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Autore: ballerina 89    22/04/2021    1 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore olimpico
Capitolo 21
EPILOGO

Due anni dopo.

POV Emma

Sono passati esattamente due anni da quel memorabile giorno e ancora oggi nel ripensarci stento a credere che tutto ciò sia accaduto realmente.  La vittoria olimpica a mio avviso totalmente inaspettata, la proposta di matrimonio... tutto ancora oggi mi sembra un sogno ma poi mi guardo attorno e vedendo esattamente dove quella meravigliosa giornata mi ha portata capisco che in realtà non sto affatto sognando. 

Tante... tantissime cose sono cambiate in questi ultimi due anni, tutte in positivo fortunatamente e talmente in positivo che nel vedermi nei panni in cui mi trovo oggi faccio quasi fatica a riconoscermi nelle vesti di quella piccola ragazzina che rincorreva disperatamente un sogno che sembrava ormai essere diventato irraggiungibile. 

Passerei ore a raccontare ininterrottamente tutto ciò che di bello mi è accaduto in questo periodo ma aimhè... non finirei neanche per il prossimo anno. Elencherò quindi semplicemente le tappe più importanti, quelle che più mi hanno segnata, quelle che mi hanno reso la persona che sono oggi. 

Partiamo dal diploma, subito dopo la vittoria a Rio è questo il primo tassello positivo in ordine cronologico. 

Nonostante decisi di non frequentare più in presenza le lezioni, per via degli allenamenti da sostenere e di richiedere quindi il nulla osta per poter continuare a poter seguire comunque privatamente i corsi, riuscii a sostenere degli esami a detta dei miei insegnanti impeccabili tanto da ottenere non solo il massimo dei voti ma anche la lode e una borsa di studio al 100%, alloggio compreso, per tutto il primo anno del mio percorso universitario. 

Una possibilità senza ombra di dubbio più unica che rara, considerato anche la vita sportiva che conducevo, per cui nei fui entusiasta anche se ahimè, proprio a causa della vita frenetica che conducevo, tra sport e altre conseguenze che a breve vi elencherò, non mi fu possibile sfruttare tutto al meglio. Vi spiego in grandi linee:  mi sono iscritta all’università, la sto frequentando tutt’ora, sono al secondo anno di psicologia presso la famosissima e rispettabilissima Yale, ma ho preso la decisione di non trasferirmi e vivere li come la maggior parte degli studenti. No... come per l’ultima parte del liceo ho deciso di frequentare in maniera privata i corsi, eccetto alcuni che sono in presenza, per cui non ho mai avuto bisogno di un alloggio. Come avrei potuto viverci dopotutto... La ginnastica, visto anche il successo delle olimpiadi, mi richiede sempre più tempo del dovuto per cui o prendevo la decisione di rinunciare alla mia passione più grande, cosa che non esiste neanche lontanamente, oppure quella era l’unica soluzione. 

Sono sempre stata abituata fin da piccina a studiare e allenarmi in maniera seria e costante, non è mai stato un problema, ma a tutto questo si sono aggiunti anche dei  lavoretti, tutti legati alla ginnastica, alcuni molto leggeri e divertenti, altri un pochino più complessi e impegnativi. Subito dopo la vittoria e per i primi tre mesi successivi ad essa non ho fatto altro che andare avanti e indietro da uno studio fotografico all’altro per posare per alcune pubblicità. Senza neanche accorgermene ero diventata famosa, non che prima non conoscessero il mio nome, solo che rispetto al passato adesso iniziavano anche a fermarmi per strada, sopratutto giovani ginnaste, per richiedere foto e autografi. Mi sono divertita molto nel posare devo essere onesta, sopratutto perchè si trattava di shooting con pose che mi ritraevano per la maggior parte in quello che più sapevo fare meglio, ma c’è un servizio fotografico in particolare che più di tutti, anche se non parlava solo di ginnastica,  mi diede un’emozione speciale: il servizio chiamato “un amore olimpico” in cui accanto a me vi era in posa un Guest star di tutta eccezione: la mia dolce metà. Ci fecero un servizio da capogiro, pose studiate alla perfezione che fondevano in una sola cosa due discipline totalmente contraddistinte e un’intervista molto carina dove ci venne chiesto di parlare del nostro amore e di come questo fosse stata la nostra ancora per poter affrontare i nostri ostacoli sportivi. Sono gelosissima di quelle foto, conservo gli scatti originali, anche quelli non andati in stampa, come fossero reliquie ma nonostante la mia morbosità verso di esse, hanno un valore speciale credetemi sulla parola, non esiste al mondo una sola persona a cui io non le abbia fatte vedere. 

Ma tornando a parlare dei miei lavori... questa che ho appena descritto è la parte più frivola se così vogliamo chiamarla, la parte più leggera e divertente, ma non ci sono solo servizi fotografici nella mia nuova vita, no... accanto ad essi vi è un lavoro decisamente più importante che spero vivamente con tutto il cuore di poter conservare anche dopo il termine della mia vita da atleta professionista. E’ un lavoro complicato, che richiede impegno, precisone e determinazione... quando me lo hanno proposto inizialmente credevo che scherzassero ma sbagliavo.... erano seri... serissimi ed eccomi qui, a distanza di due anni dalla mia prima gara olimpica che non sono più una semplice ginnasta ma anche una giovane preparatrice atletica. 

Alleno giovani piccole promesse, già....sono l’allenatrice di due corsi principalmente: il primo, quello base, che va dai sei agli otto anni e quello pre agonistico che va dai nove agli undici ma nonostante ciò spesse volte vengo chiamata anche per aiutare altri allenatori con la preparazione atletica delle nuove piccole promesse... coloro che un giorno prenderanno il mio posto, quello di abby, Sarah e Zelina. 

Zelina... anche qui ci sono delle piccole novità. Il nostro rapporto non è mai tornato quello di un tempo, non credo che mai succederà, ma rispetto alla totale indifferenza provata in quattro anni diciamo che adesso quantomeno iniziamo a considerarci... non siamo più invisibili l’una agli occhi dell’altra e qualche volta, in compagnia di sarah e Abby, ci capita anche di fare qualche chiacchiera insieme. Quel suo avvicinarsi durante la finale per infondermi un minimo di coraggio in un momento per me assolutamente nero è stato un primo passo ma non ha risolto nulla fondamentalmente. I nostri rapporti non sono tornati civili grazie a quel gesto, l’ho apprezzato è vero, ma no, non era sufficiente per me... o almeno non era sufficiente per là me di quel tempo. Cosa mi ha fatto cambiare idea? Diciamo solo che sono maturata  improvvisamente, da un giorno all’altro  e ho capito quali sono effettivamente le vere cose importanti della vita per cui ho iniziato a comportarmi di conseguenza.

Cos’altro dire... studio, lavoro... mi sembra di aver detto tutto per quanto riguarda queste due sfaccettature della mia vita mentre per quanto riguarda l’amore.... beh... qui si apre uno scenario del tutto inaspettato. 

Sono innamorata? Certo che si. Amo il mio uomo, il mio Killian, giorno dopo giorno sempre di più e per quanto questo sentimento sia ricambiato in pieno da parte sua ancora non ci siamo sposati. E’ stata una scelta presa di comune accordo, i miei genitori o i suoi non c’entrano nulla in questa decisone, abbiamo semplicemente pensato di rimandare di qualche anno la cosa in modo da non rendere tale unione, per noi fortemente sentita e carica di sentimento,  solo un semplice “dovere”. Mi spiego meglio...

Una volta tornati a New York, entrambi tornammo subito alle nostre frenetiche vite, Killian si divideva tra il lavoro come fisioterapista in ospedale e gli allenamenti di scherma , io mi preparavo  per la maturità e iniziavo il nuovo anno accademico come ginnasta in federazione... a questo si unirono i lavori precedentemente elencati e quindi come potrete immaginare il tempo per poter stare insieme e provare ad iniziare ad organizzare qualcosa era davvero poco. A questo poi si aggiunse un periodo, per me, particolarmente stressante. Avevo appena dato la maturità, mi dividevo tra allenamenti con la squadra e il lavoro da allenatrice, amavo le mie giornate, ero entusiasta di questo nuovo inizio ma il mio corpo dopo neanche tre settimane iniziò a protestare. La stanchezza iniziò a farsi sentire fin da subito, arrivavo alla sera che neanche riuscivo a chiacchierare con Abby che ero già nel mondo dei sogni. Provai a non darlo a vedere, non volevo che mi venisse tolto l’incarico da allenatrice, adoravo le mie piccole ginnaste e sapevo bene che regina ne sarebbe stata capace visto che puntava ancora sulla mia carriera atletica piuttosto che quella da coach, ma purtroppo, se con le mie piccole pesti riuscivo nonostante la stanchezza ad essere me stessa e a camuffare, agli allenamenti con la squadra iniziai poco a poco a vacillare. Stretching, potenziamento... fin qui tutto bene, era stancante ma sopportabile, con gli attrezzi invece... beh una strage totale.  Diagonali di salti a corpo libero e volteggio per nulla puliti, trave e parallele neanche a parlarne, dopo solo due ore di allenamento la mia testa girava come una trottola impedendomi di finire gli esercizi.

