V
-Jacob…- sibilò il vampiro.
-Scappa, Beth.
La
voce era fredda e autoritaria. Teneva salda la pistola
in mano e aveva lo sguardo fisso sul vampiro.
Mi
costrinsi ad alzare in piedi. Ma fatti pochi passi, sentii di nuovo le gambe
molli e caddi ancora in ginocchio.
-Jacob…speri
di riuscire a salvarla? Non ci sei riuscito con Clara né con nessun’altra mi pare.
Sentivo
i passi dell’essere avanzare pesanti. Guardai il prof.
-Scappa,
Beth!
Mi incitò
ancora, portandosi alle mie spalle per difendermi. Provai a
rialzarmi, ma questa volta le gambe non vollero darmi ascolto.
Sentii Adamson imprecare e
poi un altro colpo di pistola riecheggiò nell’aria. Ci fu un tonfo, un respiro raschiato e sofferente, poi Adamson mi sollevò dal pavimento come se
pesassi quanto una piuma.
Sbirciai
la stanza da oltre la sua spalla. Il vampiro era sparito, lasciando come ricordo delle macchie di sangue.
Isabel era
invece rimasta nella stessa posizione: per terra, in un angolo della stanza col
collo livido e sporco di sangue.
-Bell è…?
Chiesi
in un sussurro, sottintendendo la domanda vera e propria.
Esitò
un po’ prima di rispondermi.
-E’ viva.
Probabilmente
lo diceva solo per confortarmi, ma per il momento andava
bene lo stesso. Tirai un sospiro di sollievo.
Uscimmo
dalla stanza e poi giù per le scale. In soggiorno c’erano
i corpi dei genitori di Bell che giacevano sul
pavimento.
Prima
che potessi fare qualsiasi domanda sul perché di quella scena, Jacob mi anticipò parlando senza tradire alcuna
emozione.
-Dormono.
Beth, ce la fai a camminare?
Annuii con poca convinzione e mi fece scendere lentamente. Quando appoggiai i piedi a
terra, sentii le gambe tremare leggermente, ma nonostante questo sembrava che
riuscissero a reggermi.
-Parcheggiata
davanti alla casa c’è un’auto: salici e chiuditi bene
dentro. Io arriverò tra poco.
Detto
questo tirò fuori dalla tasca dei jeans un cellulare e
se ne andò verso la cucina.
Non
mi rimase altro da fare che eseguire quel che mi aveva detto.
Aprii
la porta di casa e mi inoltrai nella sera fredda.
Davanti alla casa era parcheggiata una macchina anonima, di quelle che si
vedevano spesso in giro e che sapevano come non attirare l’attenzione.
Salii
in macchina al posto del passeggero e misi la sicura
alla portiera. Appoggiai la fronte al vetro, gli occhi incollati alla porta
della casa.
Non
passarono neanche cinque minuti che lo vidi uscire, poi lo sentii salire,
mettere in moto il motore e partire.
-Isabel è
davvero viva? Non me l’hai detto solo per confortarmi,
vero?
Chiesi
piano, con tono distante.
-Sì.
Ho sentito il suo cuore che batteva…
Sembrava essere sul punto di aggiungere qualcosa, ma
non lo fece.
Non
riuscii a fare a meno di chiedermi come l’avesse sentito, visto
che non le si era avvicinato, ma non mi importava. L’importante era che
lei era ancora viva. Almeno potevo evitare un senso di colpa ancora più
opprimente di quello che già avevo.
-Che le
succederà?
-Ho
appena chiamato degli specialisti. Ci penseranno loro a fare tutto quel che è
necessario.
Passarono
altri tre minuti silenziosi mentre vedevo sfrecciare via la strada. E poi
cinque.
Insopportabile.
-Cosa
hai fatto al vampiro?
-Pallottole
d’argento. Non credo che uccideranno
Edmund, ma almeno lo fermeranno per un po’.
-Edmund?
-E’ il
nome del vampiro. O almeno è questo l’ultimo nome con cui è conosciuto.
-Ah…
e perché non l’hai ucciso?
Sentii
il volante gemere sotto una stretta troppo forte.
Avevo fatto una domanda inopportuna?
In
quell’istante vidi sfrecciare via il negozio di
ferramenta del signor Griffin e mi allarmai. Mi girai di scatto verso Jacob.
-Dove
mi stai portando? Casa mia è da tutt’altra parte!
Sorrise.
-Stanotte
starai da
me, credo sia meglio così.
-M…ma
i miei genitori? Non pensi che dovrei avvisarli?
-E
perché? Tanto sapevano che per stanotte non c’eri, in
ogni caso.
Silenzio.
Ancora. Maledizione!
I
pensieri cominciarono a divagare nuovamente, soffermandosi su quello che era
appena successo.
E
io non avevo affatto voglia di pensare.
Svoltò
in una stradina secondaria con poche case.
-Non
mi devi fare altre domande?
Chiese
all’improvviso.
-Mi
sembra ovvio.
-Bene,
allora aspetta che siamo entrati.
Parcheggiò
nel vialetto del garage di una casa.
Scendemmo
dall’auto e entrammo dentro.
Mi
fece accomodare sul divano in salotto e poi sparì in
un’altra ala della casa.
Mi
guardai un po’ intorno. Un divano, una poltrona, una tv… tutto normale. Chissà
che mi aspettavo di trovare.
La
mia attenzione venne attratta da delle foto messe su un mobiletto, le uniche nella sala.
Mi
avvicinai. Sembravano molto vecchie, sbiadite e sui toni
del seppia. Stavo quasi per prenderne una, quando lo sentii ritornare.
Ritornai
sul divano. Lui fece la sua comparsa in salotto tenendo in mano due tazze. Me ne allungò una e si sedette sulla poltrona.
-Allora,
cosa volevi chiedermi?
Bella
domanda, che volevo chiedergli?
Bevvi
un sorso dalla tazza. The, buono.
-Posso
chiederti cosa sei? Voglio dire, sembri in tutto e per
tutto a un umano però emani una sensazione di non
umano. Stamattina pensavo che fossi tu il vampiro, ma a quanto pare mi sono
sbagliata. Quindi, tu cosa sei?
Sorrise
fraterno.
-Brava.
Hai ragione, io non sono né uno di voi né uno di loro: sono un mezzosangue
vampiro.
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Ciao a tutti! Finalmente ho potuto aggiornare la storia che sta finalmente
prendendo forma (almeno credo…)…
laguerriera…sono felice che lo scorso chap ti sia piaciuto! Grazie per la recensione!
Cleo92…
mi fa piacere che la storia ti piaccia e spero che ti
piacerà anche nei prossimi chap…grazie per aver
recensito!
anna96…proprio
così! Una recensione al giorno toglie il medico di
torno e salva dall’estinzione del buonumore negli autori! Grazie per i
complimenti! Spero che la vera natura del prof d’inglese
non ti abbia delusa!
Continuate a seguirmi! Al prossimo
capitolo!
darkimera