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Autore: ballerina 89    18/04/2021    1 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore olimpico 
capitolo 17

 

POV EMMA

 

Una volta arrivata a casa, con mano tremante e il cuore a mille, inserii la chiave nella serratura ed aprii la porta. Mi diressi subito in sala da pranzo e come immaginavo trovai mio padre e mia madre seduti in religioso silenzio ad attendere il mio arrivo. “L’ho fatta grossa” pensai “come accidenti mi era venuto in mente di prolungarmi così tanto a casa di Killian, senza avvisare nessuno per giunta, sapendo bene che mio padre mi aveva vista passare la notte fuori per ben due giorni consecutivi? Solo un’idiota poteva non pensarci e a quanto pare io ero appena diventata la regina indiscussa dell’idiozia. 

  • Ciao, sono tornata... scusate il ritardo! - dissi cercando di non dare nell’occhio il fatto che me la stavo letteralmente facendo addosso dalla paura. Durante il tragitto avevo elaborato un piccolo piano di salvataggio ma non avevo la più pallida idea se avesse funzionato. 
  • Uuuh... il figliol prodigo torna a casa... - disse in maniera sarcastica papà. - Alla buon’ora Emma!!!!
  • Si papà lo so, scusami ma sono...
  • Lascia stare adesso, non voglio sentire nessun genere di scuse: vieni a sederti a tavola e iniziamo a mangiare. - Non aggiunse altro e questo mi fece capire di aver fatto davvero una grande cavolata. Il caro buon David non perde mai le staffe, mai... raramente l’ho visto arrabbiato, ma quando questo succede forse è meglio evitare di alimentare il fuoco che arde al suo interno. Per tutto il pranzo quindi, nonostante morissi dalla voglia di indagare, di capire cosa lo avesse spinto ad irritarsi così, non so magari mia madre era stata costretta a vuotare il sacco, decisi di rimanere in silenzio per non istigarlo, ero consapevole che in caso contrario avrei rischiato seriamente, ma quando finimmo di mangiare e provai a raggiungere mamma con la scusa di volerla aiutare in cucina ecco che papà, con voce seria, mi trattenne in sala con lui.
  • Tu sai bene che non mi piacciono le bugie vero? - annuii non proferendo parola. - Preferisco che sia tu, di tua spontanea volontà, a dirmi le cose piuttosto che venirle a sapere da qualcun altro... - “o cavolo” pensai... mamma aveva cantato.
  • Papà io...
  • Ho parlato con la tua amica stamattina... Abby! Ha telefonato qui a casa perchè sul cellulare non rispondevi... ti stava cercando! - prese un respiro - Sarò io che non capisco nulla, che sono vecchio e tutto quello che vuoi ma come è possibile che una amica ti chiami per parlare dopo che avete passato l’intera notte insieme? Che c’è, non  avete avuto tempo per confidarvi ieri? Avete studiato fino a notte fonda magari? Dai.... non sono mica nato ieri. Dove accidenti sei stata e bada bene a quello che dici... voglio la verità! Lo capisco tanto se menti... - in effetti... papà mi conosceva come le sue tasche, sapeva bene quando mentivo, da piccola non ho mai potuto rifilargli una bugia e a quanto pare anche adesso la cosa non si metteva poi tanto bene per me. Cosa avrei dovuto fare per non istigarlo, ed uscirne pulita, senza rivelargli necessariamente la verità? Come potevo risultare sincera senza confidandogli di Killian? Anche perchè siamo onesti, se avesse saputo che la sua bambina aveva appena fatto ritorno a casa dopo aver passato tutta la notte dal suo fidanzato le cose si sarebbero messe comunque male per me. Dovevo dirgli la verità, senza dirgli la verità.... mmmh... più facile a dirsi che a farsi. 
  • Sono stata da Abby papà, anche l’altra sera sono stata da lei...perchè dovrei mentirti? Ho avuto dei battibecchi con Killian in questi giorni e avevo urgente bisogno della mia migliore amica per confidarmi un po’... non mi sembra di aver fatto nulla di male. - a parte la prima affermazione, puramente falsa, per il resto dissi la verità, in fondo ero veramente stata da Abby a parlargli di Killian...
  • Poi parleremo anche di questo, di cosa ha fatto il dottorino per farti correre dalla tua amica, se questo è vero... quello che voglio sapere adesso è come mai Abby ti sapeva a casa; fidati, è caduta letteralmente dalle nuvole quando le ho comunicato che non eri qui. 
  • E perchè papà?!? - eh Emma... perchè?!? - Perchè una volta che sono andata via da casa sua ho fatto un giro per la città. E’ domenica ed è una bellissima giornata, sarebbe stato uno spreco non approfittarne... - scusa troppo scontata per fargliela bere... dovevo trovare un pretesto più realistico, qualcosa a cui non avrebbe potuto non credere.
  • Sei andata in giro per la città da sola, così... senza motivo, solo perchè era una bella giornata. - come immaginavo non la bevve...
  • Ma che sola... ho chiamato Killian!!! 
  • Killian... ma come? Non mi avevi appena detto di averci disc...
  • Con la scusa almeno abbiamo anche chiarito! - lo vidi scrutarmi attentamente negli occhi cercando di captare la bugia dietro l’angolo ma non la trovò.. in fondo ero stata brava, mischiare parte della verità nella bugia era stato un buon piano. 
  • E in tutto questo, il cellulare? Perchè non ci hai avvisato che eri in giro? Perchè non hai avvisato di essere in ritardo? Non so come vedi tu questa casa ma di sicuro sul campanello non c’è scritto Hotel resort... non puoi fare come ti pare. - non potevo di certo dirgli che per stare con Killian avevo perso la condizione del tempo. Uscita o non uscita quella era comunque la verità, era colpa di killian se avevo fatto tardi, ma non era di certo una verità che mi avrebbe giustificata... no, dovevo trovare qualche altra cosa da dire per giustificarmi e fu in quell’esatto momento che il piano attuato in macchina avrebbe potuto salvarmi da una punizione certa. 
  • Come avevo accennato alla mamma la mia intenzione era quella di tornare per ora di pranzo, ecco perchè non vi ho chiamati. Ero in perfetto orario credimi, anche in anticipo di qualche minuto a dire il vero così ho pensato di fermarmi in pasticceria a prendere un po’ di paste per festeggiare... non so se mamma ti ha accennato che dovevo parlarti di una cosa importante...
  • Si... mi ha detto che avevi una bella notizia da comunicarmi ma questo adesso non centra con il tuo ritardo...
  • Beh si, centra in effetti... - mi alzai per andare a prendere le paste che entrando avevo lasciato al volo in cucina. Nonostante fossi in ritardo durante il tragitto verso casa mi fermai ad una pasticceria. Il mio intendo era addolcirli con i loro dessert preferiti per evitarmi la paternale ma la scusa di festeggiare la notizia del mio voler rientrare in squadra al momento mi risultò più efficace come scusa. - è a causa di questi se ho fatto tardi. - aprii la scatola mostrando loro tutto quel ben di Dio.. paste fresche fresche pronte da gustare. -  C’era una fila incredibile in pasticceria oggi e... ho perso la cognizione del tempo, non credevo fosse così tardi... tutto qua. Avevo anche il silenzioso al cellulare, ecco perchè non ho sentito nel la chiamata di abby ne quelle della mamma. - presi un respiro - Lo so sembra banale, sembra una scusa campata per aria ma è così! vi chiedo scusa, non si ripeterà mai più; ora però... non è che posso dirti quella cosa papà? - cercai di mettere fine a quell’assurda situazione, prima che mi mettesse in punizione, sganciando una notizia decisamente migliore che probabilmente gli avrebbe disteso i nervi e rallegrato la giornata. Si avvicinò anche mia madre in quel momento e mettendogli una mano sulla spalla, per poi prendere un dolcetto., gli fece segno di lasciarmi parlare. 
  • D’accordo! - disse senza alcun entusiasmo - ma non credere sia finita qui! - annui. Non era finita secondo lui ma secondo me era finita eccome. Non sarebbe tornato sull’argomento dopo aver saputo la bella notizia che avevo da dargli. 
  • In pratica in questi giorni mi è stato chiesto di pensare attentamente ad una cosa che avrebbe potuto cambiare per sempre il mio futuro e dopo una lunga lista di pro ed in contro sono finalmente giunta ad una conclusione.
  • Hai finalmente capito che Yale non è l’università per te e che hai fatto domanda per Harvard. E’ così vero? - domandò prendendo un dolce anche lui. - Sapevo già che prima o poi ti saresti decisa... hai ottimi voti per sprecarli così.
  • Guarda che Yale non ha nulla da inviare ad Harvard papà! 
  • Si lo so però... beh... vuoi mettere dire “mi sono laureata ad Harvard” piuttosto che “mi sono laureata a Yale”? Harvard è più nota, fa più effetto...
  • Andrò a Yale papà, se mi prenderanno naturalmente, quindi mettiti l’anima in pace. Comunque non è questo che dovevo dirti... 
  • se non riguarda l’università allora di cosa si tratta. Centra il tuo futuro hai detto...
  • Già... tieniti forte ok? ho accettato di prendere parte alla qualificazione, di ginnastica, per la squadra nazionale! - dissi tutto d’un fiato anche questa volta ma non ero sicura che avesse capito bene perhè papà rimase a guardarmi imbambolato come se non avesse compreso a pieno quanto detto. - hai... hai capito papà? Proverò ancora una volta ad entrare in nazionale! - dissi con entusiasmo mentre lui se ne rimaneva con la bacca aperta e la pasta della campata a mezz’aria. - ehi... papà!!!! E’... è una bella notizia non trovi anche tu? - iniziai a sospettare che forse per lui le cose erano diverse. Fortunatamente sbagliavo...
  • Emma... tu.... tu hai... - annui capendo che la sua era semplicemente una reazione di shock - amore mio vieni qui! Fatti abbracciare!!! - disse una volta ricollegato il cervello alzandosi e allargando le braccia verso di me invitandomi a raggiungerlo. - bambina mia sono davvero felice che tu abbia deciso di provare ancora, non eri più la stessa da troppo tempo ormai... - a quanto pare tutti avevano notato la differenza... tutti tranne me. Avevo creduto di aver superato tutto, di essere tornata la Emma di sempre ma a quanto pare non è mai stato così. 
  • Sei felice papà? - chiesi per conferma nonostante il suo entusiasmo.
  • Felicissimo amore mio mah... - come sospettavo c’era un mah... - sei sicura tesoro? Hai valutato bene il tutto? Non sarà facile e...
  • Ne sono consapevole papà e sono pronta a rischiare. Ho intenzione di iscrivermi comunque all’università tanto... se non dovesse andarmi bene almeno avrò comunque un piano di riserva questa volta. - mi scrutò attentamente negli occhi. - Stai tranquillo, sono pronta sul serio, va tutto bene!
  • D’accordo allora, se sei felice io sono più felice di te! 
  • Grazie! Ti voglio bene, vi voglio bene - mi corressi guardando entrambi. - Ora però se non vi dispiace vado in camera ad organizzare il mio piano settimanale: tra studio e allenamenti ne avrò di cose da fare. - feci per andare via ma poco dopo aver superato la soglia della sala ecco mio padre richiamarmi all’odine. Tornai indietro credendo di aver dimenticato qualcosa in salotto ma la verità era un’altra. Mi porse il palmo della sua mano e con voce nuovamente seria mi disse:
  • Il cellulare Emma.
  • C..cos... il cellulare?
  • Già... il cellulare! Non crederai che io mi sia dimenticato del tuo ritardo signorina! 
  • Ma papà... ti ho detto come sono andate le cose! - accidenti... non solo gli avevo dato una bella notizia, mi ero beccata anche una punizione. - Ho fatto tardi per prendere queste per festeggiare la notizia - indicai il vassoio ribadendo il mio punto di vista.
  • Potevi pensare meglio! - rispose con semplicità - E poi a che ti serve il telefono se tanto per chiamare non lo usi? Avanti forza... niente storie. - mi fece con la mano il segno di darglielo.
  • Come faccio a comunicare con Regina? - non potevo certamente nominargli killian o le mie amiche - Dobbiamo organizzarci per gli allenamenti e...
  • Potrai scriverle dal cellulare mio o di tua madre dicendole di contattarti per le prossime due settimane su uno di questi due numeri. - abbassai lo sguardo, era deciso ad andare fino in fondo e sapevo che se avessi continuato a fare di testa mia la punizione sarebbe addirittura peggiorata. - Avanti, consegnami il telefono... o preferisci che non ti faccia neanche uscire? - ecco appunto. 
  • Ok va bene... 
  • E ora vai in camera! Magari senza tecnologia tra i piedi a inebriarti il cervello riuscirai a riflettere meglio su quanto fatto! Ah... e quando dico niente tecnologia intendo anche niente pc. Purtroppo non posso togliertelo quello, so che ti serve per la scuola ma non farti beccare a chattare o a giocherellare che poi sai già come potrebbe finire. 

