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Autore: Cossiopea    15/04/2021    3 recensioni
[AVVERTENZA: questa storia contiene SPOILER per PJO, HoO, ToA]
[...] - Sei l'eroe di molti, Percy - continuò - La stima è cresciuta attorno alla tua persona, una fama di cui forse non ti rendi neanche conto. Ciò che hai fatto ha scaldato i cuori, illuminato gli animi di candida speranza, ma soprattutto ambizione. L'ambizione rende ciechi, aperti alle minacce più oscure, conduce verso mete ignote, dove la mente può perdersi.
- Continuo a non capire - farfugliai, gli occhi sgranati.
Ecate annuì pacatamente e il fumo si arricciò tra i suoi capelli scuri.
- Non devi capire - bisbigliò, come parlasse a se stessa - Non lo farai mai... I mondi in cui ti stai per inoltrare... - schioccò la lingua - non sono fatti per essere compresi.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Annabeth Chase, Nico di Angelo, Percy Jackson, Will Solace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Leo vAldez

 

Non so cosa sappiate di preciso sulla nostra disperatissima e delirante situazione, ma ho deciso di accollarmi la responsabilità di colmare i vostri eventuali buchi di trama (ringraziatemi più tardi).

Per cui, ecco qui un sintetico e pratico riassunto degli ultimi avvenimenti:

Siamo tre poveri cristi e una capra mandati a salvare un attore hollywoodiano catturato da un'enchilada gigante e, se avanza tempo, liberare mia nonna da un Gigante brutto e cattivo che vuole risorgere dalla terra e uccidere tutti...

O era il contrario? Maledizione, non riesco mai a collocare gli impegni sul giusto piano d'importanza...

Meh, fa nulla, niente di troppo rilevante.

La cosa veramente fondamentale è che io sono il personaggio più interessante di tutta la storia.

Lo vedete Jason? Quello biondo e iper bellissimo che potrebbe tranquillamente fare il modello per la pubblicità di un profumo? Ecco, lui non è alla mia altezza, ve lo garantisco.

E Piper? La ragazza assurdamente stupenda che pare una discendente di Afrodite (shh)? Neanche lei raggiunge i miei livelli di eleganza e divina personalità (e gli dei dell'Olimpo muti).

Neanche coloro che arriveranno dopo riusciranno a superarmi in qualcosa, i cosiddetti Eroi, che hanno combattuto Crono e i Titani, che si trasformano in animali, evocano gemme maledette eccetera eccetera... A dire il vero non so neanche di chi sto parlando, sembra quasi un deja vu o un arricciamento di diverse epoche, però mi sembrava giusto farvelo notare:

Nessuno di loro è, o sarà, figo quanto me!

Stavo pensando proprio a questo mentre, in groppa a Festus, lasciavo vagare lo sguardo sulla distesa di nubi che si stagliava davanti ai miei occhi, sfumando all'orizzonte in un viola tenue.

Dietro di me, Piper, Jason e il coach sonnecchiavano in respiri regolari, che bene si armonizzavano con il lento batter d'ali del drago e i suoi sbuffi di fumo.

Un vento mite mi scompigliava i capelli e scuoteva i vestiti, ma la mia mente era distante dal paesaggio surreale che stavamo sorvolando.

Insomma, io sono il massimo. Best pensiero fisso.

Avevo bisogno di crederlo, almeno, prima che la mia autostima collassasse su se stessa e io mi ritrovassi a singhiozzare nell'angolino a causa mia inutilità...

Credo fosse decisamente meglio crogiolarsi in un immenso e mal riposto ego.

E poi, non ero totalmente convinto che i due semidei che dormivano alle mie spalle fossero i ritratti di perfezione che il mio sguardo mi faceva vedere. Benché fosse uno scenario parecchio deprimente, avevo il serio dubbio che fosse la mia stessa futilità a rendere anche gli eroi medi delle complete divinità (Signor D a parte).

Quindi... valevo qualcosa, alla fine, no? O forse questo ragionamento non aveva senso?

Diamine. Pensieri confusi e dove trovarli...

Sospirai, lasciandomi ricadere in avanti, pancia in giù sulle scaglie di metallo tiepido di Festus. Ero legato con una cinghia, per cui, nel peggiore dei casi, scivolando oltre il dorso dell'automa, sarei finito per strillare indemoniato peggio di una ragazzina, appeso sul vuoto a duecento metri dal suolo, finché Jason non mi avesse ritirato in sella sottoforma di un bambolotto sbiancato e tremante.

Aggrottai la fronte a quel pensiero. Non era molto eroico.

Per qualche strana ragione, mi ritrovai a meditare su quanto volessi bene a Jason, anche se non lo conoscevo come credevo... anche se lui non era mai stato quello che la mente mi suggeriva.

Per un folle istante, pensai che potesse morire.

Sarei morto anch'io, forse... e cosa ci sarebbe stato dopo? Sarei stato graziato, salvato, oppure condannato ad un eterno buio...? Eterno dolore...?

E adesso pensieri deprimenti, bravo Leo, riflettei amaramente, senza però essere in grado di capire da dove quelle considerazioni fossero saltate fuori.

Io non sarei morto. Nemmeno Jason non sarebbe morto.

Lui non poteva...

– Leo?

Sobbalzai e lo stomaco mi saltò in gola mentre rischiavo di perdere l'equilibrio e scivolare nel vuoto. E perdere la dignità.

