Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Red_Coat    25/04/2021    1 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da un punto di vista puramente strategico, la pacifica Kalm era una sfida tutta nuova, appassionante e complicata.
Dopo Midgar, era la città più grande presente sul pianeta, anche se messa in confronto ad essa non era che un paesello, perciò trasformare tutti in zombie non sarebbe stata un passeggiata come era accaduto per gli altri villaggi.
Eppure, se voleva che l'Apocalisse avesse inizio anche in quel continente, Victor Osaka doveva prepararsi a quel salto di qualità, e trovare un modo per risolvere l'enigma.
Ci aveva pensato a lungo, durante il breve tragitto verso l'obbiettivo, ma questa non era stata l'unica questione ad incupirlo.
Kalm ... non era che l'ultima roccaforte da sottomettere prima del suo ritorno in città.
Quando l'aveva lasciata, aveva voltato le spalle anche agli incubi e i ricordi, al dolore. Tornare ... sarebbe significato guardarli nuovamente in faccia, ed era sicuro di non farcela.
Aveva cercato di evitare quel momento il più a lungo possibile, perché già adesso solo il pensiero lo gettava in un turbinoso vortice di emozioni dal quale troppo spesso temeva di non riuscire ad emergere. Ora però, non c'era più nessuna scusa ad impedirgli quel momento, e anche senza fantasmi sapeva di non essere pronto a farcela.
Perciò preferiva concentrarsi sul presente, e al presente il problema da risolvere era piuttosto astioso, ma forse altrettanto facile da risolvere.
Molti degli abitanti di Kalm erano profughi della vecchia Midgar che avevano contratto il geostigma, notò osservando la piazza centrale ancora gremita a quell'ora della sera, dall'alto delle mura di cinta che proteggevano la città. C'erano molti senzatetto agli angoli delle strade, non sarebbe stato difficile occuparsi di loro una volta messi a dormire con un incantesimo.
Tuttavia, trasformarli in zombies senza farsi vedere sarebbe stato molto più difficile senza ... un piccolo aiuto.
 
«Allora, qual è il piano, Niisan?»
 
Victor guardò Kadaj al suo fianco, e sorrise.
 
«Aspetteremo che tutti gli altri vadano a dormire, poi ... mi servirà una mano a diffondere il virus.» ghignò.
 
Il giovane spadaccino inclinò di lato il capo, incuriosito.
 
«Cosa dovrei fare?» chiese, eccitato all'idea di lavorare di nuovo al suo fianco.
«Trasmettere il mio incantesimo di zombificazione a tutti i malati di geostigma.» spiegò.
«Ma io non so usare la magia.» replicò questi, preoccupato «Non senza le materie.»
«Ma sai usare il geostigma. Non dovrai fare altro che prelevarne un po’ da una delle mie vittime zombificate e infettare tutti gli altri. Seguiranno le istruzioni che darò al primo.»
«E credi che ve lo lasceranno fare?» commentò Loz, ridacchiando.
 
Victor annuì ammiccando.
 
«Non potranno fare altrimenti sotto l'incantesimo del sonno.»
 
I suoi tre fratelli risero divertiti, poi Osaka si rivolse di nuovo a Kadaj.
 
«Credi di riuscire a farlo?»
 
Questi sorrise e annuì sicuro.
 
«È facile.» scosse le spalle.
«E intanto noi, Niisan? Staremo a guardare?» domandò a quel punto Yazoo, facendosi avanti con aria un po’ contrariata.
 
Victor sogghigno, tirando poi fuori dalla tasca un piccolo foglietto di carta ripiegato. Glielo consegnò, e aprendolo Yazoo vi trovò un ritratto a matita di un donna non più tanto giovane.
 
«Voi vi occuperete delle nostra esca.» disse «Si chiama Elmyra Gainsborough, abita qui dopo essere fuggita da Midgar. Trovatela e ...» facendosi cattivo guardò le sue pistole, poi rivolse un lugubre ghigno a Loz «Divertitevi.»
 
Loz esplose in una risata contenta.
 
«Ci puoi scommettere fratellone.»
 
Yazoo sogghignò appena, soddisfatto.
 
«Hai detto ch'è un'esca. Per chi?» chiese, intuendo già la risposta.
 
Il sogghigno sulle labbra dell'ex 1st class si accentuò.
 