Andai in camera con la coda tra le gambe e dopo aver mandato un messaggio a killian tramite Facebook, lo so ero appena stata messa in punizione ma in qualche modo dovevo pur avvertirlo, mi misi ad anticiparmi i compiti in modo da non avere impedimenti per gli allenamenti. 

Nonostante avessi modo di vedere Killian sia all’uscita della scuola che in palestra e nonostante riuscii a sentire sia lui che le mie amiche tramite Skype almeno una volta ogni tre o quattro giorni, vivere quelle due settimane senza telefono fu davvero snervante.  Non mi ero mai resa conto di essere così  dipendente da quello strumento di comunicazione eppure a quanto pare le cose stavano proprio in questo modo. Attendevo la fine di quei maledetti quindici giorni con impazienza, mi sentivo letteralmente fuori dal mondo, sapere che gli altri erano in grado di potersi parlare, scherzare e confidasi  senza limitazione era snervante e in piu c’era da aggiungere a tutto quello schifo che a causa della gara che avrei dovuto affrontare non mi era permesso di uscire e fare tardi, non avrei comunque potuto farlo vista la punizione, strafogarmi  di cibo o incontrare Killian nel bel mezzo  del pomeriggio per.... avete capito no???? In sostanza ogni giorno, proprio a causa di questo isolamento forzato, diventavo sempre più nervosa. Fortunatamente c’era la  ginnastica a dar sfogo ai miei problemi e alle mie tensioni e frustrazioni altrimenti non credo che al termine dello scadere della punizione sarebbe cambiato qualcosa. Affatto.... ero una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro, se non avessi avuto la ginnastica a cui pensare molto probabilmente sarei esplosa facendo saltare in aria l’intera casa... mi correggo: l’intero pianeta.
Conoscevo bene me stessa, sapevo che sarebbe potuto succedere per cui decisi di tenermi fuori dai guai, onde evitare di peggiorare la situazione, allenandomi nel garage di casa anche in quei giorni che purtroppo non avevo allenamento in palestra. Con il fatto del chiodo alla gamba  non potevo allenarmi più di tre volte a settimana ma per quel breve periodo feci un piccola eccezione cercando comunque di non strafare e limitandomi solo a cose semplici.
Mi stipulai un programma ben strutturato in modo da non compromettere la mia salute fisica, se con Regina, in palestra, facevo potenziamento a casa provavo a fare qualche piccolo elemento agli attrezzi e viceversa. Certo... come attrezzi non avevo di certo il meglio del meglio a disposizione ma ci si poteva arrangiare. Qualsiasi cosa avente l’aspetto di una parallela o una trave per me sarebbe andata più che bene.
Grazie a questo metodo riuscii a non impazzire del tutto e quando finalmente quei giorni di tortura terminarono e ottenni indietro il mio tanto amato telefono, non prima di aver subito l’ennesima lavata di testa da parte di mio padre naturalmente, mi sentii improvvisamente rinascere. Non ero più sola e anche se non potevo vedere i miei amici così spesso come ormai ero abituata, a causa del ritiro pre gara, ero comunque nuovamente integrata con il resto del mondo.
Ripresa la mia normale routine di tutti i giorni, finalmente un po’ più spensierata, mi resi conto che man mano andavo in contro al tanto atteso giorno e  più la ginnastica mi occupava tutto il tempo a disposizione, gli allenamenti con Regina erano diventati improvvisamente stancanti e se in quei quindici giorni addietro ero stata una macchina combattatrice che non risentiva dello stress fisico, ecco che iniziai a cedere alla stanchezza tanto che decisi di interrompere di mia spontanea volontà gli allenamenti extra a cui stavo lavorando.
Non avevo dolori fisici legati alla gamba fortunatamente, Regina sapeva bene come tutelarmi in questo, il problema era che non essendo più abituata a quel carico di lavoro così intenso, credetemi... nonostante la serie A Regina fino ad allora c’era andata cauta con me, non riuscivo a gestire tutto come invece avrei voluto. La scuola, Killian, le amiche....
La mia routine del lunedì, mercoledì e venerdì era scandita al secondo: sveglia alle sei del mattino, scuola delle otto alle due, gruppo di potenziamento scolastico in vista degli esami dalle due alle quattro, compiti a casa fino alle sei e mezza e poi allenamento dalle sette alle dieci. Credetemi quando tornavo a casa tante volte neanche cenavo per la stanchezza, andavo direttamente a dormire consapevole che nonostante il girono seguente non avessi avuto allenamento comunque avrei dovuto sgobbare per non restare indietro con il programma scolastico.
All’inizio non fu così difficile organizzarmi, sopratutto nei giorni di non allenamento riuscivo addirittura a fare una passeggiata dopo scuola e chiamare alla sera il mio ragazzo e le mie  amiche ma poi con la stanchezza in corpo anche solo mandare un messaggio delle volte mi risultava pensante. Sempre più spesso mi ritrovavo ad addormentarmi sui libri nel bel mezzo dello studio e quando mi svegliavo, era mia madre a farlo chiamandomi per la cena, non avevo tempo per perdermi in chiacchiere con i miei amici... dovevo recuperare quanto non fatto nel pomeriggio arrivando addirittura, delle volte, a fare le ore piccole.
Naturalmente i miei si accorsero subito che qualcosa non andava secondo i canoni ma piuttosto che parlarmi a quattrocchi, avevano timore che prendessi i loro discorsi come rimproveri o quant’altro, decisero di farmi parlare dall’unica  persona a cui sicuramente avrei dato ascolto: Killian. 

Un pomeriggio, prorpio all’uscita della scuola, ora in cui di solito andavo a comprare il pranzo per poi tornare in classe per il corso di potenziamento, trovai Killian ad aspettarmi prorpio davanti al cancello principale. 

