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Autore: Star_Rover    09/05/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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18. Rivelazioni
 

Alle caserme McKee si avvertiva ancora un clima di vibrante tensione. Le guardie scambiavano sguardi truci, il silenzio era quasi inquietante. Le reclute in addestramento marciavano avanti e indietro nell’ampio cortile con i nervi tesi e gli animi irrequieti.
Il tenente Hart varcò i cancelli e senza esitazione si incamminò verso la sede dell’Unità Speciale. L’agente Donnelly si fermò ad osservare l’edificio danneggiato dalla recente esplosione, a testimoniare l’accaduto restava un cumulo di macerie sotto al tetto sfondato.
James restò qualche istante immobile in rispettoso silenzio, poi distolse lo sguardo e si affrettò a raggiungere il suo compagno.
Ad accoglierli trovarono il sovraintendente Whelan, il quale era già stato informato sulla situazione.
«Tenente Hart, è un onore conoscerla» affermò il comandante dell’Unità Speciale con una vigorosa stretta di mano.
«Devo ringraziarla per la disponibilità, il suo aiuto potrebbe essere fondamentale per le nostre indagini»
Whelan apprezzò la sua cordialità.
«Che è successo al suo collega?» chiese notando le bende sul volto del sottotenente.
«Si è trattato di un incidente» rispose prontamente il tenente Hart.
«Un incidente?» domandò l’altro più per curiosità che per sospetto.   
James rimase in silenzio, chiedendosi che cosa avesse in mente il suo superiore.
L’inglese si mostrò tranquillo e sicuro di sé.  
«Con la motocicletta, il ragazzo ama un po’ troppo la velocità»
«Oh, capisco. Scommetto che è caduto sui binari del tram, a mio cugino è successa la stessa cosa mentre era in sella alla sua bicicletta. Bisogna stare attenti con le strade bagnate»
«È quello che gli ho sempre ripetuto anche io, ma ovviamente non ha mai voluto darmi ascolto»
Donnelly, interdetto, non poté far altro che assistere alla sceneggiata del tenente, sopportando in silenzio quell’assurda ramanzina. Era convinto che in fondo Hart si stesse divertendo nel rimproverarlo anche con quella farsa.
Fortunatamente il sovrintendente cambiò presto argomento, riportando l’attenzione sulla ragione della loro visita.
«Come le ho detto alcuni prigionieri sono disposti a collaborare in cambio di una pena meno severa»
«Ha nominato Tin Town» ricordò Hart.
«Sì, a quanto pare le voci che circolano negli ambienti repubblicani stanno convincendo i prigionieri a trattare con le autorità»
«Come mai quel Campo è così temuto dai militanti dell’IRA?»
Whelan parve crucciarsi: «Curragh si è fatto una macabra reputazione ai tempi della Guerra Civile. La sua riapertura ha riportato alla luce gli orrori del passato»
«Di che sta parlando esattamente?»
Il sovrintendente si assicurò che nessuno li stesse ascoltando prima di rispondere a quella domanda.
«Vent’anni fa il Campo è stato teatro di orrendi crimini commessi dell’Esercito. Crudeltà, torture, violenze…nei casi peggiori anche esecuzioni sommarie»
Donnelly rabbrividì.
«E adesso le cose sono cambiate?» chiese Hart lasciando intuire un velo di scetticismo.
«Le assicuro di sì, tenente. Questa Nazione è stata devastata dalla guerra, il popolo irlandese è stanco di soffrire, non vogliamo ripetere gli stessi errori dei nostri padri»
L’inglese fu colpito da quelle parole, era sicuro che egli fosse sincero, ma non era convinto che i suoi superiori fossero della stessa idea.
In ogni caso la questione non riguardava le sue indagini, o meglio, dal suo punto di vista la terribile reputazione del Campo di Curragh giocava a suo favore. Per non rischiare di creare fraintendimenti il tenente tornò a trattare del caso.
«Ho saputo che recentemente la sua squadra ha arrestato alcuni militanti nel quartiere di Drumcondra»
Whelan annuì: «abbiamo avuto una soffiata da un nostro informatore. Durante la retata è scoppiata anche una sparatoria…non ci sono state vittime, ma alcuni militanti sono riusciti a fuggire e due dei nostri detective sono stati feriti»
Hart diede una rapida occhiata al rapporto.
«Può comunque considerarla un’operazione conclusa con successo» commentò passando i documenti nelle mani di James.
«Già, abbiamo ottenuto dei prigionieri senza alcuna perdita»
«Tra di loro qualcuno potrebbe essere disposto a collaborare?»
Il sovrintendente rifletté attentamente.
«Sono tutti molto ostinati, due sono veterani, quindi da loro non può aspettarsi niente. Erano già pronti a morire nel ’19 con Collins e nel ’22 con Lynch, non temono alcuna condanna. L’unico che potrebbe cedere è un ragazzo»
«Pensa che potrei convincerlo a tradire i suoi compagni?»
«Se saprà giocare bene le sue carte…noi abbiamo pensato a spaventarlo a dovere»
Hart prese un profondo respiro.
«Che cosa devo sapere su di lui?»
«Il suo nome è Bernie Ferguson, ha diciassette anni. Lavorava come lattaio, oltre ad essere una staffetta dell’IRA»
«Nient’altro?» 
«No, a parte il fatto che è un culchie»
L’ufficiale rivolse un’espressione interrogativa al suo collega.
«Un ragazzo di campagna» tradusse James, tralasciando il significato dispregiativo del termine.
«D’accordo, andiamo. Non abbiamo tempo da perdere»
Donnelly richiuse la cartella e seguì il suo superiore.
 
