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Autore: FreDrachen    08/04/2021    2 recensioni
Luca aveva davvero tutto nella vita. Era una promessa del calcio, popolare tra i suoi coetanei tanto da essere invitato a ogni festa, ed era oggetto di attenzione di ogni ragazza e non.
Insomma cosa si poteva volere dalla vita quando si aveva tutto?
Basta, però un semplice attimo, un incidente lo costringerà a una sedia a rotelle, e per questo sarà abbandonato dalle persone che un tempo lo frequentavano e veneravano quasi come un Dio.
Con la vita stravolta si chiude in se stesso e si rifiuterà di frequentare la scuola. Sua madre, esasperata da questa situazione, riesce a ottenere la possibilità, dalla scuola che Luca frequenta, di lezioni pomeridiane con un tutor che avrà lo scopo di fargli recuperare il programma perso.
E chi meglio di uno dell'ultimo anno come lui può riuscire nell'impresa?
Peccato che Luca sia insofferente agli intelligentoni e non sembra affatto intenzionato a cedere.
Peccato che Akira non sia affatto intenzionato ad arrendersi di fronte al suo carattere difficile.
Due ragazzi diversi ma destinati ad essere trascinati dall'effetto farfalla che avrà il potere di cambiare per sempre le loro vite.
[Storia presente anche su Wattpad, nickname FreDrachen]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 9


Non ebbi più la possibilità di riaprire quel discorso e di certo non ci tenevo a rivedere il bel volto di Akira deformato da quella smorfia straziante da far piangere il cuore.

Ma seguì il suo consiglio e decisi di riprendere in mano la mia vita per quanto possibile.

Seguì diligentemente le sue lezioni prendendo appunti anche se avvertivo, ogni sacrosanta volta, il cervello andarmi completamente nel pallone. La caffeina per quanto fosse potente mi aiutava ma fino a un certo punto. Quando tornavo a casa mi sdraiavo sul letto quasi privo di forze mentali e mi alzavo solo quando era pronta la cena, che mi consumava in un fastidioso silenzio, freddo e tagliente come lame. Mio padre continuava a evitare il mio sguardo e anche mia madre, per quanto cercasse di coinvolgere sia me che lui, si arrendeva quasi subito. Soffriva molto di questa situazione ma non era di certo colpa mia se mio padre era una testa dura che difficilmente cambiava idea su qualcosa.

Per fortuna a non buttarmi giù avevo le lezioni di Akira al pomeriggio. Se avessi saputo che avrei cominciato a pensarla in questo modo ero certo che il vecchio me mi avrebbe bollato come pazzo e rinchiuso in qualche sgabuzzino.

Ma come ogni cosa bella arriva sempre una loro fine, e quel giorno sarebbe staro l'ultimo che avrei passato con lui come tutor. Ma cosa sarebbe successo dopo? Non mi avrebbe più rivolto la parola facendo pure finta di non conoscermi? Oppure mi sarebbe rimasto amico?

Bè amici fino a un certo punto dato che Akira era molto riservato e raramente rivelava qualcosa di sé.
Sapevo che era in patito di quei cartoni animati asiatici (non mi ricordavo mai che origine avessero) e che aveva un debole per le maglie con le frasi o altre stampe. Cosa facesse nel tempo libero, oltre che il nerd asiatico, era per me un mistero. E in che rapporti era con i suoi amici? Ne aveva molti e con che frequenza li vedeva? Mi sentivo quasi uno stalker e provavo inoltre una sottile gelosia al pensiero che Akira condivideva il suo tempo con altri. Un pensiero che non andava fatto, ma negli ultimi tempi avevo sviluppato una sorta di attaccamento nei suoi confronti, forse perché era l'unico che mi stava accanto oltre che a capirmi come nessuno aveva mai fatto prima d'ora.

Per questo dopo che mi ebbe invitato a casa sua per gli ultimissimi argomenti da fare mi ero imposto di scoprire qualcosa di più su di lui.

Mi feci accompagnare da mia madre in auto e fu un continuo di domande sul rapporto che avevo instaurato con Akira. Avevo indubbiamente una madre troppo pettegola. Ma non me la sentì di smontare il suo entusiasmo, erano mesi che non le vedevo un sorriso sul volto, almeno non in mia presenza.

Mia madre accostò al marciapiede di fronte al portone di Akira e trovai quest'ultimo ad aspettarmi. Eh certo, come quella prima volta l'unico modo che aveva per portarmi su da lui era in braccio. Dovevo ammettere che non era affatto spiacevole, se non fosse che la cosa mi metteva non poco a disagio. Mi sentivo privato della mia virilità portato come i principi facevano con le principesse.

