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Autore: takamine    01/04/2021    1 recensioni
Draco chiede a Harry di insegnargli a resistere alla Maledizione Imperius durante il quarto anno. Le lezioni si trasformano in qualcosa di più di quello che entrambi si aspettavano. Una storia di amore segreto, redenzione e perdono.
NOTE:
Questa storia appartiene a Oakstone730 che mi ha dato il permesso di tradurla. So che qualcuno su questo sito aveva iniziato un lavoro simile, ma risale a sette anni fa e da allora è stato pubblicato solo il Prologo. Ho pensato che quella persona avesse abbandonato il progetto per un motivo o per un altro. Quindi mi permetto di pubblicare la mia versione della traduzione con tutti e 29 i capitoli.
Timeframe: 1994-2002 (dal Calice di fuoco fino a quattro anni dopo).
Tutti i personaggi che muoiono nei libri, muoiono anche in questa storia poiché essa segue fedelmente gli avvenimenti narrati (tranne minuscole variazioni).
La trama si sviluppa come nei libri, escluso l'epilogo finale.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Note di traduzione: la trasposizione da una lingua a un'altra non è sempre semplice, perché a volte alcuni modi di dire ed espressioni non si possono rendere letteralmente in entrambe le lingue. Quindi, in quei rari casi, mi sono presa delle piccole licenze. Lo dico perché chi conosce già la storia potrebbe trovare una battuta al posto di un'altra. In ogni caso, si tratta di eccezioni molto rare.


 

 
2. La Coppa del Mondo di Quidditch
 
1994 – Coppa del Mondo di Quidditch
 


“Harry, stavo andando a fare una passeggiata per dare un’occhiata in giro. Ti va di venire?” Cedric Diggory, il Tassorosso del sesto anno, era in piedi davanti a lui nella tenda in cui alloggiava con i Weasley per la Coppa del Mondo di Quidditch. Sorpreso, Harry si guardò intorno. Ron e Hermione stavano giocando agli Scacchi Magici, mentre il signor Weasley e il padre di Cedric stavano discutendo di politica.
“Ehm, certo.” Harry posò l’ultimo numero di Quidditch Oggi che stava sfogliando. Anche se conosceva Cedric da Hogwarts, non avevano mai trascorso del tempo insieme. Era il capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso che l’aveva battuto l’anno prima. Cedric mantenne sollevato il lembo all’ingresso della tenda ed entrambi uscirono fuori.
Cedric girò a sinistra e si avviò giù per il viale tra le numerose altre tende. Ora che era calata la notte, c’erano un sacco di fuochi accesi. Harry non era mai stato in un campeggio babbano, ma era abbastanza sicuro che normalmente i fuochi non fossero viola, verdi, blu e altri colori che sparavano scintille arcobaleno nel cielo notturno.
Harry sbirciò con curiosità l’alta figura che camminava silenziosa di fianco a lui. Aveva osservato spesso gli allenamenti dei Tassorosso e sapeva che Cedric era un eccellente Cercatore. I capelli ricci gli ricadevano sugli occhi e lui li tirava indietro in continuazione con le dita.
“Quindi, dove stiamo andando?” chiese infine Harry. Era felice di poter gironzolare per il campeggio e osservare i maghi che si erano radunati da tutto il mondo per quell’occasione, ma Cedric non pareva per niente interessato a ciò che li circondava. Sembrava perso nei suoi pensieri, mentre si inoltravano lentamente attraverso il campeggio.
Cedric alzò lo sguardo e si accorse per la prima volta che ormai si erano lasciati le tende alle spalle, ed erano ora su un piccolo sentiero. “Oh, da nessuna parte, credo.” Si fermò e Harry lo imitò, perplesso. “In realtà volevo farti una domanda o qualcosa del genere.”
Harry avvertì una prima scintilla di allarme. “Una domanda su di me?” Guardò Cedric. Anche se non gli piaceva per niente, si era abituato controvoglia alla gente che gli chiedeva autografi, cosa che lui rifiutava ogni volta. Perché qualcuno avrebbe avuto bisogno del suo autografo? O di favori, o di fargli domande su Voldemort? Cedric non gli era sembrato il tipo, ma Harry pensò che forse dopotutto si era sbagliato su di lui.