Il sovrintendente accompagnò i due agenti nelle prigioni percorrendo un lungo corridoio. James scese lentamente gli scalini di pietra poggiandosi alla parete fredda e umida. Quel luogo con la sua atmosfera lugubre e angosciante sembrava esser rimasto immutato nei secoli.
Whelan si fermò davanti a una cella, un soldato si occupò di chiavi e serratura. Attraverso le sbarre Hart intravide il detenuto legato a una sedia, avvicinandosi notò i lividi sulle braccia e sul volto. Il giovane respirava a fatica, probabilmente era stato colpito anche al costato.
«Ha opposto resistenza» fu la sbrigativa spiegazione della guardia.
Il tenente non disse nulla a riguardo, attese di essere lasciato solo con il prigioniero e Donnelly come testimone prima di iniziare il suo interrogatorio.
Il ragazzo sembrò in soggezione davanti a un ufficiale britannico. Quest’ultimo si rivolse al militante con tono autoritario, ma non minaccioso.
«Sono il tenente Radley Hart, lui invece è il sottotenente James Donnelly. Non siamo della Garda e nemmeno della polizia militare. Siamo dei servizi segreti»
Bernie sussultò, probabilmente scosso dalla notizia che il suo caso avesse attirato l’attenzione dell’Intelligence oltre che del G2.
«Che cosa volete?» chiese tra il sorpreso e il timoroso.
«Informazioni» replicò Hart, chiaro e diretto.
«Non ho intenzione di parlare» fu la fredda risposta.
«Siamo disposti a trattare. Sei fortunato, non a tutti è concesso scendere a patti con l’Intelligence»
Il ragazzo scosse la testa.
«Sei molto giovane, potresti scontare una pena ridotta in carcere e avere ancora un futuro al momento del tuo rilascio»
Egli rimase impassibile.
L’espressione sul viso del tenente si indurì.
«Sai bene qual è l’unica alternativa»
«Non ho paura di essere internato, sono pronto ad affrontare il mio destino»
«Davvero?» chiese Hart esternando la sua perplessità.
L’ufficiale si avvicinò al prigioniero ed aprì la sua camicia per esaminare da vicino gli ematomi gonfi e violacei cosparsi sul suo torace.
«Le percosse di quei soldati non sono nulla in confronto a quello che potrebbero farti le guardie di Tin Town. Un ragazzino come te non resisterebbe per molto tempo all’interno di quel Campo»
Ferguson esitò, l’inglese notò che aveva iniziato a tremare. Sembrava ormai sul punto di cedere, ma all’ultimo momento tornò a resistere.
«No, non potrei mai tradire i miei compagni!» ringhiò.
Hart si allontanò con un sospiro di frustrazione. Era quasi riuscito a spingerlo oltre al limite, ma la sua strategia non aveva funzionato. Avrebbe dovuto inventarsi in fretta qualcos’altro per portare avanti l’interrogatorio.
Inaspettatamente fu Donnelly ad intervenire.
«Sei davvero sicuro di voler rinunciare alla tua unica possibilità di salvezza per proteggere qualcuno che non merita il tuo silenzio?»
Il prigioniero difese i suoi commilitoni: «i militanti dell’IRA sono fedeli e leali»
James si chinò per guardare in volto il suo interlocutore.
«Se i tuoi compagni sostengono di essere così onorevoli allora perché ti hanno abbandonato nel momento del pericolo?»
«Lei sta mentendo! Loro non mi hanno abbandonato!»
«Davvero? Eppure eri solo quando ti hanno arrestato, un proiettile ti ha colpito alla gamba e sei stato costretto a rinunciare alla fuga. Di certo gli altri devono essersi accorti della tua mancanza, eppure nessuno è tornato indietro per salvarti»
Il giovane rimase in silenzio.
«Quale soldato abbandonerebbe un compagno ferito sul campo di battaglia?»
Bernie non rispose.
«Le persone che stai difendendo sono soltanto dei vili codardi»
«Adesso basta! Stia zitto! Non voglio ascoltare le sue menzogne!» gridò il ragazzo ormai in preda alla disperazione.
«Mi dispiace, ma devi aprire gli occhi. Le cose sono diverse da come credi»
«Lei sta soltanto cercando di ingannarmi!»
«No, io voglio aiutarti a prendere la giusta decisione. So che è difficile, ma devi accettare la realtà»
«Di che sta parlando?»
«Sono stati loro i primi a tradirti, Bernie. È questa la verità»
«No! No…non è possibile…»
«Si sono approfittati di te finché sei stato utile, ti hanno illuso con sogni e ideali, ma nel momento del bisogno ti hanno lasciato solo ad affrontare il pericolo. Per quale ragione dovresti fidarti ancora di loro?»
Il giovane abbassò lo sguardo, il suo viso era rigato dalle lacrime.
«Te lo chiederemo soltanto un’altra volta. Sei disposto ad accettare la nostra proposta?»
Il ragazzo, sconvolto e affranto, abbandonò ogni resistenza e alla fine acconsentì tra i singhiozzi.
 
