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Autore: heliodor    15/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Vino
 
Valya tornò nella sua stanza e attese seduta sul bordo del letto. Mentre aspettava che tutti i servitori finissero di cenare e andassero a letto ebbe il tempo d pensare a quello che stava per fare.
Non si fidava affatto di Ros e anche se aveva giurato, sentiva di stare per fare un errore a riporre in lui la sua fiducia, ma sentiva anche di dover fare qualcosa per Doryon.
Era uno dei pochi che si era dimostrato suo amico lì a palazzo. E anche la governatrice sembrava apprezzarla più di quanto valesse davvero.
Se voleva dimostrarle riconoscenza quella era l’occasione giusta. Doveva solo sperare che Ros avesse ragione e che il veleno non uccidesse Doryon.
Prima però doveva uscire dal palazzo e da Ferrador e nessuna delle due cose sarebbe stata semplice.
Dall’armadio dove teneva le sue cose prese una mantellina leggera col cappuccio e legò in vita il fodero della spada.
Aprì la porta e sbirciò di fuori. Il corridoio era vuoto come aveva sperato. Dopo la battaglia la sorveglianza era stata concentrata ai livelli dove alloggiavano la governatrice, Doryon e le persone più importanti del palazzo, svuotando gli altri livelli, compreso quella in cui dormiva lei.
Uscì nel corridoio e chiuse la porta appoggiandola con delicatezza. Scese le scale una alla volta e quando si sentì sicura marciò decisa verso la sala d’armi. Recuperò la spada e la infilò nella fodera.
Averla legata al fianco la fece sentire più sicura. Con quella poteva affrontare qualsiasi rischio e superare tutti gli ostacoli.
Calmati, si disse. Se le cose vanno come devono, nemmeno ci sarà bisogno di usarla.
Raggiunse una delle entrate secondarie e uscì nel cortile interno, da dove raggiunse la porta che Rann le aveva mostrato giorni prima. Attraversò il cimitero degli animali fino alla porta successiva. L’aprì con cautela e diede un’occhiata veloce alla strada.
Era vuota e buia.
Bene, si disse. Chiuse la porta alle sue spalle senza rimettere a posto il chiavistello e dopo essersi sistemata il cappuccio sulla testa si incamminò lungo il muro che circondava il cortile del palazzo.
 
La bottega di Jangar era dove ricordava si trovasse, in una piccola piazza triangolare. Le finestre erano sbarrate e nessuna luce filtrava da esse.
Spero che quello stupido non sia andato a dormire, pensò con una punta di fastidio.
Camminò fino a trovarsi di fronte alla porta d’ingresso, indecisa se bussare o meno. Stava per alzare la mano quando la serratura scattò e si aprì uno spiraglio.
Da dietro di esso colse due occhi che le rivolsero un’occhiata veloce.
“Ros?” chiese Valya.
“Aspetta” rispose lui aprendo la porta e poi chiudendola alle sue spalle. “Per fortuna Jangar sta ancora dormendo. È tornato così ubriaco che non si sveglierà fino a domani sera, almeno.”
Valya notò che in vita aveva appesi i sacchetti di quella mattina. “Che cosa ci tieni lì dentro?”
“Ingredienti” rispose lui. “E qualche pozione. Alcuni sono vuoti per conservare le cose che raccolgo.”
Si incamminarono fianco a fianco per la strada.
“Ti piace raccogliere le cose?” chiese Valya per spezzare il silenzio. Con le strade vuote e buie le sembrava di camminare in un cimitero.
“Sì” fece Ros. “Per studiarle. Sono interessanti. Una volta ho trovato una pietra che…”
Valya gli fece cenno di fermarsi. “Hai le monete per i cavalli in uno di quei sacchetti?”
Lui annuì. “Venti monete. È tutto quello che ho.”
“Spero che bastino.”
“Non potevamo prendere due cavalli dalle stalle del palazzo?”
“Intendi rubarli?” fece Valya con tono accusatorio.
“Li avremmo presi solo in prestito per restituirli una volta tornati.”
Valya scosse la testa. “Non è così semplice. Le stalle del palazzo sono sorvegliate e anche se avessi potuto prendere due cavalli, non avrei saputo come farli uscire.”
“Ma tu sei uscita senza problemi” osservò lui.
Non gli sfugge niente? Si chiese Valya infastidita.
“Conosco un’uscita” disse in tono vago. “Ma i cavalli non posso passarci. Ecco perché ci servono quelli della stalla fuori città.”
Ros annuì. “Ancora non mi hai detto come faremo a uscire dalla città. Dicono che la sorveglianza ai cancelli sia stata rafforzata.”