Cedric fece un cenno verso il campo e guardò Harry. “Immagino che sia dura, vivere la tua vita sotto il costante sguardo di tutti. Qualunque mossa tu faccia, la gente se ne accorge.” Harry annuì lentamente, non era niente di nuovo per lui. In qualche modo iniziò a temere che non gli sarebbe piaciuta la domanda che gli avrebbe rivolto.
Cedric guardò Harry dritto negli occhi. “Ho notato che mentre sfogliavi Quidditch Oggi non stavi esattamente leggendo gli articoli, come fanno la maggior parte dei ragazzi.”
Harry arretrò di un passo, quello non era decisamente ciò che si era aspettato. “Li leggo gli articoli!”
Cedric si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. “Sfogli quella rivista nello stesso modo in cui lo faccio io, più per le foto che per quello che c’è scritto.” Prima che Harry potesse pensare a una risposta, due maghi passarono dal sentiero e li salutarono. “Salve ragazzi, bella serata per una passeggiata, eh?”
Cedric si accorse che anche molte altre persone avevano deciso di passeggiare per quello stesso sentiero. “Ascolta, Harry, non è poi così importante. Forse mi sono sbagliato. Ho solo pensato che, se ci avessi visto giusto, forse avresti voluto avere qualcuno con cui parlare di questa cosa. Se vuoi tornare alla tenda, va bene. Ma se vuoi parlare, possiamo trovare un posto più tranquillo per farlo.”
Harry osservò una zolla di erba ai suoi piedi e le tirò un calcio, prendendo tempo mentre decideva cosa fare. I rumori del campeggio, risate e chiacchiere allegre, sembravano lontanissimi da dove si trovavano ora. Guardò il sentiero che conduceva alle tende e poi si voltò verso Cedric. L’alto Tassorosso era lì in piedi, in attesa di una sua risposta. Harry fu tentato di dire che sarebbe stato meglio tornare indietro, ma era da parecchio tempo che sentiva il bisogno di qualcuno con cui parlare di quello. Aveva così tante domande nella sua testa e nessuno a cui rivolgersi per trovare le risposte.
Esitante, disse: “Potremmo camminare un altro po’, credo.” Cedric sorrise e annuì. Ripresero il sentiero e si diressero nel bosco che circondava il campeggio. “Mi pare che da questa parte ci sia una radura...” Continuarono a camminare e arrivano presto in un prato. Cedric si guardò intorno. “Non credo ci sia nessuno nei paraggi...” e senza tante cerimonie si sedette nel mezzo dello spiazzo. Dopo un momento di esitazione, Harry si accasciò di fianco a lui.
Lontani da tutti quei fuochi, Harry riuscì a vedere le stelle che riempivano il cielo notturno come tanti puntini di luce. “Ci credi che non avevo mai visto il cielo stellato prima di andare a Hogwarts?”
“Non sei mai andato in campeggio o qualcosa del genere con i tuoi... Oh, Merlino, mi dispiace. Harry. Per un momento, mi sono dimenticato con chi stessi parlando...” Cedric si raddrizzò imbarazzato. “Mi-”
“No, va bene. Capisco. Sono cresciuto con i miei zii babbani. E decisamente non erano interessati in cose come il campeggio.” Harry era contento della gaffe: gli confermava che Cedric non era interessato al nome di Harry Potter, né alle attenzioni che esso portava con sé.
Il silenzio li circondò. In lontananza Harry poteva sentire i brindisi e il vociare. Era consapevole che Cedric stava aspettando che fosse lui a parlare. Ma non sapeva bene come riprendere il discorso. Non aveva avuto il coraggio di confessare a nessuno, nemmeno a Ron e Hermione, il suo segreto. Che Cedric lo avesse semplicemente indovinato era fastidioso. Aprì la bocca per dire qualcosa ma poi si fermò, continuando a strappare via fili d’erba e a ridurli in coriandoli.
