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Autore: hikarigaoka    07/04/2021    2 recensioni
[Wakatoshi Ushijima x OC]
«Non credo di essere adatta per te, Wakatoshi»
[...]
Atsuko Sakai non aveva nulla da spartire con Wakatoshi Ushijima.
Era piccata, estremamente irrequieta e, con chi le andava a genio, terribilmente logorroica.
Non era particolarmente di bell'aspetto, di viso poteva anche definirsi "caruccia", ma non era certo graziosa e fatta di porcellana come le sue compagne.
Nonostante il suo distinguersi dalle coetanee, non sembrava attirare particolari attenzioni.
Era agli antipodi di Wakatoshi, silenzioso e sulle sue, che destava attenzione come se sulla sua testa vi fosse un cartello a neon con scritto "asso della Shiratorizawa e figone locale".
Chi avrebbe mai detto che di sarebbero ritrovati a chiedersi di restare?
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shiratorizawa, Wakatoshi Ushijima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stammi vicino.

Atsuko quella mattina si sveglia estremamente presto.
Non tanto perchè avesse tutta questa fretta di uscire, no, è solo che la mattina era sempre dotata di grandi energie da consumare al primo risveglio.
La prima cosa che fa è scendere, fare una colazione abbondante con due toast e ben due uova strapazzate, per poi andare a lavarsi i denti.
Con ancora lo spazzolino in bocca, allunga la mano verso il cellulare per poi portarselo all'orecchio.

"Waka-chan, vieni?"

La conversazione dura poco, per l'esattezza 4 secondi spaccati, prima che l'asso risponda con un celere "sì" e riattacchi.
Gli ci vogliono venti minuti per presentarsi alla porta di casa Sakai, salutando con un inchino la madre della ragazza che gli aveva aperto.
É una donna sulla quarantina, ma che porta splendidamente i suoi anni.
I suoi capelli castani sono portati lunghi e tenuti insieme con una molletta, mentre la frangia le copre la fronte, somiglia molto alla figlia.

"Atsuko-chan è in camera sua a prepararsi, dille di darsi una sbrigata" scherza la donna, toccando una spalla del ragazzo.

Ushijima annuisce, saluta con un altro inchino il padre di Atsuko che era intento a sorseggiare il suo caffè mattutino al tavolo da pranzo, e poi si dirige al piano di sopra dove si trovava la camera da letto di lei.

"Atsuko, posso entrare?" chiede dopo aver bussato un paio di volte cortesemente.

"Sì, entra pure!"

Lo schiacciatore apre la porta e davanti a sé vede niente di meno che la sua ragazza, intenta ad aggiustarsi la gonna dell'uniforme e qualche ciuffo di capelli ribelle.
Non appena si volta a guardare Ushijima, un sorriso si fa largo sul suo volto mentre lo lascia avvicinare.

"Buongiorno" lo saluta con un sorriso smagliante e un cenno della mano.

" 'giorno" risponde lui, lasciandole un breve bacio sulle labbra per salutarla "sei pronta?"

"Sí, fammi solo dare ancora una pettinata!"

Atsuko afferra la spazzola poggiata sul comodino davanti a lei, facendola passare tra i ciuffi di capelli castani.
Quando all'inizio del liceo aveva deciso di tenerli corti pensava che sarebbe stato a suo vantaggio, che non ci avrebbe messo piú due ore per una doccia come al solito e soprattutto che non avrebbe piú dovuto combattere contro di loro la mattina.
Eppure eccola qui, alla sua categorica terza spazzolata mattutina per mettere al loro posto quei ciuffi che proprio non ne volevano sapere di stare fermi.
Mentre si pettina, Atsuko si perde a guardare il riflesso di lei e Wakatoshi nel lungo specchio da terra.
Erano proprio improbabili, loro due.
Lui, altissimo e dalla muscolatura di una divinitá greca, tutto ordinato nell'uniforme della Shiratorizawa e che la guarda pettinarsi attraverso il riflesso.
Lei minuscola in confronto a lui, raggiante come mai lo era stata, il bagliore nei suoi occhi incorniciato da qualche lentiggine.
Una volta finito, appoggia di nuovo il pettine sul mobile e si volta a guardare Wakatoshi.
Le sue iridi nocciola si perdono in quelle verdi di lui, poi si spostano all'attaccatura dei suoi capelli e sulle sue labbra sottili, per tornare infine ai suoi occhi.
Inevitabilmente, un sorriso si allarga sul volto della ragazza, che allunga una mano a toccare la guancia dell'asso.

