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Autore: Greenleaf    19/04/2021    5 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
 

La foresta era buia, priva di rumori, sembrava deserta, come se gli animaletti avessero abbandonato i loro rifugi. Non si mosse né foglia, né ramo. Il vento non superò gli alberi, lasciando Nihil solo in quell’oscura dimora. Silenziosamente l’elfo guardò fuori dalla finestra. Percepiva la presa su Eldihen farsi debole. Il suo incantesimo si sarebbe potuto spezzare. Al solo pensiero, con un gesto colmo di collera gettò un plico di libri dallo scrittoio, scaraventandoli a terra. Non poteva lasciare che la situazione degenerasse, non ora.
 
Era riuscito ad incontrare Saruman, apprendendo che Gandalf era riuscito a liberare Rohan e che Eldihen si trovava nel palazzo di Meduseld. Grima il Vermilinguo si era salvato, scappando da morte certa, svelando le mosse di re Thèoden.
 
Si appoggiò alla mensola vicino al fuoco e pensò ad un piano, per poter stringere nuovamente tra le sue mani la mente di Eldihen, catturandola per sempre. Sarebbe stata sua e gli avrebbe portato l’arco dei Galadhrim, per legittimare il proprio potere e vendicarsi del suo principe una volta per tutte.
 
Accecato dalla rabbia fissò le scintillanti candele, si abbassò a terra e ricercò tra i libri una vecchia pergamena, nella quale era scritto un oscuro incantesimo in lingua nera, una stregoneria che avrebbe accecato chiunque, persino il vecchio Gandalf. Dopo minuti di ricerca riuscì a trovare il foglio stantio, nel quale vi era scritta l’antica formula. Una luce minacciosa brillò nei suoi occhi, afferrò tra le mani il foglio, girandolo da una parte all’altra.
 
“Epon, amico mio tieniti pronto a partire” si alzò da terra, raggiungendo il tavolo. Un’idea lo illuminò di colpo, facendolo muovere velocemente nella stanza. Prese penna e calamaio dalla mensola sopra la sua scrivania, scrivendo su un piccolo foglio di carta le seguenti parole: Eldihen concludi il tuo compito e torna da me.
 
Versò sulla carta un potente elisir, dal forte profumo di rosa. Aprì la sua mano, ricoprendo il messaggio totalmente e recitò ad alta voce le parole sulla pergamena, lentamente. La casa cadde nell’oscurità. Le candele si spensero, il fuoco anche, si udirono dei tremolii provenienti dal suolo, ed il rumore di oggetti spostati bruscamente, alcuni caddero a terra, infrangendosi contro il pavimento, altri rimasero inclinati pronti a cadere.
 
Epon tremò nella sua gabbia, si accucciò nelle sue ali, stridendo per richiamare Nihil. Avvertiva la minaccia senza sapere che era il suo padrone a star provocando quel frastuono dentro la casa. La gabbia finì inevitabilmente a terra, insieme agli altri oggetti. Il falco impaurito picchio col becco per uscire.
 
Dopo aver concluso di recitare la formula Nihil ricercò uno spago, arrotolò il foglio e lo legò. Gli oggetti sulle mensole rimasero fermi, non tremavano più, la luce tornò ad illuminare le pareti. Le candele si riaccesero senza che nessuno si avvicinasse. Tornò tutto alla normalità.
 
Nihil era nervoso, il suo viso era pieno di collera e frustrazione. Aggiustò la sua tunica blu e oro, sganciando i bottoni sul collo, si sentiva troppo agitato, persino i vestiti gli davano fastidio.
 
Si voltò e raggiunse la gabbia di Epon a terra, la aprì, lasciando che il falco uscisse fuori, appoggiando le zampe sul suo braccio.
 
“Ascoltami bene!” si rialzò dal pavimento, raggiunse la finestra e la aprì, lasciando entrare l’aria pesante della foresta “Vai a Rohan, devi muoverti, lascia questo messaggio ad Eldihen e torna immediatamente da me per dirmi se l’hai trovata” dicendo questo legò saldamente la piccola pergamena alla zampa del falco, allungando il suo braccio fuori per farlo volare via. Lo vide innalzarsi velocemente, come se avesse paura a rimanere un minuto di più insieme a lui. Nihil era fiducioso, conosceva Epon, gli avrebbe obbedito soddisfando la sua volontà.
 
“Vediamo se ti muovi ragazzina!” meditò tra sé e sé.
 
 
 
 
La notte porta consiglio. Così dicevano i saggi del tempo, eppure Eldihen non riuscì a trovare pace, i suoi pensieri erano ingarbugliati come un gomitolo di lana finito a terra. Era sdraiata nel letto, non aveva chiuso occhio, non avvertiva l’esigenza di riposare almeno fisicamente, anche se in cuor suo avrebbe voluto rimanere tranquilla ricacciando  gli assurdi pensieri che le stavano martellando la testa, come un picchio sugli alberi. Ripetutamente disturbata pensò di poter trovare sollievo fuori da quella stanza, magari ammirando all’esterno del palazzo le stelle nel cielo blu.
 
Cacciò via le coperte, afferrò una vestaglia di seta azzurra coprendo la sottile sottana che le aveva donato Eowyn per la notte. Sistemò velocemente il letto senza tanta cura, ricacciando il pensiero di prendere l’arco a Legolas.  Era difficile distrarsi, ed ogni qual volta vinceva contro i suoi dubbi, avvertiva un forte mal di testa, anche se quello strano dolore stava lentamente passando. Uscì dalla camera, richiuse la porta percorrendo il lungo ed oscuro corridoio. Si sentiva già meglio, respirando la fresca aria che proveniva dalla finestra.
 
Le porte ai lati delle mura erano chiuse. Stavano tutti dormendo a palazzo, tutti tranne lei. Percorse con la mano la parete di legno, seguendo la linea dei quadri e degli arazzi, fino a raggiungere la sala del trono, anch’essa buia, illuminata esclusivamente dalla luce delle stelle che  sbucava dalle finestre in alto.
 
Superò il perimetro della stanza, guardando le colonne laterali, fino a raggiungere il portone. Lo aprì, cacciando la testa fuori, per vedere se ci fossero guardie di fronte al piazzale. Vide due soldati in fondo alle scalinate, fortunatamente era libera di uscire per rimanere un po’ da sola.
 
Ammirò il cielo illuminato dalle brillanti stelle, attirata dalla loro luce, sistemò meglio la vestaglia, camminando a piedi nudi sulle mattonelle in pietra. Si bloccò alla fine della balconata, rimanendo immobile a scrutare il panorama, godendo appieno della leggera brezza e della vista delle montagne che si estendevano impetuose da Edoras fino a Minas Tirith. Chiuse le palpebre, ascoltando i rumori della notte, in pace, una pace un po’ strana, che non sarebbe durata molto. La calma prima della tempesta che si sarebbe schiantata contro la giovane Eldihen.
                              
