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Autore: Gaia Bessie    08/04/2021    4 recensioni
«Ridere ti fa bella» ripete Fred, con lo strascico di una risata nella gola. «Interpretala come vuoi».
[Fred/Hermione | Song-fic | What if]
Per il compleanno di Sia.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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[What if: Fred è sopravvissuto alla guerra]


 
Il cuore di latta
 
Cara Silvia,
Sono passati dieci anni e siamo ancora qui.
E forse io non so scrivere sui pinguini, ma tu sai leggere di Irama.
Un bacio.
Gaia
 
 
Fare l'amore è così facile, credo
Amare una persona fragile, meno
 
Fred scopre che Hermione piange di nascosto quando ha vent’anni lui, e diciotto lei: la scopre nel salotto della Tana, con le gambe rannicchiate in un mucchietto informe di arti e pigiama, e il viso nascosto tra le mani. Finge di non vederla – lei non potrebbe sopravvivere a quell’umiliazione, ormai lo sa. Ma Fred è fratello maggiore, e il suo primo istinto sarebbe consolare e non fuggire, così rimane impalato sulla soglia della stanza senza sapere bene cosa fare, perché guardarla è come scrostare a mani nude la doratura da un idolo in cartapesta.
Sei fragile – le ha detto Ron, la voce piena di infantile delusione, la volta in cui è toccato a lui sorprenderla – e lei ha cercato di non esserlo più. Ma, nel fuoco del caminetto, è ancora una frantumaglia da ricomporre.
Non singhiozza, quello non potrebbe mai: semplicemente sospira e ogni sospiro è una pugnalata che, a lui, apre il petto attraversando sterno, spacca le costole e arriva al cuore. È un’immagine sbiadita, quel rumore, eppure c’è.
C’è e lui l’ha vista – buffa cosa, si dice, incontrare un Dio che piange sangue – e allora non può, deve, semplicemente fare quello che farebbe con Ginny: consolare, esser consolato. Ha sempre avuto paura delle lacrime, Fred, ed è per questo che ride così tanto.
Riderebbe anche in quel momento, se non fosse costretto a incontrare lo sguardo di lei (umido, arrossato) e a sentire la sua, di risata. Amara, amarissima, mentre lo guarda e scuote il capo delusa – da chi, poi?
«Non sapevo fossi qui» commenta, calma, ma ha la voce che le trema sulle ultime sillabe. «Scusami».
«Non ridi mai» risponde lui, avvicinandosi cautamente. «In questi giorni. Tu non ridi mai».
«Con Harry e Ron rido» si giustifica lei, a disagio. «E poi… importa davvero, la quantità di risate che una persona riesce a produrre?».
«Con me mai» commenta lui, scivolando sul divano, di fianco a lei. «Perché?».
Hermione sbuffa, si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio: ma il suo disagio non lo turba minimamente, e allora semplicemente le dà un buffetto sulla spalla, divertito e lo ripete.
«Perché?» chiede Fred e lei non ha semplicemente idea di quale dovrebbe essere la risposta giusta a questa domanda.
Ogni domanda ha una risposta giusta, si ripete riflettendo sui perché di Fred, ma questa no – questa è solamente lui che la guarda come se potesse cogliere un perché nei suoi pensieri e non nelle sue parole.
«C’è davvero bisogno di un perché?» domanda lei, calma. «Magari semplicemente non sei divertente come pensi».
Questa volta, è lui a ridere. «Certo che lo sono» commenta. «Anche più di quel che penso, dato che sono una persona intimamente modesta».
