Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: mgrandier    02/05/2021    6 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
32. … un anno
 
Sospira, muovendo la mano lentamente sulla sua schiena, mentre riordina le idee; si era convinto che per i vari dettagli della questione avrebbe potuto attendere il mattino seguente ma evidentemente Yuki non è dello stesso parere e la curiosità ha avuto la meglio sul bisogno di riposo.
- Si tratta dell’Università. – esordisce – Dei documenti che vanno consegnati per l’immatricolazione e per ricominciare a seguire le lezioni; o almeno a sostenere gli esami. –
- Credevo che prima dovessi occuparmi della richiesta di trasferimento da consegnare qui. – ammette lei con una leggera di preoccupazione – Ma forse è bene che mi sbrighi a definire tutto, altrimenti rischio di non fare più in tempo a occuparmi di quello che occorre a … -
- Il grosso del lavoro è già stato fatto, in realtà. – precisa Genzo con un po’ di imbarazzo – Quando sono andato ad informarmi, nonostante fosse necessaria la tua presenza e le tue firme … diciamo che ho trovato il modo di spingere un po’ sulla questione e anticipare tutto quello che poteva essere portato avanti, come una previsione concreta per convertire il piano di studi, ad esempio. –
La schiena di Yuki si tende sotto le sue dita, per un attimo lei resta immobile e poi si solleva, allungandosi per accendere l’abatjour del suo comodino. Si volta verso di lui, lo sguardo che tradisce preoccupazione – Cosa hai fatto? Ti sei esposto tu, perché mi aiutassero in qualche modo? –
- Tranquilla, Yuki: non ho fatto niente che non fosse perfettamente legale, ma avevo evidentemente bisogno del loro aiuto per essere certo che tutto fosse perfezionabile entro le scadenze, senza che tu perdessi tempo prezioso. – le sorride, le accarezza una spalla e aggiunge, cercando di coprire l’imbarazzo che lo ha colto – E poi … c’erano anche delle questioni mie … -
Lei resta per un attimo spiazzata, con lo sguardo sbarrato – Quanti abbonamenti in tribuna ti è costato imbastire il mio trasferimento? –
Genzo si trattiene, non ride della sua idea perché, in effetti, la sua presenza negli uffici del rettorato ha suscitato un certo scompiglio, tuttavia si affretta a negare deciso – Nemmeno uno, in realtà, - per poi precisare - … anche se credo che qualche foto autografata finirò per lasciarla, perché dovrò tornare ancora in quegli uffici. –
- Non la bevo, Genzo: tu mi nascondi qualcosa e la fretta di Kaltz ne è la prova. – insiste Yuki, mentre trattiene il copripiumino perché non possa scivolarle dalle spalle scoperte – Io comincio a credere che davvero tu abbia dovuto anticipare dei soldi … forse addirittura pagare tasse o … -
Genzo però nega ancora, le sorride e torna a circondarle le spalle con un braccio, tirandosela vicina e puntando lo sguardo nel suo – Yuki, le scartoffie di cui ha parlato Kaltz sono mie, sono i documenti per riprendere gli studi. –
Lei per un attimo resta immobile, spalanca lo sguardo e dischiude le labbra, incredula, ma lui non le permette di dire nulla, perché solleva le spalle come a minimizzare e poi riprende – Sono andato a chiedere la ricognizione della mia carriera universitaria per vedere come riprendere il mio corso, ma avevo chiaramente avvisato che lo avrei fatto solo se tu fossi tornata a Amburgo a condizioni accettabili. –
Lei sembra riflettere, poi assottiglia lo sguardo e mormora - Non mi ha i mai detto che anche tu … -
- Non è certo una cosa di cui vado fiero: ero in crisi, con i corsi e con la squadra, ho deciso di sospendere gli studi all’inizio dello scorso anno accademico. Parecchio prima che tu arrivassi. –
- Sei stato coraggioso, comunque: -  osserva lei mentre gioca con la sua pelle, facendo scivolare le dita sul suo petto - non deve essere semplice studiare ed essere un calciatore professionista … -
- Non posso certamente frequentare le lezioni … non tutte, almeno, ma non pretendo neanche di stare al passo con i ritmi degli altri studenti; tuttavia, mi piacerebbe riprendere e ora che so che ci sarai tu … sono certo di potercela fare. – afferma sicuro.
- Ecco perché eri così bravo con le tesine! – esclama lei e il cono di luce calda proveniente dal comodino rivela il riflesso lucido che ha reso il suo sguardo ancora più bello – Sei incredibile, Genzo … sei davvero speciale e ti ammiro ancora di più adesso che ho scoperto questo tuo lato … intellettuale! –
Ride, imbarazzato, la stringe e le bacia, per stemperare la tensione che ha accumulato; non le aveva rivelato di essere stato uno studente dell’Universität Hamburg perché considerava la sua esperienza di studio chiusa e poi aveva sinceramente temuto il momento in cui le avrebbe dovuto confidare la sua volontà di riprendere, ma ora che lo ha fatto, si sente davvero più leggero e forse anche la stizza provata nei confronti di Kaltz e della sua chiamata inopportuna si è completamente stemperata.
