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Autore: S a p a i    22/04/2021    0 recensioni
Due ragazzi che sono cresciuti insieme e un viaggio che cambierà, per sempre, la loro prospettiva.
O, almeno, quella di lei. New York a fare da sfondo agli attimi di vita quotidiana in cui, quei due, si perderanno.
Una passeggiata sul ponte di Brooklyn, una birra che si trasforma in un caffé, la mattina dopo, e un giro a Central Park.
Una one shot che parla di quotidianità, di viaggi, della normalità di cui, in questo momento, siamo privati.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaehyun, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I LIKE ME BETTER
To be young and in love in New York city
To not know who I am but still know that
I'm good long as you're here with me

 
«Jaehyun» lo chiamò a gran voce, facendolo voltare verso di lei.                                                                        
Lui girò la testa e vide che Hea era diventata una figura sfocata in lontananza.                                         
Aveva preso a correre sul ponte di Brooklyn, con l’aria che le sferzava sulla faccia, senza che lui potesse accorgersene, perso com’era con lo sguardo sull’East River.                                                          
«Hea» alzò la voce di rimando.                                                                                                                                                              
Lei alzò un braccio e gli fece segno di raggiungerla. Le sue gambe si mossero prima ancora che il cervello gli desse indicazione di farlo. La volontà di Hea era più forte di quella delle sue sinapsi e, ormai, si era arreso al fatto che fosse così. Un passo dopo l’altro la figura di Hea divenne sempre più nitida. E più si avvicinava più sentiva l’impulso, impellente, di sorridere a trentadue denti.                         
Quando si era fermato a guardare il fiume, qualche minuto prima, gli erano passati così tanti pensieri per la testa e – come da un po’ di tempo a quella parte, ormai – lei era in ognuno di essi. Mentre guardava l’East River scorrere placido e si chiedeva chi fosse davvero – in uno dei suoi soliti momenti filosofici – non era riuscito a non pensare al fatto che, finché Hea fosse stata al suo fianco, non gli importava davvero conoscere la risposta a quella domanda. Non sapeva chi fosse ma sapeva di stare bene fino a quando avrebbe avuto lei.                                                                                                                                  
Mosse l’ultimo passo nella sua direzione, fermandosi a cinquanta centimetri da lei e, finalmente, l’ebbe di fronte in tutta la bellezza che le aveva sempre riconosciuto.                                     
Le vide comparire sul volto il solito sorriso furbo e non poté fare a meno di ricambiarlo.                            
 «Ti eri incantato?» lo prese in giro bonariamente, per poi mettersi a braccetto con lui.                                   
«La vista è bellissima ed ho avuto uno dei miei momenti profondi» le spiegò, con la semplicità che riusciva ad usare solo con lei.                                                                                            
Lei che lo capiva anche senza il bisogno di parole.                                                                                 
Hea ridacchiò dell’espressione seria che aveva assunto.                                                                                           
«Muoviti dai, se ti fermi a meditare ogni cinque minuti non torneremo in albergo nemmeno per stanotte».
 
To be drunk and in love in New York city
Midnight into morning coffe
Burning through the hours talking

