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Autore: Emeerery    31/03/2021    0 recensioni
"Se avesse dovuto stilare una lista dei peggiori criminali affrontati nel corso della sua carriera, Clorofilìa avrebbe scelto quello ad occhi chiusi. Diamine, anche la volta che aveva retto l’edificio pericolante sembrava una piccolezza al confronto!"
Genere: Azione, Comico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo osservò la scena dall’alto del palazzo.
 Il criminale si era imbattuto in un’eroina di pattuglia dopo aver provocato l’incendio. Non aveva causato troppi danni, ma l’intervenuta sembrava ben decisa ad arrestarlo. Purtroppo per lei, pareva anche incompatibile col nemico. Decise di concederle qualche minuto.
 Era giovane, poco oltre la ventina. Il costume da eroe era sicuramente scenografico, anche se dubitava fosse effettivamente utile. Sei foglie fuori misura le scendevano dalle spalle in due gruppi, tre sopra e tre sotto. Quelle inferiori erano fermate in vita da una cintura marrone, così come marroni erano i pezzi di armatura che riusciva ad intravedere. Dietro di lei, appesa alla cinta, c’era una sacca gonfia, verde, a forma di semicerchio. Uno scudo partiva da entrambe le braccia a difenderla dal quirk avversario (delle fiamme di discreta potenza). I capelli, castani e molto lunghi, erano intrecciati con delle liane, che si congiungevano sul viso a crearle una maschera. No, le uniche cose utili erano le protezioni personali che in quel momento non poteva sfruttare.
 Quando ebbe stabilito che la ragazza ci avrebbe ricavato solo delle bruciature (al meglio), decise di aiutarla. Badando di non attirare l’attenzione dei contendenti, si calò silenziosamente alle spalle della sua preda.
***
 
