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Autore: GReina    10/05/2021    3 recensioni
[sakuatsu]
La vita di Atsumu ha raggiunto una perfetta routine quotidiana insieme a Kiyoomi fin quando un uomo non bussa in casa loro con una notizia: Atsumu ha due figli di quattro anni e dovrà prendersi cura di loro.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 11

Una volta messa la gonna a Kamiko, lui, la bambina e suo fratello tornarono in salotto. Kiyoomi – glielo confermò lui stesso con uno sguardo – aveva messo al corrente i suoi genitori della situazione.
Trascorsero insieme e in tranquillità il resto della giornata. Cucinarono ed apparecchiarono per sei; raccontarono ad Eri e Ichiro dei bambini, di come Kamiko fosse brava a pallavolo e Akihiko nel disegno; di come Kiyoomi avesse imparato ad intrecciarle i capelli e del dango speciale che mangiavano ogni giorno. Nonostante tutte le belle chiacchiere, però, ad Atsumu non sfuggì lo strano atteggiamento dei suoi figli. Se erano solari e vivaci praticamente con tutti, non sembravano trovarsi allo stesso agio con i signori Sakusa. Entrambi erano piuttosto rigidi, troppo poco chiassosi. Non sembravano loro, e se per Akihiko non era del tutto una novità, anche Kamiko era taciturna. Rimaneva seduta dritta, con le mani in grembo e le caviglie accavallate in una posizione troppo falsa ed elegante, per i suoi gusti. Per tutta la sera Atsumu e Kiyoomi non fecero altro che lanciarsi delle occhiate scettiche. I bambini erano stati timidi e taciturni anche con loro, all’inizio di tutto, ma ci avevano messo poco ad aprirsi, e una volta fatto non erano regrediti a quell’atteggiamento con nessun estraneo: non con Osamu, non con la squadra, non per la breve visita di Komori.
Eppure, loro erano i nonni. Le parole di Kamiko sul perché volesse indossare la gonna non fecero altro che rimbombargli in testa per tutta la sera, e così la sua lista di dubbi cresceva:
  • il dango tenuto segreto,
  • il vaso rotto,
  • i disegni,
  • le partite in tv,
  • un avvocato diverso da quello di famiglia,
  • il testamento di Isako.
La mente dei bambini era così semplice e ingenua da rappresentare l’evidenza: i nonni Suzuki costringevano Kamiko ad indossare sempre la gonna ed essere elegante in loro presenza, quindi avrebbe dovuto farlo anche davanti ai nonni Sakusa. I nonni gli alzavano le mani se rompevano qualcosa, quindi l’avrebbero fatto anche Atsumu e Kiyoomi.
Per tutta la sera, Atsumu lottò contro i propri pensieri, perché le sue erano tutte supposizioni assurdamente vantaggianti per lui, perché se tutto ciò che pensava si fosse rivelato esatto “fare il bene dei bambini” – come lui e Kiyoomi avevano ripetuto fino allo spasimo avrebbero fatto – sarebbe coinciso con il suo più grande desiderio: farli restare con loro.
Alle nove, come di consueto, mandarono a letto i gemelli, quindi Eri e Ichiro poterono parlare loro francamente.
Kiyoomi aveva avuto appena il tempo di accennare loro il tutto prima che Atsumu ed i bambini tornassero nella stanza, ma anche dopo che i giocatori ebbero spiegato loro meglio la situazione, i Sakusa continuarono a guardarli con biasimo.
“Non avreste dovuto tenercelo nascosto, ragazzi. E non dovreste tenerlo nascosto a Izumi.” Atsumu abbassò lo sguardo alle parole di Ichiro. Si sentiva già tremendamente colpevole per ciò che stava facendo a sua madre, non aveva alcun bisogno che altri gli facessero notare quanto fosse maligno ed egoista in tal senso. Più si affezionava ai figli, più capiva quanto sbagliato fosse il suo atteggiamento. Più aveva dubbi sui loro nonni, più si convinceva di doversi consultare con sua madre. Ma più di ogni altra, c’era una cosa di cui Atsumu era assolutamente certo: se a questo punto avesse detto tutto a Miya Izumi, nulla più avrebbe potuto convincerlo a firmare quelle carte, che fosse la cosa giusta da fare oppure no.