Due giorni Regina mi osservò senza proferire parola, il terzo giorno subito dopo l’allenamento decise di prendermi in diparte per affrontare la questione. 

  • E’ inutile che io ti spieghi il motivo di questa convocazione straordinaria, credo tu ti sia resa conto perfettamente che qualcosa non va. - esordì senza girarci attorno... tipico di lei. 
  • Regina io... 
  • Abbiamo “giocato” fino allo scorso anno, non sapendo se delle eventuali olimpiadi per te fossero ancora possibili ci siamo andati cauti ma ora, visto che sei perfettamente in grado di poter affrontare la cosa, si fa sul serio Emma e un allenamento così, come quello di questi giorni non è minimamente accettabile. Mancano ancora quattro anni alle prossime olimpiadi è vero ma io vi voglio cariche come se quest’ultime fossero dietro l’angolo. - prese un respiro - ora io non voglio essere costretta a farti da balia, ti ritengo grande abbastanza anche se sei la più piccola del gruppo, ma se continui di questo passo io in qualche modo devo intervenire per risolvere il problema. - annuii sinceramente. - Ho notato anche che sei dimagrita Emma... devo forse preoccuparmi? - mi guardò seria, fin troppo seria, quasi minacciosa. - Stai mangiando correttamente?
  • Certo che si, non  crederai che...
  • Non sei più la stessa in sala, permetti che io mi preoccupi?
  • Non ho nessun disturbo alimentare puoi credermi. Mi sto attenendo fedelmente al regime alimentare  che mi avete dato. - risposi con convinzione.
  • Troppo sesso allora? - divenni rossa solo per quella parola - mio figlio ti tiene sveglia più ore del previsto? Ti ricordo che risiedi in un dormitorio, non puoi...
  • Regina... l’ultima volta che... beh... è passato un bel po. 
  • Non mentirmi...
  • È la verità!
  • Vorresti dirmi che killian a comprato quella bella villetta per stare solo soletto e tu non sei mai andata a trovarlo? -  domandò maliziosa. Quella non era regina la mia allenatrice, era chiaramente mia suocera. 
  • Ci vado solo il weekend se proprio lo vuoi sapere ma il weekend scorso non sono andata per via del compleanno di sarah. Abbiamo festeggiato in un locale tutti insieme e poi ognuno dritto a casa sua. - eccetto sarah che passò la notte sa sam ma questo non era certo tenuta a saperlo, non stavamo parlando di Sarah... ma besì di me... purtroppo. 
  • Allora cosa c’è? E’ forse il lavoro e la preparazione per i primi test di yale che ti rendono così fuori forma?
  • Possibile, ma non voglio rinunciarvi. 
  • Beh questo lascialo decidere a me. se...
  • No! Ti prego non dire nulla. Posso farcela Regina, credimi, devo solo abituarmi a questi nuovi ritmi. 

Un mese, questo è l’ultimatum con cui chiudemmo il discorso quel giorno, avevo un mese di tempo per abituarmi ai nuovi ritmi, nel caso in cui non ci fossi riuscita avrebbe preso provvedimenti togliendomi l’incarico da allenatrice. 

Decisi di impegnarmi con tutta me stessa per farla ricredere già da quello stesso pomeriggio ma aimhè, l’allenamento dopo pranzo fu senza dubbio peggiore di quello mattutino tanto che a causa di un forte giramento di testa fui costretta a scendere dalle parallele per correre in bagno a vomitare. 

  • Forse non è stress da lavoro - dissi rivolgendomi a regina una volta tornata in sala - probabilmente è una semplice influenza o virus. La squadra maschile è stata rasa al suolo fino a due giorni fa se non ricordo male propio a causa di questo, forse...
  • Ci stavo giusto pensando. Torna in stanza dai, riguardati e non tornare a lezione fin quando non ti sarai ripresa completamente. ci manca solo che anche la squadra femminile venga messa ko.

Me ne tornai seriamente in stanza e per tre giorni non feci altro che starmene nel mio letto a bere the e guardare film sdolcinati. Guarii??? Certo che no, non avevo nessuna influenza io, ero semplicemente incinta ma ancora non lo sapevo. 

Già.. propio così: incinta... è questo il capitolo più importante della mia vita di questi due anni, sono una mamma, una giovanissima mamma e ne vado fiera. Io e Killian siamo genitori di una meravigliosa bambina di appena due anni che con le sue risate e la sua vocina gioiosa e spensierata rende speciale ogni nostra giornata, anche quella più devastante. Non importa quanto sia stata faticosa la nostra giornata, alla sera quando torniamo a casa tutto scivola via, rancori, stanchezza... tutto, lei riesce a far passare in secondo piano qualsiasi cosa e credetemi non c’è niente di meglio al mondo. 

Nel sentirmi parlare così può sembrare che il suo arrivo sia stato tutto tutto rose e fiori ma la realtà è ben diversa. Tutti amano la nostra principessina oggi ma accettarle il suo arrivo nel mondo non è stato semplice per nessuno della nostra famiglia, eccetto una persona... me. Certo, non appena mi resi conto della probabilità di una possibile gravidanza andai nel panico, in fondo non avevo ancora compiuto venti anni, ma nell’esatto momento in cui vidi sul quel bastoncino comparire fiere due linee color rosa ecco che dentro di me successe qualcosa per cui la paura andò via di colpo lasciando improvvisamente solo gioia e felicità. Non so spiegare cosa sia accaduto esattamente, chiunque alla mia età sarebbe scoppiata in lacrime preoccupata delle possibili conseguenze ma io no, io ero già felice di quella giovane vita che cresceva dentro di me ed ero già pronta a difenderla contro tutto e tutti. Solo una cosa mi spaventava... dirlo a Killian, in quel periodo era molto concentrato sulla sua carriera da medico, stava progettando di aprire uno studio fisioterapico tutto suo, per non parlare degli allenamenti... temevo che non fosse affatto pronto a ricevere anche quella nuova notizia. 

Attesi due giorni per dirglielo, due lunghissimi e interminabili giorni... non solo perchè inizialmente non avevo coraggio, mi spaventava una sua possibile reazione negativa, ma anche perchè prima di dover affrontare qualsiasi cosa con lui volevo  essere certa che il test non sbagliasse, per cui mi feci prescrivere delle analisi che naturalmente non fecero altro che confermare quanto rivelato dal test. Non che ci fossero dubbi poi... i sintomi c’erano tutti. 

Mi presentai da lui senza la ben che minima idea su cosa dire o come farlo, non era per nulla semplice doverlo mettere a corrente di una notizia del genere ma nonostante ciò, non appena aprì la porta e incrociò il mio sguardo, senza che dicessi nulla lui capì che c’era qualcosa di importante di cui avrei dovuto parlargli.  

Temporeggiai... mi misi a parlare a ruota libera di qualsiasi argomento mi passava per la mente fin quando, dopo cinquanta minuti di chiacchiere inutili, lui mi incoraggiò a parlare di ciò per cui realmente ero li.  