 Se avesse dovuto stilare una lista dei peggiori criminali affrontati nel corso della sua carriera, Clorofilìa[1] avrebbe scelto quello ad occhi chiusi. Diamine, anche la volta che aveva retto l’edificio pericolante sembrava una piccolezza al confronto! Le unicità di fuoco non le erano congeniali, tendevano a consumarle in fretta zuccheri e liquidi per compensare le perdite subite dai suoi rami. Ma quirk del genere combinati ad attacchi a distanza (rivelando una padronanza del proprio potere non indifferente), non li aveva ancora mai gestiti. Nonostante fosse a più di tre metri dal suo avversario, il suo controllo sul muro di fuoco non ne risentiva minimamente. Lei, invece, che preferiva il combattimento corpo a corpo, non riusciva a trovare un varco per avvicinarsi e le sue fronde andavano seccandosi e sviluppando piccoli principi d’incendio da estinguere in fretta. Non di rado aveva concluso lotte senza neanche toccare direttamente lo sfidante, ma con quelle fiamme in libertà era impossibile lanciargli contro i tralci d’arresto, sarebbero stati ridotti in cenere prima ancora di impensierirlo. Ed anche a voler essere fortunati, raggiungerlo in qualche modo e catturarlo, lui non ci avrebbe messo molto per mandare in cenere tutte le sue armi.
 Riconsiderò rapidamente le alternative: non aveva intenzione di scappare, il suo avversario aveva già provocato dei danni e la ragazza aveva la netta impressione che la lista si sarebbe allungata se non l’avesse prontamente fermato; scartò l’idea di attirarlo in una strada più trafficata, dove avrebbe magari trovato un eroe che potesse darle una mano, ma il delinquente avrebbe potuto trattenere qualche ostaggio; chiamare polizia o agenzie poteva essere un piano degno di considerazione, se il suo cellulare non fosse morto al primo tentativo, surriscaldato appena tirato fuori dalla cintura; infine impalarsi lì, resistere e sperare nel meglio. La zona era disabitata, una parte del quartiere in via di riqualificazione da almeno vent’anni, a quel che sembrava. Edifici pericolanti e strade dissestate rivelavano il reale interesse dell’amministrazione comunale per il rilancio del rione. Il massimo del crimine era l’abusivismo, su cui le agenzie chiudevano generalmente un occhio. Situazione spinosa.
 Stava considerando per la terza o quarta volta se non fosse il caso di provare con i segnali di fumo, sperando di attirare l’attenzione di qualche incauto passante, quando le fiamme si ritirarono d’improvviso. Titubante, temendo una trappola, riorganizzò lo scudo per dare un’occhiata al criminale attraverso i rami. Lo vide a terra, apparentemente svenuto, mentre un uomo massiccio lo sovrastava da dietro. Poco convinta, riassorbì comunque i tralci, lentamente, per recuperare almeno in parte energie ed acqua.
 Il nuovo intervenuto era alto, spalle larghe, braccia e gambe incredibilmente muscolose. Indossava una maschera di metallo dalla forma bizzarra, tondeggiante in cima ed appuntita sul davanti che richiamava immediatamente gli spallacci e le protezioni di gomiti e ginocchia. Dal collo in giù era rivestito di una calzamaglia nera estremamente aderente. Il suo intero corpo era attraversato da tubi grigi che seguivano l’andamento degli arti incontrandosi al centro del torace, dove degli oggetti circolari luccicavano debolmente nella scarsa luce del vicolo. Completavano quell’improbabile visione vambraci[2], schinieri[3] e cintura dello stesso colore dei tubi, chiusa da una grossa fibbia rettangolare dorata.  
 “Grazie, l’atmosfera era un po’ troppo calda per i miei gusti,” cercò di scherzarci sopra Cloro, mentre richiamava alla mente tutti gli eroi con cui era venuta in contatto. Le sembrava di non conoscerlo, il che era strano considerando che il quartiere non era particolarmente grande e le pareva di essere in rapporti con tutte le agenzie operanti in zona. L’altro chinò appena la testa in risposta.
 “Se ha un cellulare potrebbe chiamare la polizia, signore? Il mio non funzionerà mai più, temo” chiese ossequiosa.  
 “Steam” ribatté l’uomo.
 La ragazza strabuzzò gli occhi.
 “Come scusi?” domandò.
 “Mi chiamo Steam, non ‘signore’, e non porto il telefono al lavoro, rischia di distrarmi,” replicò lui. La sua voce era alterata artificialmente da un filtro, o forse solamente dal casco che indossava, Cloro non poteva esserne certa.
 Comunque la sua risposta fugava ogni dubbio possibile. Non conosceva un eroe con quel nome, e nessuno dei suoi colleghi usciva di ronda senza un apparecchio di recapito, fosse anche un cercapersone. Neanche il capo faceva eccezione.
 “Come se la cava con le fiamme? La stazione di polizia più vicina si trova a mezz’ora a piedi da qui, se si sveglia nel tragitto dovremmo…” non completò la frase, non sapendo bene come continuare. L’altro iniziò a scuotere piano la testa.
 “Abbastanza bene da aspettarti mentre cerchi una pattuglia. Non sono sicuro di poter camminare così a lungo e tu non mi sembri in grado di rimetterlo a dormire, senza offesa.”
 Clorofilìa ci rifletté sopra. Non avrebbe potuto trasportarlo lei, non in quelle condizioni. Non aveva la forza di caricarseli entrambi per tutta quella strada, ma lasciarlo da solo a gestire un criminale le pareva una soluzione un po’ estrema. Certo era che dava l’impressione di riuscire a reggere tranquillamente gli attacchi fisici. Sperò in cuor suo che avesse una pari resistenza al fuoco.
 
 Venti minuti dopo, quando si affacciò nuovamente nel vicolo con al seguito gli agenti, la ragazza ebbe un principio di mancamento. Non riusciva a vedere né il criminale né tantomeno l’eroe. Per un momento temette che il primo si fosse ripreso e avesse fatto la festa al secondo. Poi si rese conto che il delinquente era stato spostato contro un muro e abbandonato riverso. Dell’altro uomo non c’era traccia.
 “Non avevi detto di averlo affidato ad un eroe?” le chiese un poliziotto.
 “Sì, mi aveva assicurato di potersene occupare da solo” rispose lei, incerta. Non riusciva a spiegarsi il motivo di quella sparizione. Non c’erano segni di lotta, anche l’incendio che aveva dato origine al suo intervento si era spento da solo, non ne rimaneva che cenere e fumo. Si strinse nelle spalle.
 “Va bene,” le disse l’agente, conciliante “l’importante è aver catturato questo tipo. Ma ci toccherà contattare il tuo collega e riprenderlo per aver abbandonato il criminale, a quanto pare. Come ha detto di chiamarsi?”
 Dopo di che Clorofilìa si disinteresso totalmente alla faccenda.
 

[1]  Parola composta, derivante dal termine ‘clorofilla’ unita alla desinenza greca ‘filìa’ (amore, simpatia, affinità).
[2]  Nelle armature a piastre, elemento posto a protezione degli avambracci.
[3]  Nelle armature a piastre, elemento posto a protezione degli stinchi.
   
 
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