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Autore: Iander    09/04/2021    1 recensioni
Tony Stark. Un genio, miliardario, playboy, filantropo. E molto di più.
Pepper Potts. Assistente scrupolosa e impeccabile, poi amministratore delegato delle Stark Industries. E non solo.
La storia di un uomo che è diventato un eroe, di una donna dalla forza incrollabile, di un amore che ha affrontato ogni cosa e ne è uscito vincitore, nonostante tutto.
Dal capitolo 2: Armatura e computer, pezzi di ricambio e calcoli. Tutto perfettamente nella norma, non fosse per la persona che in quel momento occupava il divanetto dall’altra parte della stanza: Pepper sedeva placida con le gambe rannicchiate, un libro tra le mani e l’espressione assorta. Il fatto che stessero condividendo lo stesso spazio senza al contempo litigare, ridefinire accordi lavorativi o mettere i bastoni tra le ruote al cattivo di turno, ma solo per il piacere di trascorrere del tempo insieme, rendeva perfettamente l’idea di quanto la sua vita di recente fosse cambiata radicalmente.
[Raccolta; Pepperony; Tony&Peter]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Morgan Stark, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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From Dusk Till Dawn


 
A suni,
per le risate che lasciano senza fiato
 
Capitolo 2
New Perspective


Contesto: Iron Man 2
 
“I feel the salty waves come in
I feel them crash against my skin
And I smile as I respire because I know they’ll never win
There’s a haze above my TV
That changes everything I see
And maybe if I continue watching
I’ll lose the traits that worry me
 
Can we fast-forward to go down on me?”


«Ferro Vecchio, prova a sbagliare ancora e ti rottamo all’istante». Tony scoccò l’ennesima occhiata eloquente al suo aiutante robotico, colpevole di aver quasi mandato in corto circuito una sezione della sua armatura; quello, in risposta, emise un verso meccanico di disappunto, abbassando il braccio meccanico e arretrando leggermente. Tony si passò una mano sul viso e sospirò, seccato, poi si apprestò a saldare con precisione chirurgica alcuni componenti metallici del torace.

Quel sabato, il tempo a Malibu era stranamente uggioso: dalle finestre squadrate del laboratorio faceva capolino un cielo grigio e denso di nuvole e in sottofondo, nei rari momenti in cui il rumore della saldatrice non riempiva la stanza, si sentiva chiaramente la pioggia sferzare contro l’edificio. Tony non aveva battuto ciglio di fronte a quel meteo vagamente atipico, decidendo di trascorrere il pomeriggio nel modo più ordinario che conosceva, ovvero armeggiando con la Mark VI [1]: aveva giusto un paio di upgrade appena ultimati da installare e collaudare.

Armatura e computer, pezzi di ricambio e calcoli. Tutto perfettamente nella norma, non fosse per la persona che in quel momento occupava il divanetto dall’altra parte della stanza: Pepper sedeva placida con le gambe rannicchiate, un libro tra le mani e l’espressione assorta. Il fatto che stessero condividendo lo stesso spazio senza al contempo litigare, ridefinire accordi lavorativi o mettere i bastoni tra le ruote al cattivo di turno, ma solo per il piacere di trascorrere del tempo insieme, rendeva perfettamente l’idea di quanto la sua vita di recente fosse cambiata radicalmente.

Per la prima volta da diversi anni, si trovava in una relazione seria e stabile. Questo, ragionò, rappresentava senza alcun dubbio una svolta epocale per lui – se si escludevano un elettromagnete nel petto corredato di apposito reattore, un’armatura high-tech e un presente come supereroe. Tony onestamente non ricordava l’ultima volta in cui aveva avuto una storia degna di essere definita tale; era però sicuro che fosse passato decisamente molto tempo. E tuttavia, non sentiva l’irrefrenabile bisogno di fuggire a gambe levate di fronte a quel nuovo e insolito legame, anzi: non solo non si sentiva oppresso come aveva inizialmente temuto, ma stava addirittura cercando di impegnarsi davvero per far funzionare le cose tra loro. Ciò non era affatto scontato, quando si parlava di Tony Stark. 

