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Autore: Marti Lestrange    02/04/2021    1 recensioni
Raccolta più o meno omogenea di racconti che nasce in occasione di una drabble night, e che prosegue in una challenge mensile, entrambe organizzate da Gaia Bessie su rispettivi gruppi Facebook, ma che rimane aperta a nuove aggiunte, nuovi tasselli e nuovi stralci.
T. e J. ne sono i protagonisti, ma nemmeno io che li ho scritti (che li scrivo) li conosco, non fino in fondo — so solo che rimarranno con me ancora per un po’, almeno finché non riuscirò a lasciarli andare. Il titolo è ispirato agli omonimi “Notturni” di Fryderyk Chopin.
[ dal testo: Anche io ricorderò tutto, ricorderò ciò che è accaduto dietro le porte chiuse, in letti sfatti, sotto luci accecanti; ricorderò ciò che è accaduto mentre nessuno guardava, quando mi parlavi sottovoce e arricciavi il naso; ricorderò le tue mani grandi su di me, quando mi chiedevi di tenerti stretto. ]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Storia nata per la challenge “Apri le challenge” indetta da Gaia su Facebook.

 

Sono di nuovo qui dopo meno di 24h, portate pazienza. T. e J. qui sono proprio AU, prendete questa storia come viene. Scusate per il non-sense. Ah, volevo specificare che non ho letto il romanzo di Calvino dal quale è stato estrapolato il prompt che a sua volta ha ispirato questo racconto, quindi non so bene come si debba interpretare quel passaggio, chiedo venia al ricordo di Calvino — e anche a tutti quanti voi ☾


 

notturni.
parte quarta

 

GIORNO 2:

 “Anche per chi ha passato tutta la vita in mare c'è un'età in cui si sbarca.” — Italo Calvino, ‘Il barone rampante’

 

 

[T.]

«Mi lasci porle una domanda: lei non è stufo?»

«Stufo?»

«Sì, stufo. Stufo di vagare, stufo di cambiare…»

«Dovrei esserlo?»

«Be’, aveva un uomo che l’amava, così mi pare di ricordare, eppure…»

«Eppure?»

«Eppure non sembra avere pace, lei.»

 

Una risata sommessa rompe le righe. Suona grottesca.

 

«Così sembra, eh? Ma poi è soltanto un’apparenza, questa maschera che porto? Me lo chiedo spesso.»

«Nessuno può dire di conoscerla, signor… Come dovrei chiamarla?»

«In nessun modo. Non mi chiami in nessun modo.»

 

Il rumore di una penna gratta su un foglio. Il fruscio di pagine di un bloc notes spezza l’aria a metà.

 

«Non ha risposto alla mia domanda…»

«Quale delle tante?»

«Le chiedevo se non è stufo… Le sono stati attribuiti flirt, qualcuno ha persino scritto che si sarebbe sposato in segreto… Nessuno sa più a cosa credere, sa? Io ricordo ciò che ci siamo detti quella volta, ciò che non ho potuto scrivere, ricordo l’uomo dai capelli scuri che l’accompagnava… La sta ancora aspettando?»

 

La luce di un sorriso ti balena nello sguardo, ne rischiara i tratti, ne definisce gli spigoli. Sembri una statua scolpita nel marmo, ma sei solo carne.

 

«Lo spero.»

«Lo spera…»

«Lo amo anche io, anche se forse non sembra.»

«Be’, mi fa piacere sentirlo.»

«Non me lo merito, la maggior parte delle volte.»

«Oh, no, non dica così…»

«Non mi merito tutto l’amore che ricevo, tutto l’amore che lui mi dà senza sforzo… Tutto l’amore che mi prendo.»

«L’amore non è mai facile, l’ho imparato a mie spese, per cui non si butti giù… Sono contento che lui l’ami ancora, però.»

«Nonostante tutto, sì.»

«Quindi è ora di fermarsi e tornare a casa, mi pare di capire.»

 

Annuisci. Sorridi. Ti alzi in piedi.

 

Stai per uscire, ma ti fermi sulla porta. Ti volti ancora una volta.

 

«Pubblichi pure l’intervista.»

«Tutta quanta?»

«Tutta quanta. Non si scappa più.»

«Torna a casa davvero?»

«Torno a casa.»

 

Esci.

   
 
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