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Autore: SkysCadet    24/04/2021    1 recensioni
La cittadina di Filadelfia sembra un borgo tranquillo, in cui la gente comune passa la giornata senza occuparsi degli strani avvenimenti che accadono da diverso tempo. Tuttavia, Simon si ritrova - suo malgrado - a combattere per la salvezza delle anime sfuggite al potere dei Lucifer. Tra questi c'è Joshua, un ragazzo con un dono particolare. Il giorno in cui Ariel - una matricola impulsiva dell'università di Filadelfia - lo incontra per la prima volta, capisce che in lui c'è qualcosa di diverso dagli altri ragazzi. Solo un nome sembra in grado di cambiare il corso degli avvenimenti, un nome che i Lucifer non possono nominare...
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Gesù Cristo stesso dice di noi: "Chi ascolta voi, ascolta me, chi non ascolta voi, non ascolta me". Dunque, noi, che crediamo in Lui, siamo come Lui, fratelli, abbiamo la stessa missione: salvare nel nome dell'amore».

L'uomo parlò alla platea della Chiesa di Filadelfia, scrutando i volti dei suoi fratelli. 

La piccola Cappella era gremita di fedeli dai volti scuriti, a pochi giorni dalla perdita del predecessore di Simon. Proprio lui, un uomo sulla trentina, con barba incolta e capelli lisci castani, si sentiva non compreso da coloro che lo avevano sempre visto come un semplice fedele ma che era, in quel momento, colui che era stato designato per sostituire Peter, il precedente Capo della Chiesa.

Quel pulpito era un peso enorme, una responsabilità che ancora non sentiva di poter portare. Strinse le mani al leggio in cui era adagiata la Bibbia di Peter. Il passo a cui si riferiva era nel Vangelo di Luca al decimo capitolo, ma gli occhi annebbiati e il nodo pressante alla gola non gli permisero di concludere il messaggio che avrebbe voluto lasciare.

«Che Dio vi benedica fratelli. Ci possiamo alzare». I fedeli si alzarono per concludere la funzione. Dopo la preghiera finale e i saluti, Simon si incamminò lungo il corridoio centrale con passo svelto. Il suo unico desiderio, in quel momento, era rimanere solo nel suo studio: un ufficio con annesso lettino e libreria ricca di libri teologici ricevuto in eredità da Peter.

Attraversò il cortile di cemento della Struttura del Centro di Aggregazione Giovanile in cui sorgeva anche la Cappella e si strinse dentro la giacca marrone alzando il colletto.

Appena entrò all'interno della Struttura, venne accolto dal calore emesso dai fornelli della cucina in cui le cuoche volontarie stavano preparando la cena a base di minestrone caldo per i residenti. Uomini e donne, bambini, famiglie intere ospitate in stanze accoglienti; anime salvate dalla strada, in cui vigeva la legge dei Lucifer.

Salì subito le scale che apparvero appena dopo l'ingresso, sulla destra. Fece una, due, tre, quattro rampe di scale e dovette reggersi dal corrimano. Il digiuno prolungato per i tre giorni del lutto non giovò alla corsa che stava facendo.

Giunse al terzo piano col fiatone; una mano dentro le tasche alla ricerca della chiave. Aprì la porta e la richiuse subito dietro di sé; poggiò la schiena al legno, facendo un lungo sospiro.

Padre... iniziò fra sé, togliendosi la giacca per appenderla all'attaccapanni posto al lato della porta d'ingresso. Le mani giunte sulle labbra. Non posso...Non sono in grado... girò i tacchi sul posto e gli occhi nocciola andarono dritti alla foto del Pastore Peter. Lo osservò a lungo, fino a quando il desiderio di riascoltare la sua voce arrivò alla sua mente come un ordine perentorio.

Il pc portatile era ancora in stand-by. Gli bastò premere un tasto per far partire nuovamente il video in cui l'uomo, con gli occhiali trasparenti e il capo canuto, parlava a una telecamera e lo nominava come nuovo Capo di una delle Sette Chiese della Confraternita.