"Sei bello, Wakatoshi" gli dice semplicemente, un'affermazione tanto banale quanto carica di tenerezza e affetto in quel momento.

"Eh? Lo so" risponde con naturalezza Ushijima, le sopracciglia che si corrugano nella confusione.

Wakatoshi non era stato affatto preso da uno slancio di superbia, semplicemente sapeva di avere molto successo con le ragazze e che questo lo rendeva inevitabilmente e oggettivamente bello.
Nulla di piú semplice.
Tuttavia, la sinceritá del fidanzato suscitava sempre l'ilaritá di Atsuko, che adesso scoppia a ridere fragorosamente.

"Sempre cosí onesto tu, eh?"

Ushijima risponde con una noncurante alzata di spalle, prima di avvolgere un braccio attorno alla vita della ragazza.
Presa alla sprovvista da quell'improvvisa  iniziativa, Atsuko si irrigidisce nel sentire la grande mano di Ushijima sfiorarle il fianco, ricoprendo metà di esso solo con il suo palmo.
Si rilassa nel momento in cui sente le labbra del ragazzo premere forte contro la sua guancia, lasciandole ben due baci sopra di essa.

"Anche tu sei bella, Atsuko"

La ragazza non riesce a non avvampare, nascondendo il viso nel petto di Ushijima.

"Dai andiamo, prima che tu mi faccia sciogliere seduta stante"

Lui annuisce, le prende la mano e insieme si dirigono al piano di sotto.
In cucina intenti a fare colazione ci sono entrambi i genitori della ragazza.

"Che belli che siete, proprio belli!" sospira la madre di Atsuko, con un sorriso nostalgico.

"Dai mamma smettila, è imbarazzante!" esclama la castana, che aveva giá rimosso il fatto che dieci secondi prima lei e il suo ragazzo si fossero detti la stessa cosa.

"E va bene va bene, ma prima fatemi fare una foto" risponde la donna, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

"Mamma no, ti scongiuro"

Alla fine, la coppia è costretta a cedere e a fermarsi un attimo per scattare una foto, la ragazza con un sorriso forzato sul volto e lui come al solito fin troppo serio, lo sguardo tradito dal tenero gesto del braccio che aveva avvolto il fianco di lei istintivamente.

"Allora ci vediamo dopo, ragazzi" afferma invece il padre di Atsuko, che si era alzato da poco ma che era giá ben vestito in giacca e cravatta.

Il signor Sakai era estremamente alto, tratto che purtroppo la figlia non aveva ereditato, anche piú di Wakatoshi. Purtroppo stava stempiando ma tutto sommato era ancora un bell'uomo dai capelli scuri e gli occhi di ghiaccio.
Non somigliava molto alla figlia, all'apparenza era anche fin troppo serioso, ma in verità era un buon padre che teneva alla sua famiglia.

"Ushijima" lo chiama l'uomo, prima che i due possano uscire di casa.

"Sí, signor Sakai?" domanda il ragazzo, voltandosi.

"Gli Adlers, eh?"

"Esattamente" annuisce l'altro.

Il signor Sakai sorride, e risponde con un cenno del capo.

"Bravo ragazzo, è bello che tu faccia quello che ti piace"

Ushijima si lascia sfuggire un lieve sorriso.

"Grazie, signor Sakai, lo apprezzo molto"

Anche ad Atsuko sfugge un sorriso compiaciuto. 

