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Autore: Cassidy_Redwyne    04/04/2021    1 recensioni
Le uniche cose che mandano avanti Sarah con i cavalli, dopo dieci anni, sono la grinta e la voglia di non arrendersi.
Il suo maneggio è un ricovero per cavalli problematici, dove il suo istruttore Michele prova a dare un'altra chance ad animali maltrattati e destinati al macello. Dire che i cavalli che montano gli allievi sono difficili, insomma, è un eufemismo.
Amiche in maneggio? Neanche l'ombra. Tutte le ragazze lì hanno un loro beniamino, un cavallo al quale sono più affezionate e con cui hanno uno splendido rapporto di fiducia. Questo genere di cavallo manca a Sarah: vorrebbe un vero amico, uno su cui poter contare e con cui creare un vero legame... possibile che in un cavallo "assassino", esuberante, difficilissimo da gestire, considerato pazzo e poco affidabile si nasconda il tanto atteso candidato?!
[note: un bel po' di gergo equestre!]
Genere: Avventura, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cos'era quel rumore?

Mi dava fastidio.

Continuava.

Perché non smetteva? Cos'era?

La sveglia. Era la sveglia.

Sbadigliando rumorosamente, allungai una mano e spensi quell'oggetto infernale. Segnava le otto e mezzo. 

Perfetto, pensai, stirandomi. Quindi mi alzai barcollante dal letto, aprii un'anta dell'armadio e buttai sul letto uno sgualcito paio di pantaloni da equitazione, una camicia color crema e un paio di vecchi calzini.

Dopo essermi lavata il viso mi vestii e scesi al piano di sotto. Salutai i miei genitori, bevvi velocemente una spremuta, preparai un panino in tempo record e uscii di casa.

Abitavamo in campagna, circondati da orti, fitti boschetti e, dato che eravamo nel periodo estivo, anche da ettari ed ettari di campi incolti sui quali si stagliava qualche solitaria balla di fieno, miracolosamente sopravvissuta all'afa di quell'anno. Mentre mangiavo, mi avviai lungo il sentiero vicino a casa, diretto al maneggio. Mi svegliavo presto tutte le mattine e passavo le giornate lì. Così volevo trascorrere l'estate.

In maneggio era arrivata da poco una nuova cavallina. Aveva un nome davvero impossibile da ricordare, mi pareva iniziasse con "Hope", ma veniva chiamata Honey per via del suo manto palomino. 

Il giorno prima Michele, il mio istruttore, mi aveva detto che quella mattina avrei montato lei e infatti la trovai legata al gancio del suo box. Michele mi spiegò quali finimenti usare e iniziai a pulirla. Non era molto alta, ma aveva un aspetto atletico e scattante. Sotto il pelo lucido, però, si intravedevano lunghe cicatrici e numerose fiaccature. Non sarebbe stato semplice, per niente, pensai. Nessun nuovo cavallo arrivato nel mio maneggio era semplice da montare.

 

«Sul verticale, Sarah!» urlò Michele.

Spronando appena Honey, le feci fare un circolo al galoppo e quindi mi diressi verso l'ostacolo, un verticale di circa ottanta centimetri.

Sentii la palomina irrigidirsi durante l'avvicinamento e cercai di tranquillizzarla, ma era troppo tardi: Honey fece un brusco scarto di lato e io caddi da cavallo, dritta sul piliere. 

Mi alzai in piedi, furibonda. Era tutta la lezione che quella cavalla schizzata cambiava idea sul salto. Mi massaggiai le gambe. Ero caduta di schiena, per fortuna indossavo il corpetto.

«Tutto bene, Sarah?» domandò Michele, avvicinandosi.

«Non va bene per niente!» sbottai, recuperando la cavallina. «È terrorizzata da tutto!»

«Eppure pensavo che lei sarebbe stata quella giusta...» borbottò lui. 