  • Se fosse una semplice visita di cortesia mi saresti già saltata addosso per cui sputa il rospo e dimmi: perchè sei qui?
  • Una fidanzata, futura moglie, non può venire a trovare il suo uomo, futuro marito, senza dover necessariamente dover dire qualcosa?
  • Ti conosco amore, ti conosco meglio di come tu conosca te stessa. Sei qui per un motivo preciso o a quest’ora avremmo fatto sesso come minimo già due volte. - disse ancora una volta 
  • E chi ti dice che io non sia qui per questo?
  • Di solito hai atteggiamenti diversi,non parli un’ora intera del niente come se nulla fosse. 
  • ok ok, hai vinto. devo dirti una cosa. - ammisi. 
  • Sono tutto orecchie!
  • E’ che... beh... non è facile.
  • Quando non è facile c’è sempre mia madre dietro. E’ ancora per quella storia? Devo forse iniziare a preoccuparmi anche io? - anche lui aveva notato che fossi dimagrita più del dovuto  in quelle ultime settimane e come mia madre da qualche giorno anche lui iniziava a sospettare di un mio possibile problema a livello alimentare. 
  • Non dire cretinate Killian, non centra nulla tutto questo. 
  • E allora di cosa si tratta è? Se non è per la tua salute allora... - gli porsi con mano tremante la busta con i risultati delle analisi che avevo in borsa. - co... cos’è questo?!?! - chiese non capendo.
  • Ho fatto degli accertamenti. 
  • Allora si tratta sul serio della tua salute - mi guardò serio per poi fissare la busta per una decina di secondi. - perché  sei andata in una clinica privata e non in ospedale da me? - non potevo di certo dirgli che non volevo che le notizie circolassero alla velocità della luce arrivando alle sue orecchie senza mio preavviso.  
  • Leggi per favore - mi limitai a dire. Mi guardò attentamente negli occhi alla ricerca di qualche indizio poi apri la busta. Lèsse attentamente tutti i valori, non saltò neanche una riga, ma quando arrivò al punto pur cui ero lì me ne accorsi chiaramente perché sbiancò... letteralmente. 
  • Ti prego di qualcosa... - gli dissi vedendolo sull’orlo di svenire.
  • Emma tu... tu sai cosa c’è scritto qui? Ti.. ti hanno spiegato in clinica o... - annuii senza aggiungere oltre - Devo sedermi... fammi sedere che mi sto sentendo male... sei... sei
  • Sono incinta... 
  • a 20 anni... - proseguì mettendosi le mani sul viso a mo di esasperazione. Non credevo che la prendesse così male, non mi aspettavo neanche i salti di gioia ma così proprio...
  • E quindi?
  • E quindi?!?!? Mi stai dicendo “e quindi?” Seriamente Emma? Sei incinta, aspetti un bambino
  • Il tuo bambino! - esclamai - Killian è una cosa meravigliosa non... non sei felice?
  • No! No che non sono felice... - mi crollò il mondo addosso per un momento ma poi fortunatamente, forse vedendo la mia espressione affranta, si spiegò - per te non sono felice, perchè sei troppo giovane, perchè hai ancora una vita davanti... devi ancora fare un milione di esperienze Emma, devi studiare, laurearti, devi... uff! - sospirò - Sei ancora piccola per dover affrontare questo, io... io non posso credere di essere stato così superficiale!
  • Killian rilassati per favore... - era un fascio di nervi poverino.
  • Rilassarmi... ho messo incinta la mia ragazza ventenne, non vedo un mezzo motivo valido per rilassarmi. 
  • Per un attimo, uno solo,  non pensare a me...
  • La fai facile tu...
  • Provaci almeno... per un secondo prova a non pensare a me e alla mia età. Pensa a te stesso. Cosa senti nei confronti di questa gravidanza, come ti senti al riguardo di diventare... - mi faceva strano pronunciare quella parola - Papà. 

Ci mise un po’ a rispondere...

  • Come mi sento... ho sempre desiderato una famiglia tutta mia e da quando ti conosco è con te che sogno di averla. Sentirmi prima o poi chiamare papà da qualcuno credo sia la cosa che più al mondo mi farebbe sentire realizzato e non ho nessun problema a diventare papà a 24 anni mah...
  • Togli quel mah.... io sono felice Killian, felice come non lo sono mai stata. Non sarà semplice è vero ma insieme possiamo farcela. Lo voglio questo bambino, il nostro bambino e ti assicuro che non c’è stato un solo istante da quando ho scoperto della sua esistenza che ho avuto dubbi. Sono giovane? Si lo sono ma sono matura abbastanza per potermi prendere carico di questa nuova vita.
  • Emma amore hai la vaga idea di cosa...
  • Non mi spaventa nulla in questo momento Killian, mi sento forte, forte come non lo sono mai stata ma tu devi essere sincero con me: tralasciando la mia età ,tu, lo vuoi questo bambino si o no? Onesto... rispondi sinceramente è l’unica cosa che mi interessa in questo momento. Il resto lo si può affrontare ma devo essere a conoscenza del tuo vero sentimento riguardo questa gravidanza. 
  • Mamma mia, sembri cresciuta improvvisamente... mi mette i brividi sentirti così sicura.
  • Sono sicura... più che sicura, ma tu non hai risposto alla mia domanda ancora. 
  • Certo che lo voglio amore mio, scherzi? 
  • Sicuro? No perchè non mi sembri così... 
  • Si, sono sicuro, sono solo preoccupato per te. 
  • Non devi esserlo, non sono mai stata così convinta di una cosa in vita mia. Te lo giuro amore. Voglio questo bambino! il nostro bambino...
  • Ripetilo!
  • Cosa? Bambino? - chiesi.
  • No.... “nostro”. - rispose
  • Nostro... il nostro bambino... nostro figlio. - sorrisi - suona bene no?
  • Suona bene? Suona benissimo! Vieni qui! Devo riempirti di baci.

Passato il primo momento di incertezza, più che normale, anche Killian si lasciò andare alle prime emozioni da futuro papà. Pianse, si commosse mentre con mano tremante sfiorava il mio ventre ancora piatto e dopo aver riletto svariate volte le mie analisi e fissato con attenzione, ancora incredulo, il test di gravidanza che mi portai dietro come ulteriore prova, decise di dedicarsi non solo al suo futuro bimbo ma anche alla sua giovane mamma regalandole un pomeriggio decisamente passionale.  Persi il conto di quante volte facemmo l’amore quel giorno, mi lasciai completamente andare alle mie emozioni e per la prima volta, dopo svariati giorni di malessere generale, mi sentii finalmente bene.

  • Si dice che il sesso aiuti molto sai? - disse con i suoi soliti toni giocosi dopo avergli confidato questa cosa. 
  • Uuu... ma davvero? Beh... se è così allora vedrò di approfittarne anche nei prossimi giorni. mi piace molto questa medicina alternativa. - scherzai a mia volta.
  • Si però dobbiamo prenotare una visita di controllo. - tornò subito serio. - Non mi piace questa cosa che dimagrisci a vista d’occhio e considerando che porti in grembo un bambino la cosa è da tenere ulteriormente sotto controllo. 

Era prevedibile che un medico, anche se non specializzato in queste cose, si preoccupasse e volesse essere scrupoloso ma aveva ragione, non era normale perdere peso in quel modo vista la gravidanza per cui già il mattino seguente, grazie alle sue conoscenze, riuscimmo ad ottenere appuntamento con una sua fidatissima collega la quale dopo un’accurata visita e avermi fatto numerose domande sulla mia routine quotidiana, alimentazione compresa, stabilì che la mia eccessiva perdita di peso e continui mancamenti era dovuta alla dieta che stavo seguendo e naturalmente al troppo allenamento. 

  • devi riguardati un po’ di più, non dico che tu non debba fare allenamento fisico,  ci mancherebbe, ma devi ridurlo parecchio e sopratutto niente cose eccessivamente pericolose. Limitati a fare esercizi di potenziamento, così li chiamate no? Ma assolutamente niente acrobazie. Anche per quanto riguarda la tua alimentazione dovresti fare delle modifiche: è troppo poco quello che mangi viste le tue condizioni, non ci sono carboidrati ad esempio e in questo periodo ti servono, pochi ma ti servono. Sta tranquilla però, sei giovanissima, riprenderai esattamente la tua perfetta forma fisica senza problemi. 

Non era assolutamente la mia forma fisica che più mi preoccupava, sapevo che avrei messo qualche kg vista la situazione ed ero comunque sicura che con impegno e costanza avrei tolto i kg in eccesso  una volta terminata la gravidanza, era altro che mi preoccupava in realtà: la reazione di regina alla notizia di quella gravidanza, la sua reazione sia come allenatrice ma anche come “nonna”. 

Non ero affatto fiduciosa sul fatto che ci accogliesse a braccia aperte e si congratulasse con noi, tutt’altro e per un momento sono stata tentata di tenerglielo nascosto il più possibile ma non potevo... la scusa del virus intestinale avrebbe retto per un altro paio di giorni ma poi? Volente o nolente avrei dovuto dirglielo quindi tanto valeva togliersi subito via il dente dolorante. 

Sapendo che di mercoledì in mattinata era sempre chiusa nel suo ufficio tra carte e scartoffie varie, subito dopo aver terminato il colloquio con la dottoresse andammo dritti nel suo ufficio, entrambi... 

Quando ci vide strabuzzò gli occhi sorpresa, non era da Killian passare a trovarla in federazione e non era di certo da me andarla a trovare in ufficio. No... le poche volte che era capitato era perchè avevo dei problemi da risolvere. 

Cercando di rimanere impassibile, cosa che le riuscì parecchio male, ci fece accomodare entrambi e dopo un piccolo chiacchiericcio generico, con tatto affrontammo con lei la situazione. 

Inutile dirvi che non la prese affatto bene, stava puntando il tutto per tutto su di me, come ginnasta, aveva obbiettivi che prevedevano un impegno costante e improvvisamente tutto il lavoro che aveva pensato andava modificato o meglio ancora annullato del tutto. Non ci risparmiò parole poco piacevoli, sopratutto rivolte a suo figlio e la cosa prese una piega peggiore quando venne a conoscenza che l’arrivo di nostra figlia non era semplicemente un errore dovuto a degli anticoncezionali fallati ma solo ed esclusivamente ad un errore al 100% umano. Ne io ne killian avevamo programmato una notta di intimità vista la disposizione delle camerate a rio, la prenotazione della suite fu una cosa elaborata negli ultimi giorni per cui, nessuno di noi aveva portato con se degli anticoncezionali e le farmacie a rio erano decisamente lontane da dove eravamo situati noi. Non era certo la prima volta poi che io e Killian dettati dalla foga del momento non usavamo precauzioni ma era sempre andata bene fino a quel giorno. Ci beccammo i peggio insulti per la nostra irresponsabilità, ce ne disse di ogni li per li ma poi il silenzio... non commentò più e questa fu la cosa peggiore perchè, sopratutto per me, non era mai capitato che regina mi trattasse con freddezza. 

