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Autore: Alarnis    04/04/2021    3 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un uscita non è sempre un’entrata

 
“Quando vedi dei soldati, nasconditi!” aveva suggerito in passato a Nicandro, perché non si cacciasse nei guai, quando quegli spocchiosi giungevano per godere dei favori di Matilda, facendo i gradassi.
Eppure, nonostante quegli avvertimenti i soldati erano entrati nella loro vita ugualmente.
Certamente, non poteva disprezzare il salvataggio perpetrato da Guglielmo verso il cugino, ma Lavinia era categoricamente esclusa da questo favore, in quanto era stata la causa delle loro disavventure.
E’ tutta colpa sua! Quante volte l’aveva urlato al cielo senza ottenere che qualcuno o qualcosa lo ascoltasse e provvedesse a punirla; le mani alzate dirette ad una luna indifferente.
Era solo una principessina viziata, quello il primo pensiero di Moros; anche se era difficile immaginarsela a quel modo. Altera lo era per certo, ma in conseguenza del suo carattere orgoglioso, non di certo per pusillanimità.
Te la farei ingoiare quella freccia! avrebbe voluto spolmonarle addosso più volte ma non l’aveva mai fatto. Non era nel suo carattere. La fierezza va oltre beni o titoli: Guglielmo stesso l’aveva dimostrato con la sua persona, il suo carisma, la sua autorevolezza. Un soldato divenuto conte. Un uomo pacato eppure implacabile nella lotta al pari di un fulmine; quasi quanto l’immagine che Moros aveva degli dei. Un uomo, un soldato attorniato da altrettanti soldati, che chiamava per nome, di cui si interessava, di cui spartiva disagi e scomodità negli scontri. Un padre per Nicandro, quanto quello che sapeva avesse perduto. Occhi benevoli che pur vivendo di guerra sapevano quando ripudiarla.
E per lui? Era un esempio. Un punto luminoso negli anni aridi della sua adolescenza. Un simbolo di speranza e ottimismo.
Come stridevano gli occhi limpidi d’azzurro di Guglielmo con quelli verde-arancio del biondo ventenne che aveva di fronte, che sembrava studiarlo e dissimulare una natura più crudele, di quanto le sue giovani e principesche fattezze esprimevano.
“Ti riprenderai tuo cugino.” disse breve Ludovico per poi rivendicare “Ed io la mia Rocca.” come non vi fosse paragone tra le due imprese.
Moros sentì la mano di Braccioforte poggiarsi sulla sua spalla, in un gesto di lealtà ai suoi sentimenti e alla speranza di riabbracciare Nicandro. Mille parole non avrebbero eguagliato quel gesto.
Quanto doveva rimpiangere il ricordo dell’amata Betta; quanto il fatto di saperlo così partecipe delle sue incertezze, glielo rendeva già un caro amico, come lo fossero stati da sempre; quanto strideva dalla prima impressione che gli aveva fatto: quella di un ubriaco senza speranza.
Era come se quegli occhi neri come i suoi volessero parlargli, quasi in modo paterno; la barba bianca che ne dimostrava l’avanzare degli anni.
“Esiste un passaggio segreto. Con pochi uomini addestrati, potremo impadronirci nuovamente della rocca!” ammise Ludovico, iniziando il racconto della loro fuga.
“Potremo ripagare Zelio con la stessa moneta spesa contro re Iorio!” si intromise il rosso Alberico meritandosi un’occhiata indignata dal proprio signore: cauto di ipotizzare vittoria. Del resto anche Moros lo giudicò più uno sfogo, che un proposito facilmente attuabile. Avrebbero rischiato più loro che quel tale, Zelio; non c’era ombra di dubbio.
Con un bastone, in terra, Ludovico disegnò sulla polvere una visione approssimativa di Rocca Lisia.
