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Autore: Albondocani    05/05/2021    0 recensioni
Non era proprio per questo che mi ero iscritto su EFP, ma già che ci sono...
Il mio trisavola, Duchessa Gaia Albondocani III, oltre a essere una nobile era anche una donna molto colta e appassionata di letterature classiche. Aveva una stanza piena di libri rarissimi che dopo la sua morte furono donati a una biblioteca. Tuttavia, essendo anch'io molto appassionato di lettere classiche (ma a differenza sua totalmente incapace di comprendere il greco e il latino) mi è stato regalato uno dei pochi volumi che abbiamo conservato, in cui sono raccolte le sue traduzioni.
All'interno ci sono favole molto rare e mi pareva un peccato tenerle tutte per me. Perciò ve le presenterò qui, dopo averle riadattate visto che sono scritte in un italiano un po' antico.
Genere: Commedia, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ai giovani che credendolo felice più di ogni altro uomo gli chiedevano consigli, il saggio filosofo Faliafe rispondeva con questa storia.

Un anno i boschi del Peloponneso vennero colpiti da una grave siccità. A causa di ciò una volpe si ritrovò ad essere molto affamata, ma temeva di spingersi fino alla città perché temeva gli umani e ricordava come una sua amica un giorno si fosse recata lì e non avesse più fatto ritorno.
Tuttavia, soffrendo per gli stenti, infine disse a sé stessa “A che pro morire un poco ogni giorno quando potrei salvarmi o morire in un giorno solo? Meglio che io entri nella città e tenti di salvarmi dalla sofferenza, in un modo o nell’altro”. Salì così nella città e vi trovò una casa con un cortile.
Nel cortile stavano due bambini che giocavano con una seconda volpe, finché una donna non li chiamo nella casa e gettò all’animale alcuni pezzi di carne. La prima volpe riconobbe la sua amica, quella che tanti anni prima era aveva creduto morta, e la chiamò implorandola di condividere con lei il suo cibo. Quella non vedendo uno della sua specie ormai da molti anni accettò ben volentieri e divise con lei ciò che la donna le aveva gettato. Poi le venne chiesto: “Ma come mai tu, che credevo morta, sei riuscita a farti servire da questi uomini?”
“Io” rispose la seconda volpa “avvicinandomi alla città molti anni venni riempita dalla paura di essere schiacciata dai carri e sbranata dai cani e presa dal terrore iniziai a correre su e giù e non volendolo morsi il padrone di quella casa. Questi, rimasto colpito dalla ma energia, decise di prendermi e portarmi con sé, così che potessi far divertire i suoi bambini e offrire una difesa contro i ladri.”
Sentendo questa storia l’altra maturò l’idea di fare lo stesso, poiché voleva vivere come la sua amica senza mia più dover soffrire la fame. Salutata questa si aggirò per giorni attorno alla città cercando di individuare quali uomini avessero le migliori condizioni e dei bambini nelle loro case.
Individuatone uno lo raggiunse e lo morse alla caviglia, e questi la scagliò via con un calcio, ferendole un occhio e infliggendole molto dolore. Mezza cieca e sanguinante decise “Tornerò dalla mia amica e la interrogherò meglio, così da trovare il modo di vivere anch’io sicura come lei”.
Detto ciò torno alla casa dove questa viveva e, accostandosi al giardino, vide un bambino in lacrime portare la sua amica, immobile e col pelo pieno di sangue. La volpe allora proruppe in riso. “Guarda un po’ da che razza di sventurata volevo farmi consigliare. Non solo non sapeva cosa fosse meglio per me, ma nemmeno cosa fosse meglio per sé stessa, nonostante la ritenessi assai invidiabile”. E zoppicante tornò alla ricerca di cibo.

Inutile era chiedere al maestro se alla fine la volpe avesse trovato o meno del cibo
   
 
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