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Autore: ROSA66    20/04/2021    6 recensioni
[Seconda classificata al contest “Canon’s Revenge” indetto da lapacechenonho sul forum di EFP]
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum "Ferisce più la penna"
Una notte d'estate, alla Tana, Ron non riesce a dormire: ammira lo spettacolo incomparabile delle migliaia di stelle nel cielo. Non ha sonno. Troppi pensieri a travolgergli la mente e nel cuore una sola consapevolezza: il giorno dopo sarà il più importante della sua vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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E non esiste casa che non sia il tuo nome
 
 
“La coscienza di amare ed essere amati regalano tale calore e ricchezza alla vita che nient’altro può portare”.
~ Oscar Wilde ~
 
 
La luminosità intensa e pulsante di migliaia di stelle regalava uno spettacolo incomparabile, mentre l’aria risuonava leggera del canto ritmico dei grilli e delle cicale, come una sfibrante serenata d’amore.
Seduto su un dondolo nel cortile della Tana, Ron teneva il viso verso l’alto, ad ammirare quelle luci tremolanti, con lo sguardo perso nel mistero dell’infinito.
Si pentì di non aver seguito con maggiore interesse le lezioni di Astronomia. Non era stato uno studente modello, anzi: aveva faticato parecchio durante la sua carriera scolastica – senza peraltro completarla – riuscendo a ottenere dei risultati appena sufficienti, e soltanto a suon di Strillettere da parte di una contrariata mamma Molly.
I suoi interessi erano sempre stati rivolti ad altro: alle partite di Quidditch soprattutto, dapprima come spettatore e tifoso e poi, durante il sesto anno, anche come portiere della squadra di Grifondoro.
Sorrise a quel ricordo. Rivide sé stesso adolescente, elettrizzato per i successi riportati, osannato dai compagni di Casa e da decine di ragazzine urlanti ogni volta che la sua squadra conquistava una vittoria.
Una vita fa, pensò Ron.
Le sue iridi azzurre continuarono a scrutare il cielo nel tentativo di individuare qualche costellazione visibile a occhio nudo, aiutandosi con le reminiscenze scolastiche delle notti trascorse sulla Torre d’Astronomia. Dopo qualche minuto riconobbe l’Orsa Maggiore, quella Minore e Cassiopea che, per la sua particolare forma a W, era considerata da tutta la famiglia Weasley il loro personale arcipelago siderale.
Ron si lasciò ammantare dalla coperta di stelle che lo sovrastava, lucente e silenziosa. Non aveva sonno. Troppi pensieri a travolgergli la mente e nel cuore una sola consapevolezza: il giorno seguente sarebbe stato il più importante della sua vita.
Quasi non ci credeva.
All’improvviso il suo cuore cominciò a battere più forte, come gli succedeva ogni volta che pensava a quella ragazza straordinaria di cui si era innamorato, forse, fin dalla prima volta che l’aveva incontrata sul treno per Hogwarts.
Anche se erano stati necessari sei lunghi anni per fargli prendere coscienza di quel sentimento.
Lei, invece, che aveva sempre avuto una marcia in più rispetto agli altri, ne ebbe la consapevolezza già al loro quarto anno.
Ron si allacciò le mani dietro la testa, ripensando con una smorfia a quando Hermione accettò l’invito di Viktor Krum al Ballo del Ceppo solo per ingelosirlo dato che lui l’aveva bellamente ignorata.
All’epoca non solo non si era reso conto di quanto fosse cresciuta, ma addirittura non aveva neanche lontanamente preso in considerazione l’idea di chiederle di accompagnarlo.
Tu sei una ragazza, Hermione, aveva esclamato come se avesse avuto un’improvvisa illuminazione geniale senza pensare che, con quelle parole, l’avrebbe ferita. Inconsapevolmente le aveva confessato di averla sempre reputata un essere amorfo e senza sesso.
Che stupido idiota!