  • Amore ciao!!!! - dissi andandogli incontro e abbracciandolo con forza. Era stata una mattinata a dir poco stressante a scuola, da dimenticare, vedere lui fu come prendere una ventata d’aria positiva. - che bella sorpresa! Pensavo fossi a lavoro. - sapevo dovesse fare io pomeriggio. 
  • Ho preso tre orette di permesso, volevo portarti a pranzo fuori. - rispose accarezzandomi il viso. - non riusciamo a vederci più la sera per colpa di  mia madre e delle sue stupire regole pre gara quindi pensavo di rimediare portandoti a pranzo fuori. 
  • Killian amore che tenero che sei mah.... mi piacerebbe davvero poter stare del tempo con te ma vedi... tra mezz’ora devo essere nuovamente in classe. Siamo uscite solo per comprare il pranzo - indicai una mia compagna di classe che era con me in quel momento - credo che oggi ci toccherà anche mangiarlo in classe a dire il vero. Il bar della scuola è chiuso e nella rosticceria qui di fronte ci sarà sicuramente troppa fila per riuscire ad ordinare e consumare in tempi da record. - gli spiegai... - che poi già il pensiero di dover entrare lì ed ordinare una misera insalata mi blocca la fame... figuriamoci doverla mangiare di fretta in furia. - alzai gli occhi. 
  • Vieni a pranzo con me tu oggi! - ribadì  - mi dispiace per la tua amica che dovrà fare una fila interminabile - in effetti il locale era strapieno di studenti - ma almeno tu non avrai di questi problemi oggi. 
  • Killian non posso davvero! Non posso marinare la scuola, se lo scoprissero i miei mi farebbero pagare questa cosa a vita. Credimi... vorrei evitare di finire in punizione di nuovo. 
  • Ma quale punizione, in teoria sono stati proprio loro a chiedermi di venirti a prendere prima. - lo guardai imbambolata 
  • Cosa??? 
  • Già! Controlla sul registro elettronico, a quest’ora dovrebbe essere già arrivata la comunicazione da parte di tua madre, mi sembra, che sarai assente ai corsi pomeridiani. - controllai immediatamente le comunicazioni scolastiche sul telefonino non riuscendo a capire cosa stesse succedendo, sembrava tutto così assurdo e come detto da Killian ecco nero su bianco il mio permesso di uscita anticipata firmato. 
  • Figo!!!! Tua madre ti ha seriamente firmato un permesso per mandarti a pranzo con il tuo ragazzo???? La mia non lo farebbe mai! Sei fortunata.
  • Fortunata.... tze... c’è sotto qualcosa credimi, non può essere altrimenti. Vero tesoro? - tornai a concentrarmi si Killian.
  • Sempre così sul chi va là tu è? Non è possibile che io abbia chiesto ai tuoi il permesso di poterti portare a pranzo fuori visto che non ti vedo mai? 
  • Mmmmh..... dubito che ti abbiano detto di sì per questo.... loro non.... 
  • ma che ti importa Emma del motivo per cui l’hanno fatto - si intromise la mia amica -  goditi il pranzo e la giornata libera! Dopo oggi credo che ti ne abbia davvero bisogno credimi. - si riferì a quanto successo in classe poche ore prima. 
  • Perché che è successo oggi? - fu Killian questa volta ad intromettersi con aria preoccupata, la mia amica aveva fatto intendere che fosse successo qualcosa.
  • Ma no niente... solita giornata noiosa! - mi limitai a dire cercando di non destare sospetti. - comunque ok! Se mamma e papà sono d’accordo sono prontissima per venire a pranzo con te ma sappi che non ci credo che sia stata una tua idea! - fu lui ad alzare gli occhi per aria questa volta. 

Salutali la mia amica che poverina a causa mia e dei miei interrogatori fece ancora più tardi  dopodiche salii in macchina con Killian e ci dirigemmo in un ristorantino poco distante dalla mia scuola. 

  • ho paura a dire ciò che sto per dirti, so che mi si ritorcerebbe contro,  ma Sono un gentiluomo e non posso sottrarmi da questa cosa. Scegli cosa vuoi mangiare e io prenderò lo stesso!  - mi disse con aria ironicamente preoccupata 
  • Cosa? No, perché? 
  • perché i miei gusti con la tua dieta non vanno molto d’accordo e non vorrei mai farti mangiare in quel modo triste mentre davanti agli occhi avrai me che mando giù questo mondo e quell’alto! - riassunse il tutto con queste semplici parole 
  • Ma scemo! Non mi interessa davvero, prendi quello che vuoi! 
  • No, non se ne parla! Dai... fammi stare tranquillo, non vorrei mai che a causa mia sognassi lasagne viventi che ti inseguono di notte grondando “mangiami mangiami” 
  • Cretino. - scoppiai a ridere - va bene.... sceglierò io per entrambi allora.... vediamo: - ci pensai un attimo su - petto di pollo ai ferri,  condito a crudo, con una bella insalata come la vedi? - proposi. Mi veniva già da ridere 
  • Wowwwww!!! Il mio piatto preferito prorpio - scherzò ma non mi diete il tempo di scegliere altro, magari qualcosa che sarebbe potuta andare bene per entrambi, una via di mezzo per così dire, che aveva già chiamato il cameriere ed ordinato aggiungendo anche dell’acqua naturale per “trasgredire” disse prendendomi in giro. 

Mangiammo parlando un po’ di tutto: degli ultimi pettegolezzi nel gruppo, di due nostri amici che stavano per iniziare una relazione dopo anni che si sbavavano dietro a vicenda senza sospettare l’uno dell’altro e dei suoi allenamenti. Per gran parte del pranzo non toccammo mai l’argomento ginnastica o scuola, cosa che di solito era la prima cosa che mi domandava e questo mi fece sospettare un pochino. feci finta di nulla, magari erano solo mie paranoie, possibile visto il periodo e provai seriamente a godermi quei piacevoli minuti in sua compagnia. 

  • dopo pranzo pensavo di fare una passeggiata al parco, sono secoli che non andiamo lì e poi, se ti piace l’idea, pensavo di portarti al cinema, se non sbaglio c’è in programmazione un film che ti interessava. - propose 
  • Si è uscito due giorni fa mah... Killian domani ho allenamento e di conseguenza devo studiare oggi se voglio star tranquilla. - risposi dispiaciuta. Avrei preferito di gran lunga passare il pomeriggio con lui ma come potevo farlo senza sentirmi in colpa per aver disertato lo studio? In altre occasioni non ci avrei pensato un solo secondo ma tra la ginnastica che mi metteva sotto pressione, la stanchezza è quello che successe a scuola quella mattina dovevo cercare di rimanere con i piedi per terra.
  • Stai diventando secchiona o cosa? - mi prese in giro - dai non farti pregare, per una volta che sono riuscito ad ottenere questo permesso dai tuoi che fai? Vuoi sprecarlo così? 
  • I miei sono a conoscenza che potrei passare l’intero pomeriggio fuori con te? - domandai e lui annuì. - andiamo bene... poi dici che non devo preoccuparmi? Che loro non c’entrano nulla? Converrai con me che è strano! - ma quando mai i miei mi avrebbero permesso di passare l’intero pomeriggio fuori sapendo che l’indomani avrei avuto scuola e di conseguenza compiti da fare?   
  • Se vuoi ti riporto a casa, ma sarebbe uno spreco lasciare andare un’occasione come questa. - disse sottolineando l’ovvio - a te la scelta amore, non posso di certo obbligarti a fare qualcosa che non vuoi. 
  • Non è che non voglio, anzi... è solo che.... - i suoi occhi nonostante non davano a vederlo trasmettevano tristezza e io come una debole non riuscii a rispettare il mio piano originale e cedetti. - ok va bene! Ma dopo il cinema dritti a casa ok? 
  • Va bene, come la fanciulla desidera! Andiamo però adesso  - disse pagando io conto da perfetto cavaliere come il suo solito - così ci facciamo anche una bella passeggiata. 

Camminammo per un’oretta abbondante stretti l’uno l’altro senza parlare se non per dirci quando ci amavamo, mi stavo finalmente rilassando, forse anche troppo.... Decisamente troppo e il cinema fu il colpo di grazia.  Non appena prendemmo posizione e le luci si spensero poggiai la testa sulla spalla di Killian come ero solita fare d’insolito, ma quel dolce contatto si rivelò essere un buon alleato per il sonno. Iniziai a stropicciarmi gli occhi cercando di rimanere sveglia il più possibile ma quando questo sembró non funzionare del tutto, ogni tanto le palpebre cedevano e si chiudevano per una manciata di secondi, provai qualcosa di più diretto per restare sveglia, iniziai a baciare sul collo Killian fino a farlo voltare verso di me dandomi modo di  occuparmi delle sue labbra. Non sembrò dispiacergli la mia iniziativa ma si trattenne quanto più potè tanto da arrivare ad allontanarmi dolcemente da lui. 

  • non che mi dispiaccia il trattamento tesoro mah... hai aspettato un anno intero per vedere questo film no? Cosa....
  • Distrarsi ogni tanto non fa male e poi questa parte è superflua.... scontata. - risposi tentando di baciarlo ancora. Si fece negare però.
  • Guarda il film... avremo tempo per dedicarci a noi - mi sussurrò nell’orecchio quando dal mio sguardo capì che ci ero rimasta male. Non era da lui rifiutarmi. 

Tornai dunque a concentrarmi sul grande schermo ma come poco prima ecco la stanchezza prendere il sopravvento e nel giro di un paio di minuti mi appisolai. Aprii gli occhi che il film stava quasi per finire, “per fortuna” pensai... se mi fossi svegliata a film già concluso come minimo Killian si sarebbe insospettito invece sembrava  non essersi accorto di nulla. 

