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Autore: IndianaJones25    13/04/2021    2 recensioni
È una luminosa e calda giornata estiva di fine Ottocento quando, in una casa di Princeton, nel New Jersey, nasce l’unico figlio del professor Henry Jones Sr. e di sua moglie Anna.
Nel corso dei venticinque anni successivi, il giovane Junior vivrà esperienze indimenticabili e incontrerà persone straordinarie, in un viaggio di formazione che, tappa dopo tappa, lo porterà a diventare Indiana Jones, l’uomo con frusta e cappello, il più celebre archeologo del mondo…
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abner Ravenwood, Henry Jones, Sr., Henry Walton Jones Jr., Marion Ravenwood, René Emile Belloq
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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XXIX.
BEDFORD, CONNECTICUT, GIUGNO 1925

   La giornata era calda e soleggiata. L’aria profumava d’estate e tra le fronde degli ippocastani che ornavano il parco si rincorrevano i canti gioiosi degli uccellini e il frinire ritmico e senza sosta delle cicale, un vero inno alla gioia per la bella stagione. In mezzo all’erba, di quando in quando, si potevano scorgere alcuni scoiattoli che si inseguivano squittendo. Le api instancabili andavano di fiore in fiore alla ricerca di polline.
   I quattro uomini passeggiavano con calma lungo i vialetti che circondavano la struttura dell’Università.
   «Per me sarebbe un onore» ammise Indy, con lo sguardo acceso di una luce nuova. «Essere già assunto come docente di archeologia dopo soltanto pochi giorni dalla laurea…» Agitò la testa, cordialmente incredulo. «Mi sembra quasi un sogno.»
   Rammentò la conversazione che aveva avuto con Abner proprio il giorno in cui si era laureato. Il docente, senza perdere tempo, era sgusciato in direzione a rassegnare le tanto attese dimissioni, poi era tornato a cercarlo.
   «Ora non ci saranno più ostacoli alla nostra ricerca dell’Arca» gli comunicò, con tono gioviale. Notò il suo sguardo lievemente accigliato e soggiunse: «Sarai con me, non è vero?»
   «Abner, certo» lo rassicurò. «Solo che… mi domandavo… dove prenderai i soldi per…?»
   «Soldi, soldi, sempre soldi, hai in mente solo e sempre quelli!» brontolò Ravenwood.
   Si trovavano in quello che sarebbe stato il suo ufficio ancora per pochi giorni soltanto, il tempo di raccogliere le sue cose e andarsene per sempre. Erano soli, ma gli altri invitati alla cerimonia attendevano nel cortile esterno dell’Università. La finestra era chiusa, e il sole che ci picchiava contro rendeva l’ambiente quasi asfissiante. Su tutto, aleggiava la vaga malinconia degli addii.
   «Quest’estate incontrerò dei finanziatori, mi sto già organizzando» spiegò. «I fondi per la nostra impresa non mancheranno. Ma voglio la tua parola, Jones, che mi seguirai ovunque andrò.»
   Una lieve esitazione attraversò la mente di Indiana Jones. Era un impegno non indifferente, quello che Ravenwood gli domandava di assumersi. Ma, in fondo, lui a quell’uomo doveva tutto. Se non fosse stato per i suoi insegnamenti, non sarebbe mai diventato archeologo. Erano legati a doppio filo. E c’era da considerare un’altra questione. Restare accanto ad Abner avrebbe significato restare anche accanto a Marion. E questo non gli sarebbe affatto dispiaciuto…
   «Sarò sempre con te, Abner, te lo prometto» disse il giovane archeologo. «Però, se dovesse presentarsi una buona occasione, penso che dovrei accettarla… sai, non navigo certo nell’oro, e non posso continuare a chiedere prestiti a Brody…»
   Il professore gli batté una pacca sulla spalla, paternamente.
   «Devi pensare al tuo futuro, Jones, ed è giusto che sia così. E so anche che hai un debito di riconoscenza con Marcus Brody e che, qualche volta, dovrai lasciare me per collaborare con lui. Lo capisco, e non sarò certo io a ostacolarti. Ma fai in maniera che, questo futuro, vada di pari passo al mio e conduca a Tanis e all’Arca.»
   Per la prima volta da quando lo conosceva, Indy sentì un tono supplichevole nella voce di Abner Ravenwood.
   «Ti prego, Jones. Ho bisogno di te. Sto cominciando a essere vecchio, non posso più farcela da solo. Ma se tu sarai al mio fianco, sento che ci riusciremo…»
   Indy si sentì stringere lo stomaco.
   «Abner, verrò con te ovunque me lo chiederai, anche sulla luna, se sarà necessario…» rispose. «Tu sai che, per questa estate, ho un impegno che rimando da anni. Ma tornerò in tempo, quando tu avrai raccolto i fondi necessari. E, allora, partiremo.»
   Abner Ravenwood lo fissò con intensità. Aveva gli occhi lucidi. Improvvisamente, fece l’ultima cosa che Indiana Jones si sarebbe mai aspettato di vedergli fare.
   Lo abbracciò.
    