- Cosa studi, esattamente? – gli chiede discostandosi dalle sue labbra quanto basta per scrutarlo in viso e lui distoglie per un attimo lo sguardo, prima di rivelarle la sua passione.
- Computing in science[i]. – osserva la sua reazione, lei sembra sorpresa e poi la sua espressione muta in curiosità e Genzo si affretta a dare qualche dettaglio – E’ un corso particolare … ma mi affascinava l’idea di approfondire i temi della tecnologia al servizio degli studi scientifici, soprattutto nel campo dell’analisi delle prestazioni degli atleti. –
Lei annuisce lentamente, le sue labbra si tendono ancora e lo raggiungono, per un nuovo bacio e per ribadire – Sei incredibile. – e poi un altro contatto, più deciso, mentre le sue mani gli si fermano dietro la nuca e le dita affondano tra i capelli - Una forza della natura. – fino a che le labbra non lo lasciano più e lei si muove per trascinarlo su di sé, in un abbraccio che non gli lascia scampo.
- Mi aiuterai? – le chiede a fior di labbra, gli occhi stretti in due fessure e la sua risposta non tarda, mentre le mani riprendono a vagare sulla schiena, inquiete, e il sonno sembra aver lasciato il posto ad altri pensieri.
- Sempre. -
 
Il contatto con le lenzuola morbide è un abbraccio piacevole che la accompagna mentre riemerge dal riposo della notte per affacciarsi al nuovo giorno. Si volta sul fianco e inarca la schiena, infila il braccio sotto il cuscino, lo stringe e affonda il viso inspirando a fondo quel profumo famigliare che da tempo non avvertiva al risveglio, inducendola a sorridere.
Quando apre gli occhi, riconosce immediatamente i tratti e l’atmosfera della enorme camera di Genzo e allungando un braccio sull’altro lato del materasso si stupisce un poco di non trovarlo al proprio fianco; resta per qualche minuto a godere del tepore delle coperte e intanto scruta tutto attorno a sé, fino a fissare l’attenzione sul bagaglio che ha lasciato poco lontano dal letto. Allora si mette a sedere, stirando le braccia sopra il capo, e si allunga per afferrare un accappatoio abbandonato sopra le coperte la sera precedente; quello di Genzo sembra scomparso, come lui del resto, e così Yuki si infila l’indumento stringendoselo addosso, perché l’aria del mattino è fresca, nella stanza, e l’idea di scaldarsi sotto la doccia le pare davvero accattivante.
Lascia il letto e si chiude nella stanza da bagno, sporgendosi oltre la chiusura vetrata della grande doccia per aprire il getto dell’acqua, in modo che si possa scaldare; non si è ancora abituata ai grandi spazi della villa e resta ad ammirare quello che non riesce a definire semplicemente bagno, perché le sembra riduttivo persino chiamarla stanza da bagno … Con questa atmosfera ovattata, i colori eleganti dei rivestimenti e di ogni dettaglio, le forme ricercate di sanitari e arredi e le piante verdi curate in modo esemplare, le parrebbe più consono definirlo salotto da bagno.
Si scruta per qualche istante nello specchio: nonostante le interruzioni del sonno deve ammettere di aver riposato molto meglio di quanto non riuscisse a fare nel suo letto nelle ultime settimane. Poi lava i denti e quando scorge alle proprie spalle la nuvola di vapore che proviene dalla doccia, torna a chiudere il getto e si accinge a raccogliere i capelli, realizzando di non avere a disposizione un elastico; si guarda attorno, anche se sa che difficilmente Genzo possa tenere a disposizione fermagli o lega capelli, perciò scuotendo il capo si risolve a tornare in camera. China sul bagaglio, rovista nel beauty case fino a trovare quello che le occorre e nel frattempo tra spazzole e accessori, si trova tra le mani la confezione della sua compressa mattutina; con un sospiro, si solleva e sfila il blister, estrae la compressa e la porta alle labbra.
- Non stai bene? – la voce di Genzo, alle sue spalle, la fa sussultare, non l’ha sentito arrivare e non si aspettava che lui fosse in camera; Yuki chiude gli occhi e si lascia abbracciare, mentre lui si sporge oltre la sua spalla per curiosare ancora, tradendo un poco di preoccupazione – Mal di testa per il poco sonno? –
- No, affatto. – lo tranquillizza lei, voltandosi nel suo abbraccio – E’ tutto a posto, davvero. - e lui allunga un braccio, sfilandole il blister dalla mano e restando a fissarlo e sollevando un sopracciglio, per poi prendere ad annuire, sporgendo le labbra in una espressione indecifrabile.