«Ma perché non ti decidi a comprare dei cavalli normali?» sbottai, salendo in sella.

«Sai bene che fine avrebbe fatto Honey se non l'avessi comprata io» tagliò corto lui, rabbuiandosi.

Sospirando, ripresi in mano le redini e riprovai. Michele mi aveva abbassato il verticale da ottanta a settanta centimetri, ma dubitavo comunque di farcela.

«Non dubitare» disse lui, quasi leggendomi nel pensiero. «Con una cavalla del genere poi!»

Da mano destra, partii al galoppo da un circolo e condussi la palomina sull'ostacolo. Accorciai le redini e continuai a tenere i talloni premuti contro il suo costato. Honey sembrava più tranquilla. 

Proprio davanti all'ostacolo, però, la cavalla si arrestò. Non me lo aspettavo proprio, così istintivamente la spronai. E Honey saltò... da ferma.

Ricaddi pesantemente sul suo collo, perdendo le staffe. La palomina cominciò a sgroppare con violenza e io caddi nuovamente. Mi mancò il respiro per un attimo. Rimasi in terra e, voltando leggermente la testa, potei vedere Honey intenta a smontonare contro il nulla, sgroppando e sbuffando come se sopra di lei fosse rimasto qualcuno. La mia conclusione era una sola: quella cavalla era completamente pazza.

«Le faccio fare un giro io, poi mettila dentro» annunciò con tono cupo Michele, aiutandomi ad alzarmi.

 

Mentre dissellavo Honey incrociai Alessia, che stava andando in campo.

«Sarah! Com'è andata con la cavallina nuova?» domandò.

«Uno strazio...»

«Quante volte sei caduta?»

Le feci un segno con le mani.

«Sei volte? In mezz'ora? Sei peggiorata non poco» ridacchiò, accarezzando il manto baio chiaro del suo cavallo, Falco. Era arrivato in maneggio maltrattato e trasandato, ma con le cure di Alessia era tornato un bellissimo cavallo. C'era solo qualche cicatrice sul collo e sulla groppa a tradire il suo bell'aspetto.

«Io vado, a dopo» concluse lei, tenendo Falco per le redini mentre si allontanava.

Sospirai, mettendo Honey in box. A volte non riuscivo a capire se Alessia mi voleva bene o meno. Faceva parte del gruppo di cavallerizze che odiavo, ma con me si era sempre dimostrata gentile. C'erano però alcuni commenti e delle battute che lo mettevano in dubbio e non sapevo fino a che punto avrei potuto considerarla un'amica.

Dei nitriti terrorizzati mi fecero trasalire. Provenivano dalla doccia. 

Mi affacciai, perplessa.Un grigio magro e dal pelo sporco si stava impennando, spaventato. Azzurra, la stalliera, cercava di tenerlo saldamente per la longhina.

«Sta' buono!» brontolò, mentre il cavallo le girava intorno.

«Vuoi una mano?» domandai, entrando.

Lei annuì, esausta. 

Accarezzai lentamente il pelo sudicio dell'animale, attenta a non guardarlo negli occhi, e lo afferrai per la capezza.

«Prova adesso» mormorai. «Ma devi lavarlo per forza?» aggiunsi. Non avevo mai visto quel cavallo prima d'ora.

«Sì, per forza. È un cavallo nuovo ed ha un problema agli arti. Vanno bagnati spesso» spiegò Azzurra, puntando la canna sulle zampe del grigio, massaggiando delicatamente. Il cavallo aveva gli occhi sbarrati e il fiato corto, ma stava finalmente fermo.

Uno scalpiccio di zoccoli mi fece voltare. Una ragazza dai capelli lunghi e castani ci stava fissando, mentre si allacciava il cap. Aveva accanto una piccola cavalla saura dall'aria tranquilla. 

Levai gli occhi al cielo. Benny e Paprika.

«Chi è questo cavallo? I suoi nitriti strazianti si sentono dappertutto!» gridò.

