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Autore: Selhin    06/05/2021    1 recensioni
Claire Farron è rinata nel nuovo mondo e alcune cose sono cambiate. Ha una vita completamente nuova ed ha la possibilità di rimediare agli sbagli commessi in quella precedente. E' una seconda occasione per lei ma sente che manca qualcosa. C'erano delle persone che considerava una famiglia prima, riuscirà a ritrovarle?
" It’s a new world. A world of hope. And it’s waiting for you… to be born again."
[ Post LR e principalmente HopexLightning ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Hope, Lightning
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rebirth

Lost

* Capitolo 2 *

 

 

 

 

 

Now, what’s our motto?

Fal’Cie are no match for NORA! ]

 

 

 

 

 

 

  Sbuffò massaggiandosi il collo indolenzito mentre chiudeva gli occhi stanchi. Dopo l’addestramento si sentiva sempre l’intero corpo completamente a pezzi ma quel giorno era stato particolarmente intenso. In qualche modo era riuscita ad entrare nel Guardian Corps finalmente, dopo due tentativi falliti, cosa di cui non andava particolarmente fiera. Ma era una ragazza, inoltre era giovane, esile e minuta e quindi non si era stupita troppo di quegli insuccessi. La cosa bizzarra era stata che, ad appena un paio di settimane dal suo reclutamento, il Tenente Amodar l’aveva inserita in un livello speciale dedicato ad abilità e armi fuori dal comune. Le aveva consegnato un gunblade, piccolo ma dall’aria pericolosa, e le aveva detto che avrebbe dovuto imparare ad usarlo. “Sfrutta i tuoi punti di forza Farron e sorprendimi.”

Lei, ed ovviamente tutte le altre reclute – tutti ragazzi – erano rimasti molto sorpresi e confusi dalla questione ma il Tenente sembrava credere nelle sue abilità nonostante fosse solo una giovane di sedici anni. Chi era lei per dire il contrario?

Solo che, naturalmente, utilizzare un’arma del genere richiedeva un addestramento esclusivo, molto più faticoso ed impegnativo di quello che avrebbe mai pensato di poter sopportare. Ma doveva farcela, non poteva mollare, doveva farlo per sua sorella.

Sospirò ancora uscendo dallo spogliatoio dopo essersi fatta una doccia gelata, perché un vero soldato non aveva bisogno di lavarsi con l’acqua calda, quella era una cosa da ragazzine e lei non lo era di certo. Borsone in spalla uscì dalla base utilizzando il suo tesserino magnetico senza degnare di un saluto nessuno lungo la strada, non che comunque qualcuno volesse avere qualcosa a che fare con lei. Aveva notato gli sguardi sprezzanti degli altri soldati, certo si chiedevano cosa ci facesse una come lei in mezzo a loro, per un brevissimo istante aveva quasi sperato nella cosiddetta ‘solidarietà femminile’ da parte delle poche altre donne presenti nell'edificio, ma si era presto resa conto che forse avere a che fare con loro era anche peggio. In più quasi tutte si occupavano solo di questioni amministrative, alla fine dei conti era l’unica che era davvero lì per combattere.

S’incamminò verso la strada di casa procedendo spedita per le scorciatoie fra i palazzi che solo chi è nato e cresciuto in una piccola cittadina come Bodhum può conoscere. Era troppo stanca per notare i passi veloci appena dietro di lei fino a che una mano non le si posò sulla spalla spaventandola. Sussultò e si odiò per averlo fatto – si fissò un promemoria per il prossimo allenamento sui suoi sensi ancora poco allenati – perché significava far capire al nemico che aveva potere su di te. Quando si voltò non fu troppo stupita di vedere tre ragazzi con la sua stessa divisa da recluta, li valutò in pochi secondi, erano più grandi e più robusti di lei in ogni modo. Aggrottò le sopracciglia infastidita ma non disse niente, si limitò a fissarli attraverso i suoi occhi azzurri.