Piansi molto per lei, per il fatto di non sentirla vicina come invece avrei desiderato ma quello che più mi faceva piangere quando mi trovavo a pensare a lei è il sentirmi improvvisamente responsabile del nuovo periodo di contrasti tra lei e Killian. Improvvisamente mi sembrò di essere tornata agli inizi, quando non si rivolgevano la parola se non per insultarsi ed essere la causa scatenante di questo nuovo allontanamento non mi fece dormire sogni tranquilli per mesi. Killian percependo i miei pensieri provò spesse volte ad organizzare cene con i suoi genitori per provare a sciogliere un po’ il ghiaccio ma puntualmente le cose finivano sempre allo stesso modo. Bastava una parola fuori programma da parte di Killian o una frase di Brennan, il quale era entusiasmo all’idea di diventare presto nonno, per farla scattare e mandare di conseguenza a monte l’intera serata. 

  • Non è con Emma se sono incazzata nera Killian... - disse una sera durante l’ennesima cena quando Killian espresse il suo dissenso al fatto che lei mi stesse trattando in maniera differente dal solito - certo, sono sconcertata dalla sua ingenuità visto che quando vuole sa essere molto intelligente, ma è con te che ce l’ho principalmente! Tu l‘hai messa incinta! Non si è messa incinta da sola. Pensavo che a una certa età determinate cose non ti andassero più spiegate.  - Come al solito anche in quell’occasione ne susseguì uno scontro verbale non indifferente ma fu l’ultimo in quanto Killian decise per il mio bene, per la mia salute più che altro mentale, di non accettare più nessun invito a cena da parte di Brennan in cui si preannunciava anche un suo invito. A lui non ferivano tanto le sue  parole taglienti, sua madre poteva pensarla come voleva, quanto il loro rapporto nuovamente in bilico ma non fu per questo che smise di comunicare con lei, lo fece solo per paura che tutto quello stress potesse accumularsi eccessivamente su di me portando problemi al nostro tesoro. 

Se con Killian quindi i rapporti per un periodo si chiusero con me le cose furono un tantino differenti. Non smisi mai di relazionarmi con lei, in fondo nonostante la pancia iniziasse a crescere continuai comunque ad allenarmi in federazione per tenermi in forma e non prendere più kg del dovuto, solo che il nostro rapporto diventò un po’.... come dire.... ambiguo. Nonostante fossi incinta e la pancia iniziava davvero ad essere visibile lei si rivolgeva a me come se niente fosse, naturalmente rispettando il giusto programma da seguire, ma era come se io fossi la solita Emma di sempre e dentro di me non ci fosse nessun nipote in arrivo. 

Fui tentata molte volte in quel periodo di renderla partecipe, ogni volta che facevo un’ecografia il mio pensiero oltre ai miei genitori andava naturalmente anche a lei ma poi prontamente mi frenavo convincendomi che tanto di quel piccolo esserino non le interessava nulla. 

Andammo avanti cosi per quattro lunghissimi mesi poi le cose cambiarono di colpo e improvvisamente regina diventò la mia fedele compagna di viaggio: premurosa, scrupolosa, a tratti addirittura soffocante. Cosa le fece cambiare idea? Ma naturalmente la mia piccola. Il giorno in cui scoprii che dentro di me stava crescendo una femminuccia e non un maschietto come invece avevamo ipotizzato andai come al mio solito agli allenamenti ma prima di iniziare presi regina da parte e la misi davanti al fatto compiuto. Non disse nulla all’inizio alla notizia che fosse una baby girl, anche se potrei giurare di aver intravisto un mezzo sorriso, ma poi mi venne una brillante idea e complice la mia piccolina che proprio in quel momento iniziò a muoversi afferrai la mano di regina e tenendola saldamente, la posizionai sulla mia pancia facendole sentire per la prima volta sua nipote. Per paura che potesse ritirare subito la mano per una decina di secondi continuai a tenergliela impedendole di muoversi poi decisi di vedere come si sarebbe comportata e sorpresa delle sorprese non solo lasciò la sua mano li ma mise anche l’altra andando a ricercare sua nipote che scalciava qua e la. 

  • Sarà bravissima nel volteggio me lo sento! Tutto il contrario di sua mamma. - cercò di essere ironica, di scherzare come al suo solito e non mostrare il suo lato sensibile ma non ci riuscì ed eccola poco dopo iniziare a piangere. Si commosse per la sua nipotina ma quel pianto non racchiudeva solo gioia bensì anche del dolore e non perdendo ulteriore tempo, ne aveva già perso fin troppo,  si scusò, con me in primis e con killian non appena ebbe modo di vederlo, per i suoi modi decisamente inaccettabili. Ci spiegò le sue motivazioni, le sue paure più grandi e una volta risollevati gli animi, fortunatamente riuscimmo a farlo senza problemi, eccola mettersi in paro con le attenzioni mancate in quei quattro mesi viziando me e sua nipote come se non ci fosse un domani.

Naturalmente come potete immaginare Regina non fu la sola a non prendere di buon grado la notizia della mia gravidanza. La mia famiglia, mio padre precisamente, come lei non fu affatto entusiasta della cosa in un primo momento ma rispetto a regina si comportò decisamente in maniera migliore. Decidemmo di dirglielo una sera dopo essere stati a cena ospiti a casa loro, li facemmo cenare in tutta tranquillità e poi, una volta esserci spostati in salotto per il caffè sganciammo la bomba. Ci fu un silenzio surreale, sia mia madre che mio padre stavano evidentemente  cercando di mettere insieme i pezzi ma prima che potessero dire qualsiasi cosa intervenni io provando a far capir loro il mio stato d’animo.

  • Non ho intenzione di mentirvi e raccontarvi balle della serie “ci amiamo e abbiamo deciso così”, “lo abbiamo voluto” o cose di questo genere. Non ne abbiamo mai parlato in realtà se non scherzando e non era assolutamente nei nostri piani imminenti avere un figlio a questa età, ma è successo. E’ stata una svista, chiamiamola così, me ne rendo perfettamente conto ma questo non toglie nulla al fatto che dentro di me sta crescendo mio figlio, vostro nipote, e io lo amo già alla follia nonostante il suo pessimo tempismo. Sembrerà banale, una frase di circostanza forse, ma io sono seriamente pronta a diventare mamma... non desidero altro in questo momento e la prova del nove l’ho avuta nell’esatto momento in cui mi sono accertata di questa possibile gravidanza. Io credo che chiunque alla mia età, con tutti i progetti ben stabiliti in testa e le ambizioni come quelle che ho io, avrebbe dato di matto disperandosi a questa notizia, ma per me non è stato affatto così. Non mentirò di aver  avuto una paura tremenda durante il tempo di attesa del test e anche prima quando ho iniziato a realizzare di poter essere effettivamente incinta a soli 20 anni, ma poi quando ho letto il risultato la paura si è formata in consapevolezza e non so come ma mi sono sentita improvvisamente felice. Se qualcuno in questo momento mi ponesse la domanda: cosa vuoi fare nella vita? Io risponderei la mamma. Già... Voglio fare la mamma, voglio essere la mamma di questo bambino ma questo non significa di certo che voglio rinunciare alle mie aspirazioni... affatto. Continuerò a studiare, prenderò la laurea in psicologia, proseguirò il mio lavoro da allenatrice, ma sopratutto tornerò ad allenarmi appena possibile per presentarmi alle prossime olimpiadi tra quattro anni. Un po’ to much tutto questo? Un vero suicidio provare a  tenere fede a tutto? Possibile ma io posso farcela, con un po’ di aiuto posso farcela e se voi non sarete quell’aiuto di cui forse in alcuni casi potrei avere bisogno non ve ne farò una colpa: ho un lavoro, abbiamo entrambi un lavoro.... troveremo qualcuno in grado di aiutarci in caso di necessità. Non sarò ne la prima né l’ultima giovane mamma in carriera, tutto si può fare se lo si vuole davvero e io vi dimostrerò di essere in grado. - il mio sembrò quasi un comizio elettorale lo riconosco. Nel ripensarci mi viene quasi da ridere... immaginate: io in piedi a parlare come se nulla fosse e loro sul divano con delle faccine che neanche vi sto a spiegare. Una scena da film comico se visto dall’esterno ma posso assicurarvi che quel discorso fu la mia salvezza. Non sarei stata in grado di affrontare un altro muro come quello che già mi stava innalzando regina, per quanto fossi forte e determinata nei confronti di questa gravidanza non ero certo fatta di marmo, avevo delle emozioni anche io e dubitavo seriamente che sarei rimasta impassibile ad un possibile rifiuto da parte dei miei genitori. 
  • Emma amore io... io... non so cosa dire davvero... - fu mia mamma la prima a prendere parola tra i due. - Sei giovanissima per avere un figlio, sopratutto con i tempi di adesso e non nego che questa notizia mi spiazzi parecchio mah.... beh sono dell’idea che un figlio sia un dono del cielo, un dono da apprezzare sempre e comunque e visto le difficoltà avute per riuscire ad averti non posso  non accogliere a braccia aperte questa nuova vita che presto si unirà alla nostra famiglia ma sia ben chiaro che non sono minimamente d’accordo sulle tempistiche. 
  • Tempistiche... - continuò mio padre interrompendola e se prima ero un tantino agitata nell’ascoltare le parole di mamma adesso stavo letteralmente tremando. - non parlare in mia presenza di tempistiche ti prego. Fino a due mesi fa mi illudevo nella falsa speranza  che la mia giovane figlia ancora non avesse colto l’aspetto malizioso di ciò che implica una relazione e ora non solo me la ritrovo  più che consapevole di determinate situazioni e in procinto di volersi addirittura sposare ma anche in attesa del suo primo figlio? A soli 20 anni? Direi che sia un po’ troppo Emma non trovi? - potevo di certo aspettarmi parole differenti da colui che fin da piccola mi aveva sempre istruita alla classica famiglia tradizionale dove prima avviene il matrimonio e poi i figli? Certo che no ma già il fatto che ancora non avesse iniziato a sbraitare era già qualcosa. - Come siamo passati dal “tranquillo papà, non mi sposerò subito, ho ancora molte cose da fare prima e comunque ho ancora bisogno di te” a “papà sono incinta”? Spiegamelo perchè credo di essermi perso un piccolo passaggio. - abbassai la testa non sapendo cosa dirgli. Avevo già detto tutto ciò che pensavo, ripeterlo non avrebbe cambiato le carte in tavola. - E tu... - si rivolse a Killian. - “mi prenderò cura di lei...” ho visto in che modo... complimenti! - ci fu un ulteriore momento di silenzio prima che riprese parola. - Comunque... quel che fatto  è fatto ormai e non si può tornare indietro per cui recriminare il passato non servirà proprio a nulla. Sono deluso? Mmh... deluso forse no, non è la parola adatta, ma dispiaciuto si, molto anche, sopratutto da te Emma, ti credevo più responsabile di così. Detto questo però devo spendere anche due paroline nei confronti di quella piccole giovane creatura che voi irresponsabili avete deciso di far venire al mondo un po’ troppo prima del dovuto e devo dire, proprio riguardo a ciò, che nonostante il tempismo e la precocità con cui sta arrivando non ci sarà giorno in cui il nostro sostegno mancherà. Quel bambino non ha colpe, non ha deciso da solo di venire al mondo e noi siamo i suoi nonni dopotutto e abbiamo il compito di farlo sentire amato o amata già da adesso per cui Emma conta pure su di noi. 