Chiusi gli occhi rivide Legolas, mentre combatteva contro gli uomini del re. Lo rivide mentre percorreva il sentiero con il suo cavallo, con l’espressione seria che tanto le piaceva, quello sguardo che nascondeva una saggezza profonda, ed un animo gentile che avrebbe voluto conoscere in tutte le sue sfaccettature. Sorrise, ripensando al modo in cui lui le aveva stretto le mani dopo tanto tempo, alle sue carezze. Rimase immobile un po’ di tempo, il vento soffiò sul suo viso scompigliandole i capelli e la sottana.
 
Eldihen riaprì gli occhi di scatto quando in lontananza udì un verso a lei noto. Epon.
 
Non poteva essere, aguzzò la vista e lo cercò con gli occhi, fino a vederlo volare sulla pianura, talmente velocemente da trovarselo subito sui tetti di paglia. Volava nella sua direzione. Si girò e gli si avvicinò preoccupata, avvertendo in cuor suo un’ansia mai provata fino ad ora. L’arrivo di Epon non era di certo un buon segno, quanto avrebbe voluto fuggire e l’avrebbe fatto se non fosse stato per la paura che nutriva nei confronti di Nihil, lui le avrebbe dato la caccia, fino a che non l’avesse trovata.
 
“Epon” lo vide appoggiarsi a terra, sulla pietra grigia. Eldihen a dirla tutta non provava rancore per Epon, non riusciva a vederlo allo stesso modo di Nihil, lui era una povera creatura, vittima della cattiveria assurda dell’elfo “Che ci fai qui?” chiese sedendosi a terra. Notò che gli occhi sottili dell’animaletto erano spaesati ed impauriti, gli carezzò la testa, passando la mano tra le morbide piume. Il falco alzò una zampa, mostrando alla ragazza la piccola pergamena, Eldihen incuriosita allungò la mano sciogliendo il nodo, srotolò velocemente il foglio, piegandosi sulle ginocchia.
 
Lesse sommessamente le parole incise nere su bianco “Eldihen concludi il tuo compito e torna da me” sospirò pesantemente, sentendosi come incatenata da Nihil, non importava la distanza che li separava. L’elfo aveva messo delle catene che pesavano addosso ad Eldihen. Chiuse gli occhi avvertendo per sua grande sfortuna, l’odore di rosa che proveniva da quella pagina. Incuriosita la guardò, girando il foglio da una parte all’altra. Storse le labbra, avvicinò la pergamena ed annusò l’elisir che Nihil aveva versato. Aveva un buonissimo profumo, che le entrò dentro le narici, insieme al potente incantesimo che l’elfo le aveva lanciato.
 
Eldihen  tremò, avvertì dei brividi su ogni centimetro del suo coro, le mancò l’aria, sembrò che le si fossero congelati gli arti. Scombussolata agitò le mani respirando affannosamente, senza successo però, visto che si sentiva soffocare. Chiuse le palpebre e si accasciò a terra, udendo gli schiamazzi di Epon farsi sempre più lontani, fino a chiudere gli occhi, percependo le guancie schiacciate contro la fredda pietra.
Nihil l’aveva in pugno e stavolta non sarebbe riuscita a debellare il suo oscuro incantesimo.
 
 
Gimli, Aragorn e Gandalf quella notte riposavano serenamente nei propri giacigli, avvolti tra le candide lenzuola, tutti dentro una stanza. Legolas era sveglio. Aveva tolto la casacca verde, la sua cintura di cuoio, rimanendo con la blusa argentata, che gli scendeva fino alle ginocchia.  Aveva riposto le armi su un baule infondo alla stanza. Guardò i compagni, appoggiato alla larga parete in legno. Tutto sommato il palazzo di Meduseld era un bel posto.
 
La stanza era grande, semplice, con solo quattro letti ed un baule. Delle finestre illuminavano ad intermittenza il pavimento, tracciando dei giochi di luce ed ombra sulle pareti. Legolas portò la sua attenzione ad un flebile raggio lunare, senza sentire l’esigenza di avvicinarsi per contemplare le stelle. Una strana sensazione lo aveva costretto ad allontanarsi, come una minaccia nascosta, che non riusciva a vedere, ma che percepiva da quella sera. Abbassò il capo, ascoltando distrattamente Gimli russare.
 
Non avrebbe voluto svegliare nessuno, ma se Aragorn gli fosse stato vicino, sarebbe stato felice di raccontargli tutti i dubbi che provava, confidandogli le sue impressioni. Nell’oscurità, tra i pensieri e i ricordi, gli venne in mente il volto di Eldihen, che evasiva lo scorso pomeriggio l’aveva richiamato. Sembrava un’altra persona. In certi momenti la riconosceva, ritrovando la ragazza curiosa ed ingenua che aveva incontrato sotto gli alberi, altre volte Eldihen sembrava sfuggirgli, come se si stesse nascondendo. Il loro rapporto era cambiato e non poteva far nulla, o meglio, non l’avrebbe mai pressata.
 
Era preoccupato, doveva ammettere che la decisione di Gandalf non era stata ponderata. Erano pronti a combattere una guerra, ed Eldihen non era in grado di assistere, troppo turbata dall’attacco che aveva subito. Non poteva far nulla, Gandalf l’aveva presa con sé, cercando di allontanarlo, forse perché si era mostrato apprensivo. Provava affetto per lei, sentiva un legame speciale. L’aveva riportata alla vita, soccorrendola, vedendola piangere, sentendola respirare, tornando poco a poco a sorridere. Non avrebbe voluto vederla trascinata dalla guerra e dalla morte, soprattutto dopo tutti gli sforzi che aveva fatto, sforzi che Nihil aveva distrutto, mandandola da loro con una scusa banale.
 
Si sentì impotente, non poteva avere la situazione sottocontrollo, sapeva che faceva parte della compagnia e avrebbe aiutato i suoi amici a costo della vita, gli era fedele, ma lo era anche ad Eldihen. Aveva scorto la bontà del suo cuore, per tale ragione non riusciva togliersi dalla  testa il pensiero che in un certo senso lei era una sua responsabilità, lo era divenuta nel momento in cui l’aveva salvata, non avrebbe di certo dimenticato ogni cosa, andando avanti come se nulla fosse.
 
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto improvvisamente quando udì tre colpi sulla porta di camera sua. Spostò lo sguardo osservando la maniglia, con curiosità, si avvicinò ed aprì, trovandosi davanti agli occhi Eldihen. La guardò stupendosi della sua presenza, la mano ancora stretta alla maniglia. Si costrinse a chiudere la bocca, abbassando il mento per vederla meglio, era più alto di lei.
 