Quello che la teneva parlò per primo, era alto e atletico, un bel viso da sbruffone e capelli ramati e fluenti da ragazzo ricco. “ Tu sei quella ragazzina con quel nome assurdo, giusto? Com’era… Glitter? ”

Il ragazzo al suo fianco le si avvicinò con una risata, aveva denti storti ma era muscoloso, dannatamente muscoloso. Dio, lei era grande appena come un solo suo braccio! “ No, ti sbagli amico, è Sparkle! ”

Scoppiarono tutti a ridere mentre il terzo rispondeva sorridendole sfacciatamente. “ Forse Shiny? ”

Lei si voltò a fronteggiarli seccata. “ Sono Lightning, cosa diavolo volete? ”

Il primo la afferrò per la maglietta, la sollevò sulle punte dei piedi per avvicinarla al suo viso. “ Ascolta Moonlight, non so chi ti credi di essere ma sono sicuro che non hai la minima idea in cosa ti stai andando a cacciare. E’ meglio che abbassi la cresta ragazzina. ”

Lei sorrise sfacciatamente. “ Hai forse intenzione di picchiarmi? ”

La spintonò facendola cadere a terra, se solo non fosse stata così stanca. “ Cosa hai fatto per farti ammettere in quell’addestramento speciale? Ti sei infilata nel letto del Tenente Amodar? ”

Ma certo, doveva aspettarselo. Era una ragazza ed era appena stata reclutata in un programma dove quei ragazzi, e probabilmente tanti altri, avevano fallito. Non c’era da stupirsi che fossero infuriati e avessero deciso di prenderla di mira.

Sentì gli altri due iniziare a deriderla e rivolgerle altri insulti mentre la afferravano e la spingevano ancora, su e giù, su e giù, le arrivò un colpo al viso e la sua vista si oscurò momentaneamente fino a che le risate e le voci si confusero sovrapponendosi l’un l’altra. Sentiva in bocca il sapore ferreo del sangue e capì di essere immobilizzata a terra con il viso rivolto verso l’asfalto, una mano le premeva forte sulla testa mentre un ginocchio la pungolava sulla schiena.

La presa su di lei si allentò e per qualche secondo, o forse erano passati diversi minuti, non si rese conto di cosa stesse accadendo, poi un paio di braccia esili le si avvolsero attorno alle spalle e la tirarono seduta. “ Sta tranquilla, adesso ci siamo noi. ” le disse una voce femminile, era stranamente calda e rassicurante.

  “ Lasciatela in pace! ”

  “ Siete solo dei codardi! ”

  “ Andatevene! ”

Aprì gli occhi appena in tempo per vedere un ragazzo porsi fra lei e i suoi aggressori, era estremamente alto, più di loro, e se possibile più muscoloso. Lo affiancavano altri due ragazzetti che erano la metà di lui ma la sua presenza sembrò bastare per far fuggire in qualche modo il trio nella direzione opposta. Mosse la testa e vide che a tenerla era una ragazza con i capelli bruni molto lunghi, aveva all’incirca l’età di sua sorella. La guardò e le sorrise.

  “ Ehi, tutto bene? ”

Annuì mentre cercava di rimettersi in piedi.

  “ Maq, passami un fazzoletto presto, sta sanguinando! ”

Uno dei suoi tre soccorritori, un ragazzetto tutto magro avvolto in abiti troppo grandi e con i capelli biondi e scompigliati le si avvicinò porgendole un pezzo di stoffa. La ragazza lo prese ed iniziò a tamponarglielo sul labbro spaccato. “ Che stronzi! ”

  “ Colpire così una ragazza, vigliacchi! ”

Lei scosse la testa e si scostò dal tocco della ragazza. E questi ora chi erano? Non aveva bisogno di aiuto, poteva benissimo farcela da sola. “ Sto bene, era tutto sotto controllo. ”

La bruna la guardò poi scoppiò in una risatina. “ Tutto sotto controllo eh? indicò il labbro e alcuni graffi sul braccio sinistro che non aveva notato.

  “ Vuoi che ti accompagniamo a casa? ”

Lightning si voltò verso la voce gentile, proveniva dal ragazzo snello e con vestiti esageratamente colorati accanto a quello grande e grosso. Scosse la testa. “ Non ho bisogno della scorta. ”

Non ho bisogno di nessuno.