Cedric disse piano: “Ho capito di essere gay durante il mio terzo anno a Hogwarts. Non sono riuscito a convincermi del fatto che si trattasse solo di una fase, visto che notavo tutti i ragazzi nella mia classe ma mai le ragazze.”
Nervoso, Harry continuò a strappare fili d’erba. “Come ti sei sentito? Quando lo hai capito.” Non lo guardò in faccia, ma tenne gli occhi fissi sul mucchietto di erba spezzettata ai suoi piedi.
“Sollevato, credo” disse Cedric con un sospiro. “Non ero mai stato interessato a partecipare nei tipici discorsi su quale ragazza avesse le tette più grosse o il culo più bello. Non ho mai voluto farlo e pensavo che ci fosse qualcosa di sbagliato in me. All’improvviso tutto ha avuto un senso e mi sono sentito sollevato.”
“In quanti lo sanno?” gli chiese Harry con esitazione. “Lo dici apertamente alle persone che sei, ehm, gay?”
“Intendi dire se vado da qualcuno e gli dico ‘Ciao, sono Cedric e sono gay’?” Cedric rise sommessamente. “No. Ma non ho nemmeno bisogno di tenerlo nascosto. La mia famiglia e i miei amici lo sanno, e credo che anche molti dei miei compagni di scuola ne siano a conoscenza, o almeno lo sospettano. I miei compagni di squadra lo sanno e sono quasi sicuro che almeno per il novanta percento di loro questa cosa non faccia alcuna differenza.”
Cedric si distese sull’erba e fissò lo sguardo sul cielo stellato. Dopo un momento di esitazione, Harry lo imitò. Si sistemò a disagio sul terreno duro, occhi fissi al cielo. Non sapeva con che domanda continuare il discorso.
“Harry, parliamo in via ipotetica. Credo che ti farebbe sentire più a tuo agio.” Cedric fece una pausa, ma Harry non intervenne. “Ipoteticamente, se tu fossi gay, so bene che per te sarebbe più dura di chiunque altro io conosca. Sei sempre sotto i riflettori. Tutti sanno chi sei e sono curiosi di sapere cosa fai. Ma ho pensato che, forse, renderti conto di non essere da solo in questo, di avere qualcuno con cui poterne parlare, avrebbe potuto esserti d’aiuto.”
“Quel dieci percento per cui il fatto che tu sia gay fa differenza... Come si comporta?” chiese Harry, con lo sguardo concentrato sulla scia quasi invisibile di un satellite che attraversava il cielo.
“Si comportano da teste di cazzo, non vogliono nemmeno fare la doccia mentre io sono negli spogliatoi. Una volta uno di loro ha provato a lanciarmi un incantesimo e continua tuttora a fare commenti idioti. Ma sono bene che il problema è loro, non mio. Non ho problemi con la persona che sono.”
Harry inspirò profondamente e porse la domanda che più gli premeva: “Cosa ti ha fatto pensare che io potrei essere... come te?”
Harry riusciva a sentire il sorriso nella voce di Cedric mentre rispondeva. “Hai paura di emettere una qualche specie di segnale gay? Naa, è solo che noto cose che passano inosservate agli occhi dei più. Mi sono accorto che ti soffermi sulle foto dei giocatori di Quidditch più spesso di quanto non faccia la maggior parte delle persone. Mentre attraversavamo il campeggio, il tuo sguardo cadeva sui ragazzi piuttosto che non sulle numerose ragazze molto carine che ci passavano davanti.”
Una cosa così banale, pensò Harry. Sentì una vampata di rabbia attraversarlo. Chiunque avrebbe potuto accorgersene. Parte della rabbia che era rimasta latente in lui per tutta l’estate affiorò in superficie. Aveva speso così tanto tempo a cercare di integrarsi a scuola, non aveva bisogno di un altro motivo perché la gente parlasse di lui. Incapace di rimanere disteso, si tirò a sedere e si abbraccio le ginocchia con le braccia, la testa nell’incavo dei gomiti. Anche Cedric si mise a sedere. “Quanti anni hai, Harry? Quattordici? Quindici?”
