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Autore: vielvisev    06/04/2021    5 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Insieme. Ti amo. Addio.



 

Emma prese fiato, cercando di immettere più aria possibile nei polmoni per placare l'agitazione, mentre rivolgeva lo sguardo verso la sottile membrana protettiva evocata da Vitious, che sembrava avvolgere Hogwarts come in una bolla. 
 Il cielo nero della notte, che si intravedeva attraverso quel sottile scudo, era terso e illuminato da stelle lucenti e appariva bello, ma freddo e insensibile agli eventi che si susseguivano sotto di lui.
 “Sarebbe una nottata stupenda” sussurrò James “Se non dovessimo dare battaglia contro un folle”
 L'emoor e Lilith annuirono, ma rimasero in silenzio, con la brezza gelida che entrava dalla finestra aperta della torre di Corvonero a scompigliare loro i capelli. Avevano lasciato la Sala Grande di fretta, scivolando in mezzo ai combattenti, con cenni di intesa a compagni e amici, Emma aveva salutato con un abbraccio George, James con una stretta di mano Zabini, mentre Harry era corso via in cerca di Ron ed Hermione e presumibilmente dell'Horcrux.
Era stata Lilith a prendere le mani dei due amici di sempre e insieme a loro a salire gli infiniti gradini che portavano alla Torre della loro Casa. Ancora una volta, insieme. Tutti e tre sapevano, in fondo, di aver bisogno di quel momento di pace tra loro, non avevano nemmeno dovuto discuterne, erano stati guidati solo dalle necessità pungente di prendersi del tempo per loro.
Razionalizzare, e mettere in prospettiva, in quel momento era essenziale e loro tre insieme, come lo erano stati fin dall'inizio, erano particolarmente bravi a farlo. Tra tanti istintivi Grifondoro e machiavellici Serpeverde erano il giusto mezzo, cauti almeno quanto ostinati.
 Emma diede uno sguardo all'amica, con i suoi capelli biondi a caschetto come sempre disordinati, gli occhi grandi, lucidi e scuri, pieni di una strana fierezza e poi all'amico, con il suo carattere saggio e pacato, il profilo elegante e pallido, il corpo magro e lentigginoso, i capelli corvini arruffati. 
 Entrambi erano assorti, rivolti verso la sottile protezione della scuola eretta dal professore, animati dalla stessa consapevolezza che agitava l'emoor, ovvero che con l'inizio della battaglia si sarebbero divisi e ognuno di loro sarebbe andato nel posto più giusto, dove poteva dare il meglio di sé: Lilith al fianco di Fred, James con Sean insieme ai combattenti guidati da Lupin nel parco, Emma a prendere Ginny, e poi insieme ad Artemius.
 Il pensiero che a breve non sarebbero più stati un trio, li colpiva profondamente, ma non osavano dirlo ad alta voce e quella strana attesa peggiorava le loro paure. Avevano affrontato tutto insieme, spalla contro spalla e l'idea che davanti a quell'ultimo atto non lo sarebbero stati, in parte li confondeva perché anche se stavano combattendo per un obbiettivo comune, non si sarebbero coperti la schiena a vicenda, non avrebbero saputo costantemente che gli altri due stavano bene. Stavano, in parte, facendo un salto nel vuoto e faceva paura, pur sapendo che fosse giusto così. 
 Ognuno di loro aveva però il suo destino e non potevano fare altrimenti. Emma si disse mentalmente che era quello che si provava crescendo e sapeva che era giusto che Lilith fosse al fianco di Fred e che James stesse in prima linea come desiderava, anche se tutto ciò sapeva di malinconia e di qualcosa che sfugge dalle dita. 
Forse anche senza Voldemort e l'incombenza di una battaglia, una volta finita Hogwarts, sarebbero stati destinati a provare comunque quella sensazione di abbandono e a prendere le loro strade, a crescere, a cambiare, pur mantenendo l'affetto, ma ora non si sentivano semplicemente pronti e sentivano il bisogno sordo di avere accanto i migliori amici.

 “È strano pensare che l'anno prossimo sarà il nostro ultimo ad Hogwarts” disse James, come a leggere i pensieri dell'amica “È strano pensarlo in questo momento, forse”
 “Sarà l'ultimo anno 
se Hogwarts sarà ancora in piedi” fece notare Lilith con forte sarcasmo e James rise tra i denti.
 “Sarebbe un bel fallimento se la scuola non ne uscisse illesa con ben quattro emoor a proteggerla oltre a tutti voi” fece notare Emma con un sorriso ironico e storto e Lilith rispose con uno sbuffo che assomigliava a una risata, scuotendo appena il capo.
 Cadde per un istante di nuovo il silenzio. Erano in piedi, appoggiati alla grande vetrata della torre, gli sguardi ancora rivolti alla sottile membrana protettiva, i cuori che rombavano nella calma della Sala Comune deserta, così strana senza le risate dei compagni e il rumore delle piume sulle pergamene. Erano stati in quella stessa posizione al primo anno di Emma ad Hogwarts, quando pensavano con ansia alla terza prova del torneo Tre Maghi imminente, durante la quale Voldemort era poi tornato al potere.
 “Comunque sia mi mancherà questo posto” ammise Lilith, lanciando uno sguardo intorno, sorvolando sul cielo della Sala dipinto di blu con le sue stelle color bronzo, le librerie colme di volumi, il tavolino più vicino al caminetto, su cui Sean aveva lasciato come sempre la sua scacchiera magica.
 “L'anno prossimo saremo ancora qui” insistette Emma, colta da una strana ansia, nel tentativo di placare il tremore.
 “Sì, forse, ma poi usciremo da qui e diventeremo grandi” disse la biondina alzando le spalle “Avremo il lavoro, gli impegni, i figli, il poco tempo, le cose da fare. Diventeremo degli adulti noiosi. Poi chissà come usciremo dalla battaglia di oggi. Mi mancherà 
questo momento, questa Hogwarts.”
 Emma annuì, condividendo il sentimento. 
 “Già” mormorò semplicemente.
 “Beh” intervenne James con tono pratico “intanto proviamo a non farla buttare giù dai Mangiamorte. Mi sembra un inizio”
 Qualcosa colpì la membrana di protezione e la fece 
tremare, mentre onde si espandevano lente sotto lo sguardo dei tre Corvonero.
 “È iniziata” mormorò Emma “Dovremmo andare”
 Abbracciò stretta Lilith e si allungò a scompigliare i capelli a James, come faceva sempre, prima che anche lui si aggiungesse alla loro stretta. Si aggrapparono forte, tra loro, con affetto e paura, provando conforto in quel contatto che conoscevano bene e che aveva dato loro sempre sollievo. Un abbraccio che era caldo e conosciuto e sapeva di affetto e bei ricordi.
 “State attenti” quasi li pregò l'emoor, mentre un altro incantesimo faceva tremare di nuovo la barriera.
 “Merlino, Emma” disse Lilith con un sorriso amaro “sei tu quella che è pupilla del braccio destro di Voldemort, fidanzata di un Mangiamorte, connessa con Potter, paladina della scuola...” elencò con voce ironica “Stai attenta tu.”
 Emma ridacchiò “Hai ragione.”
 “Tenete le monete dell'ES per comunicare” consigliò loro James e le ragazze annuirono.
 Emma fece mentalmente il conto degli oggetti e delle modalità che aveva per comunicare con gli altri: le monete per l'ES, la mente con Potter, la collana con Severus, il marchio con Voldemort.
Fece una smorfia infastidita, mentre un altro incantesimo faceva increspare di nuovo la sempre più sottile patina trasparente al di là delle vetrate. Alzarono insieme lo sguardo, ma nessuno dei tre sembrava aver voglia di lasciare quella stanza. 
 Un rombo sordo e la voce lontana della McGranitt, proveniente da qualche finestra, fece loro capire che la donna doveva aver mobilitato tutte le armature del castello. Era iniziata davvero.
 “Devo dirvi una cosa” disse Lilith “Dovete sopravvivere entrambi”
 “Grazie Lils” disse James “Quello era il piano”
 Lei rise divertita, sciogliendo la tensione e scuotendo i corti capelli.  
 “Lo immagino, ma quello che intendo è che dovete sopravvivere 
per forzaperché siete invitati al mio matrimonio fra due anni.”
 L'emoor si aprì in un sorriso, mentre James si faceva confuso.
 “Fred mi ha chiesto di sposarlo” spiegò la biondina, un lampo di gioia a illuminarle il viso.
 “Lo sapevo” trillò Emma raggiante, mentre James si accendeva di entusiasmo e si abbracciarono di nuovo, stretti, felici, leggeri.
 Alla loro spalle la membrana si incrinò e produsse nuove onde. Si voltarono di nuovo, i volti lividi di preoccupazione, poi un suono acuto pesò sui loro cuori e infine il debole scudo si ruppe in mille pezzi davanti ai loro occhi.

