Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: ballerina 89    07/04/2021    1 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Amore  olimpico
Capitolo 12

POV KILLIAN 

Quella piccola furbetta della mia ragazza non me la raccontava giusta. Mi aveva appena dato un due di picche dicendo di non poterci vedere perché aveva troppo da studiare. Doveva studiare per il test di matematica mi ha raccontato  ma la realtà non era questa. Come lo sapevo? Beh... aveva già svolto il test di matematica, neanche la settimana prima quindi era praticamente impossibile che la sua insegnate avesse commissionato un secondo test senza prima conoscere e consegnare i risultati del primo. Altro fatto strano poi era che dal pomeriggio del giorno prima non si era fatta ancora sentire e molto probabilmente se non fossi stato io ad inviarle un sms per primo ancora non mi avrebbe contattato. Non era da Emma comportarsi in questo modo, lei é la prima che mi riempie di  sms se per due ore di fila non mi faccio sentire quindi qualcosa non tornava, mi stava nascondendo qualcosa e io entro la fine di quella giornata avrei scoperto cosa. 

La lasciai in pace per tutta la mattinata e parte del pomeriggio poi, verso le 16:30 le mandai un nuovo sms. 

 

“Come procede la preparazione del test? Conoscendo il mio piccolo genio deduco bene. Ascolta, mi sono permesso di disturbarti per renderti partecipe del fatto che alle 20:00 passo a prenderti. Non strapazzarti troppo altrimenti non avrai tempo per dedicarti a me. A dopo” 

 

Come avevo già immaginato la risposta non tardò arrivare. Altro piccolo indizio che mi diede la conferma che non stava studiando. Quando si prepara per i compiti in classe non tiene mai vicino a se il telefono. Non vuole distrazioni. 

 

“Amore scusa ma non posso proprio stasera.... 😞 facciamo domani va bene? Scusa scusa scusaaaaa!” 

 

“È il compleanno di Sam, il mio compagno di squadra “quello simpatico” ricordi? Non vorrai mica mandarmi da solo???” 

 

Le ricordai quel piccolo dettaglio che a quanto pare aveva dimenticato. 

 

“O cavolo!!!!! Me ne ero completamente dimenticata! 😫 pensi ci resterà male se non sarò presente?” 

 

“Ci resterò male io.... volevo passare una bella serata con te! Ma a quanto pare tu hai altri impegni... lascia stare. Studia! Quando torni disponibile fammi uno squillo.”

 

Non ero affatto arrabbiato con lei, non ancora almeno, ma sapevo che quel messaggio l’avrebbe compita nel profondo e l’avrebbe smossa convincendola finalmente ad uscire di casa.

 

“Ok ok... ci vediamo alle otto ma se prendo un brutto voto ci parlerai tu con i miei!” 

 

Come volevasi dimostrare... Lo

Studio era una balla.

 

Alle otto in punto mi presentai nel nostro solito ritrovo, i suoi ancora faticavano ad accettare il fatto che io avessi una macchina quindi evitavo di farmi vedere. Di solito sono io il primo ad arrivare, in quanto donna anche la mia ragazza ama farsi attendere, ma non quel giorno. Quando arrivai nel parcheggio, con mia gran sorpresa,  lei era già lì ad aspettarmi. Scesi dall’auto per andare a salutarla, non la vedevo dal giorno prima è vero ma mi era mancata terribilmente, ma quando mi ritrovai faccia a faccia con lei  notai qualcosa di strano: era pallida, il suo sguardo era spento e per di più, nonostante il trucco, aveva delle occhiaie leggermente pronunciate. 

 

  • amore mio tutto ok? - le presi il viso con le mani. Lei annui - sei pallida. 
  • Sono solo stanca tranquillo! - mi sorrise per poi baciarmi. Anche nel bacio notai una certa differenza. Quella ragazza davanti ai miei occhi non era affatto la mia piccola Emma. 
  • Sei sicura amore? No perché non hai una bella cera.... io ho insistito per farti staccare dai libri ma se non ti senti bene possiamo....
  • Mi stai forse dicendo che sono brutta jones? 
  • Sei meravigliosa sempre, lo sai, ma si vede che sei un po’ sottotono. Non ho problemi a chiamare Sam e dirgli che non andiamo... davvero! 
  • Sto bene! Possiamo andare... - e senza esitare oltre aprì la portiera e sali in auto. Ero preoccupato, non sembrava minimamente state bene ma non potevo di certo imporle la mia autorità e rispedirla a casa, non dopo aver faticato così tanto per farla uscire. Decisi quindi di provare a darle fiducia, magari era semplicemente stanca e io troppo paranoico ma mi ripromisi comunque  di non staccarle gli occhi di dosso neanche per una frazione di secondo. 

Neanche il tempo di arrivare che i nostri amici ci travolsero nei festeggiamenti mettendo a ciascuno di noi un bicchiere di non si sa che cosa tra le mani per poter brindare al festeggiato.  Non era spumante, non era servito in un flûte, era un cocktail e prima che Emma potesse anche solo avvicinare le labbra al bicchiere mi assicurai che fosse analcolico. Lei non beve alcolici, giusto un po di vino o spumante una volta ogni tanto per festeggiare, ma quella sera a differenza di molte altre volte le avrei inpedito di assaggiare qualsiasi cosa contenente alcol. Non era in lei e non volevo che l’alcol, per quanto minimo, peggiorasse la situazione. Mi assicurarono che il cocktail che avevamo in mano fosse analcolico, oltre a lei anche altre ragazze lì presenti erano astemie e in effetti assaggiando il mio capii che avevano ragione. Mi tranquillizzai subito e la lasciai libera di sorseggiare il suo cocktail in compagnia di alcune nostre amiche. andarono a sedersi su un divano, per avere un po’ di privacy da noi maschietti, ma anche da lontano continuai ad assicurarmi che tutto fosse ok. “Forse sono davvero paranoico” mi ritrovai a pensare all’incirca un’ora dopo quando mi resi conto di essere ancora impalato nel punto esatto dove ci eravamo lasciati ma poi qualche minuto dopo constatai  che forse non ero prorpio così paranoico. Erano nel pieno di una conversazione quando la vidi improvvisamente estraniarsi dal resto del gruppo. Decisi di non intervenire, non in quel momento almeno, ma poi iniziò a tenersi la testa con entrambe le mani e a massaggiarsi le tempie. Notai che era diventata  ancora più pallida di come l’avevo lasciata  e come se non bastasse, quando provò a mettersi in piedi le gambe gli cedettero facendola ricadere sul divano. Non esitai un solo secondo di più e a passo sostenuto la raggiungi. 

  • Emma... Emma tesoro! Ti senti bene? - chiesi preoccupato  una volta di fronte a lei. 
  • Devo... devo andare in bagno. - mi disse con voce impercettibile - lo stomaco...  - aggiunse poi massaggiando la parte interessata. 
  • Hai mal di stomaco??? - annui - ok dai, alzati. ti accompagno in bagno. - l’aiutai a mettersi in piedi, le misi un braccio attorno alle spalle per aiutarla nel caso durante il tragitto ne avesse avuto bisogno, non sembrava molto reattiva, e provammo a dirigerci verso il bagno. Mi accorsi immediatamente che qualcosa oltre lo stomaco non andava, la vidi zoppicare vistosamente e più provavamo a camminare e più si contorceva dal dolore.  - Emma ce la fai? Ti porto in braccio se... - sgranò gli occhi e si portò una mano davanti alla bocca. Capii al vola cosa stesse per succedere e senza aspettare oltre la presi in braccio e di corsa la portai  il bagno. Arrivammo giusto in tempo, poi il suo corpo  decise che era arrivato il momento di liberarsi. 

Rimasi al suo fianco per tutto il tempo, le tenni la fronte e le sistemai i capelli in modo tale che non le ricadessero sul viso  e quando finalmente ebbe finito di rimettere l’aiutai a sedersi su una sedia situata neanche a farlo a posta proprio nel bagno. Anche per arrivare alla sedia la vidi zoppicare. 

  • sto... sto meglio! Grazie.... - mi disse sorridendo debolmente. 
  • Il tuo bel visino non è dello stesso parere... Sicura di sentirti meglio? Posso portarti in ospe...
  • No in ospedale no! - disse decisa e spaventata senza neanche lasciarmi terminare la frase. Strano... molto strano. - sto bene, deve essere stata un’indigestione. Ho mangiato troppo oggi a pranzo, deve essere stato per quello. - a volte dimenticava che anche se un fisioterapista ero comunque un medico.  non era affatto un’indigestione quella, aveva rimesso solo succhi gastrici quindi significava che aveva già digerito il pranzo di cui parlava. C’era qualcosa sotto e il fatto che zoppicasse non mi lasciava tranquillo. Avevo bisogno di capire...
  • Vogliamo tornare di la? Te la senti?  - attese qualche secondo prima di rispondermi ma poi annui e si mise in piedi. Notai subito che il peso del suo corpo era distribuito tutto su una sola gamba, quella non operata e la cosa non mi piacque affatto. O aveva iniziato ad avere problemi di postura, cosa che escludevo a priori visto che non ne aveva mai avuti fino al giorno prima, o aveva qualche problema, visto anche lo zoppicare, con la gamba operata. L’idea di portarla in ospedale si faceva sempre più concreta, volevo vederci chiaro, ma portarla contro la sua volontà non era di certo  una cosa che avrei voluto fare. Avremmo finito per litigare e di sicuro non ne avrei ricavato nulla. 

Non avendo altre soluzioni a portata di mano decisi di continuare a monitorare la situazione ancora un po’, mi diedi tempo fino alla fine della festa poi avrei deciso se lasciarle il beneficio del dubbio e provare a crederle o seguire le mie idee e portarla in studio. 

La osservai in ogni minimo particolare e notai che zoppicava solamente dopo essere stata parecchio tempo seduta. Voleva dire poco o niente quel dettaglio ma qualcosa voleva pur dire e poi c’era il fatto del vomito. Non era influenza, non si sarebbe ripresa con questa velocità altrimenti, aveva anche ripreso colorito a lungo andare. Indigestione? No, aveva rimesso solo succhi gastrici... Che le due cose fossero collegate? Era stato il dolore a farla rimettere? Se così fosse perché adesso sembrava stare bene? Troppe domande nessuna risposta. 

A fine festa provai a parlare con lei di quanto successo per poterne capire di più ma non ricevetti nessun tipo di risposta  utile per venire a capo della questione. Le accennai anche al fatto di averla vista zoppicare ma mi liquidò dicendomi di aver fatto una piccola storta proprio quella mattina e che la caviglia le faceva ancora  un po’ male. Era la verità? Forse... ma ad essere sinceri poco ci credevo. Era troppo misteriosa, criptica... e questo mi dava la conferma che qualcosa non tornava. Avrei dovuto parlare con i suoi? O con regina magari? Forse tra di loro c’era qualcuno che poteva aiutarmi a risolvere il mio grattacapo. Pensai più che altro a mia madre e proprio in quel momento mi resi conto di una cosa: a 24h dallo stage che aveva sostenuto ancora non mi aveva raccontato nulla. Cosa aveva fatto, se si era divertita, se aveva trovato difficoltà... niente di niente. Non è da lei un comportamento del genere, quando si parla della ginnastica lei è sempre pronta a parlare e raccontare. Se pensiamo che ogni sera dopo gli allenamenti passiamo più di un’ora solo a chiacchierare di quello che ha fatto si capisce che qualcosa non va. Se non ne parla i motivi sono due: o non si è trovata bene ma lo escludo o, molto probabile, è successo qualcosa per cui ha paura o vergogna a parlarne. Parlare con mia madre continuava a sembrarmi la soluzione migliore ma così facendo avrei mancato di rispetto alla mia fidanzata e per quanto avvolte è testarda non lo meritava di certo. 

