Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: takamine    05/05/2021    1 recensioni
Draco chiede a Harry di insegnargli a resistere alla Maledizione Imperius durante il quarto anno. Le lezioni si trasformano in qualcosa di più di quello che entrambi si aspettavano. Una storia di amore segreto, redenzione e perdono.
NOTE:
Questa storia appartiene a Oakstone730 che mi ha dato il permesso di tradurla. So che qualcuno su questo sito aveva iniziato un lavoro simile, ma risale a sette anni fa e da allora è stato pubblicato solo il Prologo. Ho pensato che quella persona avesse abbandonato il progetto per un motivo o per un altro. Quindi mi permetto di pubblicare la mia versione della traduzione con tutti e 29 i capitoli.
Timeframe: 1994-2002 (dal Calice di fuoco fino a quattro anni dopo).
Tutti i personaggi che muoiono nei libri, muoiono anche in questa storia poiché essa segue fedelmente gli avvenimenti narrati (tranne minuscole variazioni).
La trama si sviluppa come nei libri, escluso l'epilogo finale.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7. Draghi e Draco
 
 
Nota dell’autrice: La storia passa al POV di Draco durante la prima prova. JKR descrive l’esperienza di Harry in maniera così perfetta che non posso competere. Il POV torna a Harry subito dopo. Lo stesso sarà per le altre due prove.
Il dialetto di Krum: non sono riuscita a scriverlo, quindi ho rinunciato. Immaginate i suoi dialoghi in un fitto accento bulgare. Tutto quello che avevo scritto sembrava una parodia, quindi ho preferito scrivere normalmente. (Noterete che Hagrid non fa molte apparizioni nelle mie storie. Stesso motivo.)

 
 



Quando Harry si svegliò domenica mattina, il suo primo pensiero fu per i draghi. Si strofinò gli occhi con le mani più forte che poté, come a voler cancellare le immagini di artigli, fiamme e squame. I suoi sogni quella notte erano stati un guazzabuglio di draghi, boccini e Draco. Fin da quando il suo nome era uscito dal Calice, aveva provato a immaginarsi in cosa potesse consistere la prima prova, ma quelle enormi bestie non rientravano nemmeno nelle centinaia di scenari che si era costruito.
Sirius aveva un’idea su come poterli sconfiggere, ma la loro conversazione attraverso il camino era stata interrotta da Ron. Harry fissò il soffitto del letto a baldacchino. Si rifiutava di pensare a Ron, doveva concentrarsi su come sopravvivere a quei draghi. Aveva bisogno di Hermione. Lei avrebbe saputo trovare un modo che gli avrebbe permesso di farcela. E doveva anche parlare con Cedric. Era sicuro che Karkaroff e Madame Maxime avrebbero spifferato a Krum e Fleur dei draghi. Non poteva permettere che Cedric entrasse impreparato in quell’arena.
Quando Harry si alzò dal letto, Ron aveva già lasciato la stanza. Si preparò e scese per colazione. Cercò Cedric al tavolo di Tassorosso, ma doveva essere già andato via. Non appena rimase solo con Hermione, le raccontò dei draghi. Si sentì molto sollevato quando, invece di andare nel panico, lei impallidì e disse: “Bene. Biblioteca.” Passarono il resto della giornata circondati da tutti i libri che riuscirono a trovare sulle temibili creature.
All’ora di cena Harry era esausto e non erano nemmeno vicini a trovare una soluzione che lo avrebbe aiutato. Cercò Cedric, ma ancora nessun segno di lui. Decidendo che non c’era altro da fare se non chiedere di lui a un Tassorosso, si avvicinò a Susan Bones mentre se ne andava e le domandò se sapesse dove poteva trovare Cedric. “Perché vuoi saperlo?” lo guardò male lei. Indossava la spilla Potter Puzza.
“Ho solo bisogno di parlargli” rispose piano Harry, tentando di ignorare gli sguardi ostili degli altri Tassorosso.
“Sono sicura che lui non voglia parlare con te.” La ragazza si voltò e se ne andò via.
Il mattino seguente, Harry si svegliò con la familiare sensazione di terrore allo stomaco. Mancava solo un giorno alla prima prova. Lui e Hermione erano sgattaiolati in Biblioteca sotto il Mantello dell’Invisibilità e avevano fatto ricerche fino a mezzanotte. Lui si era arreso molto prima, ma Hermione andava avanti sicura che il prossimo libro fosse quello giusto.
Harry si avviò piano fuori dal castello, diretto alle serre per la lezione di Erbologia. Attraverso il cortile notò Cedric camminare con un gruppo di Tassorosso. Era la prima volta che lo vedeva dopo tanto, ma aveva bisogno di parlargli a quattr’occhi. Sfoderò la bacchetta e la puntò contro la borsa di Cedric dicendo: “Diffindo.” Il fondo della borsa di Cedric si lacerò, riversando libri e pergamene per terra.
Harry sentì Cedric dire ai suoi amici che li avrebbe raggiunti e si piegò per raccogliere le sue cose. Harry si affrettò verso di lui per aiutarlo.
“Ehi, Cedric. Scusa, colpa mia” disse indicando la borsa. “Avevo bisogno di parlarti in privato.”
“Che succede, Harry?” Cedric si alzò e lo fissò. “È successo qualcosa con Draco dopo che me ne sono andato?”
“Cosa? Oh, no. È solo che, ehm, ho scoperto qualcosa questo fine settimana. E Fleur e Krum già lo sanno, quindi volevo dirlo anche a te.”
“Cosa?”
“Draghi. La prima prova è con i draghi.” Cedric impallidì.
“Come lo sai? Sei sicuro?”
“Sono sicuro, li ho visti. Qualcuno me li ha mostrati, sono nella Foresta Proibita. E Madame Maxime e Karkaroff erano lì anche loro, quindi ovviamente lo avranno già detto agli altri due campioni. Ora devo andare, volevo solo che tu lo sapessi...”
Lasciò Cedric in piedi al centro del cortile totalmente scioccato.