Lei – finalmente – ride, facendo attenzione a coprire la bocca con la mano: è il vezzo di chi è consapevole di non avere una bella dentatura, vezzo che le è rimasto cucito addosso nonostante l’involontario aiuto di Malfoy.
«Hai visto?» le fa notare, divertito. «Se ridi sei bella».
«Perché, se non rido non lo sono?» chiede lei, inclinando il capo con aria pensierosa. «Non è un bel complimento».
Lui ride – e lei insieme a lui, e ridere effettivamente la fa bella, perché annichilisce tutti quei difetti di cui è fin troppo conscia.
«Ridere ti fa bella» ripete Fred, con lo strascico di una risata nella gola. «Interpretala come vuoi».
«Tu ridi troppo» lo rimprovera Hermione, torcendo le mani sul pantalone del proprio pigiama. «Non prendi mai niente sul serio».
«E infatti sono bellissimo» commenta lui, divertito. «E ti prendo sul serio, quando e se serve. Tipo adesso».
Hermione gli lancia uno sguardo consapevole, ma non dice niente – ferita fresca, l’ennesimo rifiuto da parte di Ron. Ferita infettata, quando lui le sfiora la mano con la propria, in un segno di muta comprensione.
«Io non ti chiederò mai» sussurra Fred, scompigliandole i capelli con fare affettuoso. «Ma sentiti libera di dirmi quanto mio fratello sia un imbecille cronico».
Lei ride – a lui non serve altro.
«Ha troppa paura di spezzarti» commenta, improvvisamente serio. «Sei più dura di quel che crede lui».
Hermione lo guarda, ha un mondo nello sguardo che lui non sa spiegarsi, e allora rimane a contemplarlo con aria disorientata.
«Tu avresti paura?» gli domanda, semplicemente. «Di spezzarmi».
Lui scuote il capo – a lei basta così.
Pensa che non deve, non crede, non può: ogni particella di lei le ricorda che è Fred, il fratello di Ron, il gemello di George. Non Ron, Fred – che le ha letto i pensieri e dentro trema e pensa che crede, che deve, ma che non può.
Eppure, fa.
Perché lei respira piano, e lui allora può passarle un braccio attorno alla vita e attirarla a sé, sciogliendola in un bacio non aspettato, non pianificato. Voluto?
«Io non ho paura di niente, o quasi» commenta lui, divertito. «A parte mia madre incazzata, quello sì».
Hermione ride, ha una scritta nello sguardo – e allora, gli dice silenziosamente, allora spezzami.
Lui sospira, pensa che non dovrebbe (eppure, ci crede e potrebbe) toccarla in quel modo, come se il fatto che lei ami Ron non conti più niente.
«Sarebbe facile, Hermione» sussurra, pronunciando il suo nome. «Non avrei paura di spezzarti. Ma dopo? Io del dopo avrei paura».
«Del dopo?» domanda lei, in un sussurro. «Che dopo?».
«Quando sarei io a piangere sul divano» ridacchia, allontanandosi leggermente. «Dopo aver visto mia madre incazzata».
«Fred» lo rimbecca lei, con supponenza. «Per cortesia, puoi essere serio per più di cinque o sei secondi?».
Lui la guarda – le fa capire, con un solo cenno del capo, che per lui sarebbe la cosa più semplice e naturale del mondo fare l’amore con lei lì, su quel divano dove l’ha scoperta a piangere.
Lei sorride – ma, questa volta, non basta.
«Che succederebbe quando mi ritroverei nella situazione in cui sarei costretto ad amarti?» domanda, laconicamente. «Come sopporterei la condivisione con Ron? Non riesco a condividere nemmeno la colazione. Con nessuno».
Ed Hermione abbassa il capo, disorientata.
«Lascia perdere» soffia lui, alzandosi dal divano. «Verrà il nostro tempo».
 
