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Autore: ballerina 89    09/04/2021    1 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore olimpico
Capitolo 14

 

Pov Emma 

 

Era stata davvero dura ma alla fine, dopo un anno di pianti, notti insonni e sconfitte varie ce l’avevo fatta: avevo finalmente voltato pagina. Avevo iniziato a lasciare andare il passato per provare a pensare al mio presente e prendere, in maniera definitiva questa volta, in mano la mia vita.  Molte erano le cose da fare ma prima di poter anche solo iniziare a stabilire nuove progetti c’era ancora una piccola cosa da far: sbarazzarmi anche a livello ottico della mia ex vita. Sono sempre stata una ragazza maniacale e gelosissima delle sue cose, guai anche solo a spostare di mezzo centimetro un qualsiasi oggetto di mia appartenenza,  ma se volevo non ricadere nel baratro dovevo farmi forza e liberarmi di tutto ciò che a lungo andare avrebbe potuto farmi soffrire. Mi ci volle un po’ per accettarlo ma alla fine decidi che era la cosa migliore così senza pensarci ulteriormente su andai dai miei e chiesi loro la gentilezza di poter portare a casa, al loro ritorno dal lavoro, degli scatoloni di cartone come quelli utilizzati per il trasloco che avevano ingenuamente buttato. Rimasero a guardarmi non capendo ma non ricevettero alcuna risposta da parte mia, avrebbero provato in tutti i modi a fermarmi, tanto avrebbero scoperto la verità solamente in seguito. Quello stesso pomeriggio, mentre loro erano a lavoro, andai a fare delle commissioni  che mi avevano chiesto e prima di tornare a casa mi fermai per una manciata di minuti in un negozio di elettronica a comprare una cosa che mi sarebbe di sicuro servita. Tornata a casa e sistemata la spesa andai in camera mia e nel mentre aspettavo i miei tanto attesi scatoloni iniziai ad anticiparmi con il lavoro utilizzando l’oggetto che avevo comprato proprio poco prima. Cosa avevo acquistato? Semplice:  un hardisk dove avrei sistemato tutte le foto, i video, e le certificazioni ricevute in tutti questi anni riguardanti la ginnastica. Inizialmente avrei voluto semplicemente selezionare tutto ed eliminare ogni traccia di ciò che era stata la mia vita passata ma poi pensai ai miei genitori, loro non lo avrebbero accettato e così, sapendo che quei ricordi, dopo i sacrifici fatti, sarebbero stati un bel ricordo per loro, decisi di raggruppare tutto in quell’hardisk per poi donarlo loro. Come immaginerete gli scatoloni anche servivano a qualcosa di simile: avrei racchiuso lì body, coppe, medaglie, album fotografici, dvd, poster.... tutto. La mia camera a lavoro finito sarebbe rimasta a dir poco spoglia, priva di vita. 

Vi lascio immaginare la reazione dei miei quando si resero conto di cosa stessi realmente facendo, erano convinti che volessi semplicemente fare una cernita delle cose che non usavo più e invece le cose erano un tantino differenti. In più non avevo ancora comunicato loro la mia decisione di mollare per cui rimasero spiazzati dalla mia improvvisa mania di rivoluzionare tutto. Ricordo che quella stessa sera, dopo avermi chiesto più volte durante il pomeriggio cosa realmente stesse succedendo, confessai anche a loro la mia decisione di abbandonare in maniera definitiva il mio sogno. Rimasero spiazzati da quella rivelazione, ne susseguirono discordi su discordi per capire se fossi davvero sicura della scelta presa, ma alla fine accettarono il mio pensiero e mi diedero il loro benestare. 

Dormii sul divano quella sera, l’idea di entrare in camera e avere come scenario scatoloni sparsi qua e là con ancora tanta roba da catalogare non era di certo un toccasana per la mia salute mentale. Preferii stare scomoda per una notte ma dormire in maniera diciamo serena piuttosto che restare sveglia a guardarmi attorno e pensare ancora e ancora... 

Il mattino seguente arrivò la parte più difficile... mettere le ultime cose negli scatoloni. Avevo iniziato delle cose più semplici il giorno prima ma ora toccava alle cose più serie, quelle che mi avevano seriamente accompagnata in tutti quegli anni. Di cosa sto parlando? Ma dei miei body naturalmente. 

Nel sistemarli all’interno dello scatolone ripercorsi tutta la mia vita, dal primo giorno in cui con un mini body color giallo evidenziatore misi piede in una palestra, avevo tre anni più o meno, all’ultimo body utilizzato qualche giorno prima nell’ultimo allenamento. Ogni singolo body aveva la sua storia e di ognuno di essi ricordavo ogni particolare. Non fu affatto semplice rivivere quei momenti ma come si dice: “il peggio non muore mai” e subito dopo aver terminato con quelli fu il turno di tutto il set di body, tute, borsoni della squadra nazionale. Li piansi seriamente tutte le mie lacrime e per una frazione di secondo fui tentata dal tirare nuovamente tutto fuori. Non lo feci naturalmente, presi un respiro profondo e facendomi coraggio chiusi tutto senza tanti convenevoli. Chiesi a mia madre di portare tutto dove occhi e cuore non potessero raggiungere quei ricordi belli e brutti allo stesso tempo e devo essere onesta non appena rimasi sola tra le mura ormai completamente anonime della mia camera mi sentii subito meglio. Avevo appena compiuto il secondo passo verso la guarigione, il primo fu comunicare a tutti la decisione presa, adesso mi restava da fare solamente una cosa: provare a vivere. 

Iniziai dalle cose che più mi facevano stare meglio: la famiglia, il mio fidanzato, i miei amici, per poi continuare con cose un tantino più complicate ovvero iniziare a pensare a cosa mi sarebbe piaciuto fare una volta aver terminato il liceo. Frequentavo  il terzo superiore, mancava ancora un po’ al diploma ma era meglio iniziare a pensare fin da subito a quale sarebbe potuta essere la mia strada. Non volevo trovarmi ad affrontare ulteriori fallimenti. Killian in questa ricerca mi fu molto d’aiuto, mi ascoltò parlare delle materie che più mi interessavano, mi portò fare il giro di molte università e alla fine mi aiutò a prendere la decisione finale. Psicologia... la scelta cadde sulla psicologia. Una materia che a scuola non trattavo ancora ma da cui ero molto attratta. Aiutare le persone era ciò che avrei voluto fare da grande, sentirmi utile per qualcuno che aveva difficoltà e aiutarlo a superarle come era stato fatto con me. Ero ancora in tempo per cambiare idea, quella era solamente l’idea di una ragazzina di 17 anni ma avere un nuovo scopo nella vita non so perché ma mi aiutava a sentirmi meglio con me stessa facendomi sentire meno inutile. Inutile... già... così mi sentivo. Cosa stavo facendo della nella mia vita? Niente... studiavo. Studiavo e basta e questo mi rendeva triste, mi metteva a disagio. Ero abituata a mantenermi da sola, o meglio... ad avere uno stipendio a fine mese, a mantenermi ci pensava la Federazione. gli atleti vengono pagati raggiunti certi livelli e quindi trovarmi senza un’entrata e dover chiedere anche solo dieci dollari per poter uscire il sabato sera, mi creava disagio. I miei risparmi erano gestiti dai miei genitori adesso che si erano trasferiti e non volevano affatto che io mettessi mano al fondo così.... per cose superflue. Quei soldi erano per il mio futuro, non potevo toccarlo... a qualsiasi spesa, superflua o meno, avrebbero finanziato loro. Questa era una cosa che non riuscivo più a gestire, mi faceva stare male ogni giorno di più. Perché? Era un anno che non percepivo stipendio dalla federazione è vero e non mi ero mai fatta problemi di questo genere prima di allora ma  il punto è che allenarmi in palestra in un modo o nell’altro rendeva, nella mia testa,  il mio stop agonistico solamente momentaneo e che quindi presto avrei riavuto la mia indipendenza economica. Ora che avevo lasciato per sempre le cose erano differenti e quindi sapere di non avere un lavoro e gravare sui miei non solo momentaneamente mi metteva a disagio. sapevo che era una cosa normale a quell’età non avere un lavoro, il lavoro di un adolescente è studiare, ma io ero abituata ad altro e dover per forza di cose fare un passo indietro era assai complicato. 

Imparai con il tempo ad accettare la cosa ma anche qui ci fu bisogno dell’aiuto di Killian per far sì che ciò accadesse. Mi aiutò a trovare il coraggio di parlare con i miei genitori i quali mi tolsero immediatamente l’idea di trovare un lavoretto serale che mi era balenata in mente da un po’ dalla testa. Per loro dovevo semplicemente essere redditizia nello studio, questo doveva essere il mio lavoro, del resto non dovevo assolutamente preoccuparmi. 

Killian fu il mio salvatore in tutto e per tutto , mi tenne la mano e mi accompagnò in tutto quel periodo di transizione senza mai lamentarsi neanche una sola volta. Fu un vero angelo, nonostante anche lui aveva una marea di cose personali da gestire. La mattina in università per via della specialistica, da poco gli erano arrivati gli orari con il programma, il pomeriggio lavoro in ospedale e la sera allenamenti di scherma. Nonostante fosse impegnato quasi 24h al giorno  il tempo per me, per una pizza, un cinema, un gelato o anche solo chiacchierare lo trovava sempre. I momenti di intimità non li ho menzionati ma è sottinteso che ci furono, anzi... durante il primo periodo dopo la mia decisione di mollare ci vedavamo quasi solo per quello. Facevamo sesso in continuazione e dovunque andasse a tiro. Macchina, casa sua, casa mia, casa dei suoi amici... ovunque... anche in palestra una volta che andai per prendere alcune cose che avevo lasciato lì. Facevo sesso per non pensare, per non dover affrontare i miei demoni... per sopprimere a quel dolore con il piacere. Rallentammo i ritmi solamente quando si accorse che dietro il mio irrefrenabile desiderio si nascondeva anche altro ma continuammo comunque a passare le notti insieme. 