- Scusa, non te ne ho parlato, ma avrei dovuto farlo … - esordisce allora lei; si sente in difficoltà, ma vuole essere chiara con lui che, tuttavia, non la lascia proseguire.
- Ho gradito la sorpresa, Yuki. – ammette deciso, mentre lei realizza che la forma del blister deve aver chiarito ogni cosa anche a Genzo e la piega con cui solleva l’angolo destro delle labbra gli conferisce un fare così ammaliante che resta a bocca aperta ad osservarlo – L’ho gradita molto. Non l’hai notato? –
Leggere il suo sguardo, intuire il non detto e intrecciarlo con il ricordo della notte ancora caldo sotto la pelle, spazza via in un istante tutte le incertezze che lei aveva sotterrato in attesa che il dettaglio venisse a galla e anche per lei, ora, diventa più semplice confidarsi – Mi sembrava doveroso organizzarmi; ne sentivo il bisogno. Era come se mancasse qualcosa … Ammetto che non è stato semplice parlarne a mia madre e mettermi in moto per ottenere quello che volevo, però … ne valeva la pena, insomma. – conclude infine sentendosi improvvisamente le guance andare a fuoco.
Dal canto suo, Genzo non sembra imbarazzato – Io capisco che non sia stato facile; tuttavia … - riflette, pondera le parole adatte e poi riprende - … ha un grande significato, per me. –
Yuki resta in ascolto, intuisce che lui sia giunto esattamente al suo stesso sentire, ma inarca le sopracciglia e lo invita a spiegarsi meglio, perché ascoltare le sue parole è sempre una scoperta.
- E’ un dono, un’altra barriera che cade; fiducia, legame … siamo noi e niente altro. –
La sua voce è calda, il tono serio e l’espressione concentrata, mentre serra le labbra e lo sguardo torna a cercarla; c’è una nota soddisfatta nel modo in cui annuisce lentamente, prima che la fronte si aggrotti e un pensiero sembra attraversare la sua mente. In un attimo, Genzo socchiude gli occhi e i lineamenti del viso si tendono mentre evidentemente lui stenta a trattenere una risata, sbuffando un po’ attraverso le labbra.
– Ora però capisco le occhiatacce di tua madre! – sbotta alla fine, cedendo poi ad una mezza risata – Se lo avessi saputo prima, forse avrei evitato di presentarmi a casa tua così, alla leggera! – e anche Yuki si lascia andare un po’ di più, scuotendo il capo.
- Diciamo che … ci ha messo un po’ a digerire la faccenda, anche se non credo di averla colta alla sprovvista: di certo si era già posta il problema e la mia richiesta ha solo dato conferma del fatto che non volessi essere sprovveduta. Dovrebbe esserne contenta; dovrebbe comprendere quanto sia importante per me stare con te. – riflette infine, mentre lui torna serio, le lascia un bacio sulla guancia e poi scende fino alla base del collo, dove si ferma e indugia per qualche istante, prima di prendere fiato per sollevarsi da lei, accarezzandole le spalle attraverso la stoffa dell’accappatoio, e tornare a parlare.
- Stavi per fare la doccia? – con un cenno del capo indica la porta del bagno e la nuvola di vapore che ancora aleggia nell’ambiente; attende che lei annuisca e poi si spiega – Sono sceso per chiedere alla governante di farci preparare la colazione ma avevo dimenticato di quanto fosse fissata con le regole della buona etichetta e … diciamo che non era esattamente soddisfatta di come ho gestito il nostro arrivo ieri sera. –
Solleva gli occhi al soffitto e Yuki resta in attesa di spiegazioni che presto le concede – La signora Rin[ii] sostiene che in trent’anni a capo della gestione della dimora della rispettosa famiglia Wakabayashi non si sia mai visto che un’ospite non abbia a disposizione una stanza propria. –
Genzo resta impassibile, ma questa volta è Yuki a non trattenere le risate di fronte alla sua espressione corrucciata – Quindi ti sei beccato pure la ramanzina da parte della governante? Come se fossi un ragazzino di dodici anni? –
- Ha detto che sembra che io abbia completamente dimenticato anni e anni di buona educazione. – sospira, prima di allargare le braccia ammettendo – Mi ha gentilmente dato del depravato. –
- E’ ufficiale: - sentenzia alla fine Yuki – siamo una coppia senza pudore. – per poi sollevarsi fino a lasciare un bacio alla base del suo collo, un bacio che diventa presto altro, una carezza calda e umida, una sorta di insinuazione che fa increspare la pelle di Genzo sotto al suo tocco, appena prima che lei si separi da lui per spostarsi a cercare le sue labbra.
