Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    28/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dove volano le Aquile?
 
Zane rilesse per l’ennesima volta la lettera di suo padre e per l’ennesima volta scosse la testa.
“Dobbiamo parlare, è importante. Ti aspetterò per tutta la Luna nel posto di cui ti parlai prima della tua partenza. Non dire a nessuno dove sei diretto. Vieni da solo. Aramil” lesse ad alta voce.
Il posto di cui parlammo prima della tua partenza, pensò Zane.
Ricordava quel giorno. Era accaduto quasi tre Lune prima. L’armata era stata radunata davanti alle porte di Ivonac, la città ai confini meridionali con Talmist ed era in attesa dei suoi ordini.
Suo padre gli aveva chiesto di aspettare e quando lui lo aveva raggiunto, Zane era stato sollevato nel vederlo perché significava che a Lormist Falan Morvarek aveva convinto il consiglio del re a dare la sua approvazione definitiva alla partenza.
“Non è stata una impresa facile” aveva detto suo padre quando lo accolse nella sua tenda. “Ma Falan sa essere convincente quando vuole.” Lo aveva guardato negli occhi. “Tu sei pronto?”
Zane aveva annuito. “Ripagherò la fiducia che mi è stata concessa.”
“Vieni, usciamo a fare due passi” lo aveva invitato suo padre. “La notte è bella e chissà per quanto tempo non potremo goderci col cuore leggero lo spettacolo di un cielo stellato.”
Aveva ragione e il cielo era pieno di piccole luci che ammiccavano verso di loro. Mentre camminavano lungo il perimetro del campo suo padre aveva indicato alcuni astri.
“Quella è Kossia, la Regina dei Fiori. Vedi quelle sei stelle che sembrano circondarla? Sono le sue ancelle, ma tutti le chiamano petali perché ricordano quelli dei fiori. Lì accanto invece c’è Siir il Lupo. Proprio lì, quella stella solitaria separata dalle altre da tutto quel cielo nero e vuoto, la vedi? Siir è solitario perché nessuno si fida di lui. Si dice che una volta ci fosse una stella compagna accanto a lui ma che sia scomparsa in un giorno e una notte. Molti pensano che sia stata divorata da Siir e che da allora le altre stelle lo evitino per non fare la stessa fine. E quella vicino a Takriri è…”
“Padre” aveva detto Zane cercando di non sembrare irrispettoso. “Non ho più sette anni.”
Aramil Stanner aveva sorriso mesto. “A volte dimentico che il tempo passa per tutti e che non sei più il bambino che mi chiedeva di raccontargli per l’ennesima volta delle imprese eroiche di suo padre.”
“Quelle posso sentirle da chiunque” aveva risposto Zane. “Sei venuto a portarmi i tuoi saluti prima della partenza?”
“Sì” aveva risposto suo padre. “E a chiedere i tuoi per la mia.”
Zane si era accigliato. “Torni a Lormist?”
Lui aveva scosso la testa. “Vado dove è richiesta la mia presenza.”
“Una missione segreta?”
Lui aveva annuito grave.
“Così segreta da non poterla rivelare nemmeno a tuo figlio?”
Aramil aveva fissato un punto davanti a sé.
“Pensi che andrei in giro a parlarne?” aveva domandato Zane con tono offeso.
“Ho paura che tu faccia di tutto per seguirmi.”
Quello l’aveva preoccupato più delle parole precedenti. “Allora è un luogo pericoloso.”
“Esistono posti non pericolosi durante una guerra? Posso solo dirti che andrò dove volano le aquile, perché questo è il nostro destino. E non chiedermi altro, te ne prego.”
Zane aveva annuito in silenzio.
Chiuse la lettera piegandola in quattro parti e la mise nella borsa a tracolla, tra le razioni che aveva portato con sé per quel viaggio.
“Andrò dove volano le aquile” disse ad alta voce. “Dov’è che volano le aquile?”
Dopo aver ricevuto il messaggio del padre aveva fatto convocare Refu per un consiglio.
L’erudito si era presentato nella sua tenda. “È presto per il resoconto, ma se vuoi posso fornirti tutte le informazioni sulle condizioni dell’armata.”
“Non è per questo che ti ho fatto convocare” aveva detto Zane. Per tutto il giorno aveva cercato le parole giuste per non dire troppo all’erudito e al tempo stesso riuscire a carpirgli qualche informazione utile. “Sai dove volano le aquile?”
Refu aveva aggrottato le ciglia. “Le aquile vivono su tutti i continenti, anche se per quanto riguarda Krikor abbiamo solo i racconti di chi dice di averle avvistate da lontano.”