***
 
«Sei stato davvero convincente in quella cella» si complimentò il tenente varcando i cancelli della caserma.
«Lieto di esser stato utile» replicò James. 
«Come sapevi che avrebbe funzionato?»
«Ho pensato che se si fosse sentito abbandonato dai suoi compagni allora avrebbe anche perso fiducia nell’IRA. Senza più alcuna certezza è diventato vulnerabile»
«Ottimo lavoro» constatò l’ufficiale con un’incoraggiante pacca sulla spalla.
«Le informazioni che ci ha rivelato potranno aiutarci?» chiese il sottotenente.
«Dovremo avere conferma della loro veridicità, ma penso proprio di sì» 
Il giovane si limitò ad annuire.
Con aria soddisfatta Hart si accese una sigaretta e si incamminò in direzione del Castello. James accelerò il passo per raggiungerlo.
«Adesso vuoi spiegarmi la storia dell’incidente in motocicletta?» domandò tornando ad affiancare il tenente.
«Non mi sembrava opportuno rivelare il fatto che tu abbia avuto rapporti con l’IRA dopo quel che è successo»
«Dunque dovrei continuare a mentire?»
«Non tutti sarebbero disposti a credere alla tua innocenza in questa situazione, la tua aggressione potrebbe essere vista con sospetto da parte dell’Unità Speciale»
«Sono stato interrogato per ore dal detective Sullivan, se fossi realmente colpevole avrebbe già trovato il modo di condannarmi» disse in sua difesa.
«Finché non troveranno la spia del Castello tu resterai un sospettato»
James fu costretto ad accettare la realtà dei fatti, ma gli restava ancora un dubbio da chiarire.
«Per quale motivo vuoi proteggermi?» 
L’ufficiale alzò la testa per guardare il suo compagno negli occhi.
«Perché credo nella giustizia e…mi fido di te» ammise.
Donnelly fu colpito da quella rivelazione, fino a quel momento non avrebbe mai pensato di dover riporre fiducia e speranza in un inglese.
 
