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Autore: heliodor    09/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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L’ultima possibilità
 
Ferg Abbylan sedeva sula panca, piegato in due, lo sguardo che fissava la lama della spada appoggiata sulle cosce.
Arrivando nella sala d’armi Valya fu tentata di girare e tornare di sopra, ma aveva rimandato troppe volte quell’incontro e sapeva che non poteva aspettare altro tempo.
Da dieci giorni cercava il modo di parlare con Ferg, ma non trovava il coraggio né le parole. Dopo la battaglia aveva passato il tempo a guarire dalla ferita cercando di non farsi scoprire da Olethe e le altre ancelle.
Aveva insistito pe poter fare il bagno e vestirsi da sola e la donna aveva ceduto, forse perché a palazzo c’era molto da fare in quei giorni.
Anche se l’attacco aveva solo sfiorato le difese esterne, qualche colpo aveva raggiunto il mastio, la piazza e la forgia. Mura erano crollate ed era scoppiato un incendio che era stato subito domato.
I danni più gravi li aveva subiti la città. La piazza dove si era svolto il torneo era ridotta in macerie. Interi quartieri erano andati in fumo e c’erano edifici crollati e molti che erano stati sgomberati.
La governatrice aveva ordinato di spostare le persone in altre zone usando tutto ciò che potevano per ospitarli. I nobili proprietari avevano protestato ma lei aveva promesso la riconoscenza della regina in cambio del loro sacrificio.
E per quanto riguardava Zane…
Ferg alzò la testa e guardò nella sua direzione. “Entra. Non stare lì ferma.”
Valya sospirò e avanzò verso di lui. “Io ti porgo le mie condoglianze” disse ricordando la formula di cortesia che Olethe le aveva insegnato.
Ferg annuì solenne. “Ci hai messo solo dieci giorni a imparare le parole. Stai migliorando.”
Valya decise di ignorare la provocazione. “Mi dispiace davvero. Il comandante Abbylan era una brava persona.”
“Era un gran seccatore” disse Ferg tornando a fissare la spada. “Era il maggiore e non ha mai smesso di farmelo pesare. Diceva che dovevo darmi da fare perché non avrei mai ereditato le terre di famiglia e sarei rimasto povero e ramingo il giorno in cui lui non avrebbe più potuto occuparsi di me.” Sorrise. “Pare che quel giorno sia arrivato. Ero sicuro che sarei morto io per primo e invece…” Scosse la testa.
“Questa è la sua spada?” chiese Valya sedendo al suo fianco.
“Sei davvero arguta, mi compiaccio di te. Scusa, stai solo cercando di essere gentile con me ma io non sono dell’umore giusto. Sai, qualche giorno fa ho perso un fratello.”
Valya accennò un sorriso.
“Sì” proseguì Ferg. “Questa era la sua spada.”
“E adesso è la tua?”
“No” fece lui alzandosi di scatto. “Zeb ha un figlio, da qualche parte a Talmist o nei dintorni. Almeno credo.”
“Quindi tu hai un nipote.”
“Che non ho mai visto.”
“Come si chiama?”
“Zyfon o qualcosa del genere. Zeb ne parlava ogni tanto e gli scriveva anche delle lettere, che ovviamente non mi faceva leggere. La spada è sua, io la tengo solo in custodia. Quando verrà a prendersela, sarò ben lieto di dargliela.”
Valya si alzò a sua volta. “Vuoi allenarti? La giornata è bella e il cortile è sgombro di macerie.”
Ferg sembrò esitare, poi disse: “Purtroppo non ho più molto tempo da dedicarti, Valya Keltel. La governatrice mi ha nominato comandante della guarnigione cittadina, finché non avrà trovato qualcuno più adatto di me per questo incarico. Il che vuol dire che devo occuparmi della difesa di Ferrador, adesso che abbiamo meno uomini a disposizione e i danni sono ingenti.” Fece un mezzo sorriso. “Ma potrebbe andarmi peggio. Potrei essere te.”
Valya decisi di ignorare anche quella provocazione.
“E tu come stai?” le chiese Ferg addolcendo il tono della voce. “Ho saputo di tuo padre.”
“Spero sempre che torni, prima o poi.”
“Sono passati troppi giorni. Se fosse stato tra i dispersi ormai avrebbe ritrovato la strada per il palazzo. E non è tra i caduti. La governatrice in persona ha dato l’ordine di cercare tra tutti i corpi e non è stato trovato.”
“Molti erano sfigurati” disse Valya cercando di non pensare a quelli che aveva visto lei stessa.
“Ti assicuro che le ricerche sono state molto accurate. Tuo padre non è tra i caduti. Il che vuol dire…”
“Che non si trovava a Ferrador quando è iniziato l’attacco” completò lei la frase.
Ferg annuì. “Se davvero è andato via, ha scelto il momento peggiore. O forse quello migliore, visto come sono andate le cose.” Guardò altrove. “Ora devo proprio andare. Ti ringrazio ancora per le tue parole di conforto, Valya Keltel.”
“E io ti ringrazio per le tue, Ferg Abbylan.”
