Videogiochi > Mortal Kombat
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiore di Giada    07/05/2021    0 recensioni
[Seguito di "Ricordo remoto" e "Nostalgia"] Kung Jin ha un improvviso peggioramento.
Erron Black si trova costretto a prendere una decisione difficile, tra realtà e allucinazione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il ronzio dell’elettrocardiografo riempiva la stanza d’ospedale e una gelida luce bianca illuminava l’ambiente d’una luce cruda, spettrale.

Erron Black, seduto accanto al letto di Kung Jin, lasciava vagare lo sguardo, quasi cercasse un punto fermo.

Strinse il pugno destro e un basso ringhio morì sulla sua maschera. No, non aveva senso cercare di nascondere la realtà delle cose.

I medici, con lui, erano stati chiari.

Non c’era nessuna speranza.

I danni riportati erano troppo gravi ed era subentrata la morte cerebrale.

Fissò lo sguardo sul viso del monaco arciere. La sofferenza dei primi giorni era svanita e il suo viso era disteso in una espressione tranquilla.

Sembrava immerso in un quieto sonno.

Troppo tranquilla., pensò Erron. Quella serenità era il preludio alla morte.

Il dolore, segno straziante di vita, era svanito e aveva lasciato spazio ad una calma gelida.

Con un gesto di frustrazione, scosse la testa. Perché non aveva ucciso Kung Jin?

Aveva vinto il Mortal Kombat, eppure non era riuscito a porre termine alla vita di quel giovane.

Il suo volto gli aveva fatto riemergere ricordi a lungo dimenticati e sepolti sotto la montagna del suo cinismo.

Cento anni non erano riusciti a cancellare le memorie del suo legame con Aquila Rossa.

Quel coraggioso e valoroso nativo non era svanito dalla sua mente e dal suo cuore e lo rivedeva nei lineamenti di Kung Jin.

I loro volti, malgrado la distanza temporale, erano così simili.

Ansimò e freddi brividi trapassarono la sua schiena. La sua mente rischiava di sprofondare nella follia.

O forse si era già persa in un delirio torbido?

Una risata stridula, priva di allegria, risuonò sulle sue labbra. Avrebbe dovuto spegnere i macchinari che donavano vita al corpo inerte di Kung Jin.

Avrebbe portato a termine il suo lavoro, da troppo tempo rimandato, e, involontariamente, avrebbe mostrato pietà verso di lui.

Quell’infinita, dolorosa agonia era crudele e insensata.

Eppure, non riusciva a decidersi.

Il suo cuore, da lui creduto gelido e interessato alla materialità, urlava le sue ragioni e gli impediva di fare quello che era necessario.


Si alzò e, per alcuni istanti, percorse a larghi passi la stanza, cercando di calmare i palpiti del suo cuore. Cosa ne era stato del gelido sicario, capace di colpire abili combattenti con la precisione di un manba nero?

Non riusciva ad essere freddo ed era una condizione essenziale per il suo lavoro.

Si faceva frenare da una pietà inconsistente e priva di senso.

Sto diventando sdolcinato. – brontolò, irritato con se stesso. Quella confusione era deleteria e lo portava a nutrire speranze illogiche.

Con la sopravvivenza di Kung Jin, una nuova possibilità di vita gli era stata concessa.

Aveva sognato di potere rimediare alla straziante e mai accettata morte di Aquila Rossa.

Non aveva mai voluto ammetterlo, ma non si era perdonato che il suo ardito amante nativo avesse perso la vita per proteggerlo da un proiettile di suo padre.

Il senso di colpa, prima sopito, era riemerso con dilaniante intensità e non gli dava alcuna tregua.

Ma non è possibile rimediare a quello che è stato. – mormorò. Kung Jin non si sarebbe mai ripreso e non aveva senso condannarlo ad una simile, insensata agonia.

Tuttavia, anche se fosse sopravvissuto, non sarebbe cambiato nulla.

Il monaco non era stupido e non avrebbe mai cessato di odiarlo, perché vedeva in lui l’assassino dei suoi amici, con gravi problemi di personalità.

I suoi granitici ideali avrebbero frapposto tra di loro un muro invalicabile di silenzio e risentimento.

Come poteva, con tali presupposti, nutrire per lui una qualsiasi emozione positiva?

Non poteva negare un dato incontrovertibile.

Eppure, nonostante tutto, poteva mostrare un distorto rispetto verso di lui.

Lanciò al monaco un estremo, fuggevole sguardo e, per alcuni istanti, nei suoi occhi cerulei parvero brillare le lacrime.

Stai tranquillo. Ti lascerò andare. Questo bastardo, nonostante tutto, ha ancora un cuore. –


Si avvicinò alle macchine e, con un gesto deciso, staccò la presa della corrente.

Il respiro di Kung Jin si affievolì sempre più, fino a spegnersi, come una candela a lungo priva di ossigeno.

Erron, di schianto, si accasciò sul pavimento, i pugni stretti convulsamente e il volto pallido, livido. Aveva preso la decisione giusta, eppure il suo stupido cuore soffriva e la sua mente riviveva la tragica fine di Aquila Rossa.

Il cinismo di tanti, troppi anni come sicario non era stato sufficiente a proteggerlo dall’amarezza di quelle memorie.

Devo ringraziare te, papà. Sono stato troppo buono con te. – sibilò, furioso. Il reverendo Theodore Black, nel suo stupido fanatismo, aveva creduto di compiere un’opera meritoria.

Si riteneva il portatore della verità divina e, forte di queste convinzioni, credeva di essere immune alla sua vendetta di amante sofferente.

Quell’idiota aveva avuto il prevedibile e nauseabondo comportamento dei bigotti di qualsiasi nazione ed epoca.

Ma la sua pistola, implacabile, aveva dato a quell’uomo la giusta punizione.

Ma a cosa è servito? – si domandò, il tono vibrante di amarezza. Non era pentito di essersi macchiato di parricidio.

Il suo genitore non meritava alcun rispetto e aveva avuto quello che si meritava.

Tuttavia, l’impronta di quell’atto non era svanita, malgrado i secoli e la sua abilità di sicario.

Quell’uomo era stato condannato all’Inferno e si compiaceva dei rimorsi, che, inesorabili, erano tornati a tormentarlo.

Ne era sicuro, in quei sentimenti vedeva la punizione del Cielo per la sua immonda sodomia e il suo atteggiamento ribelle.

Strinse i pugni con maggiore forza e, per alcuni istanti, i singhiozzi spezzarono il suo petto. Nessuno, in quel momento, contemplava la sua disfatta mentale e psicologica.

I soldi, guadagnati con il lavoro di sicario, gli avevano permesso di comprare un’ora di riservatezza, lontana da occhi indiscreti.

Poteva concedersi il lusso di piangere le sue lacrime dimenticate.


Qualche minuto dopo, si alzò, si terse le lacrime con un gesto brusco e si avvicinò al letto di Kung Jin.

Si chinò su di lui, si abbassò la maschera e posò sulle labbra del monaco, ancora rosee, un bacio leggero. Si sentiva uno stupido, eppure non poteva non esimersi dal compiere quell’atto.

Ma quale senso aveva? Vi era una ragione?

Addio. Torna da loro. – mormorò.

Sollevò la mano in un breve gesto di saluto, girò le spalle e, a passo rapido, deciso, si allontanò.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mortal Kombat / Vai alla pagina dell'autore: Fiore di Giada