Le sue labbra si incurvarono in un sorriso sghembo, cogliendo l’ironia della situazione. Scrollò appena la testa, divertito, posò la saldatrice sul banco da lavoro e si sporse verso il pc alla sua destra: iniziò a digitare una lunga sequenza di codici con mani esperte, poi premette il tasto enter e avviò il caricamento delle nuove impostazioni nell’armatura. Aspettò che il sistema completasse la procedura e tamburellò distrattamente le dita sul tavolo, appoggiando il mento sul palmo sinistro. I suoi occhi saettarono su Pepper, immobile e rilassata di fronte a lui: la sua ragazza sembrava quasi trovarsi su un altro pianeta, tanto era concentrata. La sua ragazza. Definirla così gli faceva ancora uno strano effetto.

Prima di allora, rifletté, non aveva mai sentito la reale necessità di avere una persona fissa al suo fianco: complice una vita alquanto frenetica e al di sopra delle righe, per lui contavano solo incontri fugaci e superficiali, privi di complicazioni di ogni sorta; la sua mente era già impegnata a sufficienza così e tanto gli bastava. Certo, negli anni gli era capitato di stringere legami saldi e duraturi: Rhodey ed Happy ne erano un chiaro esempio, per non parlare di Obadiah – un brivido gli percorreva ancora la schiena al ricordo – ma nemmeno con loro si era mai lasciato andare del tutto, evitando di esternare a pieno i suoi pensieri più profondi. Non si trattava di una strana forma di pudore o di scarsa fiducia nei loro confronti, niente affatto; semplicemente, la sua vita era stata quasi sempre caratterizzata dalla solitudine. Fin dalla giovane età si era abituato a tenere per sé le considerazioni più intime, unico e vero spettatore delle proprie vicissitudini, e non aveva mai sentito la reale necessità di rendere gli altri partecipi di ciò che davvero pensava dentro di sé.

Ora, invece, le cose erano diverse: da qualche mese a questa parte Pepper aveva iniziato a ricoprire un ruolo sempre più importante e significativo nella sua quotidianità. Per la prima volta, si era ritrovato a condividere momenti, gesti e pensieri con qualcuno, ad aprire la propria mente senza celarla dietro a un velo di apatia, permettendole così di vedere più di quanto chiunque altro avesse mai fatto. Tony corrugò appena le sopracciglia, nel ripensare a quanto gli fosse sembrato strano e inusuale, all’inizio: ricordava di essersi messo sulla difensiva, preso in contropiede dal sincero interesse che lei manifestava anche per gli aspetti più banali; onestamente, non capiva perché Pepper ci tenesse così tanto a conoscere tutto ciò che lo riguardava. Si era lasciato andare poco a poco, cominciando ad apprezzare i risvolti di quella piacevole intrusione. Aveva realizzato come Pepper non lo ascoltasse per pura e semplice adulazione, come d’altronde faceva la stragrande maggioranza delle persone, ma perché era davvero interessata alla sua opinione, ai suoi reali pensieri; e lui non aveva disdegnato la sua genuina curiosità, trovando sempre meno difficile aprirsi e accontentarla. Aveva come l’impressione di aver iniziato a demolire, mattone dopo mattone, una barriera difensiva che negli anni aveva inconsapevolmente costruito attorno a sé; e, stranamente, non si sentiva contrariato al riguardo.

Inclinò appena la testa, studiandola con più attenzione. Pepper appariva tranquilla e riposata, nonostante fosse rientrata solo la sera prima da una settimana di lunghe ed estenuanti riunioni in giro per gli Stati Uniti; Tony non riusciva davvero a comprendere dove trovasse tutta quella energia: sembrava che niente riuscisse a metterla fuorigioco. In seguito alla catastrofe della Stark Expo, aveva dovuto insistere un po’ per convincerla a mantenere la posizione di amministratore delegato: ne era seguita una serie di battibecchi vivaci e accese discussioni, ma alla fine Pepper aveva accettato. Seppur mostrando una certa riluttanza, non era riuscita a nascondere una buona dose di compiacimento: era ben consapevole di avere tutte le capacità per gestire al meglio un’azienda in preda al caos come lo erano le Stark Industries in quel momento, ripristinando l’ordine; e lui concordava totalmente.