Detto questo prese il borsone da terra e si allontanò sotto le occhiate perplesse del gruppo dirigendosi nuovamente verso casa senza degnarli di una parola di ringraziamento, non gli aveva nemmeno chiesto i loro nomi. Ma non aveva importanza, non li avrebbe mai più rivisti. Serah si sarebbe preoccupata una volta viste le sue condizioni ma poteva dare la colpa all’addestramento, era tutto sotto controllo. E da domani avrebbe fatto sul serio. Sapeva che quello sarebbe stato solo il primo incidente, ce ne sarebbero stati altri, molti probabilmente. Le avrebbero gettato merda addosso perché era una donna, perché non sapeva combattere, perché non era forte e il suo posto doveva essere nel letto di qualche uomo.

Ma gli avrebbe fatto capire chi era, un giorno l’avrebbero temuta e rispettata. Era una promessa.

 

 

*.*.*.*.*

 

 

  “ Forse siamo solo maledetti. ” disse Noel mentre rovistava nelle tasche del giubbotto alla ricerca degli ultimi gettoni rimasti.

Serah sbuffò esasperata. “ Ancora con questa storia? Non siamo maledetti, Noel… ”

  “ E come fai ad esserne sicura? Voglio dire, se hai una teoria più convincente sono pronto ad ascoltarla. ”

Il ding di una moneta che cade sul pavimento proprio in mezzo a loro fece tornare Claire vigile dal suo intorpidimento momentaneo. Dopo due anni iniziava ad essere scocciata di quella discussione che avevano praticamente ogni giorno e aveva imparato ad isolarsi completamente quando i due avviavano quella routine.

  “ Non è questione di teorie convincenti Noel, abbiamo chiuso con quella roba, le maledizioni qui non esistono. Fine della discussione. ” replicò sua sorella raccogliendo in fretta il gettone di metallo e voltandosi in cerca della sua approvazione. A tredici anni aveva già imparato a eseguire quello sguardo da maestra severa di cui i bambini nell’altro mondo avevano timore. Uno sguardo che aveva appreso da lei e aveva perfezionato nel corso degli anni.

Dopo essersi scambiate un’occhiata Noel intervenne ancora afferrando la moneta dalle mani della sua amica. “ Resto convinto della mia idea, come altro spiegheresti la confusione nelle nostre teste? ”

Serah alzò un sopracciglio. “ Qui, l’unica testa incasinata è la tua. ”

Il ragazzino sospirò sconfitto decidendo di lasciar perdere, quando la sua amica partiva in quella direzione non c’era modo di avere una discussione ragionevole. Si voltò ed inserì il gettone nell’hockey da tavolo invitandole a fare una partita. Claire scosse la testa e lasciò giocare sua sorella mentre lei usciva dalla sala giochi per una boccata d’aria. Quei due sarebbero andati avanti ancora un po' e lei non aveva affatto voglia di essere coinvolta ancora. Noel poteva avere ragione da una parte, non che lei pensasse c’entrasse una maledizione o simili, ma qualcosa di strano sicuramente li coinvolgeva.

Da sempre lei e Serah condividevano i ricordi delle loro vite precedenti – al contrario Noel dichiarò che non ne aveva avuto memoria fino al loro incontro – e quando lui si era riunito a loro, in qualche modo, si erano accentuati. Luoghi e avvenimenti erano perfettamente chiari nella sua testa, l’unica cosa che rimaneva confusa erano i volti e i nomi delle persone a lei più vicine. E lo stesso valeva per i suoi due compagni di stranezze. Dall’istante in cui lo avevano incontrato ogni momento di cui Noel aveva fatto parte in quell’altra vita aveva acquisito una nitidezza tale da rendere tutto ancora più reale. Claire ricordava di avergli chiesto di trovare e prendersi cura di Serah, di averli visti viaggiare nel tempo per risolvere i paradossi temporali e cambiare il futuro mentre lei rimaneva bloccata nel Valhalla. Conosceva l’espressione di Noel quando aveva salvato la sua anima tanti secoli dopo, ogni conversazione come se fosse accaduta appena il giorno precedente... ma gli altri?

