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Autore: about_mydreams    23/04/2021    2 recensioni
-Epilogo alternativo
2 Maggio 1998. Harry Potter é stato gravemente ferito dal Signore Oscuro e costretto, dunque, alla ritirata insieme all'Ordine della Fenice. L'ultima speranza di luce pare essersi spenta. Ormai il mondo magico è governato dall'oscurità, Lord Voldemort e i suoi seguaci si sono impossessati dei vertici del potere e non hanno scrupoli a perseguitare gli "impuri".
Hermione Granger non è riuscita a fuggire con i suoi amici ed ora scappa per restare in vita. Le sue condizioni cambiano quando incontra Draco Malfoy che, dopo averla sottratta da un avvenimento poco piacevole, deciderà di portarla al Manor con sé.
L'eroina del mondo magico si ritrova nella tana del nemico da sola.
(Storia presente anche su Wattpad)
Terza classificata al contest "The Girls 2019" su Wattpad.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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«And everything changed ...»

Avevo preso la Polisucco, avevo indossato uno dei soliti vestiti d'altri tempi che la signora mi aveva procurato, avevo nascosto la bacchetta tra le pieghe del pesante mantello poggiato sulle spalle - date le basse temperature- e, alla fine, decisi di provare a sorridere e a comportarmi come se nulla fosse; come se non stessi andando via e lasciando, così, in quell'ambiente oscuro, il ragazzo di cui mi stavo innamorando.
Draco non si fece rivedere dopo la nostra discussione, tanto meno io lo cercai. Non avrei potuto fargli cambiare idea, nemmeno se gli avessi puntato di nuovo la bacchetta contro lo avrebbe fatto. I suoi occhi così determinati e la voce così seria non li avevo mai visti prima d'ora; il solo pensiero della sua testardaggine mi faceva innervosire. D'altro canto, anche se non lo avrei mai ammesso ad alta voce - soprattutto a Draco- ero consapevole che forse, al suo posto, avrei fatto esattamente la stessa cosa: avevo cancellato i ricordi di me nei miei genitori e mi sarei fatta uccidere se avessi vissuto la sua stessa situazione per proteggere chi mi stava a cuore.
 
Sospirai e scossi appena la testa, scacciando quei pensieri così pesanti da sentire male al petto. Camminavo di fianco a Lady Malfoy, ormai eravamo arrivate nell'ingresso principale, ma ero così distratta dai miei stessi pensieri da non aver fatto caso a nulla, nemmeno a Draco davanti a noi che procedeva con passo tranquillo tenendo in una mano la rigida valigia della madre. E, per di più, c'era una quiete molto tesa, ma i padroni di casa riuscivano a dissimulare come se nulla fosse. Io, invece, non ero così brava, seppur avessi imparato qualcosa.
Non mi guardò in faccia nemmeno per un secondo, il giovane Malfoy, e lo stesso fece con Narcissa, ma andava bene così, per tutti. Sarebbe stato difficile salutarsi quando nessuno sapeva se ci saremmo rivisti davvero; per quanto gli promisi di aspettarlo, eravamo consapevoli che quello potesse essere in realtà un addio.
 
Ormai fuori le mura del Manor, il cuore iniziò a battermi forte, preoccupata che potesse accadere l'irreparabile. Una carrozza di legno scuro, senza troppi fronzoli incisi, ma solo delle finte colonne torte come decoro negli angoli, apparve dinanzi a noi in tutta la sua eleganza. Ero arrivata in quel calesse mesi prima e me ne sarei andata a bordo dello stesso, ma solo con più consapevolezze ed il cuore occupato dallo stesso ragazzo che mi aveva comprata (per proteggermi).
Accanto alla carrozza, vi era il cocchiere che, serio, ci stava aspettando; un uomo diverso da quello che avevo intravisto la prima volta: era panciuto, quello che stavo guardando, e i suoi occhi erano vivaci e di un bel marrone scuro. Di fianco all'uomo, un ragazzino, mio coetaneo, con corti capelli biondi e grandi occhi chiari; era così minuto, rispetto a chi gli stava vicino, da sembrare molto più piccolo della sua età effettiva. Non avevo mai visto nessuno dei due, tuttavia non ero mai uscita dal maniero e i Mangiamorte intorno e la signora stessa sembravano essere a proprio agio. Pensai di essere un po' paranoica, ma forse a causarmi agitazione era la situazione in sé e quei mantelli neri sempre in giro per il giardino della tenuta, attenti a qualsiasi passo dei Malfoy.
 