  • Avevi pienamente ragione! - mi disse a pellicola terminata mentre camminavamo per raggiungere la macchina. Avevamo parcheggiato un po’ distanti. - il film valeva davvero la pena! 
  • Già.... cosa pensi? Che ti porto a vedere film che fanno schifo? Non sono quel genere di ragazza. - risposi ironica ricordando quanto lui odiava vedere i film strappalacrime che a noi donne piacciono terribilmente. 
  • Buon per me! - esclamò - cosa ne pensi tu del film invece? Rispecchiava le tue aspettative? 
  • Certo! È stato davvero davvero carino. - risposi. 
  • Non sembrava visto che già prima della metà hai tentato di saltarmi addosso - mi fece notare...
  • Che centra... erano solo sue coccole, stavo seguendo comunque... 
  • sì certo... come hai seguito tutto il restante del film... a occhi chiusi. - o no! Mi aveva beccata?!?! - per addormentarti le cose due: o faceva davvero schifo ma lo escludo o c’è qualcosa che non quadra. Non è da te comportarti in questo modo amore... 
  • Su cosa ti basi? Sul fatto che io mi sia addormentata? Ero stanca e il buio ha contribuito... tutto qua. Vorrei tornare a casa adesso, come ti dicevo ho del lavoro da ultimare.
  • Questo invece secondo te è un comportamento normale invece? 
  • Cosa? Il voler tornare a casa per sbrigare delle commissioni? Certo che sì! 
  • Ohi Emma andiamo! Puoi fregare gli altri ma non me! Non sta in piedi tutt’a questa storia... in realtà neanche tu ti reggi in piedi. c’è qualcosa che non quadra, sei diventata improvvisamente strana.... 
  • non è vero! - mi limitai a dire.
  • O si che lo è... ascolta, veniamoci incontro ok? Ti ricordi il nostro patto? Niente segreti! Io ti dico una cosa che vorrei dirti da questa mattina e tu mi dici ciò che ti succede. - non gli risposi, lasciai che fosse lui a continuare. - avevi ragione, non è vero che sono venuto di mia spontanea volontà a prenderti a scuola, mi sarebbe piaciuto ma non  me lo sarei mai sognato sapendo che avevi lezione... sono stati i tuoi a chiamarmi.... - lo guardai incredula, avevo ragione allora!!! - già.... ecco vedi... sono un po’ preoccupati per te, per i tuoi modo di comportarti ultimamente e mi hanno chiesto di conseguenza di venirti a parlare per cercare di farti sfogare un po’. 
  • Cosa? I miei.... mah...
  • Avrebbero voluto essere loro a parlarti credimi ma hanno avuto paura di essere fraintesi, che avresti preso le loro preoccupazioni come un rimprovero e di conseguenza hanno chiesto aiuto a me. 
  • Tze... è incredibile... sei in complotto con i miei genitori???? Killian...
  • Non esagerare adesso, non c’è nessun complotto amore. Mi hanno chiesto di indagare, di capire cosa stesse succedendo ma non l’ho fatto mi sembra. Mi sono limitato a regalarti una bella giornata no? Vedi Emma io Non voglio farti il terzo grado, non mi piace, vorrei solo che fossi sincera con me e che ti aprissi. Anche io come i tuoi ho notato un leggero cambiamento... ti sei allontanata: da me, dalle tue amicizie e questo è strano. Molto strano. 
  • non mi sono allontanata! - provai a giustificarmi 
  • Non dire bugie, sappiamo tutti che è così!
  • È solo per via del ritiro pre-gara. Lo sai com’è fatta Regina no?!? 
  • Mia madre adesso ti vieta anche di fare chiamate? - scosse la testa rispondendo al posto mio - sai quante volte mi hanno chiamato le tue amiche con aria minacciosa accusandomi di averti fatto qualcosa? Credo di aver perso il conto ormai! - mi venne da sorridere, le mie amiche purtroppo avevano questo brutto vizio di intimare le persone. - se ci tieni alla mia pelle, ed io credo di sì in fondo, ti predo di delucidarmi di cosa sta realmente succedendo. Non vorrei ritrovarmi le tue compagne sotto casa armate e non potermi difendere. - la buttó sullo scherzo e solo in quel modo, non so nenache io come, riuscii a liberarmi del peso che mi tormentava ormai da troppo, troppo tempo. 
  • È che non ho tempo per potervi chiamare purtroppo.... la mia giornata è scandita da troppi impegni ormai: scuola, corsi extrascolastici , compiti a casa, allenamenti, altri compiti... non ho più un minuto per me.... già è tanto se riesco una volta ogni tanto a pranzare insieme ai miei. La maggior parte delle volte mi preparo un’insalata veloce e scappo a mangiarla in camera mentre nel frattempo continuo a studiare. È sbagliato lo so, bisogna staccare ogni tanto ma se lo faccio perdo tempo e non so quando recuperarlo. Ho troppi compiti da fare e non mi basta il poco tempo che ho a disposizione. Gli altri hanno tutta la giornata per distribuite quella mole di lavoro ma io no! Ho gli allenamenti e quando non li ho devo comunque anticiparmi i compiti per quando non potrò farli e di conseguenza ecco che il tempo svanisce. Gli allenamenti poi sono diventati massacranti, non so neanche spiegarmi dove trovo le energie per tornare a casa una volta uscita dalla palestra. Non che mi dispiaccia, non fraintendermi... amo allenarmi e ci sto mettendo tutta me stessa mah.... gestire tutto sta diventando difficile. Ho preso a studiare anche di notte ma questo sta portando giorno dopo giorno a delle conseguenze sempre più gravi. Due giorni fa ad esempio, non avevo allenamento e quindi mi sarei potuta concentrare sullo studio no? Beh... sono caduta addormentata non appena mi sono seduta sul divano e oggi.... beh oggi è successo di peggio! 
  • Se ti riferisci che ti sei addormentata al cinema mentre eri con me tranquilla tesoro! Ci mancherebbe altro! Sei....
  • No, non c’entra! Cioè... mi dispiace un casino credimi ma c’è di peggio.... - ero imbarazzata, mi vergognavo a dirlo. -oggi il mio professore mi ha rimproverata perché mi ha beccata a dormire in classe! 
  • Ah.... - non se l’aspettava. 
  • Ti rendi conto di quanto è grave si? Io, Emma Swan, mi sono addormentata in classe nel bel mezzo della lezione???? È da matti! Per non parlare poi che anche il mio rendimento scolastico sta cambiando... la mia media si è abbassata. Ho perso il primato della A  perenne per sostituirlo con B+, B-, B=... oggi proprio a causa di queste cose il professore ha minacciato di chiamare i miei per parlare con loro del mio andamento scolastico.... - abbassai la testa. - sono fottuta se lo farà! Mi rinchiuderebbero in casa e butterebbero la chiave fino al giorno del diploma. Non mi lascerebbero più continuare ad allenarmi.... 
  • non esagerare, i tuoi sono stati i primi a preoccuparsi per te, sanno che stai passando un brutto periodo, non ti punirebbero mai! 
  • Non li conosci allora! 
  • Forse no ma non  credo che i tuoi non possano punirti e sai perché? - scossi la testa - perché vedono quanto tu ti stia impegnando e di conseguenza non hanno argomentazioni valide per poterti punire. Possono dirti di riorganizzare il lavoro in modo da renderlo più produttivo ma mai e poi mai ti metterebbero in punizione, da retta a me! Si puniscono i figli non volenterosi, quelli che non studiano, non le brave ragazze che danno corpo e anima per avere successo in tutto ciò che fanno proprio come te. 
  • Ho paura che mi tolgano la ginnastica... - confessai iniziando anche a piangere. Quella in fondo era la mia paura più grande purtroppo. 
  • E perché mai dovrebbero farlo amore? Non dire sciocchezze! 
  • Perché fino a quando non ho ripreso i ritmi quelli veri avevo tutte A, uscivo con gli amici e avevo una vita normale, ora invece non faccio altro che correre, correre e ancora correre senza ottenere i risultati sperati. - presi un respiro cercando anche di darmi un contegno - Non dico che mi toglierebbero la ginnastica con cattiveria, dico solo che non capendo me la toglierebbero pensando sia la cosa migliore per me!  
  • Non dire fesserie, sanno quanto tu ci tenga. 
  • Se dovessero mettere sull’ago della bilancia la scuola con la ginnastica loro opterebbero per la prima opzione... direbbero che devo pensare al mio futuro e di conseguenza mi allontanerebbero da quello che per loro adesso è solamente un gioco... uno stupido tentativo di rimettersi in pista. La ginnastica non è più una garanzia quindi è inevitabile che loro mi spingano verso quella che ritengano la scelta più sicura...  anche io da genitore forse farei la stessa cosa  dopotutto.
  • Ehi... non voglio che ti butti giù così! Se non riesci a parlare con i tuoi perché hai paura ok, lo rispetto anche son condivido ma ti prometto che ti darò una mano io. In fondo si tratta solo di un mese no? 
  • Ah.. grazie della fiducia! - borbottai leggermente offesa. - ma si... aiutiamo la piccola Emma in questo mese di sogni e speranze tanto allo scadere dei trenta giorni capirà da sola che la sua strada non è quella in cui spera...
  • Ma che hai capito?!?! - gli venne da sorridere - intendevo dire che una volta entrata in squadra la strada sarà più semplice perché non avrai più tutti questi impegni. Ti ricordi  come funziona si? Insegnante privato, classe composta da massimo due o tre persone, scuola post allenamenti ecc ecc ecc. avrai comunque la maturità da sostenere ma sarai più libera di organizzarti.  - In effetti non aveva tutti i torti, a questo non avevo pensato, se fossi entrata in squadra forse le cose si sarebbero alleggerite un pochettino regalandomi attimi di pace. - non farti buttare giù così, passerà te lo prometto e nel mentre come ti ho già accennato ti darò una mano io. 
  • Quando sei libero il pomeriggio io di solito ho  gli allenamenti mentre quando sei libero la mattina io ho scuola... per quanto mi piacerebbe studiare con te non credo che si possa fare...
  • Non potremo studiare insieme forse ma questo non vuol dire che io non possa aiutarti. Hai lo zaino i macchina giusto? 
  • Si.... perché? 
  • Ci sono tutti i tuoi libri?
  • Solo quelli dove ho una mole enorme di roba da studiare! Dovrei tornare a casa infatti....
  • Lasciameli i libri. Non sono per domani tanto giusto?
  • No mah....
  • Te li riprendi domani! Non potrò studiare al tuo posto ma almeno posso alleggerirti il carico facendo qualche esercizio non trovi? - lo guardai per nulla convinta - dai... proviamo almeno, ti prometto di non farti fare brutta figura! 
  • D’accordo ma solo per oggi e solo perché sono disperata ma domani vengo a riprendermi tutto perché devo seriamente studiare ok? 
  • Promesso! Dammi un bacio adesso! Questo Troppo chiacchierare non è da noi. 