   L’occasione per il futuro di cui avevano parlato lui e Ravenwood non tardò a presentarsi. Marcus gliene accennò il pomeriggio stesso della laurea, mentre uscivano dal ristorante Gino’s dove avevano festeggiato tutti insieme. E, dopo pochi giorni, si concretizzò con quella convocazione a Bedford, a cui Indy rispose subito.
   L’uomo corpulento che passeggiava al suo fianco, le mani composte dietro la schiena, sorrise affabilmente.
   «Il dottor Brody mi ha parlato solo bene di lei, dottor Jones, e siccome qui al Marshall College abbiamo necessità di affiancare un docente al professor Parkette, che è il direttore del dipartimento di archeologia, ho pensato di fare il suo nome al rettore. E lui, dopo aver letto la sua scheda e aver ricevuto un parere positivo anche da parte del professor Parkette, è stato ben disposto ad assumerla.»
   Brody fece un sorrisetto.
   «Il vicerettore Stanforth esagera, Indy» si schermì. «Io mi sono limitato a dargli qualche informazione, tutto qui, facendogli notare come quella bellissima spada scozzese, che ha attirato numerosissimi visitatori lo scorso anno, sia giunta qui per opera tua. È stato il professor Oxley, piuttosto, a tessere le tue lodi.»
   Ad Harold, che camminava accanto a Charles Stanforth, si imporporarono le guance e si infiammarono le punte delle orecchie a sventola. Anche lui era stato assunto al Marshall College da pochi mesi, come docente di storia e cultura dell’America precolombiana.
   «Oh, io non ho fatto proprio nulla, sul serio» bofonchiò, imbarazzato.
   Stanforth ridacchiò, palleggiando lo sguardo dall’uno all’altro.
   «Ebbene, nessuno mi ha detto nulla. Vorrà dire che, se me lo chiederanno, dirò che ho avuto in sogno una visione del professor Jones come docente del Marshall College. Lei se la sentirebbe, dottor Jones, di essere chiamato professore?»
   Professore lui. Proprio lui che aveva trascorso gli ultimi anni a passare da un guaio all’altro. Diventare un docente avrebbe significato moltissime cose. Una su tutte, lo immaginava, era il dover chiudere in maniera definitiva con le avventure e con le fugaci storie amorose. Basta imprese pazzesche in giro per il mondo e basta seduzioni di dolci fanciulle pronte a farsi irretire dalle sue lusinghe e dalle sue doti di navigato amatore: se fosse diventato professore, sarebbe stato un uomo rispettabile, obbligato a osservare un certo comportamento e una certa etica.
   La cosa, lo riconosceva, non lo infastidiva minimamente. Ormai era prossimo a compiere i ventisei anni e, di conseguenza, presto sarebbe anche scoccata l’ora di mettere la testa a posto. Non poteva continuare in eterno a comportarsi come un ragazzino, sempre pronto a cacciarsi nei guai.
   Era dunque arrivato il momento di darsi una regolata. Non avrebbe ancora appeso al chiodo frusta e cinturone - Abner, che contava su di lui, avrebbe preteso la sua presenza ogni volta che fosse stato libero da altri impegni, e Marcus non avrebbe dimenticato tanto in fretta la sua promessa di aiutarlo ad arricchire le collezioni museali - ma, di certo, moltissime cose sarebbero cambiate, di lì a breve.
   Prima di chiudersi di nuovo tra le pareti di un’aula, comunque, avrebbe concesso al suo spirito avventuriero un ultimo momento di gloria, a cui non intendeva sottrarsi.
   «Io accetterò molto volentieri il posto che mi viene offerto, e mi adopererò in ogni modo per dimostrare di essermelo meritato» sottolineò, «purché non si richieda la mia presenza qui prima di settembre. Ho un impegno inderogabile. Questa estate, infatti, io, Harold e un altro amico abbiamo deciso di recarci in Brasile per un lavoro di una certa importanza che stiamo rimandando già da parecchio tempo.»
   Charles annuì.
   «Il professor Oxley me ne ha parlato e per me non c’è alcun problema. Anzi, se - come vi auguro - la vostra spedizione avrà successo, porterete lustro al Marshall College prima ancora di cominciare a insegnare. L’importante è che siate entrambi presenti per l’inizio delle lezioni, il sette di settembre. E…» qui assunse un tono cospirativo, «vi consiglio la puntualità. Il rettore è un tipo abbastanza ostinato, da questo punto di vista.»
   «Oh, non si preoccupi, professor Stanforth» assicurò Indy. «Non intendo in nessun modo tardare. Vada come vada la nostra spedizione, saremo di ritorno in tempo, glielo prometto.»
   Si fermarono all’ombra di un acero che si trovava nel centro del cortile e Indy ne approfittò per far scivolare lo sguardo su tutta la struttura del Marshall College. Non vi aveva mai rivolto molta attenzione, fino a quel giorno, perché nelle sue visite precedenti si era limitato a entrare nel museo, che era il regno di Brody.
   Adesso, però, era tutto molto diverso. Ora poteva guardare quel luogo con occhi nuovi.
   Il Marshall College avrebbe rappresentato il suo futuro, il suo avvenire. Lì si sarebbe plasmata la sua carriera, dunque. Quel sogno di diventare archeologo, nato in un luogo tanto lontano, lo avrebbe infine condotto lì, in una piccola università del Connecticut.
   Altri, forse, avrebbero potuto desiderare di meglio, ambire a qualcosa di più prestigioso, come, per esempio, il Barnett College di New York. Non lui, non Indiana Jones. Per lui, che fino a pochi giorni prima era soltanto uno studente combinaguai che saltava da un letto femminile all’altro, quell’incarico era il coronamento di una vita di fatiche e di rinunce. Adesso, quando qualcuno avesse parlato del professor Jones, non si sarebbe più riferito soltanto al vecchio Henry Senior.
   E le finestre del Marshall College parvero ricambiare il suo sguardo, pronte a riservargli nuovi giorni, mesi e anni di cui, ancora, non avrebbe saputo immaginare l’esito.
   
 
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