E’ difficile sorprenderlo, Genzo sembra non aspettare altro che quel bacio e ci affonda deciso, affamato, con la stessa brama che in un attimo annebbia la mente ad entrambi; le sue labbra sono calde, lui cerca e ottiene, esplora e poi sfugge, sorride nei tocchi più morbidi e poi piega di lato scendendo al collo, saggiando la pelle mentre il suo respiro diviene sempre più teso …
- Hai messo il mio profumo[iii]? – le chiede d’un tratto con le labbra alla base del suo collo – Sulla tua pelle è ancora più buono … - e la bacia ancora, trattiene la carne e poi Yuki avverte la carezza umida con cui pare voglia assaggiarla, mentre lei nega appena, aggrottando la fronte.
- Non ho usato il tuo profumo, Genzo; ma di certo l’hai messo tu ieri sera e dopo la scorsa notte mi sorprenderei se non l’avessi addosso almeno un po’ pure io … -
Lo sente sussultare appena, mentre si trattiene per soffocare l’istinto di ridere e solleva il capo per tornare a baciarle le labbra – Beh, mi piace lo stesso: sarà il nostro profumo, allora. –
Lei scuote il capo, per qualche istante lo sguardo rimane legato a quelle labbra perfette, tese in un sorriso che sa toglierle il fiato, tanti sono i ricordi che sanno evocare; le osserva, le segue mentre si rilassano e finiscono strette dagli incisivi in un gesto che le scalda il sangue e allora prende fiato, si riscuote e si allontana appena da lui, perché non le sembra il caso di lasciarsi andare oltre.
- Vado a farmi la doccia. – annuncia muovendosi verso la stanza da bagno cercando di darsi un contegno, ma Genzo è pronto, la sua mano le afferra il polso e lei non può che girare su se stessa e ritrovarsi di nuovo tra le sue braccia.
- Davvero vuoi andarci da sola? – la sua voce è bassa, la sfumatura roca con cui le parla accompagna la piega dei suoi occhi, quel modo tutto suo di assottigliare lo sguardo e corrugare la fronte quando non ammette repliche.
In realtà non vuole nemmeno rispondergli, l’attenzione di nuovo catalizzata dalle sue labbra, dal modo con cui le vuole per sé, dalla pressione con cui le fa sue senza lasciarle il tempo di fiatare, mentre anche le mani si muovono, risalgono lungo i suoi fianchi, premono, frugano e artigliano, come si lei potesse svanire da un momento all’altro. Sente tutto, del modo in cui la cerca e la trattiene a sé; legge nei suoi gesti la brama di chi sembra non averne abbastanza e di nuovo scopre di amare questo suo lato istintivo, quello che è sempre nascosto dalla corazza razionale del portiere senza cedimenti, si rende conto di quanto bisogno lui abbia di lasciarsi andare all’istinto e sente di essere la sua crepa, l’incrinatura nella sua vita perfetta che lo fa sentire vivo e reale. Si sorregge a lui quando la solleva da terra, al contatto diretto con la sua pelle si accorge che lui ha tolto la maglia e che l’accappatoio le è scivolato dalle spalle; sotto le dita avverte il battito accelerato del suo cuore, sente il pulsare della vena alla base del collo e segue il respiro che si è fatto pesante. Ha bisogno delle sue labbra, non può più farne a meno, le morde e poi ne disegna il contorno, cercando il segno che ha appena lasciato; le gira la testa, si accorge che lui si sta allontanando dal letto e a mala pena riconosce il rivestimento grigio e bianco della stanza da bagno mentre il tepore che inonda l’ambiente la avvolge con la sua nuvola umida.
Non le importa cosa possa pensare la governante, né la cuoca che non li vedrà scendere tanto presto per la colazione, né il maggiordomo che li osservava da lontano durante la cena, ieri sera … Non le importa se dovrà lasciare il Giappone, l’università e la sua famiglia, perché se lo stage in Germania un anno fa le sembrava una parentesi nel suo percorso di studi, ora, tra le braccia di Genzo e sotto il l’assedio della sue carezze più decise, sa che Amburgo custodiva per lei la più importante delle svolte, perché quella che le sembrava una vita soddisfacente e piena, ora fa parte del passato e la sua vera opportunità la aspetta invece di nuovo in Europa, al suo fianco e con nuove sfide da affrontare.
