Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: J Stark    16/04/2021    2 recensioni
Cosa succederebbe se inaspettatamente ti ritrovassi nel mondo dell'Attacco dei Giganti? Conoscendo la storia agiresti per cambiare gli eventi o lasceresti che facciano il loro corso? Assisteresti da spettatrice/spettatore alla morte dei tanti personaggi o cercheresti a tutti i costi di salvarli?
Ti invito a scoprirlo unendoti all'avventura di Carol, la protagonista di questa storia.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Piccola precisazione: nel Capitolo 2 ho menzionato il dialogo tra Levi ed Erwin, colloquio che nell'opera originale avviene la notte prima della partenza per Shiganshina, io mi sono permessa di dilatare le tempistiche di circa una settimana. 
Vi aspetto a fine capitolo per un'ulteriore nota, buona lettura!




                                                                                3



Seduta dinnanzi a tre delle personalità più importanti dell’universo dell’Attacco dei Giganti, Carol non poté che sentirsi in profonda soggezione.

Il comandante Erwin nella sua statuaria bellezza la osservava serio appoggiato allo schienale della sedia; La Caposquadra Hange era seduta sulla scrivania e la scrutava impaziente dietro ai propri occhiali.
 Levi, trincerato dietro il suo atteggiamento schivo e freddo, era invece in piedi con le spalle al muro dietro al Comandante, gli occhi piantati su di lei.

«Carol, dal rapporto che mi è stato consegnato ho letto che sei stata trovata al di fuori del Wall Rose e soccorsa dal qui presente Capitano Levi» fu Erwin a spezzare quel silenzio carico di tensione.

 «Non so come tu abbia fatto ad eludere le pattuglie del Corpo di Guarnigione poste a difesa dei cancelli, il solo atto di varcare quelle porte ti rende perseguibile penalmente. La Legge in tal senso è chiara e prevede che io ti consegni al Corpo di Gendarmeria per essere poi giudicata e punita.  Ciò che mi ha spinto a contravvenire a tale dovere, tuttavia, è il forte presentimento che questo non si tratti del semplice caso di un civile che si avventura nel territorio dei giganti. O sbaglio?»

«No, non è in errore Comandante. Quella che sto per raccontarvi vi apparirà come un’assurdità, tuttavia vi chiedo di sospendere momentaneamente il vostro giudizio e di attendere che abbia concluso la mia storia prima di trarre le vostre conclusioni» rispose la ragazza, cercando di darsi più contegno possibile e celare l’ansia che le stava lentamente divorando le viscere.

Erwin si protese verso di lei in atteggiamento di ascolto, poggiando il gomito sulla massiccia scrivania e sostenendosi il mento con la mano.

«Parla pure, ti ascoltiamo»

Carol prese un profondo respiro e diede inizio alle danze, ormai non si poteva più tirare indietro.

«Oltre al mistero di come io sia comparsa nel bel mezzo del territorio dei giganti, credo non vi siano sfuggite le altre peculiarità che caratterizzano la mia persona. I miei abiti sono per voi decisamente di strana fattura e parlo con un accento che vi risulterà insolito. »

Il Comandante annuì osservando la maglietta dai colori sgargianti e raffigurante i personaggi di Stranger Things indossata dalla straniera.

«Non riesce a capacitarsi di come io abbia evitato la sorveglianza delle mura semplicemente perché non l'ho fatto. Fuori dal Wall Rose mi ci sono trovata all'improvviso, per via di questa»
ed estrasse la spilla dalla tasca dei pantaloni, ponendola sul tavolo davanti ai propri interlocutori. L'attenzione dei presenti si spostò sul gioiello ed Hange lo prese subito tra le mani studiandolo attentamente, anche lei rapita da quel particolare oggetto. Lo sguardo dei tre si rivolse quindi nuovamente a Carol, in cerca di risposte.

La bionda deglutì appena, in preparazione a quella che sapeva sarebbe stata una spiegazione impossibile da accettare anche per la mente più aperta e lungimirante.