«Non tutti i chocobo preferiscono l'erba.» mormorò «Per alcuni c'è bisogno di un'esca più ... pregiata.»
 
I suoi tre fratelli sorrise di nuovo, perfidamente divertiti.
 
«Uccidetela, ma il corpo lo voglio intero.» li avvisò infine «E prendete il suo telefono ... è da tanto che non sento il suo silenzio, sto iniziando a preoccuparmi.» sogghignò.
 
Yazoo e Loz annuirono portandosi indice e medio uniti alla fronte, nel tipico saluto militare, per poi sparire nell'ombra.
Rimasti soli, Victor e Kadaj tornarono a guardare la folla ignara sotto di loro.
 
«Quindi che facciamo? Dobbiamo per forza aspettare che se ne vadano a dormire?» sospirò il più piccolo, già impaziente.
 
Proprio in quel momento, il canto di un lupo si fece udire. Lungo, intenso, ben udibile nonostante fosse lontano.
Perfino gli abitanti lo sentirono, e per un istante si fermarono a guardarsi intorno, confusi e spaventati. Per fortuna, la zona in cui si erano riparati concedeva loro abbastanza ombra da riuscire a restare invisibili agli occhi di chiunque.
Osaka guardò davanti a sé, facendosi serio, e sul tetto di una delle case più in basso vide Fenrir osservarlo con i suoi occhi rossi, per poi tornare ad ululare. Sorrise.
Quello era il canto del suo cuore impaziente di vendetta.
"Grazie, amico mio." pensò, consapevole di essere udito "Ora qui ci penso io. Va'. Fa' sapere a Midgar che sto arrivando."
E obbedendo, il dio lupo scomparve.
 
«Credi abbiano sentito?» domandò preoccupato Kadaj.
 
Victor scosse le spalle.
 
«Che lo abbiano fatto o meno, non sono in grado di   capirne il vero significato. Non ancora almeno...» rispose cupo, tornando a guardare la piazza.
 
La gente aveva ripreso a camminare e parlare, già quasi dimentica di quell'avvenimento.
Il suo fratello più giovane sorrise, scuotendo il capo.
 
«Che stupidi ...» osservò.
 
Un'espressione disillusa si dipinse sul volto del maggiore.
 
«Gli esseri umani sono così, Kadaj. Non fanno caso a quello che vedono o sentono fino a che la catastrofe non diventa evidente.» replicò, poi tornò a guardarlo e sogghignò «Meglio per noi, no?» chiese.
 
Strappandogli un sorriso e un deciso cenno di assenso.

 
\\\
 
Trovare Elmyra, questo era il piano. Certo, facile a dirsi meno a farsi.
 
«Allora, come la troviamo questa tipa?» esordì Loz, camminando davanti al fratello e guardandosi intorno, verso gli alti tetti delle case che li circondavano.
 
Yazoo guardò il ritratto che stringeva in mano e sospirò.
 
«Non credo abbiamo altre scelte se non chiedere a qualcuno.» osservò, e prima ancora che Loz potesse ribattere qualcosa fermò un passante e gli mostrò il disegno chiedendogli se conoscesse quella persona.
 
L'uomo li squadrò un po’ stranito e inquieto.
I suoi vestiti erano nuovi e non sembrava essere affetto da geostigma, quindi forse non era un profugo.
 
«Siete nuovi qui? Non vi ho mai visto.»
 
Loz alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia sul petto. Yazoo si trattenne dal manifestare il suo fastidio fingendo molto bene una pazienza che non aveva. Sorrise appena, con aria diplomaticamente amichevole.
 
«Veniamo da Edge, in effetti. Siamo qui perché una persona che la conosce vuole fargli sapere di star bene.» mentì, riuscendo a stupire perfino il fratello, che dopo averlo guardato a bocca aperta decise di reggergli il gioco.
«Allora, la conosci o no?» chiese.
 
Finalmente l'uomo parve convincersi e annuì.
 
«Certo che la conosco. Abita a due isolati da qui, al numero 43. È una casetta verniciata di rosso, sulla strada. A quest'ora dovreste trovarla.»
 
I due fratelli sorrisero trionfanti.
 
«La ringrazio molto, signore.» annuì Yazoo accennando ad un inchino, poi fece segno a Loz di seguirlo «Le auguriamo una buona serata.» concluse voltando le spalle allo sconosciuto che li salutò con un cordiale.
«Anche a voi! Buona permanenza a Kalm.»
 