Più passava il tempo più iniziavo a prendere confidenza con la mia nuova vita e ad accettare la cosa. Mi  sentivo bene, talmente bene che prima del previsto riuscii a fare una cosa che non avrei creduto possibile se solo me lo avessero chiesto qualche tempo prima. Cosa? Semplice... riuscire ad andare a vedere Killian ai suoi allenamenti senza pensare alla vecchia me e di conseguenza piangere come una bambina a cui è stato negato il suo giocattolo preferito. Solo il primo giorno fu difficile, rimasi più di venti minuti  davanti la porta a decidere se entrare o meno ma quando poi entrai e vidi la felicità di Killian negli occhi, che per poco si fece infilzare come uno spiedino tanto era felice, non riuscii più a lasciarlo andare da solo. Spesse volte mi chiese se mi sentissi a mio agio li, nel vederlo raggiungere quel sogno a me ormai negato, non mi avrebbe mai voluto in sala se anche solo per un minimo guardarlo mi rendeva triste o gelosa. Gli risposi sempre che ero felice di essere lì, volevo vivere il suo sogno insieme a lui: se perdeva perdevamo insieme ma se vinceva in automatico mi sentivo un po’ come se avessi vinto anche io. Solo grazie a questo riuscii a convincerlo a farmi presenziare tra il publico in una delle sue prime gare di rientro in serie A, fino ad allora era stato una riserva visti i precedenti ma con il duro lavoro e tanti sacrifici era riuscito a riscattarsi e a guadagnarsi nuovamente la pedana come titolare. La gara a cui presi parte quel giorno era una gara più che importante per lui, se avesse giocato bene le sue carte avrebbe quasi sicuramente preso il posto come titolare nella squadra  nazionale che due anni dopo avrebbe preso parte, vittorie permettendo, al sogno di ogni atleta: le Olimpiadi. Per giorni mi psicanalizzò cercando di capire se effettivamente fossi pronta a quel genere di emozioni, non era sicuro che fosse un bene per me, ma alla fine riuscii ad avere la meglio e avere il suo lasciapassare. 

Ad assistere alla gara quel pomeriggio ci fu, con mia gran sorpresa, anche Regina. Erano secoli che non vedeva Killian impugnare un fioretto, l’ultima volta se non sbaglio fu la gara prima del suo sciocco abbandono. Aveva promesso a se stessa e a suo figlio di non presenziare più a questo genere di eventi dopo la delusione ricevuta, lei aveva creduto molto in lui ed era rimasta seriamente deluda, ma una mamma è sempre una mamma e non importa cosa combini il proprio figlio: nei momenti importanti ci sarà sempre. 

Ci sedemmo vicine e con la scusa, prima che arrivasse il momento di Killian, parlammo un po’. Anche lei come lui non era molto convinta che per me fosse un bene essere lì ma fortunatamente non riuscimmo a dirci poi più di tanto in quanto Killian venne chiamato a gareggiare. Fu una gara davvero emozionante, piena di colpi di scena ma anche ricca di giudizi non proprio corretti: vennero assegnati dei punti extra a persone che non li meritarono affatto. Uno addirittura vinse un incontro contro Killian imbrogliando alla grande e inutili furono i reclami della squadra. È un classico, succedeva spesso anche con i ginnasti nelle qualificazioni ma tutto sommato la gara andò alla grande per Killian, i colpi di scena, per lui positivi, continuarono fino alla fine ma quello più grande mi riguardò a pieno. 

Nell’esatto momento in cui la squadra di Killian vinse la competizione con il maggiore numero di vittorie e il suo allenatore scese in pista a comunicare il nome dei suoi sei migliori atleti che avrebbero formato la nuova squadra , tra cui fece il nome di Killian, io ebbi una reazione inaspettata. Iniziai a piangere e singhiozzare rumorosamente come se mi avessero appena dato una notizia catastrofica ed in seguito corsi fuori dal palazzetto alla velocità della luce. Regina mi raggiunse all’istante e killian fece altrettanto quando guardando sugli spalti, sapeva dove ero seduta, non mi vide.  Provarono a consolarmi in ogni modo possibile ma fu tutto inutile: avevo avuto un nuovo crollo. “ lo sapevo io che dovevo recluderla in casa oggi” sentii Killian parlare con Regina “ è ancora troppo presto”. Aveva ragione.... aveva sempre avuto ragione: per quando mi sforzassi di stare bene  la ferita era ancora aperta e sanguinava ancora. vederlo ottenere  un successo così importante mi aveva resa orgogliosa di lui ma mi aveva ricordato al tempo stesso anche la taglia che pendeva sulla mia testa. Non era poi così vero che i suoi successi erano anche i miei. Lui aveva  ancora una possibilità di vedere il suo nome scritto nel firmamento delle stelle olimpiche ma io?!?! Io cosa.... il mio nome era stato ormai depennato. 

Fu un attacco di panico in piena regola il mio e la cosa mi creò assai imbarazzo in quanto Killian assistì a tutta la scena. Non dissi nulla, piansi quasi a sentirmi male, ma era evidente quale fosse il motivo di  quel pianto e tornare a guardare negli occhi Killian non fu affatto semplice. Per i primi giorni mi feci vedere il meno possibile, non mi sentivo pronta a sostenere l’argomento nel caso in cui fosse stato tirato in ballo, ma non potevo di certo nascondermi per sempre per cui tirai fuori tutta la mia sfacciataggine già usata in passato per camuffare i miei sentimenti e tornai a cercare più il Contatto fisico che altro quando ero in sua compagnia. Per la seconda volta mi nascosi dietro il sesso ma non durò a lungo: Killian non era affatto stupido e con i suoi modi di fare a lungo andare trovò il modo di farmi parlare. Aveva ragione lui, non ero ancora pronta ad affrontare tutte quelle emozioni  dal punto di vista di un banalissimo spettatore. Dentro di me il fuoco dell’atleta ardeva ancora per cui era scontato che davanti ad un evento del genere non sarei rimasta indifferente. Si incolpò per non essere riuscito a risparmiarmi quella sofferenza ma non era colpa sua: ero una gran testa dura e anche se mi avesse proibito di andare lo avrei fatto comunque in gran segreto.  

Era stata una tappa importante per lui e io volevo esserci. 

Dopo quell’esperienza mi proibì di assistere ai suoi allenamenti almeno fino a quando non fossi riuscita a superare seriamente le mie difficoltà e nonostante non fossi minimamente d’accordo fui costretta ad accettare. Minacciò di lasciarmi in caso contrario per cui lo accontentai. Non mi avrebbe mai lasciato diciamocela tutta ma era meglio non rischiare... avevo già perso troppo, non potevo perdere anche lui. 

Passò del tempo prima che mi ripresi da quello shock ed ad essere onesti non mi ripresi mai del tutto, una parte di me, anche se in pubblico cercava di non darlo a vedere soffriva ancora per la scelta presa tanto che per cercare di sopprimere il dolore decisi, in gran segreto, di tornare ad allenarmi. A parte il titolare della palestra, l’amico di Killian per intenderci, il quale mi giurò di non fare parola con anima viva  del mio ritorno, nessuno sapeva che due volte a settimana andavo ad allenarmi. Conoscevo il programma che mi aveva fatto Regina a memoria quindi non ebbi bisogno di altro. 

Già dopo la prima settimana, nonostante gli acciacchi iniziali visto che ero stata ferma più  di due mesi, mi sentii rinascere, “forse Regina aveva ragione” pensai... continuare ad allenarsi così... solo per passione, mi avrebbe fatto solo che bene... e poi parliamoci chiaro mangiare tutto il giorno senza fare il ben che minimo movimento a lungo andare avrebbe potuto incidere sul mio fisico. 

Le mie giornate erano finalmente tornare ad essere piene: riuscivo a frequentare la scuola e ottenere il massimo dei voti, vedere Killian e passare del tempo in sua compagnia, allenarmi e fare anche qualche cena con Regina che nonostante non fosse più la mia allenatrice restava comunque una seconda mamma.... o suocera come scherzando amava chiamava Killian. Tutto era perfetto ma nonostante ciò più il tempo passava e più dentro di me un sentimento di tristezza e incompletezza si faceva spazio. Avevo tutto ciò che una ragazza potesse desiderare dalla vita eppure non ero felice. “Emma riprenditi....passerà” continuavo a dire a me stessa giorno dopo giorno “guardati intorno: non ti manca nulla per essere felice”. Avrei sfidato chiunque ad avere la mia vita, i miei amici, i miei familiari... nessuno si sarebbe sentito come me ma è anche vero che io non sono mai stata una ragazza come le altre: io ero innanzitutto  un’atleta prima di essere una ragazza e non si smette di essere atleti dall’oggi al domani.  Pensavo che allenarmi quel poco che facevo a settimana mi avrebbe aiutata ad alleggerire quel senso di vuoto che avevo dentro ma non lo fece anzi... lo incrementò notevolmente. Stavo ricadendo nel solito circolo vizioso, sembravo un drogato in astinenza... avevo riassaggiato un pezzettino di quella che era la mia droga preferita e ora non riuscivo più a smettere. 

Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava in me fu Killian che provò in molte occasioni a parlarmi, dopo di lui  iniziarono ad accorgersene anche i miei ed infine la scuola che chiamò i miei genitori chiedendo loro come mai ultimamente sembravo essere completamente assente. 

Mi toccò sorbirmi una riunione di famiglia interminabile per via di quella chiamata, i miei erano davvero preoccupati per me ma io non ne volevo proprio sapere di intraprendere quel tipo di argomentazione con loro. Ero convinta che prima o poi mi sarebbe passata, doveva assolutamente passarmi, per cui non vi era nessun motivo di parlarne. Loro in fondo non avrebbero potuto aiutarmi, nessuno avrebbe potuto, quindi perché farli agitare ancora di più? Per mettere fine a quella sciocca e insignificante riunione mi inventai che ero triste per via di alcuni voti presi che potevano abbassarmi la media. Non era assolutamente vero naturalmente ma loro sembrarono crederci perché dopotutto conoscendomi sapevano quanto tenessi alla scuola e alla mia media. 

Tornarono a rilassarsi.... loro, io al contrario ero ogni giorno piu apatica è spenta. Non era più solo il pensiero della ginnastica a rattristarmi... no, oltre a quello ci furono altri fattori come i programmi in tv che neanche a farlo apposta sembravano trasmettere solo film sullo sport e Olimpiadi degli anni passati e le storie Instagram delle mie amiche che erano tutte un parlare di gare e mostrare i loro pezzi forti da competizione. Se non fossero state mie amiche strette non avrei esitato un solo secondo a bloccarle dai social ma non potevo, che colpa ne avevano loro della mia infelicità? Nessuna. 