 
Erano fermi su una panchina a pochi metri dal pub da cui erano appena usciti, ognuno con la propria bottiglia di birra alla mano – la seconda della serata.                                                            
Hea aveva già le guance arrossate, non aveva mai retto bene l’alcool e questo Jaehyun lo sapeva bene. La prima vera sbronza, Hea, se l’era presa proprio insieme a lui, appena diciottenni, quando avevano usato la carta d’identità di suo fratello maggiore per fare scorpacciata di alcolici da bere ad una festa con pochi amici intimi.                                                      
«Perché mi guardi?» gli domandò, mettendosi in piedi e ondeggiando la bottiglia con fare, ironicamente, minaccioso.                                                                                                                      
«Non posso?» le chiese retorico.                                                                                                                    
Lei sorrise e basta.                                                                                                                                    
Buttarono giù tutto il contenuto delle proprie bottiglie e, camminando a passo spedito, tornarono nel loro albergo a qualche centinaia di metri da lì. Si infilarono in ascensore e salirono fino al tetto. Uscirono dalla porta tenendosi per mano e ridendo come due matti. Nessuno dei due sapeva perché l’altro stesse ridendo, lo facevano e basta perché era naturale per loro farlo. Si sedettero a gambe incrociate, sull’asfalto, e si persero a guardare tutta la città illuminata dalla luna piena e dalle stelle.                                                       
Come facevano sempre, quando erano insieme, iniziarono a parlare e a ridere e a guardarsi e a ridere ancora e il tempo passò senza che nemmeno se ne rendessero conto. Quel cielo stellato si trasformò, ben presto, in un’alba mozzafiato che, entrambi, non persero l’occasione di immortalare.                                                                                                       
«Quando è passato tutto questo tempo?» gli domandò Hea, dopo aver dato un’occhiata all’orario.                                                                                                                                                
«Non lo so» fece spallucce lui «certe volte mi chiedo quando siano passati gli anni. Fino a ieri eri la bambina rompipalle di tre anni che avevo conosciuto il primo giorno di asilo e adesso-» si bloccò, conscio che stesse per andare troppo oltre. Se non l’avesse messa a freno la sua lingua avrebbe detto cose che ancora non si sentiva di dire.
«Adesso?» lo incalzò, avvicinandosi a poco più di venti centimetri dalla sua faccia.                                     
Jaehyun deglutì a vuoto. «Adesso siamo a New York per festeggiare il nostro diploma e quella bambina rompipalle è la persona più importante della mia vita» le sorrise ed indietreggiò leggermente, prima di mettersi in piedi.                                                                                                      
«Dobbiamo aver bevuto davvero tanto ieri sera» Hea gli porse la mano e lui la aiutò ad alzarsi.                                                                                                                                                   
«Perché?» le domandò, curioso.                                                                                                             
«Sei diventato sentimentale tutto d’un tratto, devi avere ancora un po’ di alcool in circolo» lo sfotté.
Jaehyun alzò gli occhi al cielo, sospirò. «Meglio che non ti risponda, andiamo a prendere un caffè» le avvolse le spalle con un braccio e raggiunsero il primo bar a disposizione.
Damn, I like me better whn I'm with you
I knew from the first time, I'd stay for a long time 'cause
I like me better when I'm with you

 
Avevano appena terminato il loro pic-nic a Central Park, dopo aver passeggiato per almeno due ore nei suoi ampi viali ed essersi fermati a guardare edifici, statue, fontane e ponticelli.
«Voglio fare un giro sulla giostra coi cavalli» si impuntò Hea, mettendosi in piedi con le braccia congiunte al seno. 
«Hai diciannove anni» le disse canzonatorio.                                                                                             
«L’età è solo un numero» piagnucolò «dai accompagnami, ti prego, ti prego, ti prego» insistette e Jaehyun non riuscì a dirle di no.                                                                                               
Pulirono il quadrato di prato su cui avevano appena pranzato e si avviarono all’entrata delle giostra. In fila, ovviamente, c’erano maggiormente bambini ma questo non tangeva, minimamente, l’entusiasmo di Hea. Dopo qualche minuto arrivò il suo turno e Jaehyun rimase a guardarla, in piedi di fianco a molti genitori che fotografavano i propri figli. Vederla ridere di cuore, come in quel momento, gli ricordò tutti i momenti che avevano trascorso insieme da bambini. Tutte le volte che, sulle giostre, c’erano andati insieme con gli occhi vigili delle loro mamme a guardarli. 
Vederla ridere di cuore gli fece tornare alla mente il momento esatto in cui aveva capito che sarebbe rimasto per sempre nella sua vita o che, almeno, ci avrebbe provato. Avevano entrambi quattordici anni, o giù di lì, e lui stava attraversando un periodo di ribellione intenso nei confronti dei suoi genitori. Non era più il bambino che loro avrebbero voluto che fosse e stava iniziando a fare qualsiasi cosa desse loro fastidio, anche se non gli faceva piacere farla. In quel periodo era riuscito a farsi terra bruciata attorno di tutti gli amici che aveva sempre avuto. Tutti tranne lei.                                                           
Ripensandoci adesso, dopo cinque anni, Jaehyun odiava quel ragazzino impertinente e spocchioso ma non riusciva a non pensare a quanto, quel ragazzino impertinente e spocchioso, in compagnia di Hea, della sua Hea, era una persona migliore. Poteva sembrare stupido, a tratti fiabesco, oppure dannoso – sotto qualche punto di vista – ma Jaehyun si piaceva molto di più quando era in compagnia di Hea. Ed era sempre stato così, fin da bambino, solo che non riusciva ad accorgersene, non a pieno.                                                   
«Jae, dai vieni anche tu, facciamo un altro giro» la voce della ragazza lo trascinò fuori dalla sua spirale di ricordi.                                                                                                                              
«E va bene» accettò immediatamente.                                                                                                         
Lei gli sorrise contenta, pagarono per un altro giro e, di lì a poco, salirono sulla giostra insieme. A Jaehyun un po’ girava la testa e un po’ si sentiva imbarazzato ed osservato, ma gli bastava guardare lo sguardo di Hea, dietro di lui, per fargli dimenticare tutto.     
 