Rimanevano volti offuscati dalle tenebre, nomi costantemente lì per essere ricordati ma mai così vicini da essere afferrati. Eppure c’erano, lo sapeva che c’erano. Ma perché capitava questo?

Claire se lo era chiesto talmente tante volte da perdere il conto ormai e la teoria della maledizione poteva anche avere senso se non fosse che sua sorella aveva ragione, quelle cose non esistevano in questo mondo. Ed inoltre lei aveva la perenne sensazione che fosse qualcosa di più, non poteva essere una maledizione di questo ne era certa solo… non aveva la più pallida idea di cosa si trattasse.

Si sedette su una panchina nascosta dalle scale mobili che salivano e portavano al cinema al piano superiore, il chiacchiericcio delle persone attorno a lei come sottofondo dei suoi pensieri. Avevano deciso di passare quel pomeriggio all’interno del centro commerciale perché fuori era in corso un vero e proprio diluvio. L’autunno iniziava sempre così nella loro città, piovoso per giorni e a loro non restava altro da fare che studiare dopo la scuola ma quel giorno nessuno dei tre, sebbene fossero in classi diverse – Noel oltretutto frequentava ancora le scuole elementari visti i suoi dieci anni – aveva compiti per casa. Così ne avevano approfittato per divertirsi un po' alla sala giochi del centro commerciale.

  “ Quando quell’alieno è sbucato dal terreno per poco non me la sono fatta addosso! ”

  “ Non sarebbe stata una novità Maq. ”

  “ Ehi, cosa vorresti dire con questo? ”

Le voci improvvise di un gruppo di ragazzi che scendeva dalla scala mobile proprio dietro di lei la riportarono alla realtà. Erano voci estremamente familiari e le labbra le si incurvarono in un sorriso senza alcuna ragione.

  “ Che sei un fifone! ” replicò la voce di un ragazzo con una risata divertita scatenando l’ilarità del gruppo.

  “ Ve lo ricordate quando ha lanciato un urlo e i suoi popcorn sono finiti addosso a quella ragazza? ”

Questa volta era stata una voce femminile a parlare, calda e amichevole, seguita da un’altra sequenza di forti risate. Claire si ritrovò a voltarsi verso di loro alzandosi in piedi nella loro direzione e cercando di dare un senso al subbuglio che le stava infuriando nel petto.

Conosceva quelle voci, conosceva quei volti.

  “ E’ successo solo una volta! ” si lamentò il ragazzino fino a quel momento preso di mira incrociando le braccia offeso.

Il più alto gli diede una forte pacca affettuosa sulla schiena. “ Forse è meglio evitare di portarti a vedere questo genere di film, sei ancora troppo piccolo Maq. ”

  “ Vorrei ricordarvi che la prossima settimana compio tredici anni. TREDICI!

La ragazza si allungò per scompigliargli la chioma bionda per poi tirargli le guance in modo affettuoso. “ Ma certo, ma certo! ”

Quella è…? Loro sono…?

All’improvviso le tornò alla mente il ricordo del sogno che aveva avuto la scorsa notte. Non ne aveva avuto memoria al suo risveglio, non fino a quel momento. Sentì le lacrime pungerle dietro le palpebre prima ancora che potesse formare il pensiero completo. Le scacciò via con un gesto nervoso mentre osservava il gruppo che si allontanava da lei verso l’uscita dell’edificio. Le sue gambe si mossero prima che potesse ordinarglielo e quasi si ritrovò a correre verso di loro, una mano tesa. Afferrò d’istinto un braccio della ragazza con i capelli scuri che si voltò a guardarla sorpresa.

E di nuovo, com’era accaduto un paio di anni prima con Noel, vide i suoi occhi acquisire una consapevolezza fino a quel momento rimasta sopita. Lasciò che quella strana magia scorresse via dai suoi occhi per poi incontrare quelli degli altri ragazzi che si erano fermati, completamente immobili, a guardarla. Gli occhi nocciola di Lebreau tremarono sotto le lacrime che si stavano formando, l’abbracciò e si lasciò andare al pianto. Claire la strinse in risposta accarezzandole la schiena dolcemente e, a seguire, offrì un sorriso consapevole agli sguardi di Gadot, Yuj ed infine di Maqui che dovette trattenersi dal mettersi a singhiozzare come un bambino.

