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Autore: NargilliRosa    10/04/2021    1 recensioni
What if? comedy musical durante il IV anno (alternativo)
“È un incarico molto delicato e importante. Chi di voi se la sente?”
“Ehm, ehm”.
Il Ministro della Magia sorrise. Sì, Dolores Umbridge era proprio la persona adatta per ricoprire quel ruolo.

[Dolastor, Druna, Nensy, accenni Piton/Minerva]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Alastor Moody, Dolores Umbridge, Draco Malfoy, Luna Lovegood, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Luna, Minerva/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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La trovò seduta nell'aula del teatro – la si trovava costantemente lì, tanto che si era portata dietro pure i piattini con i gattini in quella stanza – a sorseggiare una tazza di tè e a leggere con avidità un paio di lettere.

“Chi le scrive, il belloccio mezzo italiano?”

Dolores sollevò lo sguardo, e l’attimo di smarrimento si tramutò ben presto in un sorriso in qualche modo divertito.

“Ehm ehm, si riferisce forse a Joseph? È un mio caro amico, ma ormai il suo ruolo di rilievo per la comunità italiana si è esaurito e, ovviamente, per tenermi al passo con le informazioni sto riallacciando i miei rapporti con Marius Dragons, il nuovo diplomatico di spicco. Le piacerà sapere che chiede a me un parere e... Ehm ma a lei cosa interessa della politica?” Smise di parlare con una risatina finta, lanciandogli un’occhiata di sufficienza. “Piuttosto si può sapere perché non si è presentato negli scorsi due giorni di lezioni?” chiese poi in tono palesemente più freddo.

Moody arricciò le labbra e poi si lasciò goffamente cadere sulla sedia accanto a quella di lei. “Ero impegnato, questo stupido musical non è la priorità”.

“Non è la priorità? Le ricordo che lei non è soltanto il mio aiuto-coordinatore, è anche uno dei protagonisti e ehm abbiamo provato il finale e—”.

Improvvisamente l'uomo scoppiò allegramente a ridere “So tutto del finale! Non si preoccupi, mi sono tenuto aggiornato e ho anche provato tra me e me la parte”.

“Bene, lo spero perché questo musical dovrà essere un successo... Come dice il mio amico ehm ehm whatever it takes!”

~

Harry non conosceva se non di nome il romanzo di Hugo, prima di venire costretto in una parte che non aveva mai desiderato. Vista la piega degli eventi, tuttavia, aveva deciso di recuperarlo (anche perché gli serviva qualcosa da fare la sera in dormitorio, finché Ron non gli parlava).

Aveva saltato qualche parte più noiosa e descrittiva, ma si era appassionato alle pene di Marius per Cosette – in cui si rivedeva molto: provava qualcosa del genere quando incrociava lo sguardo di Hannah Abbott, una Tassorosso da poco unitasi al musical come sostituta di Grantaire – e gli dava fastidio pensare che venisse interpretato proprio da Malfoy. Anche Javert gli piaceva, comunque, con il suo inamovibile senso di giustizia. Era rimasto un po’ deluso nel leggere la sua fine, in effetti, per quanto le accuse sul capo di Valjean gli paressero ridicole.

Quando la Umbridge aveva annunciato quale finale avrebbero messo in scena, per un attimo aveva dimenticato le lezioni triplicate e aveva sorriso: guardare Malfoy chiedere perdono in ginocchio avrebbe potuto essere l’unica cosa buona di quel musical. Finite le prove era corso nella Sala Comune di Grifondoro per dirlo a Ron, lasciandosi indietro anche Hermione e i suoi borbottii di protesta, ma era successo qualcosa di strano. Ron aveva annuito distrattamente, come se la futura umiliazione di Malfoy davanti a tutta Hogwarts fosse un argomento che non reputava interessante. Non era sembrato nemmeno irritato per la sua esclusione dal musical, solo… con la testa da un’altra parte.

Da quel momento erano passati due giorni, e gli atteggiamenti scostanti di Ron si erano moltiplicati. Inoltre, l’aveva visto spesso confabulare con Lavanda Brown, e quando gli aveva chiesto di che parlassero lui aveva sviato l’argomento.

Era strano, molto strano.

Ma tra i compiti – Piton assegnava temi lunghissimi in quel periodo –, le triplici prove del musical e le lamentele di Hermione sull’inaccettabile e assurdo finale imposto dalla Umbridge, non era riuscito a trovare il tempo di indagare su quelle stranezze.

“Lavanda... Tutto a posto?”