Decisi di provare a resistere anche a quella tortura stringendo i denti e mandando avanti le storie appena capivo di cosa parlavano ma arrivai ad un punto dove non riuscii più a camuffare il mio dolore ed esplosi. Era piena notte quando successe, ebbi un incubo riguardante proprio la ginnastica e non appena mi svegliai iniziai a piangere disperatamente. I miei corsero immediatamente in camera preoccupati che mi stessi sentendo male, ma quando appurarono con i loro occhi che in realtà, fisicamente parlando, stessi bene si sederono  entrambi accanto a me e mi strinsero in un forte abbraccio capendo che avevo un disperato bisogno di loro. È li che capii di aver toccato il fondo e compresi anche che se non avessi trovato  una soluzione quanto prima  avrei rischiato seriamente un esaurimento nervoso. 

Ancora in lacrime chiesi a mia madre dove avesse riposto i miei scatoloni, quelli imballati mesi prima e lei capi nell’immediato cosa stesse succedendo. Se lo aspettava... sapeva che prima o poi sarebbe successo. Mi disse di averli riposti in soffitta e io a quella risposta corsi immediatamente, ancora in pigiama, nella stanza indicata. Aprii il primo scatolone che mi trovai avanti e prendendo il body sistemato in cima alla grande pila lo strinsi a me e piansi se possibile ancora più forte.

  • Amore mio... - esordi mia madre, intenerita, vedendomi in quello stato.
  • che cosa devo fare mamma??? - chiesi aiuto a lei - Ho provato.... ho provato sul serio ma....
  • Sai quello che devi fare. - mi disse dolcemente - il tuo cuore te lo sta urlando piccola mia.
  • E se non riuscissi più a... 
  • Se non provi non saprai mai. E’ meglio tentare e perdere tesoro mio piuttosto che non aver mai tentato. - incredibile... senza neanche illustrarle il problema aveva capito perfettamente quale fosse. - Io credo in te cucciolina mia, ho sempre creduto in te e sono sicura che il tuo futuro è lì, in quel posto che adesso ti manca come l’aria. Come atleta o altro non so ma è lì. 

Aveva ragione, aveva perfettamente ragione e il giorno seguente, senza avvisarla del mio arrivo, mi presentai sotto casa di Regina per dirle che avevo necessariamente bisogno di parlarle.

  • Ho cambiato idea! Devi assolutamente aiutarmi! - esclamai senza neanche salutarla. 
  • Emma... cosa succede? Stai bene? - mi chiese guardandomi in volto: avevo ancora gli occhi gonfi e lucidi per via di tutte le lacrime versate nella notte. - vieni entra. - mi fece accomodare nel suo appartamento. - cosa ti porta qui? Per cosa ti serve il mio aiuto.
  • forse finirò per distruggermi ancora di più di quello che sto già facendo... forse no, ma se non ci provo rimarrò con questo rimorso per sempre. 
  • Emma non capisco... sii più precisa per favore.
  • Non ho dato retta a nessuno, ho chiuso tutte le porte con quella che era la mia ragione di vita e ora mi sento uno straccio. Mi manca la ginnastica... mi manca come l’aria e vorrei riabbracciare tutte le sensazioni che essa mi ha sempre dato anche se sono consapevole di poter non aver futuro con essa. Voglio stare bene, mi manca stare bene e so che per farlo ho bisogno di impugnare   Una parallela, salire su una trave e fare acrobazie a corpo libero e al volteggio. 
  • Cosa stai cercando di dirmi: che vuoi riprendere i tuoi allenamenti? - i suoi occhi brillarono al solo pensiero.
  • Non solo... voglio tornare in pista Regina, anche se non come agonista. Mi parlavi di alcune gare di livello inferiore se non ricordo male l’ultima volta che ci siamo viste... - non capivo se fosse felice o sconvolta dalle mie parole - pensi si possa ancora fare? - domandai.
  • Sei... sei sicura??? - chiese incredula di quanto le sue orecchie stessero ascoltando. Le sembrava un sogno...
  • Più che sicura... mi manca competere e in questo periodo ne ho avuto la conferma più assoluta credimi. Ho reagito male quel giorno quando mi hai iscritto alla competizione è vero ma solo perché sapevo di non essere allo stesso livello delle altre e non mi ero preparata come di solito sono abituata a fare. I loro commenti poi, di quelle stupide ginnaste da quattro soldi, non hanno aiutato affatto. - constatai - Sii sincera... pensi che si possa fare? - domandai ancora, più impaziente che mai. 
  • Dovremmo riprendere in maniera seria gli allenamenti e recuperare questo lungo e insignificante periodo di pausa che hai deciso di fare ma certo che sì può fare. - sorrise - anzi.... era ora che rinsavissi Emma! Non ci speravo più sai??? 
  • Sono stata sciocca...
  • Puoi ben dirlo ma la pagherai a suon di addominali credimi.... non oso neanche immaginare come hai ridotto il tuo povero corpo senza allenamento e a suon di divano e netfix.
  • Veramente mi sono allenata... - le confidai. 
  • no no no no! Non voglio neanche sapere cosa intendi per allenata! Già immagino e la cosa non mi piace affatto! 
  • in palestra Regina... ma che hai capito! - alzai gli occhi al cielo - due volte a settimana e con regolarità. Sono stata bravissima, altro quello che pensi tu! - le sorrisi. 
  • Conoscendoti, conoscendo mio figlio  e conoscendo la decisione presa puoi biasimarmi se ho avuto qualche dubbio? - non risposi ma la mia faccia valeva più di mille parole. - Comunque sono felice che tu non abbia abbandonato del tutto e che qualcosa, anche se di nascosto,  abbia fatto ugualmente. Ricominceremo comunque da dove avevamo interrotto, riprenderemo con il potenziamento e se mi dimostrerai di essere pronta andremo avanti. Ti avverto però... ho intenzione di affiancarmi a Killian questa volta: gli parlerò e sentirò il suo parere prima di fare qualunque cosa. Se dobbiamo ricominciare voglio farlo in maniera corretta questa volta e tenerlo informato di tutto. 
  • Mi sembra giusto. Volevo dirglielo infatti ma prima di farlo ho voluto essere sicura che mi avresti aiutata. Sei sempre molto impegnata con il lavoro che non sapevo se....
  • Per te il tempo lo troverò sempre e comunque Emma, ricordalo. - mi abbracciò. - ma tornando a Killian... ho intenzione di farti sottoporre ogni due settimane, minimo, ad un ceckup  completo.... al primo segnale di sofferenza ti metterai subito, buona buona, a riposo.
  • Mah...
  • Alt! Ma cosa? Iniziamo già male se dici così. Si lavora in salute e in sicurezza se vuoi allenarti con me. Ho imparato dai miei errori e non intendo ricaderci ancora. Se Killian ritine che ti debba stare ferma, tu starai ferma. Mi sono spiegata? Niente uscite di testa o lo sai... lasciamo perdere tutto subito e in qualsiasi caso. - disse categorica come solo la mia allenatrice Regina Mills, l’originale, sapeva fare.
  • D’accordo ci sto! - risposi collaborativa, aveva ragione: bisognava tornare a fidare le cose per bene. 
  • Molto bene e visto che parli di voler anche gareggiare non posso non dirti che ci saranno delle cosucce da rispettare se vuoi davvero farlo. 
  • Ovvero? - naturalmente immaginavo ma volevo essere sicura di aver indovinato.
  • Come ovvero??? - sorrise - mi prendi in giro? Se vuoi seriamente gareggiare, anche se saranno gare più tranquille, dovrai seguire determinate regole. Fanno fede quelle rispettare in passato in federazione tra cui: alimentazione corretta e controllata e niente smancerie vietate ai minori - enfatizzò quest’ultima parola - o notti brave durante il pre-gara. Per il restante dei giorni naturalmente a letto presto, sopratutto quando hai allenamento il giorno successivo e cerca di non combinare niente di stupido con chi sai tu.
  • Questa non è una regola della federazione! - scherzai punzecchiandola.
  • Nuova clausola! - disse furbamente - no a parte gli scherzi Emma, non posso dirti cosa devi o non devi fare della tua vita nei giorni non inerenti agli allenamenti e alle gare ma cerca di essere comunque responsabile e matura ok? 
  • D’accordo! Hai la mia parola. 
  • Bentornata allora! Faremo grandi cose insieme. 

Uscii dal suo appartamento decisamente più felice e sollevata, il primo step verso la mia rinascita era stato fatto ora dovevo solamente riprendermi ciò che mi era stato tolto. Prima di farlo però corsi a comunicare la notizia al mio amore ma per quanto fosse felice, lo era ve lo giuro, non poté fare a meno di tenermi con i piedi per terra.

  • Sono davvero felice che alla fine sei riuscita a rialzarti amore mio, non sopportavo più l’idea di vederti soffrire.
  • Mi sono pianta addosso abbastanza! - affermai.
  • Un po’ ma non ha più importanza adesso. Quello che ne ha è che tu sia pienamente convinta della decisione presa e che sia consapevole  che questo, nonostante ci siano tutte le carte in tavola per ottenerlo, non è detto che ti porti li, dove per anni hai desiderato di arrivare.
  • Ne sono più che consapevole anzi... non ci sto proprio pensando in realtà. Come ti ho già detto voglio prendere parte a  competizioni che non richiedono necessariamente un seguito tra una e l’altra. Non voglio partire da qui per arrivare chissà dove o cosa. Mi mancava questa sfera emotiva della ginnastica oltre che la ginnastica stessa quindi ho pensato di risolvere il tutto in questo modo. Gareggerò solo per il semplice gusto di farlo, non ho altri scopi in mente. - dissi più che convinta. 
  • Anche se la gamba a lungo andare,  con gli esercizi giusti, te lo permetterebbe? - chiese per esserne assolutamente certo.
  • Io lo so che voi ci credete ma io non più ormai... ho perso la volontà di crederci, sono successe troppe cose e non voglio arrivare nuovamente allo step finale, ad un passo dal mio grande sogno e vederlo nuovamente svanire in un battito di ciglia. Riacquistare la sanità mentale mi è costata molto e non intendo perderla di nuovo. 
  • D’accordo... se è quello che davvero desideri sono con te amore mio. 
  • grazie.... lo apprezzo davvero! 