Fosse stato per lui saremmo andati anche oltre il semplice bacio ma ero troppo agitata ancora così decidemmo di optare per un’ultima veloce passeggiata, in macchina, per poi tornare a casa. Non avendo nulla da studiare visto che aveva “rapito” tutti i miei libri, né approfittai per farmi una lunga e sana dormita e il mattino seguente carica come non lo ero da una vita mi recai a scuola finalmente con il sorriso sulle labbra. 

  • ma guarda guarda.... qualcuno ha dormito questa notte - disse una voce dietro di me, Killian per la precisione. Ma cosa ci faceva lì? Non doveva essere a lavoro? - visto che ho fatto bene a venirti a prendere ieri?
  • Ciao amore mah... cosa... tu non...
  • Sono venuto a portarti questi! Nel pomeriggio ho un meeting importante e non posso muovermi quindi... ecco a te! Spero di averti aiutato abbastanza. Ho fatto del mio meglio ma come ti dicevo ieri a parte lo scritto per l’orale non posso fare molto! - si giustificò.
  • Hai fatto fin troppo credimi! Non avresti dovuto! - corsi ad abbracciarlo per poi dargli anche un bacio di ringraziamento. - non potrò mai sdebitarmi abbastanza!
  • Non è detto sai? Ho in mente alcune cosette in realtà! - rise
  • Questo perché sei un maiale! - risposi colpendolo sul braccio!
  • Sarà.... ma non ti dispiacerebbero queste cose credimi! - mi guardò maliziosamente - ho imparato a conoscerti ormai signorina! 
  • Idiota! - Risi!
  • Vai in classe adesso! Ci sentiamo in serata. Chiamami mi raccomando!!! Non richiuderti sui libri ancora ok?
  • Ci proverò ma ho comunque da studiare purtroppo. 
  • Chiamami... - ripete e dopo un secondo bacio, purtroppo visto anche da uno dei miei professori che subito mi richiamò all’ordine con un “Swan non è questa la lingua che ti ho detto di approfondire” riferendosi allo spagnolo, mi salutò lasciandomi alle mie cose.

Corsi subito al mio armadietto a posare i libri che per la lezione non mi sarebbero serviti e notai, sfogliando alcune pagine, che Killian aveva fatto più del dovuto. Non solo mi aveva fatto tutti gli esercizi che mi erano stati assegnati, si era portato avanti con gli altri esercizi sul libro, anche quelli di argomenti ancora non spiegati e mi aveva, non contento, fatto i riassunti e gli schemi di tutte le materie che in quel periodo avrei dovuto studiare. Aveva fatto un lavorone, come minimo era stato impedì tutta la notte era il minimo Dovermi sdebitare in qualche modo. 

 

“Forse quelle cosette di cui mi accennavi potrebbero essere prese in considerazione sai???  😏” scrissi in un primo sms “ ho dato una sbirciatina al tuo enorme lavoro e non saprei in che altro modo ringraziarti 😂😂😂” scrissi poi...

 

“Come prima cosa potresti entrare in classe senza prendere una nota! È tardi signorina! Secondo.... beh... purtroppo ora come ora a causa della tua allenatrice non si può fare nulla ma presto... molto presto ho intenzione di metterti al corrente di tutto ciò che mi è venuto in mente e lavorarci su 😏! Ps. Scherzi a parte, non è stato un gran lavoro, ho passato di peggio preparando un esame in una sola notte! Quando andrai all’università capirai! 😘 fila in classe ora.” 

 

Grazie al suo aiuto riuscii seriamente a non aver più problemi con lo studio, mi aveva dimezzato il lavoro riassumendo il tutto in maniera impeccabile tralasciando solo le cose importanti e significative. In qualche materia si era preso la briga anche di aggiungere dei piccoli approfondimenti, cosa di cui non ero a conoscenza fin quando il professore, quello che mi beccò a dormire in classe mi disse di averlo stupito e tornò a mettermi A. 

Finalmente avevo di nuovo il tempo per i miei amici, per Killian, anche se in sua compagnia era meglio non restare da soli o sarebbe potuto succedere di tutto vista l’astinenza e sopratutto tempo per dedicarmi a me, cosa che non riuscivo più a fare da un po’. L’unica cosa di impegnativo che mi rimase furono gli allenamenti ma la cosa non mi dispiaceva affatto, non più, adesso avevo la carica giusta per affrontare la cosa e nessuno mi avrebbe fermata.

Misi corpo e anima per perfezionare i miei esercizi, volevo fossero assolutamente impeccabili per quel giorno e anche se molte cose mi risultavano ancora parecchio difficoltose arrivai alla vigilia della gara abbastanza pronta da poter sostenere la sfida del secolo. 

Ricordo di non aver dormito nulla quella sera e la mattina dopo come facilmente intuibile mi alzai che ero uno straccio. 

Mi iniziai subito a preparare, avevo appuntamento con regina alle 9 e solo dopo feci colazione. Caffè e fette biscottate con un velo di marmellata, questo prevedeva il piano alimentare di quella mattina ma rispetto alle altre volte, che finivo di mangiare che ero ancora affamata, quella mattina faticai a finire la colazione. Ero agitata... troppo e questo mi impediva di godermi uno dei pasti più importanti. Senza colazione non riuscivo a muovere un dito, sono la classica ragazza a cui è meglio non parlare se non ha preso il suo caffè e proprio per questo mi sforzai a finire tutto. Come minimo se non l’avessi fatto avrei rischiato di cadere a faccia a terra durante la prima esecuzione. 

Terminata la colazione andai di corda a lavarmi i denti dopodiche mi misi il cappotto e prima di uscire andai a salutare  i miei genitori promettendo loro di raccontargli tutto per filo e per segno una volta tornata a casa. 

  • aspetta aspetta! - disse mia madre prima che potessi uscire di casa! 
  • Mamma che c’è! È tardissimo! - reclamai immaginando che regina fosse già lì ad aspettarmi.
  • Andiamo insieme, aspettaci! 
  • Cosa? Perché? Non è di strada per voi, farete tardi a lavoro! - quando comunicai loro la data della competizione provarono in tutti i modi a liberarsi dai loro impegni lavorativi ma purtroppo non ci riuscirono... o meglio, così mi fecero credere. 
  • Beh..... sorpresa tesoro! Il lavoro per oggi può attendere! Verremo con te alla competizione! Saremo in prima fila ad ammirarti orgogliosi come sempre! - per poco non mi prese un colpo. Nelle tappe più importanti della mia carriera, esclusa la tappa mondiale dove ebbi l’incidente, i miei genitori c’erano sempre stati e anche questa volta non sarebbe stato da meno. Li ho sempre considerati i miei portafortuna e in teoria credo lo siano davvero. Nel l’unica competizione a cui non presero parte per poco non ci rimasi secca. Semplice coincidenza? Non c’era tempo per pensarci, dovevamo raggiungere la mia allenatrice. 

Salimmo in macchina di papà e arrivammo nel luogo dell’incontro dove come immaginavo vi era già regina! 

  • che sono quelle occhiaie?!?! - fu la prima cosa che mi disse! - non hai dormito?
  • Poco... - ammisi. 
  • Iniziamo bene... 
  • non mettermi più ansia di quella che già ho per favore! - guardai l’orologio - scusa per il ritardo comunque... - ero in ritardo di quattro minuti ma sapevo già che per lei era un eternità! 
  • Non preoccuparti! Per una volta non sei l’ultima ad arrivare. - a no? 
  • Chi stiamo aspettando? - chiesi non capendo. Le mie ex compagne di federazione vivevano tutte insieme nella sede principale, non era di strada il mio quartiere per arrivare al palazzetto in cui si sarebbe tenuta la gara.... 
  • me! - si intromise il diretto interessato che altri non era se non il mio fidanzato!
  • Mah... cosa.... - anche lui mi aveva detto di dover lavorare ma dalla faccia gongolante capii che anche lui mi aveva tenuto uno scherzo! - siete degli idioti! Mi avete presa in giro! 
  • Pensavi seriamente che ci saremo persi questa cosa amore! - scosse la testa rassegnato - mai! Mi sarei fatto licenziare piuttosto! - corsi ad abbracciarlo più felice che mai e inevitabilmente ci scappo un bacio! Un bacio un po’ troppo lungo...
  • Vedo che ti sei ripresa, cos’è ti è improvvisamente passato il sonno e la strizza? - mi prese in giro Regina mentre mio padre borbottava contrariato qualcosa, di sicuro inerente al bacio, verso mia madre 
  • più che ripresa! Ora sono pronta a scalare anche la vetta più alta! 
  • Si sì ok!!!! Frena e rimani concentrata di ciò che devi fare. Sali in macchina avanti, il palazzetto ci aspetta. 

