Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    08/05/2021    1 recensioni
Un possente muro di nebbia divide due regni completamente diversi. Da una parte Arendelle, governata dai sovrani Anna e Hans e dai loro figli, non crede nell'esistenza della magia della quale solo pochi cantastorie possono raccontare attraverso miti e leggende. Dall'altra il popolo dei Northuldri che vive in armonia con la natura, governata dalla guardiana Elsa, unica in grado di controllarla grazie ai propri poteri. La nebbia che li divide, però, sarà costretta a dissolversi per mettere così a conoscenza entrambi i regni dei profondi segreti che una volta li univano e a causa dei quali sono stati costretti a separarsi...dimenticando uno dell'esistenza dell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Fratelli di Hans, Hans, Kristoff
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 5
PROTOCOLLO
 
Passarono solo due settimane dalla partenza di Einar per il campo d’addestramento ed Anna sentiva la sua mancanza in ogni secondo. La giovane cercava di occupare le sue giornate per non pensare alla lontananza dal primogenito, dal quale non si separava dalla nascita.

La ventitreenne si muoveva nelle enormi stanze del castello, sperando di perdersi in qualche maestoso quadro che potesse occuparle la mente per parecchio tempo. Il ruolo di regina cominciava a starle stretto. Da quando Hans era stato incoronato insieme a lei, qualche giorno dopo la morte dei suoi genitori, lei lo aveva pregato di occuparsi di ogni faccenda commerciale, politica ed economica sentendosi fin troppo inetta nel compiere un impegno così difficile.
Con un bambino concepito fuori dal matrimonio, poi, era ancora più complesso ipotizzare un suo ruolo manageriale all’interno del castello. Ora, a distanza di 7 anni, la sua vita sembra non trascorrere mai e gli impegni a lei dedicati iniziano ad annoiarla. Visite ai sudditi, controlli per il regno, proposte di ipotesi per miglioramenti sociali e niente di più. Il resto del tempo lo trascorreva a leggere o ad assistere all’educazione dei propri figli ma, senza Einar, tutto assume un nuovo aspetto.

Solo la piccola Leila è in grado di rallegrare e guarirla dall’apatia, ma anche la piccola è obbligata a dedicare alcune ore al giorno allo studio privato.
Anna non è d’accordo sull’educazione e l’etichetta da impartire a una piccina di soli 5 anni. Vorrebbe tanto potersene occupare personalmente ma, da quanto ricordava, le regole di corte avevano sempre imposto tale trattamento. Anna appare al proprio popolo come una rispettabile, libera e forte regina ma, dentro di sé, la sovrana si sente in catene spinta a rispettare dei precetti che le hanno perfino allontanato i suoi bambini.

Sette anni prima…

“Vostra maestà, coraggio… ci siamo quasi!” comunica una balia posta davanti alle gambe spalancate della giovane regina, pronta a dare alla luce il proprio primogenito.

“Perché Hans non può entrare?! Vi prego, non riesco da sola!” si spaventa la ragazza, sussultando ad ogni contrazione.

“No, non possiamo!” risponde severa la moglie di un fratello di Hans, rimanendo in disparte con le braccia conserte, giudicando quella ragazzina piagnucolona.

“Vi prego! Ho paura!” urla Anna terrorizzata, non sapendo chi guardare e a chi affidarsi. L’unica donna che pare darle conforto è Gerda, la dama che l’aveva vista nascere e crescere.

Vista la sofferenza di Anna, Gerda non può fare altro che alzare la voce e, nonostante la classe inferiore, non si preoccupa di sgridare le donne reali che stavano assistendo al parto come se fosse chissà quale spettacolo.

“Anna è la regina! Lei può decidere che cosa desidera, quindi le chiedo di fare entrare re Hans” afferma con sicurezza Gerda, avvicinandosi a una delle cognate di Anna.

“Come ti permetti a parlare così a delle regine?! Il protocollo dichiara che i mariti non possono assistere al parto!” ribatte ancora la più presuntuosa, alzando il mento in segno di sfida consapevole di avere ragione.

“Lo so che esiste un protocollo di corte, ma quella che vedete davanti a voi, prima di essere una regina, è una ragazza di 16 anni che poco tempo fa ha perso i genitori e che ora si trova a partorire senza nessun familiare accanto. Vostre maestà, se voi volete che quella donna resti in vita, ascoltate il suo desiderio e permettetele di dare alla luce l’erede con tutta serenità” spiega dettagliatamente Gerda riuscendo a convincere una delle cognate che, noncurante dell’opinione delle altre, si precipita a chiamare Hans.

Il giovane accorre subito agitato, gettandosi ai piedi del letto stringendo la mano alla propria regina.

“Sono qui ora, stai tranquilla” comunica lui cercando di darle forza, sorreggendole il viso con un braccio e permettendole di affondare le unghie nella propria mano.

“Mi fa male!” urla disperata Anna, in preda al panico, rossa in volto e con poca aria.

“Lo so, ma adesso siamo in due. Forza Anna, devi concentrarti!” continua lui con forza, baciandole la fronte per poi assistere alla nascita del proprio bambino.

Il pianto del nascituro invade la stanza e, per pochi secondi, il rumore chiassoso dell’ambiente sembra spegnersi per dare ascolto alla voce della nuova vita.

“Maschio! È un maschio!” dicono le tre cognate saltellando allegramente e portandosi la mano sulla bocca in modo elegante. Una di loro corre fuori ad avvertire la famiglia mentre ad Anna viene dato il piccolo tra le braccia.