“È una questione troppo grande per essere decisa solo da voi due!” continuò Eri “Non potete pensare sul serio di far entrare quei bambini nelle vostre vite solo per poi firmare degli stupidi fogli e rimandarli indietro a Hyogo come fosse il semplice reso di un pacco!”
“Mamma, ti prego.” disse brusco e fermo Kiyoomi “La situazione è più complicata di così.”
“Cosa c’è di così complicato? Spiegatemelo!” sebbene ancora con lo sguardo rivolto verso il pavimento, Atsumu riuscì a percepire Kiyoomi che lo guardava e poi anche i signori Sakusa fare lo stesso.
“Da quando sono nati hanno sempre vissuto a casa con i loro nonni. Li conoscono meglio di noi, sanno cosa è meglio per loro. Il signor Suzuki è pensionato e presto lo sarà anche la moglie. Avranno più tempo da dedicare ai bambini.” fu la risposta di Kiyoomi.
“E pensate che essere un bravo genitore si riduca a questo??” continuò imperterrita la donna “Allora spiegatemi perché loro madre ha voluto affidarli ad Atsumu!” il biondo non osò ancora sollevare lo sguardo, anzi abbassò la testa e se la prese tra le mani. La domanda posta da Eri era la stessa che gli ronzava in testa da quasi due settimane, ed ancora non aveva trovato una risposta, o forse non voleva farlo.
“Suzuki Isako è morta, mamma.” disse Kiyoomi brutale “Non potremmo mai porle questa domanda. Forse pensava che i suoi genitori fossero troppo severi; forse pensava che a Tokyo avrebbero vissuto meglio. Non lo sapremo mai. Sappiamo soltanto che dobbiamo fare il bene dei bambini. Hanno sofferto troppo per pensare di trascinarli in mezzo a una causa legale per il loro affidamento.”
“Quindi per non fargli passare qualche ora in tribunale preferite firmare ad occhi chiusi e spedirli a sette ore da qui? Se voleste davvero il bene di quelle creature ci pensereste, prima di decidere!” fu solo allora che Astumu sollevò la testa. Adorava i genitori di Kiyoomi e non era mai stato arrabbiato con loro, ma quello fu troppo.
“Pensi davvero che io non lo faccia ogni giorno!?” cercò di non urlare troppo per non svegliare i gemelli “Non so che cosa fare, Eri! Non so che cosa pensare.”
“C’è una soluzione semplice per questo.” intervenne Ichiro: “Chiedete ai bambini.” Atsumu e Kiyoomi lo guardarono confusi fin quando non aggiunse: “Chiedete a loro dove e con chi vogliono vivere.”
“Hanno quattro anni, Ichiro. Risponderebbero chi li fa divertire di più, ma io e Omi siamo negati in tantissime cose! Prepariamo sempre gli stessi cibi, a volte li lasciamo troppo all’asilo perché abbiamo tanti allenamenti, abbiamo una trasferta ogni due settimane ed il coach Foster sta arrivando al limite della sopportazione!” disse “La scorsa settimana, quando Omi era in palestra ed io ero da solo con loro, per poco non mi sono precipitato in ospedale semplicemente perché Akihiko si era chiuso il dito in una porta.” raccontò “Come possiamo anche solo pensare di poter essere dei genitori migliori di chi ci è già passato? Di chi è riuscito a crescere una persona meravigliosa come Isako!?” quando finì di parlare, si accorse di avere il fiatone e di stare – di nuovo – piangendo. Si asciugò le lacrime stizzito. Odiava apparire così debole. Kiyoomi allungò una mano e la strinse tra le sue congiunte e tremanti. Poi gli si avvicinò anche Eri che dalla poltrona passò sul divano e lo abbracciò.