Iniziai i miei allenamenti ufficiali il giorno seguente dopo aver ricevuto una mail da Regina con gli orari e i giorni da rispettare. Lunedì, mercoledì e venerdì  dalle ore 19:00 alle ore 22:00, tre ore di puro lavoro che messe in confronto agli allenamenti di otto o nove ore di un tempo erano nulla ma al tempo stesso erano più che sufficienti per ottenere il mio scopo. 

Come da accordi il pomeriggio, prima del primo allenamento, passai da Killian per una visita di controllo e dopo aver ottenuto da lui il via libera Regina si diede da fare per massacrarmi tentando, in questo modo, di farmi pentire di aver perso dei mesi di allenamento inutilmente. Non ci riuscì però. Uscii dalla palestra stanca morta è vero ma al tempo stesso soddisfatta. Tutto quel lavorare mi era mancato talmente tanto che anche tre ore di addominali mi avrebbero reso felice.

 

Pov regina 

Mi bastó vedere lo sguardo di Emma per capire che fosse davvero pronta a ricominciare. Nell’ultimo anno e mezzo avevo avuto a che fare con una Emma mai vista prima: senza stimoli, insicura... avevo  allenato una ragazza completamente differente da quella che avevo conosciuto negli anni, ma fortunatamente quel periodo sembrava essere diventato ormai solamente un lontano ricordo e la mia piccola Emma stava piano piano riemergendo.

Notai il cambiamento fin dal primo allenamento e più andavano avanti con il programma più lei sembrava determinata a non mollare. Certo, di crolli emotivi ce ne furono ugualmente e non furono neanche pochi, ma rispetto ai precedenti riuscì a gestirli in maniera formidabile e dopo un piccolo pianterello per un esercizio, una sequenza o una giornata non prorpio positiva, eccola tornare all’attacco durante l’allenamento seguente  più determinata che mai pronta a superare il suo piccolo ostacolo. 

In soli due mesi avevano già stravolto il vecchio allenamento, era diventato troppo semplice per lei, iniziammo a rispolverare quindi degli esercizi un tantino più complessi e in più, non contente,  iniziammo a lavorare su una nuova coreografia a corpo libero da portare in gara. 

Fosse stato per lei avrebbe gareggiato già il giorno stesso ma in quanto allenatrice decisi di aspettare un pochino prima di iscriverla a qualsiasi gara: era stata ferma troppo tempo, fisicamente doveva ancora lavorare molto e poi parliamoci chiaro: prima di tutto volevo accertarmi che fosse seriamente convinta di volerlo fare... dopo l’ultima volta volevo aspettare un po’ prima  di mandarla in pasto ai lupi. 

La vidi soffrire molto per questa mia decisione di aspettare, fremeva all’idea di tornare in pista, ma anche lei a lungo andare capì che quella fu senza ombra di dubbio la scelta più sensata per lei. 

Passarono sei lunghi mesi prima che ricevette la notizia che da lì a breve si sarebbe tenuta una piccola gara a cui volevo che prendesse parte e la reazione potete benissimo immaginarla fu meravigliosa. La vidi piangere per la felicità e ammetto di aver pianto anche io nell’averla vista così emozionata. 

A detta dei suoi genitori, ma anche di killian che messaggió con lei per tutto il tempo, non chiuse occhio la notte prima dell’incontro tanta era l’emozione ma nonostante ciò il giorno seguente era ugualmente carica come non mai. Accompagnammo i suoi e killian sugli spalti in modo da capire dove fossero stati posizionati, non potevano scendere in campo con noi, dopodiché io e lei andammo negli spogliatoi destinati alle ginnaste.  Gli occhi di tutte le ragazze erano puntati su di lei ma questa volta non per criticarla.... anzi.... per temerla. Tutti la conoscevano, era stata l’idolo di ogni ginnasta nascente vista la sua lunga sfilza di vittorie nonostante la sua giovanissima età per cui ritrovarsela li, inaspettatamente, fu una doccia gelata per tutte loro. Inizialmente credevano fosse li in veste di giurato ma poi la videro iniziare a prepararsi e nei loro sguardi si dipinse il terrore. A differenza di Emma loro erano lì per farsi notare, per poter avanzare di classe e arrivare un giorno alla fatitica serie A  per cui avere un’avversaria come lei, reduce da un campionato mondiale, era la cosa peggiore che potesse mai capitare loro. Nonostante questo rimasero a guardarla comunque affascinate e ad essere onesta anche io lo feci. Emma è una precisina di prima categoria anche quando si parlava di prepararsi per una competizione ed era un vero piacere restarla ad ammirare in quello che faceva... mi era mancato tutto questo. Come da manuale la prima cosa che fece fu truccarsi. non ama molto farlo in realtà ma non si direbbe vedendola all’opera. Lo fa solo in gara, per uscire preferisce più un look acqua e sapone, ma quando lo fa recupera anche per le volte in cui non si trucca. Subito dopo il trucco passa ad acconciarsi i capelli. Nella ginnastica non vi è un’acconciatura specifica da rispettare come ad esempio nella danza classica... no, qui l’importante è che i capelli siano ben legati in modo da non averli davanti agli occhi e avere quindi qualche incidente poco piacevole. Coda, treccia o chignon non ha importanza, ognuno opta per quello che preferisce ed Emma non è da meno. Lei ormai ha un’acconciatura prestabilita: parte con il fare due trecce che partono dalla cima della testa fino alla base del collo, unisce il restante dei capelli in una coda e li appunta in una sorta di chignon. Le sta davvero bene quell’acconciatura ma quel giorno non la vidi molto convinta del risultato finale: continuava a fissarsi allo specchio con aria dubbiosa. 

  • Stai benissimo! Mi mancava vederti con questa acconciatura sai? - le dissi avvicinandomi e poggiando entrambe le mani sulle sue spalle per farle coraggio: non lo dava a vedere ma era parecchio agitata.
  • Non so se cambiarla in realtà... - non era un semplice dubbio il suo, affatto... non avrebbe perso tutto quel tempo a fissarsi allo specchio senza provare altro. c’era qualcosa   sotto e avevo tutto l’intento di scoprirlo.
  • Perché? Non ti piace? Io trovo che tu stia benissimo e poi è la tua uniforme ormai. - le dissi dolcemente. - il tuo portafortuna. 
  • Portafortuna.... tu dici??? Portavo proprio questa acconciatura quando.... beh si, hai capito. Non mi pare proprio che mi abbia portato fortuna. 
  • Beh... dipende dai punti di vista. Tu pensi che non ti abbia portato fortuna  ma io vedo altro. Vedo te ancora in gara nonostante un incidente molto grave. Quel giorno abbiamo seriamente temuto per la tua salute, avresti potuto lasciarci le penne eppure sei ancora qui a combattere per ciò in cui ami. Se non è fortuna questa. - non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo. - lo so che non è l’acconciatura il vero problema, non solo almeno... sei spaventata e questo è normalissimo. Fai di questa paura la tua forza e non dovrai temere nulla. - la vidi annuire leggermente, avevo colpito nel segno: aveva semplicemente bisogno di qualche parola di conforto. - molto bene! Finisci di prepararti adesso, non manca molto. 

Si allontanò finalmente dallo specchio e passò all’ultima fase della sua routine: la vestizione. Differentemente dalle volte precedenti, non essendo una gara di serie A, non potè indossare i suoi soliti body. Tutti quelli che aveva riportavano lo stemma della nazionale e di conseguenza non erano minimamente indicati per un contesto come quello. Ne facemmo cucire uno su misura da una sarta bravissima, nonché mia amica  ma decisi di non volerlo vedere fino al giorno della tanto attesa gara. Feci scegliere tutto ad Emma, dal materiale, al colore... tutto; lei avrebbe dovuto indossarlo dopotutto per cui era giusto che scegliesse lei cosa la facesse sentire meglio. 

Optò per un body nero a maniche lunghe semplicissimo ma con una scollatura molto pronunciata sulla schiena, impreziosito, sulle maniche e sulla stessa scollatura, con degli svaroski rosso fuoco. Era a dir poco meraviglioso ma la parte che più mi colpì in assoluto fu un piccolo dettaglio a cui inizialmente non avevo fatto caso. Sul fianco sinistro vi era rappresentata, sempre con gli svaroski, una piccola fenice, animale mitologico per eccellenza. Era perfetto per lei... come la leggenda narra, la fenice rinasce dalle sue ceneri e in un certo senso Emma stava facendo lo stesso. 

  • sei a dir poco perfetta tesoro! 
  • Tu dici??? 
  • Si.. e non lo penso solo io! Ti stavano guardando tutte incantate prima... oltre che impaurite naturalmente. - Risi ripensando alla scena. - è preso un colpo a tutte loro quando ti hanno vista cambiarti.
  • Seriamente? Addirittura impaurite?? Che cosa si aspettano? Se sono qui dopotutto qualcosa vorrà pur dire.... non sono più quella di...
  • Ehi, ehi, ehi.... non terminarla neanche la frase, lascia stare ok? Non pensare a nulla se non alla tua esibizione. È normale che siano spaventate conoscendoti ma lascia il tempo che trova tutto questo! Devi pensare a te e basta. D’accordo? - annuì - bene! Va a scaldarti adesso, sei la quarta in ordine di scaletta. 

La vidi allontanarsi per raggiungere l’area dedicata al riscaldamento e anche lì mi gustai la scena di ciò che la sua presenza causò alle altre ginnaste. Iniziarono a scrutarla più  incuriosite che mai, cercando di osservare i suoi punti di forza ma furono costrette ad allontanare i loro occhi dalla mia pupilla quasi subito in quanto mi avvicinai a lei per darle dei consigli e loro, conoscendo probabilmente la mia fama da stronza, scapparono a gambe levate per paura di chissà che cosa.

Non mi creava alcun problema averle li attorto ad osservarci, sapevo perché lo stavano facendo: avevano paura di confrontarsi con lei e volevano vedere fino a che punto si sarebbe spinta, quello che proprio non riuscii a sopportare fu vedere Emma, dopo essermi allontanata per lasciarle i suoi spazi, avvicinarsi a loro per dispensare consigli. Già.... ha dell’incredibile ma è proprio quello che fece. Mi allontanai giusto il tempo per prendere un caffè, stava ripassando gli esercizi, non aveva bisogno di me, ma quando tornai piuttosto che vederla impegnata a ripassare le sue cose la trovai accanto ad una ragazza intenta a spiegarle la tecnica giusta per effettuare una buona uscita alla trave.  Fu un attimo e la vecchia Regina Mills tornò ad impossessarsi di me.