«Bene» esordì Narcissa, fermandosi esattamente di fronte la carrozza, rivolta verso il suo caro figlio; io me ne stavo in disparte «Allora noi andiamo» accennò un sorriso, con gli occhi attenti puntati sul viso di Draco.
 
«Fate buon viaggio, madre» disse solenne, prendendole la mano per lasciarle un piccolo e fugace bacio sul dorso «Mi mancherete» sussurrò sorridendo malinconico - come ogni volta che sua madre lasciava il maniero.
 
«Anche tu mi mancherai» mormorò con occhi un po' lucidi, lasciandosi andare all'amore di madre.
 
Lo accarezzò delicatamente, con un sorriso dolce sulle labbra e con ancora una mano stretta a quella del figlio.
Si guardarono per qualche secondo, intensamente, prima che la donna salisse sull'elegante calesse senza voltarsi indietro.
 
Io, semplicemente, feci un passo avanti nella sua direzione, lo guardai appena facendogli un cenno reverenziale con il capo e gli diedi le spalle, pronta a seguire la signora. Fissarlo negli occhi per dirgli addio sarebbe stato troppo difficile; avrei custodito, invece, la nostra promessa nel cuore aspettando il momento in cui tutta quell'oscurità sarebbe finita per stare nuovamente insieme. Tuttavia, Draco non era della mia stessa opinione.
 
«Elizabeth» sussurrò il mio nome con sicurezza, nell'esatto momento in cui poggiai un piede sul rialzo della carrozza.
 
«Signore?» mi voltai ossequiosa, ritrovandomi costretta a guardare quegli occhi tanto azzurri che mi avevano conquistata.
 
«Prenditi cura di lei» mormorò serio, ma il suo sguardo si addolcì un po' «E sta attenta»
 
«Anche tu» sussurrai con un nodo alla gola, la voce tremante e il cuore che batteva all'impazzata; lo stavo davvero lasciando indietro.
 
Restai a fissarlo per qualche secondo di troppo, sarei dovuta voltarmi e andare via cosicché il piano si compisse, ma quei pochissimi attimi avrebbero portato ad una svolta nei progetti di Draco e dell'Ordine. Con il senno di poi, a mente lucida, mi diedi la colpa per moltissime cose e quello che stava per accadere era l'apice di tutti quegli avvenimenti successi tra le mura del Manor a cui non avevo dato peso.
 
Nell'attimo in cui distolsi lo sguardo dal ragazzo, una voce piena e tranquilla fermò ogni nostro intento: Draco ed io ci voltammo verso la porta d'ingresso vedendo Lucius Malfoy avanzare lento; anche la moglie si sporse per guardare il marito.
 
«Narcissa, stavi andando via senza salutarmi» disse l'uomo fermandosi a qualche passo di distanza, abbastanza lontano fisicamente ed emotivamente da noi tre.
 
Avevo una brutta sensazione e a giudicare dal volto serio di Draco e dal pallore appena accennato della signora non ero l'unica. Lucius Malfoy era sempre troppo impegnato per occuparsi di cosa facesse o di come stesse la sua consorte; non era mai andato a salutarla quando partiva davvero per la Scozia nella disperata ricerca di un po' di pace. Dunque, c'era un motivo per cui si trovava di fronte tutti noi.
 
«Lucius» disse l'interessata con non curanza, scendendo dalla carrozza «E' commovente sapere quanto tu sia ancora interessato a tua moglie» continuò con voce sicura, mal celando ironia; si era fermata esattamente tra Draco e me, di fronte ad un uomo ormai distante «Avevo perso le speranze».
 
«Non dire sciocchezze, Cissy» parlò lento, ponendo entrambe le mani sul suo inseparabile bastone «Sai bene quanto io tenga a te. Per questo ti chiedo di rimandare la tua partenza».
 
«E perché dovrebbe, padre?» chiese curioso Draco, un po' irritato per quella pretesa e il suo modo di fare così tranquillo; sembrava che nulla lo toccasse «Non vedete che ha bisogno di andare via di qui?» domandò serrando la mascella, un passo più vicino a quell'uomo; ciò mi preoccupò «Non vedete come l'abbiamo ridotta?» sussurrò arrabbiato, guardando allo stesso modo suo padre.
 
«Draco» lo ammonì sua madre.
 