“Tsumu…” sussurrò “credi che questi dubbi non li abbiano avuti tutti i genitori? Io ero assolutamente terrorizzata quando rimasi incinta di Kiyo. Nessuno potrebbe mai sentirsi preparato all’idea di crescere una nuova vita. Ero convinta che non ce l’avrei fatta, che avrei combinato un guaio e che avrei rovinato il mio bambino.” la donna spostò lo sguardo su Kiyoomi “Invece guardalo.” disse sorridente “È un uomo adulto all’apice del successo. Un olimpionico, un combattente.” fece una pausa prima di tornare a guardare lui e continuare: “Pensa anche a tua madre, Tsumu. Ha cresciuto due gemelli scapestrati come voi solo con l’aiuto di vostro nonno, non è così? E dove siete finiti oggi tu e Osamu? A vivere i vostri sogni nella grande Tokyo!” si rispose da sola. Poi sorrise.
“Vogliamo sempre il meglio per i nostri figli, ed a volte crediamo che il meglio sia farli vivere con qualcun altro, ma non potrai mai sapere se stanno bene se li allontanerai così.” alternò lo sguardo tra lui e Kiyoomi prima di concludere: “Non sarete mai soli, ragazzi. Avete paura di non farli mangiare in maniera sana? Io ho tantissime ricette che sarei felice di preparare per i miei nipotini. Non sapete a chi lasciarli quando andrete in trasferta? Non so se lo ricordate, ma io non lavoro più da anni. Ho tutte le giornate libere.”
“Chiedete ai bambini dove preferiscono vivere.” gli disse ancora Ichiro “I quattro sono l’età che più stupisce. Vi sorprenderà scoprire quanto siano in realtà seri ed intelligenti i bambini di quell’età.” fece una pausa “A volte riescono a prendere decisioni anche migliori di quelle degli adulti.”
I due Sakusa andarono via poco dopo. Quel discorso aveva lasciato Atsumu stanco e confuso. Raggiunsero entrambi con piedi strascicanti il proprio letto. Letto che, almeno quella notte – forse proprio vista la presenza dei nonni –, era vuoto. Faticarono a dormire e la mattina dopo agli allenamenti fecero pena. Cercarono d’impegnarsi e di accantonare la matassa di pensieri che ingombrava le loro menti solo per rispetto del coach, e alla fine della mattinata sperarono di essere stati quanto meno decenti. Recuperarono i bambini dall’asilo, mangiarono il dango e poi gli onigiri da Osamu. Tornarono a casa e – come d’accordo la sera prima – ad aspettare davanti alla soglia trovarono di nuovo Eri e Ichiro. I genitori di Kiyoomi passarono il resto della giornata con i gemellini che, sebbene ancora restii a comportarsi normalmente, iniziarono quantomeno a sciogliersi un po’. Con i signori Sakusa che si occupavano di loro, Atsumu e Kiyoomi ebbero modo di mettersi a quattrocchi e discutere seriamente della faccenda arrivando ad una conclusione: avevano deciso sin dal primo istante che avrebbero agito per il bene dei bambini. Adesso, dovevano solo capire cosa quelle parole implicassero.
Quello stesso giorno chiamarono Kobayashi Ennosuke. Gli chiesero più informazioni sul testamento di Isako, se sapesse come mai avesse scelto un avvocato diverso da quello dei propri genitori e quali sarebbero state le conseguenze se Atsumu si fosse rifiutato di firmare per l’affidamento esclusivo. L’uomo rispose loro come meglio poté, ma anche che sarebbe stato meglio parlarne di presenza. Se l’avvocato non era – con somma sorpresa dei due – di Hyogo, abitava comunque a tre ore di distanza da Tokyo ed organizzare un incontro non era così semplice come sembrava. Rimasero quindi che Kobayashi li avrebbe raggiunti il giorno dopo e allora avrebbero discusso di tutto.
Era fatta. Le loro indagini erano iniziate. Ora non restava che vedere dove queste li avrebbero portati.
   
 
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