“Eldihen, tutto apposto?” chiese gentilmente. Era strano che lei si presentasse con solo una vestaglia di seta. Era esile, molto esile, poteva notarlo in quel momento dalle forme leggere che delineavano la sua figura e dalle ossa che si intravedevano dalla sottana.
 
“Lasciami entrare” la sua voce era fredda, atona, come se le mancasse il calore del sangue.
 
Legolas sbatté le palpebre sempre più sorpreso, le si avvicinò, concentrato a studiare i suoi occhi che si erano bloccati a fissare un punto in lontananza “Ti senti poco bene?” notò che il colore delle sue iridi era totalmente diverso, grigio, quasi trasparente, non più quell’azzurro cielo di sempre.
 
“Devo entrare!” si avvicinò muovendosi rigidamente, non le interessò che Legolas le fosse davanti, lo spostò con la mano, addentrandosi in camera senza tante cerimonie.
 
Legolas completamente spiazzato si voltò, richiudendo la porta alle sue spalle. Ma cosa le prendeva? Non la comprese.
 
“Eldihen, dimmi cosa sta succedendo?” afferrò il suo polso sottile girandola verso di sé. Non incrociò il suo sguardo nonostante avesse voluto vederla negli occhi, ricevere informazioni, parlarle. Non riconobbe il suo viso, le sembrò priva di anima, come un ingranaggio di ferro che si muoveva per inerzia.
 
“Ho un compito da portare a termine!” ricacciò la mano dell’elfo, immergendosi nel buio della stanza. Ricercò l’arco con gli occhi e si avvicinò lentamente, superando il letto di Gimli. Una pallida luce proveniente dalla finestra le illuminò i lunghi capelli, e la veste azzurrina. Legolas guardò i suoi amici dormire indisturbati, percorse la distanza che lo divideva da lei e deciso la prese dal braccio, bloccandola.
 
Era confuso, non sapeva come comportarsi “Di che compito parli Eldihen?” chiese non riuscendo a comprendere a cosa si stesse riferendo. La guardò sotto la luce della luna. Notò che il suo viso era privo di espressione, sembrava priva di vita, una marionetta.
 
“Ho un compito da portare a termine, non ti intromettere” si girò di nuovo e lo lasciò nel dubbio.
 
Legolas inquieto si irritò di colpo, non la lasciò proseguire, né si mostrò indulgente, la prese con tutte le due mani e la girò per l’ennesima volta verso di sé, mostrandosi impensierito. Avvolse le sue mani intorno la stoffa satinata che copriva le braccia di Eldihen “Eldihen  sono stato veramente paziente fino ad adesso, ma tutto ciò è inaccettabile, spiegami cosa sta succedendo!” forse non voleva accettare per vera la scena che stava vedendo, pur sapendo di non trovarsi davanti a lei. Quella non era Eldihen, non erano i suoi occhi, non era la sua voce. Sperò di ricevere risposta, ma la ragazza  lo allontanò con un gesto. Lui non si oppose, non avrebbe voluto preocurarle dolore. La guardò superare il letto di Aragorn e quello di Gandalf, fermandosi vicino al baule in cui aveva lasciato i suoi indumenti e le sue armi. Si avvicinò subito, rimanendo dietro, con sguardo vigile.
 
“Non mi devi intralciare!” gettò a terra gli abiti sulla panca, i pugnali e una spada, mostrandosi indifferente ai rumori degli oggetti che avevano svegliato Aragorn.
 
L’uomo si girò nel letto, aprendo gli occhi. Delle voci lo avevano disturbando mentre dormiva, si era completamente svegliato in seguito ai rumori incessanti dentro la stanza “Ma che succede?” biascicò sedendosi sul materasso, le coperte gli ricaddero sulle gambe. Aprì definitivamente le palpebre, trovandosi davanti agli occhi Eldihen e Legolas.
 
 
“Aragorn!” l’elfo cercò il suo aiuto con uno sguardo, non sapeva cosa fare, non sapeva cosa stesse accadendo, perché Eldihen si comportava in quel modo.
 
“Questo appartiene a Nihil!” afferrò l’arco dei Galadhrim,  facendoselo scivolare tra le dita, priva di espressione. Non era in sé, completamente catturata dalle arti oscure di Nihil. Se non fosse stato per l’ultimo incantesimo ricevuto, l’elfo dei boschi non avrebbe mai governato pienamente la mente di Eldihen come in quel momento. La sua era stata una trovata geniale, ed anche se la ragazza non sarebbe riuscita nel suo intento, sarebbe stata sua per sempre, allontanandola inevitabilmente da Legolas.
 
“Ma che assurdità è mai questa?” Legolas la prese dalle spalle. Era furioso, riuscì però a non mostrarsi rude, trattenendola debolmente “Dammi il mio arco immediatamente!” ordinò con tono autoritario, non comprendendo cosa le stesse accadendo.
 
Eldihen agile come non l’aveva mai vista si lanciò in una corsa  verso la porta. Aragorn agì velocemente, saltò dal letto, la spinse da un lato, scivolando verso l’entrata che chiuse a chiave, impedendole di uscire. Ormai aveva capito che qualcosa di oscuro aveva preso possesso sulla ragazza. La guardò con l’arco in mano, a terra, con gli occhi distanti.
 
“Legolas prendile l’arco!” ordinò vedendola rialzarsi dal pavimento.
 
L’elfo fulmineo la immobilizzò, cercando di non farle del male. La guardò perplesso, avvertendo una minaccia invisibile dentro i suoi occhi. Eldihen si ribellò, fu costretto a spingerla contro il muro, bloccandola tra il letto di Gimli e quello dello stregone “Ma perché mi fai fare questo?” le alzò i polsi bloccandoli contro la parete. La schiacciò con forza contro il suo torace, in modo da non farsela scappare. Strinse i denti avvertendo un moto di rabbia salire sempre di più, smuovendo dal profondo del suo animo dei sentimenti di collera e dispiacere.
 
Gandalf aprì gli occhi spaventato dal rumore che aveva udito.
 
“Che succede?” domandò ricercando il suo bastone. Guardò il viso preoccupato di Aragorn, i suoi occhi agitati e le sue mani strette alla porta. Si voltò ritrovandosi Legolas ed Eldihen. La donna stringeva il suo arco tra le mani. Esaminò dal suo letto il suo volto indolente.
 
Legolas era furioso ed amareggiato, costretto a trattenerla in malo modo. Non avrebbe voluto farlo, ma Eldihen lo aveva costretto. Sentì il suo cuore battere, sempre più forte, talmente tanto da sentirne le pulsazioni “Gandalf, vorrei sbagliarmi, ma sento una forza oscura” disse a pochi centimetri dal volto spento di Eldihen.
 
