La mattina seguente mi svegliai
presto, con la sensazione di
sentirmi bene. Indossai i miei soliti jeans e una maglietta di cotone
bianca
con degli inserti colorati, ma decisi d'infilarmi anche un pullover
leggero
azzurro, visto il tempo incerto.
Scesi di sotto e non ci trovai
nessuno. Solo un biglietto appeso
al frigo che mi avvertiva che erano usciti con Rosie a fare delle
commissioni.
John gentile come sempre, mi aveva lasciato la colazione pronta.
Entrò la signora Hudson
con le borse della spesa e l'aria
trafelata.
"Laura, ancora a casa? Ti credevo
già al lavoro."
Appoggiò i suoi acquisti in cucina e si lasciò
cadere sulla sedia.
"Sono sempre in ritardo, ha
ragione. Ha bisogno di
aiuto?" Mi mostrai disponibile mentre mangiavo un biscotto zeppo di
marmellata. Lei si avvicinò con gli occhi curiosi, mi
studiò giusto un attimo.
"No, ragazza mia. Piuttosto come
è andata ieri sera, con quel
pezzo di marmo di Mycroft?
Sbuffai avvilita per il poco
feeling che aveva con Holmes.
"Via signora Hudson, le assicuro che non è un uomo freddo
quando
vuole." Mandai giù un sorso di tè per non
strozzarmi.
"Ecco per l'appunto dovrebbe
sciogliersi un po'. Ma con tutti
e più spesso." Sentenziò come un verdetto finale.
Le toccai la mano che stava
togliendo poche briciole dal tavolo.
"Lo farà prima o poi, ma cerchi di non prendersela troppo
con lui."
Storse le labbra, poco convinta. "Uhm, lo farò se lui
diventerà
gentile."
Le diedi due colpetti sul braccio.
"Vedremo signora Hudson,
in tanto prendiamolo per quello che è. Ora vado, speriamo
che non mi sgridino
per il solito ritardo."
Uscii dandole un bacio in fronte, e
mi precipitai in strada.
Arrivai al san Bart in tempo per
salutare Molly, che stava
uscendo. Mi anticipò la sgridata, ma la voce era gentile.
"Ti ho scritto tutto, l'ho messo
sulla scrivania." Mi
lanciò uno sguardo d'intesa. Laura, anticipa la sveglia al
mattino."
Annuii agitando la mano in segno di
scusa, poi volai in
laboratorio. Naturalmente Holmes non c'era, come al solito spariva e di
lui non
sapevo più nulla. Non avevamo nemmeno l'abitudine di
sentirci per messaggio,
quindi era il buio completo.
Vidi le istruzioni di Hooper e
cominciai a sbrigare il lavoro il
più velocemente possibile.
Ogni tanto guardavo l'ufficio di
Myc e mi dispiaceva vederlo
vuoto. Mi sedetti alla scrivania e pensai amaramente che tutto il bello
della
serata se ne era volato via. Non capivo cosa lui provasse per me, non
mi aveva
dimostrato particolare attaccamento. Forse mi considerava semplicemente
un
passatempo da accudire di tanto in tanto.
Catalogai reperti e cartelle
cliniche, e presto arrivò l'ora di
pranzo.
Uscii rigorosamente sola, e andai
nel bar di fronte al san Bart a
mangiare il solito panino, che sbocconcellai mentre passeggiavo nei
dintorni,
ma sempre in posti affollati. Feci quattro passi in solitudine nella
via che
attraversava il quartiere, rimuginando del silenzio di Mycroft.
Rientrai mentre arrivarono
all'obitorio due nuovi corpi, e una
chiamata di Lestrade.
"Lorenzi, so che Molly è
fuori. Ho bisogno di un rapido
resoconto su uno dei corpi che è arrivato da te. Una donna
uccisa malamente,
credo torturata. Guarda se puoi dirmi qualcosa di più."
"Va bene, me ne incarico subito,
puoi venire tra un paio di
ore."