 
Tsubasa ha attraversato il parcheggio, confabulando fitto con Sanae, e Genzo resta ad osservarli, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni e il capo piegato di lato, fino a quando si fermano davanti all’ingresso del locale, lei che apre la borsetta scuotendo il capo e lui che ci infila qualcosa svuotandosi le tasche, raggiante e vittorioso, per poi passarle un braccio attorno alla vita e stringerla a sé per un casto bacio sulla guancia. Sorride tra sé, perché dopo i racconti con il doppio filtro di Yuki e Sanae, finalmente riesce a vedere Tsubasa alle prese con lei ufficialmente in versione coppia al di fuori da casa propria e soffermarsi a scorgere le sfumature del loro legame che in passato non avevano mai avuto modo di emergere. Lei lo ha sempre seguito come un’ombra e anche se Genzo li ha visti insieme solo ai tempi della prima gloriosa Nankatsu, i pettegolezzi di Ishizaki e degli altri compagni di Nazionale non hanno mai risparmiato il Capitano e la prima manager, insinuando che ci fosse dell’altro tra loro. Tuttavia, è evidente il fatto che ora le cose siano davvero cambiate, perché le distanze sono ridotte al minimo e persino Sanae si concede di varcare la soglia del locale al braccio di Tsubasa …
- L’ho trovato! – l’esclamazione di Yuki lo distoglie dai suoi pensieri; si volta e la vede raggiante che agita davanti a sé il guanto che pareva essersi dissolto nel nulla – Era finito nella fessura tra sedile e portiera. Accidenti! –
- Bene, ora che li hai trovati entrambi, puoi metterli via! – Genzo attende che lei li faccia sparire nelle tasche del cappotto e poi le prende una mano, insinua le dita tra le sue e porta le loro mani unite alla tasca del suo giubbotto – Ecco: qui stai al caldo … -
E’ un gesto che fa spesso, lei ha sempre le mani fredde e a lui piace trattenerne una nella propria, al caldo in tasca, mentre sono insieme; è un modo per tenerla accanto a sé senza dare troppo nell’occhio, che gli permette di accarezzarla, di sentire la sua pelle e di sentirla sua anche durante una semplice passeggiata. Questa volta, tuttavia, qualcosa la blocca – Cosa ti porti in giro? – e lui lascia che lei sfili la mano dalla tasca, insieme all’oggetto che ha attirato la sua attenzione e che riconosce non appena lo vede.
- La porti ancora con te? – gli chiede sorpresa rigirando la scatola di velluto tra le dita.
- A casa la tenevo sul comodino. L’ho messa in tasca prima di partire e … non l’ho più tolta da questo giaccone. - spiega con un’alzata di spalle – Mi ha aiutato il fatto di averla sempre con me. –
Yuki abbassa lo sguardo sulla propria mano, con due dita prende a far girare la fedina attorno al proprio anulare – Non la toglierò nemmeno quando tornerò con te in Germania. –
Lo cerca, gli sorride e poi piega il capo – Mi piace vederla lì. Mi piace che la vedano tutti, in realtà. – e lui annuisce convinto.
- Devi portarla anche a Amburgo altrimenti Kaltz … - si ferma interrotto dal vibrare del telefono dalla tasca; solleva le sopracciglia e sfila il cellulare, controllando la chat e commentando – Parli del lupo … -
Legge rapidamente i messaggi, digita velocemente una risposta, poi allunga un braccio mentre con l’altro stringe a sé Yuki per scattare un selfie dicendole – Saluta il crucco, Yuki. – e infine invia.
Lei si sporge per sbirciare sul display e Genzo le lascia il tempo di leggere qualche riga, prima di riporre il telefono in tasca e spiegarle – Ha consegnato le scartoffie, ora non resta che sistemare le cose qui e formalizzare il tuo trasferimento a Amburgo. –
- E la foto? – domanda lei ancora più curiosa – Quella cosa c’entra con i documenti? –
- Niente. – risponde candidamente – Quella è perché gli ho detto che stiamo uscendo con la Nankatsu e lui deve starne fuori! – e poi riprende la mano di Yuki, se la infila in tasca e le lascia un bacio leggero sulle labbra – Altrimenti continuerà a mandarmi messaggi chiedendomi cosa stiamo facendo noi due! – precisa ad un soffio da lei, prima di risollevarsi per incamminarsi – Allora, andiamo? –
 
Il locale, come ogni locale in questo periodo, è piuttosto affollato e il gruppo Nankatsu occupa sempre lo stesso angolo della sala, quello con i tavoli un poco nascosti; Ishizaki, come da tradizione, fa gli onori di casa, stuzzica a dovere Sanae e Tsubasa, richiama l’attenzione degli amici via via che fanno il loro ingresso. Tutto nella norma, almeno apparentemente.
