Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    28/04/2021    1 recensioni
Nel 2018 Shizuka Higashikata, la figlia adottiva di Josuke, vive una vita monotona nella tranquilla Morioh-cho.
Una notte la sua vita prenderà una svolta drastica, e il destino la porterà nella misteriosa città italiana di La Bassa, a svelare i segreti nascosti nella sua fitta nebbia e nel suo sottosuolo, combattere antichi pericoli e fare nuove amicizie, il tutto sulle rive di un fiume dagli strani poteri.
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Terza riscrittura, e possibilmente quella finale, dell'attesa fanpart di JoJo postata per la prima volta qui su EFP nel lontano 2015.
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Prequel: “La battaglia che non cambiò nulla (o quasi)”
*Spoiler per JoJo parti 1, 2, 3, 4 e 6*
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Aggiornamenti saltuari.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Josuke Higashikata, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Shizuka era stata incastrata in un angolo, tra un attrezzo da palestra e l’altro. Si era seduta su una palla mezza sgonfia, mentre il suo aguzzino (che sembrava ben poco tale) Alex era seduto su una panca per le flessioni, la corda che stringeva Shizuka legata al suo polso e alla sua mano. Quell’Alex era alto almeno un metro e ottanta, forse ottantacinque, aveva davvero paura che Shizuka, di a malapena un metro e cinquanta, potesse sfuggirgli dalle grinfie? Quel ragazzino era davvero terrorizzato dal deludere sua sorella maggiore.

Alex non aveva parlato per tutto il tempo, e non iniziò nemmeno a parlare quando altri li raggiunsero. 

Erano quelli che Shizuka aveva visto prima- la ragazza che parlava da sola, il ragazzo più grande dai capelli platino e neri e sulla sua schiena quello dai capelli lunghi e verdi scuro, che ora sembrava svenuto.

“Allora?” mugolò Alex, ai ragazzi che sembravano spaventati. Ferdinando alzò le spalle, adagiò Enrico su un attrezzo per le gambe e si sedette al fianco di Alex, tentando di sorridergli. “Stanno per attuare il piano. Presto sarà tutto finito, vedrai.”

Tutto finito!?

“Cosa volete fare loro?!” gridò Shizuka, e la ragazza dai capelli metà biondi e metà rossi la zittì aggressivamente. “Taci! Non sono mica cazzi tuoi!”

Shizuka sentì il suo viso prendere fuoco dalla rabbia. Avrebbe voluto farli tutti a pezzi, avrebbe voluto non essere lì e non essere sé stessa. Se fosse stata qualcun altro, avrebbe potuto facilmente evadere da quel branco di ragazzini. Avrebbe potuto prenderli a pugni, strappare quella ridicola corda attorno al suo corpo e andare a salvare suo padre e gli altri.

Strinse i pugni con così tanta forza da farsi del male, scosse elettriche scorrerle attraverso i nervi e la pelle e venir assorbite dalla corda.

Tutti trafelati, arrivarono altri quattro ragazzi, quelli che sembravano essere i principali fautori della Banda. Il Boss, Zarathustra, era davanti a tutti loro. 

“Fatto, sbrighiamoci e andiamocene. Tra qualche oretta, arriveranno gli altri a pulire.”

Pulire? Fatto?

Shizuka non poteva sopportare di non sapere quale fosse stata la fine di tutti quelli che l’avevano accompagnata lì in Italia. Non poteva immaginare di essere orfana, ancora un’altra volta…

Se solo non fosse debole, se solo fosse forte, se solo…

La corda non cedeva attorno alle sue braccia, per quanto lei tirasse. Con uno sforzo sovrumano, fece uno scatto avanti, tirando la corda tra le mani del grosso Alex, che venne sbalzato in avanti con violenza a sua volta. Lo sentì piagnucolare alle sue spalle.

“È troppo forte per me! Non so se ce la farò a…”

No, non ce la fece a tenerla. Il nodo si sciolse dal suo polso arrossato e la corda gli venne strappata dalle mani, e Shizuka, ora libera, tentò di sprintare verso la porta d’uscita.

Piero evocò Seven Nation Army attorno a sé, e con un balzo animalesco le fu alle calcagna, afferrando con tutte e quattro le sue braccia la fine della corda attorno a Shizuka, che venne strattonata indietro d’un tratto e cadde a terra. La sua fuga era finita.

“Ah, è davvero forte! Quasi quanto un…”

“Vampiro?” finì la sua frase Zarathustra, avvicinandosi a Shizuka. “Forse perchè lo è. Almeno in parte.”