«Benedetta, lo abbiamo appena calmato, parla piano. Si chiama Wind, è arrivato oggi. Salvato dal macello, ovviamente» disse Azzurra, senza scomporsi. La ammiravo per il suo sangue freddo con quell'odiosa ragazzina.

«Ah... be', io vado. A proposito Sarah, bellissimi i tuoi numeri da circo in campo. Davvero esilaranti!» ridacchiò, prendendo Paprika per le redini ed allontanandosi.

Non appena ebbe superato i box, le feci il terzo dito. 

«Lasciala perdere. Ha troppa fifa per montare Honey, ma deve far notare a tutti la sua superiorità» disse Azzurra, chiudendo l'acqua. «Ti dispiacerebbe riportarlo in box?» aggiunse.

«Posso portarlo un po' al prato, prima?» domandai. Speravo di vedere la lezione.

Lei annuì, e io condussi il grigio davanti al campo ostacoli, nel prato. Era una bellissima giornata di sole e i raggi illuminavano l'erba, rendendola verde brillante.

Wind camminava fiero, e notai che gran cavallo che era. Aveva un fisico asciutto e atletico, collo armonioso e muso proporzionato.

Mi sedetti sull'erba e lasciai pascolare il grigio, mentre seguivo distrattamente la lezione. Benny e Alessia si spingevano fino ad un metro e trenta di altezza: le due amazzoni si fidavano completamente dei loro cavalli, che saltavano con grazia e sicurezza.

Mi morsi il labbro. Il nostro era un maneggio particolare, Michele aveva il vizio di acquistare tutti gli scarti degli allevamenti, animali finiti al macello per un motivo o un altro. Erano cavalli difficilissimi, impegnativi e faticosi, ma con una grande pazienza riuscivamo a farli tornare quasi tutti cavalli da scuola. Poi ovviamente c'erano i cavalli ormai persi, che Michele di solito vendeva, perché pericolosi per noi allieve. Ma dava a tutti una possibilità, stava a loro la scelta, se seguirlo oppure no.

Frequentavamo quel maneggio da anni: ormai tutte avevano il loro cavallo prediletto, praticamente di loro proprietà. Ero l'unica che passava con rassegna da un cavallo a un altro, cercando quel qualcosa in più che nessuno possedeva. Montavo cavalli sempre più selvatici e faticosi, credendo forse in qualche miracolo, ma a parte ossa rotte e ammaccature non avevo guadagnato altro. Stavo ormai per perdere la speranza. 

Vidi Alessia dare un'affettuosa pacca a Falco, dopo un percorso impeccabile, e istintivamente mi salirono le lacrime. Falco non si faceva toccare da nessuno, era aggressivo e spaventato da tutto. Anche adesso non era lo stesso, se non era Ale a montarlo. Erano proprio un binomio.

"Il tuo cavallo è dietro l'angolo, devi solo svoltare quello giusto!", mi ripeteva scherzosamente Michele. Ma possibile che quell'angolo fosse così lontano?!


Ehilà!
Questa storiella è stata scritta da una me tredicenne infanatissima per il mondo dell'equitazione e mai pubblicata su questo sito per la mancanza di una vera e propria categoria per le storie sportive, ma oggi mi sono detta "Perché no?". Per cui, eccomi qui.
Non ho molto da dire al riguardo, se non che è una storia (già conclusa) di 25 capitoli senza troppe pretese, che potete trovare anche su Wattpad. Un piccolo disclaimer, visto il tema centrale e l'uso molto ricorrente di "termini tecnici", consiglio caldamente la lettura agli appassionati di equitazione. Per chi è del tutto estraneo al mondo dei cavalli, infatti, potrebbe risultare piuttosto noiosa.
Altra cosa. I primi capitoli, come avrete modo di notare, sono brevissimi, ma si allungheranno notevolmente!

Un bacio e a presto,

Cassidy.

  
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