I don't know what it is, but I've got that feeling
Waking up in this bed, next to you,
swear the room, yeah, it got no ceiling
If we lay, let the day just pass us by
I might get to too much talking
I might have to tell you something

 
Si svegliarono nello stesso letto, il penultimo giorno della loro vacanza a New York.                                               
Non era la prima volta che gli capitava di dormire insieme ma, per la prima volta, Hea sentiva che ci fosse qualcosa di diverso. Si rigirò un paio di volte prima di poggiarsi con la testa sul petto di Jaehyun e alzare gli occhi al soffitto.                                                                                   
«Buongiorno» le disse lui, poco dopo, con la voce impastata dal sonno.                                                            
«Buongiorno» rispose, alzando gli occhi per guardarlo.                                                                                
Lui ricambiò quello sguardo con tanto di sorriso ma lei lo abbassò poco dopo.                                               
Restarono in silenzio per qualche minuto prima che Hea cercasse di alzarsi.                                            
«Ancora un po’, dai» lui le avvolse il braccio con la mano e l’attirò nuovamente a sé.                                 
Hea sentì che il cuore le batteva un po’ più forte del normale e, come al solito, cercò di controllarsi. Non le piaceva quando i sentimenti prendevano il sopravvento, soprattutto quando le scoppiavano tra le mani all’improvviso, impossibili da gestire.                                                     
«Hai intenzione di restare a letto tutto il giorno?» gli domandò, ironica.                                                   
«Perché no? Abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere e se non fosse così ci torneremo un’altra volta» affermò calmo e prese a giocare con una ciocca dei suoi capelli corvini, avvolgendola intorno alle dita.                         
Hea scosse, appena, la testa ma non protestò più di tanto. Neanche a lei dispiaceva l’idea di stare stesa tutta la giornata, dopo tutti i chilometri che avevano percorso nei giorni precedenti. Ordinarono la colazione in camera e la consumarono distesi l’uno di fianco all’altra. Si trovarono a parlare di tutto e di niente tenendo gli occhi fissi sul soffitto.                                  
«Immagina di non vedere l’intonaco ma il cielo» le mormorò Jaehyun, tra un discorso e l’altro.                                                                                                                                                        
Lei lo guardò e gli sorrise. Di nuovo sentì che il cuore era ad un passo dallo scoppiarle in petto. «Sei sempre stato molto creativo, Jae».                                                                                            
«È così che lo vedo io. Vedo il cielo anche dove non c’è quando siamo insieme».                                       
Ci fu un attimo di silenzio perché Jaehyun, all’inizio, nemmeno si era reso conto di averlo detto a voce alta. Le parole gli erano uscite di bocca senza attraversare il solito filtro del cervello. Il filtro che, fino a quel momento, gli aveva impedito di rovinare il rapporto con la sua migliore amica confessandole i sentimenti che celava da tempo.                                                                         
Hea ancorò lo sguardo al suo e sentì qualcosa che non aveva mai sentito.                                                 
E non solo nei confronti di Jaehyun.                                                                                                          
«Che vuoi dire?».                                                                                                                                        
«Straparlo, scusami, pensavo fosse una cosa carina».                                                                              
«Lo è».                                                                                                                                                    
Senza che se ne rendessero conto i loro volti si trovarono vicinissimi, come spinti l’uno verso l’altro da una forza d’attrazione impossibile da arrestare. Le punte dei loro nasi si toccarono e i loro respiri solleticarono le labbra l’uno dell’altra.
Jaehyun chiuse gli occhi solo per un attimo e bastò quello per fargli dimenticare tutti i freni che si era posto. Annullò la distanza e poggiò le labbra sulle sue.                                                     
Si baciarono per la prima volta nella loro vita ma, ad entrambi, parve la cosa più naturale del mondo. Era come se non avessero fatto altro per tutto il tempo da cui si conoscevano.                                                                                                                                               
«Credo di doverti dire qualcosa» mormorò sulle sue labbra, Jaehyun, quando si staccarono per riprendere fiato.                                                                                                               
«Me la dici in un altro momento, adesso voglio un altro bacio e poi un altro ancora e poi-» non la fece finire di parlare. L’accontentò immediatamente.                                                                     
Quel giorno lo trascorsero così. A letto, abbracciati, a baciarsi tutto il tempo come a voler recuperare gli anni persi.
 