Arrivati nel solito parcheggio accanto a casa sua provai a sciogliere la tensione che c’era, lei sembrava essere a disagio in macchina con me, con qualche bacio e qualche carezza innocente ma non funzionò.

  • Emh... killian ti... ti dispiace se concludiamo qui la nostra serata? Vorrei andare a dormire un po’ prima del solito in modo tale da svegliarmi riposata e carica per il test di domani. - ancora questa storia del test? - ti prometto che recupereremo domani. 
  • Emma io non ho problemi a mandarti a casa se è questo che desideri ma dimmi la verità: è successo qualcosa?  Ti ho fatto qualcosa? - non sapevo più cosa pensare. Perché era così distante da me? 
  • No Killian certo che no! Perché pensi questo? 
  • Perché sei strana.... distante...
  • Sono in pensiero per domani tutto qua, e poi... ho ancora lo stomaco sottosopra. 
  • Sarà... - dissi poco convinto per poi baciarla a fior di labbra - ti vengo a prendere domani  appena stacco da lavoro. Per le sei e mezza ok? 
  • ho allenamento domani.... facciamo alle otto? - allenamento? Con la gamba in quelle condizioni? Annuii ma dentro di me dicevo: “Non penso proprio mia cara che andrai ad allenarti domani” 
  • È deciso allora! - fu lei a baciarmi questa volta. - senti Killian un’ultima cosa... non è che ti andrebbe di accompagnarmi fino sotto casa? Con queste scarpe camminare è un disastro o i piedi che stanno gridando pietà e in più vorrei non sforzarla vista la storta  di questa mattina. - senza farle capire che la scusa della distorsione non stava ne in cielo né in terra misi a moto e l’accompagnai fino a casa. Ci scambiammo un ulteriore bacio dopodiche uscì dall’auto e si incamminò verso casa. Ogni volta che ci salutiamo aspetto sempre che entri in casa prima di ripartire, anche quando la lascio a qualche metro di distanza per paura che suo padre ci scopra in macchina, non voglio che corra rischi e quella sera non fu da meno. Aspettai che entrasse in casa ma allo stesso tempo notai il suo modo di camminare. Non era la caviglia che la faceva zoppicare... avevo ragione io.... mi stava mentendo. 

Passai tutta la notte a cercare di capire cosa fare e alla fine l’idea perfetta mi balenò alla mente. L’avrei trascinata in ospedale con la scusa di volerla vedere per un saluto e l’avrei sottoposta ad un check-in completo anche a costo di doverci litigare. 

Preparai l’sms da inviare quella stessa notte ma aspettai ad inviarglielo onde evitare sospetti. In fondo ci eravamo visti poco prima, perché chiederle di vederci durante il lavoro via sms e non a voce visto che avevamo avuto possibilità? 

Glielo inviai alle 11 del mattino successivo sapendo che a quell’ora aveva ricreazione.

 

“Amore come stai? Ti senti meglio vero? Spero di sì! hai già  fatto  il test? Difficile come immaginavi? Ascolta mi è venuta un’idea. Sono a lavoro e ne avrò per tutto il pomeriggio. Non ho visite ne pazienti, solo un mucchio di scartoffie da controllare, riordinare e firmare 😫  pensavo che magari, se ti va, potresti venire a farmi compagnia. Mi farebbe davvero piacere vederti e di sicuro renderesti la mia giornata più bella. Fammi sapere ok? Con la scusa se mi dirai di sì ne approfitterò per chiederti di portarmi il pranzo. Ho fatto tardi questa mattina e non ho potuto cucinare. 

Ps. Ti risarcirò nel migliore dei modi non temere. 😜”

 

Il pranzo era tutta una scusa ma ero sicuro che aggiungendo quel piccolo dettaglio all’sms mi avrebbe di sicuro risposto in modo affermativo. Non mi avrebbe mai lasciato digiuno sapendomi senza pranzo e infatti come volevasi dimostrare, cinque minuti dopo ecco arrivare la sua risposta.

 

“Appena esco da scuola prendo il pranzo, per entrambi e sono da te 😍. Non vedo l’ora di vederti!”

 

E pochi secondi dopo aggiunse: 

 

“Il compito ok... credo! Il piede e lo stomaco molto meglio 😉” 

 

Mi sentii in colpa per averla ingannata così spudoratamente ma cos’altro avrei potuto fare? Ero preoccupato per lei, di sicuro al mio posto lei avrebbe fatto lo stesso. Attesi impaziente il suo arrivo e quando la mia segretaria mi annunciò che era arrivata il mio cuore prese a battere all’impazzata. Il mio cuore correva ogni qual volta la vedevo, ero totalmente stregato dalla mia bella ma quel giorno i battiti accelerati provenivano da un qualcosa chiamato “coscienza sporca”.  Ero ancora in tempo per tornare sui miei passi e far finta di nulla ma quando la vidi entrare nel mio studio e zoppicava ancora, nonostante avesse  camminato a lungo, allora mi convinsi ad andare fino in fondo.

 

  • Ti ho preso il formaggio! - esordi mostrandomi la busta di uno dei nostri locali preferiti. 
  • Ah si?!?!  Mitico, muoio di fame! - risposi andandole incontro per baciarla e con la scusa guardarla meglio da vicino. Aveva un colorito ancora molto  pallido ma rispetto alla sera precedente almeno sembrava stare un pochino meglio. 
  • Mangiamo allora! Dove poggio la roba? 
  • Mettila qui! - le indicai la scrivania - Un po poco romantico ma sempre meglio di nulla non trovi? - rise. Sgombrai la scrivania dalle scartoffie che avevo sul tavolo e l’aiutai a sistemare il tutto. Mi aveva preso anche una birra e una coca cola, lei invece aveva optato per dell’acqua naturale e per una insignificante insalata. - Emma amore, devo forse preoccuparmi? - le indicai il suo “pranzo”, non era da lei magiare così. 
  • Ho avuto mal di stomaco ieri se non ricordi e poi... non ho fame....  - Mmh molto strano lei non dice mai “non ho fame”
  • Sei stata poco bene, vero, ma devi anche rimetterti in forze. Con questa qui per pranzo ti debiliti ancora di più. - scrollò le spalle dicendo un “ok dottore”... chiaro segno che non aveva voglia di approfondire l’argomento. Assecondai il suo desiderio e la feci mangiare in pace poi, una volta aver finito e risistemato il gran casino combinato sul tavolo, decisi di passare all’azione. - tu lo sai che ti amo vero? - esordii così il mio discorso.
  • Lo spero... o te lo scordi il pranzo la prossima volta! - rispose con ironia. 
  • Non... non sto scherzando Emma! - dissi con aria seria - io ti amo.
  • Lo so.... - divenne seria anche lei.
  • E sai che non farei mai nulla per farti del mare o soffrire vero?
  • Si mah... Killian... mi.... mi metti paura così! Che c’è? 
  • La storia del test di matematica era una bugia vero? - cambiai argomento confondendola.
  • Cosa? No... io....
  • Lo hai fatto la scorsa settimana il test di matematica. - fece per replicare ma non sapendo cosa dire per giustificare quella bugia abbassò lo sguardo. - la prossima volta se non vuoi vedermi dimmelo chiaramente, non inventare balle! 
  • Chi ti ha detto che non volevo vederti? Non è vero Killian! Perché vorrei desiderare non vederti!
  • Escludendo il dolore di stomaco penso perchè hai male alla gamba e hai timore a dirmelo per paura che io ti dica chissà che cosa! 
  • Ancora? Non mi fa male la gamba, mi fa male il piede.... - sospiró. - perché non mi credi? 
  • Perché sono un fisioterapista e riesco a capire dal semplice modo in cui poggi la gamba il problema da dove viene e non è il piede il problema. 
  • Ti sbagli. È il piede... La mia gamba sta bene. 
  • D’accordo... va bene, ma visto che io ho qualche dubbio sulla questione non ti dispiace se ti sottopongo ad un breve controllo vero?  
  • Cosa? No! Non... non voglio! 
  • Andiamo... se sei così sicura di aver ragione cos’hai da perdere?!? 
  • Non voglio e basta e tu non puoi costringermi. - si alzò dalla sedia alterata con l’intendo di andare via. 
  • Ho chiamato i tuoi e ho il loro consenso quindi...
  • Cosa???? Hai chiesto il permesso ai miei? Mah... mah... ma sei diventato completamente scemo? 
  • Non sono scemo, sono preoccupato! - precisai.
  • preoccupati senza mettere in mezzo i miei genitori per cortesia. - fece una pausa- non.. non posso credere che tu li abbia avvisati. 
  • Non avevo altea scelta! Con te non si può parlare e  poi... sei minorenne, è obbligatorio il consenso dei tuoi.
  • Non hai la minima idea di quello che hai fatto! Sai cosa succederà adesso? Mi staranno addosso fino a soffocarmi! Grazie mille Killian Jones! Gran bel lavoro! 
  • Non capisco proprio questa tua aggressività Emma! Se stai bene e non hai nessun tipo di problema fisico perché stai facendo tutte queste storie per una stupidissima visita di controllo è?!?! - mi guardò con aria di sfida ma senza rispondermi - allora??? Devo forse pensare che mi stai nascondendo qualcosa? - non mi rispose neanche questa volta ma a differenza di prima vidi distogliere lo sguardo  - non voglio far altro che accertarmi che tu stia bene. È per questo che ti ho portata qui con l’inganno. Non saresti mai venduta se ti avessi detto la verità.  Sono davvero preoccupato per te e voglio escludere eventuali problemi. Magari è solo una stupidaggine ma se non ti sottoponi ad accertamenti non lo sapremo mai e potresti addirittura peggiorare. Vuoi questo????  Ti prego.... sii sincera, dimmi cosa ti succede: ti prometto che agirò solo ed esclusivamente  nel tuo bene. 

Non potevo fare altro se non aprile il mio cuore. Adesso spettava a lei decidere se provare a fidarsi o meno. Avevo l’autorizzazione dei suoi genitori, potevo anche costringerla a sottoporsi agli esami se solo avessi voluto ma cosa avrei ottenuto in cambio  a giochi fatti? Mi avrebbe odiato. A malincuore e al corpo tesoro di tutto ciò che avevo pensato fino ad un secondo prima, decisi di far  scegliere a lei cosa fare. Lo so... atteggiamento idiota il mio, a lungo andare se le fosse successo qualcosa me ne sarei pentito, ma come avrei potuto sopportare un suo allontanamento da me? Perché era proprio questo quello a cui andavo incontro tirando troppo la corda.

Tornai a sedermi alla mia scrivania e mentre lavoravo al pc con la coda dell’occhio spiavo di tanto in tanto la mia fidanzata che contro ogni aspettativa rimase in stanza con me. 

