CAPITOLO 1
Aine Catalina
23
Giugno, Recinti1,
Settore Ovest2,
Fazione dei Corvonero
Catalina
camminava allegramente per la zona degli Abraxan, intenta a dirigersi
verso il
recinto dei cuccioli, in modo da poterli coccolare. Mentre passeggiava,
salutava sorridendo tutte le persone che incontrava sul suo passaggio,
che
ricambiavano il sorriso in quanto riconoscevano la figlia di Maria
Ramirez,
importantissimo medico legale dei Corvonero, dettaglio che
l’aveva salvata
parecchie volte – anche troppe – quando combinava
disastri.
Dopo qualche
minuto, la ragazza riuscì finalmente a
raggiungere il recinto, ma con la coda dell’occhio
notò un movimento strano
dietro ad una delle staccionate. Incuriosita, decise di avvicinarsi,
sorridendo
poi radiosamente non appena riconobbe la figura lì seduta.
-Aine, non
pensavo di trovarti qui! – esclamò la
castana spaventando completamente l’altra, che nel sobbalzare
aveva fatto
cadere il libro che stava leggendo. Dopo averlo raccolto ed essersi
accertata
dell’assenza di danni o graffi, si voltò verso
Catalina.
- Cata, per
Merlino, mi hai spaventata! Quante volte ti
ho detto di non apparire alle spalle della gente? Prima o poi
ammazzerai
qualcuno dallo spavento! – esclamò Aine,
spostandosi leggermente per permettere
all’amica di sedersi di fianco a lei.
- Tu invece
dovresti evitare di isolarti! Non fa bene
alla psiche! – ribatté Catalina e
l’altra si mise a ridere per quell’ultima
affermazione.
- Lo so, ma non
avevo voglia di stare un po’ da sola a
riflettere… -
- Pensi al
Giorno della Scelta? – domandò
improvvisamente Catalina e Aine venne presa alla sprovvista. Avrebbe
tanto
voluto parlarne con lei, ma la Legge3
glielo impediva e, se
l’avessero scoperta, sarebbe stata in guai seri. Quindi, si
limitò ad una
scrollata di spalle.
- Sì
e no. Forza, ho sentito il Professor White dire
che hanno spostato i Demiguise nel Recinto Quattro. – fece
lei alzandosi e la
castana le rivolse un sorriso malandrino.
- Pensi anche tu
a quello che penso io? – domandò
retorica ed Aine rise. Catalina la prese per mano e cominciò
a trascinarla con
sé, voltandosi ogni tanto per guardare l’amica:
sapeva che qualcosa la turbava,
ma non le avrebbe mai chiesto niente che avrebbe potuto ferirla o
metterla a
disagio. Così, si limitò a sorriderle, cercando
di trasmetterle tutto l’affetto
che provava nei suoi confronti.
Aidan Flare
Cucine,
Piano Terra, Fortezza Rossa, Fazione dei Grifondoro
-Come
mai qui sola soletta? Non dovresti essere con le altre a discutere di
qualsiasi
cosa discutiate voi ragazze? – sbuffando leggermente per quel
commento senza
senso – al quale, però, era abituata insieme a
tutti gli altri -, Flare alzò lo
sguardo dal libro che stava leggendo, puntandolo poi in quello di
Aidan, che la
osservava sorridendo beffardo. Prima che lei potesse dire qualcosa, il
ragazzo
le rubò il libro da sotto il naso, cominciando a sfogliarlo
con uno strano
cipiglio.
- Aidan,
ridammelo. – fece la ragazza alzandosi ma
questi lo ignorò.
- Mi spieghi
perché leggi un libro di cucina? È
noioso! – esclamò il ragazzo, ridendo quando,
finalmente, Flare riuscì a
riprendersi il libro.
- Tu invece non
dovresti essere da qualche parte a
fare l’imbecille? Sono certa che in Sala Comune troverai un
pubblico
appropriato. – replicò la ragazza inarcando un
sopracciglio e il castano le
sorrise. Dopo qualche attimo di silenzio, Aidan si sedette di fronte a
lei,
appoggiando la testa alla mano sinistra mentre la osservava.
- Rimarrai qui a
fissarmi come un ebete? Perché
altrimenti puoi andare da tutt’altra parte. –
continuò Flare tornando a
leggere.