. . .

Emma corse con forza, cercando di ignorare le grida ovattate che arrivavano dai piani inferiori, decisa ad arrivare il prima possibile alla Stanza delle Necessità. Inghiottì bile, mentre si costringeva a non pensare a Draco. L'aveva cercato con lo sguardo dalle alte finestre gotiche del castello, mentre nel parco Vitious cercava di ricomporre la protezione con qualche difficoltà e aveva sperato di vederlo apparire ogni volta che girava in un nuovo corridoio.
Il ragazzo però sembrava scomparso e la sua preoccupazione era ormai alle stelle. L'emoor sapeva che Malfoy era molto potente e  poteva essere un ottimo combattente, in condizioni normali il ragazzo se la sarebbe cavata tranquillamente in battaglia, ma quelle 
non erano condizioni normali. Al primo volto conosciuto il Serpeverde sarebbe capitolato, non sarebbe stato in grado di ferire, o attaccare e la persona di fronte a lui non avrebbe avuto il tempo di capire il suo stato d'animo e la sua incertezza e avrebbe semplicemente fatto la prima mossa, magari fatale.
 Draco Malfoy sarebbe stato ucciso dal senso di colpa e dalla sua incapacità di essere l'ago della bilancia, come Emma e Piton erano stati in grado di essere, Emma era assolutamente convinta che il rischio che le cose andassero così fosse alto e voleva far di tutto perché ciò non accadesse. 
 Pregò silenziosamente Morgana, Merlino, le Ombre e tutti i fondatori perché Narcissa si imponesse su Lucius e che il suo fare protettivo tenesse il suo unico figlio lontano dalla battaglia.

Girato l'ultimo corridoio la Corvonero si stupì di imbattersi in Ginny e Tonks, entrambe sporte da una finestra mentre lanciavano fatture ai nemici sottostanti.
 “Ginny” sussurrò confusa, con un'occhiata storta all'altra strega.
 “Mia mamma si sta prendendo cura di Teddy” rispose l'Auror velocemente alla muta domanda, pallida e tesa, i capelli più viola che mai “Devo trovare Remus” aggiunse a mo' di spiegazione.
 L'emoor non si sentì di darle contro e non le disse nulla, ma si voltò di nuovo verso la Grifondoro, notando alle sue spalle Artemius, che la aspettava con la bacchetta in mano e lo sguardo acceso di determinazione.
 “Ginny.”
“Ciao Ems” le rispose la rossa, lanciando una fattura Orcovolante di notevole forza oltre le colonne.
 “Non dovresti essere nella Stanza?” domandò lei.
 “O non ti ci mettere anche tu, io combatterò” ribatté Ginny.
 “Certo, mi chiedevo solo perché eri fuori.”
 “Harry” spiegò la grifona, scostandosi dalla finestra per riuscire guardare in volto l'amica “Credo che cercasse qualcosa lì dentro la stanza, mi ha chiesto di aspettare qui”
 “Oh” fece l'emoor, mentre un brivido le percorreva la schiena. 
Horcrux. “Io vado dentro con lui allora, tu fai attenzione, ok?” aggiunse in fretta e tentennò, chiedendosi se dovesse abbracciare l'amica, salutarla e stringerla.
 Anche Ginny sembrò pensare la stessa cosa, ma poi entrambe scossero la testa e si sorrisero complici, gli occhi pieni di una determinazione dura e brillante. Non era il momento degli addii, sarebbero uscite da quella battaglia a testa alta e insieme.
 “Se ne hai la possibilità Emma, ricorda a Voldemort che ci ha rovinato la nostra uscita a quattro” rise la rossa, riprendendo a lanciare incantesimi dalla finestra e l'emoor annuì con un ghigno e le diede le spalle, dirigendosi verso Artemius.
 “Potter non era molto contento che la Weasley fosse qui fuori” disse il ragazzo, con un'aria perplessa stampata in volto.
 “Immagino, ma Ginny fa quel che vuole”
 “Ho visto” strascicò lui, ironico.
 “Dobbiamo entrare ad aiutare Harry, Mius”
 Il Serpeverde annuì risoluto e si girarono entrambi verso l'ingresso della Stanza, in tempo per vedere Tiger e Goyle, seguiti dalla testa platino di Malfoy, superare la porta della Stanza delle Necessità senza notarli. Emma trattenne il respiro, guardando confusa l'amico, ma prima che potessero parlare qualcosa alle loro spalle scoppiò. 
Si girarono di scatto e videro Tonks allontanarsi correndo lungo il corridoio, chiamando spaventata a gran voce il nome di Remus.
 “Tonks” le urlò Ginny di rimando, rincorrendo la strega.
 L'emoor le osservò allontanarsi preoccupata, indecisa se seguirle, ma l'idea che Potter e Draco fossero insieme nella Stanza le metteva maggiore urgenza e pressione.
 “Mius, ti va di andare con loro?” chiese d'un fiato, d'istinto “Entro io a dare una mano a Potter, tu controlla che Ginny sia ok”
 L'altro sembrò a disagio con la richiesta e dondolò sui talloni. 
 “Dovremmo rimanere insieme, Emma”
 “Ci ritroveremo, te lo prometto” disse la Corvonero, con sicurezza “Ricordi la notte in cui Silente è morto? Tu hai avvertito il pericolo che stavo correndo. Sapevi dove trovarmi, ricordi?”
 Il ragazzo annuì incerto, il volto pallido, gli occhi sgranati.
 “Ci ritroveremo anche questa volta, Mius, dai solo un occhio a Ginny. Per favore. Io prendo Harry e arrivo” insistette l'altra.
 Artemius strinse le labbra e assentì controvoglia, Emma lo abbracciò di slancio per solo un secondo e rimase ad osservare mentre lui correva via dietro la Grifondoro, con la curiosa sensazione che fosse tremendamente sbagliato separarsi da lui, ma si riscosse in fretta e svelta si lanciò contro la porta della Stanza delle Necessità prima che sparisse.

