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Autore: Ciuscream    08/04/2021    2 recensioni
Ognuno di noi ha un segreto: c’è chi lo ha sepolto così in profondità da non riuscire più a trovarlo, chi se ne vergogna anche se non dovrebbe, chi lo ha sulla punta della lingua, pronto a cacciarlo fuori non appena ne trovi il coraggio. Tutti li custodiamo gelosamente, tutti li sentiamo adesi ad una parte di noi – quella che in pochi sono in grado di sorgere.
[Questa raccolta partecipa all'iniziativa "Apri le challenge" indetta da Gaia Bessie su Facebook]
1. Brucia e disinfetta (Dudley Dursley)
2. (Im)puri (Oliver Wood/Marcus Flint)
3. Pioggia io sarò (Ted/Andromeda Tonks)
4. Disordine, disonore (Mundungus Fletcher/Emmeline Vance)
5. I sogni dell'alba (Charlie Weasley)
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Andromeda Tonks, Dudley Dursley, Marcus Flint, Oliver Wood/Baston, Ted Tonks
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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5. Day 6, girone 1 e 2; prompt: (1) È quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore (F. De Gregori); (2) You know, if he’s a bit tired, I’ll go behind him and push him along (Harry Styles su Louis Tomlinson)
Lunghezza: oneshot; genere: introspettivo, romantico; personaggi: Charlie Weasley/OC; raiting: verde. Note: senza magia!AU.

 
I SOGNI DELL’ALBA
 
everything that you've ever dreamed of
disappearing when you wake up
but there's nothing to be afraid of
even when the night changes
it will never change me and you

 
 
All’alba, il nero della notte inizia a fiaccarsi e a sfumare nei toni più deboli e tenui del mattino; Charlie ha le braccia stanche, una nuova fasciatura alla mano e uno sciamare di pensieri che il fumo e il fuoco non riescono ad assopire. Butta un’occhiata rapida allo specchietto dell’auto e il paio d’occhi che trova riflesso gli grida a gran voce di fermarsi, respirare, dormire – se possibile. C’è qualcosa, in quelle notti così nere, che non gli permette di prendere sonno: incubi si affollano e si accavallano, mescolano fiamme a visi amici, a visi perduti. Di questi, ha riconosciuto quello di Fred – sorridente e sprezzante; c’è Bill, poi, nel suq del Cairo, che gli mostra i colori del mondo, le loro sfumature, i loro odori. Erano tempi diversi, tempi innocenti e lontani; tempi in cui si è allontanato da loro, scivolando all’avventura, perdendo quello che, adesso sa, era tempo prezioso – irripetibile. Fa fatica, ogni tanto, a ricordarsi com’era quando viveva ancora a casa, com’era la gioia di condividere la stanza e la vita; per questo lavora sempre – specialmente di notte – e, in quelle quattro mura in cui ha risposto le sue cose, sprofonda soltanto quando sono invase di luce, quando gli sembra che le ombre del passato non arrivino ad occupargli il letto. Gusta quei minuti di quasi giorno come una panacea, come rimedio a quella morsa che sente molto più opprimente di quando il fumo s’insinua ad invadergli i polmoni.
 
Ha avuto paura, quando ha incontrato Vasile: paura di poterlo perdere al risveglio, dopo essere crollato nel sonno di un pomeriggio qualsiasi; come se, dopo tanti incubi, non fosse pronto per un nuovo sogno.
 