“Quella non mi spaventa” disse Valya mostrandosi sicura.
In realtà non era affatto certa che il suo piano avrebbe funzionato, ma non le era venuto in mente altro. Era probabile che li rimandassero indietro o che addirittura avvertissero la governatrice del loro tentativo, ma la vita di Doryon valeva quel rischio.
Se fosse accaduto, avrebbe trovato una scusa credibile, ne era certa, anche se in quel momento non glie ne veniva in mente nessuna.
Quando furono in vista della porta orientale, Valya fece un cenno a Ros. “Fai parlare solo me, intesi?”
Lui annuì.
Camminarono a passo lento in modo che i soldati li notassero avvicinarsi senza allarmarsi.
Degli otto che erano di guardia al cancello solo due erano in piedi. Gli altri sedevano su di una panca con la schiena appoggiata al muro. Indossavano armature leggere ed elmi aperti che lasciavano intravedere il viso. In una mano reggevano la lancia, mentre lo scudo era appoggiato al muro. Di fianco avevano anche una spada di cui spuntava solo l’elsa dal fodero.
Valya respirò a fondo e ripassò a mente quello che doveva dire, ma quando fu a una decina di passi dai due soldati in piedi il coraggio scemò d’un tratto.
Che sto facendo? Si chiese. Se commetto un errore rovinerò tutto. Forse dovrei tornare indietro e lasciar perdere.
“Dove andate voi due?” chiese uno dei soldati alzando una mano. “Fermatevi subito.”
Ros le rivolse un’occhiata e lei scosse la testa.
Avanzarono decisi verso i due soldati senza accelerare né rallentare.
È importante che mi mostri sicura, si disse. O capiranno che non lo sono affatto.
“Ho detto fermi” disse il soldato. “Non ci sentite?”
Valya avanzò ancora fino a trovarsi a quattro o cinque passi.
“Fermi” disse la guardia con tono deciso.
Valya sorrise. “Ferg aveva ragione a chiamarvi lavativi” disse con tono allegro. “Guarda lì come ve ne state senza fare niente mentre il nemico cerca di entrare in città.”
Il soldato la fissò indeciso.
“Ha fatto bene a inviare me a controllarvi” disse Valya continuando a sorridere. “Se sapesse come vi ho trovati.” Scosse la testa. “Non so proprio come reagirebbe, specie dopo quello che è successo e la morte del povero comandante Abbylan.”
Il soldato si guardò all’indietro e poi tornò a rivolgere lo sguardo a Valya. “Dovete tornare indietro. Non lo sapete che nessuno può entrare né uscire?”
“Abbiamo l’ordine di fermare chiunque” disse l’altra guardia.
Valya non aveva mai visto nessuno dei due ma non era un problema. Anzi, poteva essere un vantaggio.
“Mi compiaccio. Per vostra sfortuna io però non sono chiunque. Ferg Abbylan mi ha mandata a vedere che cosa stavate combinando.”
Il soldato la fissò perplesso. “Ha mandato te? Una ragazzina?”
“Sì, ha mandato me” disse Valya con tono sfrontato. “Era certo che vedendo arrivare una ragazza non vi sareste accorti che era qui per controllarvi. E per tua informazione, io non sono una ragazzina. Solo la nipote del comandante Abbylan e tu mi devi rispetto.”
Il soldato fece un mezzo sorriso. “Io non sapevo nemmeno che testa pelata avesse una nipote e penso che tu debba dimostrarlo. Perché se ci stai mentendo finirete nei sotterranei del palazzo.”
“Sono chi dico di essere” disse Valya sicura. “Chiedilo ad Agis. Anche se non ha il naso ci vede benissimo.”
“Non so chi sia Agis.”
“Allora Razyan. È un giovane molto promettente.”
“È morto nell’attacco dei rinnegati.”
Valya si sentì meno sicura. “Saleh non c’è? O sta ancora cercando i suoi denti?”
Il soldato sbuffò. “Mai sentito. Ci stai facendo perdere tempo, ragazzina.”
“Allora chiama Filarion” disse Valya disperata.
Il soldato si morse il labbro. “Fil sta dormendo. Se lo può permettere. Ora è lui che comanda il posto di guardia. Ha avuto una promozione.”
Valya sentì rifiorire la speranza. “Svegliatelo. È un ordine del comandante Abbylan. Svelto.”
Il soldato fece un cenno all’altro. “Vallo a chiamare. Resto io con loro.”
Attesero il ritorno di Fil e del soldato. Il nuovo comandante del posto di guardia camminava a fatica e aveva l’espressione assonnata e infastidita. “Spero per te che sia davvero importante, Vaegon, perché mi hai strappato dal sogno più bello da anni.”