  • È la gamba.... - confessò con voce bassissima, quasi inesistente, dopo venti minuti di assordante silenzio. - è la gamba che mi fa male. Il dolore è iniziato ieri mattina... e si... avevo paura di dirtelo. - avrei voluto indiagare piu a fondo  sul motivo per cui avesse timore di me ma rimandai le spiegaIoni ad un secondo momento. La sua salute prima di tutto. Una volta aver risolto il suo problema avremmo avuto tutto il tempo del mondo per parlare. 
  • Posso... posso dare un’occhiata? - chiesi in maniera gentile. Continuavo ad aver paura che scappasse via da un momento all’altro ma fortunatamente annuì. 

Mi alzai dalla mia scrivania e facendole segno di accomodarsi sul lettino visite mi avvicinai a lei, le chiesi di togliere i pantaloni dopodiche iniziai la mia visita.

  • allora... da così, sembrerebbe tutto nella norma: la gamba non è gonfia e cosa importantissima non sembra esserci presenza di versamento.
  • Ma? - perché sapeva che dietro le mie parole c’era un ma.... 
  • ma se hai difficoltà a poggiarla è meglio fare ulteriori accertamenti per iniziare ad escludere qualcosa. 
  • Cosa? Cosa potrebbe essere? Cosa vuoi escludere? - i suoi occhi erano spaventati adesso. 
  • Se non si vede ad occhio nudo il problema allora potrebbe essere qualcosa di un po’ più complesso... è solo un ipotesi non spaventarti ma meglio toglierci tutti i dubbi non credi? - potevo vederlo benissimo: era sull’orlo di mettersi a piangere. - non andare subito nel pallone ok? Potrebbe anche non essere nulla. Per sicurezza però ti faccio fare un’eco per vedere come stanno legamenti e tendini, una lastra per escludere che il chiodo si sia spostato e visto che ci siamo ti faccio fare anche gli esami del sangue... ieri non mi sembravi particolarmente in forma. 
  • Il chiodo... pensi che.... pensi che il chiodo si sia spostato?  - chiese ormai nel panico più totale, forse avrei fatto meglio a non essere così schietto. 
  • È una possibilità anche se mi sembra difficile. un minimo dovrebbe vedersi anche ad occhio nudo in quel caso e poi... beh avresti dovuto proprio fare un movimento estremo per comprometterlo. Te ne saresti accorta in quel caso no? Vedrai che non è nulla. - stavo cercando modo e maniera per tranquillizzarla dicendole anche che erano molto rare le possibilità che il chiodo si fosse spostato ma lei sembrava agitarsi sempre di più nonostante ciò.
  • E se.... se si fosse spostato.... cosa... cosa succederebbe? 
  • Non pensarci adesso ok? Non serve, sono sicuro che....
  • Cosa succederebbe Killian! Ti prego...  voglio saperlo. 
  • Ok va bene, te lo dico! In quel caso l’ortopedico con molta probabilità dovrebbe rioperarti e...
  • E sarebbe la fine. - concluse immaginando già a cosa sarebbe potuta andare in contro. 
  • Ohi!!!! È un ipotesi rara è molto stiracchiata, non prenderla neanche in considerazione ok? Non ci sono le basi per ipotizzare una cosa del genere te l’ho già detto prima. Ci sarebbero se avessi fatto uno sforzo eccessivo mah.... - mi fermai di colpo pensando allo sport che faceva. - Emma, hai fatto qualche sforzo particolare l’altro giorno durante lo stage? - fino a quel momento ero tranquillo ma dopo aver collegato il suo dolore ad un probabile sforzo ginnico ecco che iniziai a tremare insieme a lei. 
  • No, è andato tutto bene. - rispose mantenendo ancora una volta il contatto visivo con il pavimento. Avrei dovuto crederle? Suppongo di sì, che  motivo aveva per mentirmi? 
  • Allora non devi temere nulla. - le sorrisi - vai con Cleire adesso - Cleire è una delle infermiere del mio piano - ti porterà a fare tutti gli accertamenti che ti ho detto dopodiche ti riporterà qui. Nel mentre io mi do un’ulteriore occhiata alla cartella clinica e alle lastre precedenti in modo da poterle confrontare.  Ci vediamo tra un pochino ok? - le diedi un bacio sperando l’aiutasse a calmarsi ma quando provai ad andare verso la porta per chiamare sarah lei mi trattenne per un braccio impedendomi di allontanarmi. - amore che c’è? - cercai di essere il più dolce e comprensivo possibile, c’era qualcosa che la turbava ma non riusciva a dormi cosa. La vidi piangere silenziosamente e il mio cuore fece crack. Mi sentii totalmente impotente. - va tutto bene. - provai a rassicurarla vedendola agitata e spaventata. 
  • Non... non voglio andare. Ho... ho paura.... 
  • Sei in ottime mani te lo giuro! Non ti manderei mai con qualcuno di cui non mi fido. - scosse la testa per ribadire la sua opinione. - gli accertamenti devi farli tesoro, sono per il tuo bene mah... senti, in via del tutto eccezionale, ti sentiresti più tranquilla se scendessi insieme a te? - annui all’istante e prima che potesse cambiare idea presi una sedia a rotelle dove la feci sedere, non con poche difficoltà, e l’accompagnai personalmente, come promesso, ai piani sottostanti.

Impiegammo un paio d’ore per fare tutto, c’era stato un incidente a quanto pare e il reparto di radiologia era sommerso da pazienti, ma alla fine riuscii a farle fare tutti gli accertamenti che avevo richiesto e tornammo nel mio studio ad attendere le risposte. Non mi rivolse la parola se non per rispondere a qualcosa che le chiedevo ma feci finta di nulla: immaginavo fosse nel panico. 

L’attesa si rilevò più lunga del previsto ma alla fine riuscii ad avere i tanto attesi risultati tra le mani. Studiai il tutto con molta attenzione, mettendoci anche più tempo del dovuto e alla fine arrivai ad una conclusione assai spiacevole. 

  • Allora???? Cosa dicono i risultati? Devo preoccuparmi? - chiese quando vide il mio sguardo corrugassi troppo a lungo sui fogli che avevo davanti. doveva preoccuparsi? O si che doveva.... ma per la mia ira più che per i risultati in se per se. Qualcosa nella sua versione dei fatti non tornava. 
  • non so da dove iniziare Emma. C’è qualcosa che non torna da quel che vedo e la cosa mi preoccupa alquanto.
  • Cosa? Il chiodo forse? Si è.... 
  • No, non c’entra il chiodo. - la vidi tirare un sospiro di sollievo - sono le  tue analisi che non mi convincono in realtà. 
  • Ma la gamba sta bene però vero?? - ma mi stava ascoltando? Io le parlavo delle sue analisi e lei glissava sulla gamba?!?! 
  • ti risponderò dopo a questo, prima spiegami  come mai hai livelli di doping elevati nel sangue. 
  • Cosa?!?! Doping? 
  • Già... doping.... - le dissi mostrandole i fogli delle sue analisi. - come vedi i valori sono tre volte la soglia del valore massimo indicato.
  • Io... io non ne ho la più pallida idea! Deve esserci un errore. Forse hanno sbagliato in laboratorio. - rispose come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
  • I valori fuori norma vengono ripetuti per precauzione prima di essere consegnati a noi medici quindi no: nessun errore. - le spiegai. -Anche i valori  del fegato sono un po’ altini in realtà ma forse la cosa è correlata. 
  • Non so cosa dire allora Killian, io... io non ho mai fatto uso di sostanze dopanti in vita mia. Non l’ho fatto quando ero in serie A Perchè mai dovrei farlo adesso! Non penserai che....
  • Io non penso niente! Cerco semplicemente di leggere tra le righe.  
  • Non mi dopo! - disse con convinzione quasi alterata che non le credessi. - deve esserci un’altra spiegazione. 
  • Una seconda spiegazione ci sarebbe in realtà ma non corrisponde con quanto riportato dalla tua cartella clinica. 
  • E quale sarebbe? 
  • Un alto valore di doping si potrebbe spiegare con l’assunzione di farmaci a livello curativo ma dalla cartella non risulta che tu sia sotto cura farmaceutica... non prendi medicinali. 
  • No ma forse.... - vidi i suoi occhi illuminarsi - forse ho capito! È possibile che un antidolorifico faccia questo effetto? - bingo... ero arrivato al punto. 
  • Un solo antidolorifico no, per quanto potente possa essere lo escludo. 
  • E se fosse più di uno? 
  • In che senso?!?! C’è qualcosa che devi dirmi signorina? 
  • No però... l’altro giorno... ieri... la gamba mi faceva male, troppo male, così ho preso un antidolorifico... ha fatto effetto per tre ore più o meno, poi il dolore è ricominciato. 
  • E? - sapevo che c’era altro.... 
  • E ne ho preso un altro... 
  • E basta? In tutto ne hai presi solo due? - domandai per capire. La vidi abbassare lo sguardo. - Emma devi dirmelo.
  • Non volevo farmi vedere da te in quelle condizioni e avevo paura che potesse iniziarmi a far male durante la festa... 
  • così ne hai preso un altro giusto? - finii la frase per lei incapace di pensare che potesse essere stata così stupida. 
  • Altri due in realtà! 
  • Due? Due insieme??? - annuì. Ma come dovevo fare con lei? Sospirai... - sapresti dirmi il nome del medicinale che hai assunto almeno? Te lo ricordi? 
  • Non ricordo esattamente come si chiama ma è riportato in cartella! L’ho già preso in passato, dopo l’intervento.- per poco non caddi dalla sedia. 
  • Cioè spiegami bene... hai preso questo medicinale? - le indicai il nome da sopra la cartella clinica. 
  • Si...
  • Ma... ma sei diventata scema? - alzai la voce  senza neanche rendermene conto - Non è un medicinale da banco questo! Non è come prendere un antidolorifico qualunque. È un medicinale post operatorio Emma, va somministrato da un medico, non può essere preso così, dal  nulla. Non nelle dosi in cui lo hai preso tu poi.... Dove l’hai trovato? 
  • A casa! Quando mi avete fatto interrompere la cura i medicinali non erano ancora finiti... 
  • Non posso crederci....
  • Killian io....
  • potevi spappolarti il fegato lo sai si? 
  • Avevo dolore... non sapevo cosa fare....
  • Avresti dovuto fare una cosa semplicissima: avresti dovuto chiamare me Emma! 
  • Non volevo farti preoccupare...
  • No infatti... perché far preoccupare una persona quando in realtà puoi farla benissimo morire di crepacuore?  - scossi la testa contrariato. - immagino che tu ne abbia preso uno anche questa mattina prima di venire qui. 
  • Si ma giuro che è stato l’ultimo... non ne prenderò mai più. 
  • Lo spero... se vuoi arrivare a compiere 18 anni! - forse avrei dovuto risparmiarmi quest’ultima frase detta con così tanto risentimento ma ero seriamente  preoccupato per lei, aveva rischiato di farsi seriamente del male.  
  • Scusami... - disse iniziando a piangere e io li mi sentii una vera merda ma nonostante ciò rimasi al mio posto, senza fare nulla per consolarla, in quanto in quel momento non ero il suo fidanzato ma bensì il suo medico. 

Aspettai che si calmasse un pochino dopodiche, anche se motivo dalla voglia di poterla stringere e confortarla, continuai la mia diagnosi. 