Attesero di essersi allontanati abbastanza prima di tornare a guardarsi e concedersi una risata divertita.
 
«Complimenti Yazoo. Non ti facevo così diplomatico. Te la sei cavata alla grande!» osservò Loz divertito battendogli una pacca sulla spalla.
 
Il pistolero tornò a farsi serio.
 
«Ci sono molte cose di me che non conosci ancora, Loz. Né tu, né gli altri. Fino a poco tempo fa non le conoscevo nemmeno io.» rispose con un ghigno appena percettibile sulle labbra pallide.
«Ma come ti è venuto in mente di nominare Edge? Io non ci avrei nemmeno pensato.» gli domandò il pugile.
«Questo perché io ascolto il Niisan quando parla.» precisò, lanciandogli uno sguardo di traverso e ridendosela nel vederlo offendersi.
«Che vorresti insinuare?» gli domandò, stringendo rabbioso i pugni.
 
Yazoo non si scompose.
 
«Non ora, Loz. Te lo spiegherò dopo che avremmo terminato la missione.»
 
E, guardandosi, si scambiarono un amichevole sguardo di sfida seguito da un occhiolino e un sogghigno divertito.
Le scaramucce tra fratelli avrebbero dovuto attendere, ora c'era un piano da portare avanti e loro erano piuttosto decisi a non deludere il loro amato fratellone.

 
\\\
 
Non ci misero molto a trovarla, il vecchio muro verniciato di rosso si conformava al paesaggio ma al contempo lo faceva spiccare in mezzo alla sua cupezza e a tutte quelle mura in pietra grigia.
Inoltre, era una delle poche con le luci accese e dalle ante aperte delle finestre riuscirono chiaramente a distinguere la figura di una donna che si affaccendava ai fornelli. Era esattamente come quella del ritratto. I due fratelli si scambiarono un sogghigno perfido, poi si accostarono alla porta e Yazoo bussò delicatamente. La donna chiese chi è, loro risposero dicendo i loro veri nomi e aggiungendo.
 
«Veniamo da Edge, ci manda Cloud.»
 
Loz dovette trattenere una risatina mentre Yazoo, uditi i passi della donna che si avvicinavano e la chiave che girava nella serratura, poggiò la mano sul grilletto della Velvet Nightmare e la sollevò, pronto a sparare.
La sua vittima non ebbe neanche il tempo di urlare, poté a malapena immaginare cosa stava per succedere.
Il colpo la raggiunse dritto in fronte, trapassandole il cranio da parte a parte, e un altro fece smettere al suo cuore di battere.
Crollò a terra, di sasso. Affrettandosi ad entrare i suoi assassini richiusero la porta alle loro spalle.
 
«Tsh, è stato più facile del previsto.» disse con leggero disprezzo Yazoo, mentre Loz si affrettava a chiudere le finestre.
«Già.» ridacchiò «Ora possiamo riprendere la nostra conversazione?»
 
Yazoo si chinò sul cadavere, estrasse dalla tasca del vestito della donna un cellulare e digitò il numero del loro quarto fratello.
 
«Non ancora. Aspettiamo che tutto sia finito.» rispose portandosi l'apparecchio all'orecchio «Avrai tutto il tempo che vuoi per perdere.» concluse, ricevendo come risposta l'ennesima sghignazzata divertita.

 
\\\
 
Il cellulare vibrò nella tasca del suo soprabito nero, Osaka allungò una mano ad afferrarlo e accettando la chiamata se lo portò all'orecchio.
 
«Dammi buone notizie.» esordì.
«Ottime, Niisan. Missione compiuta, non ha nemmeno avuto il tempo di reagire.»
 
Sorrise soddisfatto e fiero. Occhi negli occhi con Kadaj che gli stava affianco, si scambiarono un ghigno.
 
«Sapevo che non mi avreste deluso. Aspettateci lì, non ci vorrà molto.» ordinò quindi.
«Va bene, Niisan.» fu la replica di Yazoo.
 