“Non ti ho chiesto dove vivono, ma dove volano” fece Zane.
Refu era sembrato ancora più perplesso. “Volano nel cielo, come i pesci nuotano nel mare e gli altri animali camminano sulle terre. Non comprendo il motivo di queste domande. Se ti interessano le aquile posso consigliarti dei testi. La biblioteca di Ferrador non è molto fornita ma potresti trovare quello che ti serve.”
“No, lascia perdere” aveva risposto Zane con un gesto vago della mano. “Perdonami se ti ho fatto perdere tempo.”
Zane sospirò.
Il cielo è ovunque, si disse. Le aquile possono volare ovunque e quindi dove sei andato padre? E dove vuoi che io vada?
Seguendo l’istinto aveva lasciato l’armata due giorni dopo la partenza da Ferrador avvertendo solo Demia di quello che voleva fare.
“Fammi capire” aveva detto la donna. “Tuo padre ti ha chiesto di raggiungerlo?”
“Sì.”
“Dove?”
“Nel posto in cui le aquile volano.”
“E questo posto dove sarebbe?”
Zane aveva scrollato le spalle. “Non ne ho idea. Sono confuso quanto te.”
“Forse è una trappola.”
“Se fosse una trappola, avrebbero scritto chiaramente dove avrei dovuto recarmi.”
“Forse è quello che vogliono farti credere” aveva obiettato la donna.
Zane aveva scosso la testa. “No, no. È stata scritta da mio padre, riconosco la sua mano. Ed è stata portata da un suo messaggero.”
Avevano interrogato il soldato. Si chiamava Feroy e faceva parte della scorta di Aramil.
“Dimmi tutto quello che sai” gli aveva intimato Zane. Non lo aveva mai visto ma veniva da Lormist e aveva una storia convincente.
“Abbiamo accompagnato il comandante Stanner fino al confine settentrionale tra Oldorak e Rodiron.”
“Che ci faceva così lontano da Lormist?” aveva domandato Zane.
“Non lo sappiamo. Ci fu chiesto di non fare domande e noi non le facemmo.”
“Prosegui.”
“Una volta giunti alla Fossa di Karn, il comandante disse di voler proseguire da solo e ci chiese di attendere il suo ritorno.”
“Fossa di Karn?” Zane non conosceva quel posto.
“È vicino al confine con Oldorak” aveva spiegato Feroy.
“Cosa accadde dopo?”
“Aspettammo per tre giorni che tornasse. All’alba del quarto il comandante fece ritorno. Sembrava turbato.”
“Non vi disse cosa aveva fatto in quei giorni o chi avesse incontrato?”
Feroy aveva scosso la testa. “Si ritirò nella sua tenda e ne uscì col messaggio da portarti. Ordinò a me di consegnartelo a Ferrador o, se non ti avessi trovato lì, di cercarti ovunque saresti andato.”
“E mio padre e il resto della scorta?”
 Feroy aveva scosso la testa. “Non mi dissero dove sarebbero andati né quale strada avrebbero seguito. Credo perché temevano che le bande di esploratori rinnegati potessero catturarmi e interrogarmi.”
“Tipico di mio padre essere così prudente. Poiché non ti è stato dato alcun altro ordine, ti lascerò decidere se vuoi tornare da mio padre, se vuoi andare a Lormist o restare qui.”
“Vorrei venire con la tua armata, comandante Stanner.”
“Sei ansioso di combattere i rinnegati?”
“Se sarà il comandante Stanner a guidarmi sarà un onore.”
Non sta parlando di me, aveva pensato Zane. Ma di mio padre. Di Aramil. Il vero comandante Stanner. Io sto solo usando il suo nome.
Quel pensiero gli aveva provocato una sensazione spiacevole allo stomaco.
“Un’ultima cosa” aveva detto Zane. “Sai dove volano le aquile?”
Feroy l’aveva guardato perplesso.
“Lasciamo stare per il momento. Vai da Refu e fatti assegnare un posto in una formazione.”
Il soldato aveva raggiunto l’uscita della tenda e si era voltato. “Quella domanda sulle aquile” aveva detto con espressione concentrata. “Mi ha fatto venire in mente qualcosa.”
Zane si era fatto attento.
“Poco prima di passare il confine il comandante Stanner ci raccontò di quando era giovane e si stava addestrando per diventare uno stregone consacrato. Ci disse che la sua guida lo aveva portato a Jabor.”
“È una fortezza famosa” aveva detto Zane ricordando quel nome. “Una volta mi ci ha portato dicendomi che è li che una volta si addestravano gli stregoni per entrare nel corpo delle Aquile, prima che la sede del corpo venisse spostata vicino a Lormist.”