Non dimostrò di provare dolore, nonostante la presa decisa sui polsi. Legolas non riuscì a trattenerla ulteriormente,  tutto ciò era contro la sua etica e , quando vide la pelle  della ragazza divenire violacea alleggerì la presa, lasciando che Gandalf si avvicinasse, per guardarla.
 
“Per  la mia barba!” esclamò guardandola negli occhi. Si passò il bastone velocemente da una mano all’altra, lanciando uno sguardo a Legolas. Era stato colto alla sprovvista, aveva lasciato il suo letto senza pensarci due volte “Prendile l’arco, velocemente”
 
“Non intralciate il mio compito” la voce di Eldihen era priva di calore.
 
“Non ti impressionare, so io che fare!” rassicurò Legolas con uno sguardo, vedendolo togliere l’arco ad Eldihen.
 
“No!” si ribello stringendolo. Gridò, svegliando anche Gimli dal suo sonno profondo.
 
“Ma cosa sta succedendo? E mai possibile che non si può dormire in pace?” sbraitò il nano, rimanendo a bocca aperta quando trovò i suoi amici intenti ad immobilizzare Eldihen “Ehi, ma che state facendo?”
 
“Non chiedere mastro nano, corri e bloccale le gambe!” ordinò Gandalf guardandola con attenzione “L’arco Legolas!”
 
“Se forzo la presa le farei del male!” in pieno stato confusionale, aprì le dita di Eldihen.
 
“Non ha importanza. Non lo senti? Un ombra l’ha presa, non è più lei!”
 
Questo Legolas lo sapeva, ma ugualmente si considerò tradito. Non si sarebbe mai aspettato un attacco di quel tipo da Eldihen, nemmeno gli orchi erano riusciti a sfiorare il suo arco, nessuno gli aveva mai fatto uno sgarbo simile. Con tutto il sangue freddo che aveva in corpo tirò a sé la sua arma, procurando una piccola ferita nelle mani di Eldihen. Lo scaraventò a terra, lontano da lei, con un astio ed un rabbia mai provata. Aragorn ne rimase impressionato.
 
“Vattene via, ombra oscura, lasciala stare!” proprio come aveva fatto con re Thèoden, portò il suo bastone in avanti,  immobilizzando Eldihen al muro. La ragazza urlò dal dolore, sentendo muovere qualcosa dentro di sé. Era appiccicata alla parete, trattenuta da una forza mai sentita fino a quel momento, i suoi capelli si sollevarono dalle spalle. Si contorse, stringendo le dita ed i denti.
 
“Ombra fatti da parte, io ti comando, va via!” gli occhi dello stregone erano audaci, brillavano di coraggio. Strinse con forza il suo lungo bastone. Intensificò la sua energia, recitando un incantesimo antico, per scacciare il malefico sortilegio che aveva ridotto Eldihen in quello stato.
 
Legolas rimase immobile, serio, affianco all’amico Gimli che a sua differenza era stupito e lo guardava in attesa di ricevere spiegazioni.
 
Dalla bocca di Eldihen uscì un rivolo di sangue rosso, le colò lasciandole una lunga scia, gocciolando dal mento sui suoi vestiti. Gandalf non si fermò fino a che avvertì quell’oscura presenza abbandonarla definitivamente. Si accasciò a terra insieme alla ragazza che, priva di sensi ricadde sul pavimento, sporcandolo di sangue.
 
Sospirò, alzò gli occhi per guardare Eldihen. Non avrebbe potuto fare diversamente, era stato costretto a procurarle dolore, poiché il male si era annidato dentro il suo cuore, dentro la sua mente, possedendola totalmente.
 
“Gandalf!” Gimli si portò una mano  alla bocca, corse verso lo stregone, si abbassò, prese il suo braccio e lo portò sulla sua schiena, sollevandolo da terra.
 
“Sto bene mastro nano!” confessò alzandosi.
 
”Ed Eldihen?” preoccupato portò i suoi occhi su di lei, guardando il sangue che sgorgava dalla sua bocca.
 
“Il peggio è passato, ma ancora ci devo lavorare” ammise riprendendo il suo bastone.
 
 
Legolas era fermo, con gli occhi puntati sul corpo di Eldihen. Non riuscì a spostare la sua occhiata, era attonito. Dopo un po’ si voltò serioso, muovendo qualche passo verso l’uscio.
 
Aragorn incuriosito dal suo sguardo grave lo bloccò dalla spalla, ricercando la sua attenzione “Dove vai?”
 
“Fuori”  rispose passivamente, senza mostrarsi né arrabbiato, né malinconico.
 
“E’ meglio parlare con Gandalf, prendi il tuo arco e…”
 
“Prendilo tu Aragorn. Fammi passare!” abbandonò la stanza senza dare spiegazioni all’amico. Non riuscì a capire se era più deluso o arrabbiato. Di certo non se lo sarebbe aspettato da Eldihen, ed anche se sapeva che lei era stata manovrata da Nihil, non riuscì ugualmente a perdonarla. Aveva abbassato la guardia, stava per perdere il suo arco, ma in quel momento non gliene importò. Si sentì ferito nell’orgoglio. L’aveva sempre aiutata, favorita, protetta, cercando di metterla in salvo, ma lei si era scagliata contro di lui, mordendogli il calcagno.
 
“Penso sia stato Nihil, Eldihen era strana, lo hai notato anche tu Legolas!” affermò Aragorn guardando il corpo della ragazza.
 
Legolas annuì, senza mostrare interesse. Non guardò Eldihen, avvertendo in cuor suo la rabbia accecare ogni altro sentimento e l’irritazione fermarsi sulla bocca del suo stomaco.
 
“Torna dentro!”
 
“Avo ‘osto Aragorn! (non preoccuparti Aragorn!)” con un’espressione indecifrabile, seria e giudiziosa, Legolas lasciò la stanza. Desiderava rimanere solo, lontano da Eldihen e da Aragorn. Il tradimento che aveva ricevuto quella sera era stato un colpo basso.
 
“Mi dispiace!” alzò la voce, vedendolo scomparire lungo il corridoio scuro, non riuscì a trattenerlo, lo lasciò andare “Non avrei mai dovuto lasciarla da Nihil” dichiarò a bassa voce. Rientrò in camera immediatamente, raggiungendo i suoi amici. Era sconvolto ed agitato, non avrebbe dimenticato con facilità l’episodio appena accaduto “Come sta?” chiese a Gandalf abbassandosi per raggiungerlo a terra.
 