Stay awhile, stay awhile, stay here with me
 
Erano appena atterrati a Seoul, di ritorno dalla loro fuga a New York, di ritorno dal viaggio che li aveva cambiati – probabilmente per sempre.                                                                                 
Recuperarono le loro valigie e si avviarono all’esterno dell’aeroporto, sperando di trovare il prima possibile un taxi che li riportasse a casa.                                                                                          
 Jaehyun viveva da solo dal mese successivo al suo diploma mentre Hea stava cercando un piccolo appartamento per quando avrebbe iniziato l’università, il mese successivo.                                          
Era ora di pranzo ed Hea decise di fermarsi a casa di Jaehyun per mangiare qualcosa prima di tornare dai suoi genitori. Ordinarono delle pizze d’asporto e le mangiarono dai cartoni, seduti una di fronte all’altro, non riuscendo a guardarsi per più di qualche secondo senza mettersi a ridere. Una risata dietro cui nascondevano così tante cose che dirle tutte sarebbe stato impossibile.                                                                                                       
Dopo averlo aiutato a rimettere in ordine, Hea imbracciò la sua valigia e si avvicinò all’ingresso.                                                                                                                                                     
«Resta un altro po’» le disse lui, prima di arrivare sull’uscio della porta.                                                 
«Non vedo i miei genitori da tre settimane» mormorò.                                                                              
«Lo so, ma puoi restare un altro po’ qui con me?» le prese la mano e le rivolse lo sguardo più convincente di cui era capace.                                                                                                                
Hea non riuscì a dirgli di no. Jaehyun le diede un bacio per ringraziarla e poi un altro ancora e poi ancora altri centinaia prima che si ritrovassero distesi sul suo letto, l’una sopra l’altro. 
«Che cosa mi dovevi dire quando ci siamo baciati la prima volta, a New York?» gli chiese, prendendolo in contropiede.                                                                                                                       
Jaehyun incatenò gli occhi nei suoi, le rubò un altro bacio e poi sorrise, come un cretino.                        
Come sorrideva sempre quando si trattava di lei.                                                                                       
«Sono innamorato di te, Hea Kim».                                                                                                                   
La ragazza gli prese il viso tra le mani e gli riempì la bocca di baci.                                                             
Sentire quelle parole gli aveva fatto scoppiare dentro una felicità indescrivibile.                                            
Felicità che, nella sua vita, aveva provato solo accanto a lui.                                                                     
«Quanto tempo abbiamo perso a fingere di essere solo amici?» domandò ironica.                                    
«Lo recupereremo tutto, dal primo all’ultimo secondo» la rassicurò, passandole una mano tra i capelli.      
«Iniziamo subito» si chinò a baciarlo nuovamente.                                                                                  
E le ore passarono nuovamente. E si fece buio. E lei restò fino a tardi.                                                      
E, lo sapeva, sarebbe rimasta per sempre.                                                                                                                           







Angolo autrice
Ciao a tutti, dopo essere stata lettrice silenziosa per anni ho deciso di dare in pasto a tutti voi qualcosa di mio. Una delle tante cose che tengo segretamente - e gelosamente - nascoste in una cartella del mio computer. Questa one-shot è liberamente ispirata alla canzone I like me better di Lauv. L'ho scritta di getto, mentre le note della cover del nostro caro Jaehyun mi inondavano le orecchie. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate - e non mi dispiacerebbe qualche critica costruttiva per migliorarmi. 
Buona giornata e grazie a chi è di passaggio e si fermerà a leggermi. 
 
 
   
 

 
   
 
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