Mi fecero sudare sette camice prima di dirmi che alla fine, anche se non proprio entusiasti delle tempistiche, per me e per mio figlio ci sarebbero sempre stati ma alla fine lo fecero rendendomi la figlia più fortunata di questo mondo. Naturalmente il dispiacere nei miei confronti durò un pochino, ogni tanto mio padre non si risparmiava di certo  delle battute sarcastiche ricordandomi la mia poca prudenza, ma come per regina anche per loro bastò sentire il loro nipotino scalciare, o meglio “nipotina” per perdere totalmente la testa e dimenticare tutto il resto. Passai dall’essere un’irresponsabile ad essere la fautrice del regalo più bello che potessero mai ricevere nella vita e quando scoprirono che regina ci stava  trattando in quel modo, non la presero affatto bene e portarono rancore verso di lei fin quando le cose non si sistemarono. 

Ad onor del vero devo dire che però non proprio tutti faticarono nell’accettare la mia gravidanza, a parte nonno Brennan che nell’entusiasmo, nonostante regina e i miei genitori ci stessero viziando comprando di tutto e di più, iniziò a tirare fuori dalla soffitta le vecchie cose di killian, anche altre quattro persone furono davvero entusiaste della cosa, talmente entusiaste che quasi persero il lume della ragione. Di chi sto parlando? Ma naturalmente di Sarah, Abby e i loro rispettivi fidanzati: Sam, ormai inseparabile dalla Sarah e Chris, compagno di squadra di Killian e nuovo fidanzato di abby. Con loro ho cercato di mantenere il segreto un po’ più del dovuto, sopratutto con le mie compagne di squadra, raccontando loro che ero esonerata dagli allenamenti per via di una piccola infiammazione alla gamba, ma poi arrivò il momento di dire loro la verità e per farlo decisi di organizzare una cena a casa mia e di killian, si... con la gravidanza la sua casa diventò a tutti gli effetti nostra prima del previsto.

Durante tutta la cena non accennammo minimamente al fattore gravidanza, un po’ come nella cena con i miei, poi però con la scusa di servire il dessert mi allontanai dalla sala e al mio ritorno non solo avevo il dolce tra le mani ma anche quattro piccole bustine appese ognuna di esse ad un palloncino gonfiato ad elio. Consegnai ad ognuno di loro un palloncino e dopo aver visto un attimo di incertezza nei loro occhi diedi il via libera per scoprire il contenuto della busta. Una semplice frase “ciao zio\a.... presto sarò con voi per giocare insieme.... ASPETTATEMI!” scritto con pennarello indelebile sulle stampe dell’ultima ecografia che avevo fatto, questo era il contenuto della busta, un messaggio piccolo, semplice ma al tempo stesso ricco di significato. Inutile dire che Sarah e Abby persero letteralmente la testa tanto da arrivare a monopolizzarmi per tutto il restante della serata ma anche i due zietti furono entusiasti della notizia e per festeggiare questo nuovo arrivo ma sopratutto il futuro papà decisero di portarlo fuori a brindare come giusto che fosse lasciando noi donnine ai nostri chiacchiericci. 

Una volta aver avvisato tutti tutto diventò più semplice da gestire e tra decorare la camera della nostra piccola e comprarle le sue prime cosine ecco che arrivò senza che neanche me ne accorgessi l’arrivo del tanto atteso nono mese. 

Ad occhio nudo non sembravo affatto una donna incinta di nove mesi in procinto di partorire, la mia pancia rimase sempre molto piccolina, la mia cucciola era una nanerottola, ma la realtà era questa e io iniziavo ad avere un po’ di paura. A parte i primi mesi di nausee per il resto della gravidanza mai un solo disturbo... fortunata? Forse... ma nella mia mente ero convinta che probabilmente avrei pagato tutta quella fortuna soffrendo doppiamente il giorno x.

Iniziai ad informarmi su cosa stesse per accadere nel dettaglio al mio corpo domandando a mia madre e a regina di raccontarmi le loro esperienze ma entrambe, vedendomi letteralmente nel panico, rimasero sempre molto vaghe onde non spaventarmi ma la cosa mi mise in realtà ancora più ansia tanto da iniziare a fantasticare sull’idea di un possibile parto cesareo. Parlai con Killian di questa eventualità ma lui mi guardò come se avessi detto una stronzata. Non era assolutamente d’accordo con il mio pensiero, ero giovane e in salute per cui non vi era nessun motivo per cui intervenire chirurgicamente. 

  • È più rischioso un Cesario che un parto naturale... lo dice la parola stessa amore: “naturale” ci sarà un motivo se è chiamato così no? 
  • Parli facile te... non sarai tu quello che starà male. - sbuffai una sera in cui ero particolarmente nervosa.
  • Amore mio...- si avvicinò prendendomi per mano e invitandomi a sedermi insieme a lui sul divano del soggiorno. - Sei la donna più forte che io conosca, non ti sei mai arresa davanti a nessun ostacolo e sono sicurissimo che non sarà diverso neanche questa volta. Sei spaventata, è normale esserlo, ma andrà tutto bene vedrai.
  • Non mi tiri su di morale così... - obbiettai. - non centra nulla essere forti o meno... il dolore è dolore, che tu sia forte o meno la sostanza non cambia: se fa male fa male.... a prescindere e io ho paura di questo. Ho una soglia del dolore bassissima e tu lo sai, svengo anche per un taglietto a momenti... come pretendi che io riesca a....
  • Non siamo nel medioevo Emma, ci sono aiuti molto efficaci che puoi usare su richiesta in caso di necessità: gas anestetico, epidurale...
  • Wow... non sapevo che fossi un esperto - commentai - non riparavi ossa rotte tu?
  • Spiritosa... davvero molto spiritosa!! mi sono informato e pensa, quasi dimenticavo, un mio collega mi ha anche detto che il parto in acqua può essere molto d’aiuto. Il dolore è ridotto ed è anche il livello di stress per il bambino è minore. Dovremmo prenderlo in considerazione sai?

Ci ragionai attentamente per due interminabili giorni ma alla fine decisi di accantonare momentaneamente l’idea di un cesareo e dare una possibilità al parto in acqua. In fondo non avevo molte altre soluzioni a disposizione visto che Killian continuava a boicottare l’idea di un cesareo.