“Mh, ha perso le forze, ma è sopravvissuta” la sollevò dalle spalle delicatamente, attento a non farle sbattere la testa contro il pavimento “Sposta  le coperte dal mio letto!” ordinò ad Aragorn sollevando di peso la fanciulla. Guardò il suo viso spento, le sue palpebre serrate, i suoi capelli penzolanti e le labbra sporche di sangue.
 
Aragorn sistemò il letto di Gandalf, spostando le lenzuola. Preoccupato osservò Eldihen scuotendo il capo “Sdraiala pure” gli indicò il materasso con una mano, si voltò lanciando uno sguardo a Gimli. Era dispiaciuto, il suo viso era addolorato “Prendi l’arco a Legolas, va  da lui Gimli!” chiese con apprensione.
 
“Certo, l’arco!” scombussolato abbassò le mani ed afferrò l’arco. Guardò la porta ed indeciso si avvicinò al capezzale di Eldihen, vedendola stesa sul letto “E la ragazza?”
 
“Baderemo noi a lei, va da Legolas”insistette, era certo che anche il suo amico avesse bisogno di stare con qualcuno, non potendo raggiungerlo, pensò che Gimli sarebbe stato in grado di tirarlo su di morale.
 
“Si, poi ritorno però!” non scostò la sua occhiata dal viso pallido di Eldihen. Gli sembrò di trovarsi indietro nel tempo, quando Legolas l’aveva ritrovata in fin di vita nel bosco. Amareggiato lasciò la stanza.
 
Gandalf asciugò il sangue vermiglio sulla bocca di Eldihen, tamponando un fazzoletto sulle sue labbra. Aragorn si alzò per umidificare dalla piccola tinozza all’angolo il panno bianco, tornando a ripulire il  viso pallido della ragazza. Le rimboccò le coperte, accertandosi che Eldihen respirasse. Era in colpa per l’accaduto, sicuramente era stato Nihil a ridurla in quello stato, chi altro le avrebbe lanciato un incantesimo così terribile?
 
“Non ti crucciare Aragorn” Gandalf scostò un ciuffo di capelli dalla fronte sudata della ragazza. Le passò una mano sulla guancia fredda, recitando sottovoce un’orazione, scacciando totalmente l’incantesimo di Nihil. Sollevò il suo braccio, lanciando uno sguardo pieno di compassione ad Eldihen “Si riprenderà, deve solo riacquistare le forze!” spiegò ad Aragorn che, con il viso chinato pensava all’accaduto, incredulo, preoccupato sia per Eldihen che per Legolas.
 
“Chi l’avrebbe mai detto”
 
“Non hai colpe” disse Gandalf posandogli affettuosamente la mano sul braccio “Non potevi sapere”
 
“Se potessi tornare indietro… ”
 
“Non ci pensare. Eldihen è viva. L’incantesimo era forte eppure nemmeno io me ne sono accorto!” riflettendo su ciò che era avvenuto, Gandalf passò nuovamente il fazzoletto umido sulla fronte di Eldihen. Le strinse la mano ed insieme ad Aragorn, per  tutta la sera l’accudirono, parlando e rassicurandosi a vicenda.
 
 
 
 
Gimli dopo svariati minuti di ricerca trovò Legolas, fuori dal palazzo, da solo sul piazzale. Era titubante,  guardò le sue spalle fasciate dalla casacca argentata, ed  suoi capelli biondi, indeciso se avvicinarsi o lasciarlo solo. Stringeva il suo arco tra le mani, toccando la superficie liscia ed omogenea.
 
“Guarda!” lo richiamò, muovendo qualche passo in sua direzione. Le fiaccole erano state accese, si trovavano rispettivamente ai lati della scalinata “Il tuo arco Legolas”
 
L’elfo non rispose, sembrava assorto, concentrato a badare a tutt’altra cosa.
 
“Legolas!” lo affiancò, alzò il viso, giungendo le mani al petto.
 
“Guarda Gimli” l’elfo stringeva tra le mani un foglio, lo stesso foglio che Epon aveva portato ad Eldihen. Lo teneva distante dal suo viso, avvertendo una minaccia celata.
 
“C’è scritto qualcosa?” incuriosito Gimli sollevò la punta dei suoi piedi.
 
“Non ti avvicinare!” serio  Legolas lo bloccò con un gesto “C’è scritto: Eldihen concludi il tuo compito e torna da me” rivelò amareggiato.
 
“Oh!” esclamò Gimli immaginando come potesse sentirsi l’amico.
 
“Sai quante volta le ho chiesto di parlarmi? Pensavo che Nihil l’avesse cacciata. Non avrei immaginato questo tradimento!” con astio lanciò la pergamena su una fiaccola accesa, guardandola bruciare nel fuoco. Un fumo nero si innalzò, svanendo nell’aria.
 
“Legolas, la ragazza è stata stregata, hai visto in che stato era?” Appoggiò l’arco a terra, gli occhi di Legolas erano indifferenti, non aveva ancora smaltito la rabbia.
 
“Non so quando ha ricevuto questo messaggio e non so nemmeno se ieri stava fingendo o meno. E’ cambiata o forse non sono stato bravo a capirla dal principio” confessò deluso guardando le stelle.
 
“Sei arrabbiato, sono sicuro che rivalutando la situazione comprenderai che…”
 
“Cosa?” si girò in direzione dell’amico, osservando il suo viso assonnato “Capirò di essere stato tradito da una persona fidata!” dichiarò mantenendo un tono calmo, nonostante la rabbia che avvertiva.
 
“No, la ragazza è stata manipolata”
 
“Ha coperto Nihil” pensò ai loro scorsi dialoghi, ai comportamenti ambigui, seguiti da momenti sereni di riavvicinamento.
 
“Ma perché nei sei tanto sicuro, sapendo che Gandalf ha dovuto spezzare il suo maleficio?”
 
Non rispose, abbassando le palpebre.
 
“Se hai così tanti dubbi chiedi a Gandalf per sapere da quanto tempo è stata ingannata, insomma, saprà qualcosa in più”
 
Annuì con un leggero movimento di testa, i capelli vennero mossi dal vento, rivelando il suo viso delicato “La stanno aiutando?” chiese non distogliendo lo sguardo dal cielo davanti a sé.
 
“Gandalf ed Aragorn la stavano curando. Ha perso i sensi”  spiegò Gimli muovendo i suoi occhi sul viso di Legolas.
 
“Appena sarà sveglia voglio parlarle” ammise riflettendo silenziosamente.
 
“Questo è lo spirito giusto! Devi capirla, infondo siete stati vicini è un pecc…”
 
“Devi rivelarmi i piani di Nihil ed il vero motivo che l’ha spinta a tornare da noi. Non voglio che la nostra missione venga compromessa” si concertò sulla compagnia, i suoi amici, per distrarsi, cercando di trovare un attimo di pace.
 