“Ci disse proprio questo” aveva detto Feroy. “Ma poi aggiunse un’altra cosa.”
“Continua.”
“Che non era stato sempre così. Che c’era stato un tempo, secoli prima, in cui le Aquile si erano addestrate altrove, lontano da Lormist.”
“Dopo che avrai parlato con Refu, digli di venire da me.”
L’erudito si era presentato nella sua tenda con la solita espressione sofferente. “Mi hai fatto chiamare?”
“Cosa sai delle Aquile?”
“Mi hai già fatto questa domanda” aveva risposto l’erudito.
“Non parlo delle aquile che volano nel cielo, ma del mio ordine. Le Aquile di Lormist.”
“Sono fedeli servitori della corona da trecento anni.”
“Ma non sono sempre stati qui.”
Refu aveva annuito. “È una storia che ti avranno già raccontato i tuoi compagni. Le Aquile vennero da oriente prima di stabilirsi a Lormist.”
“Potremmo dire che volarono?”
L’erudito aveva scosso le spalle. “Capisco ciò che vuoi dire. Sì, potremmo dire che le Aquile da allora volarono fino a Lormist.”
“Da dove?”
“Una terra oltre i confini dell’oriente.”
“Quella terra ha un nome” aveva detto Zane. “Barahad.”
Refu aveva annuito di nuovo. “È ai confini tra Rodiron e Talmist. Ma è solo una leggenda. Nessuno ha mai dimostrato che quella fosse la dimora ancestrale dell’ordine.”
“Non importa” aveva detto Zane. “Barahad è il posto da dove sono volate le Aquile. È il luogo in cui devo andare.”
Barahad, pensò Zane alzandosi. Aveva legato il cavallo a un albero prima di mettersi in cammino. Da quel punto in poi la strada diventava una pietraia e non voleva rischiare di fargli spezzare una zampa.
Alzò la testa e fissò la collina sopra di lui. Era piatta e alta due o trecento passi. Sopra di essa si intravedeva ciò che restava di mura di pietra grigia e torri spezzate a metà dal tempo o da qualcosa che le aveva distrutte.
La pietraia avvolgeva la collina portando in cima. Passò sotto un arco di pietra crollato sotto il peso del tempo e delle intemperie.
Non vi era molto da vedere in quelle pietre consumate dal tempo.
Perché hai scelto proprio questo posto? Si domandò Zane. C’erano altri luoghi più sicuri per incontrarmi ma hai voluto farlo qui.
Barahad, se davvero era quella la dimora ancestrale delle Aquile, era un luogo deludente. Si era atteso di trovare una fortezza imponente invece di quel piccolo avamposto.
Refu l’aveva avvertito. L’erudito aveva recuperato delle mappe e consultato dei libri.
“La fortezza è stata visitata molte volte in passato” aveva spiegato Refu.
“Da chi?”
“Avventurieri. Compagni del tuo ordine. Eruditi. Tutti alla ricerca di prove.”
“E ne hanno trovate?”
Refu si era stretto nelle spalle. “Ognuno ha trovato ciò che voleva trovare.”
Sedette su di una colonna spezzata, davanti a ciò che restava di un tempio. Quella che una volta doveva essere stata una struttura imponente che si sarebbe vista da lontano giungendo ai piedi della collina, adesso era ridotta a macerie dove erano cresciute piante rampicanti.
Una pietra rimbalzò sul terreno facendolo trasalire. Scattò in piedi, un dardo magico nella mano destra e lo scudo in quella sinistra.
Girò la testa nella direzione del rumore e vide un uomo barbuto camminare verso di lui. Indossava una tunica bianca, degli stivali neri e un mantello grigio.
Con la coda dell’occhio vide una figura umana prendere forma accanto a uno dei muri crollati. Dalla parte opposta, una donna dai capelli neri lucenti fece brillare un dardo nella sua mano.
“La divinatrice aveva ragione” disse Hissarion fermandosi a una decina di passi da lui. “Quando mi disse che saresti venuto qui non potevo crederci, ma ho voluto avere fede e sono stato ripagato.” Fece un cenno alla ragazza alla sinistra di Zane.
La vide spostarsi di qualche passo.
“Puoi scegliere, Zannis” disse Hissarion. “Se venire con noi o combattere. Ma stavolta non sarà come a Ferrador. Stavolta potrei decidere che non vale la pena lasciarti in vita.”
“Che cosa vuoi da me?”
“Vieni con me e te ne parlerò, Zannis.”

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor