Film > Jurassic Park
Segui la storia  |       
Autore: Marco1989    07/04/2021    0 recensioni
Due ranger del Kenya vengono reclutati da un magnate per una missione: recuperare un uomo ed un ragazzo dispersi su un'isola dopo un naufragio. Solo che non si tratta di un'isola qualsiasi: su di essa si trovano alcune delle creature più pericolose del pianeta, tornate dopo un sonno di 65 milioni di anni. E sono molto, molto affamate.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO DUE

 

«John! John, svegliati!».

Il capitano aprì faticosamente gli occhi, la testa che gli pulsava dolorosamente, e si trovò di fronte i suoi due compagni di sventura, un po' malandati, ma vivi.

«Come ti senti?» gli chiese Roberts, chino su di lui. John notò che la sua costosa tenuta da marinaio era strappata e strazzonata, e che perdeva sangue da un taglio sulla fronte e da una sgraffiatura al gomito sinistro. Il ragazzo sembrava spaventato e zuppo, ma per il resto appariva incolume. Sullo sfondo, appena oltre la linea della costa dove le onde continuavano ad infrangersi con violenza, vide i resti della timoneria e parte dello scafo della barca schiantati sulla sabbia.

«Come se mi avessero colpito sul cranio con una mazza» rispose John mentre cercava cautamente di alzarsi: la testa gli faceva un male terribile, ma fortunatamente non sembrava avere nulla di rotto. Ebbe solo una leggera vertigine, ma riuscì a tenersi in piedi.

«Che cosa facciamo ora? - chiese Roberts, una punta di panico nella voce - La "Green Star" è a pezzi, e il gommone di salvataggio è sparito in mare! Non abbiamo modo di lasciare l'isola!».

«La ricetrasmittente?» chiese il capitano a voce alta, cercando di sovrastare il rumore delle onde e dei tuoni.

«Ridotta in briciole».

John soffocò un'imprecazione, poi guardò il suo orologio, che fortunatamente ancora funzionava: le due meno un quarto. Non avrebbe fatto giorno ancora per diverse ore. Avrebbe evitato volentieri di inoltrarsi nella giungla al buio, ma non potevano restare sulla spiaggia per tutta la notte: non sapeva se la tempesta avesse raggiunto il suo massimo, ma se così non fosse stato, un'onda più grossa delle altre avrebbe potuto trascinarli in mare.: «Dobbiamo cercare di inoltrarci nella foresta. Credo che l'isola sia disabitata, ma potrei sbagliarmi, magari c'è un villaggio».

«Non possiamo attendere l'alba?» mormorò Roberts osservando gli alberi fitti con sguardo spaventato.

«Se arriva un'onda più alta, finiremo per essere travolti e per annegare prima ancora di rendercene conto» rispose perentorio John mentre si avvicinava ai resti della barca. L'urto aveva strappato la rastrelliera e trascinato in mare tutto il contenuto, ma all'interno di ciò che restava della cabina il capitano trovò il fucile che aveva preso in precedenza, insieme a due degli arpioni. Li raccolse e, tornato dagli altri, li consegnò al ragazzo: «Usalo per difenderti se serve» gli disse, e gli piazzò il tutto in mano. Fatto ciò, ricordandosi della pistola di Roberts, portò la mano alla cintura: miracolosamente, l'arma era ancora lì, ma quando infilò una mano nella tasca di ciò che rimaneva della cerata si rese conto che c'era uno strappo. I proiettili erano scomparsi. Il capitano non provò neanche a trovarli: al buio e su una spiaggia, sotto la pioggia che cadeva a cascata, sarebbe stato impossibile. Si limitò a consegnare la Smith & Wesson al proprietario della barca.

«Un fucile ad arpioni ed una pistola con appena cinque colpi - sbuffò Roberts - Dobbiamo solo sperare di non aver bisogno di difenderci».

«Due pistole» disse John mentre si raddrizzava il cinturone, poi estrasse dalla fondina un vecchio revolver Ruger calibro 44.

«Non mi avevi detto di avere una pistola» sottolineò Roberts con una punta di rimprovero.

«Lei non me lo ha chiesto» fu la secca replica del capitano mentre riponeva l'arma, per poi avviarsi verso gli alberi, seguito, dopo una breve esitazione, dagli altri due.

La marcia nella foresta proseguì faticosamente per oltre un'ora, sotto i grandi tronchi e attraverso un fitto sottobosco di felci. La pioggia arrivava attutita sotto le fronde, ma l'umidità gocciolava copiosamente dall'alto, impedendo ai tre uomini zuppi anche soltanto di provare ad asciugarsi. Non sapevano dove stavano andando: John sperava soltanto di starsi effettivamente dirigendo verso il vulcano. In realtà non credeva minimamente che l'isola potesse essere abitata, ma non appena avesse smesso di piovere dall'alto avrebbero potuto fare segnali a navi o aerei. Roberts era un pezzo grosso, appena il tempo lo avesse consentito sarebbe stata fatta partire un'operazione su vasta scala per trovarlo.

Nonostante la situazione poco rosea, John non poteva fare a meno di guardarsi intorno durante la salita, è ciò che vide suscitò la sua curiosità. Aveva visto diverse giungle in vita sua, ma nessuna che somigliasse a quella. La vegetazione, oltre alle classiche piante tropicali, comprendeva un sorprendente numero di quelle che sembravano grosse conifere, benché appartenessero a specie che non aveva mai visto neanche sul continente, le quali apparivano totalmente fuori posto su un'isola dei Caraibi. La seconda cosa che lo colpiva era l'assenza di animali: se all'inizio aveva temuto di finire nella trappola di un giaguaro, aveva poi dovuto arrendersi all'evidenza che sull'isola non sembrava esserci alcun tipo di mammifero, neanche un topo. Aveva sentito soltanto le grida di un grosso numero di uccelli, molti dei quali gli erano completamente sconosciuti. Continuava a lanciare occhiate ai suoi compagni, temendo che non ce la facessero a tenere il passo. Roberts, in effetti, sembrava sul punto di cedere: era il più vecchio, in fondo, ed era un industriale, decisamente più abituato a stare alla scrivania che a muoversi per i boschi. Anche il ragazzo sembrava essere decisamente stanco: in qualche punto il terreno era troppo scosceso per le sue gambe non abbastanza allenate, al punto che doveva aiutarsi con le mani per continuare a salire.

Si era fermato per riprendere fiato, quando vide qualcosa che attrasse la sua attenzione: una specie di grossa lucertola verde sbucò da un cespuglio di felci e, correndo sulle zampe di dietro, tornò ad infilarsi nel sottobosco on la velocità di un missile.

Il ragazzo impiegò qualche secondo per rendersi conto di quello che aveva visto: quando mai si era sentito di una lucertola capace di correre sulle zampe posteriori? Da quanto si ricordava di avere imparato a scuola, non ne erano capaci, di certo non ad una simile velocità.

Un attimo dopo udì una sorta di pigolio, simile a quello di un uccellino da nido, ed il lucertolone saltò su un tronco vicino al viso del ragazzo ed iniziò ad osservarlo, la testa inclinata di lato: più che spaventato, sembrava sinceramente incuriosito.

«Papà! John! Veite qui!».

I due accorsero subito: prima John, che era più agile, poi Roberts, che aveva afferrato la pistola. Capirono però subito che non c'era alcun pericolo imminente: l'animale sembrava essere troppo piccolo per rappresentare una minaccia. I due adulti si abbassarono per osservarlo: era alto una trentina di centimetri, ed il suo corpo, coperto di scaglie, era verde, venato da strisce brune lungo il dorso. Le zampe anteriori terminavano in tre lunghe dita artigliate, così come quelle posteriori, che erano lunghe ed estremamente simili a quelle di un uccello corridore. La testolina, munita di due occhi neri e penetranti, non era però certamente quella di un uccello: le sue fauci erano infatti armate di piccoli denti, all'apparenza molto aguzzi. L'animale non era più grande di un pollo, e pigolava eccitato: sembrava estremamente interessato  agli strani esseri che lo circondavano, che sembrava non aver mai visto prima. All'improvviso parve irrigidirsi: sollevò la testa, girandola da una parte all'altra, infine, dopo aver emesso un ultimo pigolio, apparentemente molto simile ad un grido di terrore, il lucertolone scappò via, sparendo nella vegetazione.

Prima ancora che i tre potessero chiedersi che cosa avesse spaventato la creatura, udirono alle proprie spalle un rumore di rami spezzati e foglie calpestate, poi un basso e sordo ringhio che fece gelare loro il sangue nelle vene. Per un attimo l'immagine di un giaguaro attraversò la mente di John, ma comprese quasi subito che non poteva trattarsi del verso di un felino.

Accadde tutto in un lampo: Roberts proruppe in un urlo che nulla aveva di umano, al quale seguì il tonfo ovattato della pistola dell'uomo che cadeva sul suolo coperto da vegetazione marcescente, infine il rumore di un corpo trascinato di forza.

John e il ragazzo si voltarono appena in tempo per vedere i piedi dell'uomo scomparire in un cespuglio, mentre un'ombra scura, alta poco meno di due metri, lo sovrastava. John ebbe modo di vedere l'essere saltare sullo stomaco di Roberts mentre lui si dimenava disperatamente. Il proprietario della barca lanciò un altro urlo. L'animale sollevò una delle zampe posteriori. Nonostante il buio, John ed il ragazzo videro chiaramente che il piede della creatura, oltre a due dita artigliate, ne presentava un terzo dalle proporzioni mostruose: era dotato di un artiglio a forma di falcetto ricurvo lungo almeno dieci centimetri. Con uno scatto improvviso, l'animale lo piantò nel ventre di Roberts e lo sbudellò come un pesce. Le viscere dell'uomo fuoriuscirono dalla terribile ferita e si sparsero al suolo insieme ad un'ondata di sangue scuro.

«Nooooo!» urlò il ragazzo sfilandosi il fucile ad arpioni dalla spalla, e fece per precipitarsi verso l'animale, che aveva già iniziato a divorare il corpo ancora scosso da rantoli del padre. Gli occhi di Roberts, ormai ciechi, fissavano il vuoto.

John lo afferrò per un braccio, trattenendolo a forza: «E' troppo tardi! - urlò - Via, presto! Corri, ragazzo! Corri!!!».

Il giovane esitò per un istante, poi prese a correre, gli occhi oscurati dalle lacrime e senza una meta precisa. John raccolse da terra la pistola caduta a Roberts, poi lo seguì più velocemente possibile.

Il ringhio riprese, minaccioso quanto prima. John non lo vide, ma una seconda creatura era uscita dalle felci, si era fermata un secondo di fronte al corpo dilaniato di Roberts, poi, vedendo altre due possibili prede in fuga, si era gettata all'inseguimento.

John, nonostante la stanchezza, correva con tutta la forza che gli restava nelle gambe, risalendo la montagna alla massima velocità possibile. Aveva perso di vista il ragazzo, ma era il minore dei suoi problemi: sapeva benissimo di essere inseguito, anche se non sapeva da che cosa. Sentiva la belva calpestare pesantemente le foglie, avvertiva il suo respiro e, ogni tanto, il ringhio rabbioso di chi vede fuggire la preda che credeva di catturare più facilmente.

Aveva già percorso quasi settecento metri quando il verso si trasformò in un vero e proprio ruggito, che in apparenza proveniva da appena dietro di lui, poi un corpo pesante gli piombò sulla schiena, scaraventandolo a terra di faccia con estrema violenza. John tentò di rimettersi in piedi, ma il peso della bestia, che si era piazzata sopra di lui, lo schiacciò al suolo. Ne avvertiva la grande forza, nonostante le dimensioni relativamente ridotte, e credeva di sentire il battito del suo cuore, ma forse era solo il brontolio dello stomaco di un essere affamato.

Lo avvertì spostare una zampa, poi sentì un ringhio più forte degli altri, seguito da un lancinante dolore alla schiena e da un inquietante rumore di ossa spezzate. Nonostante fosse in preda ad una sofferenza quasi inimmaginabile, John comprese che doveva avergli piantato l'artiglio a falce nella schiena, sfondando una delle scapole come se fosse stata di carta anziché di solido osso. John sentì di stare perdendo i sensi, ed arrivò a pensare che sarebbe stata una fortuna: aveva la testa voltata di lato, e nonostante il suo sguardo si stesse rapidamente velando, vide il terreno coprirsi di rosso. Comprese che era il suo sangue.

Prima di svenire sentì il sibilo dell'animale che si preparava ad iniziare il suo pasto, poi qualcosa di simile ad un fischio, infine il suo mondo diventò buio.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Jurassic Park / Vai alla pagina dell'autore: Marco1989