. . .

Si ritrovò in una stanza piena di oggetti che non aveva mai visto.
 Erano ammassati ovunque, in grandi cumuli che sembravano formare un intricato labirinto. L'emoor si guardò intorno confusa, le orecchie tese, pronte a percepire qualunque movimento, ma non avvertì nulla. Si mosse cauta nello spazio, la mano stretta sulla sua bacchetta il fiato sospeso, mentre controllava dietro ogni angolo.
“C'è nessuno?” chiese, ma non ricevette risposta, anzi la sua voce sembrò essere inghiottita dagli oggetti che la circondavano. 
 Incerta avanzò nella stanza, preoccupata di non ritrovare la porta di ingresso. Lì dentro non arrivavano i suoni della battaglia ed era come essere stranamente sospesi nel tempo. Stava camminando da qualche minuto, girando tra i cumuli alla cieca, quando avvertì un brivido e percepì distintamente la presenza di Harry vicino a lei e di istinto girò a sinistra, avanzando sicura nello spazio, lasciandosi guidare dalla connessione con Potter.
 “Harry!?” esclamò stupita, quando, girando nuovamente a destra si trovò di fronte al Grifondoro, arrampicato per metà su un grosso cumulo, la mano tesa nel tentativo di recuperare un elegante  diadema appoggiato su un busto in marco, poco sopra la sua testa.
 Emma ammutolì vedendolo e riconoscendo al primo colpo il cimelio di Corvonero: 
avevano trovato l'Horcrux.
 “
Ciao Ems” le sorrise il ragazzo.
 “L'hai trovato” mormorò lei, correndo verso di lui.
 Lui scivolò, facendo cadere a terra vari libri con un tonfo sordo.
 “Sì, lo recupero e usciamo. Hai visto Hermione e Ron?”
L'emoor scosse la testa, osservando l'instabile arrampicata di lui.
 “Hai provato con un incantesimo di appello Potter?” disse ironica.
 “Tu che dici O'Shea?” domandò lui, grondante di sarcasmo, continuando a scalare gli oggetti, sempre più vicino al diadema.  
 Dalla parte opposta spuntò all'improvviso Hermione, scarmigliata e agitata, mano nella mano con Ron.
 “Mione” la salutò Emma, facendo un breve cenno anche verso il rosso, che aveva un sorriso allegro stampato sul volto. 
 L'emoor lo ignorò, chiedendosi solo distrattamente cosa ci fosse da sorridere e alzò la testa verso la scalata precaria di Potter. 
“Expelliarmus” 
Goyle
Emma sussultò, voltandosi di scatto, subito all'erta e l'incantesimo mancò di poco Harry, ma per lo spavento, anche se non colpito, il ragazzo ruzzolò comunque giù di svariati centimetri.
 L'emoor si voltò di nuovo a osservare Tiger e Goyle e in mezzo a loro, qualche passo indietro, Malfoy, pallido e insicuro.
 “Draco” sussurrò la ragazza, ignorando gli altri due.
 “Oh, guarda Draco, c'è la tua fidanzatina” rise Tiger, con un tono canzonatorio che l'emoor non gli aveva mai sentito usare nei confronti del biondo e ad essere sinceri, nemmeno nei suoi confronti. Si rese conto in realtà che non aveva mai sentito parlare molto i due
 'ragazzi armadio'.
 “Lei possiamo risparmiarla, ma ammazziamo gli altri Malfoy che dici?” parlò ancora Tiger, avanzando minaccioso.
 Emma vide Draco deglutire e impallidire visibilmente, mentre sussurrava il nome dell'amico con poca convinzione.
 “Non biascicare Malfoy, non ti sentiamo” rise Goyle e aveva una voce sorprendentemente dolce, come non ci si sarebbe mai aspettati.
 Malfoy si tese, riguadagnando qualche centimetro di altezza, la mano stretta con forza su quella che l'emoor riconobbe come la bacchetta di Narcissa Black.
 “Non possiamo ammazzarli” disse il biondo ai due compagni di Casa, con voce ferma “Appartengono al Signore Oscuro”
 “Il Signore Oscuro vuole solo Potter, smettila di essere un idiota, credi forse che siamo stupidi, Malfoy? 
Possiamo ammazzarli” sibilò Tiger, davanti agli sguardi sempre più stupiti dei presenti.
 “
Ammazzare, Tiger?” intervenne perplessa l'emoor, guardando con sprezzo il Serpeverde “Fai sul serio?”
 “Stanne fuori O'Shea” ribatté lui con un ghigno stampato in faccia.
 “Dovete solo provarci ad ammazzarci” gridò invece Ron con rabbia “Stupidi gorilla”
“Avada Kedavra”
 Il tempo parve fermarsi. Goyle aveva evocato la maledizione proibita senza modificare la sua espressione, la bacchetta a pochi centimetri dal volto di Emma, una smorfia pacata sul viso tondo, come se stesse parlando di qualcosa di estremamente banale, mentre solo le sopracciglia si inarcavano appena.
 La Corvonero si girò spaventata e vide l'anatema sfiorare Hermione, rimasta gelata sul posto e il cuore le perse un battito, mentre si sentiva travolgere da puro terrore e la sua magia sfrigolava. Ron, da vero Grifondoro, agì con maggiore prontezza rispetto a lei, lanciandosi con rabbia contro i due Serpeverde.
 “Non dovete toccare la mia ragazza” ruggì fiero, lasciando i presenti senza parole e riuscendo a scuotere anche Emma, che contrattaccò veloce e precisa.
 “
Expelliarmus. Accio bacchetta” gridò, disarmando Goyle che insieme a Tiger, preso di sorpresa, indietreggiò spaventato, mentre il rosso lanciava contro di loro diverse fatture.
 Malfoy rimase immobile, facendosi da parte per lasciare passare Weasley che correva dietro agli altri due, guardò per un secondo gli amici fuggire e quando si voltò cercò con sicurezza lo sguardo di Harry, ignorando l'emoor.
 “Potter dobbiamo parlare immediatamente...” disse rauco.
 “Hai scelto da che parte stare tu?” lo interruppe Emma fuori di sé  “Stavano per uccidere Hermione, Draco. Te ne rendi conto? È con questo genere di persone che vuoi combattere?”
 Lui spostò verso di lei gli occhi grigi, titubante. 
 “Mi dispiace” sussurrò “Ora è assolutamente importante però...”
 L'emoor si infuocò di rabbia e fece per ribattere, ma non riuscì a scoprire se il Serpeverde si riferiva alla sua capacità di scegliere o se si stava scusando per il passato, perché Ron tornò di corsa indietro. “Scappate!” gridò il rosso disperato e c'era anche Goyle alle sue spalle che correva verso di loro, pallido come un cencio e inseguito da quello che sembrava fuoco magico.
 L'emoor schiuse le labbra stupita, mentre Ron la superava senza fermarsi, afferrando Hermione per un braccio e trascinandola con sé. Harry scivolò giù dalla sua catasta, lontano dal diadema, le fiamme riflesse sui suoi occhiali tondi. Fu il lamento soffocato del ragazzo quando arrivò a terra che riscosse Emma, che senza esitazione scattò in avanti, prese la mano di Draco e poi quella del Grifondoro e si mise a correre trascinandoli con sé. Goyle al loro fianco, non sembrava poi più così interessato ad attaccare il bambino che è sopravvissuto.
Questo fuoco è intelligente. Pensò scioccata, scartando di lato mentre alcune lembi di una fiamma cercavano di afferrarla a una caviglia. Si sporse in avanti, stringendo forte le mani di entrambi i ragazzi e aumentò la velocità, aggirando un paio di cumuli di oggetti.
 Cercò di dirigersi verso dove ricordava la porta di ingresso, le mani strette agli altri due a formare un improbabile trio, ma dopo aver evitato l'ennesimo lembo di fuoco, si trovò sbalzata lontana da Draco, mentre un serpente di fiamme saettava minaccioso verso di lei. Harry l'aveva afferrata e tirata con forza contro di sé, protettivo, salvandole la vita e obbligandola a separarsi dal Serpeverde, mentre una cascata di oggetti cadeva a dividerli.
 “DRACO” gridò Emma disperata, ma il Grifondoro non le permise di lasciare la sua mano, la tenne anzi stretta e si fiondò in avanti, verso alcune scope dall'aria malandata, vicino a un Ron terrorizzato, che si stava già mettendo a cavalcioni della prima, aiutando ed esortando Hermione a salire sulla sua.
 “Aguamenti” gridò l'emoor contro un'altra fiamma, l'adrenalina che le impediva di sciogliersi in lacrime.
Harry le mise in mano una scopa “Salici” le ordinò.
 “Harry non so volare” tremò Emma, spaventata.
 “Dobbiamo salvare Malfoy” disse secco lui, serio come mai prima di allora “Non riesco a portarvi entrambi”
 L'emoor sbatté solo una volta le ciglia e si mise a cavalcioni della scopa, sollevandosi appena prima che un enorme pugno di fuoco si abbattesse dove erano fino a pochi istanti prima. 
 Beccheggiò dietro ad Harry, il cuore che le batteva come un rombo, le mani strette spasmodicamente sul legno, mentre si rendeva conto che se quella volta fosse caduta non ci sarebbe stato il verde prato della Tana ad accoglierla, ma sarebbe morta bruciata. 
 Accanto a lei Hermione evocò uno sfera d'acqua che diradò il fuoco per un istante, permettendo loro di passare. Harry volava veloce, scrutando la masse di oggetti sottostanti, sfruttando la debole protezione degli occhiali per cercare di scorgere qualcosa nel fumo.
 “Se moriamo per loro Harry, ti uccido” ruggì Ron, indicando Goyle poco più sotto che si affannava disperato nel tentativo di arrampicarsi su un grosso cumulo.
 Lui ed Hermione inclinarono le loro scope nello stesso momento e afferrarono il Serpeverde dalle braccia, andando poi verso l'uscita.
 “Andiamo via di qui” gridava Ron, esortandoli a seguirlo, ma Harry continuava a volare in cerca di Malfoy, concentrato come non mai e imitato da Emma, molto più instabile sulla sua scopa. 
 Fu quando l'emoor stava per cedere alla disperazione che il Grifondoro si buttò in picchiata e ritornò su poco dopo, tenendo Draco malamente per la sua divisa. Emma sentì un fiotto di speranza e si fiondò verso di loro, evitando per pura fortuna un'altra fiamma gigante scattata verso di lei.
 “Prendilo sulla tua scopa” gridò il ragazzo e l'emoor non se lo fece ripetere e si abbassò abbastanza da far salire Malfoy alle sue spalle. Harry si rituffò subito verso il basso ed Emma non vide cosa il ragazzo stesse cercando di raggiungere, perché sparì dalla sua vista inghiottito dal fumo, lasciandola nel panico.
 - Dobbiamo uscire! - gridò disperata attraverso la mente
 -Vai verso la porta - la esortò lui - ti seguo.-
 L'emoor virò con fatica verso l'ingresso della Stanza che vedeva attraverso le fiamme impazzite e il fumo denso. Si mosse incerta, beccheggiando, a disagio con l'altezza e la velocità, le labbra serrate dallo sforzo e capì che non ce l'avrebbero mai fatta. Che sarebbero morti lì, lei e Malfoy, abbracciati su una scopa in mezzo a fiamme mortali e feroci: 
era quasi romantico.