Stabilità questa opzione e comunicata a chi di dovere per tenere una stanza a nostra disposizione non dovetti far altro che attendere il fatidico giorno. Arrivai alla fine del nono mese che ancora nulla, la bambina non si decideva di voler nascere e se da un lato era stressante la cosa, anche se piccolina la pancia iniziava a pesare un pochino, dall’altro ero sollevata che ciò ancora non accadesse. Vivevo praticamente nel panico e avere mia madre e Regina a mezzo centimetro di distanza da me a chiedermi  ogni due minuti se mi sentissi bene non aiutava. Erano eccitate, totalmente impazzite e il loro entusiasmano cresceva a dismisura ogni giorno di più. “Oggi è il giorno buono” diceva una, “oggi rompi le acque me lo sento” diceva l’altra... non potevo avere mezzo doloretto che scattavano in piedi come soldatini e anche andare in bagno diventò impossibile che capitava di ritrovarmele anche li per assicurarsi che tutto fosse ok. 

Di solito si alternavano, un giorno era la mamma a farmi compagnia, l’altro Regina, avevano stipulato un calendario pensate, ma capitava anche di ritrovarmele tutte e due sotto lo stesso tetto, la domenica ad esempio e li la cosa era ingestibile credetemi. 

Pregai con tutto il cuore che il travaglio non iniziasse di domenica sono onesta, non avrei avuto la forza per gestire anche due nonne fuori di senno oltre ai dolori e grazie al cielo  questa preghiera venne ascoltata.

Erano le 19:30 di un lunedì sera quando iniziai ad avere i primi doloretti ma non diedi molto peso alla cosa, non erano forti, affatto... sembravano i soliti crampi di sempre. Credendo che il parto fosse diverso in fatto di dolori non dissi niente a nessuno per non creare allarmismo e inizialmente credetti di aver fatto la cosa giusta visto che dopo una doccia calda i dolori sparirono letteralmente ma considerato ciò che successe qualche ora dopo forse non fu proprio un bene tacere la cosa. 

Per tutta la notte diciamo che nonostante il sonno un po’ disturbato dal mal di schiena riuscii più o meno a riposare ma al mattino ecco tornare i doloretti, sempre molto distanti l’uno dall’altro quindi non preoccupanti, delle volte passava anche un’oretta abbondante e come se non bastasse ecco tornare le nausee.  

Vedendomi fuori forma, nonostante ci fosse Regina quel giorno a tenermi compagnia, Killian decise di prendersi ugualmente un giorno libero dal lavoro per starmi accanto, “hai una brutta cera” mi disse quando gli fece presente che non c’era bisogno di un ulteriore babysitter “non sto tranquillo se vado a lavoro”. 

Fargli cambiare idea sarebbe stato inutile, un dispendio di energie che non avrebbe portato a nulla per cui lo lasciai fare sperando di non svenire o allora avrei dovuto ammettere che avesse ragione. 

Nonostante un malessere in senso generale passai la mattinata abbastanza bene: vomitai tre o quattro volte e mi massaggiai la schiena di tanto in tanto ma per il resto stavo più che bene tanto da mettermi, contro il loro volere, anche a cucinare.

  • ci siamo... si sta preparando secondo me... entro domani partorisce - sentii dire Regina a Killian a bassa voce per non farsi sentire da me - Meglio se rimango qui stasera almeno le do una mano - si auto invitò  senza dar modo a suo figlio di dire la sua. 
  • Regina guarda che anche se parli piano ti sento. Sono incinta, non sorda.... Sto benissimo comunque, non c’è bisogno che tu rimanga davvero.
  • E se rompi le acque? - domandò seria. come se fosse lei il mio medico poi... 
  • Sono sicura che non succederà ma se dovesse succedere credo che killian sia in grado di guidare fino al pronto soccorso Regina. - dissi con ovvietà
  • Preferisco restare in ogni caso. Posso dare una mano almeno. 
  • A far c... - stavo per perdere la pazienza ma fortunatamente Killian, vedendomi pronta a rispondere intervenne prima che iniziassimo a discutere come eravamo abituate a fare. Peccato solo che pur di farla stare zitta, non si sarebbe mai arresa conoscendola, andò a suo favore. 
  • Ehm... mamma fai come ti pare. Vuoi restare? Resta, ma non stressarla ti prego che la vedo che non sta bene.
  • Appunto rimango. - alzai gli occhi al cielo esasperata dopodichè feci cenno a killian di raggiungermi in salotto. 
  • Scusa, lo so, non c’è bisogno che tu duca nulla ma.... la conosci!
  • Ringrazia che ti amo perché già la sopporto come allenatrice, pure come suocera non me la sarei mai presa se non fossi totalmente presa da te. È un  po troppo non trovi? 
  • Messaggio ricevuto - rise. - la terrò alla larga il più possibile. 
  • Grazie...
  • Riposati però perchè forse sarà anche invadente ma ha ragione a dire che stai li li.
  • Tu dici? - iniziai a tremare al solo pensiero: un conto era sapere di dover prima o poi partorire e un conto era avere l’ufficialità  che a breve sarebbe accaduto sul serio. 
  • Io credo proprio di si. Se non domani dopo domani... Sicuro.

Ma quale domani o dopodomani... magari sarebbe stato così, avrei avuto il tempo per prepararmi psicologicamente, invece no... senza neanche capire come due ore dopo ecco che  il mio calvario ebbe inizio. 

Ero sul divano, comodamente appollaiata tra le braccia di Killian quando un dolore improvviso, forte... molto forte, alla schiena e al basso ventre mi compì lasciandomi dolorante e senza respiro per buoni venti secondi. Una contrazione, una vera contrazione, la prima in assoluto così intensa. Killian non si scompose di un millimetro, mi affiancò consigliandomi di respirare profondamente e mi tenne la mano fin quando quel dolore inferrante cessò. Se quella era solo la prima di una serie di contrazioni a cui stavo per andare in contro ero spacciata, su una scala da uno a dieci il dolore era all’incirca otto e mezzo, nove... ed era solo l’inizio, la parte più semplice, come sarei arrivata all’ultima fase? Il panico prese il sopravvento e nonostante le parole rincuoranti di Killian non riuscii a calmarmi. Dopo neanche cinque minuti ecco arrivare la seconda contrazione, intensa tanto quanto la prima, poi una terza, una quarta e così via.  “Troppo ravvicinate” sentii dire Killian a mia madre e quello fu il chiaro segnale che il travaglio era ufficialmente iniziato. Avrei dovuto essere contenta, erano giorni che mi immaginavo alle prese con la mia piccolina, che fantasticavo su come sarebbe stato bello tenerla finalmente tra le braccia eppure non ero affatto felice in quel momento perchè per arrivare al traguardo desiderato avrei dovuto passare attraverso un qualcosa di mostruoso.

Improvvisamente non mi sentivo più pronta a fare la mamma e l’unica cosa che mi venne di fare fu piangere.

  • E’ tutto sotto controllo amore mio, non agitarti, adesso cronometriamo bene le contrazioni e tra poco chiamo la mia collega per avvisarla che ci siamo quasi.
  • Voglio andare adesso... fa troppo male Killian!!! E’ insopportabile.
  • E’ un po’ presto per andare ora, sono solo le prime contrazioni.... - cercò di spiegarmi
  • Già... e poi il primo parto è decisamente lungo - aggiunse regina mettendomi ancora più ansia. - Il dolore che senti è accentuato perchè ti stai agitando, se provi a rilassarti vedrai che queste prime contrazioni risulteranno più leggere e sopportabili. - prime contrazioni? C’era proprio bisogno di ricordarmelo che erano solamente le prime? 

Cercai di non pensarci, dedicai le mie attenzioni sul film che stavo vedendo poco prima ma niente, il dolore era insostenibile e in più avevo lo stimolo di voler spingere.