 
OOooOOooOOooOO

Le voci sulla presenza di draghi avevano iniziato a girare fin da domenica. Draco lanciò uno sguardo al tavolo di Grifondoro e vide la Granger bisbigliare qualcosa all’orecchio di Harry. Lui non sembrò ascoltarla: stava fissando il piatto senza toccare cibo. Da dove si trovava Draco, la faccia di Harry sembrava grigia. Seduto di fronte a Harry, Weasley lo stava guardando male, le lentiggini spiccavano in contrasto con la sua faccia pallida. Draco desiderò di sapere cosa stava succedendo tra quello strambo dai capelli rossi e Harry. Si era rifiutato di parlargliene ma era chiaro che c’era qualcosa che non andava tra quei due. Prima erano inseparabili, mentre ora non si rivolgevano parola.
Vicino a Draco, Pansy e Blaise erano indaffarati a fare tragiche predizioni su quanto sarebbe durato Potter contro i draghi. Draco non poté fare a meno di domandarsi quanto sarebbe durato lui stesso se si fosse trovato di fronte un drago. Era andato su tutte le furie quando aveva assistito all’estrazione del nome di Harry durante la notte di Halloween. Aveva desiderato la possibilità di partecipare al Torneo Tremaghi per dimostrare a suo padre che era degno del nome che portava. Ma sapeva bene che la realtà era che si era sentito terrorizzato davanti a un ippogrifo, figurarsi un drago.
La McGranitt si era avvicinata al tavolo di Grifondoro per parlare con Harry. Lui si alzò e si allontanò con lei, come se gli capitasse tutti i giorni di affrontare un drago. Draco avvertì una fitta di rabbia nei confronti della professoressa. Pensava davvero che il modo migliore per Harry di prepararsi alla prima prova fosse quello di passare tutta la mattina a lezione, poi di pranzare in Sala Grande dove ogni studente lo infastidiva? La maggior parte di questi studenti erano Serpeverde, Draco lo riconosceva.
A Cedric era stato permesso di saltare le lezioni. Draco lo aveva visto camminare intorno al lago con la professoressa Sprite. Cedric era l’immagine perfetta di un campione Tremaghi. E ora Draco sapeva che c’era anche altro dietro al suo bell’aspetto. Prima di quest’anno lo conosceva a malapena, ci aveva solo giocato contro a Quidditch. Quando Harry aveva suggerito lui come aiuto per il loro progetto, Draco lo aveva inquadrato come un Tassorosso fra tanti. Non aveva previsto quanto intensamente Cedric si sarebbe lasciato coinvolgere. Si era rifiutato di aiutare Draco a meno che lui non gli avesse detto tutta la verità. Era stato strano che alla fine si fosse rivelato un sollievo il potersi confidare con lui e una volta iniziato non era più riuscito a fermarsi. Cedric lo aveva interrogato e lo aveva messo alla prova quando gli era sembrato che Draco gli stesse solo dando delle risposte che lui voleva sentirsi dire.
“Draco, non hai ancora piazzato la tua scommessa. Quanto pensi che durerà Potter? Io dico sessanta secondi prima che se la dia a gambe dall’arena” rise Pansy.
Draco osservò la schiena dritta di Harry che lasciava la Sala Grande. “Scommetto dieci galeoni che andrà fino in fondo, o finché non sarà ferito così gravemente da essere costretto a fermarsi. Qualunque cosa delle due succeda prima.” Draco si alzò e se ne andò, ignorando le espressioni sbigottite dei Serpeverde al tavolo. Aveva osservato Potter per tre anni; sapeva che l’idiota andava avanti sempre fino a che non ne poteva più. Sperò che i domatori di draghi sapessero fare bene il loro lavoro.

 
OOooOOooOOooOO

Seduto sugli spalti, non era più così fiducioso. Da dove si trovava, riusciva a vedere i draghi nei loro recinti, vampate infuocate sfioravano i domatori di draghi mentre cercavano di portare il primo drago nell’arena. Bagman aveva annunciato che Cedric sarebbe stato il primo e Harry l’ultimo. Draco si guardò attorno. Era chiaro chi era il campione favorito, il giallo di Tassorosso predominava un po’ ovunque, indossato dagli studenti di Tassorosso e Corvonero. C’era del giallo anche nella sezione Serpeverde, anche se la maggiora parte di loro aveva deciso di vestirsi di nero. Nella zona Grifondoro, invece, c’era un mare rosso e oro, talmente sgargiante da fargli male agli occhi.
Draco sentiva Pansy blaterare di qualcosa con Blaise, che sedeva all’altro lato di Draco. La voce di Bagman eruppe forte tra la folla, ma i suoi occhi erano fissi sulle porte che si sarebbero aperte per lasciar entrare Cedric nell’arena.
Pensava che Cedric sarebbe stato in grado di affrontare il drago, anche se stava fissando con aria preoccupata il Grugnocorto Svedese che aveva appena sputato una fiammata contro un domatore che gli si era avvicinato troppo. Forse Cedric sarebbe riuscito a sottometterlo convincendolo con uno dei suoi discorsetti, pensò Draco con una risata.
Cedric sarebbe stato in grado di parlare con una pietra e scoprire la storia della sua vita. Gli tornò in mente quando durante la prima sessione negli spogliatoi era esploso contro Harry. Cedric aveva ascoltato la sua filippica su Potter senza dire mezza parola; poi era riuscito in qualche modo a farlo sedere e parlare con calma, facendogli un sacco di domande. E durante quella mezzora o più, era riuscito a fargli vedere Harry da una prospettiva totalmente diversa. Cedric gli aveva fatto capire che loro due traevano energia l’uno dall’altro, reagivano l’uno all’altro. “Ricomincia da capo” lo aveva incoraggiato. “Non basare le tue opinioni sul passato. Valuta quello che vedi, non quello che credi di vedere.”
Un boato riempì l’arena e Draco osservò Cedric entrare. Era alto, ma in confronto alle dimensioni dell’arena sembrava minuscolo. La campana suonò e Draco trattenne il respiro mentre Cedric avanzava verso il centro, puntando la bacchetta contro una roccia che trasformò in un Labrador.
Furbo, pensò Draco e osservò il cane correre intorno e abbaiare al drago. Cedric si mosse verso l’esterno e iniziò a camminare piano intorno al perimetro, avvicinandosi al nido del drago mentre la creatura sputava fiamme contro il cagnolino terrorizzato. Il cane si diresse scodinzolando verso l’altro lato dell’arena, inseguito dal drago, mentre Cedric scattò verso il nido. Ce l’aveva quasi fatta, quando il drago si accorse di lui e con un battito d’ali volò dall’altra parte dell’arena. Cedric fu costretto a nascondersi dietro una pila di massi quando arrivò la vampata di fuoco. Con uno scatto fulmineo, attraversò lo spazio che gli mancava e afferrò l’uovo con il drago alle calcagna.
Draco chiuse gli occhi sollevato quando i domatori entrarono correndo nell’arena e lanciarono uno scudo che permise a Cedric di uscire dal campo. Dai suoi capelli e dalla sua veste usciva del fumo, si accorse Draco con un sussulto. I Serpeverde attorno a lui iniziarono a chiacchierare eccitati mentre aspettavano il turno di Fleur. Cercò di unirsi a loro, ma i suoi occhi continuavano ad andare all’Ungaro Spinato. Il drago di Harry. Anche nella sua gabbia si agitava furiosamente, la coda spinata che rischiava di spaccare i muri rinforzati.
Fleur. Krum. Draco prestò loro poca attenzione. Entrambi affrontarono il drago e se ne andarono con in mano l’uovo d’oro. Si asciugò nervosamente i palmi sudati sulla veste. “Il prossimo è Potter” mormorò. Blaise lo guardò incuriosito. “Sì, lo sappiamo. Il prossimo è Potter. Sei nervoso per la tua scommessa? È troppo tardi per cambiarla ormai.”
La porta si aprì, Harry entrò e Draco imprecò. Aveva quasi sperato che quel folle fosse rinsavito e se la fosse data a gambe dal retro. La campana suonò e Harry rimase fermo immobile. La folla ruggì e finalmente ci fu un movimento: Harry alzò la bacchetta e urlò qualcosa. Draco non poté sentire niente oltre il boato della folla.
“Che ha detto? Che ha fatto?” chiese a Blaise. Il suo amico diede una scrollata di spalle.
“Quell’idiota sta lì in piedi e basta!” urlò divertita Pansy. “Non ci prova nemmeno a prendere l’uovo!”
Draco guardò giù e si accorse che lei aveva ragione. Harry stava in piedi al centro dell’arena con la sua bacchetta tesa. Non stava nemmeno guardando il drago, realizzò Draco sorpreso, ma stava osservando il cielo. La folla diventò ancora più rumorosa, mentre lui era fermo lì a non fare niente. All’improvviso, Draco notò un sorriso lampeggiare sul viso di Harry, si voltò per vedere cosa avesse visto e incredulo osservò la scopa di Harry volare oltre le teste degli spettatori nelle tribune più alte e dirigersi dritta verso il braccio teso del suo proprietario. In un lampo Harry montò in sella e salì verso il cielo. Un boato assordante riempì l’aria quando tutto il pubblico balzò in piedi.
“Merlino. Ha intenzione di volare via da qui?” disse piano Pansy, mentre tutti loro avevano le teste rivolte verso Harry che effettuava un avvitamento in verticale. Draco riconobbe una delle mosse preferite di Harry.
Virò di centottanta gradi e tornò di nuovo giù. Su e giù, e poi di nuovo da capo. Harry volò attorno alla testa del drago, lontano abbastanza da evitare le fiamme che il drago continuava a sputargli contro. Draco osservò scioccato mentre capì il piano di Harry. Poteva funzionare. Poi, all’improvviso, virò troppo vicino alla coda e Draco si lasciò sfuggire una smorfia quando la maglietta di Harry fu lacerata dalla coda spinata del drago. Non riusciva a capire se fosse stato ferito o no, la maglietta rossa non lasciava intravedere del sangue. Imprecando, osservò Harry che tornava a infastidire il drago. Qualcuno doveva proteggere quell’idiota dal drago; era chiaro che i domatori non sarebbero mai arrivati in tempo.
“Draco, che diavolo stai facendo? Non puoi lanciare una fattura a Potter adesso. Se cade ora è morto. Questa non è una stupida partita di Quidditch.” Blaise stava strattonando il braccio di Draco verso il basso. Draco guardò sconvolto la bacchetta nella sua mano. Non ricordava affatto di averla afferrata. La rimise svelto in tasca, contento che Blaise non avesse realizzato che non l’aveva puntata contro Potter ma contro il drago.
All’improvviso, la creatura spiegò le ali e volò dritta contro Harry. Draco lo guardò mentre Harry faceva dietro front e si dirigeva in picchiata verso il nido, afferrava l’uovo e volava via oltre gli spalti. Volò oltre Draco e così lui riuscì a vedere chiaramente il danno che l’Ungaro gli aveva fatto con la sua coda.
“Che diavolo, non ci credo. Hai vinto la scommessa.” Pansy lo guardò infastidita. “Come facevi a saperlo?”
Draco diede una scrollata di spalle. “Punto i miei galeoni solo su scommesse sicure. Potter è un idiota troppo grande per pensare di arrendersi.” Si alzò e fece per andarsene. Doveva allontanarsi da lì, doveva scoprire se Harry stava bene.
“Te ne vai? Non hanno nemmeno dichiarato i punteggi ancora.” Blaise lo guardò incredulo.
“Devo andare in bagno” rispose lui corrucciato. “Vuoi venire a reggermi l’uccello?”
“Sparisci, checca” rise Blaise.
Draco si diresse veloce alle tende per i campioni, nel lato più lontano dell’arena. Aveva visto la McGranitt far entrare di fretta Harry in una di quelle appena smontato dalla scopa. C’erano persone a guardia dell’entrata ma Draco fece il giro da dietro e si intrufolò. Vide Madama Chips affrettarsi in uno dei cubiculi borbottando di draghi e dedusse che Harry doveva essere proprio lì. Percorse tutta la tenda, trovando due cubicoli vuoti, e poi trovò Cedric, la cui faccia era parzialmente coperta da una spessa pasta arancione e gli mancavano ciocche di capelli.
Lo guardò, non sembrava gravemente ferito. “Avresti dovuto scegliere un Crup. Un Crup avrebbe fatto ammattire il drago, non si sarebbe nascosto dietro a una roccia come ha fatto il tuo Labrador.”
Cedric gli sorrise. “Lo terrò a mente la prossima volta che sarò così sconsiderato da entrare in un’arena con un drago. Hai visto Harry? Cosa ha fatto?” Cedric si mise a sedere eccitato. “Non mi hanno fatto uscire per assistere. Si è fatto tanto male?”
“Quel tizio è un pazzo su una scopa. Geniale” ammise Draco riluttante. Guardò verso la tenda in tessuto per vedere se stesse arrivando qualcuno. “Ma si è fatto prendere dalla coda come un idiota, anche se non so quanto gravemente. Non è come se io possa andare a vedere come sta.”
“Vorresti farlo?” chiese curioso Cedric. Draco lo fissò. “Fa’ finta che non abbia detto niente. Magari ci vado io a vedere come sta.” Senza aspettare una risposta da Draco, Cedric si alzò e si diresse verso l’altro lato della tenda.
Draco si distese sul letto che aveva usato fino a poco prima Cedric e fissò il soffitto della tenda. Non per la prima volta si domandò come, in nome di Salazar Serpeverde, le cose fossero diventate così incasinate da essere lì a preoccuparsi per Harry Fottutissimo Potter, come se fosse la tata di quell’idiota.
Cedric tornò nel cubicolo. “Starà bene, Madama Chips lo ha già sistemato. Anche se avrà una bella cicatrice qui” disse Cedric disegnando con il dito una linea che andava dalla spalla al petto. “Gli sarebbe potuta andare peggio... Ora devo uscire, stanno per dire i punteggi di Harry e poi sapremo che cosa dovremo farne di quello.” Cedric fece un cenno verso l’uovo d’oro.
“Cedric, Madama Chips ti ha detto se la tua faccia...” Draco si interruppe, guardando preoccupato la pasta arancione.
“Sì, ha detto che non lascerà quasi nessun segno e i miei capelli ricresceranno” disse con una risata e lasciò il cubicolo con l’uovo sottobraccio. Draco rimase disteso sul letto. Udì la voce di Bagman echeggiare per tutta l’arena, annunciando il punteggio di Harry. Ci fu un momento di silenzio mentre la folla contava i punteggi e poi un boato eccitato quando realizzò che Potter e Krum erano arrivati pari al primo posto. Incredibile, pensò con un gemito, come ci riusciva?