Il
l panico le offuscò la vista, ma mentre vi stava per cedere, i singhiozzi che già le serravano la gola, l'emoor sentì Draco stringerla a sé, portando le sue mani su quelle di lei e anche solo quel contatto fresco, in mezzo a tutto quel bruciante calore, le diede un minimo di lucidità e lasciò che il Serpeverde inclinasse il manico in avanti, mentre con la sua stretta dava alla scopa maggiore stabilità.
 “Ti porto fuori di qui!” le sussurrò Draco in un orecchio, al di sopra del frastuono e con presa salda e un volo sicuro si inclinò bruscamente di lato, evitando una fiamma che gli avrebbe certamente uccisi, muovendosi agile come il migliore dei Cercatori.
 “È un buon momento questo per dimostrare quanto sei bravo a volare, Malfoy!” gridò Harry, che sfrecciava al loro fianco, lottando per evitare le lingue di fuoco saettanti.
 Emma era inerme tra le braccia del ragazzo. Erano posizionati all'inverso di quella lontana giornata al Manor, dove lei, alle spalle del Serpeverde, gli si era stretta in vita. Ora era lei davanti e lui aggrappato c
ome se fosse la sua salvezza, ma l'emoor era consapevole di essere, come quel pomeriggio, totalmente nelle sue mani. 
Terrorizzata dal volo, in mezzo a quel delirio di fumo e fiamme, si rannicchiò contro il petto di lui, iperventilando e pregando di tornare velocemente con i piedi per terra, mentre Draco si muoveva agile, analitico, cercando di raggiungere quella porta che appariva sempre troppo lontana. Una fiamma ruggente li divise da Harry, che sparì alla loro vista. Malfoy si gettò in avanti con ultima disperazione ed Emma cercò di concentrarsi sul respiro di lui sulla sua schiena e sui muscoli tesi di entrambi, per non perdere la lucidità, mentre i polmoni si stringevano in spasmi nervosi in cerca di aria.
 “Siamo quasi fuori. Respira Emma. Respira. Andrò tutto bene” le disse Draco e l'emoor gli credette, pur sentendo che c'era della paura sincera nascosta in quelle parole piene di conforto e si accorse all'improvviso della fatica terribile che stava facendo il ragazzo a volare con lei, così rigida e spaventata.
 In un moto di coraggio insperato, forse spinta dal contatto rassicurante con il Serpeverde, la ragazza si appiattì a sua volta in avanti contro il legno consunto della scopa per consentire a lui di andare più veloce, ignorando il suo terrore genuino per il volo. La porta si spalancò davanti a loro e si gettarono all'esterno, subito seguiti da Harry con il diadema al braccio.
 Emma sentì il manico di scopa scivolare via e avvertì le braccia di Draco chiudersi intorno a lei come una morsa, protettive, prima che cadessero entrambi sul marmo freddo, tossendo e tremando, i corpi attraversati di spasmi e ci fu un secondo tonfo accanto a lei che intuì essere Harry. 
Non erano morti.
 -Sei vivo? - chiese con fatica attraverso la connessione, troppo debole per parlare ad alta voce.
 -Sì - rispose lui e quando alzò la testa per controllare, lo vide riverso a meno di un metro, vicino a Ron ed Hermione, che si stavano riprendendo, mentre Goyle singhiozzava piano.
Le braccia di Draco erano serrate ancora intorno a lei, quasi con disperazione ed Emma si torse leggermente per poterlo guardare in volto. Incrociò i suoi occhi lividi di terrore, grigi come la tempesta e gli posò delicatamente una mano sulla guancia sinistra.
 “Draco, lasciami andare” sussurrò e quasi si stupì quando lui, pur riluttante, le diede subito ascolto e la liberò, gli occhi però fissi su di lei, come per assicurarsi che fosse tutto a posto e non fosse ferita.
 “Tiger?” chiese Goyle alle loro spalle.
 “È morto" rispose grave Ron e ci fu un momento di silenzio, Goyle emise un singhiozzo spezzato e Draco chinò il capo affranto.
 Rimasero immobili a prendere fiato, fino a quando Hermione non strillò “Harry il diadema!” e gli occhi dei presenti si fissarono sul monile che il ragazzo portava al braccio e che sembrava sciogliersi davanti a loro, in maniera grottesca e orribile, come se qualcosa lo stesse infettando dall'interno. Hermione si portò le mani alle labbra, sgranando gli occhi piena di paura.
 “Oh, Morgana, doveva essere Ardemonio” sussurrò spaventata e qualcosa nella mente di Emma si mosse, ricordando la maledizione citata nel libro che le aveva regalato Severus e le sue budella si contorsero a pensare che Tiger potesse essere stato tanto stupido da tentare di evocare qualcosa del genere.
 Un vociare indistinto li distrasse, Hermione, Harry e Ron si tirarono in piedi a fatica, parlando velocemente tra loro, come se non esistessero altri, Goyle era invece ancora sdraiato, grigio e immobile, lo sguardo lucido di paura, ma l'emoor li ignorò, la sua attenzione tutta risucchiata da Draco Malfoy.
 Il Serpeverde era pallido e chiaramente scosso dalla morte del compagno di Casa, ma la guardava fisso, tremante, con due occhi nuovi, giganti, sinceri. A Emma sembrò bellissimo e fragile, ma sotto quello sguardo intenso si sentì quasi arrossire.
“Harry ti ha salvato la vita” gli disse, mettendosi a sedere di fronte a lui, come per saggiarne la reazione e Draco schiuse le labbra, ma non emise alcun suono. 
 Ci fu uno scoppio alle loro spalle, un tramestio e delle grida ed Harry, Ron ed Hermione si allontanarono correndo. 
 I Mangiamorte dovevano essere entrati nel castello e la Corvonero venne percorsa da un brivido. Si tirò in piedi con un groppo in gola. 
 “Devo andare Draco” soffiò.