  • ok... capito questo punto passiamo al successivo:la gamba.  Fortunatamente non c’è nulla di preoccupante dal referto della lastra, il chiodo è perfettamente posizionato e l’osso sembra essere intatto, ma dall’eco risulta esserci una forte infiammazione a carico del muscolo femorale dovuto probabilmente ad un forte trauma. Ora... prima di riiniziare tutta la solita diritera del “non lo so” “non so come sia potuto accadere” , mi spieghi cosa è successo l’altro giorno per portarti a ridurti così? Lo so che centra lo stage quindi dimmi almeno come è successo.
  • Non... non ti arrabbierai vero? 
  • Non posso garantirtelo ma posso di sicuro dirti che mi arrabbierei di più se mi mentissi. 
  • D’accordo.... - si prese del tempo per elaborare il suo discorso ma alla fine confessó tutto. Accidenti... sapevo che avrei dovuto evitarle di tornare lì. - sei... sei arrabbiato con me vero?  -  mi disse asciugandosi le lacrime che imperterrite continuavano a sfuggire al suo controllo. - mi odi non è così?!?! 
  • Pensaci... se ti odiassi sarei così preoccupato Emma? Ti rispondo subito: no, non ti odio.
  • Ma sei comunque arrabbiato. Vero? 
  • Si, per avermi mentito e per le medicine prese senza consultarmi sì ma per il resto... - ci pensai su - per il resto sono arrabbiato, molto arrabbiato, ma non con te! Tu hai fatto solamente quello che avrebbero fatto tutti se fossero stati al tuo posto. - ero sincero - Non mi piace che tu abbia fatto di testa tua consapevole di poterti farti male, sopratutto per quanto riguarda la faccenda “Zelina” ma da sportivo credo che chiunque in un’occasione del genere avrebbe provato a dare il meglio di se. 
  • Scusami ancora.... per tutto! Non... non ti mentirò mai più. Te lo giuro. 
  • Lo spero Emma! Ora vai a casa però, stasera quando verrò a cena ti porterò la ricetta con le giuste medicine che dovrai prendere.
  • Medicine? Cena? 
  • I valori sballati vanno risistemati non credi? È per quanto riguarda la cena I tuoi mi hanno invitato  a casa vostra questa sera per essere messi al Corrente della visita effettuata. 
  • Cazzo... mi uccideranno! - si portó le mani alla fronte convinta di essere spacciata. Avevo imparato a conoscere i suoi genitori, non avrebbero preso affatto bene il gesto della loro bambina, nonostante fosse fatto in buona fede e per paura. 
  • Ti farò uscire ai loro occhi innocente credimi ma non fare mai più una cosa del genere o saranno guai seri per te signorina. 
  • Lo... lo faresti davvero? Copriresti la mia incoscienza? 
  • Solo per questa volta sia ben chiaro, non pensare di approfittartene e solo perché sono certo che non lo hai fatto questa stronzata per secondi fini.
  • Ti amo Killian, sei il mio errore.
  • Non ti ci abituare però! 
  • Ok - sorrise.
  • E ora fila dritta a casa. Ci vediamo appena stacco. 
  • Mi vieni a prendere in palestra? Ho allenamento tra un po’! 
  • Ho detto di filare a casa, non in palestra. 
  • Mah... 
  • la tua gamba non è in condizioni di poter lavorare al momento quindi non si discute. 
  • Regina....
  • A mia madre faccio una telefonata io non preoccuparti, le spiegherò che per due settimane sei ko. 
  • Due settimane? Due... Killian mah...
  • Non discutere con me! Due settimane di risposo o ti scrivo un certificato dove attesto che non puoi più fare sport.
  • Mi stai forse minacciando Jones? 
  • Mi sto prendendo cura di te è diverso. 

Non con poche difficoltà riuscii a convincerla che lasciare per un paio di settimane non sarebbe stato di certo la fine del mondo e anche se un po’ dispiaciuta tornó finalmente a casa.

Come le avevo promesso chiamai seriamente mia madre ma non le dissi del fermo di Emma, le dissi semplicemente che in meno di quaranta minuti sarei passato da lei, a casa sua, perché avevo urgente bisogno di parlarle. Finii di sistemare delle cose al pc, mandai tutti i miei pazienti dal collega di turno, il quale non fu affatto felice e senza esitazione mi misi in macchina e raggiunsi casa della mia adorata mammina. Non le diedi neanche il tempo di farmi entrare che subito iniziai ad inveire contro di lei.

  • Dimenticati tutti i programmi che ti eri già prefissata su Emma! Cancellali completamente dalla tua testa mamma perché non se ne farà nulla posso garantirtelo questo. 
  • Killian, frena un secondo!  cosa... Che accidenti ti prende si può sapere? Di che diavolo stai parlando? - sembrava cadere dalle nuvole. 
  • Sto parlando di Emma, della mia ragazza.... la stessa ragazza che alleni nonostante non dovresti e a cui  ti avevo chiesto di avere un occhio di riguardo! 
  • Non riesco a seguirti, mi dispiace.
  • Avevamo un patto io e te! Mi hai garantito che non avrebbe fatto nulla che non fosse scritto nel suo programma e poi cosa vendo a scoprire? Che a momenti non si massacrava di nuovo perché nessuno ha avuto la brillante idea di fermarla? 
  • Ti ha raccontato della prova a tempo e del doppio avvitamento vero? 
  • Non me l’ha raccontato... gliel’ho estorto dopo aver scoperto che per poco non si spappolava il fegato a forza di antidolorifici. 
  • Co... cosa???? Che accidenti è questa storia? Non... non ne so nulla? - cadde dalle nuvole.
  • La tua pupilla mamma ha una forte infiammazione al muscolo femorale dovuta ad un forte trauma che guarda caso non avrebbe dovuto fare. Ha cercato di nasconderlo prendendo schifezze su schifezze ma aimè... sono un medico e l’ho scoperta. 
  • E adesso come sta??? - chiese preoccupata - oddio!!!! Non posso crederci! Emma non ha mai fatto queste cose! 
  • Le ho dato riposto assoluto per quindici giorni e una cura per aiutare il fegato a smaltire tutte quelle schifezze che ha ingurgitato.
  • Non... non posso crederci che sia arrivata a tanto....
  • Non puoi crederci? Non puoi crederci è? Sono io che non posso crederci mamma!  Come accidenti ti è venuto in mente di lasciarla fare è? Sei stata una ginnasta anche tu se non sbaglio... dovresti sapere cosa si può o non si può fare nelle sue condizioni. 
  • Oooh Killian.... non dare la colpa a me! Ha fatto tutto da sola. L’esecuzione del doppio avvitamento non era affatto calcolata, le abbiamo detto più volte, anche l’istante prima dell’esecuzione, che doveva attenersi al  suo di programma originale e per la prova a tempo mi aveva assicurato che non avrebbe gareggiato con gli altri, avrebbe semplicemente eseguito l’esercizio senza tempo. Non è colpa mia se si è sentita in competizione con Zelina.
  • Non è colpa tua? Non è colpa tua???? Tze.... è solo colpa tua! Tu hai voluto che partecipasse a questa cavolo di qualificazione, tu mi hai imbrogliato dicendo che non avrebbe fatto nulla di anomalo....
  • Era la verità, non ti ho imbrogliato... non era nei piani che lei facesse di testa sua.
  • Ma potevi immaginarlo conoscendola no? 
  • Non prevedo il futuro Killian! - disse con convinzione. - le ho dato fiducia. 
  • Non prevedi il futuro è vero, ma se fossi stata un’altra le avresti impedito di fare fare quelle due stramaledette prove.  
  • Le ho creduto sulla parola, Emma non ha mai mentito quindi.... non  ho pensato che potesse essere così ingenua ok? È stata  un’incosciente sono la prima io a dirlo ma è colpa sua, non mia! 
  • Ha solo 17 anni mamma! Stiamo parlando di una ragazzina a cui un anno fa gli è stato portato via un sogno... mi correggo: “il sogno”! chiunque al suo posto avrebbe cercato di farsi notare davanti al presidente di una federazione sportiva quindi non è colpa sua... è colpa tua che non hai saputo tenerla a bada. 
  • Ok è colpa mia... e allora? Ormai il danno è fatto quindi cosa vuoi da me?  
  • Voglio che tu faccia quello che vada fatto. Voglio che la rimproveri, voglio che tu sia chiara con lei sul fatto che uno “stage” non è un invito a tornare in nazionale, ma sopratutto... voglio che tu stessa ti dimentichi di Emma come ginnasta di serie A. Ha potenziale, è grintosa, ha tutte le carte in tavola tecnicamente parlando per poter essere ricordata dalle generazioni a venire e tutto quello che vuoi tu  ma non è tutto. L’incidente purtroppo l’ha limitata e tu non puoi farci nulla, nessuno può... devi accettarlo come stava imparando ad accettarlo lei. 
  • Mah....
  • Niente mah! È la realtà dei fatti e tu lo sai. Non voglio più che tu o chi per te proponiate ad Emma di fare stage, qualificazioni o qualsiasi altra cosa implichi un allenamento non adatto a lei. Lasciatela in pace, fatele vivere i suoi anni senza il peso di questo incidente. 
  • Non sono d’accordo... tu non c’eri Killian, non l’hai vista e non puoi quindi immaginare l’emozione che aveva negli occhi.... il peso dell’incidente se lo porterà dietro per tutta la vita, non potrà mai dimenticarlo, ma almeno possiamo provare ad alleggerire il malessere interiore facendola partecipare a....
  • Ti interrompo subito! Che sia stata felice e si sia trovata bene mi fa solo che piacere, non sto mettendo in dubbio che lei non sia felice con voi, sto parlando di altro e no... non voglio che partecipi più  a nulla. 
  • Il signor Harris, il presidente della federazione, non so se ti ricordi di lui... ha visto Emma per tutta la durata della qualificazione e.... beh è rimasto esterrefatto dal livello che ha raggiunto dopo un intervento come quello che ha subito e.... beh sicuramente te lo ha detto anche Emma... ha battuto molti dei suoi compagni durante le prove di qualifica quindi harris pensava di... beh.... 
  • Devi girarci intorno ancora per molto? Cosa vuoi dirmi? 
  • Harris ha scelto le quattro ragazze  che vuole in squadra per la prossima gara di serie A che si terrà tra un mesetto più o meno e contro ogni pronostico, non pensavamo minimamente potesse accadere, non ora almeno, Emma e tra queste quattro. È una notizia fantastica, la renderebbe felicissima, ma ci pensi???? 
  • A cosa? A cosa dovrei pensare esattamente?  Che siete due incoscienti? O certo che ci penso e più parli più ne prendo atto! - se stava cercando di innervosirmi ci stava riuscendo alla grande. Possibile che non arrivava a capire il punto della situazione? - Emma non parteciperà a nessuna gara mamma, scordatelo proprio. Non voglio, punto. 
  • Non puoi scegliere per lei! 
  • Si che posso e non perché sono il suo fidanzato e credo di avere chissà quale diritto su di lei come starai sicuramente pensando, ma perché sono il suo medico e lo sai anche tu che non potrà partecipare senza un regolare certificato di sana e robusta costituzione. Ora ne ha uno è vero - glielo avevo fatto fare io per poter tornare ad allenarsi in palestra e come un cretino glielo avevo fatto fare agonistico. - ma mi basta un clic per avvisare chi di dovere che lei è fuori. Posso inviare un nuovo certificato in un qualsiasi momento quindi... non sfidarmi ok? 
  • Tu non riesci proprio a capire è?!? Eppure sei un atleta.... non pensi a come possa sentirsi lei ogni volta che ti sente nominare una gara o una qualificazione che devi fare? Le stai togliendo anche quel poco che potrebbe riuscire ad ottenere con questa tua sciocca decisione di darle lo stop definitivo alle competizioni. 
  • Non mi interessa quello che pensi. Emma deve trovare la serenità perduta e non può farlo se voi continuate a venderle illusioni. 
  • Noi non...
  • Basta, discorso chiuso! Si farà a modo mio che ti piaccia oppure no. Se proprio hai sete di vittoria vai a cercarti un nuovo astro vincente ma lascia  in pace la mia Emma!  

Non le dissi altro e salutandola a malapena, ero ancora troppo agitato per poter ragionare lucidamente, andai via. 

Furono due settimane abbastanza complicate quelle del fermo di Emma, non solo per lei, anche per me. Ogni giorno come da abitudine ci incontravamo per stare un po’ insieme ma vuoi o non vuoi l’argomento finiva sempre lì, sul fatto che si sentisse bene e che voleva riprendere con i suoi allenamenti. Ci provò in ogni maniera possibile a convincermi ma fui irremovibile, le negai l’accesso in palestra per tutti i quindici giorni che le avevo assegnato e nonostante mi sentii un vero stronzo, per colpa mia pianse per 15 giorni consecutivi, al terminare della convalescenza potevo rifermi soddisfatto del mio non cedere ai suoi occhioni dolci. La gamba sembrava essere tornata attiva, non aveva più sofferenza nel camminare e dalle analisi di routine tutti i valori erano nella norma, anche quelli del fegato che più mi avevano preoccupato. L’accompagnai io stesso al primo allenamento e non potei far altro che commuovermi nel vederla così felice ed entusiasta di riprendere da dove aveva dovuto interrompere. 

Era in questi momenti che mi ritrovavo a pensare che forse mia madre non avesse poi tutti i torti. Emma e la ginnastica sono sempre state una cosa sola quindi doverla limitate, in qualche modo faceva sembrare me il nostro della situazione. Ma cosa avrei dovuto fare? Lasciarla libera di tornare in pista come se nulla fosse pienamente consapevole che il suo fisico non era affatto pronto a sostenere una mole di lavoro come quella che, in caso, avrebbe dovuto sostenere? Per quanto mi sforzassi a vedere la situazione sotto il punto di vista di mia mamma, non riuscivo proprio a pensarla come lei e alla fine, dopo un accurata riflessione, arrivai alla conclusione che  forse era meglio essere considerato un tiranno dalla propria donna e impedirle di farsi male piuttosto che un amico, come invece sembrano comportarsi la sua fedelissima allenatrice e compagnia bella  e avere la sua salute sulla coscienza. 

Sia chiaro, con questo non intendo dire che mia madre sia un’irresponsabile, lei sa fare divinamente il suo lavoro e vedendo come allena Emma e con quanta attenzione posso confermarlo, ma si lascia trasportare troppo dai suoi superiori e questo potrebbe portarla a lungo andare a perdere di vista l’obiettivo principale. Da quando le hanno messo in testa che Emma, a detta loro, per una serie di esercizi corretti che ha fatto,  potrebbe tornare in serie A mia madre non ragiona più. L’allena come al solito, stando attenta a non farle far movimenti bruschi che potrebbero farle male, ma dentro di lei  di vede c’è un fuoco nuovo, diverso.... lei sta sognando più di Emma il suo ritorno in pista e penso di essere anche arrivato anche a capire perché. Mia madre si sente la principale responsabile dell’incidente accaduto ad Emma, non vede la sua caduta come un tragico volere del destino... no! Lei si accusa di averle fatto eseguire un programma troppo complicato per una ginnasta della sua età e ora vorrebbe rimediare cercando di farla tornare in pista anche se in un ruolo del

tutto diverso da quello a cui avrebbe aspirato se solo quel giorno non fosse caduta rovinandosi la carriera. Il suo ritorno in serie A infatti non comprende neanche per il presidente di federazione un possibile ritorno a sognare le olimpiadi, niente affatto.... il massimo a cui si può aspirare per lei è quello di ottenere il posto in squadra per aiutare le altre atlete nelle competizioni per aumentare  il loro punteggio. Emma tecnicamente continua ad essere moto più forte rispetto alle sue ex compagne  quindi Harris pensa che averla in squadra nonostante i suoi limiti possa essere un bene per avvicinarsi sempre più al podio. È un discorso un po’ egoistico secondo il mio punto di vista ed è anche per questo, oltre che per la sua salute che continua per me essere al primo posto, che sono contrario a vederla nuovamente con il body della nazionale. loro pensano che la renderebbero felice offrendogli questa opportunità ma io so che non è così. Forse agli inizi... ma poi si renderà conto di essere lì solo come acquista punti per far andare alle olimpiadi le sue compagne e la cosa la farà soffrire ancora di più che stare ferma.  

Piacerebbe anche a me vederla tornare in pista, mi è capitato molte volte di imbattermi nei suoi video su YouTube e rimanere affascinato dalla sua bravura ed eleganza, ma so che non reggerebbe e quindi cerco di non alzare le sue aspettative.

Mentre si allena, di tanto in tanto, mentre passa da un attrezzo all’altro, la vedo incrociare il mio sguardo e sorridere felice. Anche mia madre mi osserva ma a differenza di Emma non é affatto amorevole il suo sguardo...no, il suo è decisamente più contrariato. con gli occhi mi sta praticamente dicendo che il posto di Emma non è quella “squallida”palestra, come ama chiamarla. 

Lo so anche io questo ma non potevo farci nulla. 

Per un intero mese mia madre provò a farmi capire, con foto e video di Emma, non sempre potevo andare a vederla allenarsi, che era uno vero spreco tener nascosto un talento del genere ma poi vedendo che non c’era verso da parte mia di vedere si arrese. O meglio.... credevo si fosse arresa: la realtà era ben diversa da quella che mi ero immaginato. 

 

“Amore tua madre ci ha invitati a cena questa sera in un ristorantino in centro. Ci sarai vero?” 

 

Ricevetti quel messaggio intorno alle 18:45 di un venerdì pomeriggio e mi meravigliai di quell’invito fatto così, all’ultimo minuto. Mia madre quando organizzava una cena impiegava come minimo una settimana anche se veniva fatta in un ristorante, cosa l’aveva spinta ad organizzare tutto all’ultimo minuto? Dovevo forse preoccuparmi? Mmh no, probabilmente Emma si era dimenticata di dirmelo prima. 

 

“Così su due piedi mi complica un po’ le cose ma certo che vengo tesoro! Perché non dovrei venire?” 

 

“ Eh lo so.... neanche io me lo aspettavo infatti ho chiamato i miei per chiedergli di portarmi qualcosa, non posso di certo presentarmi in tuta.“ - con quell’affermazione mi fece capire che non si era affatto dimenticata... era mia madre che aveva organizzato  tutto all’ultimo. - “ comunque te lo sto chiedendo perché anche se faccio finta di non vedere non sono scema. Ho capito che avete discusso per qualcosa. La tensione tra di voi è alle stelle.”  - Bene... ci mancava solo che Emma sospettasse.

 

“Ma che dici amore, io e mamma non abbiamo minimamente discusso credimi.”  Le menti... non volevo che sapesse, conoscendola si sarebbe buttata a capofitto in quell’impresa suicida senza pensare minimamente alle conseguenze del caso . “sai già il motivo di questa cena? Mia madre non organizza mai cene solo per stare insieme” glissai l’argomento che aveva preso con un’altro che mi interessava in egual modo. 

 

“Non mi ha detto nulla ma forse ci sono arrivata da sola 🕵️‍♀️. ti spiego quando ci vediamo... ora vado a cambiarmi o neanche per domani sarò pronta. Vengo con lei al ristorante senza che mi passi a prendere ok? Ci vediamo davanti l’entrata principale. Ps. Ti mando l’indirizzo.” 

 

Curioso come non mai di scoprire cosa avesse da dire mia madre decisi di lasciare quelle noiosissime  cartelle cliniche che stavo riportando sul pc e andai a cambiarmi in modo da poter arrivare puntuale all’appuntamento. Naturalmente il karma non fu dalla mia parte quel giorno e nonostante feci modo e maniera per essere un rispettabilissimo gentleman e accogliere le due donne arrivai comunque con 15 minuti di ritardo. Non male per un uomo considerato  che le donne di natura sono di gran lunga più ritardatarie ma qui non stavamo parlando di donne qualsiasi: mia madre era la donna più precisa e puntuale che io avessi mai conosciuto, in tutta la sua vita sarà arrivata ritardo solo una volta e di certo quella volta non era la serata in questione. Trovai Emma, da sola, ad aspettarmi davanti l’entrata del locale così scesi dall’auto e mi diressi a passo svelto verso di lei. 

  • Amore mio ciao! Mi sei mancata - le dissi per poi stringerla a me e catturare le sue labbra con un bacio. Non ci vedevamo dal pomeriggio, ero andato ad attenderla all’uscita delle scuola, ma per me era un’eternità. 
  • La cosa è reciproca! - rispose regalandomi uno dei suoi sorrisi innamorati. 
  • Come mai da sola? Non dovevi venire con mia madre? - chiesi rendendomi subito conto che lei non fosse nei dintorni.
  • Si sì sono venuta con lei, è dentro, ci aspetta al tavolo. - tipico....  -vogliamo raggiungerla? 
  • Si certo ma prima dimmi cosa hai scoperto. Perché ci ha invitati a cena stasera?
  • Scoperto? Macchè... non ho scoperto nulla, le mie sono solamente supposizioni. -  si guardò intorno per assicurarsi che nei dintorni non ci fosse la diretta interessata in ascolto. - sono più di due settimane che sta sempre al telefono, parla fitto fitto per non farsi sentire  e ride per qualsiasi cosa... secondo me ci ha radunato perché vuole renderci partecipi della sua nuova conquista amorosa! - per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Mia madre aveva un nuovo compagno? Questa si che era bella e poi se non sbaglio aveva già una sottospecie di ragazzo da qualche parte... Robin mi sembra si chiamasse, ma non lo vedevo da una vita. 
  • Cosa??? Tu pensi che mia madre... - annuì - e mi ha chiamato per cosa esattamente? Lei può frequentare chi vuole, a me non importa un accidenti... 
  • sei sempre così scontroso quando si parla di tua madre??? - stavo migliorando, in passato ero stato anche peggio. - è una cosa bella  no? Anche lei ha diritto ad un po’ di felicità non credi? 
  • Lei può avere tutta la felicità che vuole ci mancherebbe, ma non deve mettermi in mezzo in queste situazioni. Io non ne voglio sapere nulla. 
  • Beh magari mi sbaglio.... non ho la palla di vetro. La mia era semplice supposizione. 
  • Spero vivamente che tu ti sia sbagliata allora... - dissi con onestà. Mi avrebbe davvero dato fastidio se il motivo di tale invito fosse stato seriamente quello. - andiamo adesso. Vediamo cos’ha di tanto importante da dirci. - ci addentrammo all’interno del locale e dopo aver chiesto al cameriere dove fosse il nostro tavolo raggiungemmo la mia cara mammina che come al solito non perse tempo a sottolineare il mio ritardo. 
  • Hai preso da tuo padre in tutto e per tutto vedo.... anche il difetto dell’essere in ritardatario non manca all’appello. Venti minuti di ritardo Killian? Ti sembra carina come cosa? 
  • Ciao anche a te mamma! Io sto bene e tu? - risposi alle sue critiche con ironia, non avevo alcuna intenzione di litigare... non ancora almeno. 
  • Regina non è arrivato tardi credimi. Ha parcheggiato qui davanti solo qualche minuto dopo di noi. - prese le mie difese Emma raccontandogli come erano andate davvero le cose. - forse ci siamo intrattenuti un po’ troppo prima di entrare, mi dispiace. 
  • Sedetevi avanti... non voglio nenache immaginare come vi stavate intrattenendo. 

Prendemmo posto a tavola come ci era stato “ordinato”, aspettammo il cameriere che venisse a prendere le nostre ordinazioni dopodiché iniziammo a discutere del più e del meno degustando la nostra cena. Sembrava un normalissima cena di cortesia ma poi quando ci venne servito il dessert, anche ad Emma fu concesso di prenderne uno in via del tutto straordinaria, non contando tutti quelli che segretamente mangiava con me, ecco che mia madre sganciò la bomba che tanto stavamo aspettando. 

  • Forse vi sarete chiesti per tutta la cena il motivo di questa riunione improvvisata... 
  • in effetti si... - rispose Emma addentando il suo soufflé al cioccolato. 
  • Lo sospettavo - rise - siamo qui perché c’è una cosa che devo comunicarvi... o meglio: comunicarti! -  il suo sguardo era rivolto ad Emma. Eravamo lì per un qualcosa che riguardava lei. Ma allora cosa centravo io? 
  • Oh oh.... non... non mi piace per niente questa cosa - esclamò entrando subito nel panico - non... non è che  non puoi più allenarmi vero??? No regina non puoi lasciarmi a piedi io....io ho bisogno di...
  • Emma Emma Emma.... stai calma, non è questo che devo dirti e sopratutto non è nulla di tragico. Respira ok? 
  • la fai facile tu... allora? Non tenermi sulle spine ti prego. 
  • D’accordo, d’accordo, te lo dico... - prese una pausa - Ho parlato con Harris, mi ha chiamato esclusivamente per parlarmi di te.  
  • E??? 
  • Curiosa è???? - curiosa era un eufemismo, stava praticamente ballando sulla sedia. - Diciamo solo che è rimasto piacevolmente  colpito dai tuoi progressi e mi ha chiesto di chiederti una cosa.
  • Ah si??? E cosa? - lo sguardo di Emma brillava già di pura felicità mentre il mio al contrario esprimeva contraddizione nonostante non sapessi ancora nulla. Potevo intuire e la cosa non mi piace a affatto. 
  • Mi ha chiesto di chiederti se ti farebbe piacere partecipare, domani,  ad un altro dei suoi stage. -  neanche a finire la frase che eccola rivolgersi  verso di me  lanciandomi uno sguardo  di sfida come a volermi dire “te l’ho fatta sotto il naso... fermami se ci riesci”. 
  • Davvero Regina?!?! Mi vuole rivedere? Seriamente???? - annuì - si sì sì sì siiiiiiiiii! Certo che voglio partecipare! Chiamalo che aspetti, digli che domani ci sarò di sicuro. Hai sentito Killian??? Harris mi vuole nel suo gruppo, non è meraviglioso? 
  • Già... prorpio meraviglioso - dissi in maniera tutt’altro che felice. Non ero affatto d’accordo con quella stramba richiesta anzi... ero del tutto contrariato. Avevo parlato chiaro fin da subito, non volevo che Emma avesse più niente a che fare con loro e invece? Come al solito mia madre si era schierata contro di me. Sentii la rabbia ribollirmi nelle vene per quell’affronto e prima di dire o fare qualcosa di cui avrei potuto seriamente pentirmi decisi di alzarmi ed uscire fuori dal locale. 

 

 

Pov EMMA.

 

Non potevo credere alle mie orecchie, mr Harris aveva richiesto nuovamente la mia presenza ad uno dei suoi stage e considerando che i suoi eventi erano rivolti solamente a ginnasti di un certo livello mi sentii anche parecchio lusingata del fatto che tra tanti ginnasti avesse voluto nel suo gruppo proprio me nonostante le mie evidenti difficoltà. Ero felicissima all’idea che in meno di 24h sarei tornata ancora una volta in quella che era stata la mia casa per parecchi anni, non stavo nella pelle,  ma poi vidi Killian, nero in volto, allontanarsi dal locale e la felicità di quella notizia venne immediatamente spazzata via.  

  • Killian, cosa... dove vai? - domandai a voce sostenuta per farmi sentire senza però ottenere risposta.
  • Emma lascialo stare dai... - mi disse regina cercando di catturare la mia attenzione la quale era totalmente catturata dalla porta a vetri da cui era appena uscito il mio fidanzato. 
  • Che... che gli prende? - chiesi totalmente confusa. Non era da Killian comportarsi in quel modo. 
  • Bah.... Non ne ho la più pallida idea! - rispose scrollando le spalle come se ciò che era appena accaduto non avesse per nulla importanza. 
  • Vado da lui! - se a lei non importava nulla erano problemi suoi ma io tenevo in maniera smisurata a Killian e volevo capire a tutti i costi  cosa gli fosse successo per fuggire via in quel modo. 
  • Resta qui Emma. Fidati... lascialo stare per un po’ da solo! Vedrai che tornerà presto. - se c’era una cosa che avevo imparato in quei cinque anni vissuti  insieme a Regina era che lei non sapeva affatto mentire e in quel momento era chiaro come il sole che mi stesse dicendo quelle parole solo per farmi rimanere al mio posto. Lei sapeva qualcosa, non vi erano dubbi, ma a quanto pare non aveva piacere a condividere questo segreto con me. Bene... nessun problema, avrei scoperto tutto da sola.  
  • No mi dispiace non resterò qui mentre Killian è chissà dove! Non esiste! vado da lui! - e senza darle modo di replicare presi la giacca e corsi fuori al locale per cercarlo. Fortunatamente non si era allontanato molto, lo trovai proprio di fronte al locale, poggiato e con sguardo pensieroso sulla fontana della piazza. Lo raggiungi  e senza dire nulla mi andai a sedere accanto a lui sapendo che prima o poi, quando si fosse sentito pronto, sarebbe stato lui il primo a parlare. 
  • Forse sarebbe stato meglio che se ci avesse convocato qui per comunicarci di aver trovato un poveraccio a cui dare il tormento. - esordì mentre continuava imperterrito a fissare l’acqua uscire dalla statua della fontana. Erano più di quindici minuti che eravamo lì, in totale silenzio e in tutto quel tempo neanche una volta aveva incrociato il mio sguardo. - avrei reagito sicuramente meglio di così. - continuò.
  • Killian non capisco... ti prego parlami.... 
  • Non c’è nulla da capire tranquilla. Non è successo nulla. Torna di la ok? Io ti raggiungo tra dieci minuti. 
  • Io non me ne vado di qui se prima non mi dici che accidenti è successo per farti reagire in questo modo. Centra quello che mi ha detto Regina vero? - era l’unica cosa possibile - non sei felice della proposta che mi è stata fatta vero? 
  • È più complicato di così! 
  • E allora spiegami! Per favore.... 
  • avevi ragione prima, per messaggio... quando mi hai detto che avevi capito che tra mia madre e me ultimamente c’era un po’ di astio.... hai ragione, abbiamo avuto una divergenza di opinioni all’incirca un mesetto fa e riguardava proprio te e l’allenamento. - confessò. 
  • Continua... - lo incitai a continuare.
  • Siamo in disappunto totale su ciò che è meglio per te, lo siamo sempre stati in realtà ma dopo l’ultima esperienza in federazione con il caro Harris le cose sono precipitate. - bene... litigavano per me e io non ne sapevo nulla. Grandioso no? -  lei guarda solo  l’aspetto emotivo di tutta questa situazione, non riesce a vedere oltre... io al contrario mi soffermo più sul lato medico... mi preoccupo della tua salute...
  • continuo a non capire... - ci stava girando attorno.
  • Dopo aver scoperto cosa avevi combinato durante l’ultimo stage sono andato dalla tua cara allenatrice  e ho messo i puntini sulle i dicendole  che per  nulla al mondo avrebbe dovuto più metterti in una posizione di pericolo simile. In caso contrario avrei bloccato ogni cosa sul nascere ritrattando il vecchio certificato e presentandone uno del tutto nuovo che ti avrebbe si impedito di accedere a strutture agonistiche ma anche tutelato. L’ho fatto per te e non mi importa se ci resterai male nel conoscere questa verità : ho preso questa decisione solo per salvaguardare la tua salute, cosa che non posso di certo fare  permettendoti di allenarti come se niente fosse  con quei malati di sport. Naturalmente lei è stata furba... più furba di me; non ha chiesto il mio parere, conosceva già la risposta, lo ha chiesto direttamente a te sapendo di riuscire ad ottenere il suo scopo. Avrei dovuto immaginarlo che di lei non ci si può fidare... avrei dovuto cambiare il certificato medico direttamente quel giorno... - rimasi senza parole nell’ascoltare tutta quella storia. Si stavano praticamente facendo la guerra da un mese e io non avevo percepito il ben che minimo segnale. 
  • Perché non lo hai fatto subito? Cambiare il certificato dico... perché non lo fai adesso? - chiesi volendo capire fino in fondo. Mi aveva fatto male sapere che Killian avrebbe voluto così, su due piedi tagliarmi le ali, ma capivo perfettamente il suo punto di vista: era preoccupato per me e poi.... beh... a parte minacciare Regina non aveva fatto nulla di male, il mio certificato medico testimoniava ancora che ero in grado di poter svolgere, anche se in ore decisamente ridotte, un tipo di allenamento se non prorpio agonistico, quasi... non potevo avercela con lui. 
  • Perché ti amo e perche per quanto io voglia proteggerti non posso di certo scegliere al tuo posto. Io posso consigliarti, dirti cosa sarebbe meglio per te, per la tua salute ma poi.... beh, sei tu che devi prendere la decisione finale. Se la prendessi io al tuo posto prima o poi quella decisione mi si ritorcerebbe contro e io non voglio assolutamente che il tuo primo ricordo pensando a me in un prossimo futuro sia quello di colui che ti ha impedito di inseguire un sogno. - un sogno irraggiungibile avrei voluto rettificare. - ora di sicuro sarai arrabbiata con me. Lo capisco... - Mi colpirono molto le sue parole e anche se in un primo momento ci ero rimasta un po’ male, e di mi ero anche un po’ alterata,  nel conoscere i suoi pensieri adesso lo comprendevo... al suo posto avrei fatto la stessa cosa se non addirittura peggio. 
  • Sei un angelo Killian....  davvero! Sei esattamente l’uomo che ogni donna vorrebbe avere accanto e io sono fortunata ad averti.  - dissi per poi andare ad abbracciarlo. - non sono affatto arrabbiata con te, anzi... anche se ci hai messo un po’ apprezzo molto la tua sincerità e anche io voglio essere a mia volta sincera con te. - fu in quell’esatto momento che finalmente i nostri sguardi si incrociarono. - io capisco il tuo punto di vista e credimi, al tuo posto agirei allo stesso modo, ma... Beh, conosci già la mia decisione immagino. 
  • Suppongo di sì. Andrai allo stage ho indovinato?  - sospirai... 
  • Già... ma ti prometto che questa volta mi limiterò a fare solo quello che mi è consentito fare. Te lo giuro. - non rispose - non... non so vivere senza questo Killian... ci provo, ci provo seriamente a farmi andare bene la situazione che purtroppo ho ma non sto bene... ogni volta che apro Facebook o Instagram vedo foto delle mie ex compagne in palestra, in ritiro pregata, in competizione. Rosico ogni volta e non credo che la cosa con il tempo migliorerà. Non posso nenache cancellarle dai social... sono pur sempre le mie amiche e non posso chiedere loro di smettere di postare cose a me scomode perche so da me che non sarebbe giusto. Non aspiro a nulla di che Killian se è questo che ti preoccupa, prendo ciò che viene e se in questo momento uno stage è la costa più vicina alla mia ex vita da ginnasta allora me la faccio andare bene. - ancora una volta non proferì parola il che mi preoccupo un po’. -  sei... sei arrabbiato? 
  • no... non sono arrabbiato Emma, sono preoccupato.
  • Preoccupato??? Che possa farmi male di nuovo? Devi star tranquillo amore, ti ho detto che...
  • No, non è questo che mi preoccupa, cioè... sì ma non solo. La mia preoccupazione più grande è che tu possa perdere di vista la realtà. 
  • Non succederà! 
  • Non puoi saperlo... oggi è uno stage, ma domani? Se un domani ti proponessero una gara? - scosse la testa - fidati... avresti gli stessi occhi a cuoricino che avevi fino a pochi minuti fa e ti butteresti a capofitto in quella nuova sfida. È di questo che ho paura.... ma come ho già detto poco fa... non spetta a me decidere. 
  • Vieni con me domani! Ti prego.... almeno potrai guardare con i tuoi stessi occhi che non devi temere nulla.
  • Non lo so...
  • Ti prego amore... mi renderesti felicissima! - gli feci gli occhi dolci. 
  • Va bene... ma solo perché devo tenerti d’occhio! - mi diede un bacio. - ora però torna dentro prima mia madre inizi il suo show che l’abbiamo abbandonata nel bel mezzo di una serata. - risi.
  • Andiamo insieme, accompagnami. - lo vidi scuotere la testa energicamente. 
  • No, preferisco di no.... rischierei di dire qualcosa per cui potrei pentirmi in questo momento e non voglio, quindi... vai da sola, io ti aspetto qui. Non ho nessuna fretta. - ero titubante  sul fatto di lasciarlo lì, da solo, ad aspettare i miei comodi ma lui capendo il mio pensiero insistette affinché  andassi quantomeno a salutare Regina così lo accontentai e ne approfittai anche, tornando dentro, per chiederle ora e luogo dell’appuntamento per il giorno successivo. 

