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Autore: heliodor    23/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Assassina
 
“Dovevi rubare cavalli migliori” disse Phelia mentre risalivano la collina a passo lento. Non potevano spingere di più quelle povere bestie o sarebbero stramazzate al suolo.
“Ti ho già detto che io non sono un ladro” rispose Gryf infastidito dall’insistenza della ragazza. “In tutta la mia vita avrò rubato due o tre volte al massimo.”
“Basta rubare una sola volta per fare di una persona un ladro” disse Phelia.
“È facile dire così. Tu non hai mai sofferto la fame.”
“In effetti ho sempre avuto di che sfamarmi a palazzo” rispose la ragazza.
“Come pensavo” disse Gryf soddisfatto.
“Ma ho sempre dovuto mangiare con la paura di venire avvelenata.”
Lui la guardò accigliato.
“Mia zia Liandra non mi ha mai amata. Nonna Arabel mi difendeva finché era abbastanza lucida per contrastare quella maledetta donna, ma poi ha iniziato a essere sempre stanca e quando sono partita non si alzava più dal letto.”
“Non avevo idea che la regina stesse così male.”
“Nessuno lo sa. Liandra ha vietato a chiunque di dirlo.”
“Potrebbero chiamare dei guaritori.”
“I guaritori parlano una volta lasciato il palazzo.” Phelia allungò il collo come se stese cercando di guardare oltre la collina.
Gryf aveva imparato che quando faceva quel gesto stava usando la vista speciale. Quando guardò meglio, gli occhi della ragazza luccicavano.
“Vedi qualcosa?” le chiese apprensivo.
Nel viaggio da Morhorn avevano incontrato solo carovane di mercanti e qualche viandante che fuggiva dalle zone di guerra a oriente verso le terre più tranquille d’occidente. Era gente che avevano perso tutto o che forse non avevano mai posseduto molto e ora avevano anche di meno.
Phelia si accigliò. “Il villaggio è lì, tra poco potrai vederlo anche tu.”
“C’è altro che devo sapere?” Aveva notato che Phelia non parlava mai molto se non le faceva una domanda diretta e precisa. “Vedi soldati? Rinnegati?”
“Anche se li vedessi, non saprei dirti se sono alleati o rinnegati.”
Abbiamo degli alleati? Si chiese Gryf. A Talmist siamo dei ricercati, rinnegati a nostra volta dopo l’uccisione di Iefyr. Cosa ci rende diversi dai rinnegati che stanno combattendo a oriente? Forse dovrei unirmi a loro. Almeno mi proteggerebbero.
Aveva fatto quel pensiero un paio di volte durante il viaggio, ma qualsiasi azione in quel senso avrebbe voluto dire abbandonare Phelia e allontanarsi da lei. E quella era l’unica cosa che non poteva fare, anche se lo desiderava.
“Proseguiamo” disse Phelia.
Cambolt era un grumo di case tagliate da una rete di strade che si incrociavano tra loro formando delle linee rette.
Non c’erano edifici alti più di due livelli tranne uno e quasi tutti avevano un primo livello di pietra e il secondo di legno e tronchi.
“Come troviamo Simm Keltel?” chiese Phelia.
“Domandando di lui in giro” rispose Gryf.
Lasciarono i cavali legati a degli alberi, in modo che non si potessero vedere dalla strada.
“Li recupereremo al ritorno” disse Gryf.
“Potrebbero servirci per la fuga.”
Spero che non ci sia bisogno di fuggire, pensò.
Quando entrarono nel villaggio notarono che le strade erano deserte a parte qualche cittadino che camminava a testa bassa senza guardarsi attorno.
“Non sembrano molto ospitali” disse Phelia.
“Cerchiamo informazioni.”
“A chi? Io non vedo nessuno” si lamentò la ragazza.
Gryf indicò una delle case sulla strada principale. Invece che da un altro livello, era sormontata dal camino di un forno. Davanti all’ingresso, aperto, era stato piazzato un bancone di legno e sopra di esso delle forme di pane in bella mostra.
“Hai fame?” chiese lei. “Non abbiamo molti soldi per del pane fresco.”
Gryf grugnì. “Vieni, la lascia parlare me, se non ti spiace.”