Erano partiti col piede sbagliato, loro due, ma alla fine aveva imparato a fidarsi, come avevano già fatto gli altri due.
Normale, erano fratelli. E adesso anche partners in crime.
Chiusa la chiamata, tornò a concentrarsi sulla piazza. Era passata quasi un'ora, a mezzanotte meno dieci la gente era finalmente tornata a casa e i senzatetto che popolavano la piazza si erano messi comodi per la notte nei loro giacigli di fortuna. I ritardatari stavano per farlo, quindi lui e Kadaj attesero fino a che tutti non furono a nanna e che l'ultima luce si fosse spenta per fare quello che riusciva loro meglio: uccidere senza lasciare traccia. O quasi.
Come prima cosa, ergendosi dall'alto di quelle possenti mura, con un gesto rapido della mano Osaka sparse il suo incantesimo del sonno. In un paio di secondi tutti i presenti furono sopraffatti dalla sua forza, e loro poterono finalmente mostrarsi. Osaka avvolto nel suo soprabito nero, il colletto alzato per nascondere il viso e muovendosi il più rapidamente solo nell'ombra.
Erano una trentina, o forse qualcuno di più. Tutti uomini, solo qualche donna nessun bambino. Tutti affetti da geostigma, per fortuna, in forma più o meno grave. Bastava anche solo una macchia per tornare utili.
Li uccisero tutti, con uno o due colpi di spada. Usare la pistola, anche se col silenziatore, non sarebbe stato sicuro. Subito dopo, si misero a riparo sotto un portico e, guardando i cadaveri ancora nelle loro posizioni del sonno, Osaka né individuo uno che avrebbe fatto al caso loro.
Era un uomo robusto, sembrava anche abbastanza muscoloso ma, cosa più importante, aveva una medaglietta al collo e gli occhi infusi di Mako. Li aveva notati nel momento in cui lo aveva trafitto, notando anche con quanta difficoltà fosse stato costretto a farlo. Sarebbe stato un ottimo capobranco.
Fece segno a Kadaj di seguirlo, quindi lo raggiunse e si preparò a lanciare l'incantesimo.
Non c'era la luna, quella sera. E nel silenzio della notte, il sibilo di quella sinistra magia fu ancora più inquietante, come il soffio di un serpente.
L'anima del prescelto si elevò verso di lui, sradicandosi da quel corpo e dirigendosi verso il suo medaglione, che scintillò sinistramente.
Lo sentì, sentì i suoi pensieri confusi, la sua tristezza e il suo stupore e poi il dolore, la paura. Strinse i denti e resistette.
"Riposo, soldato. Mi servi nel mio esercito, ora." gli disse, quindi strinse i suoi legacci e lo incatenò al manufatto, divenendone il padrone. Come ultimo atto, lo rispedì nel suo corpo e lo vide riaprire gli occhi, spenti e vitrei, e ad un suo ordine alzarsi nuovamente in piedi, guardandolo senza vederlo realmente.
Era come vedersi dall'alto.
Abbandonò quella prospettiva restituendogli anche i sensi, e fu pronto a dettare il suo ordine.
"Uccidi chiunque si avvicini ai confini di questa città, e tutti i suoi abitanti."
La trasformazione avvenne in maniera spaventosamente rapida. Zanne aguzze, artigli affilati, occhi voraci e sanguigni. I suoi muscoli si gonfiarono e la voce divenne un roco ringhio.
Finalmente poté smettere di sforzarsi, e staccandosi dalla sua creatura vacillò, venendo sorretto da Kadaj che gli porse un etere. L'ultimo rimasto.
Lo bevve d'un sorso, poi gli rivolse un sorriso grato.
 
«Tocca a te.» lo incoraggiò, rimettendosi in piedi.
 
Lo vide sorridere e annuire, correndo verso il mostro che lo osservò inerme, poggiare una mano sulla macchia di geostigma che aveva sul braccio. Non si mosse di un millimetro, restando come una statua di sale durante tutta l'operazione.
Per Kadaj non fu dolorosa, gli bastò assorbire un po’ di quel geostigma che aveva una connotazione più verdastra, e distribuirne una piccola parte a ciascuno dei cadaveri.
In meno di cinque minuti, trenta zombies erano in piedi, pronti ad obbedire al comando che era stato loro impartito. Bastava solo che il primo desse inizio alla carneficina.
Quando tornò da lui però, Osaka notò che Kadaj annaspava.
 
«Stai bene?» domandò preoccupato.
 
Gli occhi che brillavano di soddisfazione, il più piccolo annuì sorridendo quasi commosso.
 