Ero  felice   di avere le persone più importanti della mia vita lì a sostenermi, ma non era ancora finita: quando arrivai al palazzetto non solo trovai le mie ex compagne di federazione, tutte tranne Zelina, fuori ad aspettarmi per entrare insieme e riprenderci il nostro posto ma trovai anche tutti i miei compagni di classe sulle gradinate del pubblico con non so quanti striscioni tra le mani, tutti rigorosamente per me!  Non avevamo scuola quella mattina ma questo non implicava certo che non avessero altro da fare piuttosto che stare lì. Fu davvero una bellissima sorpresa e non riuscii a trattenere le lacrime  nel vedere quanta gente era lì pronta a credere in me ancora una volta. “ Ma se li avessi delusi? “ fu la prima cosa che pensi una volta passata l’emozione iniziare, ma non ebbi il tempo di approfondire a pieno la cosa, la competizione stava per iniziare e io dovevo assolutamente andare a prepararmi. Salutai tutti ringraziandoli ancora una volta per la loro presenza,  in particolar modo  andai ad abbracciare i miei e Killian, dopodiche raggiunsi gli spogliatoi assieme alle altre ragazze e a Regina.  Trovai anche Zelina nello spogliatoio che avevano occupato, era scontato in fondo che ci fosse anche lei visto che erano amiche; mi rivolse un mezzo sorriso di cortesia come saluto ma io la ignorai, forse anche sbagliando,   andando a sistemare le mie cose in un angolino e iniziando a prepararmi. Non mi sentivo ancora pronta a parlare con lei, non sapevo se mai sarei riuscita a farlo, ma di sicuro quel giorno era il meno indicato visto quanto c’era in ballo. In quel momento dovevo pensare solamente alla competizione, il resto doveva rimanere fuori quelle quattro mura. 

Ancora una volta decisi di non indossare i miei  vecchi body come invece fecero le mie compagne, optai per un body tutto nuovo, blu con svarosky argento e con la mia ormai fedelissima fenice, sperando che  mi portasse fortuna e dopo averlo indossato ed essermi pettinata con le mie solite trecce raccolte raggiunsi la saletta adibita al riscaldamento. Dopo una corretta di cinque minuti per scaldare i muscoli iniziai a provare sotto lo sguardo vigile di Regina i passaggi più complicati dei miei esercizi ma improvvisamente nel bel mezzo del lavoro decisi di fermarmi. 

  • e ora che ti prende? - chiese Regina non capendo mentre mi ero allontanata dalla postazione del volteggio andandomi a sedere su una panchina.
  • Basta così! Sono a posto! - risposi cercando di essere il più tranquilla possibile.
  • Dovrei deciderlo io se sei a posto o no, fino a prova contraria sono ancora io la tua allenatrice mi sembra! - rispose seria. La mia risposta non le era piaciuta - fila al volteggio avanti.... 
  • No! 
  • Emma! Non farmi perdere la pazienza per favore. - cercò di restare calma. 
  • Guarda... - le indicai un punto preciso della sala mostrandole il Vero motivo per cui avevo interrotto le mie prove tecniche. 
  • E allora???? Non avrai interrotto per lei.... - annuì. Era Zelina il motivo per cui avevo smesso di esercitarmi, non volevo che mi vedesse, non volevo che potesse già pensare di battermi. - mah... Emma tesoro è paranoia questa! - scrollai le spalle! - dai non fare la ragazzina, fregatene e pensa al tuo lavoro! 
  • Mah....
  • Guarda che ti ritiro dalla gara! - la guardai come a dire “non avresti mai il coraggio.” - non sfidarmi, sai che sono capace.
  • D’accordo hai vinto! Ma se mi rompo qualcosa poi non venire a dirmi che ti senti responsabile. - forse avrei dovuto evitare di dirle quelle parole, in  fondo è prorpio ciò che successe in passato, ma ormai era tardi per rimediare così tornai al volteggio e non potendo fare altrimenti ripresi i miei allenamenti. Il primo salto ando da schifo, non lo avevo mai sbagliato in prova in quel lungo mese e i successivi andarono anche peggio. Ad uno degli ultimi, forse prorpio l’ultimo mi cedette addirittura la gamba, per un mio errore nel calcolare lo spazio  devo essere onesta, ma a regina bastò per farmi interrompere gli allenamenti. 
  • Ho capito... lasciamo stare prima che tu ti rompa sul serio qualcosa ma sappi che non ci siamo signorina! - disse per poi avvicinasi e prendermi da parte! - se entrerete entrambe in nazionale che facciamo è? dobbiamo dividervi come i ragazzini? - sbuffai - è inutile che sbuffi! Devi imparare a convivere con questa possibilità quindi per l’allenamento ok, lasciamo stare, ma in gara.... emma guardami negli occhi: non accetto errori! - lo faceva per il mio bene, lo sapevo questo, ma quelle parole risuonarono un po’ come una minaccia. - non farmi pentire di averti dato fiducia. - bene... fantastico.... ora oltre all’ansia della competizione avevo anche la paura di deluderla. 

    Misi gli auricolari e iniziai ad ascoltare musica per rilassarmi… fu tutto inutile, la mia mente non riusciva a pensare ad altro che alle parole di Regina e alla paura di sbagliare tutto. C’era troppo in gioco per buttare tutto all’aria ma se non mi fossi calmata quanto prima molto probabilmente è proprio quello che sarebbe accaduto. Camminai avanti e indietro per la sala non riuscendo a restare ferma fino a quando Abby, vedendo che la situazione stava letteralmente sfuggendo al mio controllo, venne in mio soccorso.

    -          Prendi la felpa e usciamo fuori! – disse categorica – Hai bisogno di una boccata d’aria fresca.

    -          Non sarà una boccata d’aria a farmi rilassare credimi…

    -          Lo so, ma usciamo lo stesso! Forza sbrigati. – Decisi di accontentarla ma solo per evitare altro stress, conoscendola sarebbe stata capace di assillarmi fino allo sfinimento. Presi la felpa e una volta averla indossata la raggiunsi fuori, non era sola… Killian era con lei. I miei occhi si illuminarono al solo vederlo e Abby se ne accorse immediatamente iniziando a gongolare.

    -          E tu che non volevi neanche uscire! – scosse la testa prendendomi in giro. – Sono o non sono un’amica? – in pratica vedendomi sull’orlo di una crisi di nervi aveva mandato un messaggio a Killian dicendogli di raggiungermi perché avevo un disperato bisogno di un bacio consolatore. – Vi lascio soli, rimanete nei paraggi però, non appartatevi da nessuna parte che se ci chiamano per iniziare poi non so dove trovarvi per avvisarvi ok? – fece l’occhiolino e a velocità della luce sparì lasciandoci soli.

    -          Si può sapere che ti succede? Abby mi ha detto che eri nel panico…

    -          Ho avuto un piccolo scontro con Regina… - ammisi.

    -          Ah si? E che ti ha detto? Dimmelo perché oggi mi ci trova. – disse prendendo le mie parti senza conoscere in realtà la vera dinamica dei fatti. – Oggi è una giornata importante per te e lei che fa? Ti mette pressione? Tze…

    -          No Killian lei non centra… cioè centra ma non è colpa sua… sono stata io a farla alterare. 

    -          Tu? E perché?

    -          Mi sono rifiutata di provare gli elementi. Lo so… non dire nulla, ho fatto male ma c’era Zelina che continuava a fissarmi con insistenza e io…. – ero sull’orlo per mettermi a piangere. 

    -          Shhhh…. Va tutto bene, ho capito. – mi abbracciò. 

    -          No, non va tutto bene… Regina adesso è arrabbiata e pretende il doppio. “nessun errore in pedana” mi ha ordinato… 

    -          Lo fa per spronarti, solo per questo credimi.

    -          Ma non mi sprona così… mi mette ansia. Io non voglio deluderla, non voglio deludere nessuno mah….

    -          Non riusciresti a deludere nessuno neanche impegnandoti seriamente credimi. Devi solo concentrarti e dare il meglio di te. Non per Regina, non per me, non per la tua famiglia… per te stessa Emma, solo per te. Focalizza il traguardo e fai delle tue paure il tuo punto di forza. Non so… cosa ti preoccupa adesso? Che Zelina ti fissi? Fregatene anzi… spera che ti guardi attentamente mentre esercizio dopo esercizio le strappi il posto da sotto il naso.

    -          Wow… un tantino cattivello persino per te! – disse abbozzando un sorriso.

    -          Tu meriti di entrare in squadra Emma e devi fare tutto ciò che è in tuo potere per entrarci. Non succederà? Pazienza ma almeno sarai consapevole di aver dato tutto e non avrai rimpianti. – lo strinsi a me con quanta più forza avessi in corpo. Era un angelo, riusciva sempre a trovare le parole giuste per farmi tornare il sorriso.

    -          Se non ci fossi tu amore mio…

    -          Lo so, bisognerebbe inventarmi. Ora dammi un bacio però! Ogni consulenza va pagata non credi? – disse giocando ma il bacio glielo diedi sul serio, più di uno in realtà. – Non te l’ho ancora detto ma sei meravigliosa vestita e pettinata così. Il body sarebbe meglio più coprente ma per oggi chiuderò un occhio.

    -          E tu cosa ne sai del mio body? – nessuno lo aveva ancora visto a parte le ragazze che erano dentro con me, come poteva lui sapere cosa avessi indosso sotto la felpa?

    -          Abby… mi ha mandato una foto. – me la mostrò, il testo sotto di essa citava più o meno questo “non sbavare…” – Sono geloso che tutti ti guarderanno vestita in quel modo sai? Solo io ho il diritto di ammirarti mezza nuda!

    -          Mezza nuda, non esagerare…. E poi…. Tu puoi vedermi più che mezza nuda – gli feci l’occhiolino e tornai a baciarlo con passione. Ero tornata in me grazie alle sue parole ma neanche a farlo a posta, proprio nel momento in cui mi ero lasciata un po’ più andare ecco apparire dietro le nostre spalle Regina, che vedendoci avvinghiati non perse tempo a dire la sua.