Phelia scrollò le spalle.
Una donna alta almeno una spanna più di lui li guardò avvicinarsi da dietro il bancone. “Vi serve del pane? Abbiamo le forme più buone di Cambolt.”
E siete anche gli unici a venderle, pensò Gryf.
“Ci serve del pane, sì. Due forme e mezza per favore.”
“Vi servo subito” disse la donna sorridendo. Prese due forme e le avvolse nella carta, poi ne spezzò in due una terza e usò un foglio per questa. “Fanno una moneta e tre soldi.”
Gryf fece un cenno con la testa a Phelia.
La ragazza sospirò e porse le monete alla donna.
“Siete di passaggio?”
Gryf annuì.
“Andate verso le Vecchie Pietre?”
Non aveva idea di che posto fosse.
“Può darsi. C’è qualcosa di interessante lì da vedere?”
La donna sorrise a disagio. “È lì che vanno tutti di questi tempi. Sapete, il comandante Falgan sta arruolando volontari per la sua armata.”
“Un’armata” fece Gryf distratto. “Mi sembra di averne sentito parlare, mentre eravamo per strada. Sono andati in molti da questo villaggio?”
La donna annuì con vigore. “Almeno quindici, compreso il figlio di Chernin, quello che va in giro con la spada. Sapeste quante arie si dà, quello.”
“Interessante” disse Gryf senza troppo entusiasmo.
Phelia sbuffò spazientita. “Senti” disse rivolgendosi alla donna. “Noi stiamo cercando un certo Keltel. Simm Keltel. Tu sai dove vive?”
Gryf le lanciò un’occhiataccia.
L’espressione della donna mutò in una smorfia di fastidio. “Cercate il fabbro allora? Quell’idiota viveva in cima a quella collina lì insieme alla figlia, ma sono andati via.”
“Quando?” chiese Gryf.
“Tre o quattro Lune fa. Sono partiti come dei ladri. Almeno così dice Myron Chernin.”
“E chi sarebbe?”
“Il nuovo padrone della forgia. O almeno di quello che ne resta.”
“Sai dove sono andati?”
La donna scrollò le spalle. “No e nemmeno me ne importa. Qualcuno ha pagato per loro tutti i debiti che avevano.”
Gryf guardò Phelia. “Andiamo. Grazie per la chiacchierata, signora…”
“Talina” rispose la donna. “Ma tutti qui mi chiamano Tal” aggiunse con un sorriso.
Gryf la salutò con un mezzo inchino e si allontanò seguito da Phelia.
“Secondo me le piaci” disse la ragazza sottovoce.
“Taci” rispose con tono perentorio.
Recuperarono i cavalli.
“E adesso dove andiamo?” chiese Phelia.
“Diamo un’occhiata a quella forgia” suggerì Gryf.
L’arrampicata fu lunga ma i cavalli ressero. In cima alla collina c’era uno spizzo abbastanza ampio da ospitare un casolare e una baracca addossata a questo. Entrambi erano ridotti a travi incenerite e pietre sparpagliate in giro.
Due uomini, uno basso e tarchiato e l’altro alto e imponente, si trovavano lì vicino. Un terzo stava esaminando le macerie.
Quando li notarono quello alto andò verso di loro. Gryf si accorse subito della spada legata alla cintura e diede una rapida occhiata a Phelia.
“L’ho vista anche io” disse la ragazza.
L’uomo alzò un braccio. “Non potete stare qui. È proprietà del signor Chernin.”
“Volevamo solo dare un’occhiata” disse Gryf.
“Ora che l’avete vista potete andare via.”
“Siamo amici di Keltel” disse sperando che quella frase servisse a smuovere qualcosa nell’altro.
L’uomo lo fissò con gli occhi socchiusi. “Che ne sapete voi del fabbro?”
“Passavamo di qui e siamo venuti a trovarlo” disse mantenendosi sul vago.
“Krynt” esclamò una voce. A parlare era stato il tizio basso e tarchiato. “Per i demoni, chi sono quei due? Perché ancora non li hai cacciati via?”
Krynt, se questo era il suo nome, sospirò affranto. “Amici di Keltel.”