«Grazie, Niisan! Grazie per avermelo permesso! Non credevo di poter fare una cosa del genere, è stato ... meraviglioso!» esclamò sottovoce, abbracciandolo.
 
Dopo un primo momento di sorpresa, Osaka lo ricambiò battendogli una pacca sulla spalla.
 
«Grazie a te, Kadaj. Senza il tuo aiuto crearli non sarebbe stato così semplice.» replicò, stringendogli le spalle.
 
Poi lo sciolse dall'abbraccio e guardò il suo orologio da polso. Un quarto d'ora dopo la mezzanotte.
 
«Ora andiamo a lanciare l'amo e vediamo se il nostro pesciolino abbocca.» ghignò, facendogli segno di seguirlo e lasciandosi alle spalle assieme a lui quel piccolo, mostruoso esercito del terrore.
 
Pronto a far strage non appena l'alba avesse tirato giù dal letto il primo, sfortunato abitante.

 
***

Edge,
Ore 00:15


Il 7th Heaven era avvolto dal buio e dalla calma della notte e Tifa riposava nel letto come tutti, stringendo forte la piccola Marlene che aveva voluto restare con lei per aiutarla a prendere sonno.
All'improvviso però, il canto intenso e inquietante di un lupo si fece udire da loro, tutti loro, entrando nelle loro vite e nelle loro menti con la dirompenza di uno tsunami.
Si svegliarono. Tutti loro.
Riaprendo gli occhi, Lockhart vide quelli grandi e terrorizzati di Marlene fissarla.
Non era un semplice ululato, no. Era come ... come se questi entrasse dalle finestre fino al cuore, facendolo tremare e gettandolo nell'angoscia.
Era come un grido di dolore.

«Tifa, che succede?» chiese la piccola.

Non seppe che risponderle,  sentì solo gli occhi empirsi di lacrime.

«Dannato lupo!» brontolò Barret, alzandosi dal letto con la solita grazia che la sua stazza gli concedeva «È solo un dannato lupo, piccola! Non ti preoccupare.» ribadì, chiudendo la finestra e voltandosi a rivolgere loro un sorriso.

Anche Denzel si era svegliato. Aveva il viso arrossato e gli occhi pieni di lacrime. Forse aveva anche la febbre.
Quel che era peggio però ... era che anche Barret stesso sentì quel peso sul petto spingere fuori tutte le lacrime che riusciva a trovare. Come se ... all'improvviso tutto il peso delle colpe che si era sempre attribuito, per tutti gli errori commessi nella sua vita dal primo all'ultimo giorno, gli fosse precipitato addosso. E guardando Tifa negli occhi, capì che anche lei provava la stessa sensazione.

«Forza, tornate a dormire!»

Li riscosse, sforzandosi di tornare a sorridere.
Fece l'occhiolino a Marlene, poi si avvicinò al ragazzo e gli scompigliò i capelli. Non aveva la febbre, per fortuna. Ma era comunque sconvolto.

«Mettiti giù, ragazzino. Forza.» lo incoraggiò, rimboccandogli le coperte «Va tutto bene, non è niente.»

Quindi tornò a sedersi sul suo letto, e mentre loro cercavano di tornare a dormire, lui e Tifa incrociarono gli sguardi e si scoprirono in lacrime.

 
\\\
 
Sua madre, il suo villaggio in fiamme. Zack, Aerith.
L'impotenza e la disperazione provata nell'attimo in cui si era reso conto di averli persi per sempre, senza aver nemmeno potuto provare a cambiare le cose.
Cloud riaprì gli occhi di colpo e nel silenzio sacro della chiesetta che lo accoglieva si scoprì solo e infreddolito, mentre qualcosa di caldo scivolava sulla sua guancia e una strana angoscia gli stringeva la gola.
Lentamente, con una mano si sfiorò il viso. Alla luce delle fiaccole, il guanto in pelle nera scintillò, bagnato da una lacrima.
Sospirò, e proprio allora il lupo cantò di nuovo, stavolta ben udibile. Il suo cuore tremò, per un attimo il respiro diventò pesante e un'altra lacrima corse a schiantarsi al suolo, sulle assi di legno del pavimento.
Seduto su una delle panche vuote che riempivano la navata, si accasciò su sé stesso, vinto dal senso di colpa, e si prese la testa tra le mani.
Non ebbe tempo però, per lasciarsi andare allo sconforto.
Il telefono squillo nella sua tasca. Ebbe la tentazione di ignorarlo, ma non appena riuscì a leggere il nome del chiamante la tristezza lasciò posto alla paura.
Elmyra non lo chiamava da un po’, e comunque non lo avrebbe mai fatto a quell'ora della notte.
Rispose immediatamente, senza nemmeno schiarirsi la voce.
 