Quattro lati ed ecco realizzato il poderoso mastio rettangolare con i solai: diviso in tre piani. Poco lontano, Ludovico disegnò la torre di difesa e di ingresso e il muro di cinta, con un abbozzo di merlature seghettate, che la collegava con il mastio. Infine stendendo delle linee più spesse e marcate ecco rappresentato il possente basamento con le cisterne di raccolta sotterranee. A lato della torre di difesa disegnato il borgo.
Moros era rimasto incantato nell’osservarlo tracciare quei segni che descrivevano in figure razionali e schematiche l’intera costruzione. Lui non s’era mai dedicato a tale arte, ma non poteva ignorarne l’utilità; a cui solo ora riconosceva merito.
“Di che tipo di passaggio parlate?” volle saperne di più, quasi scettico di sentirsene fortunato perché di reale esistenza.
Ludovico traccio una linea dal terzo piano del mastio al borgo, fuori le mura.
“Il camino nella camera di mio padre. E’ quello il passaggio segreto! Dietro al braciere.” spiegò Ludovico guardandolo: gli occhi verde-arancio che sondavano l’acciaio bluastro dei suoi per saggiare la sua determinazione a proseguire. Hai paura? la velata presunzione che ipiegasse per codardia.
Moros ricambiò assottigliando lo sguardo in una tacita conferma non ne avesse, prima di confermare “Vai avanti!”.
Ludovico annuì in un sorrisetto arrogante proseguendo “Anche a camino spento l’apertura è invisibile. Pure ad un occhio esperto.”.
Ludovico si diresse a lato della finestra, vigile verso l’esterno, mentre spiegava “Percorre l’intero castello. Dal camino una carrucola dotata di pulegge porta al basamento, poi uno stretto camminamento in discesa sbuca poco fuori dal borgo in un vecchio terrapieno a ridosso del bosco.”.
“Ci siamo addentrati velocemente.” disse il bruno Federico cancellando, con energici strisciate a terra dello stivale, i segni di Ludovico, dopo che il suo signore aveva concluso la sua esposizione.
Ecco chiarito il benevolo esito della fuga di Ludovico.
“Nessuno vi ha visti?” chiese Moros, quasi istantaneamente zittito dalla sicurezza di Alberico “Nessuno!”.
“Nessuno vi è a conoscenza?” incalzò Moros non meno fastidioso, inimicandosi ancor più Alberico che rispose indignato “Nessuno!”.
Moros mise le mani avanti a frenare il rosso cavaliere, con un gesto che consigliava la calma, ma precisò il suo dubbio “Presumo sia stato facile uscire, non dando nell’occhio, nell’atmosfera concitata.” guadagnandosi la loro istantanea antipatia, quanto il consenso di Braccioforte “Moros ha ragione! Non credo si aspettino tentiate un assalto dall’interno, ma credo non tralascino di prendere le loro precauzioni.”.
I tre cavalieri rimasero in silenzio.
Ora fu il turno di Ludovico nel dire “Vai avanti.”.
“Voi avete usato il diversivo del protrarsi della lotta di chi vi era leale. Per entrare varrà lo stesso?”.
“Siete in tre.” sostenne Braccioforte “Troppo pochi.”.
“I contadini ci forniranno man forte.” disse Federico, ma il suo tono era cauto.
“Contro i soldati?” incalzò Braccioforte facendo il conto e la scuola del soldato stagionato; le pronunciate sopracciglia grigie che si aggrottavano.
“Sono alla fame e incerti sulla benevolenza dei Montetardo nei loro confronti. Si batteranno per noi!” disse Alberico, mentre Ludovico non si sbilanciava.
“Gregorio è abile a mercanteggiare e sa come forzare la mano.” ammise Moros inombrando lo sguardo, assestando alla loro superbia e orgoglio un duro colpo.
Ludovico sembrò valutare attentamente le sue parole, ma lo sguardo restò imperturbabile.
“Sembri conoscerlo bene?” lo stuzzicò Alberico mettendo in dubbio che la storia del cugino fosse vera: il viso pallido curvo, indagatore su di lui.