- In
realtà avevo voglia di chiederti una cosa. –
rispose
lui sospirando, mentre con la mano iniziava a creare delle piccole
fiammelle
rosse, che vagavano tra le sue dita.
- Spara, tanto
difficilmente raggiungerà le tue solite
scemenze… -
- Te ne vuoi
andare dalla Fazione, vero? – disse ad un
certo punto Aidan e Flare sobbalzò. Cominciò a
guardarsi intorno, accertandosi
che nessuno li avesse sentiti e, dopo aver pronunciato un Muffliato con
la
bacchetta, rivolse un’occhiata stizzita al compagno.
- Sei impazzito?
Se ti sentono parlare di questo
finiremmo in guai seri. E poi, cosa te lo fa pensare? – Flare
incrociò le
braccia al petto, lanciando un’occhiataccia ad Aidan per la
sua indelicatezza.
Il ragazzo alzò le spalle.
-
Così. Non mi sei mai sembrata una ragazza da
Grifondoro, ecco. Ovviamente è una scelta tua. –
rispose lui, portando
l’attenzione dalle sue dita alla compagna. Questa
inarcò un sopracciglio.
-
Perché tu pensi di rispecchiare le qualità di
Grifondoro? Ah sì, hai un alto desiderio di morte.
– a quella risposta, il
castano serrò la mascella.
- Non
è desiderio di morte. Sei una persona analitica,
non fermarti alle apparenze. – fece serafico Aidan, lasciando
di stucco la
ragazza. Flare ritornò alla lettura del suo libro,
continuando però a pensare
alle parole del castano: spesso non so sopportava, ma aveva capito il
suo
carattere più riservato: per come la pensava, Aidan
Cleremont era un gran
mistero.
Aileen Asher Ellen Evelyn Jude Lenora Venus
Sala
Comune, Quinto Piano, Centrale, Fazione dei Serpeverde
Non
appena la sirena suonò, annunciando la fine dei turni
lavorativi, i membri della
Fazione verde-argento si diressero verso la Sala Comune per il pranzo,
desiderosi di un pasto caldo che li avrebbe riscaldati. Vista la
profondità
della Centrale4,
più si scendeva verso il basso, più la
temperatura calava, costringendo così i suoi abitanti ad
utilizzare abiti
abbastanza pesanti. Tuttavia, vi era anche gente che sembrava essere
immune a
quella temperatura glaciale. Evelyn Mikaelson, avvolta nel suo grazioso
vestitino verde a maniche corte, si dirigeva allegramente presso la
Sala, cercando
di farsi spazio tra le persone che le camminavano di fianco.
Fortunatamente,
era sempre stata molto minuta, per questo trovava facile muoversi
velocemente.
Arrivata nella Sala Comune, si guardò intorno, cercando con
la vista i suoi
amici che, ne era certa, si trovavano lì. Fortunatamente, la
corvina vide due
teste rosse vicine che, non appena la notarono, sventolarono il braccio
per
chiamarla. Evelyn si diresse verso il tavolo dove, oltre alle due, vi
erano
altre tre persone: due ragazze, una bionda e l’altra mora, e
un ragazzo, dai
capelli biondo scuro.
-Evie, tu sei
pazza a girare così qui sotto! Hai forse
intenzione di prenderti un’influenza? – le
domandò una delle rosse, osservando
scandalizzata l’abbigliamento della corvina. A quel commento
Evelyn scoppiò a
ridere.
- Ellie, lo sai
che io non ho freddo. Non ho mai
beccato un raffreddore e non sarà di certo oggi la prima
volta! Cambiando
discorso, è vero che i signori Farley hanno chiesto la tua
mano a tuo nonno,
cara Lenora? – chiese in direzione della mora che, fino a
quel momento, non
sembrava particolarmente interessata alla conversazione. Nel sentirsi
chiamare,
Lenora alzò lo sguardo, trovandosi gli sguardi degli amici
addosso.
- Qualcosa del
genere, il nonno stava per perdere la
calma. So però che anche tua madre ha deciso di
“offrirti” ai Farley. –
replicò
senza peli sulla lingua ed Evelyn alzò gli occhi al cielo.