«Capisco che sia difficile da comprendere… è qualcosa che va oltre ogni logica ed io stessa non riesco ancora a capacitarmene. La verità è che io non appartengo a questo mondo ma provengo da una realtà parallela a questa, seppur molto diversa. Un luogo ed un tempo in cui le vostre gesta sono conosciute ai più perché narrate in un libro.»

Calò il gelo, quell’affermazione così azzardata pesava nell'aria quanto un macigno.

«Tsk» proruppe stizzito il Capitano abbandonando il contegno conservato fino a quel momento «ma che marea di cazzate stai dicendo, mocciosa?»

«Tutti si sono ubriacati di qualcosa per poter tirare avanti nella vita, erano tutti schiavi di qualcos'altro»

Carol parlò con voce inespressiva sostenendo con fierezza lo sguardo di Levi.

L'uomo ebbe un sussulto ed impallidì vistosamente, incapace di nascondere il proprio stupore.

«Come... come puoi saperlo?»

La ragazza lo ignorò, si voltò invece verso Erwin piantando i propri occhi verdi in quelli azzurri del Comandante.

«Prima o poi riusciremo ad abbattere le mura dietro le quali si cela la verità.»

 Un bagliore fulmineo e quasi impercettibile attraversò le cristalline iridi del biondo e le sue spalle sussultarono leggermente.

«A giudicare dalle vostre attuali condizioni fisiche, Comandante, deduco che abbiate già affrontato il gigante corazzato nella battaglia per riprendervi Eren. E dal grande numero di reclute che ho potuto vedere allenarsi in cortile mentre il Capitano mi scortava qui, immagino stiate ultimando i preparativi per l'operazione di riconquista del Wall Maria. Potete anche non credere al mio racconto, ma vi basti sapere che se volete vincere questa secolare guerra le mie conoscenze sono la chiave per farlo.
Allora Erwin, volete conoscere questa verità?» Concluse la giovane sperando con tutto il cuore che il proprio piano avesse sortito l'effetto desiderato.
 
Levi era ammutolito e fissava il vuoto scombussolato. Nel vederlo così Carol si sentì un po' in colpa, forse usare proprio le ultime parole di Kenny era stato un colpo basso…per quanto strategicamente efficace.
Hange dal canto suo era in visibilio e continuava ad agitarsi sulla scrivania con il volto rosso dalla gioia, sicuramente fremeva dalla voglia di tempestarla di domande.
Erwin, che non aveva ancora interrotto il contatto visivo con la giovane, decise infine di arrendersi all’evidenza di quell’assurdo racconto. Dopotutto la ragazza sapeva quanto il desiderio di conoscere il segreto celato in quella cantina fosse importante per lui.

«D’accordo Carol. Ancora non comprendo, ma ti credo. Ora per favore aiutaci a riconquistare Shiganshina»
 


 
Carol aveva riflettuto attentamente sul da farsi prima che Levi bussasse alla porta della sua stanza per scortarla nell’ufficio del Comandante. Aveva deciso che avrebbe cercato di impedire gli atroci eventi del manga, primo fra tutti lo sterminio della razza umana ad opera di Eren. Per arrestare quella catena di distruzione era necessario evitare che Zeke ed Eren entrassero in contatto, poiché solo con l’unione dei poteri del Gigante Progenitore e del Gigante di sangue reale il boato della terra si sarebbe potuto attivare. L’azione più sensata poteva quindi sembrare quella di far fuori Zeke direttamente sul campo di battaglia di Shiganshina.

Ma qui le cose si complicavano.