“Fu mio cugino a salvarmi: rinunciando alla propria libertà!” disse Moros, breve. Rivangare il passato gli era penoso e non voleva mettere in piazza il proprio vissuto.
“Gregorio ti ha risparmiato per le promesse di un servo?” ci scherzò Alberico sleale verso i suoi sentimenti. Per i tre qualcosa non quadrava Deve essere importante questo servo. L’affermazione di Alberico era limpida; lo stesso Braccioforte non poteva impugnarla, del resto l’amico intervenne prima fosse tardi con un grintoso “Spiegati!”.
I cavalieri che si disponevano in difesa del principe, alla sua destra e alla sua sinistra, e in offesa con le mani all’impugnatura delle spade.
Moros s’accorse che dubitavano di lui, ma si fece forza del fatto che non avessero intuito che Nicandro fosse un Montetardo, se non di fatto e pieni poteri, sicuramente di nome. Del resto non aveva mai detto fosse null’altro che il proprio cugino.
Come dunque dovrei chiamarti? ricordò di aver scherzato lui per primo, nel rivedere Nicandro dopo alcuni mesi di separazione; Forse? aveva portato indice e pollice sul mento riflettendo Mio nobile signore? aveva fatto una buffa riverenza con il braccio, mentre il cugino lo accoglieva con un sorriso e un abbraccio, nonostante Lavinia appuntasse Per te, come per tutti, è Nicandro Montetardo, Conte di Raucelio con il tono indignato di chi pensava Dovresti saperlo! L’una e l’altro mai così belli e regali assieme, come il dipinto di un quadro in cui non esiste che colore, luce e pulizia; due composti fiori di giardino che alla brezza riempiono l’aria di un gradevole profumo che non è quello delle stalle e del sudore.
“Tra me e lui non corre buon sangue. Lo fa’ per vendetta!” cercò di creare un espediente valido per Ludovico e i suoi cavalieri. Sapeva di arrampicarsi sugli specchi ma parlando di Gregorio poteva indurli a pensare fosse possibile un simile comportamento.
“E il motivo di tale screzio?” scherzò Alberico, volendo infierire di lama sulla sua affermazione. Le scappatoie non erano un’opzione.
Le tasse, il grano, cacciare di frodo… “Ho tagliato un albero senza permesso.” sbottò veloce; una furbizia che fece sbottare il rosso Alberico in un impertinente “Tutto qui?”, quasi deluso ma smuovendo dalle proprie perplessità Ludovico che la trovò un’angheria calzante.
Il viso di Braccioforte meditabondo, prima che si esprimesse puntuale sulla loro missione, tornando sull’obbiettivo, “Controlleranno gli accessi. Corridoi e piazzali.”.
“Da qui a tre giorni ci sarà l’Adunanza nella piazza grande della rocca.” intervenne Ludovico spiegando a Moros, più che agli altri presenti, un’usanza di antica data “I contadini giungono a rinnovare la promessa di lealtà al loro signore portando le scorte di sementi perché siano conservate al castello.”: la scusa per l’ingresso degli accoliti contadini!
Ludovico sempre d’occhio vigile all’esterno: come se attendesse qualcuno da un momento all’altro; come se l’ansia e l’incertezza dovessero prima o poi prevaricarne l’animo. La principesca mano si strinse a pugno a lenire quasi un tremolio impercettibile che sembrava incrinarlo verso una rabbia cieca che augurava al nemico solo Morte!
“Le armi saranno confiscate!” frenò Braccioforte, mentre il pugno di Ludovico batteva di colpo sulla parete, facendola vibrare; parve ondeggiare.
Silenzio.
Ludovico sembrò calibrare il tono della voce e dominarsi nella frustrazione “Ci avevo pensato.” disse espirando l’aria quasi trattenuta. “Le nasconderemo dentro ai sacchi di grano.”.
Braccioforte negò col capo come non fosse sufficiente. Ludovico pur non voltandosi a guardare il soldato proseguì “In segreto apriremo l’armeria. Giungendo dal passaggio.” espose veloce quasi volesse allontanare ogni dubbio.