- Morgana, non
me ne parlare. Quando me l’ha
comunicato sono quasi caduta dalla sedia. Non può farmi
questo! – accanto a lei
Ellen, che era riuscita a raccattare con la magia una brocca
d’acqua e dei
bicchieri, storse il naso.
- In generale,
neanche sotto tortura andrei con Asher.
– sbottò, mentre Aileen e Venus, esattamente di
fronte a lei, le davano man
forte.
- È
una cosa da pazzi pensare di poter vivere con lui…
Jude, il cappuccio. – Venus si voltò verso
l’amico e gli abbassò il cappuccio
della felpa grigia, che lui usava per nascondersi dagli altri, e gli
rivolse
un’occhiata, intimandolo a partecipare alla conversazione.
Jude alzò gli occhi
al cielo ma non replicò: sapeva che Venus lo faceva per il
suo bene, non voleva
che si isolasse troppo.
- Su questo sono
assolutamente d’accordo con Venus. È un
essere spregevole e viscido, ancora non ho capito come facciano tutti
ad osannarlo.
– continuò Aileen.
- Se mi odi
così tanto come mai sono sempre sulla tua bocca,
McGideon? Vuol dire allora che, sotto sotto, ti interesso. –
l’intero gruppo si
irrigidì, voltandosi poi contemporaneamente verso
l’estremità del tavolo dove,
impassibile e fiero, stava Asher Farley ad osservarli, sorridendo
beffardo.
Aileen contrasse la mascella.
- Farley, ti
conviene allontanarti da qui se non vuoi
essere scaraventato giù dalla diga. – disse secca
la rossa, mentre Lenora le
rivolse un’occhiata per il tono utilizzato: la rossa era
famosa per il suo
carattere “di fuoco” e molto spesso era finita nei
guai per questo. Tuttavia,
Asher rise sprezzante.
- Sicura che non
sarai tu a fare un bel volo? È una
cosa di famiglia ormai… - commentò lui e Venus ed
Ellen, rapide come due fulmini,
furono veloci a bloccare l’amica che, se ne avesse avuto la
possibilità,
avrebbe strangolato il ragazzo a mani nude.
- Asher,
piantala. Non sei simpatico. Vattene. –
replicò Jude, che per la prima volta aprì bocca.
Il castano lo guardò fisso ma
poi, salutandoli con un finto sorriso, li lasciò,
dirigendosi verso il fondo
della sala dove, appena entrato, si trovava il Capofazione Stettner.
- Non lo
sopporto. Come avete fatto ad essere suoi
amici da piccoli? – sbottò Ellen in direzione di
Jude ed Evelyn, che da bambini
erano stati molto legati con Asher. Jude fece spallucce e prese ad
ascoltare la
conversazione tra Lenora ed Aileen, mentre Evelyn osservava
attentamente il
ragazzo, che aveva preso a parlare con Armin. Lei si ricordava
perfettamente il
tempo che aveva passato insieme a lui da bambina e ancora non si
spiegava come
mai avesse cambiato così tanto. Smise di guardarlo e rivolse
un triste sorriso
alla rossa.
- Me lo sto
chiedendo anche io. -
Ingram Ivan
Campi
di grano, Settore Est, Fazione dei Tassorosso
Quell’anno,
la Natura aveva deciso di fare un dono alla Fazione dei Tassorosso e,
diversamente dagli altri anni, aveva fatto sì che i terreni
fossero sempre
fertili. Nei campi di granoturco, che ancora non era stato raccolto, un
giovane
ragazzo, dalla zazzera castana e dalla carnagione pallida,
caratteristica
strana per la gente di quelle parti, che viveva perennemente sotto al
sole5,
stava riposando sdraiato in mezzo al campo, approfittando dei raggi del
sole e
lasciandosi cullare dalla leggera brezza che passava. Ascoltando il
cinguettio
degli uccellini, era sul punto di appisolarsi quando, improvvisamente,
qualcosa
gli cadde addosso, esattamente all’altezza
dell’addome, mozzandogli il fiato.
Non appena sentì una risata cristallina, che conosceva molto
bene, cercò di
alzarsi.
-Ingram, brutto
ingrato, levati di dosso, che sei
pesante come un Ippogrifo! – sbottò il ragazzo e
l’altro rise ancora di più.