Il soldato indicò Valya. “Questa qui dice di conoscerti e di essere stata mandata dal comandante Abbylan per controllarci. Tu ci credi?”
Fil strizzò gli occhi. “È la storia più idiota che abbia mai sentito.”
Valya perse un battito.
“Ma sarebbe tipico di quell’idiota di Ferg. E se non sbaglio l’ho già vista” disse Fil. “Sì, ora ricordo. La portò Ferg una Luna fa a fare un giro per la caserma, quando ancora non ero stato promosso. Disse che era sua nipote.” Scosse la testa. “La solita, patetica scusa.”
“Non era una scusa” disse Valya indignata. “Sono davvero sua nipote.”
Fil sospirò. “Che vuoi a quest’ora?”
Ora devo essere convincente. “Devo uscire per una commissione.”
“Nessuno può entrare o uscire.”
Valya aveva pensato anche a questo. “Lo so, ma è una commissione importante per il comandante Abbylan.”
“Allora esca lui” disse Fil annoiato. “Lui può darsi il permesso da solo.”
“Non può farlo” disse Valya a bassa voce. “Se si facesse vedere, qualcuno potrebbe andare in giro a riferirlo alla governatrice o a quel Dalkon.”
Fil si accigliò. “Che ha combinato quell’idiota di Ferg?”
“Mezza Luna fa ha ordinato del vino” disse Valya. “Secondo lui, un nettare di Oldorak di ottima annata. Due intere casse.”
Fil annuì con vigore. “È quello che beve di solito. Una volta me ne ha offerto un bicchiere.” Sul suo viso si dipinse un sorriso.
“Ora quel vino è arrivato, ma la persona che deve consegnarlo non può entrare in città.”
“Ovvio” disse Fil. “Solo i mercanti autorizzati possono farlo. Se ci provasse, dovremmo sequestrargli la merce.”
“Sapevo che avresti capito” disse Valya. “Possiamo passare adesso?”
“No” disse Fil perentorio. “Non ho capito affatto. Che cosa c’entrate voi con questa storia?”
“È semplice no?” fece Valya. “Ferg ha mandato noi a prendere il vino per portarlo in città.”
“Non poteva farlo lui stesso?”
“Contrabbandare del vino in città?” fece Valya indignata. “Il comandante delle guardie? E se qualcuno lo vedesse? Ci sarebbero delle conseguenze per lui.”
“È vero” disse Fil annuendo. “È un gran peccato ma noi non possiamo farci niente.”
Valya assunse un’espressione affranta. “È davvero un peccato. Dovrò dire a Ferg che la sua cassa di vino non arriverà mai.”
“Hai parlato di due casse” osservò Fil.
“Il comandante aveva intenzione di dividerla con i soldati di guardia” disse Valya. “Pensava di potervi convincere in quel modo, ma si vede che si è sbagliato sul vostro conto. Siete davvero fedeli al vostro incarico.”
“No, no” disse Fil. “Non si è sbagliato affatto. Siamo proprio le persone che lui pensa.” Si leccò le labbra. “Facciamo così. Tu dimmi dove devi incontrare quel mercate e io andrò a prendere il vino per te e poi lo divideremo. Che ne dici?”
“E se poi decidi di tenerlo tutto per te?”
“Per chi mi hai preso?” fece Fil indignato.
Per uno che si fa corrompere per una cassa di vino, pensò Valya divertita.
“Inoltre, il mercante sa che deve consegnare le casse solo a una ragazza e un ragazzo che corrispondono alle nostre descrizioni. Se vedesse arrivare degli estranei o addirittura dei soldati, non uscirebbe dal suo nascondiglio e forse se ne andrebbe via.” Scosse la testa. “Dobbiamo andarci noi due. E da soli.”
“Chi mi assicura che poi ci darai una delle due casse?” chiese Fil.
“Lo giuro sul mio onore” disse Valya toccandosi il petto.
Fil e i due soldati si scambiarono una rapida occhiata. “Ti faremo passare, ma non devi dire agli altri soldati cosa sei andata a prendere, d’accordo?”
Valya gli rivolse un ampio sorriso. “Così dividerete soltanto in tre?”
“Decideremo noi con chi dividere e cosa” rispose lui sbrigativo. “Ora passate senza dire una parola. Penserò io a inventare una buona scusa.”
Mentre aspettavano che il cancello fosse alzato quel tanto che bastava a farli transitare, Valya udì Fil dire: “Messaggeri. Me ne assumo io la responsabilità. Non parlatene con nessuno.”
I soldati si limitarono ad annuire.
Valya si affrettò oltre il cancello seguita da Ros.

 
  
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