  • Swan! A rapporto! Ora!!!! - ordinai con il mio insostituibile modo autoritario. Lei, conoscendo quel tono e sapendo quando veniva utilizzato, lasciò stare ciò che stava facendo per correre immediatamente da me. - che accidenti stai facendo si può sapere? - le domandai 
  • Niente, stavo giusto aiutando quella ragazza a....
  • A vincere! - terminai la sua frase. - ti sembra normale? 
  • Mah... cosa.... ma quale vincere... ha rischiato di farsi seriamente male prima provando un esercizio.
  • E allora? È un problema del suo allenatore questo, non tuo. È lui o lei che devono aiutarla, non tu.
  • Mah...
  • Ma cosa è? Devi utilizzare questo tempo per riscaldarti al meglio e dare una ripassata al tuo programma, il resto non deve esistere lo sai! 
  • Volevo solamente essere gentile! - si giustificò.
  • Puoi esserlo anche senza regalare consigli utili. E ora vai a provare il salto di oggi che ti esce meno al volteggio.... evitiamo che sia tu a farti male! 

Con la coda tra le gambe e senza replicare fece ciò che le chiesi e andò dritta al volteggio a provare. Mi fece male rimproverarla, avevo iniziato a considerarla più di una semplice allieva, ma il mio ruolo da allenatrice richiedeva anche quello per cui non potrei sottrarmi dal rimetterla in riga. La osservai provare il salto critico della giornata ancora e ancora poi dovette smettere in quanto la gara ebbe il suo inizio. 

Credo di non averla mai vista, come quel giorno, così impanicata per affrontare una gara: Emma è sempre stata molto sicura di se e non ha mai dimostrato di avere paura. quel giorno sembrava di avere accanto una persona totalmente diversa, mai conosciuta prima. 

  • vuoi calmarti? Mi stai facendo venire il mal di mare! - le dissi dopo la centesima volta che mi passò davanti camminando avanti e indietro.
  • Scusa, sto ripassando a mente la coreografia.
  • Smettila allora! Non si ripassa durante l’esibizione degli altri. Concentrati su ciò che stanno facendo e rilassati. - lo fece? Certo che no! Si sedette questo è vero ma iniziò a tamburellare con il piede sul pavimento fin quando non fu il suo turno. 

Quando venne chiamata in pista si alzò in piedi, raggiunse la pensava del corpo libero, avrebbe iniziato da lì e salutò i giurati dato così io via ufficiale alla sua competizione. Sembrava una persona completamente diversa da quella conosciuta fin ora ho detto vero? Beh... mi sbagliavo. Non appena la musica parti e lei inizio il suo esercizio vidi davanti a me solo ed esclusivamente lei: la mia vecchia Emma: determinata, energica, meravigliosa. Fece un corpo libero a dir poco sorprendente, parallele e trave corrette e pulite in ogni singolo movimento ma quello che più mi sconvolse furono i due salti nella prova del volteggio. Perfetti entrambi, atterraggio compreso, cosa che in prova non era mai capitato. Mi ritrovai ad applaudirla come un fan applaude il suo cantante preferito dopo un concerto ma cercai di riprendermi e di darmi un contegno prima che mi vedesse, non volevo di certo perdere la mia fama da stronza.  Quando tornò da me non le dissi nulla, avrei aspettato la fine della competizione per farlo, come sempre.... la feci accomodare accanto a me, questa volta decisamente più tranquilla e insieme finimmo di guardare le altre esibizioni.  

Le altre ginnaste erano brave devo ammetterlo, una gran bella gara per non essere una di quelle a cui solitamente ero abituata, ma se cera qualcosa che mancava in quelle ragazze era l’esperienza di salire in pista e la determinazione, cosa che  alla mia Emma non mancava di certo. Senza nessuno sforzo si piazzò alla prima posizione con un punteggio decisamente più alto rispetto alla seconda classificata. Non vi erano dubbi che avrebbe vinto ma a quanto pare lei sembrava essere meravigliata della cosa. 

  • non te lo aspettavi? -le  domandai
  • Affatto....
  • Seriamente? - scosse la testa. - beh immagino sarai al settimo cielo allora. - le rivolsi un gran sorriso.
  • Dipende... di solito prima di gioire aspetto sempre le tue considerazioni finali. Non è la prima volta che vinco ma poi mi ritrovo ad essere triste perché non sei soddisfatta della mia esibizione.... - già... vero....  in passato è capitato più volte di mandata a casa in lacrime nonostante un primo posto o un secondo. Non mi è mai interessata la classifica generale, qualificazioni a parte si intente, ho sempre guardato l’esibizione in se per se per cui se a una determinata specialità non mi aveva particolarmente colpita o avevo visto errori che i giudici non avevano notato a poco serviva aver ottenuto il primo posto: una ramanzina non gliela avrebbe tolta nessuno. Stessa cosa vale per un piazzamento basso in classifica: se l’esibizione  a mio parere era stata corretta avrebbe avuto da me sicuramente delle parole di incoraggiamento nonostante il piazzamento basso. Sapere che teneva molto al mio giudizio mi scaldò il cuore, le altre della squadra nazionale probabilmente se ne sarebbero fregate altamente se una volta aver ottenuto una medaglia le avessi sgridate, per cui con il cuore in mano, felice come non mai del suo nuovo debutto le dissi esattamente ciò che meritava di sentirsi dire:
  • Sono orgogliosa di te! Per tutto e non solo per l’esibizione di oggi. Ti sei impegnata tanto e costantemente in questo ultimo periodo e i risultati si sono visti tutti: hai portato in campo esecuzioni a dir poco perfette... sopratutto nel volteggio, ma non parlo solo di questo: sono orgogliosa della ragazza che sei diventata con gli anni e che piano piano sta venendo fuori. - presi una piccola pausa. - Hai fatto una cosa molto importante e significativa  oggi pomeriggio che mi ha fatto pensare sai?! hai aiutato una persona in difficoltà nonostante potesse essere per te un arma a doppio taglio. Ti darei dell’idiota altre cento volte in contesto gara ma ora ti dico anche “brava”! Brava perché non è da tutti in questo campo essere altruisti e generosi. 
  • Non ho fatto nulla in realtà! 
  • O credimi... hai fatto molto invece e mi hai dato anche la conferma che non sbagliavo su di te. So già che la cosa non ti interesserà probabilmente visto i nostri discorsi passati ma intendo rinfrescarti la memoria ancora una volta. Se ami la ginnastica ci sono vari sbocchi per poterla coltivare ed avere successo, non esiste solo l’essere atleti, esiste anche altro e forse questo altro ruolo è ancora più importante del primo perché se ci pensi è proprio questo ruolo che forma l’atleta vincente. - la vidi abbassare lo sguardo - Hai capito di cosa sto parlando immagino.... - annuì - Emma credimi... quello che ho visto oggi è un chiaro segnale, tu saresti davvero perfetta per l’insegnamento e non lo dico solo per farti sentire importante, lo dico perché ti ho vista all’opera oggi. Avevo visto prima di te quella  ragazza... ho visto esattamente i due errori che la portavano a sbagliare l’arrivo finale e non sono affatto piccoli. In quanto? In dieci minuti? Si, in dieci minuti, il tempo in cui mi sono allontanata, sei riuscita a far capire a quella ragazza quale fosse il giusto movimento da eseguire per non sbagliare e fidati se ti dico, da allenatrice lo so bene, che correggere errori così gravi non è mai semplice. Io stessa che ho anni e anni di esperienza non riesco a correggervi errori in così poco tempo... mi occorre un mese all’incirca e stiamo parlando di ragazze professioniste nel mio caso quindi.... hai del talento Emma, dovresti seriamente prendere in considerazione questa cosa.
  • Non lo so Regina... non lo so davvero! La ginnastica mi piace, l’allenamento mi piace.... sperare anche solo di poter diventare come te un giorno mi renderebbe davvero felice mah.... beh per quanto io possa aver voltato pagina c’è sempre ancora qualcosa che mi fa soffrire parlando del passato e ora come ora anche solo pensare all’idea dell’insegnamento mi creerebbe difficoltà. Aiutare qualcun’altro in difficoltà a migliorarsi, come nel caso di oggi, è un conto ma formare un atleta da zero e vederlo raggiungere picchi altissimi è un’altro. 
  • E non ti piacerebbe? 
  • Mi sarebbe piaciuto un  tempo, ora non lo so... l’idea che qualcuno grazie a me possa realizzare sogni che a me sono stati proibiti non mi fa stare bene, anzi... sarei invidiosa, gelosa di questa persona e chissà... magari a lungo andare mi ritroverei a compiere qualche sciocchezza. - dovevo immaginare quale fosse il suo freno, dopotutto non si può superare tutto subito. Magari con il tempo le cose avrebbero assunto una piega del tutto diversa.
  • Motivazione più che valuta, che dimostra ancora una volta quanto tu sia matura. Il mio è solo un consiglio naturalmente, ma capisco che ora possa essere ancora un po troppo dura da affrontare. Lo accetto ma ti chiedo di provare a pensarci ancora tra qualche anno... non sprecare questa opportunità, non sprecare il tuo talento. 
  • D’accordo, ci penserò su! 
  • Molto bene e ora, visto che te lo sei meritato, corri da quel signorino che ti sta aspettando impaziente sullo stipite della porta - gli indicai Killian il quale era sceso per salutarla e congratularsi. - fatti portare a cena e assicurati che sia lui ad offrirtela mi raccomando! 
  • Sei seria?!?!
  • Certo! Un uomo deve corteggiare la donna, sopratutto mio figlio. 
  • Intendevo della cena.... mi dai il permesso di andare a cena fuori? E la mia dieta?
  • Oggi si festeggia. - le feci l’occhiolino 
  • Stai perdendo la tua cattiveria lo sai si??? - mi disse ridendo.
  • Mi sono rammollita lo so ma shhhh... non dirlo a nessuno. - la feci ridere ancora di più  - ora vai ma avvisa i tuoi, salutali almeno e non rientrare troppo tardi: dopo cena dritta a casa.... tua intendo ... da sola e senza perdere tempo a...
  • Ho capito ho capito... - alzò gli occhi al cielo per un secondo prima di tornare seria - comunque grazie ancora Regina, per tutto. - e dopo avermi regalato uno dei suoi meravigliosi sorrisi si allontanò correndo ad abbracciare mio figlio il quale non aspettò neanche che mi allontanassi  per quasi saltarle addosso e baciarla a mio avviso senza ritegno. Fortunatamente i suoi erano ancora sugli spalti. Ad essere onesti devo ammettere che tutto sommato non mi dispiacevano affatto come coppia, non avevo nessun problema riguardante  il fatto  che stessero insieme, sarei stata un’ingenua a credere che con il passare degli anni Emma non avrebbe fatto perdere la testa a qualcuno che successivamente l’avrebbe conquistata, ma la paura che entrambi potessero perdere di vista i loro obiettivi a causa l’uno dell’altra continuava a perseguitarmi. Ok, Emma non era più in competizione per titoli importanti ma Killian si.... Killian aveva il peso di una possibile olimpiade sulle spalle e dopo ciò  che successe l’ultima volta a causa proprio di una donna potevo non preoccuparmi? Il problema non era neanche emma, essendo stata un’atleta anche lei capisce alla perfezione le esigenze di Killian e i sacrifici che deve fare, ma lui stesso in quanto sembra essere completamente rapito dal suo fascino. Sono felice per lui, per entrambi a dire la verità, io scherzo e mi arrabbio in base a come si comportano ma lo vedo che si amano seriamente... la mia paura è dovuta proprio a questo però: ho il terrore che Killian per paura di ferire i sentimenti Emma rinunci al suo sogno pur di non vederla soffrire. Era stupido pensare una cosa del genere forse ma conoscevo mio figlio meglio di chiunque altro e avevo palesemente visto sul suo viso, il giorno che venne convocato nella squadra nazionale, il senso di colpa per aver dato modo ad Emma di essere presente. Dentro di se pensava di averla fatta soffrire e il semplice fatto di non volerla più neanche agli allenamenti la diceva lunga. Ragionai su tutto per un paio di giorni, poi quando Emma tornò in palestra per il primo allenato post gara, decisi di confidare a lei le mie paure. Forse avrei dovuto farlo con Killian ma sapevo che sarebbe stato inutile. Avevo già provato una volta in realtà, subito dopo la sua gara di qualifica, ma mi aveva praticamente liquidata con la scusa del lavoro. 
  • Sei pensierosa oggi... che c’è? - fu Emma a capire che ci fosse qualcosa che non andava in me prima ancora che potessi anche solo accennarle al fatto di volerle parlare a fine lezione. 
  • Pensierosa??? 
  • Già... mi hai detto di scaldarmi per provare le sequenze ma in realtà oggi dovremmo fare tutt’altro no? - la guardai non capendo - una cosa chiamata potenziamento ad esempio..... non che io voglia farlo sia chiaro, me lo risparmierei vivamente conoscendo cosa sei in grado di fare, ovvero distruggermi, mah....
  • hai ragione! Sono con la testa da un’altra parte oggi.
  • Successo qualcosa? - si preoccupò all’istante per me. - posso aiutarti in qualche modo? 
  • Vieni con me! Andiamoci a prendere qualcosa al bar, l’allenamento per oggi può anche saltare.- rimase a guardarmi totalmente sconvolta
  • Saltare?!?! Regina stai bene???? Devo forse preoccuparmi? 
  • Forza andiamo.... - mi limitai a dire insospettendola ancora di più. 