Simon era ancora in piedi, con le mani ai fianchi. Un lungo sospiro e poi uno sbuffo rumoroso. Quella sera, sarebbe comunque tornato a casa; anche se non la sentiva più sua.

Fece il percorso inverso per uscire nel cortile. Un vento freddo scompigliò la sua giacca e, attraversato dai brividi, si strinse le braccia al petto una volta oltrepassato il cancello grigio.

Pensò a quanto sarebbe stata lunga la strada da fare a piedi, ma non poté fare altrimenti visto che la macchina era della sua ex moglie.

Fece la lunga discesa che consentiva l'ingresso alla periferia della Città di Filadelfia. Il Centro di Aggregazione era posto su una collinetta, una delle sette che circondavano la Città.

Mentre il buio aveva già ammantato le vie del borgo periferico, si guardò spesso intorno preso dal timore di incontrare qualche scagnozzo dei Lucifer.

Considerò,  quanto potesse essere assurdo ammirare i membri di quella sottospecie di Loggia Segreta: da un lato all'interno del loro collegio tuonavano nomi di spicco dell'alta società, dall'altro, a loro erano collegati i nomi più beceri della criminalità organizzata. A volte, però, le due cose coincidevano pericolosamente.

Sulla via, piccole gocce trasparenti iniziavano a rigare il suo cappotto beige, così si mise il cappuccio sugli occhi e, camminando a testa bassa, con le mani dentro le tasche, aumentò il passo ascoltando le suole che battevano il marciapiede ormai bagnato dalla prima pioggia settembrina.

«Perché a me, Signore? Perché io? Cos'ho di speciale rispetto ai miei fratelli?» bisbigliò fra sé.

Un tuono, preceduto da un bagliore, illuminò la strada a giorno per mostrargli, su quella via fatta di pietra, un ragazzo appoggiato al muro di un palazzo. Era seduto in terra, con il mento verso il basso. Gli si avvicinò e, piegato sulle ginocchia, lo osservò. Il ragazzo pareva avere una quindicina d'anni; i capelli folti che coprivano il volto pulito, gocciolavano copiosamente. I vestiti inzuppati erano incollati al corpo e la maglia di cotone mostrava l'andamento del respiro difficoltoso, che portava il ragazzo a  colpi di tosse seguiti da rantoli.

Simon avvertì una scarica d'ansia all'altezza dello stomaco: non avrebbe potuto lasciarlo lì. Se uno dei Controllori dei Lucifer l'avesse visto in quelle condizioni, chissà cosa gli avrebbero fatto.

Già da semplice discepolo di Peter aveva avuto modo di ascoltare le diverse testimonianze delle loro vittime. Chi riusciva a scappare - per puro miracolo - raccontava di sacrifici umani, uomini e donne che bramavano sangue umano e vittime innocenti a cui fare ogni sorta di abuso al fine di farne delle armi di distruzione.

Quindi è questo. Vuoi che faccia il buon samaritano?  Chiese al Creatore, senza pensare al ragazzo che emetteva dei gemiti e fragorosi colpi di tosse.

Ok, ok. Intanto lo prendo e lo porto in Chiesa. Poi vedo il da farsi... si convinse. Un fragore più forte del precedente lo fece sobbalzare e la pioggia aumentò. L'uomo chiamò il giovane strattonandolo dalla spalla, ma il ragazzo non sembrò riuscire a svegliarsi.

«Oh Signore Gesù Cristo...» sospirò.

Gli toccò la giugulare, premendo con due dita: il battito c'era, ma era accelerato. In un attimo di smarrimento, Simon rivolse gli occhi al cielo plumbeo e la pioggia divenne lieve, fin quando non cessò. Un sorriso compiaciuto e un ringraziamento silenzioso al Padre Celeste.

Quell'attimo di quiete convinse Simon a prendere di peso il giovane e portarlo sulla schiena.

 

***

 

L'aveva con sé da buoni dieci minuti, ma nonostante avvertisse la fatica che gli faceva tremare le gambe, si rese conto della straordinaria forza che si ritrovò a possedere.

