto, Orion.
 
-Perché, che ore sono?- chiese lei frastornata. Voltò lo sguardo sull’orologio del salotto e lesse le sei e zero cinque. -Ma andiamo! Ho fatto si e no tre minuti di ritardo!- disse indicando l’orario.
 
Molly represse a stento una risata divertita e s’intromise lei stessa, in favore della ragazza. Alyssa la guardò riconoscente ma Orion non era della stessa idea, infatti sia lui che Sirius scrutavano la ragazza con attenzione, come se potessero scorgere qualsiasi cambiamento. Nel frattempo, il gruppo destinato a fare da scorta a Harry uscì in fretta e furia da casa Black e nel salotto, rimasero solo Alyssa, Sirius e Orion. Persino Molly preferì uscire per andare a preparare la stanza di Harry, perché a detta sua, Kreacher non sarebbe stato in grado.
 
-Hai i capelli in disordine- fece presente Orion.
 
-E le guance rosse- disse Sirius, assottigliando lo sguardo.
 
-Si…mi sono addormentata sotto il gazebo in giardino- borbottò Alyssa.
 
-Tesoro mio, è il caso che parliamo di sesso- esclamò Sirius, con tono serio. Alyssa sgranò gli occhi con un misto di imbarazzo e sorpresa, stessa cosa fece Orion ma a Sirius non interessò. -E significa che non lo farai mai fino al matrimonio. Discorso chiuso-
 
-No…io con voi di…quella cosa non ci parlo!- sbottò la ragazza, imbarazzata.
 
-Soprattutto se il discorso è fatto da un bambino di cinque anni- disse Orion, guardando il figlio tralice.
 
-Sentite, doveva essere Dahlìa a parlare di sesso non io! Lo avevamo già deciso, io mi occupavo di insegnarle il Quidditch e lei si sarebbe occupata di quelle cose- disse Sirius, imbarazzato.
 
-Tu insegnarle il Quidditch? Ma se il tuo modo di giocare era uno schifo, tuo fratello ti batteva sempre- gli fece presente Orion, ghignando.
 
-Ma che c’entra- bofonchiò Sirius.
 
-Posso andare?- chiese Alyssa, indicando la porta. -Vorrei andarmi a cambiare-
 
-Va bene- acconsentì Orion. -Ma il discorso non finisce qui. Parlerò con Julius, non voglio più che rimaniate da soli-
 
-Sapete cosa è divertente?- chiese Alyssa, ghignando improvvisamente. -È che voi avete così tanta paura che io faccia qualcosa con Theodore, perché avete fatto le stesse cose, se non peggio, alla mia età. E il pensiero che la vostra principessina faccia le vostre stesse esperienze, vi fa impazzire-
 
Orion e Sirius si guardarono colti sul fatto e Alyssa sorrise vittoriosa, prima di uscire dalla stanza.
 
~
 
Si era chiusa in laboratorio per tutto il tempo in cui la parte dell’Ordine rimasta, era in riunione e Harry non arrivava. Aveva avuto il divieto di utilizzare la bacchetta per terminare le sue pozioni ma per sua fortuna, i gemelli non erano più legati alla magia minorile e la stavano aiutando, terminando loro stessi il suo lavoro. Questo le aveva permesso di utilizzare la sua materia preferita per calmarsi ma soprattutto, di passare lì il tempo assieme ai suoi amici. Il laboratorio era diventato il Club Dei Reclusi e tutti gli adolescenti del numero dodici di Grimmauld Place passavano la maggior parte del loro tempo in quella stanza. Anche in quel momento, nonostante volesse rimanere sola, tutti i ragazzi erano lì in attesa che Harry li raggiungesse.
 
-Sarà sicuramente arrabbiato- esclamò Hermione, mentre si attorcigliava una ciocca di capelli tra le dita.
 
-Tu dici? Secondo me no- rispose Ron, con tono tranquillo.
 