In quell’esatto istante il dolore svanisce e Anna avverte un forte senso di responsabilità nell’accogliere quel figlio che aveva a lungo atteso e immaginato. La giovane regina lo guarda affascinata, commossa e le viene naturale attaccarlo al proprio seno, in modo da permettergli di avvertire il battito del cuore.

“Sei felice che sia un maschio?” domanda la giovane con il volto imperlato di sudore, rivolgendo uno sguardo al marito incredulo accanto a lei.

“Sono felice che sia nostro” si limita a rispondere lui, donando poi un dolce bacio sulle labbra alla moglie e rimanendo intento a contemplare il sangue del suo sangue.

Quel piccolo angolo di vita familiare viene irrimediabilmente interrotto dall’arrivo di Vincent e altri tre fratelli di Hans che, con aria dura e fredda, annunciano il da farsi.

“Congratulazioni per aver fatto nascere un erede maschio” comunica uno dei quattro impettito e fiero.

“Hans, prendi il bambino e vai subito a presentarlo al regno. Firmerai poi il suo nome nei registri. Il nome dovrà essere Ernest, come dichiarato dalla nostra discendenza” aggiunge poi Vincent, prendendo posizione.

“Ernest? Ma non è il suo nome!” si ribella Anna accigliandosi indispettita.

“Sì, il protocollo lo ribadisce. Forza Hans, è tuo compito” si intromette l’altro fratello squadrando il più giovane.

“Farò quanto detto, ma il bambino si chiamerà Einar” annuncia poi Hans con fermezza.

“Einar?!” esclamano in coro gli altri sconvolti dall’opposizione del minore.

“Il sovrano sono io. Se si necessita un nome con la E, allora io e mia moglie abbiamo concordato Einar. Ed Einar sarà!” ribatte ancora lui deglutendo per il timore ma cercando di rimanere saldo di fronte alla propria decisione.

I presenti non osano rispondere in quanto consapevoli che il sovrano, sempre secondo l’etichetta, aveva tutto il diritto di scegliere un nome differente da Ernest, seppur sempre con la E.

“Ora Anna devo prendere il bambino” spiega Hans avvicinandosi di nuovo alla moglie dolcemente.

“Poi me lo riporti vero? Devo allattarlo” comunica la sovrana timorosa.

“No… te lo riporterò una volta sazio. Sai anche tu che devono essere altre ad allattarlo…” si limita a rispondere lui abbassando il capo, sapendo di dover compiere anche quel gesto.

Anna non osa rimbeccare in quanto consapevole di quelle maledette regole che tutte le regine dovevano rispettare. Quel giorno si era portata a casa il nome del proprio bambino, combattere per poterlo allattare sarebbe stato troppo rivoluzionario, e la fatica del parto la costringeva a gettare la spugna e addormentarsi.

Presente…

Il tempo era finalmente trascorso e Anna aveva preparato tutto nel dettaglio per la visita del figlio. Aveva dato ordine di cucinare dolci pietanze, tra cui torte e confetti assortiti. La sala principale era stata addobbata con ghirlande, bandiere e fiori profumati. La camera del principino, invece, aveva dei nuovi cuscini azzurri e pietre preziose per permettere al giovane di studiarne le proprietà.

“Sta arrivando, ecco la carrozza mia piccola Leila!” afferma la regina avvertendo il cuore in gola, desiderosa di correre e abbracciare il proprio bambino, rivolta alla piccolina emozionata dal ritorno dell’amato fratellino.

Einar scende lentamente e, già dal primo attimo, Anna intuisce una strana sensazione. La donna si avvicina al bambino e avverte una fitta al cuore nel vedere che questi non le era corso in braccio come aveva sempre fatto. Il bambino dai capelli rossi e gli occhi azzurri era completamente diverso. Sguardo basso, nessuna espressione facciale, rigidità nei movimenti e andamento militare.

“Einar, tesoro mio!” esclama Anna ormai a due passi da lui, inginocchiandosi e abbracciandolo. Il contatto con il suo bambino le riscalda l’animo ma, davanti a sé, c’era uno sconosciuto apatico e privo di emozioni che non stava ricambiando il dolce gesto.

“Amore, perché non abbracci la mamma?” chiede lei stranita, rivolgendogli lo sguardo e cercando di catturare gli occhi azzurri di lui, ormai troppo vitrei e privi di umanità.

“Non posso madre” risponde lui con serietà, senza rilassare nemmeno un muscolo.

“Che cosa intendi dire?!” domanda lei sempre più preoccupata da quell’atteggiamento.

“Hanno detto che non si fa. Io devo essere severo, non posso abbracciare” dice allora lui più sicuro che mai, continuando però a fissare un punto definito dietro la madre in modo da non incrociare i suoi occhi.

Anna rimane immobile, congelata come una statua di ghiaccio, di fronte a quelle parole che la colpiscono come lame affilate. Il mondo improvvisamente le pareva estremamente ingiusto. L’etichetta, il protocollo, le regole, i giuramenti, le indicazioni di corte stavano completamente distruggendo ogni cosa. Anna finalmente se ne stava accorgendo perché, oltre ad aver rovinato la sua esistenza, ora aveva di fronte un bambino di 7 anni, obbligato a crescere in troppo poco tempo e trasformato in un militare.
 
  
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