- Mi dispiace ma
non sono riuscito a resistere! Piuttosto,
eviti di dormire in mezzo ai Campi, Ivan! La prossima volta ti tramuto
in un
albero se ti piace così tanto stare qui! –
esclamò l’albino, levandosi però
dall’amico. Se li si osservava da fuori, ai più
potevano sembrare una coppia
stravagante, ma i due erano amici fin dall’infanzia: si erano
avvicinati per
caso, principalmente perché Ingram, per via del suo
albinismo, che aveva
provocato stupore nella maggior parte della popolazione, veniva sempre
preso di
mira dagli altri bambini e Ivan, già conosciuto per il suo
iperattivismo, era
corso a difenderlo, buttandosi senza paura contro quei bambini che,
vista la
statura, erano molto più grossi di lui, che poteva essere
paragonato ad uno
scricciolo. Da quel momento, i due non si erano mai separati e
sembravano
esseri complementari, dove uno faticava vi era sempre l’altro
ad aiutarlo e
sostenerlo.
- Come mai ti
nascondi qui? Pensavo volessi
festeggiare la fine della scuola con gli altri. O con fiumi
d’alcool, dipende
da come la vedi. – disse Ingram, alludendo alla festa che,
ogni anno, i
diplomati di Tassorosso organizzavano nella Grande Serra, per celebrare
la fine
del percorso scolastico e l’inizio della nuova avventura che
li aspettava. Ivan
si voltò verso il suo amico, che ondeggiava con la testa
mentre batteva i piedi
sul terreno. Nonostante fosse stato sgridato tante volte, Ingram era
dinamico,
si muoveva sempre e non stava mai fermo. Questa era una delle tante
particolarità che Ivan adorava nel suo amico.
- Lo so che
c’è la festa ma volevo rilassarmi cinque
minuti in pace. Tanto durerà almeno tutta la notte, abbiamo
tempo per andarci.
– rispose il moro. Subito, Ingram inarcò un
sopracciglio e prese ad osservarlo.
- Tu menti.
Saresti lì ad aprire la festa e saresti
l’ultimo ad andartene. – fece l’albino e
Ivan sbuffò: Ingram era un ragazzo
intelligente e, conoscendolo da tantissimo tempo, aveva imparato a
capire
quando stava bene e quando no.
- Va bene, lo
ammetto. Pensavo al Giorno della Scelta.
Mi scoccia che sia un argomento tabù. Perché non
possiamo parlare di quello che
vogliamo fare? – sbottò il ragazzo e
l’altro rise.
- Per evitare di
farci condizionare da altri pareri.
La scelta è solo nostra, tanto tra due giorni
verrà fuori. E ora ti alzi? Mi
annoio a fare niente e lo so che per te è lo stesso.
– a quelle parole, Ivan si
alzò e prese a correre, ridendo agli insulti che riceveva da
Ingram per essere
partito per primo. Scappando per non essere preso da lui, Ivan decise
di
passare quegli ultimi due giorni a divertirsi. Per la scelta,
c’era ancora
tempo.
James Kaia
Sala
Comune, Fortezza Grigia, Fazione dei Corvonero
Nel
silenzio della stanza, quasi vuota vista l’ora tarda, James
White era impegnato
in una delle sue letture serali, godendo della penombra data dalle
poche
candele accese della sala. Accanto a lui sul tavolo, un bicchiere di
Fire
Whiskey con qualche cubetto di ghiaccio al suo interno, che sorseggiava
ogni
tanto per accompagnare la lettura. Era talmente assorto da non rendersi
conto
della ragazza che era appena entrata nella stanza e che, notandolo, si
stava
avvicinando a lui.
-James,
buonasera. Non pensavo di trovarti qui. – fece
quella e James sorrise, riconoscendo subito la voce.
- Ho voluto
rilassarmi un attimo prima di rientrare
nella mia unità6…
E tu Kaia, come mai fuori a quest’ora? È
abbastanza tardi. – rispose lui, mentre la corvina gli si
sedeva davanti.
- La riunione
con gli altri Capifazione è finita pochi
minuti fa. – disse Kaia, facendo apparire un bicchiere con un
cenno della mano
e versandosi qualche dito di Whiskey dalla bottiglia di fronte a lei.