Shizuka si sentì gelare il sangue e i muscoli le si irrigidirono. In parte? Allora quel veleno di cui le aveva parlato Koichi quella volta all’ospedale aveva davvero fatto qualcosa su di lei? Solo lo stand rosso di Annalisa riuscì a rimetterla in piedi, al fianco di Piero, che la teneva ancora sotto sorveglianza e con ben quattro pugni stretti attorno alla corda.

Zarathustra quasi si lasciò scappare un sorriso sulle sue labbra tese e sottili. Fece cenno a tutti di uscire, e, trascinando Shizuka, se ne andarono da quella maledetta palestra. 

Quella in cui tutte le persone importanti per Shizuka ancora erano rinchiuse, in chissà quale orribile destino la Banda li aveva destinati.

“Non ti hanno detto nulla sul sangue vampirico che scorre nelle tue vene, eh?” le chiese il Boss, e Shizuka, a malapena concentrata sulle sue parole, annuì e negò frettolosamente e in modo confuso.

“Noi- io ti ho trovata proprio per questa tua abilità: l’essere completamente invisibile e irrintracciabile ai vampiri. Non solo non possono vederti grazie alla tua abilità stand, ma nel tuo sangue c’è qualcosa che, ai loro sensi, non ti fa risultare umana. Hai sangue di vampiro, sangue antico e puro, non ereditario e non passato da qualche lurido vampiro-zombie. Sei speciale, e potenzialmente la migliore arma contro i vampiri.”

Shizuka si lasciò trasportare sul selciato. Il cielo era grigio e luminoso come quando era arrivata a La Bassa qualche ora prima.

Speciale. La migliore.

Il pensiero di essere speciale, forte e superiore le riportò in mente, ancora, suo padre che invece in lei non sembrava credere per niente.

“Dov’è mio padre?” chiese un’ultima, disperata volta.

Questa volta non risposero. Regina, alta e imponente e dal naso rotto e sanguinolento, le rivolse uno sguardo gelido. “Per spezzare la maledizione degli Zeppeli, i Joestar devono diventare innocui, perchè nel destino della famiglia Zeppeli c’è la morte per mano- o al fianco di un Joestar. C’è scritto nel suo libro delle Onde Concentriche. Basta chiamare tuo padre, non risponderà. Probabilmente, ora, è una statua di cristallo blu.”

Shizuka sentì le lacrime montarle agli occhi e un groppo formarsi nella sua gola. Era morto? Cosa voleva dire?

Calmati.

Nella sua testa, una voce calma si profuse. Era ancora quella voce. Non ricordava bene dove e quando l’aveva già sentita…

Rifletti.

Effettivamente, Shizuka si sentì più tranquilla, come se una pace ultraterrena le avesse invaso il corpo, rendendolo più fluido, leggero, caldo. 

Il tempo per combattere è quasi arrivato. Non ancora. Devi solo essere paziente, ancora per poco. Niente è ancora finito, tutto è appena cominciato. Il tempo di spiegare le ali e imparare a volare è quasi giunto, ma ricorda che per puntare in alto, devi guardare prima in basso. E riflettere.

Shizuka lasciò che la portassero lontana, passando davanti all’entrata della palestra. La porta era serrata, grossi cristalli blu la sigillavano ermeticamente.

Alex si fermò in mezzo al prato, causando Zarathustra di fermarsi a sua volta, attivare il suo 42 e puntarlo verso la palestra.

“Ehi, che succede?” tentò Ludovico, che non poteva né sentire come Alex né vedere come Zarathustra.

Zarathustra alzò una mano, aprendo la bocca per gridare qualcosa. Probabilmente di indietreggiare e allontanarsi, ma non fece in tempo, perchè il muro della palestra esplose in mille pezzi e calcinacci e cristalli blu volarono ovunque.

Un grosso stand nero irto di spine, tra l’umanoide, il robotico e il rettiliano aveva coperto Zarathustra dai calcinacci, e lo stesso aveva fatto un’enorme scatola di metallo davanti ad Alex. Appena ripresi indietreggiarono, fissando le figure nella polvere che uscivano dall’inferno blu alle loro spalle.

Piero trascinò via Shizuka, legandola al palo dell’elettricità dietro l’angolo. Se fossero volate spine o altri calcinacci non sarebbe stata toccata, ma così non poteva vedere chi era che aveva distrutto il muro. Forse papà?