«Elmyra, cosa ...?»
 
S'interruppe di colpo, quando un sogghigno fin troppo famigliare lo raggiunse, facendogli gelare il sangue nelle vene.
 
«Ciao Strife. Ti sono mancato?»
 
Rimase immobile, stringendo i pugni e i denti con rabbia.
 
«Victor ...»
 
Com'era possibile? Era sveglio, questo non era uno dei suoi incubi ne era sicuro. Ma Osaka ... lui doveva essere morto.
 
«Bene, vedo che ti ricordi ancora di me.» lo canzonò sarcastico questi, tornando a ghignare.
«Dov'è Elmyra? Cosa le hai fatto, bastardo?» ringhiò.
«Oh, quanta veemenza.» replicò il suo interlocutore, senza scomporsi «Avevo quasi scordato cosa sei in grado di fare quando ti arrabbi, pulcino.»
 
Si concesse un'altra sadica sghignazzata, poi replicò.
 
«Non preoccuparti per la dolce mammina. Mi prenderò cura di lei come ho fatto con Aerith. Del resto, dovevo pur ringraziarti per il regalo che mi hai riservato, no?» concluse, facendosi più cupo e maligno.
 
L'accenno alla ragazza dei fiori e al loro rapporto fu come fumo negli occhi per lui. Strinse ancor di più i pugni, se non ci fossero stati i guanti di sicuro si sarebbe ferito con le sue stesse unghie.
 
«Lasciala andare, figlio di puttana.» ringhiò.
 
Ma ancora una volta Osaka sembrò non esserne nemmeno scalfito.
 
«Che brutte parole, recluta.» lo derise «Chi te le ha insegnate?» ridacchiò di nuovo, poi tornando serio concluse perfido «Fenrir è venuto a trovarti, stanotte?» chiese, e dopo aver ascoltato il suo silenzio confuso ridacchiò di nuovo, soddisfatto «Immagino che questo silenzio significhi si. Vedi marmocchio, lui è un Dio. È capace di risvegliare i più profondi e oscuri segreti della coscienza di ogni essere umano.» spiegò, come se stesse parlando ad un bambino anche piuttosto ritardato «Rancori, ma soprattutto rimpianti e rimorsi. E tu ne hai parecchi, vero Strife?» concluse insinuante, facendolo tremare «In fondo, lo sappiamo molto bene entrambi che non saresti qui senza il sacrificio di parecchie persone. Senza Zack ... saresti morto anche prima di arrivare a Midgar. Saresti ancora in quella capsula a marcire, come un pezzo di carne andato a male. Un avanzo … »
 
Brividi di freddo attraversarono la sua schiena, la mente lo riportò indietro, a quegli attimi che a lungo aveva cercato di cancellare, appropriandosi di una vita che non era la sua.
 
«Smettila ...» mormorò, ricominciando a piangere in silenzio.
 
Per tutta risposta, Osaka rise udendo il suo tono di voce sommesso e strozzato.
 
«Sta’ tranquillo, Strife. Il canto del lupo significa che è arrivato il momento di pagare il debito. E stavolta lo farai per intero. Vedrai, vedrai.
Ho in serbo per te qualcosa di veramente speciale ... un regalo che non dimenticherai facilmente. Non ne avrai il tempo.»
«Lascia in pace Elmyra, Victor! Le hai già portato via una figlia, cos'altro vuoi toglierle?» sbottò, ma proprio mentre lo diceva un terribile sospetto s'impossessò di lui.
 
Osaka rimase in silenzio per qualche istante, poi sorrise e rispose, serio.
 