“Quattordici appena compiuti” disse Harry senza sollevare la testa.
“Qualcuno lo sa, mh, ipoteticamente? C’è qualcuno con cui puoi parlarne?”
“Penso che possiamo abbandonare la storia dell’ipoteticamente” disse Harry sospirando. “No, nessuno sa niente. Ho un padrino, ma al momento ha i suoi problemi a cui pensare. Non posso disturbarlo con queste cose. Ho cercato di trovare il coraggio per dirlo a Ron e Hermione, ma ho pensato che in fondo forse mi sbagliavo. Forse stavo solo...”
“Attraversando una fase?” Cedric sorrise. “È un discorso familiare per me. Questo tipo di fase dura tutta la vita. Fidati dei tuoi amici, Harry. Fa parte di ciò che sei, una parte molto importante. Se loro sono contrari, allora è meglio saperlo il prima possibile. Anche se non credo che per quei due sarà un problema.”
Harry ci pensò su. “Stai... come lo chiami... uscendo con qualcuno?”
“Ho un ragazzo, Simon. Si è diplomato la scorsa primavera. Speravamo che ce la facesse a venire qui, ma aveva troppi impegni di lavoro.” Esitò, e sembrò comprendere la domanda che Harry stava per fare ma che non aveva il coraggio di fare.
“Stiamo insieme da un anno. Uscivamo insieme già a scuola, ma non lo facevamo molto apertamente. Non perché ce ne vergognassimo, solo che non è nel nostro stile pomiciare nei corridoi.”
Per un attimo Harry smise di respirare. In tutto il tempo che negli ultimi mesi aveva speso a preoccuparsi del suo altro problema (il principale restava Voldemort), non si era mai soffermato a pensare come sarebbe stato baciare un ragazzo. La sua mente fu invasa dall’immagine di Cedric che baciava un tipo senza volto nei corridoi di Hogwarts. L’immagine si trasformò subito in Harry che baciava un tipo senza volto nell’aula di Pozioni. Balzò velocemente in piedi, cercando di scacciare quella scena dalla mente.
Anche Cedric si alzò in piedi, allungò una mano e mise un braccio attorno alle spalle di Harry. “Si sta facendo tardi e probabilmente ne hai avuto abbastanza... Più di quanto tu possa sopportare in una sola notte. Se avessi bisogno di trovare risposte o anche solo di parlare, fammelo sapere. Puoi fidarti di me, non lo dirò a nessuno. Ma credo che dovresti confidarti con Ron e Hermione. Ti sentirai molto meglio se non dovrai più tenerti tutto dentro.”
Harry annuì. “Grazie Cedric. Per tutto. Non sapevo cosa fare...”
“Sono contento di aver parlato, allora. Stavo quasi per tacere, temevo di essermi sbagliato. Poi mi sono ricordato come mi sentivo a tredici anni, in una situazione simile alla tua, e ho deciso che forse era meglio provare. Mi sarebbe stato utile un amico che capisse cosa stavo passando allora.”
Si voltarono per tornare sul sentiero che conduceva al campeggio. Harry realizzò con sorpresa quanto fosse diventato tardi. I fuochi vicino alle tende erano ormai quasi tutti spenti e sembrava che molti campeggiatori si fossero già sistemati per passare la notte. Nessuno dei due parlò mentre camminavano. Harry era perso nei suoi pensieri.
Arrivati alla tenda dei Weasley, esitante Harry tese la mano a Cedric, che la prese e la strinse con un sorriso. “Ricorda Harry, puoi venire da me in qualunque momento se sentissi il bisogno di parlare.” Harry annuì e aprì il lembo della tenda per entrare. Erano già tutti andati a dormire. Si fece strada silenziosamente fino a raggiungere la sua brandina, vicina a quella di Ron.
“Doveseistato...” chiese Ron mezzo addormentato quando Harry inciampò per sbaglio nella sua brandina.
“In giro, a guardare le stelle” disse Harry. Si stese sul suo letto e si mise a osservare il soffitto della tenda. Era strano come conoscere un’altra persona come lui rendesse le cose differenti. Si girò su un fianco e si addormentò. Per la prima volta da settimane, dormì sonni tranquilli.