La mano del ragazzo le si strinse intorno al suo polso con leggera fermezza ed Emma rimase a fissarlo, nonostante l'urgenza e la logica la spingessero a correre via verso quella battaglia insensata.
 “Aspetta” sussurrò Draco e l'emoor chiuse gli occhi con un sospiro.
 “Non ho tempo per parlare ora. Stai al sicuro. Per favore.”
 “Mi dispiace, Emma” la fermò lui e la sua voce si fece spezzata, mentre cercava lo sguardo di lei.
 “Mi dispiace, Emma”
 “L'hai già detto altre volte” ribatté dura la ragazza, cercando di liberarsi della stretta sul suo polso.
 “Ascoltami fino in fondo, per favore” la pregò lui, stranamente saldo e nel dirlo la lasciò andare, come per darle scelta di rimanere, o correre via ed Emma tentennò e poi cedette e alzò il suo sguardo, scontrandosi con gli occhi grigi di lui che le affondarono dentro. 
 Si accorse solo distrattamente che anche Goyle era sparito come il trio e che lei e Draco erano soli in quel corridoio, sospesi nel tempo, mentre da qualche parte forse la battaglia era già cominciata.
 Lo sguardo del Serpeverde si fece liquido e dolce, mentre si metteva in piedi di fronte a lei e con cautela le afferrava il volto tra le mani, guardandola negli occhi, apertamente come forse non aveva mai fatto prima di allora.
“Mi dispiace di non averti parlato di ciò che provavo” iniziò dolcemente “mi dispiace di aver provato a difenderti nel modo sbagliato, di averti allontanato per paura, di averti trascinato nei miei problemi senza mai pensare prima ai tuoi, so di essere stato un egoista bastardo e mi dispiace davvero”
 L'emoor tremò, un boato di nuovo alle loro spalle. 
 “Draco mi fa piacere ma...”
 “Mi hai chiesto di scegliere” disse lui serio e lei scosse la testa già sfinita da quella discussione sfibrante.
 “Non ti ho mai chiesto di scegliere per rinunciare a qualcosa” disse piccata “ti ho detto proprio che non volevo importi una scelta,  ma volevo che fossi tu a capire che cosa vuoi e...”
 “E l'ho fatto.”

Al confine con la paura, l'adrenalina e la disperazione il cuore di Emma vibrò a quella semplice frase. Sgranò gli occhi, il volto improvvisamente incassato tra le mani fresche del ragazzo e affondò definitivamente a fondo in quel grigio sempre più scuro e intenso, schiudendo le labbra per lo stupore sincero.
 “Hai capito che cosa vuoi?” domandò incerta e il Serpeverde di fronte a lei annuì sicuro, la mandibola tesa e si chinò in avanti, appoggiando la fronte su quella dell'emoor. 
Respirarono piano.
 “Ho capito cosa intendevi su Potter, 
hai ragione, se vogliamo un mondo in cui sia possibile amarci, l'unico possibile è uno dove vince Potter e non il Signore Oscuro. Ho scelto, Emma. Questa sera ho seguito Tiger e Goyle solo perché ho sentito che vi volevano attaccare, volevano fare qualcosa di stupido. Ho provato a parlare a Potter, dovevo avvisarlo che...”
 “Sono fiera di te” disse sincera lei, il rumore della battaglia sempre più presente alle sue spalle “ma...”

 “Non capisci Emma?” continuò il ragazzo “sono pronto a lottare con voi. Sono pronto a dimostrare ai miei genitori che valgo più di quel che credono. Sono pronto a rifiutare un matrimonio Purosangue per stare insieme a te. Sono stato un codardo, è vero, un debole, non sono nemmeno stato degno della Casa di Serpeverde. Ho parlato con Daph e Blaise. Ho capito dove sbagliavo. Non voglio vivere un solo altro giorno senza di te e se per fare questo dovrò mettermi accanto a Potter, rivoltarmi contro Tu-sai-chi, accettare la Piattola e la so tutto io, mi sta bene. E se invece tu non mi vorrai più, ciò non cambia la mia scelta. Voglio provare ad essere simile alla versione di me stesso di cui sarei orgoglioso e questa versione vuole renderti felice, non importa se con, o senza di me.”
 “Cosa ti ha fatto cambiare idea?” sussurrò lei colpita.
 Non c'era ne rabbia, né rancore negli occhi del ragazzo, solo una strana e velata dolcezza, piena di acuta determinazione.
 “I tuoi amici, quei Lilith e James” mormorò lui “Quello che hanno detto, il fatto che non mi sia reso conto di quello che avevo... Ho pensato a lungo a quello che mi hai dato in questi anni. Non hai mai fatto un passo indietro, mai. Ti sei fidata di me quando nessun altro era disposto a farlo. Hai visto il mio potenziale, nonostante i tuoi amici e forse anche i miei amici mi odiassero, nonostante il marchio e il mio atteggiamento odioso. Sei sempre stata corretta, gentile e non ti sei fatta influenzare da nulla, hai visto 
oltre. Non mi hai considerato un maledetto. Mi hai dato tutto l'amore possibile e a un amore così, non si può rinunciare”
 
Lupin aveva detto le stesse identiche parole sul tetto della Tana riguardo l'amore che riceveva costantemente da Tonks ed Emma sentì gli occhi lucidi di commozione.
 “Perché quello che provo per te Draco è...” balbettò lei “ma tu non sei costretto...”