Ushijima era piaciuto molto alla sua famiglia, sin da subito.
Non perchè fosse un pallavolista praticamente già affermato e con una carriera di successo davanti a sè, semplicemente perchè faceva stare bene Atsuko ed era questo quello che per loro contava.
Era gentile ed estremamente educato, per quanto a volte potesse essere socialmente impacciato.
Ogni tanto gli ci voleva un po' ad afferrare qualche domanda del padre o qualche nota sarcastica della madre, ma lo trovavano qualcosa di tenero piú che snervante.
La nonna di Atsuko poi, stravedeva per lui.
La ragazza si ricorda molto bene di quando lo aveva portato alla cena di famiglia, e la nonna le aveva assicurato che non c'era bisogno di ingaggiare nessun attore per farle credere che avesse giá un fidanzato, soprattutto non uno cosí straordinariamente attraente.
Quando Atsuko spiegó che non era nessun attore, ma che il suo fidanzato davvero era un pallavolista tanto bello e prestante, sua nonna rimase almeno 3 ore a complimentarsi con Ushijima
Atsuko preferì dimenticare il fatto che sua nonna avesse già domandato del loro matrimonio e dei loro nipoti, per non parlare del fatto che non riuscisse a credere che la ragazza fosse stata in grado di mettersi con un tipo così bello e talentuoso.
Per quanto riguarda invece la famiglia del ragazzo, beh, anche lei aveva fatto la sua figura.
Il primo incontro con la madre l'aveva terrorizzata a morte, sapendo che la signora Ushijima era una donna estremamente severa e imperiosa, sembrava uscita direttamente dal Giappone feudale, perciò non voleva sentirsi una totale inetta al confronto.
Per fortuna, filó tutto liscio, dopo un iniziale momento di imbarazzo dove Atsuko non fece altro che parlare a ruota libera presa dal nervosismo.
Essendo il padre di Ushijima in California invece, avrebbe aspettato il viaggio negli USA.
Lei e Wakatoshi avevano deciso di fare un viaggio negli Stati Uniti, visto che la prima gita a Miyajima era andata molto bene.
Satori e Yukari li avrebbero raggiunti una settimana dopo.
A tal proposito, un messaggio dal centrale arriva al cellulare dell'asso.

"Sono qui fuori, andiamo?" domanda Ushijima alla sua fidanzata, che annuisce energicamente.

"Sì, andiamo. Allora ci vediamo tra poco, eh?" chiede Atsuko ai suoi genitori.

"Sì, a tra poco!" sorride dolcemente la madre, mentre il signor Sakai annuisce silenziosamente.

Allora Atsuko afferra la mano del ragazzo, così grande in confronto alla sua, e si dirigono fuori dall'abitazione.
Camminando lungo la deserta stradina di Sendai, ben lontana dal caotico centro cittadino, Ushijima stringe dolcemente la candida mano di Atsuko, le loro dita intrecciate l'una con l'altra.

"Poi credo proprio che arriverà anche mia nonna" sospira la ragazza.

"Perchè sospiri? A me piace, tua nonna" afferma con  tenera innocenza il capitano.

Atsuko sorride ed emette allo stesso tempo un altro sospiro rassgnato.

"Adoro mia nonna, Waka-chan, ma dobbiamo prepararci a rispondere a tutte quelle improbabili domande sul quando ci sposeremo e le daremo una dozzina di nipoti, ne parla da quando ti ho presenta-"

"Beh, ma io voglio sposarti"

La ragazza inchioda improvvisamente, puntando i piedi per terra.
Si volta a guarda il suo ragazzo, che la guarda serioso e impassibile.

"Che hai detto?!" esclama incredula la giovane.

"Che ti sposerei" risponde semplicemente lui, come se le avesse appena detto l'affermazione più scontata dell'universo "perchè, tu non vorresti?"

Spiazzata, le guance rosee di Atsuko assumono una forte tinta color porpora.

"C-c-certo che lo farei" comincia a boccheggiare, in preda al panico "è-è che o-ora è un p-p-po' presto siamo ancora al..."

"Ah? No, io non intendevo ora, intendevo nel futuro, magari tra un paio di anni" le spiega Ushijima, sempre con inusuale impassibilità.

Atsuko non fa in tempo a ricomporsi, che una vettura le sfreccia accanto, inchiodando proprio di fianco a loro.

"Ma certo che siete ciechi, ero parcheggiato dall'altra parte, santo cielo!" esclama Satori Tendou, le lunghe dita strette attorno al volante.

"Ah, scusaci Satori, arriviamo" risponde Atsuko con un sorriso sghembo, grattandosi la nuca dall'imbarazzo.

Ushijima e Atsuko prendono posto nell'abitacolo della nuova macchina di Tendou, poichè il posto davanti era già occupato da Yukari, impeccabilmente bellissima come di suo solito.

"Ciao Wakatoshi, ciao Atsuko-chan" sorride raggiante, voltandosi dal sedile posteriore "Atsuko, tutto bene? La tua faccia ha lo stesso colore dei capelli di 'Tori-chan!" domanda poi preoccupata, indicano con l'indice una punta dei capelli scarlatti del fidanzato.