Perché lui, seduto in silenzio accanto a Yuki, è consapevole di quanto diversa sia questa serata rispetto a quelle del passato. Sa bene che è la prima volta che non partecipa da solo al raduno della Nankatsu ed è pure la prima volta che, anziché cercare un posto a sedere defilato, in fondo al tavolo, si è sistemato sul lungo divanetto, in mezzo ai compagni, preoccupandosi solo di avere Yuki al proprio fianco. Ha volutamente ignorato le occhiate furtive che gli ha lanciato Ishizaki e con disinvoltura ha scelto dalla lista unendosi addirittura nel primo giro di ordini. Ha seguito i discorsi degli amici, i battibecchi della difesa e i racconti di Tsubasa con estrema naturalezza ed un certo interesse, restando volutamente ai margini, come sempre del resto; ha osservato Yuki chiacchierare con Sanae e sporgersi verso Yukari, mentre tutte e tre conversavano di film in uscita e di titoli attesi per l’anno a venire, e ha sorriso nello scoprirla interessata a qualche nuova e facile ricetta da provare … Eppure qualcosa ha attirato la sua attenzione, anche se fatica a definire esattamente cosa ci sia di strano questa sera; i toni sono inspiegabilmente pacati, anche negli scambi di battute e tutto sembra essere insolitamente in ordine, senza le consuete uscite ad effetto e le provocazioni a cui assisteva ad ogni occasione buona; fino a che l’uscita di Taki, arrivato tra gli ultimi e seduto di fronte a Tsubasa, non arriva a generare un attimo di stallo.
- E tu, allora, te la sei spassata con il Capitano? – punta verso Yuki e la sua voce si insinua acuta tra i rumori di fondo del locale, copre per un istante le parole degli altri e sembra creare il silenzio assoluto nel gruppo, mentre la risposta tarda e genera una situazione precaria, in bilico tra la domanda innocente e quella che tocca un tabù.
Genzo, che se ne stava rilassato a fare da osservatore, con una gamba accavallata sull’altra a dondolare il piede sotto al tavolo, d’istinto si blocca e si guarda attorno; il braccio sollevato, con il gomito poggiato allo schienale alle spalle di Yuki e la mano che si muoveva distrattamente a sfiorarle la base del collo, per un attimo focalizza palesemente l’attenzione di tutti i presenti.
Kisugi molla una gomitata nel fianco all’amico, ma a quanto pare il danno è fatto.
- Cazzo Teppei, cosa ti prende? Ho detto qualcosa di male? – chiede ancora Taki che inizia a guardarsi attorno, senza comprendere, mentre Ishizaki si porta una mano alla fronte e se la passa sul viso.
Kisugi mastica un ammonimento – Non si commentano i fattacci privati del Capitano, idiota! Ti sei ammattito?! – e Taki, spiazzato, si passa una mano nei capelli, trattenendo il ciuffo, prima di farlo scivolare di nuovo a coprire la sua espressione inebetita.
- Di cosa stai parlando? – chiede rivolto all’amico seduto al proprio fianco, mentre tra i presenti l’imbarazzo è palpabile e tutti cercano di fingere di essere interessati ad altro.
Genzo, fermo ad osservare la scena, tende le labbra, mentre Yuki si volta a cercarlo per scoprire come la stia prendendo; solleva le sopracciglia e a fatica controlla la propria espressione, mentre davanti ai suoi occhi si definiscono i contorni di ciò che in quella serata sembrava non tornare, e che invece ora si rivela come una sorta di tacito accordo di omertà, finché la sua risata non esplode, genuina e impossibile da trattenere.
Sposta il braccio dallo schienale, circonda le spalle di Yuki e se la tira più vicina, ma ancora non riesce a smettere di ridere, si piega in avanti e deve strofinare un palmo sugli occhi per togliere le lacrime che gli offuscano la visuale …
- Che cazzo ha da ridere Wakabayashi? – è ancora la voce di Taki a farsi sentire e sembra dare il via libera anche agli altri, perché Genzo sente che alla propria destra Izawa sbotta in una fragorosa risata, finendo per chinare il capo sul tavolo. Izawa è solo il primo: anche gli altri, uno dopo l’altro, chi riuscendo a contenersi meglio, e chi meno, si lasciano andare all’ilarità generale, mentre si diffondo i commenti più svariati in merito a quanto Hajime sia stato sveglio.
Persino Tsubasa, che fa del proprio meglio per controllarsi, si lascia sfuggire una mezza sghignazzata, Genzo intercetta il suo sguardo e scuote il capo perché è chiaro ad entrambi quanto le notizie abbiano potuto rimbalzare dalla Germania al Giappone e, soprattutto, che effetto abbiano fatto sul gruppo di amici.