Quanto meno, pensò, Mi stai aiutando a reggerlo...

Una risata sommessa intervallò la riprensione della voce di un tuono più forte dei precedenti. Perdonami...Hai ragione. Tu hai sempre ragione.

                                                                                            ***

«Sei massiccio, ragazzo mio!» commentò al giovane mentre avvistava il palazzo del Centro di Aggregazione.

Arrivato al cancello scorrevole, con respiri affannosi, il neo padre spirituale poggiò la fronte al metallo freddo, in attesa che qualcuno rispondesse al citofono.

«Mi chiamo Joshua...» si pronunciò il giovane dalla voce roca; Simon sorrise e alle sue orecchie gli risuonarono le parole utilizzate quella mattina nel parlare dell'amore di Gesù Cristo e della missione affidata a ogni credente.

Un cigolio precedette l'apertura del cancello e, il padre, crollato sotto il peso del giovane che portava sulle spalle, cadde con le mani  sul suolo umidiccio del cortile. Davanti ai suoi occhi, le minute pantofole di Lucia.

«Lucia!» esclamò, quando la vide vestita con un pigiama leggero e solo una vestaglia a coprire il corpicino minuto. «Cosa ci fai ancora sveglia e per di più fuori dalla struttura? Torna subito sopra o ti prenderai un malanno, signorina!»

«Ma te lo saresti preso pure tu se io non ti avessi aperto!» ribatté perentoria, con le mani ai fianchi. Gli occhi verdi e furbi erano ben evidenti nel viso chiarissimo, adornato da ciocche bionde e lisce.  «Chi è lui?» chiese, indicando la schiena di Simon su cui giaceva Joshua. 

«Corri a chiamare tuo padre, lui saprà aiutarlo. Ti spiegherò tutto dopo»

«Ecco chi era! Dal mio sogno sembrava diverso...» poggiò il mento sul pollice, quasi stesse riflettendo. «Ok, vado!» e mentre la ragazzina correva verso la porta interna, Simon rimase a fissarla con la bocca aperta e gli occhi sbarrati. Ha sognato anche l'arrivo del ragazzo? Scosse la testa. Si raddrizzò, tenne il giovane dai polsi e avanzò con passi trascinati.

Percorse il cortile cosparso di pozzanghere. Arrivato all'ingresso, salì il gradino dell'uscio e, non riuscendo più a reggere il peso del ragazzo, adagiò Joshua su uno dei divanetti della sala d'attesa, proprio poco oltre il portone, alla sua sinistra. 

Crollò a terra, seduto, con la fronte poggiata sulle braccia adagiate alle ginocchia sporche di fango. Aiutami, Signore, a fare la tua volontà... sospirò.

Qualche momento dopo, sentì dei passi provenire dalle scale. Alzò il capo e Gilbert si palesò al pian terreno, trafelato. Quello si aggiustò gli occhiali sul naso e con le mani ai fianchi gli domandò con sconcerto: «Che diavolo ti è successo?!» 

Fu inevitabile per il medico beccarsi uno degli sguardi di fuoco di cui era famoso Simon.

«Perdonami, hai ragione...» Inspirò profondamente. Si passò le mani sul volto per congiungerle sulle labbra. «Cosa è successo?» 

Simon si strofinò gli occhi stanchi con una mano prima di rispondere. «A me nulla di grave. Questo ragazzo era a terra, sulla via che stavo percorrendo...» 

«Nessuna traccia dei Lucifer?» si preoccupò, il medico. Si avvicinò al giovane per posare il palmo sulla fronte bollente del ragazzo. 

«No. Per grazia di Dio, no»

Gilbert si piegò sui talloni e avvicinò un orecchio al petto di Joshua. Gli prese il polso con una mano e con gli occhi fissava lo sguardo all'orologio da polso, muovendo le labbra ad ogni rintocco.

Quando si rimise in piedi, si tolse gli occhiali per massaggiare le palpebre con tre dita.