Rimasta sola, Valya attraversò la sala e raggiunse il cortile interno del palazzo, quello dove si era allenata con Ferg nelle due Lune precedenti. Con i soldati impegnati a rafforzare la guardia e gli inservienti occupati a sistemare i danni causati alle mura esterne, sembrava più grande di quanto lo ricordasse. Non le andava di aggirarsi da sola per quella spianata e stava per rientrare, quando voltandosi vide arrivare Zane. Fu tentata di evitarlo, ma in quei giorni non aveva avuto occasione di vederlo.
Raccogliendo il coraggio gli fece un cenno con la mano alzata.
Lui le gettò un’occhiata incuriosita. Aveva una sottile cicatrice che gli divideva in due la tempia, un segno rosso appena visibile se si guardava con attenzione.
Come la mia al fianco, pensò Valya, felice per avere qualcosa in comune con lui.
“Zane” disse Valya andandogli incontro. “Volevo ringraziarti per avermi aiutata l’altro giorno.”
Zane sbatté le palpebre due volte. “Ti ho aiutata?”
“Con le guardie, quando non volevano farmi entrare.”
“È stato solo un caso.”
Riprese a camminare e Valya lo affiancò.
“La tua ferita sta guarendo?” gli chiese.
“Non era niente di grave” rispose senza guardarla.
Valya rimase in silenzio mentre rientravano nella sala d’arme e imboccavano il corridoio che si apriva dopo l’ingresso.
“Andrai ance tu alla veglia funebre organizzata dalla governatrice?” chiese cercando un qualsiasi argomento di conversazione.
“Credo di sì. Sarebbe da maleducati non presenziare.”
“Ovvio” disse Valya mordendosi il labbro inferiore. “Ho sentito dire che hai combattuto contro una evocazione o qualcosa del genere.”
“Qualcosa del genere” disse Zane.
Valya sentì la frustrazione crescere dentro di lei. “Riguardo a quello che hai detto l’altra sera.”
Lui le rivolse un’occhiata perplessa.
“Durante la cerimonia, ricordi? Parlammo sul balcone.”
“Me lo ricordo” rispose Zane guardando di nuovo davanti a sé.
“Ti dissi che volevo combattere per la causa. Che volevo fare la mia parte.”
“Ricordo anche questo.”
“Ecco” disse Valya facendosi coraggio. “Forse quel momento è arrivato, no?”
Zane la fissò senza parlare. “Vuoi fare la tua parte? Resta al sicuro, Valya Keltel.”
“Dove? Dov’è un posto sicuro? Qui a Ferrador?”
“Ovunque non sia il campo di battaglia.”
“Io so combattere” disse col tono ostinato di una bambina.
“Tu pensi di saper combattere” disse Zane. “Ma in realtà non hai idea di cosa significhi. Hai mai visto un campo di battaglia?”
Ne ho visto uno dieci giorni fa, pensò.
“Hai mai dovuto lottare per la tua vita?”
Ho fatto anche questo, si disse.
“Hai mai dovuto vedere morire i tuoi compagni sapendo che sarebbe potuto toccare a te?”
Valya sospirò. “No, ma se ne avessi l’occasione, ti dimostrerei che posso fare tutte le cose che dici.”
Zane scosse la testa. “Lascia perdere questa storia.”
Valya non voleva arrendersi. “Che cosa farete dopo la veglia? Voglio dire, che cosa farai tu come comandante dell’armata?”
“Partiremo non appena possibile. Ci stiamo già preparando.”
Valya ebbe un tuffo al cuore. “Portami con te. Posso esserti utile. Chiedi a Ferg Abbylan. Ti dirà che so combattere.”
“No.”
Valya non riusciva a capire. “Molti si stanno arruolando per seguirvi.”
“È un loro diritto.”
“Anche io voglio farlo.”
“Non ti accetteremo lo stesso.”
“Ma io voglio.”
“Ho detto no” disse Zane con tono perentorio.
Valya lo fissò imbarazzata.
“Sei la protetta della governatrice” aggiunse lui con tono più calmo. “Se ti accadesse qualcosa, io ne sarei responsabile. E quel che è peggio, potrebbe spezzare l’alleanza tra noi e Talmist che già non è molto solida.”
“È stata la governatrice a dirti queste cose?”
“Quella donna non mi dice cosa devo o non devo fare” rispose lui stizzito. “Prendo le mie decisioni da solo. E ho deciso che tu non verrai con noi, Valya Keltel. Piuttosto, preoccupati di dove è finito tuo padre. Lo hanno trovato?”
Valya scosse la testa. “No.”
“Ora perdonami, ma ho un colloquio con la governatrice.”
“Se dovessi ripensarci…”
“Non lo farò” disse Zane dandole le spalle.
 
Valya attraversò il cortile esterno e si infilò veloce nel portone che chiudeva la forgia. Qui venne accolta dal caldo respiro dei forni che lavoravano senza sosta. Incrociò dozzine di inservienti e fabbri piegati sui banchi di lavoro. Tutti sembravano impegnati in una mansione e il tintinnio dei martelli che colpivano e modellavano spade e scudi riempiva l’aria e copriva ogni altro rumore.