James la
guardò divertito.
- Come mai ti
dai all’alcool? Pensavo lo disprezzassi.
– fece e la ragazza gli rivolse un’occhiata.
- Primo, non mi
sto dando all’alcool e, secondo, non
lo disprezzo. Diciamo solo che lo bevo nei momenti opportuni. Comunque,
la
riunione è durata quasi tre ore e mi hanno affidato
l’incarico di addestrare i
Cadetti. – a quella risposta, il professore rise ancora.
- E’
la maledizione dei nuovi Capifazione. Mi ricordo
l’anno scorso quando è toccato ad Adrian Wilks.
Sarà stato contendo ti averti
ceduto il ruolo. – disse, mentre la corvina sospirava.
- Lo so bene, ha
sghignazzato tutto il tempo. Ma ora
non ha importanza, mi è stato assegnato questo compito e lo
porterò a termine.
– esclamò lei con grande serietà.
D’altronde, fin da bambina possedeva questo
grande senso del dovere che, con l’avanzare
dell’età, era cresciuto insieme a
lei. Con un cenno del capo, salutò James, che decise
anch’egli di tornare nella
propria unità abitativa. Nelle loro menti, mille pensieri
navigavano a forte
velocità, entrambi domandandosi cosa sarebbe successo nei
giorni seguenti. Il
Giorno della Scelta si avvicinava.
Amos Lysander Oyster
24
Giugno, Palestra, Fortezza Rossa, Fazione dei Grifondoro
-Va
bene ragazzi, per oggi l’allenamento finisce qui! –
la voce dell’Allenatore
Johnson, colui che si occupava dell’addestramento degli
aspiranti Auror,
risuonò potente per tutta la palestra. Stanchi ed affannati,
i ragazzi e le
ragazze si recarono presso gli spogliatoi, felici che
l’allenamento fosse
terminato. Tuttavia, tra tuti gli aspiranti, ve n’era uno
che, diversamente
dagli altri, si stava ancora allenando con uno dei manichini. Il
giovane, dai
corti capelli castani e il fisico slanciato, stava scagliando ogni tipo
di
incantesimo contro il manichino che, incantato
dall’allenatore, rispondeva con
altri.
-Dovresti
smetterla, rischi di rompere il manichino o
di farti male. – disse una voce improvvisa. Il ragazzo si
voltò ma, proprio in
quel momento, il manichino lanciò una fattura, che lo
colpì trascinandolo
indietro di qualche metro. Il ragazzo gemette dal dolore e, mentre si
massaggiava la testa, che aveva sbattuto contro il pavimento, si
voltò furente
verso la figura che lo aveva distratto.
- Oys! Non
dovevi distrarmi, avevo quasi raggiunto il
mio record! – sbottò il ragazzo e, come risposta,
la ragazza rise ancora più
forte.
- Oh Merlino,
hai fatto un volo stupendo! Comunque,
l’allenamento è finito da un pezzo, quindi fila
sotto la doccia e poi verso la
tua unità abitativa. – fece la ragazza, tirando
fuori la bacchetta dai
pantaloni per sistemare tutti gli oggetti sparsi per la palestra. A
quel punto,
il ragazzo sbuffò.
- Ho ancora
voglia di allenarmi! Non sono stanco lo
giuro! – la supplicò, ma la ragazza non sembrava
cedere.
- Amos,
piantala. È tardi e poi la palestra serve agli
Auror. Ma se vuoi possiamo allenarci in cortile, ti aiuto io.
– nel vedere il
ragazzo sorridere entusiasta e cominciare un balletto di
felicità Oyster
sorrise: nonostante la differenza di età, si era affezionata
ad Amos,
considerandolo quasi un fratello minore. Certo, di guai ne combinava,
ma
riusciva quasi sempre a scamparla, grazie anche
all’intervento della mora. I
due si diressero verso l’esterno, salutando di tanto in tanto
gli Auror che incontravano.