Quando infine Lebreau si staccò da lei sorridendole imbarazzata le pose una domanda con lo sguardo. Claire si accigliò un istante mentre notava la stessa domanda in trepidante attesa sugli occhi di tutto il gruppo. Sorrise prendendole le mani nelle sue.

  “ Venite, andiamo da Serah. ”

 

 

..::~*.*.*~::..

 

 

  Sorridi gentilmente mentre si congratulano con te.

Hai diciannove anni e sei riuscito ad entrare in un’ottima università grazie alla tua dedizione e impegno nello studio. Ti è sempre piaciuto studiare alla fine, era l’unica cosa che ti riusciva bene nell’altra vita. Non eri particolarmente forte ma eri molto intelligente, curioso e questa caratteristica ti accompagna ancora adesso. Sebbene la tecnologia in questo mondo sia meno avanzata sai che potrai comunque dare il tuo contributo per migliorare la vita delle persone.

E’ quello che cerchi di fare da sempre.

Questa volta non sarà diverso perché aiutare gli altri è l’unico metodo che conosci per espiare le tue colpe, per sentirti in qualche modo meno responsabile. Per toglierti un peso dalla coscienza. Perciò non sei nemmeno una persona caritatevole, non lo fai perché sei un filantropo altruista, lo fai solo per te stesso.

Non sei come lei.

Sebbene sia sempre stata la tua forza, il tuo punto fermo, l’unica ragione che ti spingeva ad andare avanti nonostante l’oscurità non sei riuscito in nessun modo a essere nemmeno la metà di lei.

Il tuo amico Kai ti sorpassa entrando per primo nella stanza che condividerete per i prossimi anni. Anche lui è stato ammesso alla stessa università ma ha scelto un piano di studi più semplice, più adatto a lui. Ma resterà con te fino alla laurea e questo in qualche modo ti conforta anche se lui non si ricorda di te, di averti già conosciuto secoli fa in un altro mondo . Comunque resti un solitario, lui non riuscirà mai a colmare l’enorme vuoto che si è creato nel tuo cuore. Hai sempre e solo desiderato che la tua famiglia fosse qui, vorresti stare con loro ancora come una volta. Ma non puoi.

Non ti perdoneranno.

Non possono farlo.

Hanno sofferto troppo per colpa tua, lo sai.

Sei stato debole, codardo, stanco… troppo stanco.

Eppure continui a sorridere, sorridi mentre Kai ti chiede quale parte della stanza preferisci e lasci scegliere lui, sorridi mentre i professori elogiano la tua intelligenza, sorridi quando una ragazza ti si avvicina in biblioteca dove ti fermi ogni giorno fino a tardi. Rifiuti tutti in un modo gentile e cortese, il tuo destino è quello di stare da solo, è quello che hai scelto di essere.

E’ quello che ti meriti, continui a ripetertelo ogni giorno davanti allo specchio la mattina e la sera prima di dormire. Quando riesci a prendere sonno. Quando non sei tormentato dagli incubi.

Guardi i tuoi occhi stanchi, spenti, hanno perso la loro luce da tempo o sei tu ad aver perso la tua luce? Ed è solo pensando a lei che continui ad andare avanti adesso come allora, giorno dopo giorno, sapendola al sicuro da qualche parte nel mondo. Non hai bisogno di cercarla, sai che sta bene, è felice finalmente, è libera.

Rassegnati, tu non lo sarai mai.








Note : Inizialmente il team NORA non era previsto in questa storia, ho deciso infine di aggiungere questi ragazzi che io adoro perchè comunque nel romanzo Reminescence Tracer of Memories ci sono, perciò eccoli qui <3
Spero che non ci siano troppi errori, nel caso segnalate tranquillamente e spero che questo capitolo vi sia piaciuto, grazie per aver letto. A presto :3
Selhin

   
 
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