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Autore: Nirvana_04    30/04/2021    2 recensioni
Reduci di una guerra non ancora finita, sopravvissuti di una generazione di ribaldi e avventurieri. Spiriti smarriti, anime rotte, corpi su cui la vita ha tatuato dolori e volti di fantasmi.
Una raccolta ricamata su solitudini e cicatrici.
1. Avanzi ~ Vorresti parlare, ma nel silenzio riconosci l’unica voce che ti è rimasta
2. Abbastanza ~ Lily è il veleno nei suoi respiri
3. Parlami nei sogni ~ Al ritmo di quei ricordi, tu danzi
4. Perdono, perdona ~ dieci macchie saltellano nell'aria
5. Resta sulla pelle ~ abbiamo rubato attimi di felicità al mondo
6. Rubare il silenzio ~ la paura… ha reso sordo il mondo
7. In fondo alla scatola ~ c’è la polvere che riveste ogni cosa
8. Inseguendo la tua assenza ~ Magari non mi ha riconosciuto
9. Mentre la neve cade ~ Non esiste più un posto dove nascondersi
10. Mi scorderò dei fiori d'angelo ~ «E tu dov’eri? Per chi combattevi?»
11. Infine, l'estate ~ Tu ricordi
12. In altrettanti modi ~ Brinderemo assieme, un giorno
13. Quell'abbraccio, alla fine del mondo ~ Va tutto bene, papà
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Mi scorderò dei fiori d'angelo

 
 
 
«E tu dov’eri? Per chi combattevi?»
Senza pietà.
 
Mi scorderò dei fiori d’angelo e del tuo sorriso complice, la mattina.
Mi scorderò delle tue guance sporche d’imbarazzo e delle tue unghie colorate di terra.
Mi scorderò di quella felicità che ho tenuto per mano mentre sgattaiolavamo, complici, nel nostro giardino.
Mi scorderò di questo stupido noi, che tanto ho curato, pregato, sognato. Dovessi sradicarlo dal petto, gettarlo tra le ortiche e lasciare che il tempo lo sgretoli via. Dovessi perfino squarciarmi il ventre con le mie stesse mani. Ho sentito già delle mani squarciami il ventre, sai? Di notte, seduta alla finestra, mentre ero in attesa. Qualcuno – o qualcosa, non so – mi ha sfiorato la pelle dandomi i brividi e poi mi ha lacerato la carne... o forse è venuto fuori da dentro, richiamato da una forza maligna.
Un dolore lancinante, un pianto inconsolabile, ma nessuno di questi due era il mio.
Io sono rimasta a cullare un infante vestito a lutto, ad asciugare raggi di sole sulle guance di un’anima bruciata. Sono rimasta sola, con la schiena spezzata, il ventre vuoto, gli occhi aridi come pietra, le mani annerite dalla vergogna, in silenzio.
Sono rimasta ad aspettare un uomo che non sarebbe più tornato, l’ultimo mio faro in quest’orizzonte di oscurità. La paura me lo ha strappato via prima ancora della fredda morte. E con che coraggio tu vieni ora, qui?
Mi chiami sorella… Ma quale significato vuoi che abbia per me questa parola se non quello del rimorso? Quale consolazione potrei trarne sentendola? Forse pari a quella di un ferro rovente nella gola o del filo spinato stretto alle braccia.
Sorella
 
 
Sorella…
Ho perso una sorella, ma non ho mai scordato di averne smarrita un’altra. Ho rinunciato ai miei sogni, ho sacrificato le mie speranze, ma non sopporto più di convivere con il rimpianto di questi se. E se… e se avesse bisogno di me? E se potessimo essere ancora felice? E se…
Ho rigirato il vuoto tra le dita fino a scorticarmi la pelle, ho raccolto il sangue nelle mie mani avvolgendomi nel freddo silenzio dell’amore. Sì, anche io ho fatto tutto per amore. Non ci credi?
Io ho accettato di vivere nell’obbedienza per gioire muta e folle di ogni passo che il frutto del mio ventre avrebbe mosso su questo mondo. Ho accettato di tacere la mia paura, a testa alta, a labbra strette, con le mani strette in grembo, la pelle rivestita di colpe.
Un peccato inconfessabile, una rabbia distruttrice, e nessuna possibilità di gridare.
Che non potremo mai scordare questo fragile noi, che tanto ho rinnegato, calpestato, ucciso. Neanche quando avremo i polmoni pieni di sabbia e grumi di sangue sotto le unghie. Neanche quando avremo dilaniato l’ultimo brandello del nostro legame. Ci ho provato mille volte, sai? Di notte, seduta alla finestra, mentre stavo in ascolto. Di qualcuno – o di qualcosa, non ricordo – che ricucisse i pezzi della mia anima… o che mi prendesse per mano e mi portasse ancora una volta ad annusare il profumo della primavera.
Non potrai scordarti il profumo di maggio e il solletico dei piedi nudi sull’erba.
Non potrai scordarti delle carezze tra le trecce e della filastrocca che cantavamo.
Non potrai scordarti di quella spensieratezza che inseguivano sotto un cielo d’innocenza infinito.

«Io non combattevo. Come te.»
Senza pietà.
   
 
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