Una volta averla salutata raggiunsi nuovamente Killian e insieme ci dirigemmo verso casa. 

  • sai cosa mi ha detto tua madre quando sono tornata dentro? - gli chiesi sapendo già che non avrebbe indovinato, era ancora troppo offuscato dalla rabbia per poter pensare con leggerezza. 
  • Cosa? Che ti sei finanziata con un testone che non capisce cosa è meglio per te? Tze....
  • No... mi ha detto che stasera devo filare dritta a casa senza intrattenermi con il mio fidanzato in attività vietate ai minori. - ammiccai con lo sguardo. 
  • classico per un sergente come lei... - rispose senza neanche scherzarci un po’ sopra. - ti passo a prendere domani ok? Mandami orario e luogo così posso organizzarmi. 
  • Ma come? Dobbiamo già salutarci? Io volevo restare qui con te un altro po’... - dissi facendogli nuovamente gli occhi dolci per poi avvicinarmi e iniziare a baciargli il collo, uno dei suoi punti deboli. 
  • Emma ferma non.. non è il caso, domani...
  • Domani è un’altro giorno, non ci pensare! 
  • Mah...
  • Tranquillo, riuscirò a fare comunque il mio stage nel migliore dei modi.... per quello che posso fare poi...
  • Non è contro le regole? Io non voglio causare casini lo sai e soprattutto non ho la ben che minima voglia di affrontare mia madre credimi. 
  • Le regole non valgono per i non agonisti no? - ammiccai. - dai, non si accorgerà di nulla, basterà solo che tu non ti diverta a lasciarmi segni come la volta scorsa. - risi ripensando all’espressione di Regina di quel dì, scioccata nell’apprendere che direzione aveva preso la mia relazione con Killian.  
  • Mmmh... D’accordo... ma solo perché non so resistere al tuo fascino. - ci scambiammo qualche prima effusione li, nel parcheggio poco distante da casa mia ma poi concordammo che era decisamente sconsigliato per attività di questo genere così rimise in moto l’auto e andammo alla ricerca di un posticino decisamente più appartato e lontano da occhi indiscreti per poi finalmente concederci del tempo solo ed esclusivamente per noi senza dover pensare a tutto ciò che era accaduto in quella serata. Volevo che lui dimenticasse la rabbia provata nel sentirsi prendere in giro dalla sua stessa madre, che non pensasse per un almeno un’oretta a quanto si sentisse ferito... aveva lo sguardo ferito, tradito e io sperai con tutta Me stessa di essere in grado di fargli riacquistare un po’ di serenità. 

Ci concedemmo l’un l’altra per più tempo del previsto tanto che tornai a casa con ben oltre una mezz’ora di ritardo. I miei fortunatamente già dormivano quando rincasai e non si accorsero di nulla o sarebbero stati seri guai  perché avrei dovuto dare loro molte spiegazioni, tra cui il motivo per cui il mio collo sembrava essere appena stato morso da un vampiro. Eh già... Killian è sempre il solito, se non fa di testa sua non è lui. 

Il mattino seguente mi alzai presto nonostante non ci fosse scuola e senza perdere tempo mi misi a preparare tutto l’occorrente che mi sarebbe servito quel pomeriggio. Non stavo più nella pelle dovete credermi, mi agitavo per tutta la stanza completamente impazzita senza avere la ben che minima idea di cosa stessi facendo. Stavo sclerando pertanto avevo necessariamente bisogno di  trovare qualcosa da fare per darmi una calmata. Fortunatamente venne mia madre in stanza a controllare che fossi viva, non mi aveva sentita rientrare e non ero ancora scesa per la colazione, per cui per una decina di minuti fui impegnata in una sorta di conversazione con lei. 

  • Buongiorno tesoro.... - esordi entrando. 
  • Mamma buongiorno! - risposi con un sorriso a trentadue denti. 
  • È una buona giornata vedo.... - sorrise nel vedermi così allegra, di solito di prima mattina non lo sono mai. - qualche motivo in particolare? 
  • Si! - risposi senza neanche farle terminare la frase. - Harris mi vuole in federazione questo pomeriggio  per un secondo stage con loro. - dissi ancora super emozionata - stento  ancora a crederci in realtà ma è vero!!!! Mi vuole nel suo gruppo. 
  • È una notizia meravigliosa amore mio, sono felice di questa opportunità credimi mah.... - lo vedevo dal suo sguardo preoccupato che dietro ci fosse un ma. - non credi che sia un po’ troppo un altro allenamento come quello della scorsa volta? Hai avuto problemi alla gamba per un po’ ricordi? Forse....
  • È stata colpa mia la volta scorsa mamma, ho fatto più del dovuto ma non ripeterò lo stesso errore. Mi atterrò al mio programma, non farò nulla che non mi è consentito. 
  • Ti conosco signorina e quando si tratta di ginnastica fai sempre di testa tua... non sto tranquilla! 
  • Ci sarà anche Killian... gli ho chiesto di venire in modo che possa vedere con i suoi stessi occhi che non sto mentendo. Ti fidi di lui no? Anzi... per essere ancora più tranquilla, perchè  non venite anche te e papà? Lo stage è aperto al pubblico quindi se volete assicurarvi che io sia stata sincera vi basterà venire al palazzetto. 
  • Non ti vedo volteggiare da una vita, mi farebbe enormemente piacere credimi tesoro ma questo pomeriggio sia io che tuo padre lavoriamo e prendere un permesso oggi per oggi è pressoché impossibile. A saperlo prima ci saremmo organizzati. Che peccato. 
  • Hai ragione, ma l’ho saputo solamente ieri sera. Verrete  la prossima volta ok?  - ero già proiettata ad una prossima volta come se fosse scontato che ci sarebbe stata. 
  • Va bene ma ora scendi a fare colazione, non vorrai presentarti ad uno stage senza aver fatto il pasto più importante della giornata. 
  • Scendo subito mamma!  - fece per andare via ma poco prima di chiudersi la porta alle spalle eccola tornare sui suoi passi. - si lo so, sarò prudente lo giusto - anticipai quello che credevo volesse dirmi.
  • Si, a parte questo... ho dimenticato di dirti una cosa. di al tuo fidanzato che quando  viene a trovarti qui a casa controlli di aver preso tutto prima di andare via. 
  • Cosa? Mamma mah... - non mi diede il tempo di finire la frase che mi delucidò le idee lanciandomi un oggetto a me familiare. Pochi giorni prima Killian era passato a casa per portarmi la colazione e come al solito ci eravamo lasciati andare un po troppo alle effusioni finendo così per fare l’amore. Quella mattina mia madre non era a lavoro, era uscita semplicemente per fare la spesa quindi non sapevamo con precisione per che ora sarebbe tornata. Facemmo tutto in fretta e furia per non farci scoprire, anche il rivestirci e nel farlo Killian si rese conto di aver perso un calzino. Lo cercammo in lungo e in largo ma niente, sembrò essersi volatilizzato nel nulla. Tornò a casa senza, con la promessa che lo avrei cercato ma dopo un primo giorno di ricerca inutile persi le speranze e mi convinsi che probabilmente lo aveva lanciato nel suo borsone della palestra. Non avevo alcun dubbio, doveva essere li.... e invece.... invece mia madre me lo aveva appena lanciato addosso: era il calzino di Killian l’oggetto in questione, lo avrei riconosciuto fra mille . 
  • Ho trovato questo nel divano del salotto e non è di tuo padre, ne di certo mio o tuo. - mamma mia che imbarazzo e adesso?
  • No mamma ti sbagli non è di Killian, perché Killian dovrebbe lasciare un calzino a casa, non sono mica una maniaca del pulito che gli faccio togliere le scarpe. Deve essere di papà lo avrai di sicuro dim... 
  • Prima che continui a rifilarmi  chissá quante altre balle tesoro mio ti blocco subito dicendoti che sono stata giovane anche io. Ho avuto anche io 17 anni e anche io ho invitato tuo padre in casa quando i tuoi nonni non c’erano quindi.... - diventai paonazza in viso dandole la conferma che aveva ragione - emma.... non dovrei dirtele queste cose in quanto genitore ma se serve per farti capire che con me le bugie e le cose fatte di nascosto non attaccano allora ben  venga. Sia chiaro peró... questo non è affatto un invito o un lasciapassare indisturbato a farlo tornare qui ma ricorda: testa sulle spalle sempre e comunque quando fai determinate cose. Basta un niente per ritrovarti ad affrontare situazioni più grandi di te ok? Dimostrami che posso fidarmi di te, che sei davvero matura come penso e semmai dovesse venirti a trovare qui a casa abbi almeno la decenza di avvisarmi. Cosa succederebbe se io o tuo padre rincasassimo prima del solito orario? Non ci tengo a scoprirti in certi atteggiamenti e di sicuro non ci tendo a diventare vedova. 
  • Va bene... - mi limitai a dire 
  • Siamo d’accordo? - Annui. Una cosa era certa: non le avrei mai detto quando Killian sarebbe venuto a trovarmi ancora, sarebbe stato come dirle tra le righe “mamma Killian sta venendo per fare sesso” ma per il resto fui felicissima  che l’avesse presa bene e non mi avesse rimproverata per aver portato un ragazzo a casa.  Ancora un po’ in imbarazzo misi le ultime cose in borsa dopodiche mi avviai insieme a lei al piano di sotto per la colazione. fortunatamente papà non c’era  quella mattina o di sicuro avrebbe capito che era successo qualcosa al piano di sopra e avrebbe voluto sapere dosa. Nella sfortuna di essere stata sgamata potevo comunque ritenermi fortunata di come erano andate le cose: se  il calzino lo avesse scoperto mio padre di sicuro non sarei ancora in questo mondo. 