“Mh… e va bene, non c’è verso!” Gimli si sedette sulla pietra, lasciando oscillare i suoi piedi sul muro. Ormai l’elfo si era intestardito, era divenuto diffidente e serio. Poteva comprenderlo, aveva affrontato un brutto momento, ricevendo un colpo basso da una persona a lui cara. Difficilmente qualcuno era riuscito a trarlo in inganno, eppure quella notte le sue certezze erano crollate.
 
 
 
 
Riposò per due lunghe ore, agitandosi nel letto. Gandalf al suo fianco continuava a recitare orazioni, per aiutare Eldihen a riprendersi totalmente. Aragorn pensieroso posò un panno umido sulla sua fronte, fino a che, dopo ore trascorse in silenzio, con la speranza che quella notte passasse in fretta, Eldihen aprì le palpebre, rivelando l’azzurro cristallino dei suoi occhi, i suoi occhi veri, non quelli che aveva prima, completamente intrappolata da Nihil.
 
“Si è svegliata!” sorpreso e felice di rivederla, Aragorn  si inginocchiò, avvicinando la sua mano al viso chiaro dell’elfa. Era un sollievo vederla viva. Non riusciva a darsi pace, sentendosi in colpa per ciò che le era accaduto.
 
“Bene” Gandalf si rialzò dalla sedia vicino al letto in cui riposava Eldihen, le sorrise, le si sedette accanto, afferrando la sua mano con gentilezza “Che ci racconti ragazza? Ti senti meglio?” chiese inclinando il suo viso. La tendina ordinata di capelli bianchi coprì la flebile luce proveniente dalla finestra. Eldihen guardò il suo viso apprensivo, chiudendo le palpebre.
 
“Ho male di testa” biascicò massaggiandosi la fronte. Riaprì gli occhi, sbattendo più volte le ciglia. Si ritrovò in un letto, con delle coperte di lana e una sottana azzurrina, sporca di sangue. Fece per alzarsi, ma Gandalf glielo impedì, bloccandola gentilmente dalle spalle.
 
“No mia signora. Non è saggio alzarsi, sei debole!” spiegò avvicinandosi ancora di più
 
“Meglio che tu rimanga a letto per oggi” asserì Aragorn rivolgendole uno sguardo preoccupato.
 
“Aragorn” completamente confusa voltò il viso, appoggiandosi sui capelli ingarbugliati ”Cos’è successo?”
 
“Nihil ti ha lanciato un incantesimo” spiegò pacatamente nascondendogli i dettagli.
 
“Cosa? Ma che dici?” si limitò ad allungare la mano nella sua direzione, completamente confusa. Mosse le gambe, respirando lentamente per riprendersi da quel risveglio burrascoso.
 
“Non ti agitare, ho annullato il sortilegio, dovresti sentirti un po’ meglio” la tranquillizzò Gandalf, posandole le coperte sul torace.
 
“Ma perché ho delle macchie di sangue? Cosa è capitato di preciso?” le riuscì impossibile rimanere ferma, in cuor suo sentiva una grande agitazione, non era calma, ma scossa, in ansia, senza sapere nemmeno il perché.
 
“Hai tentato di rubare l’arco a Legolas. Ho capito subito che qualcosa non andava, ho sciolto la fattura, procurandoti un po’ di dolore, mi dispiace ragazza” spiegò sperando che quella minima spiegazione l’aiutasse a riflettere.
 
“No, io non lo farei mai!” incredula assottigliò le palpebre, guardando il volto maturo di Gandalf.
 
“Si tu non lo faresti mai, ma non eri in te” alzò il mento, chiudendo gli occhi. Era affaticato, aveva consumato gran parte della sua energia per annullare i sortilegi. Il più pesante era stato difficile da combattere, anche se, standole a fianco scoprì che su Eldihen gravava più di un maleficio. Le era rimasto vicino, aiutandola nei momenti critici.
 
“E’ sveglia!” dalla porta sbucò Gimli, mostrandosi estremamente sorpreso. Si teneva appoggiato agli stipiti, anche lui  stanco e provato dalla notte passata ad andare avanti ed indietro, pieno di preoccupazioni e timori. Tirò un sospiro di sollievo.
 
“Si Gimli!” Aragorn gli lanciò un’occhiata, chiedendosi dove fosse Legolas.
 
“Vado a chiamare l’elfo!” Gimli sembrò leggergli nella mente. Ricordò che Legolas voleva parlare ad Eldihen, la guardò prima di precipitarsi a chiamare il suo amico “Arrivo subito!” gridò correndo lungo il corridoio.
 
“Legolas” Eldihen sospirò, girando il capo da un lato all’altro “Come sta?” chiese abbattuta, disinteressandosi del dolore che avvertiva. Si sentì agitata, in ansia per l’elfo, chiedendosi come si era comportato, cosa pensava di lei. Gettò la testa sul cuscino, osservando le travi di legno incastrate tra loro, il lampadario in ferro battuto e le finestre quadrate in alto.
 
“Devi rimanere tranquilla!” Gandalf, le strinse la mano con vigore, notando che intorno ai polsi, dove l’aveva stretta Legolas, Eldihen aveva un giro violaceo.
 
“Ma come posso? se è vero ciò che dite lui sarà arrabbiato!” disse angustiata non spostando lo sguardo dalla luce fuori dalla finestra.
 
“Lui sa che sei stata vittima di un incantesimo. Gli parlerò io di persona, è giudizioso, capirà!” fiducioso le sorrise, appoggiandosi meglio al materasso. I vestiti bianchi ricaddero a terra. Si lanciò un’occhiata con Aragorn, vedendo l’uomo agitare la testa contrariato, come a volergli dire che non sarebbe stato poi così tanto facile riconquistare la fiducia di Legolas.
 
“Si è ripresa?”

Aragorn, Gandalf ed Eldihen si girarono simultaneamente, quando udirono la voce di Legolas, una voce calma, riflessiva. Eldihen si alzò di poco dal letto, disinteressandosi dell’occhiata  contraria di Gandalf. Le coperte ricaddero sulle sue ginocchia, appoggiò la testa alla testiera del letto, rivelando la sottana imbrattata di sangue.
 
“Legolas” lo guardò come se avesse davanti un tesoro prezioso ed inestimabile, infatti avvolto dalla tunica argento era più affascinante del solito. Notò il suo collo scoperto, la pelle liscia e chiara, concentrandosi a guardarlo negli occhi color cobalto.
 