"Sì, sì benissimo!" risponde sbrigativa la castana, annuendo energicamente.

Poi, incrocia per un attimo gli occhi verdastri di Ushijima, gli accenna un tenero sorriso e poggia la testa sulla sua spalla.
Ne avrebbero parlato più avanti.
Ha poco tempo per rilassarsi sulla spalla del fidanzato, perchè Satori ha appena messo in moto.
Era stato il primo tra loro a prendere la patente, in quanto ormai la pallavolo aveva smesso di far parte della sua vita e aveva molto tempo libero.
Si potrebbe dire per fortuna...oppure purtroppo, visto la spericolatezza con la quale viggiava.
Era un ottimo guidatore, ma non sapeva proprio togliere il piede dall'acceleratore, tanto che ogni volta che andavano da qualche parte Atsuko doveva ancorarsi con le unghie e con i denti al forte braccio di Ushijima per paura di venire sbalzata in orbita.
In compenso, ci mettono molto poco ad arrivare alla Shiratorizawa.
Non è un giorno come gli altri, nessuno studente si trova nelle aule a seguire la lezione, ed è più tardi delle solite ore fin troppo mattiniere alle quali erano costretti ad alzarsi.
Invece, tutti gli alunni della Shiratorizawa vagano per il cortile alberato, oppure per i corridoi, mentre molti si dirigevano verso la medesima parte dell'edificio.
Uscendo dalla macchina parcheggiata, Satori emette un sospiro e intreccia le mani attorno alla nuca.

"Non ci credo che sta succedendo, mi sento già così vecchio e decrepito" dice, chiudendo gli occhi.

Poco più avanti, un gruppo di  ragazzi molto familiare saluta con un gesto della mano.
E' il club di pallavolo al completo, con in testa Leon, Semi e Goshiki.
Li raggiungono, perdendosi immediatamente in chiacchiere.

"Non ci credo che dovremo lasciare indietro i primini, Goshiki sarà perso senza il suo senpai a insegnargli le schiacciate" esclama Leon, punzecchiando il primino accanto a lui.

Di tutta risposta, lui comincia a stringere i pugni e a gonfiare il petto, affermando che sarebbe sicuramente stato in grado di cavarsela anche da solo e che avrebbe assolto il suo dovere di futuro asso.
Dopo qualche conversazione spicciola insieme alla squadra, Atsuko si avvia mano nella mano con Wakatoshi verso il palco della scuola.
Il capitano, dopo aver parlato con la squadra, si era fatto silenzioso.
Beh, era sempre silenzioso, ma Atsuko aveva imparato a riconoscere un silenzio diverso in lui, ovvero quando era pensieroso.

"Qualcosa ti turba?" gli domanda con voce sottile e premurosa.

"No" risponde lui "perchè, cos'ho?" le domanda.

Sul volto di Atsuko appare un ghigno sarcastico, il solito che faceva quando era riuscita ad azzeccare lo spesso criptico stato d'animo di Ushijima.

"Ti mancheranno i tuoi kohai, vero?" gli chiede, dandogli una gomitata scherzosa sul fianco.

"Beh, sono stato nella squadra per tre anni, quindi sì" risponde lui, ammettendolo.