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Quando Harry rivide Cedric, fu sul binario 9 e ¾. Appena arrivato con Ron e Hermione, notò subito Cedric in piedi al fianco di un ragazzo alto e biondo. Erano lontani dalla folla e, Harry si accorse arrossendo, si stavano tenendo per mano. Le loro dita erano saldamente intrecciate mentre chiacchieravano. Cedric forse sentì lo sguardo di Harry su di sé perché si voltò e, quando lo vide, gli fece cenno di avvicinarsi.
“Torno subito” disse Harry a Ron e Hermione che si stavano inutilmente preoccupando per Grattastinchi e Leotordo. Incerto, si incamminò verso Cedric.
“Ciao Harry” lo salutò Cedric con una stretta di mano. “Vorrei presentarti Simon. Simon, questo è Harry.” Simon diede una rapida occhiata alla fronte di Harry e sorrise, porgendogli la mano. “È un piacere conoscerti, Harry.”
“Mio padre non è riuscito a liberarsi per accompagnarmi qui, una qualche emergenza del Ministero. Simon è riuscito a prendersi la mattina libera.” Cedric rivolse il suo sguardo verso Simon con un sorriso affettuoso sulle labbra. “Simon è uno stagista alla Gringott.”
“Il signor Weasley è stato chiamato per la stessa emergenza” disse Harry. Si stava chiedendo quanto Cedric avesse raccontato a Simon di lui, se Simon lo sapesse.
Cedric sembrò percepire i dubbi di Harry. “Ho incontrato Harry alla Coppa del Mondo, abbiamo preso la stessa Passaporta con i Weasley per andarci. È stata una partita fantastica. È un peccato che sia stata rovinata dai tumulti che l’hanno seguita. Mi piacerebbe vedere Krum giocare di nuovo. È stato eccezionale.”
Harry annuì d’accordo, e si accorse che Ron e Hermione stavano guardando verso di lui. “È meglio che torni dai miei amici. È stato un piacere conoscerti, Simon.”
“Lo stesso vale per me” replicò Simon con un sorriso. Harry si incamminò verso i Weasley. Ron stava osservando Cedric e Simon oltre la spalla di Harry.
“Ma guarda un po’...” commentò Ron. Harry si voltò appena in tempo per vedere Cedric dare un bacio a Simon. “Tu lo sapevi che Diggory è gay?” gli domandò Ron. “È cresciuto sulla collina vicino alla mia e non ne avevo idea...”
“Ehm, sì, mi aveva accennato qualcosa” disse Harry, osservando attentamente la faccia del suo migliore amico. “Ti da fastidio?” chiese dopo una pausa, trattenendo il respiro. Non aveva ancora trovato il coraggio per confidarsi con Ron. Con il dolore alla cicatrice, il sogno su Voldemort e i preparativi per Hogwarts, non aveva trovato l’occasione giusta.
“Naa, solo che non sai mai tutto delle persone. Non riesco a immaginare di desiderare di baciare un ragazzo.” Ron si voltò con una scrollata di spalle. “Meglio caricare la roba a bordo, o non riusciremo a trovare posto. Dai andiamo, Hermione” chiamò l’amica che stava parlando con la signora Weasley. Insieme salirono sullo scintillante treno rosso. Riuscirono a trovare uno scompartimento vuoto e vi sistemarono le loro cose. Scesero dal treno per un ultimo saluto ai Weasley. Con un sorriso trepidante in volto, si sistemarono definitivamente nello scompartimento e attesero il fischio del treno e la tanto desiderata partenza.
“Cosa pensate che volessero dire Bill quando ha parlato di tornare a Hogwarts quest’anno e Charlie quando ha detto che ci saremmo rivisti presto?” chiese Ron tirando fuori l’orrido abito da cerimonia marrone per lanciarlo sulla gabbia di Leo e zittire il rumoroso uccello.
“Non saprei” rispose Harry. “Ascoltate, devo dirvi-”
Si fermò quando Hermione alzò una mano per zittirlo. “Shh!”