“Sta’ qui, ok?” le fece Piero, nel tono di un fratello maggiore premuroso più che di un aguzzino.

Piero evocò Seven Nation Army e, correndo a sei zampe come uno strano animale, si avventò sulle due figure.

L’enorme mano di The Hand parò il suo colpo e lo scagliò lontano, mentre Josuke al suo fianco stringeva tra le mani un cristallo azzurro pallido.

Tutti i ragazzi della Banda estrassero il loro stand, continuando però ad indietreggiare.

“Qual è il piano B?” borbottò Ludovico a Zarathustra, pugni stretti e lo stand-ombra che girovagava attorno e sotto a lui senza una meta. Zarathustra, protetta dal suo 42 dal viso inespressivo quanto quello della proprietaria- completamente coperto da un gigantesco occhio robotico rosso-, negò. “Nessun piano B. Non me l’aspettavo che sopravvivessero all’hypercalcantite.”

Ai suoi piedi, Josuke lanciò quel brutto cristallo di un azzurrino sporco. Non assomigliava per niente all’ipercalcantite in cui li avevano lasciati.

“Quella è la forma anidra- senza acqua- del vostro cristallo acido del cazzo.” borbottò Josuke. Pian piano, sulla superficie secca del cristallo, iniziò a vedersi una crosta blu elettrico formarsi, il minerale che riassorbiva umidità dall’aria bagnata e pesante di La Bassa. 

“Con Crazy Diamond sono riuscito a modificare la sostanza, dividere acqua e solfato rameico secco negli idranti, così che spruzzassero solo acqua e scogliessero l’hypercalcantite sul terreno.”

Okuyasu alzò una mano, quella destra ancora sanguinolenta. “Grazie al sangue che si è sciolto nell’acqua, attorno a me- a noi non si è formato quel cristallo blu!”

Josuke gli rivolse un lieve cenno del capo, forse un vago sorriso sul suo viso stanco e irritato dall’acqua acida in cui era stato immerso poco prima.

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Da dietro l’angolo, Shizuka sentì chiara la voce di suo padre. Strattonò il palo a cui era legata, senza nessun successo. Scalciò un po’ per terra, disperata, e il suo piede toccò qualcosa di duro e metallico.

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Dall’altra parte dell’angolo, la battaglia iniziò quando cristalli di Ipercalcantite furono lanciati verso i componenti della Banda.

La coda spinosa di 42 e i pugni di Lisa e Seven Nation Army distrussero i cristalli in mille pezzi, ma chi li aveva lanciati in massa, alle spalle di Josuke e Okuyasu, ne aveva ancora.

Echoes act 4 stava facendo galleggiare attorno a lui altri cristalli, e Koichi, anche se la sua pelle era tagliata e strappata in più punti per colpa del minerale, era ancora tutto intero.

“È uno stallo.” borbottò Zarathustra, a voce abbastanza bassa da non farsi sentire dai Joestar che, uno a uno, stavano scavalcando il muro distrutto da Crazy Diamond e The Hand.

“Loro non hanno stand a lungo raggio per colpirci ma solo forti stand fisici, mentre noi siamo più carenti per gli stand fisici ma abbiamo potenti stand a distanza.”

“Non vorrai mica…?” 

Zarathustra annuì. 

“È pericoloso!” continuò Ludovico, che quasi gridò a metà della frase. Se Regina e il suo K&Q non fossero stati lì, probabilmente la testa di Ludovico ora sarebbe in un altro posto. Love Deluxe si era fiondato verso di loro a forma di grande ariete di cheratina, ma il muro di ghiaccio dello stand vestito da dama barocca aveva evitato il disastro. Il muro di ghiaccio era sgretolato, ma aveva anche indebolito e distrutto i capelli, e Yukako li aveva ritirati.

Regina provò il tutto per tutto, buttando il muro di ghiaccio sopra il gruppo di quattro persone che era uscito dalla palestra. Crazy Diamond lo ruppe in mille pezzi con un paio di pugni, ma non era quello il piano di Regina.

Il muro di ghiaccio divenne acqua, che imbevve il terreno sotto di loro. La terra argillosa, memore di essere stata un tempo una fertile palude, tornò tale e assorbì le scarpe e i piedi dei quattro, immobilizzandoli sul posto, almeno momentaneamente. Perfetto per il piano del Boss.

“Anche stare qui ad aspettare di essere fatti fuori è pericoloso. Ora fatevi da parte.”