Atsuko si scioglie, i momenti in cui Ushijima esprimeva apertamente i suoi sentimenti erano rari ma carichi di tenerezza ogni volta.
Prima di mettersi con lui, Atsuko aveva sempre pensato che Ushijima sarebbe stato un compagno estremamente riservato, eppure non era esattamente così.
Il sistema di pensiero e di azione di Ushijima era estremamente basico: penso una cosa? La dico.
Voglio fare una cosa? La faccio.
Ed era per questo che con lei spesso si lasciava prendere dall'impulso di baciarla anche in pubblico, o di dirle che quel giorno era bellissima.
Le prime manifestazioni di affetto in pubblico non erano passate inosservate alla Shiratorizawa, come Atsuko purtroppo aveva temuto.
Ma non fu terribile come se lo aspettava.
Certo, molte ragazze restarono devastate quando scoprirono che Wakatoshi Ushijima, il più grande asso liceale della nazione, si era fidanzato con una ragazza così fuori dagli schemi e apparentemente invisibile.
Ma infondo, quanto poteva andare avanti questa storia?
Le chiacchiere cessarono, lasciando solo un vago piacere nel vedere una coppia tanto improbabile andare d'accordo e scambiarsi gesti di affetto in pubblico.
Ovviamente non troppi, perchè Atsuko non ci pensava neanche a diventare parte delle coppie di "sanguisughe mangiafaccia" che vedeva spesso nel cortile.
Ora, nessuno si stupisce a vederli dirigersi insieme verso la cerimonia.
Il terzo anno di scuola era finito, e ognuno avrebbe intrapreso strade diverse.
Ushijima avrebbe continuato il suo percorso in una squadra di pallavolo professionista, anche se ora doveva avere a che fare con i mondiali giovanili, mentre Atsuko avrebbe studiato giornalismo.
Yukari aveva deciso, seguendo le orme della madre, di specializzarsi nella composizione di Ikebana, mentre Satori aveva ancora da decidere, quel ragazzo aveva ancora troppo per la testa ma se la prendeva con calma.
Gli studenti si radunano tutti nel palcoscenico che di solito era utilizzato per le assemblee, dove ora stava avvenendo la consegna nei diplomi.
Atsuko finsce quasi per commuoversi, quando Ushijima tiene il suo discorso finale da parte della squadra di pallavolo, che aveva portato la Shiratorizawa alla gloria e, per tanto tempo, al titolo di migliore squadra di Miyagi.
La sconfitta contro la Karasuno non era stata il miglior modo per concludere la sua carriera da capitano, ma era stata un passo avanti per migliorare.

"Quest'anno non è andata come speravamo, ma abbiamo imparato a puntare più in alto" conclude Ushijima, stringendo tra le mani il diploma "e io, personalmente, ho imparato a vedermi sotto una luce diversa.
Per questo, ringrazio"

Gli occhi verdi di Ushijima si poggiano su quelli color nocciola di Atsuko, coperti da un leggero velo di lacrime che minacciava di scendere.
Si lanciano uno sguardo di intesa e un sorriso.
Allora Atsuko annuisce con un cenno, stringe anche lei il diploma tra le mani e ricaccia indietro le lacrime.

---

Un anno dopo.

La struttura è gremita di persone, centinaia di migliaia.
Le emittenti televisive si trovano ad ogni angolo, i cameramen pronti a riprendere l'evento.
Di fianco a una delle panchine, un ragazzo fa qualche salto preparatorio, per poi emettere un respiro profondo e concentrato.
Sul retro della sua maglietta nera e rossa, campeggia il numero 22, e sopra di esso un nome: Ushijima.
I Mondiali di Pallavolo Giovanili non erano mai stati così attesi, soprattutto in vista dell'arrivo di nuovi giovani talenti come il rappresentante del Giappone.

"Sei nervoso, Wakatoshi-kun?" domanda una ragazza a Ushijima, apprensiva.

Atsuko Sakai non era cambiata di una virgola dall'anno precedente.
I suoi capelli si erano fatti un poco più lunghi e si erano aggiunte un paio di lentiggini sotto agli occhi nocciola, ma niente più di quelli e un taccuino rosso sgargiante tra le mani.
"Volleyball Monthly", citava un titolo sulla copertina del taccuino.
Era stata una grande opportunità per Atsuko poter scrivere articoli per la rivista di pallavolo più famosa del Giappone, nel mentre proseguiva i suoi studi per diventare giornalista.
Soprattutto quando questo lavoro ti permette di stare a stretto contatto con il tuo fidanzato, ormai prossima star della pallavolo.
Atsuko e Ushijima non si erano lasciati andare per un secondo.
Avevano viaggiato in America, poi per altre parti del Giappone, erano tornati per una seconda visita a Miyajima insieme a Tendou e Yukari.
Da qualsiasi parte andassero, erano sempre lì l'uno per l'altra.
E Ushijima aveva già deciso che sì, diamine, tra un paio di anni avrebbe reso Atsuko sua moglie per forza, a costo di prendersi il suo cognome.
Lei era d'accordo, ma non sul cognome, Ushijima stava meglio sul retro delle divise.

"Abbastanza, è una partita importante" le confessa Wakatoshi, guardando la folla davanti a lui.

"Ma andrà bene" lo rassicura Atsuko con un sorriso.

"Eh? Sì non ho detto che andrà male" la corregge lui.