«Non parlami in questo modo, Draco» disse serrando la mascella, tanto che le sue parole apparvero come un sibilo.
 
Nel mentre io restavo in disparte, con il cuore che batteva forte e la tentazione irrefrenabile di richiamare il giovane e sua madre per andare via da una situazione che, avevo capito, poteva solamente peggiorare. Guardavo Lucius Malfoy con timore, ma provavo anche un pizzico di pietà: cercava in tutti i modi di essere autoritario, quando aveva perso il suo potere - in casa e non- molto tempo prima; voleva mantenere il controllo e avevo paura potesse fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. Non avevo mai fatto caso a quanto anche lui sembrasse piegato dagli eventi della guerra: racchiuso in un elegante completo nero, pallido e con occhiaie evidenti, i capelli biondissimi racchiusi in una coda dietro la nuca, emaciato, fissava fiero e irato il suo unico figlio. Tuttavia, nonostante il suo aspetto, sembrava non si pentisse delle scelte fatte.
 
«Altrimenti?» lo provocò l'altro, guardandolo allo stesso modo - forse più velenoso.
 
«Non farmelo fare» suonò come una supplica e una minaccia al tempo stesso.
 
«Cosa, Lucius? Cos'è che vuoi?» domandò stanca Narcissa, facendo un passo avanti, ma sempre un passo indietro a suo figlio.
 
«Rimanda il tuo viaggio e parliamo, moglie mia» mantenne un certo controllo; quella era davvero una preghiera per sua moglie.
 
Quel suo tono, quei suoi occhi mi fecero pensare: stava chiedendo alla consorte di non andare via, nonostante le insistenze del figlio, e, per di più, c'era una strana inflessione nella voce del signor Malfoy, come se sapesse qualcosa di importante. E così, come un lampo, ebbi la certezza che conoscesse il motivo di quella partenza alquanto improvvisa e, forse, anche di me.
Mi guardai intorno con circospezione: alcuni Mangiamorte si stavano avvicinando lentamente, circondandoci nei lati; il cocchiere e il ragazzo afferrarono le bacchette che nascondevano nella maniche della camicia. Sentendomi minacciata, decisi di prendere anch'io la bacchetta ben nascosta nel mantello e mi tenni pronta ad attaccare - o difendermi.
 
«No» sussurrò la donna «Farò questo viaggio che ti piaccia oppure no» era determinata seppur esausta.
 
«Bene, l'avete voluto voi» alzò il mento e usò un tono più solenne; nessuna traccia di compassione o di intimità «Prendetela».
 
Draco si posizionò davanti a sua madre, convinto, come tutti, che fosse lei quella in pericolo, ma non era così: sentii chiaramente il rumore acuto di un incantesimo alla mia sinistra. Anche se improvviso, seppur in maniera meno repentina del solito, riuscii a proteggermi dalla magia gridando un «Protego!».
 
Nonostante ciò, un'altra voce, altrettanto alta, si levò quasi contemporaneamente alla mia. Guardai a destra e vidi la figura alta e slanciata, tutta bardata di nero, di Draco. Eravamo quasi schiena contro schiena, entrambi con le bacchette tra le mani e puntate in avanti, verso quei Mangiamorte che ormai ci avevano circondato.
 
Avevo il cuore che mi batteva forte e la gola divenne secca per l'agitazione. Erano trascorsi mesi dalla mia ultima rappresaglia, eppure sembrava che nulla fosse cambiato. Tuttavia, nonostante fossi sollevata di aver ritrovato il mio spirito combattivo - che pensavo di aver perso- c'erano molte cose che mi confondevano e Lucius era uno di questi.
 
Non ci volle molto per capire che quei due cocchieri, bacchette alla mano puntate contro i nemici, posizionate di fronte Narcissa, fossero in realtà degli alleati - membri dell'Ordine il cui aspetto era mutato come il mio. Per il signor Malfoy, però, mi ci volle più tempo e un po' d'aiuto per capire il motivo delle sue azioni.
 
«Non volevo crederci quando mi è stato riferito che mio figlio, il futuro della casata Malfoy, si intratteneva con una Sanguesporco» parlò con cattiveria, avanzando di qualche passo.
Con un gesto studiato e repentino, sfilò dal suo elegante bastone da passeggio una bacchetta che, immediatamente, puntò contro suo figlio: la sua delusione.
«E, per di più, una Sanguesporco molto preziosa al Signore Oscuro»
 
Il volto pallido e magro, le profonde occhiaie e il suo tono basso e disperato mi fecero rabbrividire. Si avvicinò ancora un po', insieme ai Mangiamorte che, ormai ci avevano chiuso ogni via di fuga. Non avremmo potuto raggiungere nemmeno la carrozza alle nostre spalle: una sola mossa e saremmo stati colpiti senza pietà.
 