  • Sento lo stimolo di spingere... - dissi dopo l’ennesima contrazione, erano passati venti minuiti dalla prima ed ero già in un bagno di sudore. 
  • Devi respirare, non spingere... - mi ricordò Regina neanche fosse lei il medico dopodichè la sentii chiacchierare cosa Killian su qualcosa che riguardava me e la mia poca sopportazione del dolore. Cosa credeva? Che stavo accentuando un dolore che in realtà non era così tanto forte? Probabile visto che la sentii dire “come ci arriva alla fine se già sta così?” Ma non potetti accettarmi della cosa in quanto un nuovo dolore mi colpì, questa volta talmente forte da far succedere qualcosa di inaspettato. Sentii una strana sensazione e senza capire come ecco che mi ritrovai seduta su un divano totalmente bagnato.
  • Emma che succede? - mi chiese killian vedendomi letteralmente bianca in volto.
  • Oddio io... io... io credo di essermela appena fatta addosso - dissi con gli occhi che per poco non uscivano dalle orbite per lo stupore e la vergogna. Avevo appena fatto pipì su un divano? Senza rendermene conto? Volevo sprofondare. Vidi Killian e Regina avvicinarsi a passo svelto in mia direzione per aiutarmi ad alzarmi da li e io in quel momenti mi sentii ancora di più sprofondare. Che vergogna. 
  • Emma non preoccuparti può succedere, non è nulla... - provò a rassicurarmi inutilmente regina, Killian non disse nulla invece, rimase a guardare il divano per qualche secondo per poi spostare lo sguardo sui miei pantaloni...
  • Non è niente di quello che pensi Emma, hai solo rotto le acque. - sentenziò convinto dopo un’accurata osservazione.
  • Cosa? Ma non è presto per rompere le acque Killian? Ha appena iniziato il travaglio, non dovrebbe accadere verso la fine del travaglio? - chiese Regina 
  • Eh.... che posso farci io? - rispose come a voler dire “neanche fosse colpa mia”
  • Ma Sei sicuro? Forse ha ragione lei, ha....
  • Sicurissimo mamma. 
  • E ora? - continuò lei sempre più impacciata 
  • E ora niente! Chiamo la mia collega e le spiego la situazione...

Lo vidi allontanarsi per parlare al telefono e la cosa non mi piacque affatto, se tutto era nella norma perchè non aveva telefonato in mia presenza? Che bisogno c’era di allontanarsi? Le parole di Regina poi tornavano ad aleggiare nella mia mente: “è troppo presto per rompere le acque”.aveva detto... che qualcosa stesse andando storto? Stava succedendo qualcosa alla mia bambina? L’idea iniziò a frullarmi per la testa e prese una piena consapevolezza quando Killian tornò in stanza comunicando di aver, sotto consiglio della sua collega, chiamato già un’ambulanza. Perchè chiamare un’ambulanza se non c’era nulla di cui preoccuparsi? Non poteva accompagnarci regina in ospedale? Troppe domande per la testa, troppi dolori, troppo di tutto. 

  • Ti aiutiamo a darti una sistemata nel mentre aspettiamo ok? Così controlliamo anche come procede. - da killian avrei anche accettato quelle parole, in fondo anche se fisioterapista era comunque medico, e poi mi aveva già vista  nuda, ma da regina? Da lei proprio no, lo so che voleva solamente rendersi utile ma restava comunque la mia allenatrice e farmi vedere in quelle condizioni non era decisamente contemplato.
  • Vuoi fare cosa? - riuscii a dire tra un dolore e l’altro - Non sapevo fossi medico! - dissi con acidità - tze... Resta nel tuo per piacere.  - nonostante il dolore, l’arrabbiatura e il panico riuscii a dire “per piacere”... a Killian venne da sorridere ma lo fulminai con lo sguardo facendolo tornare immediatamente Serio.

Quando arrivarono i paramedici credevo che mi avrebbero trasportata subito in ospedale, invece no... prima di farlo dovevano assicurarsi delle mie condizioni in modo tale da comunicarle al pronto soccorso e disporre quindi  il tutto per il mio arrivo. 

Andai nel panico, non volevo che degli estrani che non avevo mai visto prima mi controllassero ma se con regina poco prima potetti esprimere la mia opinione e rifiutarmi in quel caso non potei farlo. Killian naturalmente salì in stanza con me, non mi avrebbe per nulla al mondo lasciata da sola ma anche regina poco dopo si unì. Credevo sarebbe stata una cosa breve ma dopo cinque minuti eravamo ancora li, nel bel mezzo di una visita imbarazzante dove tutti avevano gli occhi puntati su di me che ero la copia sputata di Emily nel film l’esorcista. 

  • Sicuri che il travaglio sia iniziato solo quaranta minuti fa? - chiese il ragazzo mentre mi visitava.
  • Assolutamente si! È per questo che ho chiamato l’ambulanza... le sono partiti subito questi dolori così forti, non mi risultano esserci state tappe intermedie.
  • Mmmh... capisco! Ascoltami Emma, un’ultima cosa e poi andiamo: prova a spingere, piano, senza sforzarti... al mio tre: uno, due, tre! - lo feci, provai a farlo ma un dolore assurdo, un bruciore,  proprio li, alle parti basse, mi fece fermare. 
  • O MIO DIOOOOOO!!!! - Esclamò regina guardando subito Killian per  poi spostare lo sguardo verso il ragazzo.  - E’... è quello che penso io? E’...
  • Già... è la testa del bambino, siamo arrivati giusto in tempo, altri due minuti e avrebbe partorito sola. - Cosa???? Stavo già partorendo? Non... non era possibile. - Ora bisogna solo decidere come procedere - si rivolse più che altro a killian - il tempo è poco, pochissimo, quindi o restiamo qui e la facciamo partorire noi o la carichiamo in abulanza e proviamo ad arrivare in ospedale. 
  • P... proviamo???? - ripetei nel panico più totale mettendomi in mezzo alla loro conversazione. Non volevo “provare ad arrivare in ospedale” volevo arrivarci... punto. - che significa proviamo? La... la bambina...
  • La tua bambina è quì Emma, posso vederla, pronta ad uscire quindi...
  • Voglio andare in ospedale. - dissi decisa e impanicata allo stesso tempo.
  • Emma tesoro non è il caso - mi disse regina - Diglielo anche tu Killian, glielo dica anche lei!!!! E’ meglio se... non so se...
  • Voglio andare in ospedale!!!!!! - ripetei a voce sostenuta azzittendola.
  • Ok, d’accordo! - disse Killian facendo cenno al paramedico di procedere con il trasferirmi sulla barella che nel mentre avevano portato. - Pensi che ce la facciamo però si? 
  • se fa quello che le dico ce la facciamo ad arrivare in ospedale... emma respira e basta ok? non spingere, neanche se ne senti il bisogno e vedrai che arriviamo senza problemi. 
  • E se per strada trovaste traffico? - regina era totalmente contraria a farmi mettere in viaggio in quelle condizioni e ancora una volta non si trattenne dal dire la sua.
  • Signora siamo in ambulanza, sappiamo come aggirare il traffico. Stia tranquilla, se ci lascia partire entro sette minuti saremo li. 
  • Mamma dai... lascia decidere Emma. Se si sente più tranquilla a voler andare in ospedale facciamolo. Tu intanto comincia ad avviarti e avverti gli altri che ci siamo. 

Pur contraria smise di protestare e di corsa prese le chiavi della macchina per iniziare ad avviarsi. Tirai un sospiro di sollievo nel vederla andar via, mi stava mettendo un’ansia addosso che neanche immaginate ma una volta trasportata in ambulanza l’ansia tornò ad impadronirsi di me in quando i dolori si intensificarono a tal punto che non spingere diventò impossibile. Ci provai, mi sforzai a trattenermi ma non ci riuscii, spingere mi veniva in automatico.

  • Non ce la facciamo! - esclamò il paramedico guardando Killian neanche trenta secondi dopo esserci messi in marcia e aveva ragione: due minuti dopo, quarantacinque minuti dopo la primissima contrazione, in ambulanza, grazie al paramedico e a Killian che collaborò con lui, la mia piccola cucciola venne al mondo rendendomi finalmente una mamma. 

La scrutarono parecchio prima di farmela vedere, volevano assicurarsi che stesse bene, ma poi Killian si avvicinò con lei tra le braccia e delicatamente me la passò facendomela finalmente vedere in tutto il suo splendore. Dire che fosse meravigliosa era dire poco... non c’è un aggettivo che potesse rendere a parole quello che i miei occhi stavano vedendo in quel momento; era bella... bella da togliere il fiato. 

  • abbiamo fatto un capolavoro emma! - disse Killian avvicinandosi ulteriormente a noi e baciando entrambe sulla fronte  poi prendere il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni per fare il nostro primo selfie ufficiale come famiglia. 
  • Già... la cosa più bella mai fatta in vita mia. Grazie Killian! Grazie per avermi regalato questo gioiellino.- dissi nel mentre l’ambulanza si fermò. Eravamo finalmente giunti in ospedale. 
  • Grazie a te per avermi reso papà mettendo al mondo questa splendida creatura. Sei stata bravissima amore mio, davvero bravissima ma ora arriva la parte più complicata lo sai si? - sorrise nel vedermi guardarlo totalmente è confusa: avevo appena partorito, cosa c’era peggio del dover partorire? - evitare che i nostri parenti ce la scippino tra le braccia. - rise spiegandomi le sue parole e io risi insieme a lui. Conoscendo le nostre famiglie era scontato che ciò accadesse.

Il tempo di arrivare in ospedale che eccoli già li infatti, come riuscirono a batterci sul tempo è ancora un mistero, i quattro nonni...