La ragazza, ammessa tra le panchine solo perchè era la fidanzata di Ushijima e giornalista, scoppia a ridere.
Certo, dopo la sconfitta contro la Karasuno aveva imparato a non dare nulla per scontato, ma ogni tanto alcune cose non cambiano mai.
Sta per ribattere sarcasticamente, quando il telecronista comincia ad annunciare i membri della squadra di Ushijima.
La tensione è forte nell'aria, ma finalmente arriva l'annuncio.

"Numero 22, rappresentante del Giappone, Ushijima Wakatoshi!" esclama il commentatore, annunciando con solennità il nome del ragazzo.

"Vai, buona fortuna!" gli sorride Atsuko, per poi dargli una leggera spinta con la mano posizionata poco sotto il suo numero 22.

Ushijima annuisce e si avvia in corsa leggera verso il campo, accolto dalle esultanze di migliaia di spettatori da tutto il mondo.
Tuttavia, dopo aver percorso un paio di metri, il ragazzo è colto da una realizzazione e si ferma, le gambe che ancora corrono sul posto.

"Ah" dice semplicemente, come se si fosse appena ricordato di quacosa.

Allora, come se niente fosse, torna indietro correndo leggermente, lasciando Atsuko molto perplessa.

"Hey ma che fa-" pigola preoccupata, ma viene presto interrotta.

Ushijima le scocca un breve e rapido bacio a stampo sulle labbra, lasciandola ad occhi sbarrati.
Diversi tra le prime file che avevano assistito alla scena gridano e fischiano mosse da quel tenero gesto, esultando.
Tuttavia, ciò che non possono sentire, e che Ushijima ha voluto tenere solo per loro due, è quello che le sussurra un secondo dopo a due centimetri dalle labbra di lei.

"Ti amo"

Allora si volta e ricomincia a correre verso il campo, accolto dagli applausi del pubblico.
Atsuko resta spiazzata, la bocca semiaperta e le braccia abbandonate lungo i suoi fianchi.

"Oh mio Dio! Ti amo! Le ha detto ti amo! E' il loro primo ti amo!" sussulta Yukari, seduta nel salotto di casa Tendou a guardare la partita in televisione assieme al ragazzo, al quale sta avvinghiata sul pavimento del soggiorno.

Non aveva potuto sentire la voce di Ushijima, tanto lo aveva detto sottovoce, ma la ragazza aveva un certo talento nel leggere il labiale e dopo essere stata parecipe di questo momento stringe il fidanzato con foga.

"Per Dio, quello è da un anno che mi blatera del loro ipotetico matrimonio e solo ora se ne esce con ti amo?!" si esaspera Satori, tradito dal sorriso sincero lungo il suo volto.

Invece, Atsuko riesce a tornare alla realtà alla velocità di uno schiocco di dita.
Ushijima ancora non aveva raggiunto il centro del campo, forse avrebbe fatto in tempo a farsi sentire.

"TI AMO! TI AMO ANCHE IO WAKATOSHI! DA MORIRE!" grida, le mani a coppa attorno alle sue labbra e l'aria che esce del tutto dai polmoni.

Inizialmente preoccupata di non essersi fatta sentire, si rassicura quando Ushijima volta lo sguardo e le accenna un sorriso, per poi posizionarsi in campo.
Atsuko non riesce a smettere di sorridere di rimando.

Questa era la loro promessa di starsi vicino.

Stand By Me | Wakatoshi Ushijima

 

E così, anche questa storia giunge al termine.
Scusate tantissimo per il ritardo nell'aver caricato quest'ultimo capitolo, su Wattpad era già uscito in largo anticipo ma ho avuto delle complicazioni nell'utlimo mese.
Non sapete quanto mi dispiace e mi rammarica finire Stand By Me, perchè mi è stata di grande conforto  di svago in questo difficile periodo.
Sicuramente non smetterò di scrivere, ma ci vorrà un bel po' di tempo prima di ritrovare l'ispirazione che avevo per questa storia!
RIngrazio tantissimo tutti coloro che hanno lasciato una recensione, i lettori silenziosi che hanno apprezzato Stand By Me anche senza farsi sentire, e chi si è affezionato a Wakatoshi e ad Atsuko.
Grazie, grazie davvero.
Alla prossima, spero di risentirvi presto!
Hikarigaoka.

 

   
 
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