Ad un certo punto, Oyster sollevò un braccio per salutare
qualcuno e Amos seguì
la direzione: vide un ragazzo dalla corporatura possente e dai capelli
castano
scuro. Indossava un giacchetto di pelle smanicato rigorosamente rosso,
dove vi
era appuntata la spilla degli Auror, ovvero una grande A rossa. Amor
riconobbe
subito Lysander Thomas Rill, Responsabile della Squadra A e nuovo
Capofazione
dei Grifondoro.
- Oys, non
pensavo di trovarti qui! Pensavo che la tua
squadra fosse ancora fuori in missione. – chiese alla
ragazza, notando con la
coda dell’occhio Amos che, nel sentire la parola
“missione” si era illuminato.
Oyster scosse la testa.
- Siamo
rientrati mezz’ora fa, pensavo vi avessero
avvertito. Ti presento Amos Xander Park, uno degli Aspiranti.
– fece la mora,
mentre Amos salutava con un cenno della mano.
- Sì,
so bene chi è. Due anni fa ho aiutato per
l’addestramento, eri uno dei migliori. Cavoli, pensare che
quest’anno tocca a
me trattare con i cadetti. – rispose Lysander sbuffando.
- Sono certo che
farà un lavoro stupendo, Auror Rill!
– esclamò il più giovane dei tre e il
Capofazione si mise a ridere.
- Va bene, il
titolo di Auror usalo solo al lavoro,
per adesso chiamami solo Lysander. Stavate andando ad allenarvi? Vi
seguo anche
io, ho voglia di sfogarmi. E poi, forse riesco a darti qualche dritta.
–
replicò il castano e, voltandosi, si diresse verso il
Cortile seguito dagli
altri due.
- Sto per
allenarmi con un Capofazione! È un’occasione
d’oro! – esclamò Amos quasi saltellando
per la gioia. Oyster gli diede una
pacca sulla spalla.
- Visto che
è un’occasione d’oro, non lasciartela
sfuggire. E poi, sai com’è: se impari qualche
trucchetto, potresti battere i
tuoi avversari. -
Armin Desiree
Sala
Macchine, Terzo Piano, Centrale, Fazione dei Serpeverde
Il leggero
ticchettio delle sue scarpe con il tacco, rigorosamente verdi per
evidenziare
la sua appartenenza Fazione, rifletteva perfettamente lo stato
d’animo della
proprietaria. Desiree camminava frettolosamente, anche se cercava di
non darlo
a vedere, verso la Sala Macchine del Terzo Piano, dove sapeva avrebbe
trovato
il suo obiettivo. Man mano che si avvicinava, un forte rumore metallico
aumentava sempre di più, segno che qualcuno si trovava
ancora lì a lavorare. Al
suo interno, Desiree vide subito l’oggetto dei suoi desideri,
impegnato nella
riparazione di una delle pompe idriche.
-Capofazione
Stettner, gradirei si fermasse qualche
secondo, ho delle cose molto importanti da comunicarle. –
pronunciò ad un certo
punto la ragazza. Nel sentire la sua voce, il ragazzo si
voltò verso di lei:
aveva il viso sporco di polvere e fuliggine, oltre che di sudore,
mentre gli
occhi erano protetti da un paio di occhialoni grigi. Persino i guanti e
la tuta
da lavoro stavano diventando più neri che verdi. A quella
visione, Desiree
storse il naso.
- Sai che puoi
chiamarmi per nome. Ci togliamo solo
due anni di differenza. – replicò Armin alzandosi.
Lasciò a terra la chiave
inglese che teneva in mano e si tolse sia i guanti che gli occhiali,
che gli
avevano lasciato il segno.
- Hai saltato la
riunione, Armin. Una riunione molto
importante. – disse la mora regalandogli uno sguardo di
ghiaccio. Il ragazzo
sghignazzò, ormai insensibile a quel modo di essere
osservato: ormai conosceva
Desiree da tanto tempo e aveva imparato a gestire quegli sguardi freddi
che la
donna regalava alla gente.
- Mi dispiace,
ma ero impegnato a mantenere in
funzione queste macchine che, come saprai, servono ad impedire che la
Centrale crolli.
Quindi, stavo svolgendo il mio lavoro di Responsabile. Avete detto
qualcosa di
particolare? – domandò alla fine serafico,
appoggiandosi con la spalla al
macchinario.