Ci corsero in contro non appena il paramedico aprì i portelloni dell’ambulanza per farci scendere e naturalmente la prima cosa che saltò ai loro occhi fu un fagottino microscopico urlante avvolto in una pellicola tutta argentata. Non si aspettavano minimamente di incontrarla li, nell’immediato, per cui ci fu un primo momento di smarrimento generale ma poi eccoli iniziare a farsi riconoscere stillando di felicità sotto gli occhi di tutti i passanti. Sembravano letteralmente impazziti, mai visti così esaltati, ma la più esaltata di tutti fu regina che dopo aver fatto le “vocine” alla sua nipotina facendola smettere di piangere di colpo letteralmente incantata dalla sua nonnina eccola iniziare a prendere a male parole i paramedici considerandoli degli idioti per non averle dato retta. 

  • Avete messo a rischio mia nuora e mia nipote! - nuora??? Seriamente???? - dovevate darmi ascolto e lasciarla a casa, non farla partorire in mezzo ad una strada. 
    • Signora...
  • Siete degli idioti! Ma vi farò causa sappiatelo! 
  • Come vuole lei però adesso dovremmo  portare la ragazza e la bambina in un luogo più caldo, rischiano di prendere freddo entrambe così! Ci scusi.... - senza considerarla ci trascinarono via  verso il pronto soccorso ma nonostante ciò continuai ad ascoltare  gli insulti di regina anche a distanza. 

Rimanse Killian con lei nel mentre io e la cucciola di casa venimmo visitate  e quando finalmente, dopo innumerevoli prelievi, ci portarono in quella che sarebbe stata la nostra stanza non solo rividi il mio bel maritino ma costatai anche che gli animi si erano finalmente placati. 

Partì subito la gara a chi dovesse per primo coccolare la bambina ma nessuno dei quattro nonni ebbe la meglio. Già... prorpio mentre si stavano “azzuffando” per decidere il fortunato Abby e sarah fecero il loro ingresso trionfale e senza perdere tempo le prime coccole se le accaparrarono loro passandosela lun l’altra. 

  • come avete deciso di chiamarla questa delizia? - disse Abby dopo averla passata a sarah. - mamma miaaaa.... la mangerei di baci.
  • Siamo stati a lungo indecisi devo essere onesta, non è stato facile trovare un nome a questa Piccola birbante ma alla fine ragionando bene su tutta la nostra storia, su tutto quello che abbiamo passato in questi anni abbiamo trovato il nome perfetto  quindi è con enorme piacere carissimi zii e nonni che vi presentiamo la piccola di casa Jones: la nostra piccola joy. 
  • Joy? Joy jones? - esclamò sarah 
  • Figoooooo!!!!! - si aggiunse Abby - il nome perfetto direi! Congratulazioni ragazzi! Per tutto quello che avete passato, tu sopratutto emma, vi meritate il meglio e lei lo è.

Già... lei era il mio meglio.... il nostro meglio. 

Da quel giorno sono passati due anni, due anni intensi, difficili da gestire... ma due anni che non cambierei mai per nulla al mondo. 

Joy è una bimba dolcissima ma allo stesso tempo un terremoto vivente, è capace di fare casini anche stando semplicemente seduta. Ama la gente, è socievole e non ha problemi a rimanere con i suoi nonni e gli zii se mamma e papà hanno da fare.  Come potrebbe avere problemi... quella piccola smorfiosa ha capito benissimo che stare con i nonni significa coccole a go go e giocattoli nuovi per cui non ha motivi per  cui lamentarsi. 

La sua cameretta ne è la prova vivente, ci sono talmente tanti giocattoli che a stento riesce ad entrare lei ma ai nonni poco importa e imperterriti continuano a viziarla. 

Ama i giocattoli, più fanno rumore e sono colorati e più  le piacciono ma la sua vera passione è un’altra. Alla mia piccola joy piace giocare con nonna regina o con zia Abby e zia sarah in palestra, precisamente nella buca  di gomma piuma. 

Avendo ripreso due mesi dopo il parto ad allenarmi e avendo Killian costantemente impegnato tra ospedale e allenamenti ho preso l’abitudine di portare joy con me. All’inizio tutto ok, dormiva e basta, ma poi crescendo ha iniziato a sgambettare tutta felice gurardando noi grandi allenarci e ad urlare disperata quando vedeva le bambine allenarsi. Aveva solo sei mesi era ancora piccina quindi non capivo cosa la spaventasse di quelle bambine, non riusciva a comunicarmelo, ma poi capii... non era spaventata, voleva semplicemente unirsi a loro. 

un giorno regina la mise a terra per osservare i suoi comportamenti e lei come se niente fosse iniziò a strisciare e poi gattonare per raggiungerle.  

  • Che peste!!!! te lo dicevo che è una piccola ginnasta questa qui! - mi disse regina andando a recuperarla ma vedendola piangere perché presa in braccio pensò bene di portarla sui materassi per farle fare le capriole. Si diverti talmente tanto che nonostante l’ultima lezione terminasse alle 20 noi uscimmo dalla palestra alle 21:30 e da quel giorno non vi è più stato verso di tenerla nel suo passeggino mentre si stava in palestra. 

Naturalmente era sempre super controllata, a vista proprio, era al sicuro, ma mi faceva strano a soli otto mesi vederla rotolarsi e tentare di fare capriole piuttosto che gattonare. Ad un anno e mezzo poi iniziò a buttarsi da sola nella buca di gomma piuma... prendeva la rincorsa e si lanciava...incurante del pericolo proprio e questo diede ulteriore conferma a regina che la mia piccola sarebbe stata seriamente una ginnasta forte nel volteggio come la sua nonna. 

A me personalmente non interessava e interessa se deciderà di prendere la mia stessa strada o se deciderà di intraprendere un percorso totalmente differente, a me e al suo papà interessa solo che sia felice e se ad oggi è giocare a fare la ginnastica che le stampa un sorriso sul volto, nonostante indossi ancora il pannolino,  io non sono nessuno per impedirglielo. Certo, vivo con il costante pensiero che potrebbe vivere disgrazie come quella accaduta a me in passato ma devo andare oltre e in caso aiutarla a vedere il meglio che questo sport ha da offrirle. 

Quando sarà il momento lo farò certo, per ora la lascio alle cure di regina che di sicuro saprà formarla alla perfezione. Molto meglio di come farei io. 

Ancora oggi mi chiedo come sia possibile che abbia affidato proprio a me un compito così importante come quello di formare e dare le basi alle più piccoline, lei è il meglio del meglio non di certo io ma ogni volta che prendo questo discorso lei devia lasciandomi priva di risposta. Crede in me questo è certo ma per iniziare sarebbe stato molto meglio allenare ginnaste con già un minimo di esperienza. 

Harris mi ha messo la pulce nell’orecchio che la mia cara suocera vorrebbe cedermi il suo posto una volta terminata la mia carriera olimpica, tra altre due o tre olimpiadi quindi ma se così fosse dovrebbe prepararmi psicologicamente e per tempo prima di farlo perché è vero che una volta finito il mio percorso  avrò più tempo da dedicare all’insegnamento ma è vero anche nella mia mente non c’è solo questo progetto. Sto frequentando l’università per un motivo ben preciso, ho un sogno nel cassetto, un ulteriore sogno a quello che ho sempre avuto fin da piccola e vorrei riuscire a realizzarlo. 

Sto studiando psicologia non così, tanto per.... c’è un motivo per cui lo sto facendo e propio l’altro esponendo questo mio pensiero ad harris ho ricevuto il benestare per poter realizzarlo. 

Di cosa sto parlando? Curiosi? Beh... diciamo solo che ne ho passate tante in questi anni da atleta e non sono l’unica ad aver passato momenti no. Chiunque faccia questa vita prima o poi si ritrova a dover fronteggiare con dei grattacapi e la cosa più brutta è che nella struttura non esiste un consulente incaricato ad affiancarti in questo momento “buio”. Io stessa per superare le mie difficoltà ho dovuto guardare altrove ed è li che mi è venuta l’idea. Voglio laurearmi in psicologia per aiutare i miei colleghi, attuali e futuri, a risolvere le problematiche che la vita agonistica gli preserverà. Voglio utilizzare la mia storia per aiutare il prossimo e se posso farlo nella struttura dove sono cresciuta perché non provarci? Abbiamo un fisioterapista, un sarto che ci produce body e divise, una tata che si prende cura dei minorenni lontani da casa... perché non si può avere anche uno psicologo? 

È un progetto grande, sopratutto visto che ho altri due lavori da portare avanti come insegnare e fare la mamma, che già  di per se sono parecchi impegnativi, e che ho in mente di vincere come minimo altri due o tre ori olimpici ma non ho alcuna intenzione di arrendermi. Non l’ho mai fatto e mai lo farò. Dimostrerò quanto valgo ancora una volta e vi renderò tutti orgogliosi di me.

Note dell'autore: ed eccoci alla conclusione di questa storia... come promesso sono riuscita ad arrivare alla fine senza lasciarvi in sospeso più del dovuto. Spero sia stata una piacevole lettura e se sono stata brava a tenervi incollati allo schermo vi comunico che sono in lavorazione per una one shot come seguito di questo racconto. ☺️ Piccolo spoiler: sono già a buon punto quindi tenete gli occhi 👀 aperti 😉
 
  
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