L’elfo le lanciò uno sguardo indagatore, rimanendo spiazzato dal sangue sul suo vestito, dal viso troppo pallido e provato, ritrovando davanti a sé, gli occhi limpidi della fanciulla. Rimase serio, anche se era felice di rivederla come la ricordava, pur provando rabbia e una delusione difficile da cancellare.
 
“Legolas” Gandalf si alzò dal letto, sistemò la sua tunica lunga e bianca, camminando in sua direzione, gli strinse una spalla, guardandolo negli occhi “Non si è ripresa del tutto” spiegò a bassa voce, accostandosi maggiormente.
 
“Capisco” abbassò il volto, lanciando uno sguardo fugace ad Eldihen che lo stava osservando dal letto “Fuori ho trovato un biglietto, celava del male, l’ho bruciato” spiegò guardando gli occhi dello stregone.
 
“Hai fatto bene” annuì “Forse da lì è partito tutto!” pensò alzando le folte sopracciglia.
 
“Forse”
 
“Eldihen era manovrata da Nihil, il suo incantesimo era forte ragazzo mio!” intensificò la stretta alla sua spalla, sperando di dissolvere ogni suo dubbio.
 
“Tu pensi che lei non sia sua complice?” chiese leggermente amareggiato.
 
“Posso solo dirti che aveva più di un maleficio addosso. Non è stato facile aiutarla, le sono stato vicino a lungo. Sinceramente non credo che sia stata sua complice, perché lanciare così tanti incantesimi altrimenti? Penso piuttosto che la ragazza non abbia voluto collaborare con Nihil, così lui ha usato la magia” spiegò, convincendo l’elfo che la donna non l’aveva tradito come lui pensava.
 
 
Legolas sollevò le palpebre annuendo, lasciò Gandalf vicino alla porta, girandosi verso Eldihen, serio in viso, i suoi occhi erano velati, nessuno riuscì a comprendere cosa provasse o cosa gli passasse per la testa. La mascella rigida e le labbra tirate fecero capire ad Aragorn che Legolas era molto frustrato, anche se si mostrava contenuto, non esibendo le sue sensazioni. L’elfo camminò sotto gli occhi brillanti di Eldihen. Prese a sedersi sulla sedia vicino al suo letto, divaricando leggermente le gambe.
 
Completamente incantata la ragazza si voltò in sua direzione, speranzosa di incrociare il suo sguardo che la raggiunse, ma non era uno sguardo amichevole quello di Legolas. Lo trovò rigido, freddo, lontano da lei. Era uno sguardo deluso.
 
“Voglio sapere per quale ragione hai abbandonato la casa di Nihil” prese a parlare, mostrandosi grave e autoritario.
 
“Legolas” sospirò dispiaciuta, abbassando le palpebre.
 
 Aragorn storse le labbra, accertandosi che Eldihen reagisse bene. Aveva notato che lei era fin troppo presa dal suo amico, non avrebbe retto un suo allontanamento, anche se inevitabile.
 
Guardò perplessa il volto di Legolas, fiero, risoluto, privo di qualsiasi trasporto o compassione. Non sembrava arrabbiato ma nemmeno dispiaciuto, era lì, fermo davanti a lei. Si sentì morire a quella vista, avvertendo un forte calore al petto, le brillarono gli occhi “Io non ricordo molto! Nihil mi doveva portare a Lothlorien”
 
“Perché non ci siete andati?” chiese non mutando espressione. La sua voce era profonda, si costrinse a rimanere tranquillo, nonostante l’irritazione che si era attenuata nel momento in cui l’aveva rivista.
 
“Lui mi ci avrebbe portata, così mi aveva detto” spiegò sedendosi meglio sul letto. Gandalf si avvicinò con le mani dietro la schiena, ascoltando il loro dialogo.
 
“Voglio sapere perché sei tornata da noi!” insistette immobilizzandola con uno sguardo. Sapeva essere insistente, mostrò tutta la sua tenacia e serietà, ignorando l’espressione confusa sul suo volto.
 
“Giuro che non lo ricordo!”
 
Legolas sospirò, lanciando un’occhiata ad Aragorn. Non le credeva.
 
“Penso sia normale, la sua mente era offuscata. Non è stato facile per lei” venne in suo aiuto Gandalf. L’aveva vista negli occhi, era saggio e sapeva riconoscere la verità dalla falsità e gli occhi di Eldihen non mentivano, ed anche se inaccettabile o impossibile da pensare, era stata vittima di un incantesimo.
 
“Ho capito” annuì con la testa, spostando nuovamente il suo sguardo su Eldihen “Allora raccontami tutto quello che ricordi, ogni cosa” il suo viso dai lineamenti serafici non mutò espressione. Ad Eldihen sembrò un vero e proprio interrogatorio, l’ansia era divenuta ingestibile, e l’atmosfera che si respirava troppo pesante. Nessuno osò bloccare Legolas, lo guardavano tutti in silenzio.
 
Eldihen lo studiò, ricercando nei suoi occhi la dolcezza che ricordava, ma non ne intravide nemmeno l’ombra. Era distante da lei, ed anche se la guardava le sembrò che si stesse sforzando “Ricordo che abbiamo litigato. Aveva dei modi un po’ invadenti, era molto sfacciato e sfrontato”
 
“In che senso?” curioso di conoscere quel particolare appoggiò le mani ai braccioli della sedia, inarcando le sopracciglia. Si chiese cosa le avesse fatto, non capendo a cosa si stesse riferendo Eldihen. Pensò al peggio. Magari l’aveva costretta a fare qualcosa che lei non voleva, forse le stava dietro infastidendola. I dubbi lo torturarono finché Eldihen si girò in sua direzione, leggermente imbarazzata.
 
“Non mi va di parlarne” non riuscì a rivelargli della volta in cui lui si era avvicinato per baciarla o del resto.
 
Legolas dovette accettare quella risposta, anche se avrebbe voluto sapere di più, ma non la sforzò “E allora dimmi dell’arco, perché dovevi portarglielo?”
 
“Mi ha detto che era un cimelio della sua famiglia e che tu gliel’avevi rubato…”
 
“Io?” si mostrò per la prima volta infastidito, appoggiando i gomiti alle sue ginocchia. I capelli biondi gli ricaddero ordinatamente dietro la schiena, lasciando in vista un largo pezzo di pelle scoperta dalla camicia argentata.
 
“Non ci ho creduto e abbiamo litigato. Dopodiché gli ho detto di voler andare via, ma lui mi ha chiesto di attendere, di non avere fretta. Mi sono chiusa in camera e dopo un po’ lui mi ha raggiunta, con una tazza di te in mano. Ed è tutto!” spiegò ogni  cosa, accarezzandosi le ginocchia che aveva portato al petto.
 
“Io non ho rubato l’arco a nessuno, mi è stato dato!” puntualizzò con sdegno.
 