Una volta morto Zeke gli abitanti dell’isola avrebbero vissuto qualche anno in pace, prima di subire però un devastante attacco d’oltreoceano poiché Marley e le altre nazioni del mondo volevano la distruzione del popolo eldiano. Un’offensiva di fronte alla quale sarebbero stati completamente inermi senza il boato della terra e le nuove tecnologie portate da Yelena e dai volontari. La marcia dei colossali rimaneva l’unico deterrente posseduto da Paradis per opporsi all’invasione da parte delle altre potenze mondiali. Se avessero ucciso Zeke nell’imminente missione senza farne ereditare il gigante a qualcuno di sangue reale, come Historia, quest’arma sarebbe andata perduta o peggio ancora, se tramandata a qualche neonato eldiano di Marley, sarebbe finita nelle mani del nemico.
Quindi no, Zeke non poteva morire. Carol convenne che un buon compromesso sarebbe stato quello di catturarlo vivo, imprigionarlo avendo cura di non permettere alcun contatto con Eren e poi farlo divorare da Historia. Come era già stato reso chiaro nell'opera le popolazioni del continente, ad eccezione degli Azumabito, non avrebbero mai accettato una convivenza pacifica con Paradis e quindi sarebbe stato inutile tenere in vita Zeke per una possibile mediazione. Purtroppo non c’era posto per gli Eldiani al di là del mare e l’unica scelta per evitare innumerevoli morti era quella di conservare la minaccia della marcia dei colossali.
Così facendo la sicurezza dell’isola sarebbe stata mantenuta ed avrebbe anche scongiurato la morte di Erwin e lo sterminio del Corpo di Ricerca.
La ragazza non era però del tutto sicura di essere effettivamente in grado di cambiare il corso di eventi che pur non essendosi ancora verificati, erano tuttavia già stati decisi dall’abile penna di Isayama. Stabilì quindi di non rivelare la morte di Erwin, né tantomeno la verità sul mondo al di fuori dell’isola, ma di limitarsi alle informazioni necessarie al conseguimento del proprio obiettivo. 
Per assicurare il successo della riconquista del Wall Maria alla Legione Esplorativa occorreva evitare che il contingente militare fosse colto di sorpresa dal gigante Bestia e mitragliato dalle pietre lanciate da quest’ultimo.

Nel corso dell’ora seguente Carol mise dunque al corrente i suoi tre interlocutori del pericolo che li attendeva a Shiganshina. Spiegò che viaggiare sfruttando il buio delle ore notturne era una scelta giusta per eludere i giganti, tuttavia il Bestia aveva posto delle sentinelle a guardia dei boschi attorno alla città e quindi il loro arrivo non sarebbe stato un segreto. Riferì del nascondiglio di Reiner, del pericolo di Bertholdt e del fatto che l’esercito sarebbero stato accerchiato dai giganti.

Suggerì quindi di dividere la milizia in tre truppe.
Le prime due sarebbero avanzate insieme, formando il contingente principale con i carri e si sarebbero sparpagliate a ventaglio nella foresta in modo da riuscire a cogliere eventuali sentinelle in agguato tra gli alberi. Una delle incognite del suo piano era infatti che Carol non conosceva la posizione del gigante carro perché nel manga ciò non era stato specificato. Sospettava però che Pieck si trovasse già sotto forma di titano, altrimenti il bagliore generato da una sua potenziale trasformazione sarebbe stato ben visibile nell’oscurità della notte. Ciò la rendeva quindi più ingombrante e potenzialmente individuabile con maggiore facilità. Ad ogni modo ai soldati sarebbe stato ordinato di limitarsi a segnalare la posizione del gigante carro senza ingaggiare combattimento, in quanto era necessario per la riuscita del piano che questo avvisasse Zeke del loro arrivo.
La terza truppa avrebbe invece marciato mantenendosi a distanza di circa un quarto d’ora dalle altre, in modo da giungere sul posto dopo che Zeke ed i suoi scagnozzi fossero usciti allo scoperto. A quel punto tale drappello di soldati scelti guidati da Levi avrebbe potuto cogliere i nemici alle spalle ed eliminarli. Il Capitano ovviamente si sarebbe occupato del Bestia, poiché era l’unico abile abbastanza da sconfiggerlo.  Carol sperava che in tal modo, una volta catturato Zeke, l’esercito avrebbe poi potuto concentrarsi interamente sul mettere fuori gioco il Corazzato ed il Colossale.
La giovane era consapevole che si trattasse di un piano piuttosto approssimativo e rimase quindi alquanto sorpresa quando Erwin, da abilissimo stratega quale era, lo approvò complimentandosi con lei.
Levi la fissava ancora a braccia conserte diffidente e sospettoso, tanto che Carol si sentì a disagio come scottata da quello sguardo prolungato ma non poteva mostrarsi debole, non in quel momento.