Il vederla danzare con un altro ragazzo che non era lui, bellissima in blu pervinca, aveva però smosso qualcosa dentro il suo cuore; ma il suo orgoglio e la sua inesperienza in amore avevano rischiato di soffocare quel sentimento che, come un germoglio delicato, si stava facendo strada in lui.    
Meno male che Hermione, testarda e coraggiosa come poche, non aveva desistito, perseverando in quell’amore con una pazienza di cui anche Ron si era stupito.
Era una donna eccezionale oltre a essere una strega dai mille talenti, e nella loro coppia forse era lui a stonare, a essere sempre un passo indietro, sempre in secondo piano: una nota stridente in quella melodia perfetta e completa che era lei.
Sarebbe mai stato alla sua altezza?
Quel battito accelerato che sentiva nel cuore era dovuto all’emozione o alla paura?
Il familiare cigolio della porta d’entrata lo riscosse dai suoi pensieri e così, passandosi una mano sugli occhi come per allontanare le ombre scure del dubbio e dell’incertezza, si voltò.
«Ron?» la voce di Hermione era poco più di un sussurro. «Cosa fai ancora in piedi a quest’ora? Sono quasi le due di notte».
«Non avevo sonno… e comunque potrei fare la stessa domanda a te» le rispose dolcemente. La ragazza arrossì appena, come le succedeva ogni volta che veniva colta in fallo. Indossava un pigiama di cotone leggero, di un delizioso color verde acqua. I capelli erano raccolti in una treccia laterale da cui fuoriusciva qualche ricciolo ribelle.
Anche lei non sembrava tanto ansiosa di andare a dormire.
«Avevo sete» disse semplicemente alzando lo sguardo verso quel cielo stellato che non finiva mai di stupirla, misterioso e immenso «è una notte così bella... » Ogni volta che andava a Ottery St Catchpole per incontrare il suo fidanzato, trattenendosi poi per la notte, non mancava di alzarsi dal letto per uscire all’aperto e ammirare quello spettacolo incomparabile.
«Vieni qui. Siediti». Ron le indicò con la mano il posto accanto a lui sul dondolo, ma la ragazza, sorridendo, scosse la testa guardandolo con tenerezza.
«È tardi», per un attimo tornò a guardare le stelle, «e poi porta sfortuna che la sposa si faccia vedere dal suo fidanzato la mattina delle nozze» aggiunse imbarazzata sbirciando verso di lui con la coda dell’occhio.
Ron scoppiò a ridere in maniera così spontanea che ne fu contagiata anche lei; cominciò a sghignazzare per la stupidaggine che le era sfuggita poco prima: non era certo da Hermione Granger, emblema della razionalità, credere in simili superstizioni.
Il suono delle loro risate interruppe il frinire delle cicale e un silenzio assordante, dove ogni minimo rumore veniva amplificato, precipitò in mezzo a loro.
«Sshht… ridi piano, Ron. Così sveglierai mezza casa!» La ragazza cercò di trattenersi soffocando le risate con una mano.
«Stai scherzando, vero? Dico riguardo al fatto che non ci dovremmo vedere prima del matrimonio». Ron cercò di ricomporsi. «Hai affrontato il più potente Mago Oscuro di tutti i tempi, e hai paura di una sciocca credenza popolare?»
Hermione smise di ridere. Ebbe un attimo di esitazione, indecisa se aprirsi con lui per manifestargli le sue incertezze e i suoi timori. Aveva imparato ogni cosa che sapeva dai libri, che le davano la sicurezza necessaria per affrontare il mondo con tutte le sue problematiche. Ma stavolta era diverso, e l’esperienza della guerra le aveva insegnato che si può perdere tutto da un momento all’altro, anche l’amore.
Per la prima volta si sentì impreparata, tanto da farle tremare il cuore.
«Forse ho solo paura che qualcosa possa dividerci… io non sopporterei di perdere anche te».
Nella mente di entrambi mille immagini: Tonks, Lupin, Lavanda, Colin… e Fred, e tutti gli altri che avevano perso la vita davanti ai loro occhi.
Il giovane si alzò dal dondolo e le andò incontro in quell’oscurità che non aveva mai avuto segreti per lui, che era casa, rifugio, serenità, famiglia.  