«Come avete potuto nascondere Hermione Granger sotto il nostro tetto!» urlò scagliando un incantesimo ai piedi del figlio - voleva spaventarlo, non colpirlo davvero «Quando Astoria mi ha raccontato tutto, non volevo crederci, ma poi ... ha detto che aveva visto coi suoi occhi mio figlio baciare quella- quella feccia!» la punta della bacchetta finì sotto il mento di Draco.
 
Avrei voluto allontanare quell'uomo disperato e distrutto, quindi molto pericoloso, dal ragazzo, ma c'erano diversi Mangiamorte che mi avevano sotto tiro. Nessuno di noi avrebbe potuto fare niente senza un'idea ben chiara in testa.
 
«Astoria? Cosa centra Astoria?» chiese perplesso Draco, con un leggero tremore nella voce.
 
«La padrona del Manor, Draco» risposi pronta.
 
Era tutto molto più chiaro e logico: lei sapeva già da molto tempo, ci aveva tenuto d'occhio per capire i nostri piani e noi, invece, avevamo abbassato la guardi come degli sciocchi, troppo presi da quei nuovi sentimenti. Mi sentii una stupida. Eppure, allo stesso tempo, non avrei mai creduto possibile che proprio Astoria, la giovane donna che amava profondamente Draco, si sarebbe schierata contro di lui.
 
«Sarebbe andato tutto bene se non l'aveste nascosta!» continuò ancora Lucius contro quella che fino a poco tempo prima era la sua famiglia «Avremmo potuto riavere la nostra libertà e il prestigio di un tempo!» era fuori di sé dalla rabbia, dalla delusione; fece scorrere la punta della bacchetta lungo la gola di suo figlio finché non si fermo esattamente al centro di essa; aveva gli occhi gonfi di lacrime, Lucius Malfoy, ma niente se non la morte avrebbe potuto mettere fine alla sua vergogna.
 
«Malfoy!» urlò qualcuno dei Mangiamorte, ormai impazienti di catturarci tutti.
 
C'era fermento nell'aria, si poteva facilmente percepirlo; un'atmosfera così carica di tensione da pesare sulle spalle: Malfoy era distrutto, i seguaci del Signore Oscuro erano trepidanti nel volermi catturare per essere così ricompensati dal loro padrone - come dei cani fedeli-, Narcissa era algida dietro i due falsi cocchieri, ma aveva il cuore in pezzi nel vedere l'uomo che aveva amato contro il ragazzo che amerà sempre. Dovevo approfittare di quella tensione, di quel momento dall'equilibrio così fragile per poter portare la situazione a nostro vantaggio. E poi un'idea.
 
«Smateralizzazione» sussurrai facendo un passo indietro e così mi avvicinai ancora un po' a Draco, nella speranza che potesse sentirmi.
 
A Natale, dopo essermi sentita poco bene a seguito della Polisucco, Draco mi portò in camera smaterializzandosi. Dunque, lui era l'unico che poteva scomparire da quella casa senza causare effetti indesiderati.
 
Forse per il troppo tempo trascorso insieme e la complicità creatasi, o anche perché eravamo in pericolo e i sensi erano tutti in allerta, Draco sembrò capire subito ciò che avevo in mente.
E tutto cambiò in un attimo. Lanciai un incantesimo contro i Mangiamorte di fronte a me e, immediatamente, approfittando del trambusto, afferrai la mano di Draco - seppur continuavo a difendermi contro gli attacchi dei nemici. Allo stesso tempo, anche il ragazzo di fianco a me e i due cocchieri iniziarono a combattere con tutte le forze. Nell'aria si sentiva il rumore degli incantesimi e l'odore di sudore e paura.
 
Con movimenti fluidi, Lucius Malfoy scagliò un attacco contro suo figlio, intento a tener testa a un Mangiamorte dal mio lato, ma quando mi accorsi di ciò era troppo tardi. La maledizione avanzava veloce verso di noi, non avrei mai potuto schivare quell'incanto, né avrei potuto avvisare Draco per tempo. Tuttavia, contro ogni nostra immaginazione qualcuno salvò il ragazzo: in tutta la sua algida bellezza, Narcissa puntò la bacchetta contro suo marito per proteggere il figlio. Era debole, eppure nulla le avrebbe impedito di combattere per salvaguardare il suo bene più prezioso - come una fiera leonessa protegge i suoi cuccioli dagli attacchi nemici. Così vedevo la signora del Manor, tuttavia ero anche preoccupata, consapevole del suo stato fisico.
 