 “Io mi fido completamente di te e sono pronto a difenderti contro chiunque, a non mentire mai più e a non temere il tuo giudizio. Non sarò perfetto forse, concedimelo e ho molto da imparare, dovrai avere pazienza, ma proverò a dare il meglio di me. Voglio provare ad essere limpido, ho capito cosa ho sbagliato e sono pronto anche a pagare per i miei errori. Ti prego. Dammene la possibilità.”
 Emma non l'aveva mai sentito parlare tanto a lungo e con tanta fermezza, l'espressione seria, fremente e sincera e i loro corpi tanto vicini che poteva avvertirne il tepore e cogliere, dentro quegli occhi dal sapore di tempesta, quelle piccole pagliuzze azzurre che lei tanto amava. Guardò il ragazzo in silenzio, sentendosi orgogliosa e confusa e lui ricambiò il suo sguardo con intensità nuova.
 Si chinò a baciarla.

La baciò in mezzo alla battaglia, mentre le risate dei Mangiamorte si facevano più vicine e boati avvertivano di crolli tutt'intorno. La baciò perché era la cosa giusta da fare, perché non potevano rischiare di morire senza prima darsi quel bacio. 
 Si strinsero, con forza, mentre cercavano quel contatto che era mancato più dell'aria, le mani di lui che risalivano sul collo di lei, per poi perdersi nei lunghi capelli biondi, i pollici a carezzarle le guance in un gesto pieno di tenerezza. 
 La baciò con impeto e gentilezza, le morse il labbro inferiore e rubò con le labbra le lacrime che sfuggivano dalle sue ciglia ed Emma rispose d'istinto a quel bacio, mentre il cuore trovava il giusto asse e in uno sfarfallare di emozioni riusciva a capire cosa fosse successo.
Draco aveva scelto. Non lo aveva fatto per lei, ma per sé stesso e  avvinghiata al Serpeverde, il suo odore di pioggia in arrivo, menta e caffé ad avvolgerla, si rese conto di quanto gli fosse tremendamente mancato e di quanto avesse sognato quel contatto e quel momento. Si sentì leggera, capace di affrontare qualunque cosa e qualunque pericolo. Anche Voldemort stesso. Si sentì potente e inarrestabile.
 “Ti amo” si fece sfuggire lui in un sospiro, gli occhi limpidi.
 “Ti amo anche io” ribatté lei arrossendo.
 Si sorrisero entrambi, innamorati come forse non lo erano mai stati, prima che la realtà piombasse cruda su di loro e i suoni della battaglia arrivassero infine acuti alle loro orecchie. Tornarono lucidi in un battito di ciglia.
 “Devo andare. Cerca di non morire ok?” mormorò lei.
 Malfoy fece un ghigno stanco e le carezzò uno zigomo.
 “Non ho una bacchetta, ma ci provo”
 Emma subito frugò nella sua tasca, trovando la bacchetta che aveva preso a Goyle. La porse al Serpeverde con un piccolo sorriso.
 “Eccola. Adesso non hai scuse. Sopravvivi per favore” abbozzò, ma gli occhi di Draco si accesero di nuova determinazione.
 “Se ho una bacchetta voglio combattere al tuo fianco” disse con slancio e lei scosse energicamente la testa.
 “Non se ne parla, devi stare attento all'ES, perché potrebbero attaccarti vedendoti, non sanno che hai cambiato fazione e non posso proteggerti ovunque. Fai del tuo meglio, ma non voglio perderti per un errore di valutazione Draco, stai nascosto”
 Lo sguardo di lui si rabbuiò, rendendosi conto di quanto lei avesse ragione e le labbra presero una piega amara.
 “Ti prego, sopravvivi” mormorò il Serpeverde, affranto dall'idea di non poterla proteggere come avrebbe voluto, proprio ora che sapeva di essere disposto a farlo e l'emoor annuì, senza riuscire a prometterglielo: Tiger era appena morto e i rumori della lotta arrivavano incombenti e le gelavano il sangue nelle vene. Sarebbero potuti morire in qualunque momento, quasi senza accorgersene.
 
La morte era su tutti loro.
Si sporse a baciarlo un'ultima volta, cercò di chiudere dentro di sé l'immagine di lui sorridente, poi lo lasciò andare e lo sentì correre nella direzione opposta alla sua.
 L'emoor spinse la paura di perderlo dentro di sé, in uno dei libri tremanti della sua biblioteca mentale e di nuovo concentrata, si mise anche lei a correre scendendo di un piano. 
 In mente solo un pensiero fisso: 
Artemius.
 Al piano sotto 
era il caos.