    -          Il contegno non sapete proprio dove sia di casa voi due… - esclamò – e poi è così che ti prepari per la gara signorina? Te l’ho già cantata prima, se non…

    -          Mamma non è il caso davvero, lei…

    -          Zitto tu! Non dovresti neanche essere qui! – gli fece notare. – Niente distrazioni per le mie allieve lo sapete entrambi quindi…

    -          D’accordo lascio il campo ma per favore: lasciala in pace mamma. Ho fatto tanto per calmarla, non mandarla nel panico di nuovo. – le si poteva leggere negli occhi: aveva una gran voglia di rispondergli a tono ma non lo fece, in qualche modo riuscì a trattenersi e dopo aver supervisionato con i suoi stessi occhi che stesse seriamente andando via mi prese sottobraccio e mi riportò dentro neanche fossi una fuggitiva.

    Andai a rifugiarmi in un angolo sperduto lontano da occhi indiscreti ma quando dall’altoparlante ci chiamarono per prendere postazione in campo di gara per la parata iniziale fui costretta a raggiungere le mie ex compagne di squadra e sfoggiare il mio miglior sorriso. Mettere piede in pedana con la consapevolezza di giocarmi il futuro non fu affatto eccitante come le gare precedentemente svolte nell’ultimo periodo, anzi… la parata iniziale mi sembrò più una sottospecie di iniziazione che altro. Provavi a fare finta di nulla, nessuno oltre a me doveva percepire il panico che stavo provando in quel momento sentendo gli occhi di tutti puntati addosso. Già… mi sentivo osservata e non era una mia semplice impressione, mi stavano osservando seriamente tutti, nessuno escluso. Non avevo minimamente preso atto, quando accettai di prendere parte all’evento, che probabilmente sarei stata la ginnasta più osservata in tutta la competizione, in quei quattro anni ero stata sulla bocca di tutti a causa del mio incidente dopotutto… “poverina di qua” poverina di là” …, prenderne atto a soli pochi minuti  della mia prima esibizione quindi non fu per nulla confortante… anzi, le mie paure si triplicarono.

    Terminata la parata andai a prendere posto nella tribuna che mi era stata assegnata ma non mi misi a seguire la gara… decisi di scaldarmi ancora un pochino e fino a quando non venni chiamata alla trave, per la mia prima prova, non alzai mai lo sguardo verso la pedana onde evitare di influenzarmi. 

    Feci una prima volta a dir poco impeccabile, gli stessi giudici a fine esibizione mi applaudirono, cosa assai rara nel nostro sport, ma nelle tre restanti esibizioni tentennai un pochino facendo qualche errore qua e la, errori stupidissimi alcuni, mai fatti in sala prove. Avrei potuti evitarli tranquillamente quelli, ma l’emozione aveva giocato qualche tiro mancino. Tra i vari errori però ve ne fu uno davvero importante, al volteggio… sbagliai completamente l’arrivo del salto che mi ero rifiutata di provare poco prima in sala prove. Quel salto aveva un punteggio assai elevato vista la difficoltà e sbagliarlo voleva dire non stare tranquilli per tutto il resto della competizione. In contesto olimpico un errore simile mi avrebbe precluso il podio, in una gara di qualificazione però forse ancora una piccola chance c’era… 

    Attesi la fine di tutta la competizione con un magone nel petto non indifferente e vedere Regina osservarmi dall’altro della sua autorità e non dirmi nulla mi fece tremare ancora di più. Non era da lei comportarsi in quel modo, anche in passato, quando sbagliavo in maniera eccessiva un esercizio lei era sempre la prima a motivarmi a non gettare la spugna, ad attendere i risultati finali perché tutto è possibile… vederla restare al suo posto, fredda come un cubetto di ghiaccio mi destabilizzò e non poco. Fortunatamente le cose, almeno in quella circostanza, andarono per il migliore dei modi e nonostante mi piazzai solamente terza, erano quattro le ragazze che avrebbero avuto accesso al posto in nazionale, riuscii a classificarmi per il rotto della cuffia. 

    Io, Abby, Sarah e Zelina, eravamo ancora noi  le quattro ginnaste a rappresentare l’America nelle competizioni ufficiali che si sarebbero tenute da li a breve, ancora noi 4… esattamente come quattro anni prima. 

    -          Non posso ancora crederci ragazze! Tutte e quattro ancora unite… bisogna festeggiare!!!! – fu Abby la prima a sciogliere il ghiaccio dopo le foto ufficiali e le interviste che ci vennero fatte a termine della competizione. Era seriamente felice che la squadra non fosse cambiata di una virgola, che ci fossimo ancora tutte e quattro, sembrava quasi che il tempo non fosse mai passato. Sarah si unì al suo entusiasmo iniziando a fantasticare anche lei su come sarebbero stati questi mesi mentre io e Zelina rimanemmo in silenzio stampa: ormai qualcosa tra di noi si era rotto per sempre e nessuna delle due a quanto pare era felice della presenza dell’altra. Sarah e Abby si accorsero immediatamente del gelo che c’era tra di noi e si sentirono in dovere di provare a fare qualcosa. 

    -          Ma ci pensate ragazze? Possiamo ricominciare da zero! – fu sarah a prendere la parola per prima. – Possiamo far finta che questi quattro anni non siano mai esistiti, possiamo ancora sognare un’olimpiade tutte e quattro insieme. – Era sempre stato il nostro sogno fin da quando eravamo piccole e ci allenavamo insieme ma purtroppo i campionati mondiali non andarono affatto bene per tre di noi l’ultima volta: io per via dell’incidente e Sarah e Abby per alcune penalità che non le fecero classificare ai giochi olimpici. Neanche Zelina in teoria si sarebbe dovuta classificare quel giorno, non aveva ottenuto un punteggio sufficientemente alto per far si che questo avvenisse ma entrò ugualmente solo perché io mi infortunai e lei era di posizione subito dopo di me.  Quello fu il primo anno in assoluto nella storia di tutta la ginnastica artistica che l’America partecipò solo negli individuali e non nella gara a squadre e fu anche il primo anno in cui non portò a casa neanche una medaglia. 

    -          Sarah a ragione! – Proseguì Abby - Buttiamoci tutto alle spalle e ricominciamo da zero: siamo sempre state tutte molto unite noi no? E’ un peccato rovinare tutto quello che siamo sempre state l’una per l’altra solo per delle sciocche incomprensioni non vi sembra? Quello che è successo in passato rimane nel passato, viviamoci il presente e riprendiamoci tutte insieme ciò che ci è stato negato. Possiamo farcela, ma dobbiamo crederci tutte. 

    -          Io non ho nessun problema a lavorare con miss perfettina… è lei forse che ha seri problemi con me. L’invidia purtroppo è una brutta bestia ragazze mie…  - ve lo giuro, non so chi mi trattenne dal non spaccare la faccia a quella rossa da quattro soldi seduta stante… dopo tutto ciò che mi aveva fatto voleva addirittura far passare la colpa su di me?

    -          Ma finiscila di fare la vittima… quale invidia è? Quale, che se non era per me tu neanche ci mettevi piede alle olimpiadi… - le feci notare - è stata solo fortuna la tua anzi… sfortuna… io al tuo posto non mi sarei più fatta vedere dopo lo schifo che hai combinato. 

    -          Intanto io ho realizzato il mio sogno, da sola e senza aiuti, tu che hai fatto è? Se sei qui oggi devi solo ringraziare Harris che ti lecca il culo dal primo giorno che hai messo piede in questa federazione. Emma di qua, Emma di la… una raccomandata da quattro soldi ecco cosa sei. Voglio proprio vedere fino a dove arriverai con quella gamba conciata in quel modo… 

    -          Emh.. ragazze…. – sarah e Abby si guardarono come a voler dire “meglio dividerle” e avevano ragione, un altro minuto in compagnia di quella pazza psicopatica e non avrei più risposto delle mie azioni. 

    -          Abby, Sara…. Ci pensiamo noi a loro, andate fuori per favore, vi raggiungiamo subito. – Fu regina, accompagnata da Harris, ad interrompere i nostri discorsi raggiungendoci negli spogliatoi ormai vuoti; erano venuti per complimentarsi con la nuova/vecchia squadra ma a quanto pare prima di farlo occorreva mettere in chiaro alcune cose. 

    -          Prima che voi possiate dire qualsiasi cosa vi ricordo una semplice regola fondamentale: - fu Harris il primo a parlare dei due - Io sono il capo, io decido del vostro futuro all’interno della squadra quindi non fatemi incavolare, nessuna delle due, - specificò guardando Zelina, in riferimento al fatto che mi aveva dato della raccomandata - o vi mando a casa a calci nel sedere prima ancora di farvi firmare il contratto.  – entrambe abbassammo la testa sentendoci rimproverare in quel modo. Fantastico, ero appena tornata e già mi toccava la prima tirata di orecchie. - Non ho sentito molto della vostra conversazione ma quel poco mi è bastato.  Vorrei ricordarvi che siete una squadra e come tale pretendo che vi comportiate. Esigo che vi portiate rispetto anche se non potete vedervi e che vi aiutate l’una con l’altra in caso di difficoltà. Al prossimo litigio siete fuori ve lo dico subito, non esiste un comportamento simile nella mia squadra, mi sono spiegato?

    -          Si… Signor Harris – rispondemmo entrambe. 