Ma adesso c’era lei.
Ed era tutto il suo mondo. Lei era tutto.
Ron sentì il bisogno di tranquillizzarla, forse perché il tarlo sottile del dubbio aveva assalito pure lui, poco prima, anche se per motivi diversi, e quel lieve disorientamento gli aveva fatto girare la testa.
«Hermione, vieni qui» le sussurrò abbracciandola. Per un attimo gli sembrò fragile e indifesa, lontana dalla donna coraggiosa di cui si era innamorato. «Stai tranquilla, nessuno ci separerà».
La ragazza sorrise contro la sua guancia. Le braccia di Ron erano il suo porto sicuro, dove riusciva a dimenticare tutto, anche i ricordi di quella guerra che ancora le graffiavano il cuore.
«Stringimi forte, Ron, stringimi forte» gli disse affondando il viso nell’incavo del collo e lasciandosi cullare dal suo calore e da quel profumo che sapeva di buono.
«Lo sai che ti amo, Hermione» le rispose serio «e che farò ogni cosa per renderti felice». Con una stretta delicata l’afferrò per le braccia, staccandosi da lei per guardarla negli occhi.
«Anche se posso offrirti solo questo» le prese una mano e se la portò sul cuore, «e questo» con la testa indicò la costruzione traballante della Tana, tenuta su solo grazie alla magia.
Per Ron non era mai stato un problema che la sua famiglia non fosse ricca: per lui avevano sempre contato altre cose, ma ora un po’ si vergognava, perché per i primi tempi dopo il matrimonio avrebbero vissuto lì, in quell’edificio mezzo pericolante, in attesa di comprare una casa tutta per loro.
In quelle iridi come cieli d’agosto Hermione vi lesse amore sì, ma anche una silenziosa richiesta di perdono.
Per non essere l’uomo perfetto che forse lei avrebbe voluto.
Per non possedere tutto l’oro del Mondo Magico da poter depositare ai suoi piedi.
Perché la loro vita insieme non sarebbe stata tutta violini e rose.
Perché lui era semplicemente Ron.
Hermione aggrottò le sopracciglia. «Non mi piace quando ti denigri così, lo sai. Io non ti ho mai chiesto nulla, se non il tuo amore. Nulla può darmi più calore» posò le labbra su quelle del ragazzo in un lieve bacio. «Non ho mai cercato altro, né onori né ricchezze, né è importante dove andremo a vivere, perché casa è dove sei tu, qui alla Tana o in qualsiasi parte del mondo. E, per la cronaca, anch’io ti amo, Ronald Bilius Weasley».
Il cuore di Ron sussultò a quelle parole: in quel momento si sentiva l’uomo più ricco del mondo.
Il 10 agosto 2003 l’esistenza di Ronald Weasley si unì a quella di Hermione Granger, per sempre.
 
 
 




 
Nota dell’autrice:
Questa storia partecipa al contest “Canon’s Revenge” indetto da lapacechenonho sul forum di EFP. Il pacchetto scelto è il n. 9, composto dal prompt “La coscienza di amare ed essere amati regalano tale calore e ricchezza alla vita che nient’altro può portare” di O. Wilde,  dall’obbligo del genere romantico, e dal rating verde.
La coppia canon è, come avete letto dal testo, Ron/Hermione.
Comincio, come sempre, dai crediti. La frase del titolo non è mia, ma si tratta di un verso della canzone “L’amore sublime” di Renato Zero. In questo devo ringraziare Freya che l’aveva proposta in uno dei suoi contest. Dopo averla ascoltata ne sono rimasta affascinata.
La data riguardante il matrimonio tra Ron e Hermione è stata inventata da me: non avendo trovato nulla al riguardo, ho immaginato che fosse collocata tra la fine della Guerra Magica e la nascita della prima figlia, che dovrebbe essere nel 2006.  
Al solito, i personaggi appartengono a J.K.Rowling, e qualsiasi riferimento a scene e immagini già presentate da altri autori è casuale e non voluta.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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