Quando gli animi si placano, Genzo raddrizza la schiena mostrandosi ferito – Quindi vuoi sapere se Yuki se l’è spassata?! – chiede rivolto a Taki, prima stringere un po’ la presa attorno alle spalle della ragazza e di riprendere – Beh, evidentemente sì! Se l’è proprio spassata, visto che l’ho convinta a tornare con me a Amburgo. –
Così diretto, senza giri di parole; probabilmente non ha mai confidato niente di così personale ai suoi compagni di squadra; forse non ha proprio mai parlato di niente di personale con loro, eppure l’effetto della sua dichiarazione è quello suscitare un immediato genuino interesse da parte dei presenti e mentre Ishizaki sta ancora rielaborando la cosa, imbambolato, con la bocca aperta, Yukari, che probabilmente è meglio informata perché più vicina a Yuki, le si rivolge direttamente chiedendo conferma – E’ vero, Yuki? Torni davvero a Amburgo per stare con lui? –
Yuki si limita ad annuire ed è chiaro quanto il discorso, e la situazione che ha generato, la mettano in imbarazzo; con il suo gesto, prima risponde a Yukari e poi si rivolge anche in direzione di Tsubasa e di Sanae, che già sanno, ma di cui evidentemente cerca ancora il sostegno – Io … mi sto organizzando per ripartire. –
- Segui un nuovo stage? – Morisaki, con un tono gentile che smorza un po’ la tensione, si sporge per superare Izawa al proprio fianco, cerca Yuki, ma incrocia lo sguardo di Genzo e lui ne anticipa la risposta, deciso.
- No, niente stage: si trasferisce proprio. Viene a vivere con me. – la sente tremare, nell’abbraccio in cui la stringe ancora e dall’altra parte della compagnia qualcuno reagisce alle sue parole con qualche colpo di tosse – Cosa c’è di tanto strano? –
L’unico che ha il coraggio di parlare, a quanto pare, è Ishizaki – Suvvia, Wakabayashi! – esordisce mettendosi impettito – Le voci giravano, sul vostro conto, ma così ci hai un po’ spiazzati! L’ultima volta che ci siamo visti ti sei offerto di farle da guida della città per fare un favore a Tsubasa, che manco la conoscevi, e adesso te la porti via e … tanti saluti? Se non è un colpo di scena questo … E ti chiedi pure cosa ci sia di strano? – e poi sposta la sua attenzione altrove – Tsubasa, tu davvero non dici niente? –
Accanto a Ishizaki, Yukari è rimasta immobile, lo sguardo è quasi sognante e il sorriso va da un orecchio all’altro, mentre lo afferra per la maglia agitandogli una mano davanti al viso e gli intima di tacere.
- E’ passato un anno, Ishizaki, un intero anno: sono accadute molte cose … - si intromette Sanae che, con un gesto gentile, posa una mano sul braccio di Yuki, avendo certamente compreso il suo disagio, e Tsubasa annuisce, dandole ragione.
- Yuki deve partire di nuovo perché la sua strada passa per Amburgo: non ho dubbi. Avrà grandi opportunità per i suoi studi, per il lavoro … per tutto. – conferma lui – E soprattutto, sarà davvero felice. –
Genzo avverte come Yuki sia sollevata all’udire le parole di supporto del fratello, coglie la sua tensione sciogliersi appena e sente il suo respiro tornare più rilassato. Con la mano libera cerca le sue, nascoste sotto il tavolo e le stringe nella propria.
 Gli dispiace che la sorpresa degli amici e i loro modi poco felici, abbiano finito per mettere in difficoltà Yuki, anche se avrebbe potuto immaginare che il fatto che nessuno dei suoi contatti avesse mai accennato a nulla, durante gli scambi di messaggi e le chiamate degli ultimi mesi, potesse costituire un campanello d’allarme di questa strana situazione. Non ha mai avuto occasione per scambiare confidenze con i suoi amici in Giappone e forse l’unico che potesse aver intuito qualcosa era Morisaki, che però è troppo educato e a modo per potersi lasciar sfuggire un qualunque commento, e forse proprio per questo, agli occhi del gruppo, il suo avvicinarsi a Yuki sembra qualcosa capitato da un giorno all’altro, senza nessun fondamento. Storce il naso riflettendo su questo dettaglio: non vuole assolutamente permettere che il suo legame con Yuki passi per una avventura da poco.
La stretta sulle sue mani lentamente diventa una carezza, le dita si insinuano tra le sue e poi accompagnano una mano a sollevarsi; Yuki, docile, lo lascia fare e Genzo, senza pensarci un istante, si porta la mano alle labbra, indugiando sull’anello e lasciandoci un bacio tutt’altro che nascosto.
- Sono felice che lei abbia scelto di accettare la mia proposta, ma a questo punto tutto diventerà ancora più impegnativo. – afferma, lasciando volutamente intendere quante sfumature possa avere il termine impegnativo, e poi torna a sporgersi cercando il collega portiere.