Una voce strascicata arrivò dallo scompartimento vicino al loro. “Per poco mio padre non mi ha mandato a Durmstrang. Il loro preside è...”
“Malfoy” bisbigliò Ron. Hermione si alzò silenziosa e accostò la porta dello scompartimento, chiudendo fuori la voce di Malfoy.
“Non mi ero reso conto che fossero qui di fianco a noi” disse Harry scosso. Non poteva assolutamente permettere che qualcuno come Malfoy scoprisse il suo segreto. Harry ripensò a Cedric, in piedi sul binario, per niente in imbarazzo nell’essere visto baciare il suo ragazzo. Non pensava che ci sarebbe mai riuscito anche lui a farlo in pubblico.
“È un idiota totale. Vorrei che fosse andato davvero a Durmstrang così non dovremmo sopportarlo noi tutto il tempo.” Ron allungò la gamba sul sedile di fianco a lui. “Cosa volevi dirci, Harry? Hai avuto un altro sogno?”
“Eh? No, io, ehm, mi stavo solo chiedendo chi pensate che sarà il nuovo capitano della squadra di Quidditch di Corvonero...” Ron si lanciò eccitato nelle sue previsioni, mentre Hermione tirò fuori il suo Manuale degli Incantesimi volume quarto.

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Harry non tentò di affrontare di nuovo l’argomento per tutta la settimana. Era stato dato l’annuncio del Torneo Tremaghi e Harry era eccitato all’idea, anche se ciò significava niente campionato di Quidditch per quell’anno. Aveva sperato di poter giocare contro Cedric e i suoi Tassorosso, in cerca della rivincita per il disastro dell’anno precedente.
Harry stava correndo per il corridoio. Era già in ritardo per Pozioni, quando sentì qualcuno chiamare il suo nome. Guardando indietro, vide Cedric avvicinarsi. “Harry, è da un po’ che volevo parlarti. Hai un minuto?”
“No, sono in ritardo per Pozioni. Dopo va bene?” disse Harry.
“Certo. Che ne dici di trovarci fuori in cortile?” Harry annuì e scappò via.
Harry si recò in cortile subito dopo la lezione e vide Cedric seduto su una panchina intento a leggere una lettera. Lo raggiunse esitante, non voleva interromperlo. Ma appena Cedric lo vide, sorrise e ripiegò il foglio. “Scusa, la mia prima lettera da Simon. Ma aspetterà.” Si alzò e mise una mano sulla spalla di Harry. “Perché non facciamo una passeggiata verso il lago?”
Non appena si incamminarono giù per il sentiero, Cedric posò lo sguardo su di lui. “Volevo solo vedere come stavi. Sapere come è andata la prima settimana.”
Harry guardò il lago, poi Cedric. “Bene. Bene, credo. Dispiaciuto che non ci sarà il Quidditch. Ma questo Torneo sembra una cosa eccezionale. Ho sentito dire che vorresti partecipare.”
Cedric sorrise. “È un peccato per il Quidditch, ma l’opportunità di prendere parte al Torneo Tremaghi è un’occasione unica. Non posso lasciarmela sfuggire.”
Harry lo guardò sorpreso. “Quindi proverai a partecipare davvero?”
“Credo di sì. Ho scritto a Simon e mi ha detto che vorrebbe essere ancora qui a Hogwarts per poterci provare anche lui.” Cedric si fermò e scrutò Harry negli occhi. “Ma non mi riferivo a questo quando ti ho chiesto come ti andavano le cose. Hai già parlato di quella cosa con i tuoi amici?”
“Ron e Hermione? No.” Harry abbassò lo sguardo e sfregò il suolo con le scarpe da ginnastica. “L’ho quasi fatto, sul treno, ma-”
“Dovresti farlo, Harry. Lo sai che puoi parlare con me quando vuoi. Ma non è come parlare con i tuoi amici.”
Harry lasciò vagare lo sguardo verso il lago. “Lo so, ma se non gli piacesse quello che gli dirò? Se cambiasse le cose tra me e Ron? Cosa farei?”