L’occhio di 42 divenne di un rosso intenso, troppo intenso, mentre i componenti della Banda si allontanavano con rispetto, ammirazione e terrore dalla loro capitana.

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Shizuka scostò col piede l’erba, dove aveva sentito l’impatto di qualcosa di metallico con la suola delle sue scarpe.

Era dorato, grosso e a forma di freccia stilizzata. Un orecchino?

I bordi sembravano taglienti al punto giusto da tagliare la corda attorno alla sua vita e le sue braccia, ma purtroppo era troppo lontano da lei. 

Ricordò come aveva tirato un pugno invisibile al vampiro, alla Città della Moda- perchè era stata lei, ne era sicura!- e pensò che un altro paio di braccia le sarebbe stato comodo. O più di uno, come quel Piero. Strinse gli occhi, cercò di incanalare l’energia dentro di sé, e divenne completamente invisibile. Anche la corda lo divenne, e probabilmente il palo dentro di lei. Era l’energia giusta, quella?

Aprì gli occhi. Fissò l’orecchino dorato a terra, sentì le meningi stringersi e dolere, ma doveva farcela. 

L’orecchino si mosse da solo. No, non da solo. Shizuka sentiva il freddo dell’oggetto sotto i polpastrelli, anche se le sue mani erano strette ai suoi fianchi.

Era uno stand fisico!

L’orecchino venne trascinato indietro, quasi sollevato, e poi abbandonato sulla sua scarpa. Con un po’ di fatica, Shizuka riuscì a portarsi la scarpa ad altezza mani, e finalmente l’orecchino era tra le sue dita.

La superficie era oro e lucida come uno specchio, e rifletteva sia Shizuka sia il bagliore rosso che veniva dall’altra parte dell’angolo.

Tagliò la corda, che si sfaldò sotto la lama, e stringendo tra le dita l’orecchino, attenta a non tagliarsi a sua volta, si sporse dall’angolo, attivando Achtung Baby e diventando completamente invisibile.

Suo padre era vivo! E così anche Okuyasu, che al suo fianco stava cercando di uscire dalle sabbie mobili in cui stavano sprofondando.

Koichi era a galla assieme a Yukako, che però aveva Love Deluxe a sua volta incastrato nelle sabbie mobili, e ancora dentro l’edificio mezzo distrutto Minerva, la nuova tizia di La Bassa, cercava di rimettere in piedi un distrutto Jotaro.

Dall’altra parte, Zarathustra. Il suo 42 era dietro di lei, l’occhio rosso carico di una luce innaturale e tremenda. Si stava caricando di energia, e ormai il tempo era agli sgoccioli.

Stava per attaccare, e se non si fosse sbrigata a fare qualcosa era sicura che avrebbero fatto una brutta fine.

Ora che aveva scoperto che erano vivi, ora che aveva scoperto di essere speciale!

Rifletti Shizuka, rifletti!

L’orecchino tra le sue dita la punse. Lo guardò, e il riflesso della trasparente Shizuka non scalfì la sua superficie a specchio, ma la luce di 42 sì.

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Il laser di 42 era carico. Koichi era caduto stremato nelle sabbie mobili al fianco di sua moglie, mentre Okuyasu tentava di cancellare quanto più delicatamente il fango tra i suoi piedi e quelli di Josuke, cercando di non fare del male involontariamente a nessuno. 

Tutti i componenti della Banda chiusero gli occhi, premendosi le mani sopra essi.

Dall’occhio di 42, la luce divenne insopportabile. 

Josuke cercò di posizionarsi davanti a Okuyasu, per proteggerlo almeno un po’, per schermarlo da quel raggio mortale.

“No!”

La voce di Shizuka risuonò cristallina, e comparve dal nulla in mezzo al prato, tra 42 e i Joestar. Il laser venne sparato, e Shizuka divenne riflettente come uno specchio, aprendo le braccia così da poter riflettere quanto più quel raggio mortale. Riflettere, era questo che avrebbe risolto la situazione!

Il raggio rimbalzò sul corpo magro di Shizuka, che per la potenza dell’imbatto cadde indietro.

Il raggio fu rimbalzato contro la stessa Zarathustra, che buttadosi a terra riuscì ad evitarlo. 

Purtroppo, dietro Zarathustra c’era suo fratello minore Alex, ancora con gli occhi serrati e ignaro che la maledizione degli Zeppeli stava per compiersi.

ALEX!” gridò inutilmente Zarathustra.

   
 
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