 
OOooOOooOOooOO

Harry ascoltò Bagman spiegare delle uova e dell’indizio per la prossima prova in un incredulo silenzio. Era sopravvissuto al drago ed era anche arrivati primo a pari merito. Prese l’uovo con l’altro braccio, la spalla gli bruciava ancora dove l’Ungaro lo aveva colpito. Finalmente, Bagman li lasciò liberi e Harry si avviò verso l’uscita della tenda. Una mano pesante lo afferrò per una spalla, con un sussulto si voltò e si trovò davanti Krum.
Il bulgaro lo fissò, occhi neri che lo squadravano freddamente da cima a fondo. Harry si guardò nervosamente in giro. “Ehm, ciao?”
“Tu sei molto piccolo” disse infine Krum.
Harry si strinse nelle spalle, non c’era motivo di negarlo con un gigante del genere di fianco a lui. “Sì, lo so.”
“Quanto sei piccolo?”
“Quanto sono piccolo?” chiese confuso Harry.
“Anni, anni, quanti anni hai?”
“Oh, ehm, ho quattordici anni.”
“Quattordici? Voli molto bene per avere quattordici anni.”
Harry era sorpreso, non sapeva cosa dire. Guardò oltre Krum e vide Ron e Hermione che lo stavano aspettando. Ron stava saltellando eccitato. Non sentì quello che gli disse dopo Krum, fino a che la parola Firebolt non catturò la sua attenzione.
“Ehm, come scusa?”
“La tua scopa, è una Firebolt, no?” Krum lo fissò e nei suoi occhi ora c’era una scintilla di divertimento.
A Harry si chiuse improvvisamente lo stomaco. “Oh, sì, è una Firebolt.”
“Voli molto bene, anche meglio di giorno, no?”
“Oh, io, ehm...” balbettò Harry spaventato. Non c’erano dubbi che Krum avesse capito che era lui il misterioso studente che volava sopra il lago quella notte.
“E credo che tu abbia amici molto buoni.” Krum guardò dietro di sé, dove Hermione stava in piedi vicino a Ron mordendosi nervosamente le labbra.
“Sì, ho degli ottimi amici.” Harry sorrise, lo sapeva bene.
Krum gli diede una pacca sulla schiena. “Forse un giorno, quando questo sarà finito, ci incontreremo in un altro tipo di gioco. Quidditch? Ja?” Con un breve sorriso, Krum se ne andò e raggiunse Karkaroff, che per tutto il tempo aveva lanciato occhiatacce a Harry dall’altro lato della tenda.
Harry rimase fermo immobile, incapace di muoversi. Ron e Hermione gli corsero incontro eccitati. “È tutto okay, Harry? Non avrà mica intenzione di...” chiese Hermione.
“Tutto a posto” disse Harry con un sorriso. “Andiamo a scrivere a Sirius, voglio raccontargli come è andata.”