L’altro drizzò la testa. “Sul serio? Falli venire qui, che aspetti?”
Krynt si fece da parte. “Lasciate qui i cavalli, tanto non vi servono.”
Phelia guardò Gryf e lui le fece un cenno con la testa.
“Non mi importa quanto ci vorrà” stava dicendo il tizio tarchiato a quello che stava esaminando le macerie. “Voglio solo che la costruiate qui dove si trova la forgia. La dovete cancellare come se non fosse mai esistita.”
“Siate ragionevole signor Chernin” stava dicendo l’uomo. “Il terreno sotto la forgia è instabile e non potrebbe mai sopportare il peso di tre livelli di pietra.”
“Quattro” disse Chernin. “Devono essere quattro. La mia nuova casa deve potersi vedere da miglia di distanza.”
“Dovremo effettuare uno scavo più profondo e tagliare quegli alberi laggiù” disse il tizio indicando una macchia di pini che cresceva vicino al bordo della strada.
“Allora fatelo. Le monete le avete già ricevute per fare i primi scavi, no?”
“Togliendo quelle radici la parete della collina diventerà instabile e potrebbe franare con le piogge intense” disse l’uomo con tono lamentoso. “Potrebbe seppellire Cambolt.”
“E cosa vuoi che me ne importi? Una volta che mi sarò sistemato quassù non mi importerà più niente di quegli zotici a valle.” Sembrò accorgersi allora di Gryf e Phelia. “Così voi due sareste amici di Keltel?”
“Chi ha detto che siamo suoi amici?” fece Gryf. “Siamo solo passati per vedere come stava.”
“Non è più qui” disse Chernin. “È fuggito via insieme alla figlia qualche Luna fa.”
“Questo lo sappiamo già” disse Phelia.
Gryf le lanciò un’occhiataccia e lei serrò le labbra. Tornò a rivolgersi a Chernin. “Non sapete dove è andato?”
“No e nemmeno me ne importa.”
E sono due le persone che sembrano odiare questo Keltel, pensò Gryf. Forse Phelia ha ragione a volerlo eliminare, ma stavolta voglio sapere chi dovremo affrontare e che cosa ha fatto di così terribile per meritarselo.
“Tu lo conoscevi?” chiese.
“Anche troppo. Quel bastardo è arrivato qui una decina di anni fa con una concessione su questo terreno. Non ho idea di come abbia fatto a ottenerla, ma aveva la firma di un segretario della regina in persona. La regina” esclamò Chernin scuotendo la testa. “Deve aver falsificato la bolla, non c’è altra spiegazione.”
“Per caso quel funzionario si chiamava Iefyr?” chiese Phelia.
Chernin strizzò gli occhi. “Può darsi. Voi che cosa ne sapete?”
Gryf si umettò le labbra.
Ora devo stare attento e cercare di essere credibile.
“Forse” disse abbassando la voce. “Non vi sbagliavate quando avete pensato che fosse falsa.”
“Che intendi dire?”
“Qualche giorno fa un nobile di Talmist, Iefyr, è stato ucciso brutalmente.”
Chernin spalancò gli occhi.
“Pare che le sue ultime parole siano state ‘È stato Keltel’.”
“Non mi sorprenderebbe affatto” disse Chernin. “Quel tizio sarebbe capace di tutto.”
“Noi sospettiamo che Iefyr avesse scoperto che Keltel aveva falsificato la sua firma e che stesse per denunciarlo alle autorità. Per questo Keltel deve aver lasciato la forgia ed è andato da lui per chiudergli la bocca.”
“Sarebbe tipico di lui.”
“Ha compiuto un vero massacro” disse Gryf scuotendo la testa. “Non se ne parla ancora perché la regina ha ordinato di non allarmare la popolazione con la notizia di un pericoloso rinnegato che circola per queste terre.”
“Mi sembra saggio.”
“Ma Keltel deve essere comunque preso e condannato alla pena che merita.”
“Assolutamente d’accordo.”
“Ecco perché siamo stati mandati noi a indagare” disse Gryf.
Chernin annuì. “Sono contento che le autorità si muovano. Keltel deve essere preso e condannato. E magari anche torturato prima di venire giustiziato.”