***
 
Il tenente Schneider si allontanò dalla finestra, da quando quell’edificio era diventato il suo nuovo nascondiglio non aveva mai smesso di controllare i movimenti del misterioso collaboratore.
«È uscito di nuovo nel mezzo della notte. Dove credi che stia andando?»
Declan non mostrò particolare apprensione a riguardo: «probabilmente ad un incontro segreto con qualche informatore dell’IRA»
L’ufficiale restò a rimuginare su quella possibilità, poi tornò a sedersi al tavolo.
«Dunque questo è un rifugio sicuro?»
«Per i militanti non esistono rifugi sicuri»
Hans pensò che avrebbe dovuto aspettarsi una simile risposta.
«Immagino che per te tutto questo sia normale» continuò.
Il ragazzo scosse le spalle: «quando ho deciso di unirmi ai ribelli ero consapevole che avrei dovuto rinunciare alla mia vecchia vita. Un soldato dell’IRA deve dedicare tutto se stesso alla Causa, e per questo è pronto a sacrificare ogni cosa»
«E qual era la tua vecchia vita?» chiese Hans con spontaneità.
O’ Riley solitamente evitava di parlare di sé o del suo passato, ma quella volta avvertì qualcosa di diverso. Ormai aveva abbassato ogni difesa nei confronti del tenente, non lo considerava più come un estraneo, così non trovò difficoltà nel confidarsi con lui.
«Ero un operaio del Liberties, lavoravo in fabbrica tutto il giorno, spesso anche per gran parte della notte. Mi spaccavo la schiena per portare a casa il minimo salario per me e mio padre. Lui ha sempre fatto di tutto per me, voleva che avessi un futuro, una vita tranquilla e un impiego onesto. Per un po’ ho provato a renderlo felice, a fargli credere che sarebbe stato così…ma in fondo anch’egli era a conoscenza della verità. Io non ero come i miei fratelli, non ero disposto ad abbassare la testa e accettare un’esistenza di soprusi e ingiustizie. Mio padre ha combattuto per l’Indipendenza di questo Paese, adesso è il turno della mia generazione, ed io devo fare la mia parte per portare avanti la lotta per la Libertà»
Schneider poté ben comprendere la sua condizione, la sua storia non era diversa da quella di molti suoi connazionali, giovani che avevano ereditato il dolore della guerra e che bramavano un’occasione di riscatto.
«Adesso capisco…»
«Che cosa?»
«Il motivo per cui il capitano Maguire si fida di te. Sei un uomo onesto e leale, ancor prima di essere un buon soldato»
Declan si stupì, non aveva mai cercato l’approvazione del tedesco, ma nel sentire quelle parole provò una strana sensazione di appagamento.
Hans accennò un sorriso: «volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me, so che non deve essere stato facile per te accettare questa alleanza»
L’irlandese distolse lo sguardo, temendo che anche solo quel contatto visivo potesse tradirlo.
«Ho soltanto svolto il mio dovere, non mi pento per le mie scelte»
«Temevo che non ti saresti mai fidato di me» confessò il tenente.
«Hai dimostrato di essere un ufficiale onorevole e di meritare la protezione dell’IRA»
Schneider fu lieto di ciò, in quel momento non avrebbe gradito elogi migliori.
 
 
Declan si ritirò nella sua stanza richiudendo la porta dietro di sé. Quella conversazione l’aveva scosso nel profondo. Era sempre più difficile gestire le sue emozioni in presenza del tenente, era confuso e, in parte, anche spaventato da quel che stava accadendo. Era consapevole che tutto ciò avrebbe avuto delle conseguenze, anzi, così era già stato. Per la prima volta aveva messo in discussione gli ordini dell’IRA, e l’aveva fatto con l’intenzione di proteggere il tedesco.
O’ Riley ricordò la discussione avuta con il capitano Maguire, in quell’occasione aveva affermato di voler portare a termine la sua missione per una questione di integrità, perché era convinto di dover svolgere il suo compito fino alla fine. In parte questo era vero, ma in fondo sapeva di non essere stato completamente sincero nei confronti del suo superiore. Ormai ne era certo, non era soltanto per la Causa che si era rifiutato di separarsi dal tenente.
 
Hans restò immobile a fissare la sedia vuota davanti a sé. In quel momento ripensò al suo primo incontro con Declan e a tutto ciò che ne era seguito. Quel giovane era sempre stato onesto e sincero nei suoi confronti, era l’unico di cui poteva realmente fidarsi.
Inizialmente si era avvicinato all’irlandese per suscitare la sua fiducia e convincerlo a collaborare, ma ben presto lo scopo strategico della sua missione era passato in secondo piano. Non aveva instaurato quel rapporto soltanto per necessità, in lui vedeva davvero un buon alleato e un fedele compagno. Sentiva che i loro erano animi affini, per molti aspetti condividevano mentalità ed ideali.
La sua curiosità per quel che riguardava l’IRA non era stata animata soltanto dal suo ruolo di spia, e pian piano il suo interesse si era rivolto sempre più alla persona di Declan. Si era abituato alla sua presenza, apprezzava la sua compagnia, gli piaceva chiacchierare con lui come con un caro commilitone. Doveva ammettere di essersi affezionato a quel ragazzo.
Inoltre egli era un soldato coraggioso e valoroso, meritevole di stima e rispetto.
Eppure c’era anche qualcos’altro che non poteva più ignorare. Qualcosa di ben più intimo e profondo che gli provocava un turbamento non indifferente. Ogni volta che incrociava il suo sguardo e fissava i suoi intensi occhi verdi avvertiva una fitta al petto ed era come se gli mancasse il respiro.
Hans sussultò, un preoccupante dubbio cominciò a insinuarsi nella sua mente. Forse la lontananza dalla sua Patria stava risvegliando in lui sensazioni pericolose e proibite.
Il tenente si morse nervosamente il labbro, cercando di scacciare certi pensieri decisamente indecorosi.
Tornò in sé riportando l’attenzione sull’importanza del suo incarico, niente e nessuno avrebbe dovuto distoglierlo dal proprio obiettivo. Qualsiasi genere di coinvolgimento emotivo avrebbe potuto compromettere la missione.
Hans voltò lo sguardo verso la porta chiusa, ormai era consapevole di non poter più considerare Declan soltanto come un alleato.
   
 
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