Se stai leggendo questa lettera, vuol dire che ho preso la mia decisione. Probabilmente, io me ne sarò già andato. So che sarai furioso con me, e forse non vuoi nemmeno stare a sentire quello che ho da dirti, quindi puoi bruciare, strappare o completamente ignorare quello che ho scritto, ma sentivo il bisogno di dirti tutto questo, per andarmene via senza avere rimpianti. Ora che però scrivo, mi rendo conto di non sapere da dove partire.
Buon Compleanno, Kacchan.
Bakugou accartocciò il pezzo di carta. Gli occhi gli lacrimavano, ma nessuna lacrima avrebbe solcato il suo volto. Si strofinò furiosamente la faccia, deciso a non piangere. Era furioso, incazzato come mai lo era stato. Quell’idiota, cosa diavolo gli era saltato in testa? Katsuki sentì il suo cuore battere con forza nel petto. Con rabbia, lanciò la lettera appallottolata dall’altro lato della sua stanza.
Idiota di un Deku. Lo avrebbe trovato, riempito di schiaffi e poi l’avrebbe riportato allo Yuuei con la forza. Lo avrebbe ucciso. Letteralmente.
Aveva faticato tanto per entrare in quella scuola. Aveva rischiato la sua vita così tante volte, si era fatto del male altrettante e ora abbandonava tutto così?
Abbandonava lui, cosi?
Una lacrima che si stava sforzando a trattenere sfuggì al suo controllo, bagnandogli una guancia. Alla prima seguì una seconda, e alla seconda seguì una terza.
Singhiozzò apertamente, portandosi una mano alla bocca per impedirselo, ma fu tutto vano.
Il petto gli doleva, la testa gli girava, le mani tremavano.
perché perché perché perché
Non riusciva a respirare. Gli faceva male tutto. Chiuse le mano a pugno. Le unghie gli scavarono nel palmo, provocandogli dolore. Fu grato di quella distrazione.
Si morse il labbro con forza, bloccando i singhiozzi. Sentì molto presto il sapore ferroso del sangue sulla lingua. Affondò ancora di più i denti nella pelle. Il dolore era una distrazione ben accetta, e non voleva farne a meno. Non ci riusciva.
Ti odio Ti odio ti odio ti odio
Nella sua piccola stanza, Katsuki si sentì più solo del solito. Un sacco di persone morte. Troppi feriti. E ora Deku se n’era andato via, lasciandolo con una rabbia immensa e la consapevolezza che, nonostante tutto, l’avrebbe perdonato. Come Deku aveva fatto tanto tempo prima con lui.
Si sentì improvvisamente stanco e spossato. Gli bruciavano gli occhi, le labbra, il viso. Il silenzio avvolgeva la stanza. Troppo silenzio.
Non voleva stare da solo
Mentre usciva dalla sua camera, lanciò uno sguardo alla lettera appallottolata in un angolo della stanza. Distolse gli occhi velocemente, chiudendosi la porta alle spalle.
Erano tutti nella sala comune, nessuno escluso. Guardandosi attorno, Bakugou vide che erano tutti nelle stesse condizioni. Tutti loro avevano i segni del pianto sul volto.
Alcuni di loro avevano ancora, tra le mani tremanti, le lettere di Midoriya.
Quando entrò, sembrò che il mondo si fermasse. Il silenzio calò nella stanza. Il dolore di tutti si estendeva come un velo trasparente che li ricopriva e li univa tutti sotto la stessa sofferenza.
I suoi compagni di classe finsero di non vedere i suoi occhi lucidi e rossi, il corpo ancora scosso da tremolii, e lui fece lo stesso con loro.
Si sedette sul divano, al fianco di Kirishima, senza dire nulla. Il suo amico non parlò ma, mentre si alzava per prendere da bere, gli poggiò per qualche secondo una mano sul ginocchio. Bakugou non ne fu infastidito.
E quando Yaoyorozu gli tese una tazza fumante di thè, Katsuki la ringraziò a bassa voce, grato. E quando Ojiro gli sfiorò i capelli con la sua coda morbida, Bakugou non iniziò a strepitare. E quando Uraraka, con gli occhi gonfi e rossi, si sedette accanto a lui e gli offrì un poco della sua coperta per riscaldarsi, il biondo riuscì a farle addirittura un piccolo sorriso.
Non era solo. Aveva i suoi amici che, nonostante tutto, tenevano a lui.
Si, aveva loro, ma nessuno avrebbe mai potuto sostituire Izuku
Bakugou zittì la vocina del suo cervello. Almeno per quella sera, voleva solo far finta che andasse tutto bene. Anche se, in realtà, la sua vita stava andando completamente a rotoli.
˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜
Seduto sul suo letto, Katsuki fissava quasi con astio la lettera stropicciata che aveva tra le mani. Era ancora leggibile, ma in alcuni punti era bruciacchiata.
Nella foga del momento, non si era reso conto di aver attivato il suo quirk.
Guardò la scrittura di Izuku, e un poco della rabbia che aveva in corpo svanì.
La piegò con calma e attenzione, infilandola poi nello zaino poggiato sul letto.
La finestra proiettava la luce della luna nella stanza. Bakugou riusciva a vedere le stelle dalla sua posizione.
Si aggiustò meglio il mantello rosso che aveva attorno al collo.
Col cavolo che te ne vai da solo, idiota di un Deku
Sul balcone, fuori dalla stanza, faceva freddo. Si perse a guardare per qualche secondo le stelle. Erano tantissime quella era, splendenti in cielo.
A dispetto di tutto, un sorriso gli si formò sul volto.
Sto arrivando, Izuku.