Non appena arrivammo al bar, nenache il tempo di prendere le ordinazioni, lei iniziò subito il suo terzo grado.

  • Mi dici che succede? Non è da te farmi saltare un allenamento... ti hanno detto qualcosa? Centro io per caso????  Forse riguarda la mia salute? Ti sono attivati gli ultimi.... 
  • Ti prego non andare in paranoia anche tu, basto io per questo.... comunque non è successo nulla in realtà.
  • Non si direbbe dalla tua faccia. - commentò. 
  • Sono solo pensieri... pensieri che non mi fanno stare tranquilla purtroppo. Riguardano Killian.... 
  • ah! 
  • Già... sono sua madre dopotutto... Sarebbe strano se non mi preoccupassi per mio figlio non credi?  - annuí
  • Ha fatto qualcosa? Avete discusso per caso? - provò ad indovinare 
  • Ti sembrerà strano ma no! Non abbiamo discusso anzi... ultimamente andiamo molto d’accordo io e lui. 
  • Cosa c’è che ti turba allora... 
  • la verità? Un po’ la vostra situazione attuale. - ammisi.
  • La nostra sit.... cosa??? Regina non... non sarà mica un discorso tra suocera e “nuora” vero? No perché non sono psicologicamente pronta ad una cosa del genere. Mi è bastato mio padre In passato quando ha fatto un discorsetto tu per tu con Killian... Credimi. - sorrisi nell’immaginarmi la scena. David è un gelosone di prima categoria. 
  • Nessun discorso da mamma premurosa fidati, o meglio... forse un po’ si ma non per quello che pensi tu. 
  • Avanti parla ti prego! - mi incoraggiò. 
  • Non sono qui per dirti di trattare bene mio figlio ecc ecc ecc. non sono una di quelle mamme ma vorrei che mi tranquillizzassi su una cosa. - rimase a guardarmi incuriosita - Immagino tu sia al corrente della sua precedente relazione....
  • Si...
  • E conosci le vicende che lo spinsero a mollare tutto, famiglia compresa. 
  • Si... 
  • beh... Killian è tornato alla sua vecchia vita finalmente, a messo nuovamente la testa a posto ed è tornato ad inseguire il suo sogno mah.... 
  • mah???
  • Ma è anche vero che il suo cuore si è nuovamente riempito di sentimenti per una donna e questa volta anche in maniera più seria della prima. 
  • E con questo? Regina davvero non riesco a seguirti.... pensi che io possa spingerlo fuori strada? Che possa distoglierlo dal suo impegno per un semplice capriccio da ragazzina innamorata? Ma è assurdo! No! Io non lo farei mai lo sai... come ti viene anche solo in mente che io possa essere come quella stronza che gli ha rovinato la vita è??? - si alterò e rimase profondamente colpita dalle mie parole.
  • No Emma no! Niente di tutto questo....  stai fraintendendo, non sei tu il problema.
  • No? allora cosa c’è! Cos’è che ti spaventa tanto? - continuó mantenendo  un timbro di voce più duro del normale. - perché a me sembra proprio che sia io per te il problema. 
  • Ti sbagli. Il punto è che ho paura... già... Ho paura che a causa della tua situazione lui possa decidere, pur di non vederti soffrire, di abbandonare ancora, questa volta in maniera definitiva però. Ha 21 anni ormai se non entra in squadra olimpica nelle prossime qualifiche dubito che gli diano una terza possibilità.
  • È assurdo quello che dici! Killian non mollerebbe  mai credimi, ne abbiamo già discusso e poi anche se volesse farlo io glielo impedirei a prescindere e lui lo sa bene quindi.... stai tranquilla Regina ok? Non ripeterà i suoi errori posso garantirtelo. 
  • Eh... non è facile stare tranquilli.... Conosco mio figlio  purtroppo e proprio per questo motivo non riesco a stare tranquilla. Comunque non fraintendermi, la mia paura non è vederlo commettere nuovamente quello che ai tempi fu un errore clamoroso, è grande e della sua vita può decidere ciò che  vuole... la verità è che mi spaventa il futuro... il vostro futuro. - mi corressi lasciandola per un momento a bocca aperta, non si aspettava quella mia rivelazione - Se lui decidesse di rinunciare al suo sogno per te, perché non vuole vederti soffrire e in futuro dovesse pentirsene? Sai cosa succederebbe vero? A lungo andare potrebbe  rinfacciarti tutto e la vostra storia finirebbe per inclinarsi drasticamente. Vorrei evitarlo...
  • Ti stai... ti stai seriamente preoccupando del nostro futuro? - le venne da sorridere - Allora sei una nostra fan? Lo ammetti è!!? - inizió a prendermi in giro ridendo come non mai. 
  • Che cretina che sei! Siete una bella coppia si, lo ammetto, anche se non vi comportate esattamente come dovreste... - la guardai come a dire “a buon intenditor poche parole” - ma so che lui ci tiene davvero tanto a te così come so che tu tieni a lui... meritate qualcosa di più che una storia inclinata da un sogno rovinato. - cercai di tarla tornare seria, era un discorso serio il mio. 
  • Quindi sei preoccupata per noi, per il nostro futuro.... - ripetè le mie parole ancora incredula. 
  • Ti sembra così difficile crederlo?
  • No mah... è strano. È la prima volta che sento qualcuno parlare di me e killian come coppia stabile in grado di avere un futuro. Molti, i miei genitori compresi, ci considerano la classica coppia di fidanzatini destinati prima o poi a mollarsi. - sbuffò. 
  • Conosco mio figlio e conosco te.... mi basta questo per capire che è una cosa seria. 
  • Ah si?!?!?’ - tornò a sogghignare..... 
  • smettila Emma! Smettila immediatamente 
  • Scusa ma non riesco a trattenermi! - continuó a ridere - non credevo avessi anche un lato romantico oltre a quello da... “stronza” - bene... molto bene... viva la sincerità. 
  • Ok ok ok! Ho capito! Pausa finita, argomento chiuso! Fila dritta a fare i tuoi esercizi di potenziamento post gara. 
  • Mah... ma Regina! mancano solo 40 minuti alla fine della lezione.
  • E con questo??? In quaranta minuti si possono fare tantissime cose! Sopratutto dopo che mi hai dato della stronza. 
  • Mah... era in modo affettuoso! - si difese provando a fare gli occhi dolci.
  • Come no! Forza andiamo, muovi quel sederino! C’è una serie infinita di addominali che ti sta aspettando. - alzò gli occhi in aria per nulla felice della mia decisione ma senza controbattere, e ancora sogghignando, si alzò dal tavolo e si diresse in direzione della palestra. 
  • Ah Regina... - interruppe il suo camminare per voltarsi e guardarmi con aria seria - stai serena ok? andrà tutto bene credimi. Killian non abbonerà mai hai la mia parola. Nel caso dovesse anche solo pensala una cosa del genere sarei disposta a mollarlo pur di garantirgli il futuro che merita. 
  • A mollarlo??? Cosa... Ma allora non hai capito nulla del vero motivo della mia preoccupazione.... 
  • Ho capito benissimo invece ecco perché ti dico così.  - faticavo a starle dietro - pensaci... Se mettessi Killian alle strette minacciandolo di lasciarlo, cosa pensi che farebbe? - mi guardò con aria furba, da perfetta diciassettente quale era. 
  • Sei perfida quando vuoi! 
  • Ho imparato dalla migliore - rise per poi tornare seria - fidati,  le so giocare bene le mie carte e tra il perdermi e il continuare ad allenarsi cosa pensi che farebbe? 
  • spero tu abbia ragione.... 
  • c’è dell’alto però! 
  • Ah si? - annui 
  • In qualsiasi caso dovesse decidere di lasciare per altri motivi, che non riguardano me o la nostra situazione naturalmente,  io... beh... io non mi intrometterò in quel caso. Posso farlo ragionare, fargli vedere le cose da un altro punto di vista ma non di più: in quel caso la decisione finale spetterebbe solamente a lui.
  • Non ci crederai ma sono d’accordo con te. 
  • Davvero??? - mi guardò ancora una volta stupita. 
  • Assolutamente si anzi ti dirò di più. Non sono mai stata arrabbiata con lui per il fatto stesso di aver mollato in passato. No.... mi sono arrabbiata per il motivo per cui lo ha fatto. Si è fatto abbindolare dalla prima che è passata, così... senza provare a fermarsi a ragionare un secondo su ciò che stava lasciando. La famiglia, una possibile carriera.... tutto. Si vedeva lontano un km già agli inizi che quella situazione era nociva alla sua salute mentale ma a quanto pare provare a dirglielo è stato anche peggio. Sono stata dipinta come la cattiva di turno, capace di pensare solo allo sport e non alla sua felicità e i nostri rapporti si sono di conseguenza inclinati quasi definitivamente. Forse sul fatto che sono ossessionata dallo sport ha anche ragione, come potrei non esserlo visto il lavoro che faccio, ma te lo giuro: se  avesse mollato non spinto da nessuno allora le cose sarebbero state diverse: ci sarei rimasta male ugualmente visto il suo talento innato ma me ne sarei fatta una ragione e avrei accettato la sua decisione. 
  • Non devi rimproverarti di nulla,  Killian questo lo sa... sa che vuoi solamente il suo bene. Ha fatto un grande errore, in passato, lo riconosce anche lui adesso, non lo ripeterà di nuovo abbi fede, gli è bastata da lezione. 
  • Lo spero ma sappiamo bene che ti ama e che per lui sarà difficile godersi a pieno la sua seconda opportunità viste le circostante. 
  • Secondo me no... ti sbagli su questo. 
  • no? Lo hai visto quel giorno dopo la sua qualificazione in nazionale? Doveva essere al settimo cielo, brindare per giorni e giorni e invece sì è chiuso a riccio non facendo trasparire nulla della sua felicità. Ha visto te soffrire e  se ne è dato la colpa.... è questo che mi spaventa. 
  • Lo so, ho reagito malissimo lo ammteto ma non era per lui... anzi, sono stata più che felice per il suo risultato.
  • Lo so questo e lo sa anche lui....
  • Ma hai ugualmente paura che io possa viverla male per sempre e che di conseguenza lui faccia una stronzata. 
  • Più o meno...
  • Beh non preoccuparti perché ho preso la mia decisione ormai e l’ho anche accettata. Ogni tanto ho qualche ricaduta, credo sia normale,  ma da qui a qualche anno le cose saranno sicuramente differenti. - mi sorrise - sono sicura che sarò in grado anche di venire con voi per vederlo accaparrarsi la tanto attesa medaglia olimpica. L’appenderemo in casa mostra quando un giorno ne avremo una... proprio all’entrata: in modo che tutti possano vederla. 
  • Casa vostra??? Stai già pensando ad andare a convivere con lui???? 
  • Perché no? Un giorno succederà non credi?
  • Un giorno molto lontano però! Fila ad allenarti adesso! Hai detto fin troppe cavolate signorina....
  • Ma come??? Non eri una nostra fan? 
  • Fila a fare il tuo lavoro ho detto! - e in maniera scherzosa la spinsi in palestra dove come annunciato poco prima la massacrai a suon di addominali. 