Mia madre si apprestó a chiudere la sedia a rotelle, dopo che Akira mi ebbe recuperato, e la trasportò fino alla porta d'ingresso dell'appartamento di lui. Nel mentre mi godetti la sua vicinanza constatando che il suo corpo emanava un piacevole tepore inebriante, così come il suo profumo. E poi il suo cuore dal ritmo leggermente accelerato, sicuramente per via dello sforzo che stava facendo nel trasportarmi.

Ma non è che poteva essere causato anche dalla mia presenza?

Alt! Frena un attimo. Cosa stavo andando a pensare?

Scossi debolmente la testa stando attento a non attirare l'attenzione di Akira su di me perché se mi avesse chiesto qualcosa non ero certo della mia risposta.

Mia madre se ne andò quasi subito, non appena ebbe riaperto la sedia a rotelle, e mi salutò gioviale lasciandomi da solo con Akira che da bravo padrone di casa mi invitò a entrare. Avvertivo già la mancanza della vicinanza del suo corpo e a quel pensiero avvertì le goti scaldarsi.

Questi pensieri non andavano bene per niente. Dovevo assolutamente riprendermi.

Quando fu distratto mi diedi due schiaffetti sulle guance per riconciliarmi con la realtà.

Questi pensieri mi stavano indirizzando in terreni pericolosi per cui era meglio fermarsi in tempo prima che fosse troppo tardi.

«Ti va se andiamo a studiare in camera? Così forse staremo più comodi» mi propose e mi ritrovai ad annuire. In camera avrei trovato senza dubbio altri interessi di Akira.

La stanza era quasi come me la ricordavo dalla prima volta, anche se dovevo ammettere non ero stato molto attento nell'analizzare lo spazio circostante.

Non appena giunsi nel centro della stanza, avvertì la presenza di Akira dietro di me e non si accennava a muoversi. Mi voltai parzialmente e lo trovai che teneva lo sguardo a terra come perso in chissà che suoi pensieri. Mi sarebbe piaciuto avete il super potere di poter leggere nel pensiero.

«Mettiti pure comodo. Torno subito» dichiarò lasciando la stanza. Per un attimo rimasi incerto sul da farsi poi adocchiai subito il letto, che mi chiamava come una splendida e letale sirena.

Mi ci gettai sopra, in fondo mi aveva dato il suo consenso, e incrociai le braccia dietro la testa. Di fronte al letto campeggiava la libreria stracolma di quei fumetti che tanto gli piacevano, dalle coste di diverso colore. Ruotai di un poco la testa e ne intravidi anche altri due poggiati sopra il comodino. Uno raffigurava un umano sproporzionato e anatomicamente nudo e in primo piano una ragazza dai capelli a caschetto neri e una sciarpa rossa attorno al collo, mentre l'altro presentava il primissimo piano di un ragazzo dai capelli rosa (questa fissa dei capelli dei colori più disparati ancora non l'avevo capita), che sembrava abbracciato a uno con i capelli scuri di cui non si vedeva il volto essendo di spalle*. Animato dalla più sincera curiosità, aprì quest'ultimo volumetto in una pagina a caso e mi ritrovai a fissare due ragazzi in un'autentica scena di sesso esplicito, visibile anche se l'autore aveva cercato di censurare i loro membri. Vederli non avrebbe dovuto farmi ne caldo ne freddo, in fondo non ero gay, invece avvertì un certo calore nel basso ventre e il mio membro farsi duro.

"Cazzo! Maledetto corpo, cosa combini?" pensai, anche con una certa nota di panico.

Non doveva affatto succedere, dovevo assolutamente calmarmi. E se Akira fosse tornato in quel momento e mi avesse visto in quello stato? Avrebbe sicuramente pensato che fossi un pervertito arrapato con strane idee e senza dubbio mi avrebbe scacciato da casa sua e non mi avrebbe rivolto più la parola.

Fosse stato inizio mese sarebbe stata una manna dal cielo se non avesse più voluto avere a che fare con me, ma ora non più.
Era l'unico amico che avevo e se avessi perso lui sarei tornato a essere da solo e sinceramente parlando non avevo la forza per andare avanti arrancando in completa solitudine. Se avevo cominciato a vedere uno spiraglio di luce nella mia vita infranta in mille pezzi era stato grazie a lui. Perderlo equivaleva alla mia completa condanna.

Akira arrivò in quel momento di complessi esistenziali in atto nella mia mente, e mi osservò in modo troppo curioso. «Cosa c'è?»

Portai il mio sguardo su di lui ma lo distolsi quasi subito per paura che i miei occhi mi tradissero. Aprì la bocca una, due volte prima di impormi di tacere. Ero certo che se avessi parlato mi sarei fatto scappare una parola di troppo e avrei firmato la mia condanna.