Il cuore batteva ansioso nel petto mentre mi voltavo di scatto, incrociando i miei occhi con quelli celesti e ancora assonnati del figlio di Zeus (oppure Giove?).

– Sei impazzito?! – sbottai in un sibilo smorzato, per non svegliare Piper e il nostro satiro – Ancora un secondo e avresti potuto avere il mio infarto sulla coscienza! – aggiunsi, stranito, additando le sue mani – E dubito che quelle funzionino anche da defibrillatore.

Jason sbatté le palpebre, guardandosi i palmi. Infine accennò un sorriso sbilenco.

– Non ci ho mai provato – ammise mentre io alzavo gli occhi al cielo.

– Non provarci – gli consigliai – Potresti uccidere qualcuno. Che già è un miracolo se non ci finisco secco per conto mio alla fine di quest'impresa – (O quella successiva, chissà...).

Il ragazzo ridacchiò.

– Allora lascerò il ruolo aggiustatutto a qualcun altro – disse piegando il capo con aria divertita.

– Bravo – sorrisi – Anche se non sono così capace quando si tratta di persone – diedi una pacca amichevole a Festus, che cigolò contento – Preferisco gli ingranaggi.

Jason sospirò e il suo sorriso si velò di malinconia, come il sole fosse stato d'un tratto coperto da una nuvola scura.

– Sei più di quello che credi, Leo – annuì lentamente – Fuoco o tempesta il mondo cader faranno...

A quelle parole mi irrigidii e un brivido mi percorse la schiena.

Mi imposi di deglutire, anche se la gola era diventata improvvisamente arida.

– Che cosa significa? – quella domanda mi uscì in una specie di miagolio.

Il figlio di Giove (non era Zeus?) sospirò di nuovo.

– Non ne ho idea – si rabbuiò leggermente – Ma penso possa essere importante.

Mi inumidii le labbra, a disagio.

– D'accordo – mi intimai di sorridere, anche se in modo forzato, ancora percorso dalla sensazione che qualcosa non quadrasse – Basta che non sia io a cadere, eh? Finché è solo il mondo non c'è da preoccuparsi.

Jason rise, le ombre sul suo viso scomparse del tutto. In un battito di ciglia. La nuvola passeggera se n'era andata.

– Ah, sì? – sogghignò, e detto questo mi diede una scherzosa spintarella, la quale, nonostante non fosse violenta, mi prese alla sprovvista.

Sbiancai mentre perdevo l'equilibrio e l'universo si capovolgeva. Per un mezzo secondo mi sentii cadere, privato di peso, e poi l'improvvisa tensione della fune attorno alla vita mi mozzò il fiato. Gemetti, dondolando pericolosamente, lo sguardo terrorizzato incollato alle spesse nuvole sottostanti.

– Jason!! – strillai, senza autocontrollo, iniziando a dimenare convulsamente le gambe sul nulla che mi sottostava – Sei fuori di testa?!

Il ragazzo rise nervosamente, affacciandosi dal dorso di Festus e scoccandomi un sorriso teso.

– Scusa – gridò attraverso il sibilo che mi riempiva le orecchie – Pensavo fossi più saldo. Adesso ti tiro su.

– Sarà meglio – piagnucolai.

Il semidio si arrampicò cautamente lungo la schiena del drago, i capelli biondi spazzati dal vento, fino a raggiungere il gancio a cui era collegata la cinghia che mi teneva legato alla beata salvezza.

Afferrò la fune e iniziò a tirare.

Le mie viscere si rivoltarono ancora. Il drago emise uno sbuffo irritato mentre il giovane mezzosangue schioccava la lingua, i muscoli sulle sue braccia che guizzavano esperti.

Per un momento pensai che quell'attimo di terrore sarebbe finito presto. Che sarei tornato a bordo e avrei mollato uno schiaffo al mio cosiddetto migliore amico.

Eppure qualcosa doveva pur succedere, mi dissi mentre Jason decimava i centimetri che mi dividevano dal saldo seggio. Qualcosa... Il solito imprevisto... Un fulmine di tempesta nel cielo limpido.

Fu come un'improvvisa percezione, un'orrida visione.

E la cinghia si spezzò.

Proprio quando la mia mano già sfiorava di nuovo le scaglie di Festus e il figlio di Giove/Zeus iniziava a scherzare sulla mia reazione esagerata, la fune si ruppe, strappandosi a metà tra me e lui, in un unico, netto colpo non programmato.

Il mondo roteò, una cascata d'inchiostro mi grondò sulla visuale mentre la testa girava vorticosamente in un universo privo di schemi.

Lo sbatter d'ali dell'automa scemò mentre precipitavo e la mente fuggiva via.

L'urlo di Jason pulsava nelle orecchie insieme al gorgoglio sangue, una serie di colpi di tuono, una mitraglia di saette violacee.

O forse stavo urlando anch'io.

Forse sarei morto anch'io.

***

Nota:

Per quanto io ami Leo, purtroppo questo capitolo non mi convince più di tanto.

Ho deciso di lasciarlo perché è qui dalla prima stesura e perché è uno dei primi esperimenti di immedesimazione nel focoso Valdez. Possiamo dire che è un sogno come un altro, senza un reale fine... Grazie comunque per averlo letto.

Coss

   
 
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