Lo sguardo di Pepper saettava veloce da una riga all’altra, rincorrendo le parole. Una ruga le increspò la fronte, mentre si imbatteva in un passaggio particolarmente complesso. A Tony parve quasi di percepire l’ostinazione con cui affrontava anche un semplice libro, come del resto aveva sempre fatto nella sua vita. Si lasciò scappare un lieve sorriso ricordando il giorno in cui l’aveva conosciuta: la rivedeva ancora precipitarsi come una furia nel suo ufficio, aggirando ingegnosamente la sicurezza, e sbattere con forza i documenti contabili sotto al suo naso, segnalando un errore che lui stesso aveva commesso e che avrebbe comportato una perdita enorme per le Stark Industries [2]. La sua incrollabile determinazione e la sua profonda lealtà lo avevano davvero colpito, al punto da proporle su due piedi di diventare la sua assistente personale. Una vigorosa stretta di mano aveva dato il via ad una lunga e intensa collaborazione che aveva portato Pepper a divenire ben presto una delle poche persone di cui si fidava ciecamente, forse l’unica alla quale avrebbe affidato senza esitazioni la propria vita.

Negli anni aveva avuto modo di apprezzare sempre di più le sue capacità, il suo fine intuito e la sua discrezione, sebbene in cuor suo non potesse fare a meno di ritenerla un po’ troppo rigida. Eppure, nonostante la considerasse un tipino grazioso e indiscutibilmente brillante, in dieci anni di lavoro Pepper non era mai stata oggetto dei pensieri molesti e indecenti che in genere riservava, senza tanti scrupoli, al genere femminile: era come se una parte della sua mente l’avesse collocata in una zona off-limits, decisamente al di fuori del suo raggio d’azione. Tony non ne era molto stupito: lei era un’assistente dedita e instancabile, sapeva gestire alla perfezione i suoi sbalzi d’umore e tamponare i danni che più o meno consapevolmente causava, era assolutamente naturale che il suo inconscio avesse cercato di preservare ad ogni costo il loro rapporto; creare motivi di imbarazzo o farla fuggire oltraggiata non era certo nei suoi interessi.

Poi era stato rapito in Afghanistan e con il suo ritorno, le cose tra loro avevano cominciato a cambiare, incrinando un equilibrio consolidato negli anni: avevano iniziato a trascorrere più tempo assieme, condividendo sempre più apertamente i propri pensieri e oltrepassando un limite che entrambi avevano cautamente rispettato fino a quel momento. Si erano avvicinati sempre di più, scoprendosi l’uno il sostegno dell’altra; quasi non si era accorto di aver cominciato a guardarla con occhi diversi, finché non se l’era trovata improvvisamente di fronte a quella galeotta serata di beneficenza: Tony era seriamente convinto di aver avuto una vera e propria epifania in quell’occasione, che lo aveva portato a riconsiderare tutto il loro rapporto [3].

Nella sua testa aveva iniziato a farsi sempre più spazio la convinzione che Pepper fosse quella giusta, che nessun’altra avrebbe mai potuto essere migliore di lei e che tanto valeva sugellare il summenzionato fatto in grande stile: fiondarsi in gioielleria a comprare un anello gli era sembrata la cosa più ovvia da fare. Neanche per un istante gli era passata per la mente l’idea di essere preda di uno dei suoi noti colpi di testa e di star decisamente affrettando le cose, certo che no. Ma proprio quando stava per farle la galante proposta, un attimo prima di annunciare al mondo intero di essere Iron Man, Pepper aveva pensato di liquidarlo con due frasi ben piazzate, raffreddando all’istante il suo spirito infervorato; a lui non era rimasto altro che incassare il colpo con quanta più dignità possibile, decidendo saggiamente di rifilare l’anello ad un alquanto sbigottito Happy, in attesa di tempi migliori [4].

Ripensandoci a mente fredda, forse era un bene che la sua proposta fosse sfumata nel nulla: prima di tutto, aveva evitato un’eventuale reazione contraria alle aspettative – vedendo come aveva reagito quando l’aveva salvata dall’imminente esplosione alla Stark Expo, ciò non era decisamente da escludere. E poi beh, le cose tra di loro avevano comunque seguito il loro corso e finito per aggiustarsi a dovere, senza il bisogno di forzarle con matrimoni improvvisati. Tony incrociò le braccia al petto e annuì con espressione solenne: era meglio andarci con calma e aspettare ancora qualche annetto, prima di fare il grande passo; dopotutto, l’anello era in buone mani: poteva lasciarlo in custodia ad Happy ancora per un po’. 