Mangiamorte e Resistenza stavano combattendo con ferocia. Incantesimi, fatture e maledizioni volavano ovunque. Parte di una scala era crollata e Rookwood, nessuna maschera a coprire il volto, lanciava le macerie contro studenti e professori. 
 Un enorme sasso mancò la testa di Luna per pochi centimetri, facendo trasalire Emma che spostò lo sguardo tutto intorno, mentre correva, scorgendo i gemelli Weasley lottare accanto a Percy. 
 Lilith era con loro, schiena contro schiena con Fred e l'emoor per un istante si distrasse nel vedere l'amica che si destreggiava in quel caos con fierezza, combattiva come mai prima di allora, mentre colpiva con precisione e si difendeva con velocità, lavorando in perfetta sincronia con il gemello. 
 Emma scostò di nuovo lo sguardo e si gettò in avanti, scese le scale, scivolò mentre evitava un incantesimo volante e piegò male un polso nella caduta, ma strinse i denti con rabbia, rialzandosi subito.
 Katie Bell quasi le tagliò la strada, duellando con un Mangiamorte piuttosto giovane che Emma aveva notato più volte al Manor, ma prima che l'emoor potesse aiutarla, la bionda Cacciatrice riuscì a sbalzare il suo avversario e corse verso un altro combattente.  
 L'emoor si buttò quindi nella mischia dalla parte opposta, sdrucciolando in mezzo a studenti e professori schierati.
Notò Hermione in difficoltà alla sua destra e lanciò un 
Incarceramus verso uno dei due Mangiamorte che stava fronteggiando sola, mentre Harry e Ron duellavano vicini alle sue spalle. 
 L'emoor corse oltre, evocò un Protego e deviò un lampo di luce verde che l'aveva sfiorata, ma non ebbe nemmeno il tempo per stupirsi di essere scampata alla morte. Individuò la chioma rossa di Ginny Weasley, che combatteva concentrata affiancata da Artemius e si mosse verso di loro. 
 Lungo la strada, pietrificò una donna chiaramente sotto Imperius che lanciava maledizioni alla rinfusa e spedì a gambe all'aria un altro Mangiamorte che non riuscì a riconoscere. Arrivò dagli amici con il fiato corto e si affiancò all'emoor di Serpeverde con un certo sollievo, mentre lui le lanciava un veloce sguardo, visibilmente felice di averla accanto e di trovarla viva.
 “State bene?” chiese Emma ed entrambi i ragazzi annuirono, gettandosi in fretta di lato meno di un secondo dopo, per evitare dei fiotti di luce rossa lanciati verso di loro.
 James arrivò correndo e li aiutò a rialzarsi, coprendoli sapientemente con un incantesimo scudo.
 “È il caos qui” gridò ed Emma notò che aveva una ferita sulla spalla e sanguinava copiosamente da una guancia, ma gli occhi azzurri non erano mai stati più vivi. 
 Sean arrivò alle sue spalle, mentre Emma si rimetteva in piedi.
 “Non eri al parco?” chiese confusa al migliore amico.
 “È il caos” ripeté James e si allontanò insieme a Sean verso la torre di Corvonero “Andiamo a ripristinare gli incantesimi di protezione”
 Non fecero in tempo a raggiungere le scale però che queste esplosero davanti a loro e dovettero indietreggiare. 
 L'emoor cercò subito di raggiungerli, ma quelli che sembravano quattro Inferi le sbarrarono improvvisamente la strada. 
Erano ripugnanti e per un attimo la lasciarono senza parole, fece titubante un passo indietro, cercando di controllare il terrore.
 “Incendio!” gridò Artemius e le fu accanto, trascinandola via.
 “Grazie” mormorò Emma “mi hanno preso di sorpresa”
 Il Serpeverde annuì, la guardò in volto per assicurarsi stesse bene e riprese a duellare. Era forte, Emma si accorse che non lo aveva mai visto combattere prima di allora e ne rimase colpita.
 Usava incantesimi complessi ed efficaci, al limite con la magia Oscura, passando dalla mano sinistra alla desta senza il minimo tentennamento. L'emoor trovò in lui un'ottima spalla.
 Entrambi, dopo qualche minuto pressante di lotta con altri due incappucciati, si accorsero che Ginny cercava di aiutare a mettersi in salvo una ragazzina di Tassorosso troppo piccola per essere lì.  
 Emma fece un cenno al ragazzo di coprire la rossa e lei si buttò in avanti, immobilizzando due Mangiamorte che si stavano dirigendo verso di loro, per poi arretrare di nuovo verso gli amici. 
 Scorse in quel caos anche Gabriel Tullier lottare con altri tre e mandò una fattura in suo aiuto. Il francese le rispose con un sorriso veloce e l'emoor respirò a fondo, detergendosi il sudore dalla fronte. 
 Come al matrimonio di Bill e Fleur nessun Mangiamorte sembrava avere grande interesse a ferirla e lei poteva muoversi svelta, con più libertà di altri. A volte le puntavano addirittura la bacchetta contro per poi scostarla appena la riconoscevano. Emma approfittava della sua posizione a piene mani, per proteggere tutti quelli che riusciva. 
 Il suo sguardo sicuro venne distratto da Dolohov, che lanciava maledizioni ovunque dalla cima delle scale, ridendo sguaiatamente e qualcosa di animalesco prese vita nel petto dell'emoor: 
Lo odiava.
 
Lo aveva sempre odiato.
 “
Coprimi” disse secca rivolta ad Artemius, che annuì seguendola subito, mentre lei correva verso il gigante biondo.
“Dolohov!” lo chiamò con rabbia la ragazza e lui si voltò, riservandole un sorriso tremendo e divertito.
 “O'Shea, ci rivediamo.”
 Emma non aggiunse altro, ma lanciò tre fatture che il biondo parò.  Sembrava intenzionato a non essere battuto quella volta.
 “Vuoi saperlo un segreto O'Shea?” berciò sornione .
 “Non voglio sentire nulla di quel che esce da quella fogna” ribatté Emma acida e lanciò un Diffindo che andò a segno, raggiungendo il braccio sinistro del Mangiamorte.
 Un lampo di rabbia illuminò il volto dell'uomo, mentre l'espressione si accartocciava in un ghigno pericoloso. Emma attaccò di nuovo, con il terrore di sapere che cosa aveva da dirle, i sensi all'erta.
 “Ho ucciso io i tuoi genitori, O'Shea” rise il gigante biondo e cadde un silenzio nella mente dell'emoor, mentre un ronzio sordo nelle orecchie la immobilizzava dall'orrore.
 “Come?” gracchiò, la battaglia sparì dalla sua attenzione.
 “Gli ho uccisi come fossero delle inutili mosche” continuò Dolohov con cattiveria “Ho ucciso anche il tuo stupido amico, O'Shea. Un moccioso piagnucolante e petulante”
 “Menti” sussurrò l'emoor, sbattendo le ciglia mentre tornava lucida.
 Il cuore che batteva con dolore e il rumore della battaglia che gli arrivava stranamente ovattato. Si accorse che persino il volto dell'uomo era confuso davanti a lei e si rese conto che stava piangendo. 
Steph, mamma, papà.
 “
Non mento” disse lui “Dovevi sentire tuo padre come mi pregava 'Non fare del male ad Emma'... Patetico”
 L'emoor sbatté le ciglia e lasciò che le lacrime cadessero. Sentiva il respiro spezzato di Artemius al suo fianco, pronto a intervenire e il corpo le formicolava per la rabbia, come se avesse sempre sospettato che sarebbe arrivata quella rese dei conti. 
La ragazza strinse con decisione la bacchetta e la puntò contro Dolohov, ma quello parve farsi di fumo e scomparve davanti ai suoi occhi, lasciando dietro di sé solo il suono della sua risata fredda.
 “Emma” gridò Artemius alle sue spalle “Rookwood”
 Puntò il dito contro il Mangiamorte che li sovrastava dal corridoio superiore, il ghigno come un taglio sul volto squadrato e volgare.
Erano tutti vicini. Vicinissimi. E combattevano.
 
Quando Rookwood puntò la bacchetta contro la parete est un brivido percorse la schiena dell'emoor. Gridò il nome di Lilith e Fred, troppo vicini al muro, mentre si difendevano con tenacia, uno accanto all'altra, coordinati, lui con il sorriso sulle labbra e lei con elegante ferocia, il caschetto biondo più disordinato che mai.
 Emma si lanciò in avanti con disperazione, sfuggendo alle mani di Artemius che cercarono di fermarla, continuando a chiamarli, spinta dalla rabbia che Dolohov aveva riversato dentro il suo petto, ma riuscì solo a raggiungere George e ad afferrarlo per la mano, tirandolo verso di sé, continuando a gridare verso gli altri due, poi tutto esplose e il sotto e il sopra divennero una cosa sola.