“Lo affronteresti. Almeno sapresti come stanno le cose, invece di nascondere quello che stai passando solo perché non ti fidi di loro.”
Harry si passò distrattamente una mano tra i capelli. “Lo farò, credo. Ma come glielo dovrei dire?”
Cedric sorrise e ricominciò a camminare. “Con questo tipo di cose è meglio esseri diretti, mostrarsi senza veli – beh, non nel senso di nudo...” rise. “Ricorda, non c’è niente di cui vergognarsi. Se qualcuno ha qualcosa da ridire, è un problema suo, non tuo.”
Harry annuì. Guardò ancora una volta il lago e pensò che avrebbe volentieri affrontato dei Dissennatori piuttosto che confessare a Ron di essere gay. Alzò lo sguardo verso il sentiero e si rese conto che avevano fatto il giro e ora erano tornati al punto di partenza. Cedric si fermò e tirò di nuovo fuori la sua lettera. “Sai dove trovarmi, se hai bisogno di parlare.” Harry annuì e tornò al castello.

OOooOOooOOooOO

Harry e Ron erano nella sala comune di Grifondoro, a fare i compiti di Divinazione fino a tardi.
Stavano diventando sempre più bravi nell’inventare fantasiose predizioni da inserire nel loro personale diagramma dei pianeti. Harry si guardò intorno e notò che la sala si era svuotata. Oltre a loro c’erano solo Fred e George che confabulavano a un tavolino in un angolo remoto della stanza.
Ron era impegnato a inventare catastrofi sempre più elaborate. “Che ne pensi se mi ritrovassi in una rissa perché... Venere è nella dodicesima casa?”
Harry inspirò profondamente e, con il naso sepolto nella sua copia di Svelare il futuro. “E io potrei, ehm, scoprire di essere gay a causa della congiunzione tra Marte e Giove.”
“Naa, sarebbe meglio se fosse a causa del moto retrogrado di Urano...” Ron scoppiò a ridere. Harry non si unì a lui e iniziò a battere nervosamente la punta della piuma sulla pergamena. Il sorriso di Ron svanì. “Come ti è venuto in mente, comunque?”
Harry guardò verso il suo migliore amico degli ultimi tre anni. “Perché sarebbe l’unica predizione a essere vera.”
Ron rimase a bocca aperta e scosse piano la testa. “Non dire così Harry, non è divertente.”
Harry chiuse gli occhi. Non voleva vedere il volto sconvolto di Ron. “Non voleva esserlo...” sospirò. “Lascia perdere, fa’ finta che non abbia aperto bocca. Finiamo questi compiti e basta.”
“No, eh, non puoi dire una cosa del genere e poi tirarti indietro.” Ron si guardò intorno e tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che erano soli nella stanza. “Di cosa stai parlando? Sei serio?”
“Sì, sono serio. No, non me lo sto inventando. Non è che io abbia bisogno di un’altra scusa per complicarmi la vita.” Harry guardò Ron. “Devi dirmi a cosa stai pensando.”
Ron aprì la bocca e la richiuse. “Non so a cosa sto pensando. Un conto è se si tratta di un bel faccino come Cedric Diggory. Ma tu non sei... Voglio dire, tu sei il mio migliore amico-”
Proprio allora, il ritratto si aprì e Hermione entrò nella sala comune, una scatola sotto un braccio e una pergamena sotto l’altro. Notando Harry e Ron, andò a sedersi vicino a quest’ultimo. “Ehilà! Ho appena finito!” salutò con un sorriso trionfante guardando prima uno poi l’altro. “Che succede?”
“Harry pensa di essere gay” rispose Ron bruscamente.
Hermione spalancò gli occhi e guardò verso Harry in cerca di conferma. “Non penso di esserlo. So di esserlo” disse lui piano.
“Sai di esserlo.” Hermione annuì e posò con cautela la scatola e la pergamena sul tavolo. “Da quanto lo sai?”
Harry si passò con ansia la mano tra i capelli. “Non è che esista un interruttore che ti si accende all’improvviso nella testa e ti svegli sapendo di essere gay. Credo sia stata una cosa dell’anno scorso, inverno, primavera...”