«Il ragazzo ha fatto uso di stupefacenti ma, ad una prima occhiata, non so ben dire se è da molto che ne fa uso, e... Simon, mi stai ascoltando?»

Il Padre aveva lo sguardo fisso nel vuoto. «Non posso farlo. Peter, sì, forse lui avrebbe potuto...» pronunciò quelle parole come se non lo stesse ascoltando nessuno.

«Simon, hai salvato un ragazzo dalla morte. Ha anche un principio di bronchite. In questo stato, al freddo, e con quei criminali in giro sarebbe sicuramente morto...» si grattò il capo biondo, non sapendo l'effetto che avrebbero avuto le sue ulteriori parole al cuore di Simon. «Anche nostro Signore non voleva andare in croce per salvarci. 'Allontana da me questo calice', ricordi? Alla fine, però, fece la volontà del Padre che l'aveva mandato. Non è forse così, Simon?» 

Il giovane Padre spostò lo sguardo verso Gilbert che in quel momento stava porgendo la mano a Lucia per andare a preparare l'infermeria, dove avrebbe riposato il nuovo arrivato. Sapeva che Gilbert aveva volutamente utilizzato la parola mandato per una ragione ben precisa.

«Io credo in te» aggiunse il  medico, stringendo la spalla di Simon con vigore. «Credo nella tua parola» con un sorriso fiero. «Credi anche tu nel tuo mandato e ci salverai tutti» e, prima di dirigersi verso le scale, spiegò: «Questo ragazzo si chiama Joshua. I suoi genitori non ci sono più. Viveva con i nonni. Lo so perché veniva nel mio reparto per chiedermi le loro medicine. Ha solo quindici anni e tu puoi cambiare il corso della sua storia».

«Hai troppa fede in me, Gilbert» si ritrovò a dire Simon, incrociando le mani tra i capelli per posizionarle dietro la nuca. Gli occhi al soffitto. «Io... Sono solo un uomo» considerò.

A quelle parole, la piccola Lucia storse il naso in una smorfia di disapprovazione. Si staccò dalla mano del padre e corse ad abbracciare Simon per rivolgergli parole con voce dolce e sicura. «Ma anche Gesù lo era!» Lo guardò negli occhi con una luce particolare, così calda che il Padre dovette crederle e chiudere nel suo cuore quella vocina, per ricordarlo in futuro.

«Buona notte, Padre Simon!» esclamò poi, allontanandosi mano nella mano con Gilbert. Lui alzò una mano in segno di saluto considerando quanto quella ragazzina lo sconvolgesse di giorno in giorno quasi avesse il potere di infondergli coraggio e fede.

Avrebbe dormito lì quella notte, contrariamente a quanto progettato qualche ora prima, non prima di aver dato uno sguardo all'infermeria dove avrebbe riposato Joshua.

Circa mezz'ora dopo, Simon era davanti alla vetrata dell'infermeria. Osservò Joshua dormire sotto un lenzuolo bianco, con respiro lento e regolare.

L'avevano fatto cambiare, prestandogli degli indumenti di un ragazzo della sua stessa età che alloggiava lì.

«Caleb...» mormorò, accigliato. «Chissà se quel teppistello è ancora sveglio»

Percorse il corridoio per giungere in una delle tre stanze adibite ad alloggio in cui c'era anche la stanza dove dormiva il ragazzino e, facendo attenzione a non emettere suono, aprì piano la porta. Il capo dai capelli corvini era posizionato dalla parte inferiore del lettino. Stava dormendo abbracciando due cuscini. Simon, quindi, richiuse lentamente la porta con una risata sommessa. Anche lui era figlio di quella piccola opera chiamata Filadelfia.

Quando Simon giunse al terzo piano, sentì come se tutta la forza che aveva avuto in quei tre giorni lo stesse abbandonando. Si sedette sul letto, togliendosi le scarpe con i piedi per coricarsi nel morbido materasso completamente vestito.

E va bene, sarò il Mandato di Filadelfia. Farò tutto nel nome di Gesù Cristo.

 

 

   
 
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