Mangiammo senza più prendere in ballo l’argomento e subito dopo colazione, dopo aver aiutato mamma a ripulire la cucina, mi chiusi in bagno a prepararmi per lo stage, regina mi aveva scritto poco prima di rientrare a casa la sera precedente dicendomi di essere impeccabile: “capelli e trucco in ordine. Preparati come se dovessi sostenere un’audizione importante” furono le sue parole e io eseguii alla lettera. Ci misi più di un’ora e mezza a fare tutto ma alla fine il risultato mi piacque e mi sentii pienamente soddisfatta. Uscii di casa che non era ancora ora di pranzo, non sarei riuscita a restarmene  ferma senza fare nulla  e ne approfittai quindi per andare a trovare Killian in ospedale. Era pieno di pazienti quel giorno ma nonostante questo non appena mi vide trovò comunque il modo per ricevermi. Aspettai con lui che finisse il turno, era in palestra, non in sala visite, quindi sarei potuta rimanere tranquillamente e una volta timbrato il cartellino di uscita andammo a pranzo. Pranzo.... lui pranzò, a me toccò una misera insalata.

  • stai male? - fu la prima cosa che mi disse non appena vide cosa avevo ordinato. Non era da me mangiare in quel modo, o meglio... non era più da me. Avevo ripreso un’alimentazione degna di ogni ragazzo della mia età da quando avevo smesso con le gare e incontrato Killian ma per quel giorno, visto che avrei dovuto sostenere uno stage decisi di rispettare il vero regime alimentare dell’atleta. Non che io mangi male di norma, mangio il giusto e non ho preso neanche molto peso da quel di, un kg e mezzo massimo due, ma rispetto a prima mi concedo più sfizi in fatto alimentare e di sicuro mangiare, che ne so.... carboidrati prima di un allenamento non è di certo il massimo. 
  • Per l’insalata dici? Ma no, è che vorrei evitare di volteggiare alle parallele o al volteggio con lo stomaco troppo pieno. - Risi.
  • Non vuoi neanche assaggiare? - mi indicó Il suo piatto, aveva ordinato un risotto alla crema di scampi. Scossi la testa nonostante quel piatto mettesse acquolina e lui la scosse di rimando rassegnato per la mia decisione, come la chiamava lui, di fare la fame. - non sai cosa ti perdi. - e nel dirlo mandò giù un bel cucchiaio di quella specialità. Lo invidiavo, era di nuovo un atleta professionista, si stava allenando con la nazionale di scherma ormai da un po’, ma il suo regime alimentare non era cambiato per niente. Si concedeva di tutto, pasta, dolci, bibite poco salutari... non rinunciava a nulla e il suo fisico  era a dir poco impeccabile. Io sono nella norma, anzi... tra le ginnaste sono sempre stata la più portata fisicamente parlando ma per ottenere quei risultati non ho fatto altro che fare rinunce si rinunce. Forse, avendo un buon metabolismo e considerando il fatto che non ho preso così tanto peso da quando ho avuto lo stop agonistico, significa che anche senza sacrifici avrei avuto gli stessi risultati. Chissa.... resterà un mistero. Una cosa è certa, il coach di Killian è di sicuro più accondiscendente della mia. 
  • Posso farti una domanda? Ma il tuo allenatore sa che sei un pozzo senza fondo? - chiesi prendendolo in giro ma anche curiosa di scoprire la sua risposta.
  • Ehi!!!! Ma come ti permetti signorina? Pozzo senza fondo a chi è? - feci finta di essersi risentito ma durò  poco perché gli venne da ridere e non riuscì a trattenersi. - non conosce una lista dettagliata di ciò che mangio al giorno ma di sicuro sa che non vado molto d’accordo con il Regime ferreo fatto di brodaglie verdi. 
  • E a lui sta bene? Cioè intendo, non pretende da voi disciplina anche fuori dalla palestra? 
  • Certo che sì, abbiamo anche noi regole da rispettare e guai a non farlo ma c’è da dire che siamo stati fortunati. A differenza della tua cara allenatrice lui ricorda ancora cosa significa essere un atleta e ancora meglio: ricorda di essere stato giovane. Pretende il massimo da noi in sala d’allenamento, il ritiro pregare è fondamentale per lui  e guai a bere alcolici o fare sesso in quel periodo; ma per il resto è uno di noi e non ci dice nulla se ci godiamo un po’ la vita.  Non so come tu sia riuscita in questi anni a sopravvive a tutte quelle morbose regole. Ricordo ancora il nostro primo appuntamento.... ti ho portato a prendere un gelato e mi confessasti che non ne mangiavi uno da cinque anni. - sorrisi  ripensando a quel giorno. - incredibile.... dovrebbe essere illegale una coda del genere. Io sarei impazzito per mancanza di zuccheri già dopo un mese. 
  • È solo questione di abitudine ma ti capisco: adesso mi risulterebbe assai difficile riprendere quel regime di vita e eliminare tutti quei bei vizi che mi hai fatto prendere.
  • Come quello di mangiare il miglior tiramisù della città dopo aver fatto l’amore? 
  • Quello è proprio è un bel vizio! Peccato non succeda sempre - arrossii nonostante riuscii a rispondergli a tono. 
  • Ma sentila.... - mi prese in giro 
  • È la verità amore mio. Tu mi vizi mi vizi ma poi??? 
  • D’accordo signorina! Vorrà dire che  mi  impegnerò affinché dalla prossima volta in poi il suo dolce desiderio venga esaurito. - si sporge per baciarmi. - adesso fai la brava e finisci quell’intruglio verde poco invitante. 
  • Devo prorpio?  Non ho molta fame... sono in agitazione per lo stage. - ammisi. 
  • Se non mangi non esci da questo locale sappilo.
  • Ma Killian....
  • Mangia o niente tiramisù stasera! 
  • Mmmh... tiramisù è??? Cos’è? Un modo carino per dirmi che hai maliziosi programmi per la serata? 
  • Lo scoprirai solo se farai la brava.

 

Mi affrettai a mangiare la mia tristissima insalata mentre lui mi fece compagnia con  un secondo piatto dopodiche, una volta pagato il conto.... pagò lui come al solito, ci recammo verso l’indirizzo che mi aveva inviato regina. Trovare parcheggio fu un’impresa epica, vi erano macchine ovunque, ma alla fine un piccolo posticino poco distante dall’entrata principale lo trovammo comunque. mano nella mano ci dirigemmo all’interno della struttura alla ricerca di regina ma mi bloccai non appena varcai la soglia della porta principale. Credevo di essere una delle prime ad arrivare sul posto visto che ero arrivata con qualche minuto di anticipo  invece il palazzetto era già pieno zeppo di gente al suo interno: un po’ troppe per essere uno stage aperto al pubblico. Avete presente un concerto? Beh è questa l’idea di palazzetto gremito  di gente di cui parlo. Doveva esserci un errore, non vi era altra spiegazione. 

  • vado a chiedere! - disse Killian intuendo il mio stesso pensiero. 
  • Vengo con te. 

Ci avvicinammo al banco informazioni allestito poco distante dall’entrata e chiedemmo. La risposta della persona davanti a noi per poco non mi condusse ad una morte prematura.

  • mi scusi, è questo il palazzetto per lo stage di ginnastica del signor Harris? - chiese Killian sorridendo alla ragazza davanti a se in modo gentile. - dall’affluenza di gente non credo mah.... c’è stato dato questo indirizzo, non so.... magari abbiamo sbagliato.
  • L’indirizzo è il nostro ma non vi è nessuno stage di ginnastica quest’oggi. Sicuri di aver capito bene il giorno? Ci sono stati degli stage due giorni fa magari....
  • Siamo sicuri che la data indicava oggi mi creda. - rispose Killian avevndo capito già prima di me che qualcosa non tornava. 
  • Non so come aiutarla mi dispiace ma se vuole posso chiamare il responsabile dell’evento e....
  • Non di preoccupi, non vi è bisogno, mi risponda ad un’altra domanda però.
  • Certamente, chieda pure.
  • Che evento ci sarà questo pomeriggio alle tre? 
  • Un super evento mi creda, oggi ci sarà la prima gara di campionato dell’anno  per la seria A della ginnastica artistica. Se siete appassionati di ginnastica non dovreste perderlo credetemi. Ci saranno le migliori celebrità della nostra nazione. - vidi Killian girarsi immediatamente verso di me per vedere se era tutto ok ma era troppo tardi. Stavo già entrando nel panico. - le preparo due biglietti? - continuó la ragazza non accorgendosi del clima di tensione mosto a panico che si era venuto a creare. 
  • No mah.... forse può aiutarmi ancora. Ha la lista di chi parteciperà a questa competizione? 
  • Certamente, non posso far accedere al palazzetto atleti non autorizzati a gareggiare. Sfortunatamente però non posso divulgare informazioni per motivi di privacy. Con i tempi che corrono.... 
  • Emma swan! - mi intromisi tirando fuori la mia carta d’identità e il mio vecchio tesserino atletico che tenevo custodito gelosamente come se fosse chissà che cosa. Forse era anche scaduto, probabilmente lo era, ma poco importava: serviva solamente per ottenere le risposte necessarie. 
  • Emma Swan? Quella Emma Swan????   Oddioooo! - iniziò a saltellare - Quando mi hanno accennato al suo ritorno in pedana non potevo assolutamente crederci e invece.... - lascio la frase in sospeso - non sai che gioia è per me incontrarti. Ho studiato ginnastica per anni e credo tu  sia la migliore in assoluto in questo campo.  - di tutto ciò che disse io capii solo “ritorno in pedana” e se prima avevo sfiorato l’infarto credendo fosse tutto un equivoco adesso stavo per infartare sul serio. 
  • Mi scusi se mi intrometto ancora ma cosa vuole dire esattamente con “ritorno in pedana”. La signorina Swan non è iscritta alla competizione. 
  • O Si invece. 
  • No, credo ci sia un errore, lei...
  • No, nessun errore - prese  il foglio in questione  per dimostrare la sua teoria - guardi: eccola qui!  Emma Swan. Atleta della federazione nazionale ginnastica artistica. Allenatore: Regina Mills. Corrisponde? - Killian si limitò ad un cenno del capo come assenso dopodiche mi so avvicinó per capire se fosse tutto ok. Niente era ok ed ad essere sinceri non ricordo neanche, tanto  fu lo shock, le sensazioni che provai. So solo che volevo parlare con regina quanto prima: doveva immediatamente darmi una spiegazione.
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: ballerina 89