“Lo sai da più di sei mesi e non ci hai detto niente?” Ron strillò alzandosi improvvisamente in piedi e la sedia si rovesciò dietro di lui. Dall’altro lato della stanza, Fred e George alzarono lo sguardo sorpresi.
“Tutto okay, piccolo Ronnie?” chiese Fred. Harry guardò prima loro, poi Ron, implorandolo con lo sguardo di tornare a sedersi. Ron guardò i suoi fratelli, poi di nuovo Harry e Hermione ancora seduti al tavolo.
“Sì, sì, scusate.” Ron li liquidò con un cenno e rimase in piedi a fissare Harry, come se lo vedesse per la prima volta.
“Siediti, Ron” sibilò Hermione. “Harry, perché non ce lo hai detto prima?” Allungò una mano per afferrare quella di Harry. Ron raccolse la sedia da terra e tornò seduto. Harry non riusciva a comprendere i pensieri del suo amico. La faccia di Ron era impassibile mentre lo fissava.
Harry la guardò e scrollò le spalle. “La primavera scorsa sono successe un sacco di cose: Sirius, Fierobecco, voi due che non vi rivolgevate la parola.” Hermione e Ron si scambiarono un’occhiata imbarazzata. Il litigio su Grattastinchi e Crosta sembrava appartenere a una vita fa. “Ho pensato che forse mi sarebbe passato...”
“Passato? Come pensavi che ti sarebbe passato essere gay?” sibilò piano Ron. Harry lo guardò, non riusciva ancora a capire cosa gli stesse frullando in testa. Ma almeno era ancora seduto lì al tavolo.
Scrollò di nuovo le spalle. “Suona stupido, ma sarebbe molto più semplice se fosse possibile, no?” Guardò Hermione.
Lei sorrise e scosse la testa. “No, Harry. Essere qualcuno che non sei non è mai semplice. Complica solo le cose. Hai un, ehm, ragazzo?”
Harry arrossì fino alla punta dei capelli. “No! No. Ho solo...”
Ron inspirò profondamente e guardò Harry dritto negli occhi per la prima volta. “È okay se ce l’hai, davvero. Non mi importa, Harry. Sai, mio fratello Charlie è gay. È solo che mi hai colto di sorpresa, tutto qui. Non ne avevo idea e all’improvviso siamo passati dal fare i compiti di Divinazione a te che ti piacciono i ragazzi. Non me l’aspettavo proprio.” Harry guardò Ron sorpreso. Aveva incontrato per la prima volta Charlie alla Coppa del Mondo e non aveva capito che fosse gay.
Hermione strinse la mano di Harry. “Non è un problema, Harry. Sembrava che ti piacesse davvero Cho. Credevo che...”
“Cho è carina ed è brava a giocare a Quidditch. Credo di aver pensato che se mi fossi concentrato su di lei avrei risolto il mio problema.” Harry guardò in basso verso il tavolino. “Credo di aver finalmente capito che non è un problema che ha bisogno di essere risolto. Devo solo accettarlo.”
“Questa è una buona cosa, Harry.” Hermione gli sorrise incoraggiante. “Sai che siamo qui per te, di qualunque cosa tu abbia bisogno.”
Ron annuì. “Anche io, amico. O meglio, non proprio qualunque cosa...”
“Ron!” Harry e Hermione gridarono insieme.
Harry lo fissò e scosse la testa. “Non tocchiamo questo tasto...”
Ron sorrise e guardò Harry. “Ma davvero. È tutto okay.” Harry osservò il suo migliore amico e annuì. Desiderava essersi confidato con loro mesi prima, gli avrebbe risparmiato molta ansia.
“Bene, ora che tutto questo è chiarito, voglio mostrarvi quello su cui stavo lavorando.” Hermione aprì la scatola che aveva posato sul tavolino e ne tirò fuori una spilla con le lettere C.R.E.P.A.
“Crepa?” chiese Harry raccogliendo una spilletta. “Di che si tratta?”



 
  
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