- Soliti
problemi, macchinari che sono da cambiare,
risorse che dovrebbero essere di più e la mancanza di
cadetti. A questo
proposito, Armin, ti consiglierei di non fare come gli altri anni. Ci
servono
ragazzi e con te molti scappano. – a quelle parole, lui
sbuffò.
- Mi hanno
affidato questo compito sei anni fa perché
hanno visto che i miei cadetti erano migliori. –
replicò piccato e Desiree alzò
le braccia al cielo.
-
L’anno scorso su almeno una ventina di cadetti solo
cinque sono arrivati fino alla fine. Quindi ti scongiuro, Armin, cerca
di non
essere crudele come al solito. Ricordati, lo facciamo per il bene della
Fazione. – e, detto questo, la ragazza se ne andò,
lasciando Armin da solo
nella sala. Questi scosse la testa, riprendendo gli occhiali e i guanti
per
indossarli nuovamente. Nonostante l’aria altezzosa che aveva,
sapeva benissimo
che avrebbe dovuto ascoltare Desiree, perché aveva
pienamente ragione, ma non
poteva farci niente. D’altronde, non lo chiamavano Il
Mietitore senza
motivo.
Adeline Apollo Nicholas
25
Giugno, Settore Ovest, Reparto Erbologia, Fazione dei Tassorosso
Quel
pomeriggio, Nicholas Rymer si trovava all’interno del Reparto
Erbologia per
prendere le pozioni che servivano ai maghi del Reparto Nord e, cosa che
accadeva pochissime volte, era stranamente felice di non essere di
turno, anzi
di averlo terminato. Adorava aiutare le persone, era uno dei
Consulenti, ma la
Signora Holmes, una simpatica vecchietta di sessantotto anni, aveva la
brutta –
bruttissima, a detta dei suoi colleghi – abitudine di
confondere la sua pozione
per colorare i capelli con il cibo per le sue galline. Così,
ogni due per tre,
la donna si ritrovava il piumaggio degli animali dei colori
più improbabili,
che le causavano perennemente delle crisi isteriche perché,
a detta sua, non
capiva come ciò potesse succedere. Sfortunatamente per i
ragazzi del
Laboratorio, quel pomeriggio era uno di quei giorni.
-Davvero non
capisco, Guenda e Brenda stavano bene
stamattina e ora sono verdi! – Nicholas sentì la
Signora Holmes lamentarsi
delle sue galline e, facendo silenzio, si recò verso
l’uscita del suo lavoro.
- Come mai
scappi? Sembri un fuggitivo. – disse una
voce alle sue spalle facendolo trasalire. Si voltò,
trovandosi così di fronte
il volto del Responsabile del Settore Est.
- Pollo, mi hai
fatto prendere un colpo! Potresti
avvertire la gente della tua presenza ogni tanto! –
esclamò il rosso, una mano
sul cuore per riprendersi dallo spavento appena ricevuto. Il biondo
rise,
facendo un cenno con la testa per scusarsi.
- La prossima
volta me ne ricorderò. Allora, come mai
così nascosto? – domandò Apollo e
Nicholas guardò dentro il Laboratorio, dove
la Signora Holmes si agitava disperata mentre Charlotte, la sua
collega,
cercava di calmarla.
- La Signora
Holmes ha ancora confuso la sua pozione
per capelli per il mangime delle galline. Piuttosto, cosa ci fai qui?
Di solito
passo io dalle tue parti a portarti le cose. Non dirmi che le avete
già finite.
– replicò Nicholas. I due erano in buoni rapporti,
per questo era Nicholas ad
andare di persona nel Reparto Est per portare pozioni e fertilizzanti.
E, come sempre,
per ringraziarlo Apollo gli consegnava subito la frutta e la verdura
che gli
serviva.
- Ehy ragazzi,
non pensavo di trovarvi entrambi qui! –
nel sentire quella voce, i due si voltarono, trovandosi una sorridente
Adeline
che si dirigeva verso di loro. Apollo aprì le braccia e la
ragazza corse ad
abbracciarlo.
- Sono fiero di
te. Essere Capofazione è un onore e so
che riuscirai a svolgere questo ruolo egregiamente. – disse
il biondo e la
ragazza sorrise.