“Di quello ci occuperemo in seguito. Ora, come inviati della regina, ci serve il maggior numero possibile di informazioni su Keltel. La regina si preoccupa tanto per il suo popolo, specie in tempo di guerra come questi, ma si aspetta anche la massima collaborazione.”
“In tempi come questi collaborare è essenziale” disse Chernin incerto.
“Sapevo che ci saremmo intesi signor Chernin. Posso chiamarti Myron?”
“Certo” fece lui. “E voi chi siete?”
“Il mio nome è Cortis e lei è la mia guardia del corpo, Orsella.”
Phelia fece per dire qualcosa ma subito serrò le labbra.
Gryf la ignorò e continuò a fissare Chernin, che ora sembrava intimorito. “Sapete dove si è diretto Keltel dopo aver lasciato il villaggio?”
“Se lo avessi saputo, lo avrei inseguito” disse Chernin. “Quel maledetto ha incendiato la forgia prima di andarsene. È chiaro che voleva commettere una strage prima di andarsene.”
Gryf si limitò ad annuire. “Sicuro di non potermi dire altro?”
“Vi aiuterei, se potessi” disse Chernin. “Ma non potrebbe essere andato direttamente da quel Iefyr per ucciderlo?”
Sei furbi, pensò Gryf.
“Noi pensiamo che prima abbia visitato qualcuno lungo il tragitto. Forse ha reclutato dei rinnegati che potessero aiutarlo.”
“Ne sarebbe capace.”
“O forse un amico.”
“No, quel Keltel non ne aveva. Se ne stava sempre da solo alla forgia e ci guardava tutti dall’alto in basso come se fossimo degli scarafaggi.” Chernin sembrò rifletterci. “Però, in effetti forse un amico lo aveva.”
“Chi?”
“Prima di andare via, un certo Falgan venne al villaggio per parlargli. Lo so perché me lo hanno riferito. E prima di partire saldò tutti i debiti di Keltel. Fu lui a dirmi che potevo prendermi la forgia se volevo.”
Gryf annuì grave. “Falgan hai detto, vero? È lo stesso che sta reclutando volontari per formare una sua armata?”
“Proprio lui, sì” disse Chernin. “Ma quello è un comandante e anche uno stregone. Di certo non può essere complice di Keltel.”
“No, no” si affrettò a dire Gryf. “Sarebbe impossibile. Grazie per averi aiutati, Myron. Quando riferiremo alla regina sono sicuro che ne sarà compiaciuta.”
“Ditele che sono un suo fedele suddito” disse Chernin.
“Lo faremo” rispose Gryf. “Andiamo” disse rivolto a Phelia.
 
Quando ebbero recuperato i cavalli e si furono allontanati dalla cima della collina, Phelia ruppe il silenzio che era calato tra di loro.
“Orsella? Sul serio?” chiese con tono polemico.
“Non ti piace?”
“È orribile. Era il nome di tua madre? Di una tua fidanzata?”
“Di una cagnetta randagia” disse Gryf. “Mi tenne compagnia durante un lungo inverno.”
“E poi?”
“A metà stagione l’inverno divenne così duro che dovetti mangiarla.”
“Sei una persona orrenda” disse Phelia scandalizzata.
“Tu hai ucciso un uomo che ti aveva accolta in casa sua. Non puoi giudicarmi.”
“Iefyr meritava di morire. Ed era un complice di Keltel. È chiaro che quei due erano d’accordo.”
“Questo è da vedere” disse Gryf. “Ora andremo da Falgan a chiedergli dove può essere andato Keltel. A proposito, il suo nome è sulla tua lista?”
“No” disse Phelia.
“Uno in meno da ammazzare, quindi” disse con tono sollevato.
“Come lo convinceremo ad aiutarci?”
“Io sono bravo a convincere le persone e tu sei una strega assassina. Qualche argomento lo troveremo.”
“Io non sono una strega assassina” disse Phelia con tono offeso. “E tu non sei così bravo a convincere le persone, altrimenti avresti convinto quella Talina a non farci pagare il pane.”
Gryf aprì il palmo e le mostrò una moneta e tre soldi.
“Come hai fatto?” chiese Phelia stupita.
Gryf si limitò a sorridere.

 
  
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