«Allora è deciso, assisterai Hange nei preparativi per la spedizione. Partiremo tra una settimana» decretò Erwin e a Carol sembrò di cogliere soddisfazione sul suo viso.

«Yaooooo» esclamò Hange entusiasta, scattando in piedi e facendo prendere un colpo alla ragazza «Lo sapevo che la biondina nascondeva delle sorprese! Oltre ad essere una gioia per gli occhi ha un intelletto eccezionale. Sono sicura che andremo molto d’accordo».

«G-Grazie» rispose lei imbarazzata, dopodiché quella singolare riunione venne sciolta.



 
Mentre veniva scortata nella nuova stanza che gli era stata assegnata Carol si sentì improvvisamente molto stanca, prosciugata energeticamente da tutti gli avvenimenti di quella giornata. In quel momento persino mettere un piede davanti all'altro le risultava uno sforzo immane.
Si concentrò allora sull’elegante figura del Capitano, che con il suo solito passo cadenzato e sinuoso procedeva davanti a lei.
Ne osservò la precisa rasatura del taglio militare, il collo pallido, le ampie spalle ed i muscoli contratti che trasparivano anche da sotto la camicia inamidata.
Quando avvertì un potente calore in volto si riscosse da quei pensieri che decisamente poco si adattavano alla sua attuale situazione.

“Dannazione Carol, datti una regolata!”

Non c'era spazio per i sogni ad occhi aperti, doveva tenersi vigile. Dal momento che le sue conoscenze erano fondamentali per la missione era stato stabilito che avrebbe preso parte anche lei alla spedizione, così da tenere Erwin costantemente informato di ogni particolare in tempo reale.  Il Comandante aveva quindi predisposto che quella settimana si sarebbe allenata intensamente con Levi per acquisire un minimo di dimestichezza con il movimento tridimensionale e non essere d'intralcio ai soldati sul campo di battaglia. Carol si rabbuiò un po' al ricordo della reazione stizzita del Capitano a quell'ordine. Sapeva che l'avrebbe eseguito senza fare storie, ma era anche consapevole che la prospettiva di perdere tempo ad addestrarla non gli andasse molto a genio.

Levi si arrestò di fronte ad una porta di legno consumata dal tempo e dall’umidità e l’aprì cedendo il passo alla ragazza.

«Ti aspetto domani mattina alle sei in punto al campo di addestramento, non fare tardi. La mia stanza è proprio qui accanto quindi mi assicurerò che tu non faccia strani scherzi. E mi auguro che tu non abbia intenzione di infilarti a letto senza prima farti una doccia» le si rivolse freddamente squadrandola con una smorfia di disgusto.

«Ehm certo, la ringrazio Capitano e mi scuso per il disturbo che le potrei creare» rispose la giovane un po' a disagio.

Levi le lanciò un'occhiata diffidente poi senza aggiungere altro girò i tacchi allontanandosi lungo il corridoio.
Carol abbassò lo sguardo amareggiata, a quanto pare poteva scordarsi che le proprie fantasie sul tenebroso Capitano si realizzassero.
Entrò in stanza e tutta la stanchezza che fino a quel momento era riuscita a tenere a bada le piombò addosso con la forza di una valanga. La camera era piccola ma confortevole ed essendo collocata sul piano degli ufficiali si trattava di una singola dotata di bagno privato. Il letto era circa di una piazza e mezza ed accanto vi era una cassettiera con all’interno della biancheria pulita. Un armadio di noce era addossato alla parete di fondo e a lato vi era una semplice scrivania. La ragazza fece subito una doccia calda che suonò come un balsamo per le proprie membra esauste, poi indossò il pigiama che trovò nell’armadio e si mise a letto, abbandonandosi ad un sonno privo di sogni.