Emma gridò disperata di paura e confusione, squarciandosi i polmoni, mentre la parete crollava trascinandola con sé. 
 Spinse George di lato con tutte le forze che aveva e cercò di scartare anche lei alla sua sinistra, senza riuscirci. Sentì i massi schiacciarla e toglierle il respiro e per un istante tutto divenne buio. Solo quando avvertì il dolore percorrerle tutto il corpo 
capì di essere ancora viva.
 La vita è dolore, la morte assenza e quello era il il dolore fisico di muscoli che si erano contratti troppo velocemente e quelle causato dalle pietre che erano cadute ferendola, ma era anche il sordo dolore al petto che si può solo associare alla paura di perdere qualcuno.
 Le tolsero dal corpo alcuni massi, chiamandola a gran voce.
Emma riconobbe il volto pallido di Harry sopra di sé, con il suo sguardo verde preoccupato e quello teso di Artemius subito dietro. Fu il Serpeverde a trascinarla fuori, stringendola al petto con forza, aiutato da Tullier che era corso verso di loro.
 “Mi dispiace Emma” sussurrò il francese sinceramente e l'emoor guardò gli occhi chiari del ragazzo senza capire. 
 I
l tempo sembrava essersi fermato. Sgusciò a fatica dalla stretta di Artemius, voltandosi lentamente e rimase immobile, confusa, mentre guardava il volto di James rigato di lacrime, Ron urlare con rabbia insieme a Percy Weasley ed Hermione ferma, le braccia penzoloni lungo il corpo, con accanto Ginny, il volto terreo.
 
Tutti sembravano essersi fermati, la guerra era cristallizzata e l'emoor li guardò per un lungo istante senza capire, mentre il sangue le colava lento dalle ferite e il marchio pulsava doloroso.
 Lilith e Fred giacevano a terra immobili con strana eleganza.
 I corpi feriti coperti di polvere grigia, le bacchette ancora strette nei loro pugni. Sembravano dormire, vicini, le mani che quasi si sfioravano, sereni, come se scuotendoli potessero aprire gli occhi, alzarsi, ridere e riprendere a combattere. 
 Fred avrebbe fatto una battuta divertente e Lilith le avrebbe rivolto uno di quei suoi sguardi pieni di determinazione, che Emma conosceva come le sue tasche e di cui già sentiva la mancanza.
 Alzatevi. Non potete dormire ora. Sono stanca anche io, ma non ora.
 
Si rese conto di quanto stupido fosse quel pensiero. Rimase ferma, mentre nuovi incantesimi li raggiungevano e tutti cominciavano a riscuotersi. Rimase immobile mentre la verità le franava addosso, più dolorosa dei massi che l'avevano colpita.
 Sentì Artemius chiamarla con forza, stringendola, ma non rispose. Avvertì Gabriel mettersi di fronte a lei e parare con decisione incantesimi che altrimenti l'avrebbero raggiunta.
Intuì che intorno a loro la battaglia stava continuando, 
ma non per lei. Emma sentì il cuore frantumarsi, il respiro spezzarsi e la realtà perdere consistenza, alzò lo sguardo verso James e lo trovò lì ad attenderla, spezzato e devastato quanto lei. Arso. Vuoto. Ferito.
 Fred Weasley, il gemello di George, 
il suo amico, il fratello di Ginny, era morto e Lilith Bitterblue, la sua cara amica, la sua compagna di avventure, la coraggiosa Corvonero, era morta.


 

*Angolo Autrice*

Ciao Lettori!
Spero abbiate passato delle splendide vacanze. 
Capitolo duro e intenso questo, ma ammetto che un po' tutti questi ultimi lo saranno. 
L'ho chiamato "Insieme. Ti amo. Addio" perché credo che queste parole rappresentino bene i tre macro momenti in cui è diviso.

INSIEME: La scena di Lilith, Emma e James in cima alla torre di Corvonero è stata struggente da scrivere. Immaginarmeli nervosi e impauriti, in una situazione simile al passato, ma davanti a qualcosa di molto più grande e con molta più consapevolezza, pur sempre insieme, mi inteneriva enormemente. C'è qualcosa di puro tra loro, nei loro abbracci, nel loro modo di sostenersi e il fatto che in mezzo a tutta quella tensione trovino comunque il modo di sorridere e guardare speranzosi al futuro credo che faccia capire che persone meravigliose siano. è anche l'ultimo momento in cui avremo il Trio insieme e a ben guardare è un trio che viene spezzato sul finale del capitolo, rispetto ad altri, come Harry, Ron ed Hermione o Ginny, Luna e Neville. 

TI AMO: momento romantico per eccellenza, ma che ho cercato di rendere vero e intenso. Son sempre stata convinta che Draco ed Emma avrebbero trovato il modo di stare dalla stessa parte nel momento più opportuno e hanno mantenuto le mie aspettative, perché più scrivevo, più la distruzione della Stanza delle Necessità e simbolicamente il luogo 'segreto' dove Draco ha lavorato solo e lacerato tutto il suo sesto anno, mi sembrava il posto perfetto. A me loro come coppia piacciono, non l'ho mai nascosto, in tutte le loro infinite imperfezioni. Senza Draco, Emma forse sarebbe stata un ago della bilancia meno abile se ci pensate. è stata la vicinanza con il ragazzo, il suo ruolo tragico e le sue debolezze che l'hanno resa quella che è oggi, perché insieme alla figura di Severus, grazie a Draco Emma ha scoperto 'I grigi'. 
Il fatto che sia Malfoy (finalmente) a salvarla e che lo faccia a bordo di una scopa, come il primo incontro che li aveva tanto avvicinati, mi scioglie, semplicemente. 

ADDIO: 
Sono sincera, ho sempre pensato che il fatto che siano sopravvissuti tutti e tre i protagonisti fosse irrealistico, mi spiego: erano i bersagli principali in una guerra cruenta ed erano tre ragazzini con le loro lacune, ma sono stati sfacciatamente fortunati. Non penso che potessero esserlo tutti e so che è terribile, ma mentre scrivevo ho dovuto scegliere tra Lilith e James e far sopravvivere Lilith a Fred mi sembrava davvero una crudeltà. La morte di un'amica così vicina all'emoor non potrà che generare reazioni, ne sono convinta, anche perché Lilith e il suo amore con il gemello hanno rappresentato spesso una speranza per un futuro, che viene ora brutalmente spezzata. Un piccolo dettaglio che mi è piaciuto inserire è che Emma fa una cosa eccezionale: salva George, ma il dolore che la travolge è talmente forte, che quasi non se ne accorge e quando Harry, Artemius e Gabriel la tirano fuori dalle macerie George è l'unico che non nomina, nonostante l'abbia appena salvato. Credo che anche George in quel momento, pur essendo appena sopravvissuto grazie all'emoor non si stia nemmeno rendendo conto della sua presenza, stravolto per la morte di Fred. La mancanza istintiva di un abbraccio e una ricerca di contatto tra questi due personaggi che si sono fatti sempre scudo con tenerezza quasi infantile, segna per me un momento di forte dolore e crescita. 

Non odiatemi troppo. Scrivere una storia significa accettarla e affrontare questi momenti, se siete stravolti, tirate fuori fazzoletti, perché la carica emotiva non si abbassa più. Se avete domande, insulti, dubbi o pareri scrivetemi liberamente. 
In questa settimana avrò parecchi impegni purtroppo! Cercherò di pubblicare mercoledì, ma non posso darvi certezza (non voglio pubblicare velocemente questi capitoli, ho bisogno di darci attenzione). Se non fosse, vi avviso tempestivamente!

Con affetto. 
vi

  
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