- Morisaki! – chiama l’amico spingendo di lato Izawa – Ti ricordi le dritte che mi hai dato quella volta per cucinare il pollo? –
Il portiere, che pare aver intuito il suo bisogno di alleggerire l’atmosfera, annuisce pronto - Certo: mi hai tenuto al telefono mezza mattinata per una preparazione di difficoltà a livello principiante … -
- Già! E poi ti ho mandato ancora foto e messaggi nel cuore della notte … - completa Genzo, certo che l’altro abbia mangiato la foglia – Ecco: credo che avrò bisogno di altro supporto, altrimenti addio cenette romantiche! –
Izawa, a quelle parole sbarra lo sguardo – Ma dai, Yuzo! Non mi hai raccontato che il Capitano si fa dare le dritte da te per conquistare le ragazze! – e Morisaki, per tutta risposta nega con il capo.
- Ma ti pare che vengo a raccontarti queste cose? Saranno fatti suoi, no? E poi … lo ha fatto una volta sola da quando ci conosciamo! –
- Io però Wakabayashi ai fornelli non ce lo vedo proprio … - commenta Takasugi dall’altro capo del tavolo e imbeccando Ishizaki che non si lascia sfuggire l’occasione.
- Deve avere certamente altre qualità nascoste! – suggerisce provocando una nuova reazione sguaiata da parte di Izawa che Morisaki si affretta a soffocare prontamente tappandogli la bocca con due mani.
- Ma quindi, riparti con il nuovo anno … – si intromette Yukari, lo sguardo ancora lucido, quasi che il trasferimento fosse un fatto suo personale, e che poi si fa coraggio a chiedere dettagli - … e quindi ti rivedremo solo la prossima estate? –
Yuki, finalmente più rilassata e sorridente, annuisce – Beh sì! Devo occuparmi dei documenti, forse non riuscirò a tornare ad Amburgo subito con Genzo ma … lo farò appena possibile e credo che poi potremmo rientrare per le vacanze estive … - e si volta a chiedere conferma a lui che invece la osserva sornione, pronto a sorprenderla.
- A dire il vero, non ne sarei così sicuro, Yuki. – la lascia in sospeso per un istante, prima di inarcare un sopracciglio – Io avrei un’idea migliore, per la prossima estate: con i documenti a posto, direi che … si potrebbe andare in Italia. – punta lo sguardo nei suoi occhi e la osserva mentre lei li spalanca e si illumina di un sorriso che mostra molto più del semplice entusiasmo per un viaggio in programma.
- In Italia?! – la voce di Sanae giunge un po’ strozzata, mentre Genzo vede la manager sporgersi dietro le spalle di Yuki, per poi cercare il viso dell’amica – Proprio in Italia? –
Yuki, che per qualche istante è rimasta a bocca aperta scambia appena un’occhiata con Sanae, prima di assottigliare lo sguardo lasciando intendere a Genzo di aver perfettamente compreso le sue intenzioni e di azzardare – Sicuro che sia il caso? -
Genzo, soddisfatto, annuisce lentamente e in questo momento gli sembra che tutto il resto della sala sia scomparso, gli amici, il locale e i suoi avventori, con l’attenzione tutta focalizzata su di lei e sulla sfumatura che le ha imporporato le guance.
– Mai stato più sicuro di così. – conferma senza distogliere lo sguardo da lei – Questione di un anno … e torneremo qui a raccontare il nostro primo viaggio in Italia. -
 
 
E così, siamo arrivati alla fine di un racconto che giunge qui dove speravo di riuscire a portarlo, per chiudere un doppio cerchio ampio come nemmeno io avrei immaginato potesse diventare. Con Genzo e Yuki il viaggio è stato impegnativo, lo ammetto, perché le questioni da sondare si sono moltiplicate, così come i dettagli che mi è stato necessario approfondire, ma la soddisfazione di essere giunta al termine del progetto che mi ero prefissata è davvero tanta.
Segnalare la storia come "completa" mi fa un certo effetto: è davvero completa? Ci sono ancora refusi da sistemare, lo so, e non escludo di riuscire a revisionare tutto, un po’ per volta, ma soprattutto il racconto lascia aperti un sacco di scenari (almeno ai miei occhi): dall’arco narrativo appena intuito che riguarda Tsubasa e Sanae, alle tante scene tagliate dal racconto, momenti perduti che magari troveranno luce altrove.
Io, al mio debutto in questo fandom, non posso che ringraziare chi ha letto e chi mi ha accompagnata nella stesura della storia e nella pubblicazione, nella ricerca di dettagli e negli approfondimenti necessari, come nell’affrontare i momenti difficili.
Per chi ha apprezzato i miei sforzi, semplicemente, GRAZIE.
Maddy
 
[i] Corso triennale realmente presente nell’offerta formativa dell’Universität Hamburg, fa parte del corso di Matematica, informatica e scienze naturali
[ii] Scelto amorevolmente perché significa Fredda, Dignitosa, Severa.
[iii] Dopo attenta valutazione di mercato, posso dichiarare che il mio Genzo usa Acqua di Giò.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: mgrandier