Oltretutto avevo il respiro ansante e il battito irregolare del cuore, sembrava che il mio corpo fosse completamente impazzito. E speravo con tutto il cuore che non notasse la stoffa dei miei pantaloni, all'altezza del cavallo, tesa.

Cazzo.

Lui dovette intuire che qualcosa non andava perché la sua espressione passò a una preoccupata.

«Luca, stai bene?»

Ma perché doveva essere così stramaledettamente attento ai dettagli?

«Posso andare un attimo in bagno?» riuscì a formulare a stento cercando di non incrociare il suo sguardo.

Lo vidi annuire con la coda dell'occhio e più veloce che potevo mi sistemai sulla sedia a rotelle e su sua indicazione raggiunsi il bagno.

Non appena chiusi la porta lasciai andare l'aria che avevo trattenuto nei polmoni in fiamme, respirare era diventato complesso. Mi portai una mano all'altezza del cuore mentre cercavo di calmarmi.

Cosa mi stava succedendo?

Restai per un quarto d'ora abbondante rintanato in bagno e quando ne emersi lo feci con timore


Restai per un quarto d'ora abbondante rintanato in bagno e quando ne emersi lo feci con timore. Mi ero dato una calmata ma chi mi garantiva che sarei riuscito a rimanere tale?

Trovai Akira che sfogliava con fare distratto il manga incriminato tanto che dovetti distogliere lo sguardo in un nanosecondo per paura che il mio corpo reagisse nuovamente al solo pensiero delle immagini che avevo visto.

Non appena avvertì la mia presenza chiuse il volumetto lo poggiò sopra l'altro sul comodino.

«Stai meglio ora?»

Non lo sapevo, sentivo il mio corpo sull'orlo del baratro, sarebbe bastato un attimo e sarei caduto nell'abisso. Dovevo assolutamente cercare un modo per cambiare argomento. Oggi sarebbe staro il nostro ultimo giorno di incontri di tutoraggio perché alla fine eravamo riusciti a recuperare tutti gli argomenti.
Ecco, avrei tirato fuori l'ultimo che avevamo visto insieme il giorno prima.

Tutto tranne...

Involontariamente mi trovai a indicare il manga con l'indice. «Leggi questi...ehm...»

«Boys love?» mi arrivò in aiuto lui.

«Si esatto. Leggi di due maschi insieme?»

Bella mossa Luca. Deviare i discorsi erano davvero la mia specialità, a quanto sembrava.

Lui sembrò irrigidirsi. «Ti dà fastidio come cosa?»

Rimasi perplesso dalla sua domanda. Mi dava fastidio? In verità non mi ero mai posto quella domanda. Cioè, se li vedevo in giro non sarei stato uno che li avrebbe insultati per il loro orientamento sessuale, ma neanche avrei osannato quella scelta. Eppure il mio corpo mi aveva dimostrato ben altro poco prima. Diplomatico, non dovevo sbilanciarmi più di tanto nella risposta.

«A nessuno dovrebbe, perché ognuno è libero di amare chi vuole» risposi cercando di essere il più convincente possibile. Anche se leggeva quel genere di storia non significava che lo fosse quindi non avrei approfondito ancora di più la conversazione per paura di lasciarmi scappare qualcosa sulla reazione che il mio corpo aveva manifestato di fronte a quell'esemplificazione di amore.

Vidi le sue spalle rilassarsi e non compresi quella sua reazione.

Pensava che fossi uno di quei, purtroppo tanti, che pensavano che essere omosessuali equivaleva a essere malati di mente? Se era così non mi conosceva affatto. Ero più che convinto che la libertà di ognuno finiva quando ne iniziava un'altra e di certo amarsi tra ragazzi, ragazze non era una limitazione per nessuno anzi era il contrario.
Relazioni del genere venivano ancora considerate un errore ed era questo pensiero orribile l'autentico male, non l'amore in tutte le sue sfumature.

Glielo dissi e lui mi sorrise tristemente e non disse nulla. Continuavo a non capire il suo comportamento, ma per fortuna lui fu veloce a cambiare argomento e a introdurre quello che sarebbe stata la nostra ultima lezione insieme. Perché lunedì mi avrebbe aspettato la prova finale: il rientro a scuola.

* i due manga sono L'Attacco dei giganti 3 e Ten count 5
 

Angolino autrice:

Buonsalve :3
Luca si sta facendo un po' confuso 🙈😂

Spero che il capitolo vi sia piaciuto 😍
Ringrazio tanto tanto tutti voi che seguite la storia 😭❤️

A presto con il capitolo 10 🙈

FreDrachen

 

   
 
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