Mi sentii decisamente meglio subito dopo aver parlato con lei e vedendola affrontare la sua nuova vita da non agonista sempre con il sorriso sulle labbra giorno dopo giorno  iniziai a convincermi che forse aveva ragione lei: non dovevo temere nulla, piano piano avrebbe superato definitivamente quel suo ostacolo che ogni tanto le regalava giornate poco piacevoli  e non ci sarebbe stato nessun impedimento alla loro felicità. Killian anche sembrava convinto di voler continuare con la sua strada  e ogni volta che eravamo a cena e lui se ne usciva parlando delle sue future gare Emma mi guardava di nascosto e mi lanciava segnali come a voler dire “visto?”.

Tutto procedeva per il migliore dei modi, non avrei potuto chiedere di meglio: Emma era sempre più carica nelle sue gare e io sapendola al sicuro non potei far alto che gioire delle sue vittorie e al tempo stesso vivermi a pieno mio figlio: il suo più fedele fan. Da quando ci eravamo sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguardava la situazione di Emma non avevamo più avuto incomprensioni e il nostro rapporto non fece altro che crescere ogni giorno di più diventato ancora più forte di quello che era stato un tempo. Tutto sembrava essere perfetto ma a lungo andare, più precisamente un anno e mezzo dopo,  un nuovo piccolo ostacolo si presentò alla nostra porta scombussolando, almeno per quanto mi riguarda quel bel clima di serenità. 

La notizia che mi fece tremare arrivò a seguito di una delle tante gare che tenne Emma, fui convocata dal responsabile di gara insieme ad altre cinque o sei allenatrici e una volta averci radunate in una piccola stanzetta ci venne comunicato che le nostre ginnaste erano state visionate durante la gara da uno dei giurati della commissione e che aveva ritenuto opportuno comunicare noi la possibilità di far partecipare le nostre ragazze una gara di livello superiore che avrebbe permesso a qualcuna di loro, con un pizzico di fortuna, di entrare nella tanto ambita serie A. Come facilmente intuibile molte di loro iniziarono a gioire saltellando qua e là nella stanza, altre Rimasero ferme su loro posti chiacchierando tra di loro. Quello che però fecero tutte, nessuna esclusa, fu guardarmi con aria maligna e saccente convinte che Emma era tra il gruppo delle convocate solo per raccomandazione. Avrei voluto spiattellare loro tante di quelle cattiverie che come minimo avrebbero smesso di insegnare una volta uscire dalla porta, ma avevano visto la differenza tra la mia Emma e le loro “ginnaste”?  Nessuna di loro avrebbe retto il paragone con Emma, altro che raccomandazione... la classe non è acqua, o la si ha o non la di ha... c’è poco da fare.

La mia Emma ha classe da vendere rispetto alle loro pupille ma non potendo ammetterlo, sarebbe troppo umiliante per loro, non possono far altro che sostenere che sia una raccomandata. “ Che facciano pure” mi ritrovai a pensare dopo un primo momento di rabbia allo stato puro, raccomandata o non, non era questo il problema, il problema era un altro, molto più grande, difficile da gestire, ma sopratutto che mi premeva di più ovvero come dirlo alla diretta interessata. Aspettai un paio di giorni prima di farlo, quando tornai da lei quel pomeriggio le raccontai una piccola bugia a fin di bene, ma non potevo comunicarglielo subito, volevo trovare le parole adatte prima di farlo e sopratutto volevo parlarne con Killian per sapere il suo punto di vista. Avevamo deciso di essere onesti tra di noi e non volevo iniziare a tradirlo proprio ora che si fidava di me. Lo convocai nel mio ufficio in federazione il giorno successivo alla gara dicendogli che era urgente e lui immaginando già si trattasse di Emma si precipitò da me in meno di venti minuti. 

  • Emma sta bene si?!?! - fu la prima cosa che mi disse non appena si accomodò nel mio ufficio. 
  • Buongiorno anche te tesoro mio! - risposi ironicamente - sto bene grazie, te? - lo vidi sorridere leggermente nel rendersi conto della sua entrata decisamente teatrale - comunque si, Emma sta bene, perché non dovrebbe scusa? 
  • Non mi risponde, ha il telefono staccato.... 
  • È la domenica dopo la gara, perché pensi non ti risponda secondo te? Starà dormendo no? - sottolineai l’ovvio - Lasciala respirare quella povera ragazza ogni tanto Killian... - alzò gli occhi al cielo. 
  • Comunque... se sta bene perché mi hai convocato? 
  • Perché devo parlarti di una cosa che riguarda lei. Una cosa bella ma complicata allo stesso tempo. In pratica le hanno dato la possibilità di partecipare ad una gara di livello superiore e....
  • Seriamente? Ma è fantastico no? Ne sarà felicissima! - disse con entusiasmo. -  glielo hai già detto??? - chiese riferendosi al giorno prima.  scossi la testa - immaginavo... non mi ha detto nulla ieri sera infatti. - ci ragiono su - ma perché no?? Avresti dovuto dirglielo subito.
  • Non è così semplice! È una gara un po’ differente questa... le prime tre che si classificheranno avranno come “premio”, chiamiamolo così, l’entrata ufficiale in serie A. 
  • Ah.... 
  • sai cosa comporta la serie A, il triplo dell’allenamento e a lungo andare gare sempre più importanti come le nazionali, i mondiali e per finire....
  • Ho capito.... non vuoi dirglielo quindi?? - domandó.
  • Non è che non voglio dirglielo, sto cercando di capire cosa sia meglio fare. Ti ho chiamato per questo. A livello fisico come credi che stia? Pensi sia pronta ad affrontare questa cosa? 
  • La gara in se per se si! Il dopo dipende ma comunque non dovrebbero esserci grossi ostacoli. Fisicamente parlando almeno... Con l’allenamento mirato e ridotto ha fatto progressi da gigante, si potrebbe continuare su questa linea  ma per quanto riguarda il lato psicologico non so.... non ho la più pallida idea su come possa reagire. Non mi parla più della sua vecchia vita, che le manca, che vorrebbe tornare indietro... credo che abbia superato definitivamente la cosa ma non posso esserne certo. 
  • Cosa si fa quindi? 
  • Mentirle sarebbe la cosa più sbagliata, non si discute su questo.
  • Quindi dirglielo è l’unica opzione che abbiamo.
  • Non è l’unica ma è la più giusta. La verità in fondo ripaga sempre no? 
  • Ho paura della sua reazione, non voglio vederla soffrire ancora una volta! Ha impiegato anni per ritrovare la sua felicità, non voglio essere io a farla tornare nel buio. 
  • Magari non succederà!
  • Non puoi saperlo. 
  • Vero.... ma con i se e i ma non ci facciamo nulla. Parliamole, lo faremo insieme,   Magari la prenderà benissimo contenta di accettare una  nuova sfida.
  • Oppure la prenderebbe malissimo e si chiuderebbe a riccio.
  • In entrambi i casi avrà noi al suo fianco. starà bene. - non ero ancora così convinta - mamma dammi retta: è meglio che soffra un po’ ma che sappia che tu sei stata onesta e leale piuttosto che venirlo a scoprire da terze persone e perdere completamente la fiducia in te... in noi. Non voglio questo...
  • Non lo voglio neanche io.... - ammusì prendendo atto che aveva ragione da vendere.
  • Allora parliamogli.... domani pomeriggio. Ha gli allenamenti no? - annui - bene, mi prenderò un paio d’ore di permesso e vi raggiungerò in palestra. 
  • Spero tu sappia a cosa potremmo andare in contro.
  • Ne sono più che consapevole ma continuo a pensare che la verità sia la cosa migliore. 
  • D’accordo faremo a modo tuo. Domani le parleremo... insieme.  