    -          Bene, veniamo ora nel dettaglio a quello che ho sentito… Emma! Che Zelina sia una brava ginnasta è un dato di fatto o non sarebbe qui in questo momento, screditarla dicendole di essere una seconda scelta non è affatto carino e ridicolizzarla per non essersi classificata alle scorse olimpiadi lo è ancora meno, soprattutto se detto da una compagna di squadra. Tutti possono sbagliare, al suo posto sarebbe potuto succedere anche a te.  – vidi Zelina fare un ghigno malefico. – Veniamo adesso a te Zelina, il fatto che Emma oggi sia qui e si sia ripresa il suo posto in squadra non significa che sia una mia protetta come hai ampiamente dichiarato poco fa. Lei non ha nulla di diverso rispetto a voi, non riceve trattamenti di favore da parte mia e viene trattata come chiunque all’interno della mia federazione. È semplicemente una brava ginnasta, una delle migliori che l’America abbia mai visto non si può negarlo e di conseguenza sarei stato uno stupido a non chiederle di provare a partecipare. Se al suo posto ci fosse stata una “Samantha” – fece un nome a caso – o una Jessica, o una Rebecca, sarebbe stata la stessa identica cosa. Non corro dietro Emma perché è Emma, io non corro dietro nessuno sia chiaro, punto semplicemente al successo della mia squadra, sono continuamente a caccia di talenti per cui, se ne trovo uno non me lo faccio di certo scappare. - prese una pausa e ci scrutò entrambe. - Spero che sia tutto chiaro e che non debbia più ripetermi ragazze. – annuimmo entrambe. – Bene, pretendo rispetto ricordatevelo, non solo verso di me o Regina – mi fissò pronunciando il suo nome – ma anche verso voi stesse. L’unione è la prima cosa che rende salda e speciale una squadra, se manca quella il resto non conta. Ora prendete le vostre cose e andate, ci vediamo domani pomeriggio in palestra per i contatti. 

    Ci dileguammo alla velocità della luce onde evitare ulteriori rimproveri e una volta giunte nuovamente in pedana, era li l’appuntamento con le altre, trovammo oltre a loro anche tutti i nostri parenti e amici con delle bottiglie di spumante in mano proti a stapparle per dar via ai festeggiamenti. Quella di quella sera fu  una festa in piena regola, con tanto di musica e buffet, nessuna di noi quattro se la sarebbe mai aspettata e come ogni festa che si rispetti ecco arrivare anche dei regali a ciascuna di noi. Il primo tra tutti ci venne consegnato proprio da loro, da Regina e Harris i quali ci donarono la nuova divisa della nazionale e il nuovo body di gara con i loro migliori auguri per un anno a dir poco spumeggiante. Erano di sicuro il body e la divisa più bella mai indossata in tutti quegli anni ma non solo, per me avevano un valore speciale, quello della mia rivincita. 

    Di comune accordo ci venne chiesto di indossare la divisa e noi accettammo senza esitazione; indossarla fu una sensazione ancora più grande che riceverla tanto che non riuscii a trattenermi dal piangere. Fortunatamente non diedi molto nell’occhio e mentre le mie compagne, una alla volta, iniziarono a scartare avanti a tutti i loro regali, io corsi ad abbracciare i miei genitori, i miei primissimi sostenitori, coloro senza i quali questo non sarebbe mai stato possibile e loro mi fecero piangere ancora di più dicendomi quanto fossero orgogliosi di me. Rimasi accanto a loro fin quando fu il mio turno di aprire i regali poi fui costretta a raggiungere il centro della pedana. Le mie amiche ricevettero fiori, braccialetti portafortuna, peluche… niente di imbarazzante o particolarmente importante quindi diciamo che avanzai con passo tranquillo, a quanto avevo capito Regina e Harris avevano chiesto a tutti i parenti e amici dei partecipanti di preparare qualche pensierino in caso di vittoria, niente di particolarmente importante anche perché nel caso un ginnasta non fosse stato scelto almeno il regalo non sarebbe andato sprecato. 

    Anche per me si iniziò con una grande quantità di fiori: i miei compagni di classe, le mie amiche più strette sempre in fascia scolastica, i miei genitori, i miei parenti di Storybrooke sempre tramite i miei genitori in quanto non potevano essere li e non per ultimo Killian. Il suo bouquet si riconobbe all’istante in quanto era l’unico composto solo ed esclusivamente da rose rosse. 

    A seguire, subito dopo gli omaggi floreali, iniziai a scartare i primi regali. Il primo me lo consegnarono Abby e Sarah, le mie migliori amiche in assoluto.  Come me neanche loro non sapevano nulla della festa in nostro onore ma avevano pensato comunque di farmi un piccolo pensierino nel caso in cui fossi passata. 

    “Ben tornata in famiglia! Sapevo che non ci avresti abbandonata.” Citava così il loro bigliettino. 

    Aprii la scatolina che conteneva il mio regalo e al suo interno vi trovai un piccolo cornetto rosso. 

    -          Un pizzico di fortuna non basta mai! – disse Aby venendomi ad abbracciare.

    -          Già!!! Sono davvero felice che siamo di nuovo insieme. – continuò Sarah

    A seguire scartai il regalo fatto dai miei compagni di classe, loro non ci andarono leggeri nel regalo e davanti a tutti fui costretta a mostrare un body da allenamento o da stage a dir poco illegale per i miei gusti, ma allo stesso tempo davvero davvero particolare. Abby e Sarah impazzirono alla sola vista, conoscendole lo avrebbero indossato anche per cose non inerenti alla ginnastica, Regina, mio padre, ma soprattutto Killian invece lo guardarono a dir poco contrariati. 

    -          Vogliamo vedere come ti sta il prima possibile! – scherzarono due dei miei compagni, uno di loro a dire il vero voleva essere un po’ più di un compagno di classe. Secondo alcune mie amiche mi veniva dietro già da un po’. 

    -          Non penso proprio! Ma guarda tu questi… - chi poteva rispondere se non Killian? 

    -          Vai avanti con i regali che è meglio… - gli andò in soccorso Regina prima che potesse partire con qualche scenata di gelosia. 

    Scartai il terzo e il penultimo regalo, era da parte dei miei genitori. Una catenina con un ciondolo a cuore e un diamantino alla punta del cuore con su incisa una frase. “Seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino”. Una frase sentita un milione di volte ma con un significato davvero importante. “Non arrenderti mai” questo volevano dirmi e questa volta avrei fatto di tutto per non deluderti. 

    Per l’ultimo regalo venne il diretto interessato a consegnarmelo di persona: Killian e al solo vederlo avvicinarsi il mio cuore iniziò a tremare dalla felicità. Avrei mai smesso di provare quelle sensazioni così forti alla sua sola vista? Probabilmente no. 

    Afferrai il piccolo pacchettino tra le mani e con disinvoltura, come per gli altri pensierini, aprii senza aspettarmi chissà che cosa. Rimasi a bocca aperta e quasi senza fiato nel ritrovarmi davanti agli occhi un anello. Non un anello qualsiasi, un solitario. 

    -          K… Kill… - mi morirono le parole di bocca. 

    -          Lo so, non te lo aspettavi ma faceva parte del piano… spero che ti piaccia! – continuai a guardarlo completamente imbalsamata nonostante gli applausi e i fischi di acclamazione da parte dei nostri amici. Un anello… mi aveva regalato un anello? Alla faccia del pensierino. – Amore, guarda, - lo tolse dalla scatola per mostrarmelo nel tutto il suo splendore – Al suo interno ho fatto incidere una frase. 

    “Me&te… un amore da medaglia olimpica”

    -          Spero davvero che ti piaccia. 

    -          S.. se mi piace… Killian certo che mi piace mah… è… è troppo non… non dovevi.

    -          Sono mesi che penso di regalartelo ma volevo farlo in un’occasione speciale. Sapevo per certo che oggi saresti passata quindi… quale occasione migliore di questa? – mi prese la mano. – Posso? – Annuii ripetutamente mentre le lacrime ripresero a scorrere incontrollabili sul viso. – Tranquillo David, non la sto chiedendo in sposa – si rivolse a mio padre per poi mettermi l’anello al dito e baciarmi – Non oggi almeno. – Mi guardò dritto negli occhi come fosse una promessa che prima o poi sarebbe accaduto. 

    Tornai a baciarlo con sottofondo ancora applausi ma poi fummo costretti ad interromperci per due motivi: Il primo, il più importante era che se continuavamo di quel passo avremmo finito per dare spettacolo, il secondo quello che fu palese a tutti fu che Abby si mise letteralmente davanti a noi con il suo cellulare a riprendere il momento tra cui il nostro bacio. 

    -          Spero non diventi un film vietato ai minori! – disse e solo allora ci rendemmo conto che forse era il caso di darsi una regolata. Avevo perso tutta la mia timidezza ma cosa potevo farci… mi aveva sorpreso. 

    Il resto della serata passò in maniera tranquilla e spensierata nonostante le discussioni di qualche ora prima, ci divertimmo tutti come non mai e con la promessa di rivederci l’indomani per firmare quel tanto atteso contratto lasciammo il palazzetto, dopo averlo rimesso a nuovo, e tornammo a casa. 

    Purtroppo Fui costretta a salutare Killian con un semplice bacio a stampo, i miei genitori erano presenti, non potevo replicare lo spettacolo già fatto per via dell’anello, ma attraverso gli occhi cercai di fargli capire quanto fossi felice di averlo giorno dopo giorno al mio fianco. “Ti amo…” gli sussurrai a for di labbra prima di lasciarlo andare definitivamente dopodiché aspettai che si rimettesse in macchina e solo allora mi richiusi la porta alle spalle…

    Note dell’autore: vi chiedo scusa se verso la metá/fine del capitolo troverete i trattini al posto dei puntini ad inizio dialogo, ho scritto il capitolo su due programmi differenti e purtroppo questo è il risultato.
  
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