 
Levi al contrario era sicuro che quella notte non sarebbe riuscito a dormire neanche le solite misere tre ore, ecco perché non appena aveva accompagnato la ragazza al suo alloggio aveva sentito il bisogno di prendere aria.
Spalancò la porta che dava sul tetto del Quartier Generale inspirando a fondo la frizzante aria notturna. Adorava quel momento della giornata quando la sera lasciava il posto alla più profonda oscurità della notte, quando il cielo si tingeva di quella tinta nerastra che faceva brillare ancora di più la luce delle stelle. La caciara dei soldati veniva sostituita da un profondo silenzio mentre tutti dormivano placidi nel tepore delle proprie stanze. Ma non lui, Levi ormai non ricordava più l'ultima volta in cui aveva dormito profondamente o comunque per più di poche ore e senza incubi che lo svegliassero nel cuore della notte. Lo chiamavano "il soldato più forte dell'umanità", lo ritenevano tutti un uomo freddo ed invincibile e con il passare del tempo aveva finito per crederci anche lui. Forse perché era più facile pensare a se stesso come un essere apatico ed imperturbabile piuttosto che guardare in faccia la realtà. Perché un uomo senz'anima non avrebbe paura di chiudere gli occhi ed abbandonarsi al sonno, non temerebbe la vista delle immagini dei corpi straziati delle persone che ha amato, non rabbrividirebbe al ricordo delle loro urla.
No, la verità era che Levi sentiva e provava ben più di quanto avrebbe voluto e forse era persino più sensibile del comune essere umano. E ogni giorno quel turbine di emozioni lo dilaniava senza pietà, come invisibili artigli che affondavano nella sua carne. Forse era anche per questo che si isolava, che preferiva la compagnia silenziosa delle stelle al calore umano; la paura di soffrire di nuovo era troppo forte.

Quella notte in particolare gli sembrava che tutte queste emozioni fossero state enormemente amplificate.

Era ancora sconvolto dal colloquio con quella ragazza e le parole di Kenny continuavano a risuonargli nel cervello.
Come era possibile che lei ne fosse a conoscenza, se erano note solo a lui? Di assurdità Levi ne aveva viste e sentite parecchie, d’altronde da quando aveva lasciato la città sotterranea non aveva fatto altro che uccidere degli esseri mostruosi divoratori di uomini, ma questa le batteva tutte.
Eppure per quanto la sua mente razionale si opponesse, le cose stavano così, la mocciosa gliene aveva dato prova nell’esatto momento in cui aveva pronunciato quella maledetta frase.

Esisteva dunque un’altra realtà?

Un mondo dove loro non erano altro che personaggi di un libro, e le tragedie che avevano vissuto semplice intrattenimento per degli sconosciuti.
Levi strinse le nocche fino a farle diventare bianche, furente per quell’ennesima presa in giro che la vita gli aveva riservato.  I suoi compagni erano dunque morti per l’esclusivo diletto di qualche sadico? Un altro boccone amaro da mandare giù, un’altra digestione acida e dolorosa.
Doveva però ammettere che senza l’aiuto di quella ragazza sarebbero finiti direttamente nella bocca del lupo, anche se ora c’era da sperare che gli eventi non si modificassero in un’alternativa peggiore di quella da cui stavano tentando di scappare.
La mocciosa aveva saputo muovere bene le proprie pedine, puntare sul sogno di Erwin era stata davvero una mossa da maestro, uno scacco matto al re. La sola prospettiva di carpire finalmente il segreto di quella maledetta cantina era bastata al biondo per mettere le loro vite nelle mani di una straniera. 

“Che bella merda” fu l’ovvia conclusione a cui giunse il Capitano mentre si sedette lasciando che la propria schiena scivolasse lungo il muro dell’edificio. Sopra di lui il cielo stellato, davanti a sé l’ennesima notte insonne ed un futuro ancora più incerto.






Nota: Mi scuso per questo capitolo macchinoso, forse troppo, spero che non vi abbia annoiati! Purtroppo ho dovuto dilungarmi su alcuni dettagli per chiarire la missione che Carol si è decisa a compiere. Grazie per l'attenzione e a presto con il prossimo capitolo!
   
 
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