“Lo so” Eldihen gli lanciò uno sguardo dolce, dispiaciuto, cercando di fargli capire il suo stato d’animo. Si sentiva a pezzi.
 
I lineamenti sul volto di Legolas si ammorbidirono di poco, schiuse le labbra sottili, alzando le palpebre “E non ricordi di quando sei tornata da noi?”
 
“Legolas è stanca, Gandalf stesso è sicuro della sua innocenza, non l’affliggere, lasciala riposare!” intervenne Aragorn notandola troppo dispiaciuta, come se si sentisse in colpa per una storia in cui lei non c’entrava. Era stata marionetta.
 
“Questa è la mia ultima domanda” spiegò all’amico, tornando a guardarla, in attesa di ricevere risposte, in modo da avere le idee chiare. L’aveva vista in volto e doveva ammettere che non aveva scorto alcuna minaccia, ma non riuscì a fidarsi comunque, ancora troppo scosso dall’indimenticabile episodio.
 
“Io ricordo della partenza, di essere stata insieme a voi, di ieri, ma non ricordo nulla riguardo all’arco, e come se avessi un vuoto, lo giuro. Nihil mi aveva detto di prendere l’arco ed io ho rifiutato, so solo questo!” ammise stremata guardandolo. Sperò con tutto il cuore che lui le credesse, perché era sincera, gli stava raccontando tutta la verità, senza nascondere nulla.
 
“E’ normale che tu non ricordi nulla. Ho rimosso l’incantesimo e tutti i ricordi legati ad esso. Non ti affliggere Eldihen, sei stata ingannata, lo so!” Gandalf le credeva, più di ogni altro. Aveva trascorso parte della notte a suo fianco, pregando per lei, sapeva ciò che aveva passato per aiutarla, per riportarla alla luce.
 
Legolas dopo aver ascoltato sia Gandalf che Eldihen si alzò repentinamente dalla sedia, come aveva già annunciato, aveva ascoltato tutto ciò che voleva sapere. Credeva a Gandalf sapendo che se avesse scorto qualche minaccia, avrebbe lui stesso ripudiato Eldihen, ma evidentemente Nihil l’aveva manipolata, ed anche se lentamente stava metabolizzando la situazione, non riuscì a perdonarla completamente. Non poteva cancellare i suoi sentimenti, era profondamente deluso, forse perché non si sarebbe mai aspettato un gesto simile da lei. Doveva ammettere che si era affezionato, ma in quel momento provò solo l’amarezza dell’ insoddisfazione. Era diffidente, non si sarebbe aperto così facilmente come in precedenza, non avrebbe fatto lo stesso errore.
 
Sentì un leggero peso sulla sua mano, un calore a lui noto che lo riportò alla realtà. Abbassò gli occhi e guardò la mano di Eldihen stretta alla sua, le sue dita lo stavano accarezzando, mentre lei lo guardava con dispiacere. Ricambiò lo sguardo rimanendo immobile.
 
“Mi dispiace molto per quello che ho fatto, anche se non ricordo nulla, non volevo!” ammise sofferente, mostrando i suoi occhi amareggiati, le sue labbra tirate ed il suo viso provato.
 
La guardò per qualche istante, notando le linee violacee che le circondavano i polsi. Chiuse la bocca pensieroso. Era stato lui a provocarle quei segni, lo ricordava, nonostante tutto se ne dispiacque.
 
Allontanò la sua mano da quella di Eldihen facendola retrocedere. Non la strinse, ne le rispose, lasciandola immobile nel letto, completamente meravigliata e addolorata.
 
“E’ tutto chiaro” guardò Gandalf ed Aragorn “L’importante è che la compagnia non corra alcun rischio!” dicendo questo lasciò la stanza, Eldihen, la confusione che aveva in testa, infrangendo i sentimenti della ragazza che si era portata la mano al petto infelice. Non le aveva detto nulla, non l’aveva considerata, non le aveva risposto. Niente. Sentiva un vuoto nel suo petto, pieno di dolore e rabbia.
 


 
Note autrice:
Salve a tutti. Che ne dite? Anche per voi Legolas è stato carinissimo XD? Confesso che è stato difficile rivedere il capitolo quando intorno a me c’era una musichetta odiosa agrr, spero non ci siano errori, sono stanchissima, mi sono stressata molto ma nonostante ciò ho mantenuto la parola aggiornando, anche se confesso che il mio entusiasmo è un po’ scemato, nonostante io gradisca molto questa parte della storia. Ho notato un blocco da tre capitoli a questa parte da parte di voi lettori e confesso che ciò ha inciso, facendomi venire un sacco di dubbi, tant’è vero che ho trovato difficoltà nello scrivere, mi sono un po’ fatta influenzare. Io ringrazio come sempre chi legge e recensisce, anche se adesso siete in pochi ad esprimere il vostro parere e la cosa un po’ mi demoralizza perché, trovandomi da questa parte, inizio a comprendere quanto sia frustrante e credo che, se apprezzate e vi stia a cuore qualsiasi storia (non voglio essere egoista e parlare solo della mia) dovreste farlo presente, anche attraverso un rigo, magari se non avete tempo aggiungendola nelle caselle, è un modo per farvi sentire, perché noi autrici vediamo solo le visite, ma non sappiamo se sia realmente piaciuta, l’unico modo per comprendere come sta andando è appunto attraverso le recensioni e l’aggiunzione tra le seguite ecc... io come qualsiasi altra persona con la quale mi sono confrontata, mettiamo il cuore, passione, tempo per condividere con voi un qualcosa di nostro, che anche se è una fan fiction inventata è sempre un nostro “sogno” e sarebbe bello parlarne tranquillamente, per dare un piccolo sostegno a chi scrive, non vi si chiede di acquistare un volume in biblioteca, ma di dire due parole. Io solitamente lo faccio sempre e mi sento anche di invitarvi a curiosare tra le storie che ho messo tra i miei preferiti, sono bellissime. Non lasciate un capitolo vuoto. L’indifferenza fa male, siamo sempre persone ed un feedback è fondamentale per motivare e tendere la mano, quindi vi invito a recensire di più lettori per non far mollare mai la presa a chi vi offre un racconto. Non facciamolo morire questo Fandom. Spero che voi mi abbiate capita e non fraintesa, non voglio “forzare” nulla ma far riflettere. Questo sito è pieno di storie bellissime e molte sono abbandonate perché arrivati a un certo punto c’è chi si scoraggia. Ok, non mi dilungo oltre, altrimenti saranno più lunghe le mie note che l’intero capitolo, ma spero di avervi incoraggiati.
Riguardo gli aggiornamenti: il prossimo è di martedì.
Un bacione ragazzi, alla prossima
 
   
 
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