«Dobbiamo andare!» esclamai tra il caos, tenendo ancora la mano in quella di Draco.
 
«Tu, come hai potuto!» ringhiò come un animale ferito Lucius rivolgendosi alla moglie.
 
«Non ti permetterò di toccare mio figlio!» esordì sicura la donna, scagliando subito dopo un ulteriore incantesimo al fine di stordire quell'uomo che, un tempo, era stato il suo caro sposo.
 
La situazione stava degenerando e tutti noi, nonostante avessimo la determinazione di fuggire e la volontà di sopraffare il nemico, eravamo comunque in inferiorità numerica. Dovevamo andare via il prima possibile.
 
«Draco, adesso!» gli urlai, stringendogli la mano - avevo davvero paura di perderlo.
 
«Finnigan!» gridò lui disperato, preoccupato per se stesso e per sua madre, mentre combatteva senza sosta.
 
I due cocchieri, il cui aspetto era ancora celato grazie alla pozione, si avvicinarono piano a noi. Quasi allo stesso tempo, Draco poggiò la mano con la bacchetta sulla spalla di sua madre e gli altri appena richiamati fecero lo stesso. Così, in un secondo, sentii il tanto familiare strappo all'ombelico che ci portò lontano da quel campo di battaglia. Se avessimo aspettato ancora un po' ci avrebbero catturato tutti e, nella peggiore delle ipotesi, torturato fino a supplicare di morire.
 
Eravamo lontani dal Manor, lo sapevo bene, eppure il senso di paura e di non essere ancora totalmente al sicuro era ben presente: avevo il cuore che batteva forte e le mani tremavano.
Sentivo le mani umide e c'era un profumo intenso di erba e terra intorno a me. Ero distesa al suolo, lontano dai miei compagni e provavo una forte sensazione di smarrimento; ogni suono mi arrivava debole e sembrava che tutto intorno girasse.
 
Mi alzi sui gomiti e guardai in alto: il cielo era grigio, grosse nuvole presagivano un temporale imminente, e il vento gelido iniziò a trapelare sotto i vestiti; l'erba bagnata, poi, non aiutava. Diedi un'occhiata a ciò che mi circondava: eravamo su un'alta pianura, o forse era una collina, in quella che sembrava aperta campagna. Dinanzi a noi vi erano diversi casolari abbandonati - o almeno così sembrava. Nell'aria si sentiva anche l'odore del mare, ma non riuscivo a vederlo, dunque doveva essere abbastanza lontano ed era solo grazie alle potenti folate d'aria che potevo sentirlo. Non sapevo dove fossimo atterrati, ma, da ciò che avevo visto, avevo la sensazione di essere in Scozia.
 
Mi misi seduta, ancora un po' frastornata. Presi la bacchetta caduta ai miei piedi e volsi gli occhi alla ricerca degli altri: i due cocchieri avevano svelato la loro identità - Seamus Finnigan e Hannah Abbott- e sembravano confusi tanto quanto me, Draco si stava mettendo in piedi mentre Narcissa era già alzata e guardava fisso di fronte a sé; i lunghi capelli scuri sciolti e scompigliati ondulavano al vento, il portamento elegante e deciso, le spalle rigide e gli occhi puntati su qualcosa di non ben definito. La signora Malfoy era regale e bella anche in un momento difficile come quello.
 
«Madre?» chiese Draco preoccupato, ormai in piedi e a qualche passo dalla donna «State bene?»
 
Quel giorno gli avvenimenti sembravano essere così intensi e veloci da confondere chiunque li vivesse, proprio come in quel momento: Narcissa Malfoy, come una bambola rotta, cadde di peso senza emettere un singolo suono. L'unica cosa che risuonò nell'aria furono le urla spaventate di Draco.

Vi chiedo umilmente scusa per il modo in cui ho scritto le scene d'azione, ma purtroppo non sono il mio forte. Nonostante ciò spero che nel complesso vi sia piaciuto questo capitolo.

Manca sempre meno alla fine ... 🐍

 

   
 
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