Una grande sala piena di banchi si estendeva per tutta la lunghezza dell’edificio. In quell’ambiente chiuso gli uomini lavoravano senza badare al caldo soffocante. Un forno aperto all’improvviso vomitò una cascata di scintille che provocò delle imprecazioni da parte degli inservienti che vi stavano lavorando.
Poco più avanti il martellio diventava più intenso dove le armi venivano lavorate per ricevere la forma definitiva. Valya passò tra i banchi come un comandante tra le fila dei suoi soldati cercando un viso in particolare e quando lo trovò si diresse verso di lui.
Rann era piegato sul bancone e stava esaminando la punta di una lancia. Vicino a lui c’erano due inservienti che lo guardavano con sguardo fisso.
“Bisogna rifare questo pezzo” stava dicendo il giovane fabbro. “Il metallo non si è raffreddato bene e la punta potrebbe spezzarsi al primo colpo.”
I due inservienti portarono via la lancia e solo allora Valya si avvicinò. “Adesso sei tu il maestro” disse con tono allegro.
Rann le rivolse un’occhiata perplessa. “Con i nuovi inservienti arruolati dalla governatrice, quelli con un po’ di esperienza sono diventati fabbri a tutti gli effetti.” Scosse la testa. “Non so se sono degno di tanto onore.”
“Lo sei, lo sei” disse Valya. “Grazie alla tua armatura sono sopravvissuta a due scontri.”
Rann si guardò attorno con sguardo furtivo. “Non urlare. Qualcuno ti potrebbe sentire.”
“Non sto urlando e con tutto questo rumore dubito che mi sentano. Non ti viene il mal di testa a stare sempre chiuso qui dentro?”
“Valya Keltel” disse Rann serio. “Quando vieni a trovarmi significa guai per me. Che cosa stai preparando?”
“Mi serve la tua armatura.”
Rann impallidì. “No.”
“Ne ho bisogno” disse lei cercando di non sembrare disperata.
“Il torneo è sospeso e con tutto quello che è successo non penso che lo riprenderanno. A che cosa potrebbe servirti?”
Valya valutò se fosse il caso di parlargliene. Decise che con Rann le conveniva essere sincera. Almeno un poco. “L’armata di Zane” esitò. “Del comandante Stanner, partirà tra pochi giorni.”
Rann si fece attento.
“Io voglio partire con loro” disse Valya a bassa voce.
“E a cosa ti serve la mia armatura?”
“Zane, voglio dire il comandante Stanner, non vuole che parta con loro. Dice che non può assumersi la responsabilità. La verità è che non mi crede capace di combattere, ma io lo sono, tu lo sai.”
“Valya…” iniziò a dire Rann.
“Ma Zane, il comandante Stanner, mi ha vista combattere come Val il Leone. Ci siamo battuti insieme e sa che potrebbe essergli utile.”
“Tu non sei Val il Leone” disse Rann. “Tu sei Valya.”
“Se mi servirà per partire, diventerò Val il Leone.”
Il ragazzo scosse la testa affranto. “Ma come farai a nascondere chi sei veramente? Prima o poi dovrai toglierti l’elmo e scopriranno che sei Valya.”
“Pochi mi conoscono nell’armata di Zane, del comandante Stanner. Solo lui e pochi altri. Basterà non togliere l’elmo quando ci sono loro. Con gli altri non ha importanza. E poi, quando Zane mi avrà vista combattere e capirà che so badare a me stessa e che posso essere utile alla causa, mi accetterà nella sua armata.”
“Mi sembra un piano assurdo.”
“Ancora non ho pensato ai dettagli, ma funzionerà. Fidati. Ma per farlo mi serve la tua armatura.”
“Deve essere per forza la mia?”
“È con quella indosso che Zane mi conosce come Val il Leone. Se ne usassi un’altra dovrei dare troppe spiegazioni. Rann, è l’unico modo che ho per andare con loro. Devi aiutarmi.”
“Non vuoi aspettare il ritorno di tuo padre?”
Valya aveva pensato anche a quello e aveva preso una decisione. “Mio padre è andato via. L’hai visto anche tu. Ha preso le sue cose, alcuni de suoi bauli ed è andato via. Non si è solo allontanato per qualche giorno, vorrei crederlo, ma… è scappato.”
“Padron Keltel non lo farebbe mai…”
“È andato via senza avvertirmi o portarmi con lui. Tu cosa faresti al mio posto?”
“Forse aveva i suoi motivi. Padron Keltel si allontanava spesso senza lasciar detto dove andava, ma è sempre tornato.”
“Stavolta ho paura che non tornerà.”
Non dopo quello che mi ha detto, pensò Valya. Provava ancora risentimento verso suo padre, anche se gli mancava ed era in pensiero per lui non riusciva a smettere di pensare a quello che le aveva detto quella sera, dopo la festa della governatrice.
Ho perso tutto per colpa tua.
Sei tu la responsabile.
“Non posso stare qui ad aspettarlo per sempre” proseguì Valya. “Devo andare con l’armata di Lormist e tu mi aiuterai. Sei la mia ultima possibilità.”

 
  
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