***
 
E se ogni tanto le chiedevo "come mai non giochi?"
Diceva "siediti qui a fianco" ed indicava su
Io in quella nuvola ci vedo solo un cuore vero
Perché il mio a volte si dimentica e non batte più
 
«Andiamo, Hermione» Ron è chiassoso, buono, ma soprattutto si diverte con poco. «Come mai non giochi?».
Lei non ha il coraggio di dirgli che reputa le Gobbiglie una delle più grandi prese in giro all’intelligenza partorite dall’intera umanità, magica e non.
«Leggo un po’» sussurra lei, agitando con aria convinta un libro, e sistemandosi all’ombra di un albero. «Ogni tanto passo a guardarvi».
A Ron la spiegazione sembra quadrare, perché scuote le spalle e torna a parlottare con Harry sopra il campo da gioco.
È Fred a scivolarle accanto, le braccia incrociate dietro il capo, e gli occhi illuminati di sole e belle speranze: lei sorride, istintivamente, ma non ha dimenticato.
«Andiamo, Hermione» sussurra lui, sfilandole dalle mani il libro. «Come mai non giochi?».
«Siediti qui accanto» risponde lei, facendogli segno di avvicinarsi ed indicando un punto imprecisato del cielo. «Io in quella nuvola ci vedo solo un cuore vero» sospira, senza avere il coraggio di guardarlo in viso. «Perché a volte il mio si dimentica e non batte più».
«Poetico» commenta Fred, ridendo apertamente. «Ma molto cliché e, se posso, davvero deprimente».
Lei incassa il colpo, ma non controbatte: continua a fissare il cielo terso con una nuvola a forma di pugno chiuso – ma non lo sai, vorrebbe gridargli, che il pugno chiuso è la forma più simile al cuore che esista al mondo?
Lui sospira, nell’osservare l’espressione del suo volto, e silenziosamente si pente e si duole nell’averla rifiutata quella sera. Anche se Hermione, che l’osserva come se non fosse in grado di spezzarle il cuore, non ha idea.
«E tu sei sempre originale» commenta lei, laconica. «Ed è per questo che sei il migliore tra i tuoi fratelli?».
«Precisamente, Hermione» risponde Fred, divertito. «Almeno, a me le Gobbiglie non piacciono. No?».
«Credo sia un grosso punto a favore nei tuoi confronti» sussurra lei, il viso leggermente arrossato. «Devo concedertelo».
Lui si alza, è inquieto e non vuole farglielo notare, ma lei gli ha scompigliato qualcosa al centro esatto del petto e, allora, piuttosto che permetterle di vederlo fingerà anche con sé stesso: non è a Grifondoro solo per il coraggio, ma anche per l’orgoglio.
«Visto?» domanda lui, incoraggiante. «Ho vinto in partenza, e tu lo sai. Sei ancora in tempo per dirmi che mi ami pazzamente e vuoi fuggire con me, adesso».
Lei ride – e, questa volta, lui pensa che la sua risata semplicemente non gli basta: vuole il suo assenso, vuole che lei glielo dica (non spezzarmi, ma provaci), vuole che lei gli tenda la mano per perdersi in pensieri che hanno entrambi solamente contemplato.
«Se te lo dicessi» sussurra lei, così piano che fa fatica a sentirsi persino lei. «Cambierebbe qualcosa?».
Fred la guarda: sopra di lui, una nuvola gli ombreggia il cuore – che, parallelamente a quello di lei, si dimentica saltuariamente di battere.
«Possiamo provare» risponde, scrollando le spalle, in una chiara provocazione. «Magari cambierebbe».
Hermione sorride – non può fare altro: Ron la sta guardando con un fastidio che è palese, e lei si sente meschina a inclinare la testa e a sorridere a Fred come se non avesse il cuore dilaniato. O come se non l’avesse affatto.
Dammi un cuore, disse l’uomo di latta al Mago di Oz, e ricevette un sacchetto di stoffa informe (perché i cuori veri, forma, non ne hanno: sono pugni che racchiudono pensieri): così, cercando di spiegare a Fred che lei desidera solamente un cuore di latta, Hermione si rende conto di non avere parole.
«Sei tu che non vuoi abbastanza» commenta lei, ripensando al vuoto avvertito quando, la sera prima, Fred s’era alzato dal divano dopo averla baciata. «Altrimenti capiresti».
«Tu non hai idea» risponde, calmo. «Semplicemente non ce l’hai, Hermione».
«Hermione!» la chiama Ron, dall’altro capo del giardino. «Vieni a giocare, adesso?».
Lei annuisce e s’allontana – lo sguardo di Fred le buca la schiena.
 
***
 
E non lo senti che
Questo cuore già batte per tutti e due
Che il dolore che hai addosso non passa più
Ma non sei più da sola, ora siamo in due
Io ci sarò comunque vada
Ci sarò comunque vada
 