- Grazie
davvero. Però mi dispiace, so che anche voi
due eravate candidati per il ruolo. – rispose Adeline
sinceramente dispiaciuta
ma Nicholas scosse la testa.
- Non pensarlo
nemmeno, sei perfetta. Non potevano
fare scelta migliore. – replicò il rosso e
l’amico annuì dandogli ragione.
- Poi possiamo
aiutarci a vicenda. L’addestramento
l’hanno affidato a me e posso aiutarti, mentre Nick, essendo
consulente, può
essere tipo il tuo consigliere personale. –
continuò Apollo e i due risero.
Adelina prese a braccetto i due ragazzi e sorrise.
-
Sarà un’avventura spettacolare. Comunque Nicholas,
perché la Signora Holmes piange disperata sulla spalla della
povera Charlotte?
– chiese la ragazza e Nicholas si voltò, notando
all’interno del Laboratorio la
scena che aveva appena descritto la sua amica.
- Ha ancora
confuso il cibo per le galline con la sua
pozione per capelli. Ha delle galline colorate. – a quelle
parole, Adeline
cercò di immaginarsi la scena nella sua testa e, dopo un
po’, fece spallucce.
- Beh, di sicuro
saranno più belle di lei. Cielo, la
dovrebbe smettere con quei colori improponibili. – a
quell’uscita, i due
ragazzi scoppiarono a ridere, non potendo fare altro che dare ragione
all’amica. I tre presero a camminare verso le Capanne*, dove
i membri dei
Tassorosso alloggiavano e, raggiunte le proprie abitazioni, si
separarono.
L’indomani, sarebbe stato il Giorno della Scelta, dove
avrebbero dovuto operare
come die veri membri Tassorosso. Ma per adesso, potevano permettersi di
essere
come erano.
1.Recinti:
la zona dove i Corvonero tengono e allevano le Creature Magiche che
trovano
fuori dalla città. Li curano e, se ne hanno la
possibilità, li lasciano nuovamente
nel loro habitat, mentre alcune specie vengono studiate per capirne i
tratti peculiari;
2.Settore Ovest:
la Fazione dei Corvonero, come Tassorosso e Grifondoro, è
divisa in settori:
nel Nord si trova la Fortezza Grigia, nell’Ovest tutto quello
che riguarda le
Creature Magiche, nell’Est le strutture mediche e nel Sud,
oltre ad Hogwarts, i
sistemi delle infrastrutture e la Stazione;
3.Legge: come accennato
negli scorsi capitoli, vi è una Legge che vieta ai Cadetti
di parlare della
loro scelta, per non essere condizionati o per non condizionare gli
altri, pena
la reclusione;
4.Centrale:
i piani più bassi della Centrale sono quelli per la Sala
Comune e per le unità
abitative, quindi molto fredde visto che si trovano molto sottoterra;
5.Sole: per via di
alcuni
incantesimi, i Tassorosso sono perennemente al sole, quindi
è raro che ci siano
Tassorosso “pallidi”, vista la costante esposizione
al sole;
6.Unità: come i
Grifondoro e i Serpeverde, anche i Corvonero si trovano in
unità abitative;
7.Capanne:
a differenza delle altre tre Fazioni, i Tassorosso abitano in Capanne.
ANGOLO AUTRICE
Eccoci
finalmente qua con il primo capitolo! È stato
un lavoraccio ma sono contenta del risultato. Chiedo già
perdono per i paragrafi
corti (tranne Serpeverde, ma loro sono tanti), ma questo è
un mio primo
approccio con dei nuovi personaggi. Spero comunque di aver fatto un
buon
lavoro. Ho delle domandine per voi.
CADETTI
Come sarà al
Giorno della Scelta? Come si comporterà?
Sarà nervoso, eccitato?
MEMBRI
Come si ricordano il loro
Giorno della Scelta?
TUTTI
Colore preferito?
Ora, avverto
già adesso che fino a giugno-luglio sarò
impegnata con l’università, quindi non ci vedremo
per un po’. Ergo, potete
lavorare con calma alle risposte. Ricordo anche che ho una pagina
Instagram,
__dreamer97_efp, dove sarò attiva per domande,
curiosità, tornei… Non ho più
niente da dirvi. Ci vediamo alla prossima! Bacioni,
__Dreamer97