«Io? Sei proprio sicuro sia stato io a portarle via sua figlia?» domandò, poi concluse «Hai ragione, non ha più nulla. Perciò non faccio che farle un favore. Mi ringrazierà quando saprà di avermi aiutato a dare la giusta ricompensa al vero colpevole. Tutti quelli che ti hanno conosciuto lo faranno. A meno che tu non abbia ancora voglia di fermarmi personalmente, perché stavolta andrò fino in fondo. Per Sephiroth, e per me. Benvenuto nella tua nuova timeline, Cloud Strife, vedi di non sprecarla come hai fatto con la prima.»
 
Quindi, senza che lui potesse ribattere, la chiamata si chiuse, lasciandolo lì, immerso in un profondo senso di angosciosa disperazione, mentre il lupo tornava a cantare la sua oscura nenia.

 
***
 
Quando Victor chiuse la chiamata, i suoi tre fratelli si lasciarono finalmente andare ad una risata.
 
«Non avrai esagerato, Niisan?» fece Kadaj ironico, accostandoglisi.
 
Lui ghignò.
 
«Mi sono trattenuto, anzi.» rispose.
 
Ma nel suo sguardo si era già insidiata un'ombra che s'accentuò quando Yazoo propose, cambiando argomento.
 
«Quindi adesso possiamo andare. Midgar, giusto?»
 
Il first classe abbassò gli occhi, facendosi cupo.
 
«O quello che ne rimane ...» mormorò.
 
E a quel punto Kadaj colse la palla al balzo per chiedere ciò che da tempo voleva sapere.
 
«Potremmo passare dal lago, prima?»
 
Fu come se il suo Niisan avesse appena udito le urla di un fantasma. Sgranò gli occhi, impallidendo.
 
«Quale lago?» chiese confuso Loz.
 
Victor guardò Kadaj senza dir nulla, solo trattenendo il fiato.
All'improvviso non sembrava nemmeno più lui.
 
«C'è un lago poco distante da qui, con un ostello. Sono curioso di vederlo.» spiegò.
«Non più. Non c'è nulla li che valga la pena di essere visto.» lo interruppe Osaka, riprendendo il controllo di sé «E noi non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo raggiungere Edge il più presto possibile.»
 
All'improvviso anche la prospettiva di tornare a casa non gli faceva più così paura.
Non quanto tornare al lago, con loro. Ma Kadaj, o colui che si nascondeva dietro di lui, non aveva intenzione di mollare la presa.
Così, appurato che Victor non li avrebbe accompagnati, finse di rinunciare all'impresa e si sciolse in un sorriso arrendevole.
 
«D'accordo allora.» disse «Ma tu devi comunque riposare, e non possiamo farlo qui. Tra poco sarà pieno di cadaveri e zombies.»
«Non importa.» tagliò corto Victor «Saranno sufficienti un paio d'ore, saremo via prima dell'alba.» poi guardò il cadavere della donna ancora disteso sul pavimento insanguinato «Lei verrà con noi.»
«La trasformerai?» domandò Yazoo.
«Pensavo volessi aspettare di avere Cloud davanti.» aggiunse Loz.
 
Victor, finalmente, tornò a sorridere.
 
«Non penso che il cadavere resista così a lungo, e poi sarà più facile da "trasportare".»
 
Kadaj ghignò.
 
«Credi che impiegherà così tanto ad accettare la tua sfida?»
 
Il first class lo guardò negli occhi.
 
«Non accetterà.» replicò scuotendo il capo «Non prima di aver perso veramente tutto.»
«Per questo dobbiamo tornare. Ha bisogno di un incentivo.» disse Kadaj, assecondando i suoi pensieri.
 
Victor sorrise annuendo. Poi si avviò verso il piano di sopra voltando loro le spalle e tirando un sospiro di sollievo. Perché Kadaj aveva nominato il lago? Scacciò il pensiero, cercando di sgomberare la mente da ogni ricordo spiacevole.
Ma il sospetto continuò a restare fino a che, dopo circa un'ora, riuscì a scivolare con fatica in un sonno tormentato dai ricordi, mentre al piano di sotto la conversazione continuava.
 
«Kadaj, che c'è al lago? Perché il Niisan aveva quell'espressione?» domandò Loz, non appena udì la porta al piano di sopra chiudersi.
 
Questi li guardò negli occhi e si prese un momento.
 
«Prendiamo le moto e andiamo a vedere.» disse infine «È più facile che spiegarvelo. Saremo di ritorno prima che si svegli.» decretò, non lasciando loro altra alternativa che seguirlo.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Red_Coat