Il portone del palazzo in cui abita è socchiuso, come sempre; a lui non dispiace, gli dà la confortante sensazione che non rimarrà mai chiuso fuori da quella quasi casa che ha affittato a poco prezzo, nella periferia londinese. La lama di luce che vede sfilare da sotto la porta dell’appartamento gli scalda il cuore e lo stomaco, così come il leggero odore di pancake che sfuma dall’interno. Manca la toppa della serratura un paio di volte, impaziente – stanco, terribilmente stanco – e il rumore metallico di quel piccolo scontro rimbomba nel corridoio deserto e in penombra. Non riesce a capire come sia arrivato questo, come sia finito ad attendere soltanto di tornare in quella casa tanto diversa dalla propria e ad aspettare lì che cominci un giorno nuovo e che, allo stesso tempo, finisca. Ora dopo ora, le giornate gli sfilano lente sotto le mani: solo di fronte al fuoco si sente vivo, in mezzo al suo rossore e al suo calore, in mezzo a quelle vite che vuole strappare alla sua forza, vuole riportare a respirare l’aria ingombra d’ossigeno, priva di fumo.
Posa lo sguardo sulla maniglia che scatta: la porta si apre senza che lui sia riuscito a trovare la serratura ed il viso del ragazzo compare alla sua vista con la stessa forza di un raggio di quell’alba – di ogni alba; potrebbe descriverlo by heart, ad occhi chiusi: le labbra piene, il viso pulito, gli occhi di un turchese opaco, non sfacciato. Questa è la sua idea di sogno: l’odore del dopobarba che si mischia ed annega in quello della colazione che sta preparando, il modo in cui si avvicina a posare una carezza morbida sul suo viso e la capacità di scorgere, nei solchi delle occhiaie scure e nelle palpebre appena abbassate, quanto abbia bisogno di lui, del suo conforto, del suo essere cuscino e cura – senza la necessità di spiegare alcunché.
“Resto con te oggi, non vado a lavoro.”
Sono solo parole, pensa Charlie, immerse in quell’accento sporcato dalle radici rumene del giovane, ma hanno la stessa forza dei mulini – quelli alimentati dal vento che spazza sopra la collina dove vi è la sua vera casa, quello che faceva vorticare le mille girandole che Ginny piantava nei vasi di gerani. Tutto quello che ha, lontano da quelle colline, è di fronte ai suoi occhi: quel piccolo appartamento che profuma ora di sciroppo d’acero e burro e il meraviglioso uomo che ha spalancato la porta, con la camicia linda, le maniche arrotolate e un grembiule, decorato da piccoli draghi, legato alla vita.
Un po’ come si sente lui: legato alla vita da quei pochi sogni che ancora gli fanno brillare gli occhi, che rendono tutto meno spaventoso anche quando quegli occhi, stremati, si chiudono. Vasile sorride di un sorriso che Charlie conosce bene, quello che a breve si aprirà per sommergerlo di parole stentate; le sfilerà fuori in un inglese arrancante ma talmente pieno – non saprebbe bene spiegare di cosa – da essere per lui cura e culla. Zittirlo, però, è il suo hobby preferito: gli preme le labbra secche di calore sulle sue, morbide, dolciastre, pensate appositamente per essere baciate; quelle labbra sanno di casa, del torpore morbido di un sonno sereno e d’amore… o quasi.

 

Nda: questa storia usa entrambi i prompt del day6 della challenge di Gaia ma non solo: la struttura è oltraggiosamente rubata al contest Storie Alfabetiche di LadyPalma sul forum di EFP, che consiste nello scrivere una storia composta da frasi che inizino tutte con una lettera diversa, in ordine alfabetico (si considerano frasi diverse quelle separate dal punto); la canzone sottotitolo, invece, è Night Changes degli One Direction. Di mio, praticamente, c’è giusto la tastiera del portatile.
Detto ciò, uno dei miei headcanon è che Charlie sia gay. In questo senza magia!AU (non so quale sia il termine tecnico), ho immaginato Charlie come un vigile del fuoco (da qui le fiamme e il fumo), ancora tormentato per la morte del fratello, pentito di essersi allontanato da casa così presto ed aver perso tempo per vivere la sua famiglia; sceglie sempre di fare il turno di notte per scappare da questi incubi ricorrenti. L’unico “sogno” in mezzo alla tristezza è Vasile, un ragazzo rumeno (la Romania doveva esserci, in qualche modo!), che lo sostiene, soprattutto quando è stanco, e gli dà quella speranza (e quella colazione) che gli manca. Il segreto, qua, è il dramma dell’insonnia che maschera coi turni di lavoro notturni.
Non so se sia una caratterizzazione di Charlie convincente ma l’ho sempre immaginato sentire molto la mancanza della sua casa e dei suoi fratelli, nonostante il lavoro e l’amore per i draghi lo tenessero lontano. Non so se sia convincente anche lo sviluppo della struttura, quindi ogni pomodoro, e commento annesso, è ben accetto!
Vi ringrazio di essere arrivati fin qui! Un abbraccio
   
 
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