-Arrabbiato penso sia un eufemismo- disse Alyssa, rigirando la pozione nel calderone. -Edvige mi ha dato una beccata sulla mano giusto ieri-
 
-Oh anche a me- bofonchiò Ron, ricordandosi lo spiacevole episodio di pochi giorni prima. -Allora sarà arrabbiato-
 
Sospirarono all’unisono e Alyssa fece segno a George di agitare la bacchetta contro il calderone, non prima di spiegargli esattamente come dovesse fare. Spense il fuoco e riempì due boccette di pozione anticrespo, successivamente si sedette accanto a Ginny, che guardava fuori dalla finestra nella speranza di scorgere il gruppo. 
I gemelli iniziarono a tirare di scherma con le loro bacchette finte, Ron e Hermione si misero a giocare a scacchi mentre Alyssa e Ginny, guardavano fuori dalla finestra.
 
-Ma quindi ti vedi con Michael Corner?- chiese Alyssa, curiosa.
 
-Beh ci sentiamo- rispose Ginny, sospirando. -È un bravo ragazzo…-
 
-Ma non è Harry- concluse la frase per lei.
 
Ginny annuì e sospirò di nuovo. -Tanto vale che me lo tolga dalla testa no?-
 
-Vado a prendere un po’ di succo di zucca, annega i tuoi crucci nel dolce sapore del succo migliore del mondo- disse sorridendole dolcemente.
 
Ginny ridacchiò e si alzò dal suo posto per raggiungere i gemelli, mentre Alyssa uscì dalla stanza per scendere in cucina. Avrebbe potuto chiamare Kreacher ma preferiva di gran lunga andare lei stessa, così da perdere un po’ di tempo e rimettere in ordine i propri pensieri. Arrivò al piano terra e un rumore fuori dalla porta d’ingresso la fece fermare all’istante, afferrò la bacchetta e si avvicinò cauta. Da quel che sapeva dovevano utilizzare l’armadio svanitore per entrare a Grimmauld Place, dopo che Narcissa Malfoy per poco non sorprendeva Sturgis Podmore ad entrare in casa. Molly uscì di corsa dal salotto e la raggiunse, facendole segno di mettersi dietro di lei ma prima ancora che potesse spostarsi, la porta si aprì e la scorta di Harry entrò in fretta e furia.
 
-Alt, riconoscersi prego- esclamò Molly, senza abbassare la bacchetta.
 
-Alastor Moody, Auror presso il Ministero della Magia Inglese, membro dell’Ordine della Fenice, il mio patronus è un castoro e porto con me Harry Potter- esclamò Alastor, con tono professionale.
 
Il gruppo si spostò per far vedere Harry a Molly e solo allora, la donna abbassò la bacchetta. Il gruppo raggiunse di corsa la riunione che stava avendo luogo mentre Molly, si premurava di constatare quanto Harry fosse sciupato rispetto all’ultima volta in cui lo aveva visto. Alyssa attese pazientemente che la signora Weasley si spostasse, prima di avvicinarsi a lui per abbracciarlo.
 
-Benvenuto al numero dodici di Grimmauld Place, Harry-
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
C’è l’ho fatta! E con un giorno di anticipo dalla tabella di marcia. La cassettiera Ikea che dovevo montare aspetterà domani mi sa 🤷🏻‍♀️. Allora eccoci qui con un nuovo capitolo, la mia idea è fare un altro capitolo estivo e poi passare direttamente a Hogwarts, ci riuscirò? Chissà. Parto subito con gli asterischi:
  • Il primo Brian Hunnam non è altri che il cantante degli U2 e ovviamente Pride (in the name of love) è una loro canzone.
 
  • Sheila Laup è la fantastica Cindy Lauper ed io m’immagino Terrence ballare sotto le note di Girls Just Wanna Have Fun
 
 
Ora passiamo invece al capitolo, abbiamo visto un momento dolce tra Sirius e Alyssa e conto di averne di più (ovvio no?). Remus ma che cosa sarà successo con Marlene? Io già lo so 😏. Vogliamo parlare di Mary che lo prova a convincere a lasciarsi andare?
Severus e Jocelyn li adoro senza sé e senza ma. Io amo i nomignoli che usa Jocelyn per i Malandrini, dovete immaginare che tutto il gruppo di amici di Severus li utilizzava.
Ovviamente il mio preferito è Peter Il Grifone Fifone Minus ✌🏻.
Ho adorato scrivere l’ultimo paragrafo, soprattutto il discorso tra Sirius, Orion e Alyssa 😂.
 
Direi che ho detto tutto,
Aspetto i vostri commenti e ci vediamo al prossimo capitolo
 
_L_Black_
  
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