Le torture mi avevano
già messo in agitazione. Ma dovevo
affrontare subito la cosa, altrimenti non ne sarei mai uscita. Chiusi
la porta
dell'ingresso come mi aveva raccomandato Myc, ero sola ed era meglio
essere al
sicuro.
Indossai la tuta verde e cominciai
il mio lavoro.
Data, età, sesso, morte
presunta per....
Il povero corpo della donna,
giovane caucasica, bionda, era stato
seviziato. Ampi tagli nell'addome, non mortali, bruciature sul collo. I
polsi
erano stati fermati con delle fascette di plastica, erano riconoscibili
perché
lasciavano segni precisi. Le mancavano le unghie delle mani e dei piedi.
Molti ematomi, alcuni dovuti a
pugni.
Era stata picchiata da nuda, ma non
aveva subito violenza. La
morte per ipotermia, emorragia interna. Non si sarebbe salvata anche se
l'avessero trovata in tempo. Presi un lungo respiro, non era facile
vedere una
morte del genere.
Mentre le guardavo il volto, mi
incuriosì una striscia di bava
rossiccia che le era uscita dal lato della bocca e si era rappreso.
Sembrava
colore. Aprii lentamente vista la rigidità cadaverica e ci
trovai dentro un
pezzo di mezzo centimetro di plastica semi rigido, di colore rosso.
Mi mancò il respiro.
Dio, sembrava un pezzo della
copertina che avvolgeva le cartelle
di Holmes. Presi un vetrino, appoggiai il reperto e andai rapidamente
al microscopio
elettronico.
Tremai mentre sospettavo qualcosa
di troppo difficile da digerire.
Infatti la conferma era
lì. Quello era decisamente un pezzo dei
faldoni tanto misteriosi dell' Mi6, che consegnavo regolarmente a
Holmes.
Ora era da capire perché
lo avesse in bocca, forse lo aveva
ingoiato dopo averlo strappato con i denti.
Quindi? Era un indizio che ci aveva
lasciato o che altro? Se fosse
stata torturata per quei fascicoli voleva farcelo sapere.
Ma non sembrava una donna comune,
il corpo era sodo e allenato.
Tornai dentro la sala e la studiai meglio. Aveva resistito alle
percosse. E ne
aveva date, le nocchie delle mani erano arrossate.
Nelle braccia tagli da difesa. Era
forse un agente? E Mycroft
c'entrava qualcosa? Coprii il corpo, e lo rimisi nella cella
frigorifera,
almeno per un po'. Mi decisi piena di risentimento, a chiamare Holmes.
Presi il
cellulare con le mani sudate.
Rispose al secondo squillo.
"Che succede Lorenzi? Sono in
riunione." Era sorpreso,
si irritò per il disturbo della chiamata, si fece freddo e
impersonale come
sempre, così esplosi al limite dell'esasperazione.
"Vedrai che ora lascerai la tua
dannata riunione! Hanno
portato un corpo qui, una donna bionda, giovane e atletica, che temo
possa
riguardarti." Non riuscii a trattenermi, la mia voce era tagliente.
"Scusa?" Sentii il gelo dall'altro
lato del cellulare.
"Una donna morta per le torture,
che aveva un regalo per
te." Lo sibilai furiosa, non riuscendo a trattenermi. "Vieni prima
che arrivi Lestrade. Credo sia roba vostra, Holmes. Non devo dirti
altro,
probabilmente ci arriverai da solo."
Non lo sentii nemmeno respirare.
"Bene, arrivo. Non aprire a
nessuno. Bada Laura, fai come ti dico."
"Mycroft, sei un bastardo! Non
capisco chi tu sia veramente.
Mi fai paura." Chiusi la chiamata.
Tornai in sala, sconvolta. Quanto
valevano quelle cartelle? Quanto
in pericolo mi trovavo? E se la povera donna era un agente, cosa
rischiavo a
sapere degli intrallazzi di Holmes?
A