 
OOooOOooOOooOO

Il rumore dei suoi passi riempì il corridoio mentre Harry si affrettava verso i sotterranei per la lezione di Pozioni. Era in ritardo di quasi venti minuti. Bagman aveva organizzato una conferenza stampa mattutina per tutti i campioni, con le solite stupide domande ripetute ancora e ancora. Alla fine, Cedric e Harry erano riusciti ad andarsene. La bruciatura sulla faccia di Cedric era guarita, ma gli mancavano ancora un po’ di capelli sul lato sinistro della testa. Cedric aveva riso quando il fotografo aveva suggerito che posasse per l’obiettivo con il lato destro in bella mostra.
Harry entrò nella classe di Piton e si bloccò. Nella stanza erano tutti in piedi e stavano gridando. Al centro del marasma c’era Malfoy con la bacchetta puntata contro Ron, che giaceva sul pavimento reggendosi il braccio. Hermione stava urlando qualcosa contro Draco e Seamus la stava trattenendo. Harry sfoderò la bacchetta e corse avanti. “Che diavolo-”
“Fermo, Potter. Metti via la bacchetta.” Piton avanzò, scansando gli studenti che si trovavano nel mezzo per raggiungere i due studenti al centro. “Sei in ritardo Potter. In punizione. La sconterai questa sera con Malfoy che” Piton si voltò e fissò il Serpeverde “in qualche modo ha dimenticato di aspettare che la lezione fosse finita prima di lanciare una fattura a un Grifondoro. E Weasley, dieci punti in meno a Grifondoro per essere stato incapace di bloccare un semplicissimo incantesimo come quello.” Malfoy, noncurante, mise via la bacchetta e si allontanò.
I Grifondoro ribatterono oltraggiati per l’ingiustizia. “Silenzio! Tornate a lavorare sulle vostre pozioni” abbaiò Piton mentre si dirigeva alla cattedra. Harry, frastornato per quello che era accaduto prima che arrivasse, aiutò Ron a rimettersi in piedi. Ron gemette e si strofinò ancora il braccio. “Che ti ha lanciato?”
“Una qualche specie di fattura pungente, ma fa male da morire.” Ron si stava guardando intorno, in cerca di Malfoy. “Non so cosa sia successo. Stavamo solo prendendo gli ingredienti per le pozioni e poi lui mi ha spinto mentre passava, l’ho spinto anche io e poi ha tirato fuori la bacchetta.”
Hermione intervenne: “Non ha nemmeno dato un avvertimento, gli ha lanciato la fattura e basta.”
“Stai bene?” chiese Harry. Ron roteò piano la spalla e sembrò sollevato.
“Sì, sta scomparendo. Maledetto idiota.”
Hermione guardò dietro di sé verso i Serpeverde. “Meglio che ci rimettiamo al lavoro, prima che Piton decida di toglierci altri punti.” Ron tornò al tavolo e risollevò il calderone che si era rovesciato.
Harry guardò verso Malfoy che era in piedi con Zabini al loro tavolo. Sembrava concentrato ad affettare le scaglie di salamandra. Solo le guance arrossate e le spalle tese dicevano altrimenti. Sbirciando Piton, che stava dando le spalle alla classe, Harry andò verso Malfoy.
“Perché diavolo l’hai fatto?” sibilò.
Malfoy non sollevò lo sguardo dal suo tagliere. “Non ti riguarda.”
“Malfoy, se lanci una fattura a un mio amico, sono affari miei.”
Malfoy si lasciò sfuggire una risata di scherno. “Amico, ma non farmi ridere.”
“Cosa intendi? Non dirmi che-”
“Potter, sembra che tu sia desideroso di passare più tempo con Malfoy. Zabini, tu sarai il partner di Weasley. Potter, resta dove sei.” Il coltello che Malfoy teneva in mano scivolò leggermente, poi continuò ad affettare. Harry imprecò e guardò verso Ron che stava scuotendo il capo incredulo.
“Malfoy, ascolta.” Harry si guardò intorno, per essere sicuro che nessuno lo sentisse. “Quando ti ho detto di darmi il tuo peggio, intendevo a me. Non ai miei amici. Loro non si toccano.”
“Mettiti al lavoro, Potter” disse Draco e spinse Harry con la spalla. Involontariamente, Harry inspirò bruscamente quando una fitta di dolore gli attraversò il petto.
Malfoy si bloccò. Spostò lo sguardo dalla faccia di Harry al suo petto e poi di nuovo su. “Credevo che la Chips ti avesse sistemato, Cedric aveva detto che stavi bene.”
“Tieni la voce bassa o qualcuno ti sentirà. Comunque sto bene. Lascia perdere” Harry sbottò, guardando il libro di Pozioni sul tavolo. “Che dovremmo distillare?”
“Pozione Consuma Reagenti.” Draco indicò le istruzioni. “Ci serve sangue di rana. Vallo a prendere dalla dispensa.”
Harry lo guardò male e entrò nella stanzetta della dispensa. Non si accorse che Malfoy era proprio dietro di lui fino a che non udì la porta chiudersi.
“Che problemi hai?” esclamò Harry spingendo di lato Malfoy.
“Che problemi ho io? Che problemi hai tu! Pensavo che non fossi ferito poi così gravemente” sbottò Draco, braccia incrociate al petto mentre si appoggiava alla porta.
Harry lo fulminò con lo sguardo. “Voglio sapere perché hai lanciato quella fattura a Ron.”
Draco gli si avvicinò. “Dimmi perché la ferita ti fa ancora male e io ti dirò perché ho lanciato la fattura all’idiota.”
Harry lo fissò incredulo. Alzò le braccia in aria, frustrato. “Bene. Non è niente. Semplicemente è saltato fuori che alcune persone reagiscono peggio agli aculei di un Ungaro Spinato. È solo la mia solita, stupida fortuna che mi fa essere uno di queste persone. La ferità è guarita ma ci vorrà del tempo prima che smetta di farmi male. Ora tocca a te.”
Draco lo guardò. “Per quanto tempo?”
“Per quanto tempo cosa?”
“Per quanto tempo ti farà male...”
“Non lo so. Ora tocca a te, parla.”
Draco disse con rabbia: “Bene. Gli ho lanciato una fattura perché ti ha trattato di merda-”
La porta si spalancò e l’alta, scura figura di Piton si stagliò sulla soglia. li guardò entrambi con sguardo affilato. Harry pensò divertito che il professore sembrava scocciato che non stessero litigando.
“Avete a disposizione ancora quaranta minuti per completare una pozione che per essere pronta normalmente ci mette un’ora. Posso suggerirvi di iniziare?” Piton se ne andò lasciando la porta aperta.
Harry guardò verso la classe e vide tutti i presenti sbirciare verso di loro. Si voltò verso Draco con uno sguardo preoccupato, erano stati chiusi lì dentro per un po’. “Ehm, dobbiamo...”
Draco annuì e fece cenno a Harry di avviarsi. Harry quasi rise quando Draco gli fece lo sgambetto mentre lo superava. Riuscì a non cadere, si voltò e gli puntò un dito contro. “Non ho finito con te, Malfoy” sibilò mentre tornava verso il tavolo.
I due lavorarono in silenzio per il tempo restante. La faccia di Malfoy non mostrava alcuna emozione, concentrato com’era sul compito, e pronto a dare ordini a Harry di tagliare a dadini, affettare e mescolare. Harry gli ubbidì automaticamente, mentre nella testa ripensava alla conversazione avuta nella dispensa. Cos’è che aveva detto di Ron? Già, che lo aveva trattato di merda, ma perché questo doveva interessare a Malfoy?
“Tempo scaduto.” Piton si alzò dalla cattedra e cominciò a controllare le pozioni di tutti. Draco imprecò, gli mancavano ancora due passaggi prima di poterla finire. Piton si fermò e guardò nel calderone.
“Pare che se volete ricevere un voto vi toccherà passare l’ora di pranzo a finire la vostra pozione. La lezione è finita.”
Ron e Hermione si affrettarono verso Harry. “Rimaniamo anche noi ad aiutarti, Harry” dissero con un’occhiataccia verso Malfoy che stava ghignando accanto a Harry.
“Avete paura che il povero, piccolo Harry non sia in grado di farcela da solo?” sogghignò Malfoy.
“Ascolta Malfoy-” scattò Ron.
Harry lo interruppe. “Ron, andate a pranzo. Arrivo tra qualche minuto. Abbiamo quasi finito. Lui” Harry puntò un dito verso Malfoy “non farà niente che non sono in grado di gestire.”
“Non esserne così sicuro” mormorò sottovoce Malfoy.
Hermione li guardò preoccupata. “Harry, non stai ancora bene-”
“Sto bene, non preoccuparti.” Harry tornò a guardare il libro di Pozioni, facendo finta di sapere cosa doveva fare come prossimo passo.
“Granger, Weasley, a meno che non desideriate iniziare a pulire calderoni, vi suggerisco di andarvene.” La voce nasale di Piton si diffuse per la stanza, anche se il professore non aveva sollevato gli occhi dai compiti che stava correggendo.
“È okay” disse Harry. “Davvero.”
I due Grifondoro uscirono dalla classe con riluttanza; non appena chiusero la porta, Harry e Draco si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo. Harry posò la bacchetta per mescolare la pozione, quella di legno di mirto pensò con un sorriso. “Okay, perché hai lanciato quella fattura a Ron?”
Draco lanciò uno sguardo verso la cattedra, dove Piton stava ancora correggendo i compiti.
Poi guardò Harry. “L’ho fatto perché ti ha trattato come un reietto per tre settimane. Poi ieri hai vinto la prova e ora vuole essere di nuovo tuo amico? Stamattina eravate seduti a colazione come se non fosse successo niente.” Harry lo fissò incredulo.
Harry prese un respiro profondo e si strofinò gli occhi. “Draco, non puoi comportarti così. Questa storia con Ron, era complicata, ma ora è finita ed entrambi vogliamo lasciarcela alle spalle. Io e lui siamo a posto adesso.”
“Bene. Lascia che la gente ti tratti come un escremento di Schiopodo e fatti mettere i piedi in testa.” Indicò il libro e disse: “Sangue di rana. Tre gocce.”
Lavorarono in silenzio l’uno di fianco all’altro e terminarono la pozione. Harry stava ripetendo tutta la conversazione nella sua testa. Che cosa gliene importava a Draco se Ron ora gli parlava di nuovo? E perché gli importava se la spalla gli faceva sempre male?
Harry versò la pozione finita nella boccetta e la passò a Draco. “Fammi quello che vuoi Draco. Ma non prendertela con i miei amici.”
Draco esitò, come se stesse per ribattere, poi scrollò le spalle. Si voltò e si diresse alla cattedra di Piton dove posò la pozione. Il professore alzò lo sguardo per guardare entrambi.
“Potter, puoi andare. Punizione alle sette. Ho un barile di vermi siberiani che devono essere eviscerati. Non dovrebbe volervici più di un’ora o due. Draco, resta. Devo parlarti.”

 
OOooOOooOOooOO

Cedric lo raggiunse fuori dalla Sala Grande.
“Cosa è successo con Draco?” gli chiese guardandolo preoccupato. “Tutti stanno parlando di come abbia attaccato Ron Weasley oggi in classe.”
Harry si strinse nelle spalle. “Gliel’ho chiesto e mi ha detto che lo ha fatto perché era arrabbiato per il fatto che Ron mi stesse di nuovo rivolgendo la parola. Non capisco.”
Cedric fece un piccolo sorrisetto. “Draco vede le cose in maniera diversa dalla maggior parte delle persone.”
Harry rise. “Questo è sicuro.”
“No, voglio dire che lui vede in bianco e nero. Non abbandoni gli amici, li difendi. Amici. Nemici. Niente via di mezzo. Tu sei passato da un lato all’altro, ora lui ti proteggerà.”
Harry lo fissò. “Quindi ce l’ha con Ron perché prima era arrabbiato con me mentre ora mi parla di nuovo? Non ha senso.”
Cedric fece una pausa. “Forse non per te o per me, ma per Draco sì” si strinse nelle spalle. “Ieri Draco è venuto di nascosto nella tenda dell’infermeria per vedere come stavi. Ha fatto finta che fosse lì per vedere me, ma non era solo per quello. Voleva sapere quanto gravemente ti fossi ferito. Direi che è qualcosa su cui riflettere.”
“Perché dovrebbe importargli?” Harry ne fu sorpreso. “Non sembra tipico di Malfoy.”
“Forse non di Malfoy, ma di Draco sì.” Cedric lo fissò. “Comunque, questo non è davvero il posto giusto ma...” Guardò su e giù per il corridoio per essere sicuro che non ci fosse nessuno nei paraggi. “Volevo parlarti prima, ma il torneo si è messo in mezzo. Le cose che hai detto a me e Draco sulla tua famiglia-”
Harry si concentrò sulle proprie scarpe, non avrebbe dovuto dire niente. “Cedric, non ti preoccupare di quello. Ci sto solo un paio di mesi all’anno...”
“Ma loro sono la tua famiglia e non dovrebbero trattarti-”
“Loro non sono la mia famiglia. La mia famiglia è morta. Loro sono solo persone con cui devo vivere, i miei tutori. Mia zia può anche essere la sorella di mia madre, ma non mi ha mai trattato come uno di famiglia e io non la considero parte della mia.” Harry chiuse la bocca di scatto, non lo aveva mai detto a nessuno, nemmeno a Ron e Hermione.
Cedric lo guardò. “Devi parlarne con qualcuno di questa cosa o esploderà fuori sotto forma di rabbia. O come serpenti che terrorizzano bambini allo zoo.” Harry rise ma scosse la testa. “Ci penserò, ma davvero: sto bene. Sono felice qui. Hogwarts è la mia casa.”

 
OOooOOooOOooOO

Harry entrò nella classe di Piton. Draco era già lì, seduto a un tavolo con un enorme barile vicino sul pavimento. Piton era in piedi a scrivere alla lavagna roba per la lezione dell’indomani, la bacchetta guidava il gessetto sulla superficie nera.
“Eviscerateli con cura quei vermi, se malauguratamente doveste bucare gli intestini troverete l’odore molto sgradevole. Una volta rimossi, immergete le viscere nel barattolo con la soluzione alcolica. Iniziate.” Harry si sedette all’altro lato del barile rispetto a Draco. Sbirciò dentro, ma il liquido scuro non rivelava il contenuto.
Piton lasciò la stanza. Il fatto che non rimanesse nei paraggi costrinse Harry a domandarsi quanto fosse terribile l’odore di quei vermi.
“L’hai mai fatto prima?” Harry guardò Draco che stava fissando il contenuto del barile con disgusto.
“No. Tu?”
“No, ma una volta abbiamo dovuto mettere sott’aceto cervelli di ratto, non può essere tanto peggio.” Harry esitò e poi si guardò intorno. “C’è un mestolo o qualcosa del genere che possiamo usare? Non ho intenzione di mettere la mano lì dentro.”
Draco guardò di nuovo nel barile. “Mh, guarda in quei cassetti.”
A Harry venne da dire a Malfoy di andarci lui, ma poi si alzò e iniziò ad aprire cassetti fino a che non trovò due enormi cucchiai. Li riportò al tavolo e ne passò uno a Draco. “Prima tu.” Draco si accigliò ma immerse il suo cucchiaio e pescò fuori un verme: era verde scuro e lungo più di trenta centimetri.
“Oh...” Harry impallidì. “Questo non sarà divertente.”
“Da quando le punizioni con Piton sono divertenti?” disse Draco mentre raccoglieva il suo coltello.
“Da mai. Di cosa ha voluto parlarti dopo la lezione?” chiese Harry.
“Di tenere a freno il mio odio per i Grifondoro, e per te in particolare” disse Draco con un’occhiata di sbieco a Harry.
“Che cosa gli hai risposto?” Il verme di Harry era anche più grosso di quello di Draco; scivolò dal cucchiaio e ricadde nel liquido nero. Sospirando, Harry ne pescò un altro.
“Che avrei fatto del mio meglio ma che sarebbe stata un’impresa considerato che manica di perdenti siete.” Draco aveva rimosso con successo l’intestino e lo immerse subito nella ciotola con l’alcol.
Harry raccolte il suo coltello e iniziò a tagliare con attenzione il verme. Draco sospirò e ne tirò fuori un altro. “Due fatti, dozzine e dozzine ancora da fare.”
“Credi che Piton dia punizioni solo quando ha dei compiti particolarmente schifosi da farci fare?” chiese Harry.
“Assolutamente sì.” Draco imprecò quando la lama gli scivolò e un odore terribile invase la stanza.
“Oh, Merlino. Sta’ attento.” Harry alzò il braccio a coprirsi il naso. “Gaaaah.”
“È impossibile, non possiamo lavorare solo con una mano” disse Draco mentre anche lui usava il braccio per tappare il cattivo odore. “Conosci qualche incantesimo che fermi gli odori?”
“No, vorrei avere la mia sciarpa... me la potrei arrotolare attorno alla faccia.”
“Ho la mia.” Draco andò verso i lavandini e si lavò le mani. Poi tirò fuori la sua sciarpa, un lungo pezzo di seta color verde Serpeverde.
“Chi altri se non te poteva avere una sciarpa di seta? La lana non è abbastanza buona?”
“Troppo ruvida. Tieni, questa è lunga abbastanza, la taglio a metà.”
“Non farlo! È una bella sciarpa” protestò Harry mentre Draco afferrava un coltello pulito e la tagliava a metà.
“Mia madre me ne ha mandate tre” disse con una scrollata di spalle. “Sa quanto faccia freddo nei sotterranei e sciarpe e guanti si perdono facilmente.”
Draco diede a Harry metà della sciarpa e si legò la sua metà attorno a naso e bocca. Harry rise. “Sembri un bandito dei western babbani.” Gli occhi di Draco mandarono un lampo, il verde della sciarpa faceva sembrare i suoi occhi grigi quasi color nocciola. “Forza, mettila anche tu e finiamo questa roba. Prima lo facciamo, prima saremo fuori di qui.”
Harry tenne la sciarpa davanti alla faccia e provò a portare le mani dietro alla testa per legarla. Una fitta di dolore si accese nel petto mentre sollevava le braccia. “Ah!” portò giù le braccia frettolosamente, strofinandosi il petto dove la cicatrice dell’Ungaro bruciava.
Draco lo guardò e scosse il capo. “Dalla a me...” Prese la sciarpa di seta dalle mani di Harry e gliela legò attorno alla faccia come una bandana.
“Grazie.” Harry sedeva immobile mentre Draco era in piedi dietro di lui. Inspirò bruscamente quando avvertì le dita di Draco che gli sfioravano i capelli.
“Ecco fatto.” Harry sentì le mani di Draco che stringevano il nodo e il leggero tocco delle dita di Draco sulle sue spalle. Sobbalzò, sorpreso dal tocco. Lanciò uno sguardo veloce verso Draco che era già tornato a sedersi. Si era immaginato la mano di Draco che gli accarezzava la schiena o si era trattato solo di un tocco accidentale? Draco aveva la testa piegata, intento a pescare un altro verme. Questo non lo avrebbe aiutato per niente nella sua decisione di non farsi ossessionare da Draco.
“Cosa ti ha detto Madama Chips per il dolore? Non può darti qualcosa per quello?”
“Mi ha dato una pozione, ma non l’ho presa. Mi annebbiano la mente. Charlie, il fratello di Ron, ha detto che il dolore dovrebbe durarmi giusto qualche giorno. Lui era uno dei domatori.” Harry si sforzò di concentrarsi nel pescare un altro verme dal barile.
“Forse sentirti annebbiato è meglio che sentire dolore ogni volta che muovi la spalla” mormorò Draco mentre tirava fuori un altro verme.
“Non credo proprio che tu voglia che io sbudelli vermi mentre non sono lucido” rispose Harry. Pensò che al momento si sentiva la mente già abbastanza annebbiata anche solo stando seduto nella classe di Piton con la sciarpa di Malfoy attorno alla faccia. Il pezzo di stoffa bloccava la maggior parte della puzza, ma la sensazione della seta sulla sua pelle lo distraeva, sapere che era stata indossata da Draco era snervante. Cercò di concentrarsi sul verme davanti a lui.
Continuava a ripensare a venerdì notte, quando si erano seduti insieme davanti al camino dopo aver volato. Era stato così... confortevole. Non aveva avuto il tempo di ripensare a quella notte prima di ora. Hagrid gli aveva mostrato i draghi la notte successiva e dopo di allora era tutto confuso. Sbirciò Draco, che stava lavorando su un altro verme. Sei settimane prima non avrebbe mai pensato che avrebbe provato piacere nel trascorrere del tempo con Draco Malfoy, né tantomeno che ne avrebbe desiderato altro.
“Forza, non ho intenzione di farlo da solo.” La voce di Draco lo costrinse a concentrarsi sui vermi.
“Il mio status di primo classificato al Torneo Tremaghi non mi vale lo sconto di un paio di vermi?”
“Sei pari con Krum” Draco lo corresse subito. “Anche se sono sicuro che non faresti fatica a trovare un bimbetto del primo anno disposto a farsi tutte le tue punizioni al posto tuo in cambio di un autografo.”
“Scommetto che Krum non sta sbudellando vermi” mormorò Harry. “Oh, non te l’ho detto. Era Krum. Venerdì, quando stavamo volando sul lago. Era Krum quello che mi ha visto dalla nave.” Harry allungò la mano per prendere un altro verme con una smorfia sulla faccia.
“Krum? Davvero?” Draco lo guardò sorpreso. “Come lo hai scoperto? Ha intenzione di dirlo a qualcuno?”
“Non credo, voglio dire, lo avrebbe già fatto se ne avesse avuta l’intenzione, no?” Harry si strinse nelle spalle. “Ha riconosciuto la mia Firebolt ieri.”
“È una buona cosa che tu non ti sia schiantato sul fianco della nave” rise Malfoy.
“O sul fianco dell’Ungaro” scherzò Harry. “Splat.”
“Non dire splat!” Draco stava guardando il verme verde davanti a lui.
Alla fine, riuscirono a terminare il compito. Harry si sciolse la sciarpa, lasciandola appesa al collo. “Quando vuoi che ci incontriamo di nuovo giù?”
“Perché non aspettiamo che la tua spalla stia meglio? Poi potremmo andare a volare dopo.”
“Figo. Ci vediamo in giro...” Entrambi si recarono verso l’uscita della classe.
“Ehi, Harry” Draco lo chiamò proprio mentre si voltava per andare verso il dormitorio di Serpeverde.
“Sì?”
“Bel numero, ieri.”
Harry sorrise. “Grazie Draco.” Si avviò dalla parte opposta, diretto alla Torre di Grifondoro. Stava per entrare dal buco della Signora Grassa quando si ricordò della sciarpa che aveva attorno al collo in una per niente subdola seta verde. Se la tolse subito e se la infilò in tasca.

 
OOooOOooOOooOO

Harry passò di nascosto un bigliettino a Draco quando lo oltrepassò in Biblioteca.
 
         Martedì? Dopo cena?
 
Draco guardò verso Harry che aveva preso posto un paio di tavoli più giù rispetto ai Serpeverde e fece cenno di sì con la testa. Harry sorrise e poi si concentrò sui compiti.

 
OOooOOooOOooOO

Harry mangiò in fretta, poi si alzò per andarsene. Ron era troppo impegnato a raccontare a Seamus per l’ennesima volta la prova di Harry col drago per accorgersi che se ne stava andando. Ma Hermione lo guardò con uno sguardo interrogativo. Harry mimò con la bocca “studiare” e lanciò un rapido sguardo al tavolo di Tassorosso. Lei lo guardò preoccupata, ma annuì.
Correndo al dormitorio, afferrò la sua Firebolt e la borsa dei libri e si diresse al tunnel, fischiettando lungo il percorso. Era passata una settimana da quando lui e Draco avevano scontato la punizione insieme e da allora si erano visti solo a lezione. Draco era già lì quando Harry entrò.
“Ehi.” Harry gli fece un cenno e poi andò all’armadietto dove teneva la sua divisa da Quidditch e vi ripose anche la scopa.
“La spalla ti fa ancora male?”
“Molto meglio di prima” Harry disse con noncuranza, roteando la spalla. “Dopo andiamo a volare?”
“Sei sicuro che ti vada bene?”
Harry chiuse l’anta dell’armadietto e si strinse nelle spalle. “Non vedo perché no. Potremmo anche solo volare un po’ attorno al castello. Fa parecchio freddo fuori.”
L’arco di Tassorosso si aprì e Cedric entrò negli spogliatoi. Sorrise quando vide che Harry e Draco lo stavano aspettando. Prese una sedia e si sedette.
Li guardò entrambi. “Tra voi due tutto okay?”
Harry guardò Draco che diede una scrollata di spalle e sorrise. “Nessun problema.”
“Nessun problema?” Cedric li guardò. “La settimana scorsa hai lanciato una fattura al migliore amico di Harry e Harry ti ha trasformato in un canarino verde gigante...”
Harry rise. “Quella è roba da lassù. Questo” indicò con la mano “è quaggiù.”
“Okay, allora siamo pronti per iniziare? Volete fare qualcosa di diverso dal solito?”
Harry scosse il capo e Draco disse solo: “No, iniziamo.” Roteò la testa per rilassare i muscoli del collo e fece un cenno a Harry.
Harry tirò fuori la bacchetta: “Imperio.” Sentì immediatamente la connessione tra lui e Draco. Nessuna paura né ansia questa volta, pensò Harry, ma c’era qualcosa di nuovo. Sbirciò verso Draco che lo stava fissando di rimando. Era aspettativa, realizzò con sorpresa.
Cedric mostrò a Harry la lista, altri comandi sempre dello stesso tipo. Pensò il prossimo comando sulla lista: Prendi la sedia. Sentì la mente di Draco che cercava di resistere. Lo guardò trattenendo il fiato e vide che Draco non aveva nemmeno mosso le braccia. Prendi la sedia. Niente. Il volto di Draco rimase immutato, rilassato.
Harry e Cedric si guardarono. Cedric sorrise e indicò il comando seguente. Harry pensò: Fai un salto. Draco lo guardò e basta. Harry avvertì la resistenza sempre più forte che continuava a scorrere attraverso il loro legame. Cercò di concentrarsi. Fai un salto. Draco scosse il capo.
Harry si morse un labbro per impedirsi di sorridere e vide lo sguardo di Draco soffermarsi sulle sue labbra. Harry avvertì un’improvvisa impennata di emozioni arrivare dalla connessione con Draco. Con sorpresa le riconobbe: desiderio, brama. Fece un passo indietro e lasciò cadere la lista. Fece per raccoglierla ma Cedric disse: “Lascia perdere la lista, credo che ci sia riuscito. Chiedigli di fare qualcosa che tu pensi che lui non farebbe mai.”
Harry si voltò di nuovo verso Draco. Aveva sentito davvero quello che pensava di aver sentito attraverso il legame? Si umettò nervosamente le labbra e Draco lo imitò. Harry sentì divertimento misto alle altre emozioni che arrivavano dalla connessione magica. Draco sollevò un sopracciglio. Harry esitò e decise che, al diavolo, era un Grifondoro, meglio perire in un lampo di gloria, e pensò il comando: Baciami.
Draco sollevò la testa sorpreso, sguardo cupo, ma non si avvicinò a Harry. Harry avvertì desiderio ed eccitazione arrivare dalla connessione. Baciami, ordinò di nuovo. Poteva sentire il battito cardiaco di Draco che aumentava, il ritmo incalzante si abbinava col suo.
“Gli hai dato un comando?” sentì Cedric domandare. “Che cosa gli hai chiesto di fare?” Per una volta, Harry fu contento che i comandi dovevano essere imposti con il pensiero.
“È passato a pieni voti. Non ha nemmeno provato a ubbidire” disse Harry, tentando di tenere la voce sotto controllo mentre terminava l’incantesimo con una mossa di bacchetta: “Finite.” Avvertì immediatamente la mancanza della connessione. “Congratulazioni Dra-”
Draco avanzò e spinse Harry contro la parete dietro. Gli afferrò le braccia e gliele tenne ferme contro l’armadietto. Harry si sforzò di guardare negli occhi di Draco che lo stavano fissando duri come l’acciaio. “Ehm, Draco... sei arrabbiato?”
“Cedric vuole sapere qual è stato il tuo ultimo comando, Harry. Glielo dovrei dire? O mostrare?” Draco sussurrò, le labbra a pochi centimetri da quelle di Harry, occhi che lo squadravano fissi.
“Ehm, mostrarglielo?” Harry sussurrò a sua volta mentre chiudeva gli occhi e Draco gli si avvicinava. Draco sorrise lentamente e si avvicinò ancora. “Oh, sono sicuro che mostrarglielo sia la scelta migliore.”
Harry si sentì attraversare dallo shock quando le labbra di Draco toccarono le sue. E, con un gemito, si unì al bacio. Se doveva avere una sola possibilità per baciare Draco Malfoy, allora voleva renderla memorabile. Le labbra di Draco si mossero decise contro le sue, spingendogli la testa contro l’armadietto. La sua lingua sfiorò le labbra di Harry, cercando di entrare, e in un lampo entrambe le loro lingue si stavano intrecciando insieme. Harry si agitò per far sì che Draco gli mollasse le braccia, voleva tirarlo ancora più vicino a lui. Ma Draco gliele tenne ben ferme sopra alla testa.
“Beh, credo che il mio lavoro qui sia concluso” disse Cedric con una risata. E si allontanò in fretta dai due studenti intrecciati. Harry e Draco non lo sentirono nemmeno. Draco lo spinse ancora più indietro, facendo aderire completamente i loro corpi. Harry passò a baciare la mandibola di Draco. Sospirò di sollievo quando finalmente le sue braccia furono libere e portò immediatamente le mani tra i suoi capelli biondi, godendo di quella sensazione.
“Dannazione, Draco” disse Harry infine, reclinando la testa contro l’armadietto per riprendere fiato. “Che cos’è questo?”
“Cosa pensi che sia?” Draco lo fissò intensamente negli occhi verdi. Harry sollevò lo sguardo al soffitto, evitando di incrociare il suo sguardo. Desiderava tanto poter dire quello che stava pensando, quello che desiderava.
“È bello? Sì, decisamente bello” mormorò Harry non volendo ammettere nient’altro.
Draco sbuffò, un suono che Harry non pensò di avergli mai sentito fare. “Sono abbastanza sicuro che sia più di semplicemente bello. Mi hanno detto che sono un baciatore dannatamente più bravo di bello e basta.”
Harry si sentì invadere da una gelosia che non pensava di essere in grado di provare. “Chi te lo ha detto?”
Draco sorrise passò il dito sulle labbra di Harry. “Non te lo posso dire. E penso che tu possa apprezzare il fatto che io sia uno che bacia e non va a raccontarlo in giro.”
“Quindi se è più di bello, che cos’è?” Harry si sforzò di allontanarsi da Draco. Non riusciva a pensare con lui così dannatamente vicino. Andò alla panchina e si sedette a cavalcioni. Gemette alla sensazione scomoda che questo provocò al suo inguine.
“Jeans un po’ stretti?” Draco lo raggiunse e imitò Harry, sedendosi in modo da essere faccia a faccia con lui. Gli si avvicinò il più possibile, mentre Harry cercava istintivamente di tenere le distanze.
Draco mise una mano sulla nuca di Harry e lo tirò in avanti. “Cos’è questo? Credo sia un festeggiamento per la riuscita del nostro piccolo progetto sull’Imperius.” Si inclinò in avanti lentamente e gli diede un bacio sulle labbra. “Penso sia un ringraziamento per avermi aiutato.” Un altro bacio. “E so che è qualcosa che desideravo fare da tanto tempo.” Un altro bacio. Harry chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro quella di Draco. Aveva il respiro affannato e stava facendo fatica a mettere insieme un pensiero che avesse un senso.
“Da quanto tempo?” sussurrò Harry.
“Tanto, tanto tempo.”
“Hai un modo maledettamente bizzarro di dimostrarlo” mormorò Harry.
Draco rise. “È la maniera Malfoy: non mettere le carte in tavola fino a che non sei sicuro di poter vincere.”
“Quindi ora che succede?”
“Cosa vuoi che succeda?”
Harry esitò. “Di più.”
“Di più, adesso?” Draco fece una pausa. “O di più domani e dopo domani e il giorno dopo ancora?”
“Sì?”
“Sì cosa?”
“Sì domani e dopo domani e così via.” Harry tirò Draco verso di sé. “Sì a tutto quanto sopra.” Poteva sentire il sorriso di Draco contro le sue labbra.
“Bene.”
Fu venti minuti dopo che Harry si fermò riluttante. “Devo andare. Ho ancora dei compiti da finire.”
“Falli qui” disse Draco intrecciando le dita con quelle di Harry.
Harry rise. “No, devo farli davvero, non ho nemmeno iniziato Incantesimi ed è per domani.”
“Ti giuro che la mia capacità di concentrazione è eccellente. Non ti distrarrò.”
Harry chiese: “Sei sicuro?”
Draco brontolò: “Sicuro.”
“Bene, perché riesco a studiare molto meglio con te vicino piuttosto che passando l’intera nottata a chiedermi dove sei e con chi stai parlando.”
“Quindi non sono l’unico a essere leggermente ossessionato?”
“Io non sono ossessionato. È solo che ho un forte istinto di sopravvivenza che mi impone di sapere dove ti trovi per tutto il tempo.”
Si alzarono e con solo pochi baci arrivarono alla scrivania. Harry prese la sedia dall’altra parte della scrivania in modo da potersi sedere affianco a Draco. Tirarono fuori i loro compiti e Draco mantenne la sua parola: non si fermò mai, ma tenne la gamba premuta contro quella di Harry tutto il tempo. Harry lo trovò stranamente più intimo di quanto avesse mai potuto pensare.
Draco controllò l’ora. “È quasi il coprifuoco. Non c’è tempo per volare.”
“Comunque non sarebbe così comodo” mormorò Harry.
Draco rise. “Come mai?” gli sussurrò nell’orecchio.
“Lo sai” rispose Harry arrossendo.
“Forse la prossima volta dovremo fare qualcosa per rimediare” disse Draco allungando la mano verso la coscia di Harry. Harry sussultò e si spostò.
“Quindi, che facciamo?” alzò la testa verso il soffitto. “Sempre Malfoy e Potter lassù?”
“Vuoi che qualcuno lo sappia?” domandò Draco.
“No. Non ancora, almeno. Tu?” chiese piano Harry.
“Sai cosa mi farebbero quelli di Serpeverde se lo scoprissero?” ammise Draco riluttante.
“Che sei gay o che sei... gay con me?” chiese curioso Harry mentre allungava una mano per afferrare quella di Draco, godendosi anche solo il fatto di poterlo fare.
“Gay con te.” Draco scrollò le spalle. “Le persone che contano per me lo sanno che sono gay. Tu invece? Non ho mai sentito nessun pettegolezzo su di te e, credimi, ho prestato molta attenzione. Una delle ragioni per cui ti odiavo così tanto. Era irritante da morire vederti tutti i giorni e pensare che non sarei mai stato in grado di fare questo.” Si piegò e lo baciò di nuovo.
“Non ne sono mai stato sicuro... L’ho capito solo quest’anno. La mia vita è già complicata di suo. Non è che io sia entusiasta all’idea che La Gazzetta del Profeta sbatta questa notizia in prima pagina. Meno gente lo sa, meglio è. L’ho detto a Ron e Hermione che sono gay. E a Cedric.” Per la prima volta, Harry si guardò intorno. “Quando se n’è andato, a proposito? Credi che sapesse che sarebbe accaduto questo?”
Draco rise. “Non lo so. Sapeva di me. E di te?” Harry annuì. “Non serve un Corvonero per fare uno più uno e ottenere due.”
“Okay, quindi ti vedo domani a Pozioni?” Harry raccolse il libro riluttante.
Draco annuì. “Ti farò patire le pene dell’inferno, preparati.”

 
OOooOOooOOooOO

Harry provò un forte moto di sollievo quando la lezione di Pozioni terminò. Draco era stato un completo cretino per tutta l’ora. Piton li aveva di nuovo messi insieme nel momento esatto in cui avevano messo piede nella classe e Draco lo aveva criticato e maltrattato per tutto il tempo che avevano passato a lavorare sulla pozione. Se non fosse stato per le loro ginocchia che si toccavano e per il giocoso battere del suo piede sul pavimento, avrebbe pensato di aver sognato quello che era successo la notte prcedente. Si alzò e si passò la mano tra i capelli. “Sei un completo idiota, Malfoy.”
Malfoy girò bruscamente la testa e gli lanciò uno sguardo preoccupato. Harry si assicurò che nessuno li stesse guardando. Gli fece un rapido sorriso e, mentre passava dietro alla sua sedia, gli diede un colpetto sulla testa.
Raggiunse Hermione e Ron mentre lasciavano la stanza. “Che problemi aveva oggi Malfoy? Ti è stato addosso tutto il tempo” chiese Ron mentre imboccavano il corridoio. Harry guardò indietro e vide Malfoy che li osservava.
“Non me ne preoccuperei, probabilmente è solo seccato che il drago non mi abbia divorato” mormorò Harry.




 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: takamine