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Autore: Miravel0024    30/04/2021    0 recensioni
Ispirato dal mio terzo primo giorno di scuola alle superiori.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Writober 2020'
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Era il primo giorno di scuola e già mi stavo chiedendo perché diavolo avessi scelto quel dannato corso, manco mi piaceva la moda!
Ero dannatamente in ritardo, le indicazioni che mi erano state date erano incomprensibili e ogni persona a qui chiedevo diceva cose diverse, stavo impazzendo.
Finalmente una santa bidella mi indico la strada giusta e dopo aver attraversato il cortile mi trovai praticamente nella catacombe. Era un edificio buio, freddo ed umido, palesemente inadatto ad ospitare delle aule scolastiche, ma siamo in Italia perciò dov'era la novità?
Pensate bene che per arrivare alla mia aula ne dovevo attraversare un'altra, a dieci minuti dall'inizio delle lezioni ... fantastico. Finalmente entrai nella mia dannata aula, che più che un'aula sembrava una scatola per sardine, ma vabbe. C'erano due file di banchi enormi con tre ragazze per banco, ed ovviamente ognuna di loro si voltò a fissarmi, mi salì giusto un filo di ansia.
< Tu devi essere la nuova alunna, prego siediti qui davanti. > Oh che meraviglia, proprio davanti alla cattedra, in modo che tutti potessero osservarmi bene nella mia immensa goffaggine.
 
Le ore passarono, ma le cose furono sempre più strane, l'unica che mi rivolse la parola, per più delle tipiche domande di routine, fu una tipa strana che mi chiese se volessi comprare delle scarpe ... inutile dire che rifiutai e da allora mi guardò con disgusto manco le avessi tirato della merda in faccia.
 
Finalmente arrivò l'ultima ora, non ne potevo più. E fu allora che scopri che di tanto in tanto, all'occorrenza, avremmo cambiato aula e ci spostammo in quella accanto che era tipo tre volte più grande dell'altra. Finì seduta accanto ad una delle gemelle che avevo notato durante la mattinata, ma non ci feci particolarmente caso, in fondo non avrei mai dato inizio ad una conversazione di mia volontà spontanea, sia mai. 
Quando finalmente stava per suonare la campanella estrassi il telefono e scrissi ad una mia amica, denominata amichevolmente Babbana, per sapere dove incontrarci quando …
< Scusa, posso farti una domanda? > Era la ragazza che avevo notato prima, quella seduta accanto a me, aveva uno strano baluginio negli occhi, ma non sembrava antipatica.
< Sì? >
< Non volevo spiarti, ma ho notato che hai chiamato la tua amica Babbana e mi chiedevo perché?> Ok, un po 'strano, ma tutti sbirciando il telefono di quello accanto a loro, normale amministrazione.
< Oh quello ... è che questa mia amica odia gli anime, mai riuscita a fargliene guardare uno e non ha mai visto neanche Harry Potter perciò sai ... Babbana. > Dio speravo che conoscesse Harry Potter o avrei dovuto spiegarle il significato di Babbana.
< Oh mio dio! Quindi ti piace Harry Potter? > La sua espressione si illuminò improvvisamente e sembrava fottutamente speranzosa.
< Uhm diciamo di sì, finora ho visto soltanto i film, ma adoro l'idea di vivere in un mondo magico. > Stava per dire altro, ma il suono della campanella la interruppe. Prendemmo i nostri zaini e mentre andavamo alla porta venimmo affiancate dalla sua gemella, erano davvero moto simili, ma una era leggermente più alta, aveva la coda ed un'espressione più cucciolosa.
< Ali! Anche a lei piace Harry Potter! > Ali alzò lo sguardo su di me e mi sentì vagamente squadrata.
< Forte, di che casata sei? > Tirai mentalmente un sospiro di sollievo, non potevo credere alla mia fortuna, avevo fatto lo smistamento online solo pochi giorni prima.
< Sono Tassorosso. Voi? >
< Io Corvonero. > Rispose Ale.
< Io Grifondoro! Oh comunque io sono Alise e lei è Alissea. Piacere. > Ma era possibile che questa ragazza sorridesse costantemente, era una dannata pallina di gioia.
< Erin. >
< Ti va se ci scambiamo i numeri, così magari più tardi ci sentiamo? > Perché no, sembravano molto simpatiche e sarebbe bello avere finalmente delle amiche con gusti simili ai miei.
< Certo, dammi il telefono che te lo segno. > Ci siamo scambiate velocemente i numeri mentre raggiungevano l'uscita e ci siamo salutate.
Forse quest'anno scolastico avrebbe fatto meno schifo del previsto.
   
 
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