Un sonoro bip lo riscosse dalle lunghe elucubrazioni in cui era sprofondato. Tony sbatté le palpebre e abbassò lo sguardo sul computer: un indicatore luminoso sullo schermo segnalava che il caricamento si era appena concluso. Riprese a digitare un’altra serie di comandi, passando all’installazione del successivo upgrade. In sottofondo, il rumore della pioggia si era fatto più lieve: ora si udiva solo un leggero ticchettio, accompagnato di tanto in tanto dal suono di pagine sfogliate.

Mentre terminava di inserire l’ennesima sequenza di formule, si rese conto con un accenno di stupore che quel giorno faticava a concentrarsi, nonostante stesse trascorrendo il tempo nel modo che più preferiva. Non vedeva l’ora di terminare il lavoro e di indossare l’armatura per constatarne i miglioramenti, eppure la sua mente continuava ad indugiare sulla sua relazione stabilita e sui benefici che aveva apportato alla sua vita solitaria. Oh, era ben consapevole che ciò dipendesse soprattutto da Pepper: era indiscutibilmente una donna intelligente e sagace, oltre che affascinante. Aveva un sottile senso dell’umorismo che ben si accostava al suo ed era una persona estremamente curiosa: pur non avendo le competenze fisiche e meccaniche necessarie per capire nel dettaglio ogni procedimento, si interessava sinceramente ai suoi progetti e lo ascoltava blaterare per ore sui nuovi prototipi di armature che intendeva realizzare. Tony non poteva fare a meno di notare come lei si stesse rivelando sempre più una presenza piacevole e confortante; aveva la netta sensazione che a breve non sarebbe più riuscito a farne a meno. Decisamente un bel passo avanti, per qualcuno che fino a quel momento si era ben guardato dall’intraprendere una relazione seria.
 

 
“Taking everything for granted
But we still respect the time
We move along with some new passion
Knowing everything is fine
And I would wait and watch the hours fall
In a hundred separate lines
But I regain repose and wonder how I ended up inside
 
Can we fast-forward to go down on me?”
 

Si ritrovò a fissare lo sguardo su di lei, per l’ennesima volta in quel pomeriggio. Notò che anche Pepper aveva fatto notevoli progressi, di recente: da semplice e ordinaria assistente personale, ad amministratore delegato di una delle aziende più importanti del mondo, a fidanzata di Tony Stark: non male, per una persona che aveva sempre cercato di mantenere un basso profilo. Qualunque altra donna al suo posto non avrebbe fatto altro che ostentare quella sfilza di successi, ma non lei. Tony si accigliò, aggrottando le sopracciglia con espressione vagamente offesa: non solo Pepper non si vantava di aver accalappiato il playboy più in voga del momento, ma dall’interesse con cui in quel momento stava leggendo e si isolava dal mondo, si sarebbe quasi detto che fosse in compagnia di un sacco della spazzatura.

Strinse le labbra di riflesso, imbronciandosi appena. Uno dei numerosi motivi per cui prima di allora si era ben guardato dall’impegnarsi con una donna era che non tollerava che qualcuno gli imponesse di fare qualcosa che non gli andava, limitando la sua libertà e i suoi spazi personali: una fidanzata lo avrebbe inevitabilmente costretto a dedicarle tempo e attenzioni, distraendolo da occupazioni ben più importanti e impedendogli di fare tutto ciò che voleva quando lo voleva. Non era minimamente disposto a rinunciare alla sua indipendenza, di cui era estremamente geloso. Con Pepper, questo non si era verificato: sia perché lei non era affatto il tipo di persona che opprime il compagno con richieste assurde e noiose, sia per la loro sempre più evidente sintonia, sia perché, proprio come in quell’esatto momento, spesso riuscivano a trascorrere del tempo insieme godendosi l’uno la presenza dell’altra, pur dedicandosi a passatempi diversi. Tony avrebbe dovuto esserne contento, in fondo era proprio ciò che desiderava, eppure non riusciva a sentirsi del tutto soddisfatto. O meglio: lo era stato fino a quel preciso istante, ora invece cominciava ad essere stufo della sua palese indifferenza. Gli sfuggì uno sbuffo risentito: Pepper poteva anche degnarsi di sollevare ogni tanto lo sguardo dalle pagine e dedicargli qualche attenzione, al posto di ignorarlo in di continuo.

Tony incrociò le braccia al petto e strinse gli occhi, abbandonandosi contro lo schienale della sedia girevole. Fece schioccare la lingua e rivolse un’occhiata crucciata allo schermo di fronte sé, quasi come se fosse lui il responsabile del suo improvviso malumore. Rimase fermo e in silenzio per qualche istante, valutando che cosa fare. D’un tratto, non smaniava più all’idea di provare l’armatura. Per la verità, non aveva più nemmeno molta voglia di concludere il lavoro. Il suo ego oltraggiato esigeva attenzioni e beh, lui aveva decisamente intenzione di accontentarlo. Spense il programma con uno scatto secco, recuperando una posizione eretta. «JARVIS,» chiamò «occupati tu degli ultimi aggiornamenti. Domani si collauda».

«Sì, signore» rispose la voce meccanica dell’intelligenza artificiale, apprestandosi a eseguire quanto richiesto.

Tony si alzò e si sgranchì la schiena, poi si diresse a grandi passi verso la cucina che occupava un angolo del laboratorio. «Il genio ha concluso la sua opera ed è tornato tra i comuni mortali» annunciò solenne, passando accanto al divano su cui lei sedeva.

Pepper interruppe la lettura e sollevò lo sguardo, lasciandosi sfuggire una risatina. «Che onore riaverla tra noi» lo canzonò, stando al gioco.

L’ennesimo sorriso sghembo gli incurvò le labbra. «Indubbiamente lo è. Caffè?» le chiese, versando il liquido scuro in una tazza.

Pepper annuì, poi chiuse il libro e lo posò sul tavolino. «Sì, grazie. Come procede con l’armatura?» domandò, accettando la tazza che lui le porgeva e facendogli spazio accanto a sé sul divano.

«Mmh, bene. Ho sostanzialmente finito di installare gli upgrade principali. Domani faccio un salto da Rhodey a pavoneggiarmi un po’» rispose gioviale, sorseggiando disinvolto la bevanda densa e amara.

Pepper scosse la testa, divertita. «Non c’è bisogno di deriderlo così apertamente» gli fece notare.

Lui si strinse nelle spalle, in volto un’espressione di finta noncuranza. «Gli ricordo solo il suo posto. Gli ho concesso di tenere l’armatura, ma ciò non toglie che rimarrà sempre il numero due. Deve capirlo e accettarlo, fa parte della vita» replicò, ragionevole.

Pepper strinse gli occhi, guardandolo con condiscendenza. «Sai, io non credo che Rhodey si faccia questo tipo di problemi».

Tony fece un gesto vago con la mano. «Non ne sarei così sicuro. Quell’uomo è una continua sorpresa. Prima mi cerca in lungo e in largo per il deserto piangendo la mia scomparsa e poi mi sfascia la casa, mi picchia e si frega l’armatura. Noto un certo bipolarismo».

Lei alzò gli occhi al cielo, ridacchiando. Per sua fortuna, evitò saggiamente di specificare perché Rhodey si fosse comportato in quel modo: ne sarebbe conseguito un battibecco infinito e più volte affrontato.

Tony posò la tazza vuota sul tavolino e occhieggiò il libro, rivolgendogli uno sguardo truce: non aveva certo dimenticato la sua colpevolezza. «È interessante, quello? Mi sembravi molto concentrata, prima» buttò lì, noncurante. «Fin troppo, oserei dire».

Pepper si illuminò. «Oh sì, offre spunti davvero niente male che–» si interruppe sentendo le sue ultime parole e gli rivolse un’occhiata accigliata. «Cosa intendi dire? Ti senti forse trascurato?» indagò, increspando le labbra in un sorriso saputo.

Tony si passò una mano tra i capelli, dissimulando. «Giammai» sostenne. «Cominciavo solo a temere che quel libro fosse in realtà un qualche aggeggio strampalato delle Hammer Industries e che ti avesse ipnotizzata senza rimedio».

«Oh, ma che sciocchezza!» sbuffò lei, con esasperato divertimento. Poi la sua espressione si addolcì e lo scrutò a fondo, inclinando appena la testa. Tony sapeva che lei aveva compreso il reale motivo alla base di quello scambio di battute: era sempre più brava a leggergli dentro. Gli accarezzò lieve una guancia, poi la sua mano scese piano sul mento e sul collo, fino a soffermarsi sulla luce azzurra che si intravedeva attraverso la maglietta. Il suo sguardo si fece più intenso, mentre studiava assorta il reattore.

«Non riesco ancora a credere che tu non mi abbia detto che stavi per morire» pronunciò infine, dando voce ai pensieri che affollavano la sua mente. «A volte sei davvero un testone».

Lui le prese la mano, allontanandola dal suo sterno e intrecciando le loro dita. «Sì, lo so. Ma non volevo farti impensierire. Un gesto molto altruista, se posso dirlo».

Pepper inarcò un sopracciglio, rivolgendogli un’occhiata densa di biasimo. «Ah, giusto. Peccato che tu mi abbia fatto impensierire lo stesso, tenendomelo nascosto». Scosse il capo, dolcemente rassegnata; cominciava a non prendersela più per quello che era successo. Buon segno. «Se me ne avessi parlato, avrei capito certi tuoi colpi di testa. Avrei potuto starti più vicino, fare qualcosa di più invece di condannare con asprezza ogni tuo comportamento» concluse, senza nascondere l’amarezza. Tony sapeva che non era ancora riuscita a perdonarsi per non aver compreso ciò che gli stava accadendo: pur avendo intuito che qualcosa non andava, non si era resa conto di quanto grave fosse la faccenda.

«Ma lo hai fatto» si affrettò a rassicurarla. «Ti sei occupata delle Stark Industries e hai impedito alla nave di affondare. Ottimo modo per starmi vicino, davvero» proferì.

Lei gli rivolse un’occhiata grata, sebbene non sembrasse totalmente convinta. «Adesso è tutto a posto, vero? Non rischierai più di morire avvelenato dalle radiazioni?» indagò, lo sguardo che tornava a scrutare con insistenza il reattore.

Tony ruotò appena gli occhi, senza riuscire a trattenere uno sospiro divertito. «Per l’ennesima volta, non c’è più pericolo. Il nuovo elemento si è integrato alla perfezione e non causerà danni alla mia salute. È una soluzione stabile e definitiva, puoi stare tranquilla».

Lei sorrise lieve, confortata. Rimasero in silenzio per qualche istante, persi nei propri pensieri. Infine, Pepper tornò a guardarlo. «Ѐ bello che sia stato tuo padre a consegnarti la chiave per la tua salvezza» osservò.

«Già. A quanto pare, darmi la giusta spintarella per raggiungere il successo era ciò che gli veniva meglio… Accidenti». Tony sbuffò una risata e si grattò una tempia. «Ammetto di averlo un po’ rivalutato. È stato un pessimo padre, su questo non ci piove, ma posso concedergli, diciamo, qualche attenuante».

La mia migliore creazione sei tu.

Quella frase breve e concisa gli si era impressa a forza nella mente. Non aveva più guardato quel vecchio nastro in cui per la prima volta suo padre aveva espresso ciò che pensava di lui – dopotutto, non era affatto un tipo sentimentale – ma nelle settimane successive gli era capitato spesso di accarezzare quelle parole con il pensiero, soppesandole con lentezza per coglierne fino in fondo il significato. Non aveva perdonato suo padre per la fredda indifferenza che gli aveva rivolto quando era vivo, ma aveva la percezione di aver stabilito con lui un legame un poco più saldo.

Avvertì Pepper stringergli la mano. Tony si riscosse, accorgendosi di essersi perso un momento nei ricordi, e si sentì leggermente a disagio: nonostante stesse imparando ad aprirsi con lei, certi argomenti erano ancora troppo delicati per lui, troppo dolorosi. Aveva bisogno di tempo per mettere completamente a nudo la sua anima e lei, di nuovo, lo sapeva e non lo forzava in alcun modo.

Si schiarì la voce, recuperando il suo solito tono allegro. «Comunque, alla fine si è risolto tutto per il meglio e ora abbiamo una fonte di energia pulita e priva di controindicazioni. Qual è il suo parere in merito, signorina Potts?» la stuzzicò, inclinando appena il capo e rivolgendole un’occhiata attenta.

Pepper nicchiò, portando un dito sotto al mento e assumendo un’espressione fintamente pensierosa. «Oh certo, signor Stark, lei ci ha indubbiamente salvati tutti e fornito qualcosa di straordinario» replicò, con tono adulatorio e al tempo stesso giocoso. «Stava solo per combinare un bel macello nel mezzo, ma ok. Sono solo dettagli irrilevanti, no?» concluse, con evidente ironia.

«Proprio così» convenne lui. Le lasciò la mano per posarla sulla sua coscia, accarezzando la pelle morbida; poi la fece scorrere sempre più su, oltre il bordo dei larghi pantaloncini che indossava. «Passando invece ai dettagli rilevanti, ne avrei giusto un paio da sottoporre con urgenza alla sua attenzione» sussurrò.

A Pepper sfuggì una risatina ebete, subito soffocata dalle sue labbra maliziose.
 

 
“Stop there and let me correct it
I want to live a life from a new perspective
You come along because I love your face
And I’ll admire your expensive taste
And who cares? Divine intervention
I want to be praised from a new perspective”

New Perspective – Panic! At the Disco




Note:
[1] Stando al sito https://marvelcinematicuniverse.fandom.com/wiki/Marvel_Cinematic_Universe_Wiki, la Mark VI è l’armatura che Tony utilizza dal momento in cui scopre il nuovo elemento in Iron Man 2 fino a poco prima della battaglia finale contro Loki e i Chitauri in The Avengers.

[2] Nel libro “Iron Man” di Peter David viene raccontato questo aneddoto, secondo cui Pepper viene assunta come assistente contabile alle Stark Industries. Durante un controllo contabile, si accorge di un importante errore di calcolo nel finanziamento di un progetto che avrebbe comportato una grossa perdita per l’azienda; lo sottopone al suo superiore, il quale le risponde di lasciar perdere perché Tony Stark in persona ha fatto quei calcoli e che l’avrebbe licenziata se si fosse impuntata. Pepper allora si precipita nell’ufficio di Tony e quando la sicurezza prova ad avvicinarsi per portarla fuori, lei li avvisa di starle lontano perché ha con sé dello spray al peperoncino. Tony a quel punto ricontrolla i calcoli e si accorge che lei ha ragione: ha invertito due cifre e dunque il progetto non è più da ritenersi valido dal punto di vista finanziario. Le propone allora di diventare la sua assistente personale ed è così divertito dalla scenetta dello spray (palesemente un bluff perché lei non sa mentire) da appiopparle il soprannome di “Pepper”. Non so se questo libro possa considerarsi canon a tutti gli effetti, ma quando mi sono imbattuta in questo aneddoto su internet mi è piaciuto così tanto che ho deciso di inserirlo.

[3] Non posso fare a meno di pensare che, pur provando qualcosa senza esserne del tutto consapevole, Tony abbia visto davvero Pepper per la prima volta con occhi diversi proprio in quell’occasione: in quel momento è ancora un playboy superficiale, il suo comportamento mi sembra coerente con il personaggio che ci viene inizialmente mostrato.

[4] Riferimento al finale di Spider-Man: Homecoming.



Ciao a tutti! Ecco il secondo capitolo, che si svolge qualche mese dopo gli eventi di Iron Man 2. Questa volta il punto di vista è di Tony, che si ritrova ad analizzare il suo presente da una nuova prospettiva: ho provato a calarmi nella sua mente folle ed eccentrica e confesso di essermi divertita ad esasperare pensieri e considerazioni. Spero di essere riuscita a rappresentare in modo credibile la contraddizione vivente che questo benedetto uomo incarna.
 
Ho voluto inoltre approfondire il contesto pre-Iron Man e provare ad immaginare come siano andate le cose. E sì, ci ho buttato dentro anche l’episodio dell’anello: mi sono arrovellata un sacco per cercare di dare una spiegazione credibile a un qualcosa che non può avere una spiegazione sensata, e alla fine me la sono cavata con un uno dei noti colpi di testa di Tony.
 
Questo è stato di gran lunga il capitolo più difficile da scrivere di tutta la raccolta. Ho scritto e riscritto più volte intere sezioni e il risultato finale è questo: spero lo apprezzerete. Nel prossimo capitolo, tornerà il punto di vista di Pepper.
 
Grazie a chi seguirà, recensirà e leggerà la mia storia: se mi farete sapere cosa ne pensate, mi renderete molto felice!
 
Iander
  
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