Quella sera, Hermione s’introduce illegalmente per la prima volta in camera sua, cacciando George con uno sguardo e costringendolo così a farsi una nottata in camera di Charlie e Bill: Fred ride, ma è un suono talmente falso e innaturale che non ci crede nemmeno lui.
«Non ti aspettavo» mente, divertito. «Che succede?».
Lei si siede sulla sponda del letto – come ha fatto quella mattina, ascoltando il proprio cuore di latta battere rumorosamente – e semplicemente lo guarda, in attesa.
«Non possiamo» sussurra lui, ma è già talmente vicino che potrebbe toccarla con un respiro. «Hermione. Tu sei innamorata di Ron».
Come se lei avesse bisogno d’averlo ricordato, si rimprovera mentalmente, lei lo sa e lo sente in ogni nervo e in ogni cellula. In quel cuore di latta che lui sta ancora cercando – perché lo ha lei – c’è un battito che ha il nome di Hermione; ma in quello che batte nel suo petto, il nome è quello sbagliato.
«Non voglio esserlo più» risponde lei, e suona solamente sola e disperata. «Per favore, Fred. Fammi rimanere con te».
Lui sospira, ma non dice di no, e le fa posto su quel letto troppo piccolo, così stretto che lei finisce appoggiata al suo petto – e lui sente quel cuore di latta che, ogni tre secondi circa, salta un battito.
Pensa che non è una questione di volontà – perché lui vuole baciarla fino a toglierle i vestiti – né di dovere – perché lei non deve chiedere queste cose – ma, di fatto, lo fa.
Di fatto la bacia finché non hanno le labbra rosse e non c’è altro fiato da sprecare, e un cuore di latta batte forte per entrambi.
Dammi un cuore, chiese l’uomo di latta al Mago di Oz.
Dammi il coraggio, pensa Fred nello sfiorare la spalla di Hermione, coperta dal pigiama. Dammene almeno un surrogato.
Pensa che è cresciuta nelle ombre, lei, di Harry e Ron, è cresciuta come amica e amante mai – e, adesso, lei gli sfila la maglietta come fosse nata per compiere quel gesto così basilare, così automatico. Negli occhi di lei – spezzami – quelli di lui si riflettono, si scontrano, e allora forse nudi lo sono già pur essendo ancora vestiti. Perché c’è quell’anima purissima che si sfiora in un sospiro.
«Ci sarò» gli sussurra, piano. «Comunque vada. Anche se te ne pentissi cinque minuti dopo».
Ma lo sguardo di lei è porcellana, prima, acciaio poi. «Non me ne pentirò» sussurra, pianissimo. «Non mi spezzerai per davvero».
Lui annuisce e vorrebbe risponderle che almeno tenterà, ma è lei a interrompergli i pensieri con un bacio e, allora, Fred si deve domandare dov’è che Hermione abbia imparato a baciare in quel modo – come potesse mordergli l’anima.
Ed è lei che forse vuole, può e soprattutto crede per entrambi: è lei a liberarsi della camicia da notte, semplice e da bambina, scoprendo della biancheria di cotone bianchissima. È tutto così, in lei, candido, che fa a cazzotti con il suo volersi atteggiare da donna.
Lui non lo ammetterà mai, ma è questo che l’ha sempre colpito di lei – avere non tanto il cuore, quanto il coraggio che lui avrebbe domandato al Mago di Oz.
«Hermione» la chiama lui, con urgenza, quando con le dita arriva a sfiorare l’elastico dei pantaloni del pigiama. «Solo se lo vuoi».
«Ci sarai comunque vada» sussurra lei, stendendosi sul letto e consentendogli d’insinuarsi tra le sue gambe. «L’hai detto tu».
Lui sorride dolcemente, lei socchiude gli occhi, come una bambina – lo sa senza bisogno di dirglielo, che non l’ha mai fatto.
E lui vorrebbe solamente avere abbastanza cuore, se non coraggio, per dirle. Ti prego, guardami.
 
***
 
E se ogni tanto le chiedevo "come mai non esci?"
Diceva "siediti qui a fianco" ed indicava su
Io in quella nuvola ci vedo solo un cuore vero
Adesso dimmi in quella accanto cosa vedi tu
 
Il giorno dopo, la trova seduta sul divano, a guardare fuori dalla finestra – controlla, ma Hermione ha gli occhi asciutti.
«Come mai non esci?» le domanda, senza osare avvicinarsi. «Oggi è una bella giornata, Harry e Ron stanno giocando a Gobbiglie fuori».
«Siediti qui a fianco» sussurra lei, indicando il posto accanto a sé, e indicando fuori dalla finestra. «La vedi quella nuvola? Io ci vedo un cuore vero, tu in quella accanto cosa vedi?».
Lui sorride – ci vede lei, ma non ha bisogno di dirglielo.
«Comunque vada» ripete, semplicemente.
E lei – che è sempre stata tutta un cuore – ricambia il sorriso, stringendogli la mano.
 
 
Per la ragazza più bella del mondo con il cuore di latta
Sappi che io ci sarò comunque vada
(Irama, La ragazza con il cuore di latta)
 

Ciao Silvia,
Non so se leggerai le mie note conclusive, ma ci tenevo anche qui ad augurarti un felice compleanno, che tu possa passarlo con la gioia che ti meriti. Spero che - anche se non scrivo Fremioni - questa storia ti sia piaciuta.
Un bacio,
Gaia

 
P.S. Grazie anche a te che mi stai leggendo in questo istante.
   
 
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