“L’armeria.” rifletté pacato Braccioforte “Per armare i contadini.”.
“La festa distrarrà i soldati.” convenne Federico, guardingo nel misurare lo sguardo di Ludovico che sembrò approvare paventasse quella possibilità a loro favore.
“Li pensate docili come agnellini per una bevuta di troppo?” ridimensionò Braccioforte.
“Sarà sufficiente!” calcò la mano Ludovico: gli occhi determinati, quasi giurandolo.
“E’ una buona idea.” commentò Braccioforte ma Moros non sentì enfasi nella sua voce. Lo sguardo dell’amico era tirato. Che pensasse al destino di quei soldati, che forse avrebbero fatto di una leggera licenza una sconfitta?
Si stupì quando Braccioforte gli diede una sonora pacca sulla spalla “Hai sentito ragazzo?”, come se approvasse il piano di Ludovico e lo invitasse a fare altrettanto “Basterà una bevuta!” rise, soddisfatto da buon ubriaco.
Restò perplesso come non fosse una giustificazione sufficiente “E se qualcuno avesse scoperto il passaggio? Se qualcuno vi avesse tradito?” fu veloce a frenarli insistente, mentre la mano di Braccioforte gli stringeva la spalla come a voler farlo tacere.
“Non ho altra alternativa che rischiare!” sentenziò Ludovico e Moros pensò gli facesse onore tanta determinazione, tuttavia era un piano troppo azzardato, se non fosse che Ludovico argomentò “I corpi dei ribelli sono esposti sulle mura.” come fosse garanzia sufficiente per la conta dei possibili traditori. “La vendetta muove molte mani che mi saranno compagne.” si fece forza delle ritorsioni di Gregorio sul suo popolo.
“Basta aver risparmiato un solo uomo disposto a tradirvi.” disse Moros avanzando l’indice, mentre gli occhi di tutti gli si puntavano addosso.
“Non c’è servo, paggio, famiglio che conosca quel passaggio! Pena la morte. Vi fosse stato il solo sospetto ne avesse intuito l’esistenza.” disse sicuro Ludovico, senza mezzi termini. Moros sentì le ossa irrigidirsi di fronte a quella crudeltà che per garantire la fuga dei signori del castello chiedeva in scotto altre vite.
“E se uno tra i vostri sostenitori tradisse?”.
Braccioforte intervenne “Questo ragazzo è crudo del mestiere!” sembrò giustificarlo e farsene garante, minimizzando la scaltrezza e l’ardire dei poveri contadini. Negli occhi scuri uno paterno zittirlo; come non accettava continuasse la sua vuota invettiva. Lo esortò “Andiamo a riempire le boracce per questa notte.” premunendosi di avvertire “Se per voi va bene? Al rigagnolo che è qui fuori!” indicò l’esterno e soprattutto una posizione vicina: ormai erano della squadra e non potevano più lasciare il gruppo e allontanarsi in libertà per non metterli in pericolo, facendoli scoprire.
Braccioforte gli arpionò ancor più la spalla a smuoverlo, sfottendolo “Credo abbia bisogno d’aria!”, inclemente, quasi sollevandolo da terra per trascinarlo con sé all’esterno.
“Non ho bisogno d’aria!” si risentì Moros, come un bambino in castigo, indignato di quel trattamento in presenza di quegli spocchiosi cavalieri.
Lo seguì di protesta quasi divincolandosi finché Braccioforte lo zittì rude “Lo so’ infatti! Tappati quella bocca una buona volta! Usciamo per l’acqua!”. Fu come disse quest’ultima frase che Moros capì che il suggerimento di Braccioforte fosse importante per la loro vita. Forse dovevano parlare: da soli!
 
 
NdA: A tutti i miei carissimi lettori e a tutti quelli che entreranno per caso un augurio di Buona Pasqua e Pasquetta ^_^  
   
 
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