Ron, così distratto con i suoi amici – neanche la vicinanza al Ballo aveva ricucito del tutto I rapporti con Harry –, era invece completamente attento quando si trattava di quella compagna di casa alla quale non aveva prestato mai fino a quel momento la minima attenzione. Era con lei del resto che aveva ritrovato un suo ruolo nelle dinamiche della scuola, sentendosi finalmente speciale... E poi c'entrava proprio lei: si sbagliava o gli sorrideva molto? Adesso però non sorrideva; al contrario sospirava rumorosamente e sembrava avere gli occhi lucidi.

“Oh, RonRon, questo copione è romanticissimo!” esclamò alla fine, stringendosi le pergamene top secret del finale alterato al petto. “Chi l'avrebbe mai detto che il professor Moody sarebbe stato capace di esprimere parole così dolci e tenere?”

Ron apparve confuso e si limitò ad annuire lentamente. “Sì... Suppongo di sì”.

“Ma non capisci?” insisté lei afferrandogli con calore le mani. “Siamo i custodi del vero finale del musical, uno più bello di quello scritto da Hugo, uno più bello di quello pensato dalla Umbridge! E questo finale speciale ce lo abbiamo solo noi: siamo la chiave di tutto!” Sospirò ancora una volta, passandogli il copione.

Il ragazzo andò direttamente alle pagine finali, quelle che lo interessavano, e gli diede una rapida occhiata. Fu sufficiente per notare che non era previsto nessun Malfoy inginocchiato come aveva blaterato Harry, né una parte importante per nessun Grifondoro.

“Perché non proviamo le parti? Solo tra noi, Ron-Ron... Giusto per provare che saremmo stati degli attori ma-gni-fi-ci”.

Batté le mani entusiasta e iniziò a intonare le prime note stonate e sbagliate del Javert's Unsuicide.

Venti minuti dopo erano sul divano della vuota Sala Comune a sbaciucchiarsi.

Galeotto fu il copione sbagliato e il Malocchio che lo scrisse.

~

“Si può sapere che stai facendo, Lov— Luna?”

Aveva evitato di chiederlo subito, ma dopo averla osservata girargli intorno per due minuti con occhi stralunati non aveva più resistito.

“Cercavo dei Gorgosprizzi, ma non sembri averne in testa. Allora perché non ti piace più provare lo spettacolo, Draco?”

Rimase così stupito dall’affermazione improvvisa e insensata – e che tuttavia di senso ne aveva fin troppo – che non rispose subito. Per un attimo squadrò con sospetto la ragazza davanti a lui: e se fosse stata una spia e lo stesse testando per conto della Umbridge?

Poi si rese conto dell’assurdità della cosa – un compito del genere sarebbe stato perfetto per lui, non certo per Luna Lovegood. Scacciando quel pensiero assurdo, decise che poteva concedersi un po’ di onestà (ma senza esagerare).

“Mi piacerebbe provare, se il finale avesse senso!” sbottò, lasciando trapelare l’irritazione che provava ormai da una settimana. “È semplicemente ridicolo, invece, e rovina del tutto il mio personaggio… è inammissibile che io reciti una simile parte davanti a tutti, assolutamente no. Mio padre non sarebbe mai d’accordo”.

Lo sguardo di Luna, che si era finalmente fermata, si era fatto attento. “Se la pensi così, dovresti dirlo alla Umbridge! Mi è sempre sembrato che le piacessi molto”.

Draco sbuffò. “Sì, certo. Mi sembra chiaro invece che le interessi solo della parte che interpreta lei…” Notando lo sguardo sorpreso di Luna, tossicchiò. “E a te non dispiace che abbia tagliato il nostro matrimonio? Era una bella scena”.

“Oh, sì, lo era” assentì Luna, sognante. “Perché non la proviamo? Anche se la scena sarà tagliata, così, per divertirci”.

Draco inarcò un sopracciglio. E se la Umbridge li avesse sentiti e avesse deciso di interpretarlo come un atto sovversivo? Scosse la testa, decidendo che non gli importava poi molto di che cosa pensasse l’insegnante rosa. Avrebbe dovuto accontentarsi di prendersela con Potter e i Weasley, senza cercare di rovinare la sua parte da protagonista.

“Ma sì” accettò, ghignando. “Chiamiamo anche Diggory e Chang”.

Luna sorrise. “Forse vuole partecipare anche il professor Moody” disse, muovendosi verso la porta dell’aula. “È un po’ ormai che ci ascolta”.

La porta si aprì; era vero, Alastor Moody li stava ascoltando. Entrò nell'aula, chiudendo secco la porta dietro di sé, come se non fosse affatto imbarazzato a essere stato sorpreso in quel modo.

Nessuno di loro aveva tuttavia notato la figura in fondo al corridoio: Pansy Parkinson osservava la porta chiusa con occhi di fuoco.

   
 
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