La giornata trascorse lentamente, fin troppo e la notte non parliamone proprio, mi girai nel letto più volte nella speranza di prendere sonno ma niente: le mie voci interiori sembravano non volermi lasciare in pace. Quando presi un minimo di sonno fu il momento di alzarsi per cui nascosi i segni di quella interminabile nottata con un doppio strato di trucco e corsi a lavorare sperando che quel pomeriggio arrivasse il più presto possibile.

Come immaginerete mi sembrò interminabile anche quella mattinata ma alla fine il tanto atteso momento dell’allenamento di Emma arrivò e io non potei che sentirmi sollevata. Finalmente mi sarei tolta quell’atroce peso dal petto conoscendo finalmente la sua reazione. 

Aspettai Killian come da accordi prima di comunicarle la cosa ma visto che sembrava tardare feci iniziare ad Emma i suoi esercizi in modo da non perdere del tempo prezioso. Riuscì a fare  riscaldamento e una parte del potenziamento che prevedeva la sua scheda post allenamento poi Killian arrivò, lo avevano trattenuto a lavoro e le diedi lo stop dicendole di raggiungerci. Rimase un attimo perplessa nel vedere il suo fidanzato li, sapeva che aveva il turno di pomeriggio, ma capì subito che per 

Saltare il lavoro doveva trattarsi di qualcosa di importante.

  • dobbiamo dirti una cosa! - esordii io dandole la conferma ai suoi pensieri 
  • Oddio... cosa... devo preoccuparmi?!?! - chiese già nel panico più totale -  sono arrivate le risposte delle ultime visite? - nonostante ormai l’incidente era solo un lontano ricordo non smise mai di fare accertamenti, praticava uno sport abbastanza rischioso per la sua gamba, non si poteva far finta di nulla. - cosa dicono? È tutto ok? Io mi sento benissimo... davvero! Non....
  • Calmati, non dobbiamo dirti nulla di negativo - prese la parola Killian - i tuoi esami non sono ancora pronti ma so già che sono andati molto bene,  la gamba sta bene e non sembrano esserci segni di sofferenza così gravi. 
  • e allora cosa c’è? Non può essere nulla di positivo se siete qui entrambi.... 
  • Perché no scusa?!?! 
  • Perché vi conosco. Parlate vi prego! - ci chiese supplichevole.
  • D’accordo... - dissi prendendo un respiro, il momento della verità era finalmente arrivato. - si tratta dell’ultima gara che hai fatto, quella dell’altro ieri... 
  • hanno sbagliato il punteggio, c’è stato un errore in classifica? Mi hanno dato delle penalità? - sembrava un fiume in piena.
  • No, niente di tutto questo. Se ben ti ricordi sono stata convocata dall’organizzatore subito dopo le premiazioni. - annuì - beh... siamo state convocate in sei in realtà, ci hanno proposto di farvi partecipare ad una gara un po’ particolare.
  • Sul serio? Figo!!! - rispose riprendendo un po’ di colorito. - quando? Dove? Hai detto si vero??? - sembrava impazzita.
  • un attimo di pazienza, ora ti dirò tutto. Non ho detto di sì, o meglio... non ancora. Non ho ancora dato loro una risposta perché aspettavo di conoscere il tuo punto di vista prima di dire qualsiasi cosa.  
  • Di di sì Regina! Che stai aspettando! Alza il telefono e chiamali ora! Certo che voglio partecipare, sopratutto se ci hanno convocato solo in sei. 
  • Ascoltami un secondo... è una gara un po’ diversa questa, è come una specie di selezione...
  • Selezione per cosa? - avanti... ora o mai più
  • Per la serie A. 
  • Ah... - le morirono le parole di bocca.
  • Ecco perché ho aspettato prima di fare qualsiasi cosa... voglio che sia tu a decidere. 
  • Non credo che... si insomma... la gamba...
  • La gamba sta bene amore - intervenne Killian - non potrai fare allenamento tutti i santi giorni ma potresti comunque fare molto. Per selezionarti vuol dire che hanno visto qualcosa quindi... - la vidi perdersi totalmente nei suoi pensieri. Non era un buon segno, l’espressione di gioia sul suo viso era sparita completamente. Ora tutto ciò che la sua persona emanava era incertezza, paura, sconfitta...
  • Non devi rispondere adesso, prenditi del tempo per 
  • No! - la vidi scuotere la testa - non ho bisogno di pensare, so già cosa fare e no... non me la sento... - immaginavo già che sarebbe andata a finire in quel modo, ecco perché ero titubante sul dirglielo o meno. 
  • Perché no amore? È solo un’esperienza, una gara differente da tutte quelle fatte in questi ultimi anni. Potrai metterti in gioco con nuove ginnaste e far vedere a tutti i tuoi progressi. - scosse ancora una volta la testa più convinta che mai della sua decisione. - è la parola serie A il problema non è vero? Di sicuro lo è visto che fino a due secondi fa hai detto tu stessa di voler fare questa nuova gara che ti è stata proposta. - le fece notare Killian - ignora il fatto della serie A, fai questa gara solo per te stessa, impegnati al massimo e poi come va va. Non ti selezioneranno? Fa nulla, tanto non hai intenzione di tornare lì mi sembra. Ti selezioneranno? Potrai comunque rinunciare e rimanere esattamente dove sei. Sei tu che scegli Emma quindi ignora tutto il contesto e fai ciò che ti piace. Cosa può succedere di brutto? Proprio nulla. 
  • Non...
  • Pensaci solo per un giorno, raduna tutti i pro e i contro e valuta cosa fare. Non ti dirò nulla se la tua risposta domani sarà ancora no hai la mia parola, anzi... lo accetterò di buon grado.
  • E allora perché non accettarlo ora? 
  • Perché ti stai lasciando sopraffare dalle paure e di conseguenza non è una risposta presa razionalmente. Fidati di me ok? Pensaci un po’ per conto tuo e domani si vedrà.
  • La risposta sarà sempre la stessa... 
  • come ho già detto nessun problema. - le si avvicinò per baciarla e lei non lo respinse anzi, lo abbracció stringendolo a se. Aveva voluto provare a fare la dura con le parole ma i fatti l’avevano tradita. 

Dopo che Killian andò via riprendemmo i nostri allenamenti ma mi accorsi subito che il suo cervello non era in sala con noi. Non era per nulla concentrata e nonostante la richiamai all’ordine due o tre volte riportandola sulla terra ferma ogni tanto tornava a perdersi tra i suoi pensieri. Onde evitare che a causa di questo si facesse male, la ginnastica va fatta con concentrazione sia mentale che fisica, la mandai a casa in anticipo dandole appuntamento il giorno seguente. Non avevamo in programma nessuna lezione ma le chiesi comunque di venire per avere una risposta ufficiale. 

  • sai già quale sarà la mia risposta quindi per me puoi chiamare già da adesso ma se proprio ci tenete ad aspettare ok, domani avrai la conferma. - mi disse prima di andare via e per tutta la notte le sue parole mi tornarono alla mente. Non aveva alcuna intenzione di pensarci, aveva già deciso e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Forse dopotutto non era neanche un male che fosse così determinata, forse aveva preso la decisione giusta... forse... troppi forse è poche certezze concrete. 

Quando il giorno seguente passò in palestra per comunicarmi l’esito finale io avevo già preparato la mail da mandare ai diretti interessati per informarli della sua rinuncia, avevo deciso di prepararla prima onde evitare di perdere tempo. Aspettare a cosa sarebbe servito dopotutto? A nulla. Avrei anche potuto inviarla, in realtà fui tentata un paio di volte, ma non lo feci, decisi di aspettare. 

“Che ingenua” penserete, “aspetta un miracolo”.... forse è prorpio questo che aspettavo in realtà, un miracolo... un miracolo così  lontano da quella che era la realtà dei fatti ma che alla fine dei giochi arrivò sorprendendoci tutti. 

  • Ho deciso di accettare regina! - esordì senza neanche dire ciao. 
  • C.. cosa??? - domandai credendo di aver capito male 
  • Già ... strano vero??? Lo so ma ho pensato a tutto ciò che ha detto Killian e in effetti non ha poi tutti i torti. È solo una gara dopotutto, non è detto nenache che la vinca quindi perché non dovrei tentare? Nella peggiore delle ipotesi nulla cambierà ma nelle migliori, nel caso in cui dovessi avere il lascia passare della serie A, allora Si valuterà il da farsi. Con questo non sto dicendo che voglio tornare ad essere quella di un tempo, non tornerò più a quella vita.  Serie A non vuol dire solo gare nazionali, mondiali e olimpiadi, c’è altro dietro e io posso benissimo farne parte senza necessariamente immischiarmi nel giro “proibito”. 
  • Sei... sei sicura???? - dissi quasi commossa per quelle parole.
  • Si! È ora di iniziare a lavorare su qualcosa di nuovo, bisogna alzare il livello e migliorarsi... sono pronta e questa è l’occasione migliore per farlo.

 
  
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